Iraq, Siria. Dall’invasione americana dell’Iraq nel 2003, il paese si è letteralmente svuotato dei suoi cristiani, diventati bersagli di gruppi islamisti e totalmente marginalizzati dai nuovi organismi al potere. Con la morte nel cuore, sapendo di non tornare più, hanno lasciato il loro paese con la speranza di trovare rifugio in Occidente, negli Stati Uniti, in Canada o in Europa, almeno i più fortunati. Ma molti aspettano ancora in Siria, ad Aleppo o nelle periferie di Damasco, dove spesso sono aiutati dalle Chiese locali.
I cristiani siriani sono stati i primi testimoni di questo esilio. Temono di essere a loro volta vittime di una islamizzazione del paese. “I cristiani hanno paura, riconosce l’intellettuale di Damasco Faruk Mardam-Bey in esilio a Parigi, perché assimilano il discorso del regime secondo il quale la contestazione è unicamente islamista.” Il che è falso, molti cristiani hanno partecipato alle manifestazioni fino a che il regime non ha minacciato rappresaglie contro le loro famiglie.
È vero che sono stati a lungo “protetti” dal regime di Hafez Al Assad e di suo figlio Bachar, ma così i cristiani ne sono anche ostaggi. “La sensazione di fragilità dei cristiani, prosegue Faruk Mardam- Bey, viene dal fatto che all’indipendenza della Siria, nell’aprile 1946, erano il 15%, mentre oggi sono solo il 6%.” Nei sistemi politici autoritari, i loro diritti e la loro esistenza si basano sul buon volere del dittatore.
In Iraq come in Siria il regime in difficoltà non esita a far pagare questa “fedeltà” alle minoranze che “protegge”. Lo statuto dei cristiani nel mondo arabo oggi non differisce da quello di dhimmi, che veniva loro riservato nell’impero ottomano dove un trattato di resa (dhimma) determinava i diritti e i doveri dei non-musulmani. La situazione è diversa in Libano, dove la Costituzione garantisce ai cristiani una rappresentanza nelle istituzioni politiche, indipendentemente dalla loro importanza numerica.
“Il regime siriano oggi tenta di provocare una guerra civile tra comunità. È un vero miracolo che questo tentativo non sia ancora riuscito”, spiega Samar Yazbek, scrittrice siriana in esilio a Parigi da luglio. Lei appartiene alla minoranza alawita. “La ribellione fa molta attenzione a non lasciarsi trascinare, a non cadere nella trappola tesa dal potere. I comitati di coordinamento, prosegue, cercano di fare in modo che gli slogan vadano in questo senso: Tutti uniti, né cristiani, né alawiti, tutti siriani.” Afferma che le direzioni dei diversi comitati di coordinamento della ribellione pubblicano dei comunicati per rassicurare le comunità.
Le dichiarazioni del nuovo patriarca maronita e libanese, Mons. Béchara Raï, a Parigi, hanno scioccato molti siriani. “Vorrei che si desse maggiore possibilità a Bachar Al-Assad”, aveva confidato in un’intervista a La Croix il 9 settembre 2011. Il patriarca aveva incitato a guardarsi “dal leggere la realtà orientale con una visione occidentale. Assad ha dato avvio ad una serie di riforme, aggiungeva, e bisogna dare maggiore possibilità al dialogo interno per evitare la violenza e la guerra. Non si tratta per noi di sostenere il regime. Quello che temiamo, è la transizione…”
Sicuramente, l’avvenire è incerto, in Siria come ovunque, per tutti i cristiani del mondo arabo. Come lo è in Siria per coloro – sunniti, alawiti o cristiani – che lottano contro la brutalità di un regime disposto a tutto per restare al potere, anche a commettere le peggiori atrocità. E che rifiuta tutti gli inviti al dialogo.
Michel Kilo è un cristiano oppositore di lunga data del regime siriano. Imprigionato più volte sia dal padre che dal figlio Assad, ha pubblicato un articolo il 12 agosto sul quotidiano libanese As- Safir, in cui ha invitato le Chiese della Siria a prendere coscienza di quella che lui considera una “deriva”: i cristiani che hanno l’impressione di non avere altra scelta per sottrarsi all’islamizzazione del mondo arabo che ottenere la protezione dei dittatori, non hanno anch’essi la loro parola da dire nella democratizzazione del mondo arabo?
in “La Croix” del 3 ottobre 2011 (traduzione: www.finesettimana.org)
ALTRI CONTRIBUTI
- I copti abbandonano l’Egitto di Denise Ammoun in La Croix del 3 ottobre 2011 (nostra traduzione)
- Cristiani e medio oriente una storia nascosta di Agostino Giovagnoli in la Repubblica del 4 ottobre 2011
- Cristiani in fuga dall’incubo di un Egitto islamico di Giacomo Galeazzi in La Stampa del 4 ottobre 2011