Benedetto XVI torna ad Assisi il 27 ottobre per una giornata di riflessione, dialogo e preghiera con i leader religiosi del mondo e alcuni esponenti laici. Ha voluto personalmente questo ellegrinaggio in memoria della giornata di 25 anni fa, da lui definita una «puntuale profezia».
Nell’ottobre 1986, Papa Wojtyla compì un gesto inedito: riunì esponenti cristiani, ebrei, musulmani e delle grandi religioni asiatiche. Il momento era grave: incombeva la guerra fredda. Il tema della pace era strumentalizzato dall’Est comunista. Giovanni Paolo II affermò: «…Mai come ora nella storia dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il gran bene della pace». Fu una giornata di digiuno e di preghiera. Gli esponenti delle religioni pregarono in luoghi separati. Poi si ritrovarono assieme. Era un segno. Al termine, Papa Wojtyla affermò che le «visioni di pace» di quella giornata «sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie».
Nel 1989, per la forza disarmata delle convinzioni, sono caduti i granitici regimi comunisti.
Giovanni Paolo II aveva intuito che la «forza debole» dei credenti è una corrente profonda che pacifica e unisce. Volle che lo “spirito di Assisi” continuasse. I francescani hanno fatto molto per testimoniarlo assieme alla figura di san Francesco. La Comunità di Sant’Egidio, dal 1987, ha tenuto, anno dopo anno, incontri di preghiera e dialogo tra esponenti religiosi, a cui si sono uniti laici umanisti.
Giovanni Paolo II ha sempre inviato un messaggio dopo il 1986: «Da allora, quasi prolungando lo “spirito di Assisi”, si è continuato a organizzare queste riunioni di preghiera e di comune riflessione e ringrazio la Comunità di Sant’Egidio per il coraggio e l’audacia con cui ha ripreso lo “spirito di Assisi” che di anno in anno ha fatto sentire la sua forza in diverse città del mondo». Quello era «un nuovo modo di incontrarsi tra credenti di diverse religioni: non nella vicendevole contrapposizione e meno ancora nel muto disprezzo, ma nella ricerca di un costruttivo dialogo (…) senza indulgere al relativismo né al sincretismo (…) essendo tutti consapevoli che Dio è la fonte della pace». Questo era lo “spirito di Assisi” per Papa Wojtyla. Ed è divenuto una via concreta per la pace. Sono stato colpito quando, lo scorso anno, in un quartiere di Abidjan, una grande città africana, sono scoppiati scontri tra cristiani e musulmani per l’attacco a una chiesa: il parroco, il pastore, l’imam hanno calmato la gente nel nome dello “spirito di Assisi”. Il nostro mondo contemporaneo, dove gente diversa vive fianco a fianco, ha bisogno di imparare a vivere insieme. Lo “spirito di Assisi” fonda la pace e prepara la civiltà di domani: quella del vivere insieme. Il XXI secolo ha bisogno di non dimenticare lo “spirito di Assisi”. È il messaggio di papa Benedetto.
Lo “spirito di Assisi” soffia ancora
in “Jesus” n. 10 dell’ottobre 2011
Altri contributi
- Ad Assisi ma senza marketing di Filippo Di Giacomo in l’Unità del 13 ottobre 2011
- Lo spirito e la materia di Assisi di Raniero La Valle in Rocca del 1 ottobre 2011