Giovani e famiglia secondo un’indagine

Il 60% dei giovani italiani, anche nell’attuale situazione di crisi, “punta sulla famiglia”, pensa che essa “tiene, non rinuncia a pensare di poter formare una propria famiglia”, e la vede costituita mediamente da due figli o più. Solo il 9,2% dei ragazzi e il 6,2% delle ragazze pensa di non avere figli. Questa, in sintesi, la fotografia che emerge dai primi risultati della ricerca “Giovani e famiglia”, avviata dall’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori e da un team di docenti dell’Università Cattolica avvalendosi di Ipsos per la raccolta dei dati. L’indagine, resa nota oggi mentre è in corso il VII Incontro mondiale delle famiglie, ha riguardato un universo di 9 mila giovani tra i 18 e i 29 anni. 

Forte “desiderio” di famiglia. I risultati diffusi in data odierna si riferiscono al primo “sottocampione” di 2.400 interviste. Con riferimento ai dati sul “desiderio di famiglia e di figli”, i ricercatori osservano: “Se questi giovani fossero semplicemente aiutati a realizzare i propri progetti di vita, la denatalità italiana diventerebbe un problema superato”. Lo conferma la percentuale di coloro che sostengono che “in assenza di impedimenti e costrizioni” vorrebbero avere “tre o più figli” (più del 40%). Per oltre il 60% degli intervistati “la famiglia è la cellula fondamentale della nostra società e si fonda sul matrimonio”; solo l’11.6% è in disaccordo con questa tesi, si legge nell’indagine. Le relazioni tra genitori e figli “sono sempre molto forti nel nostro Paese”, e “non solo per motivazioni di natura economica”. La famiglia, oltre al sostegno materiale, “fornisce anche supporto emotivo” e costituisce “un punto di riferimento stabile e affidabile”. Di fronte a un futuro incerto la famiglia d’origine rappresenta una “fondamentale certezza”.

Il più a lungo possibile. Ampiamente riconosciuto il ruolo della famiglia nel raggiungimento di importanti traguardi esistenziali. Oltre l’80% degli intervistati afferma che la propria esperienza familiare gli è stata di aiuto “nel coltivare le sue passioni e nell’affermarsi nella vita”; oltre l’85% rivela che la famiglia rappresenta un sostegno nel perseguire i propri obiettivi. In Italia inoltre, a differenza che nella maggior parte dei Paesi europei, il 61,95% dei giovani considera “un fatto normale” continuare a vivere con i propri genitori anche dopo i 25 anni; il 27,38% lo definisce “un piacere”. Solo il 6% lo mette in relazione a “problemi economici”. La maggioranza degli intervistati pensa di poter contare su un aiuto concreto anche dopo avere lasciato la casa d’origine. Oltre il 90% ritiene che verrà aiutato nell’accudimento di eventuali figli; oltre l’80% per l’acquisto della casa. Il 54,51% pensa di poter contare anche su una “integrazione regolare del reddito”. Per i ricercatori, “questa disponibilità all’aiuto da un lato è senz’altro positiva, dall’altro può produrre effetti ambivalenti sul giovane e sulla sua responsabilizzazione nelle scelte di vita”.

Processi di compensazione più che di trasformazione. La famiglia d’origine viene intesa dai giovani come “luogo in cui ciascuno può esprimere se stesso” (d’accordo con questa affermazione il 39,7%; abbastanza d’accordo il 47,3%). Due intervistati su tre la ritengono un “luogo di apprendimento primario” sia delle modalità di relazione con il contesto sociale, sia dal punto di vista normativo, cioè delle “regole da rispettare”. Per oltre la metà la famiglia si configura come “rifugio dal mondo”. “Questi dati – commenta Alessandro Rosina (Università Cattolica) – sono di estremo interesse e ci mostrano come le generazioni adulte si muovano con modalità molto diverse all’interno della famiglia e della società: nella famiglia danno vita a un luogo dove ciascuno può dire come la pensa e aprirsi agli altri, nella società danno vita a luoghi di sfiducia per fuggire dai quali i giovani vanno a ‘rifugiarsi’ in famiglia”. Per Rosina, quindi, “la dinamica di scambio tra famiglia e società” si conferma basata su “processi di scissione e compensazione anziché su processi di trasformazione”. “Prolungando gli aspetti protettivi”, conclude, i genitori “compensano l’ingiustizia del sociale che inconsapevolmente contribuiscono a produrre”.

da: SIR 31/05/12

“Il cambiamento demografico”

 

Presentato a Roma il secondo rapporto-proposta curato dal Comitato per il progetto culturale della CEI.

 

Alla presentazione sono intervenuti S.Em. il card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (in allegato il testo del suo intervento); S.Em. il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale della CEI; il prof. Giancarlo Blangiardo, ordinario di demografia presso l’Università di Milano-Bicocca; il prof. Antonio Golini, ordinario di demografia presso l’Università “La Sapienza” di Roma; il dott. Giuseppe Laterza, presidente della Casa editrice Laterza; il prof. Francesco D’Agostino, ordinario di filosofia del diritto presso l’Università Tor Vergata di Roma.

 

 

Il volume, come ha spiegato il card. Ruini, si articola in tre parti.
La prima intende fornire una lettura oggettiva del cambiamento, attraverso l’analisi dei fenomeni demografici e delle trasformazioni strutturali della popolazione e delle famiglie.
La seconda parte si spinge alla riflessione sulle cause e sulle relative conseguenze di ordine economico e socio-culturale.
Nella terza parte, infine, vengono avanzate alcune proposte per affrontare la questione del governo del cambiamento demografico.






file attached L’intervento del card. Bagnasco

 

 

Altri Articoli


“Con il «Rapporto-proposta» ‘Il cambiamento demografico’ la Cei avanza analisi e proposte avvalendosi del contributo di esperti. Chiede di cambiare passo. Non è accettabile «aumentare la ricchezza di alcuni, comunque di pochi, quando si prosciugherà il destino di un popolo». Questa volta la Chiesa non si ferma alla difesa dei valori «non negoziabili». Con l’emergenza denatalità pone all’agenda del paese il tema del suo futuro”
“Fu Camillo Ruini a prendere contatto con Giuseppe Laterza. Con l’intento di dare veste laica alle ricerche sociali promosse dai vescovi. Il volume sul declino demografico dell’Italia è il secondo… Veste laica ma senza il contraddittorio che è, invece, costume della Casa editrice. E qualcuno, nella bacheca, ha appeso un brano di don Milani: «Io al mio popolo gli ho tolto la pace… ma non si può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti e di passione del mio popolo»”


Il triplice richiamo del Presidente della CEI


il ruolo educativo della famiglia, la responsabilità educativa della società, il servizio della carità

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La solennità della Madonna della Guardia ha offerto al Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, l’occasione per un triplice intervento in ideale continuità: dall’omelia di domenica 28 a quelle di lunedì 29 agosto.
Schematicamente, il primo contributo è stato incentrato sulla famiglia e sull’indispensabile ruolo educativo dei genitori (“lo Stato, che di per sé deve difendere e costruire il bene comune, ha il compito grave di salvaguardare e di promuovere il bene primario della famiglia, per cui un uomo e una donna si scelgono nell’amore e si consacrano totalmente e per sempre l’uno all’altra con il vincolo del matrimonio”); il secondo, sulla responsabilità educativa della società, per cui il Cardinale ha posto con forza la questione morale in politica (“Non si tratta in primo luogo di fare diversamente, ma di pensare diversamente, in modo più vero e nobile se si vuole purificare l’aria, e i nostri giovani non siano avvelenati nello spirito”); infine, sul servizio della carità (“La Chiesa – attraverso le innumerevoli opere di carità a servizio dei deboli e dei poveri – non solo viene in soccorso alle tante fragilità umane, ma mette in atto delle vere scuole di umanità e di fede, dove i discepoli sono lo stuolo degli operatori e dei volontari, spesso giovani e giovanissimi, che con gioia e dedizione aiutano i bisognosi, toccano con mano la complessità della vita, imparano ad amare nel segno del dono di sé senza nulla pretendere”).

file attached Omelia Guardia 28 agosto
file attached Omelia Guardia, 29 agosto pomeriggio.doc
file attached Omelia Guardia, 29 agosto 2011.doc

 


I richiami e le indicazioni di Bagnasco

Alle radici del bene comune

 

La crisi che viviamo in questo periodo provoca interrogativi, ansietà, che investono le basi stesse del bene comune, le motivazioni di quel crescere insieme che sentiamo messo a rischio dalla crisi economica, dallo scollamento tra principi etici fondamentali e una realtà che va in direzione opposta. Con le omelie pronunciate al Santuario della Madonna della Guardia, il Cardinale Angelo Bagnasco, ha offerto un cammino di riflessione sul tema dell’incertezza che si sta insinuando sul nostro futuro, su quello dei nostri giovani, dei ragazzi, che si va facendo opaco. Radice essenziale della società umana è il valore della famiglia, fonte insostituibile della formazione delle nuove generazioni, che è messo in discussione da chi nega la sua  centralità. La famiglia rappresenta la roccia su cui costruiamo la nostra umanità e le scienze psicologiche da sempre vedono nella sua solidità, nell’affetto dei genitori, nel legame tra le sue componenti, la base insostituibile per la gioia, la capacità di crescere, affrontare la vita, che si trasmette ai giovani. Chiunque pensi alla propria famiglia, ha osservato Angelo Bagnasco, sente come un’onda di calore che lo avvolge, ricorda la forza dei sentimenti che hanno alimentato i suoi primi anni, l’hanno introdotto alla vita. Lo Stato non può essere indifferente all’identità della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, perché ciò vorrebbe dire indifferenza verso la società che si vuole edificare, porre le basi di una disgregazione del tessuto umano che colpisce soprattutto i giovani, che devono ancora farsi come esseri umani pieni e completi.

I principi cui deve ispirarsi la nostra vita chiedono però rispondenza nella società degli adulti. Molti si accorgono oggi con stupore quanto sia fondato il magistero pontificio, di Benedetto XVI in particolare, sui valori di onestà, probità, sobrietà, che devono segnare l’esperienza umana; se ne accorgono perché toccano con mano che essi sono degradati, sfigurati, da una visione utilitarista pronta a cancellare la dimensione etica lasciando che ciascuno operi come meglio gli aggrada. Sociologia, letteratura, cinema, ci dicono invece ad ogni pié sospinto, che il modello che rischia di prevalere nelle nostra società è il modello di chi è più forte, scaltro, persino furbo; ma la crisi e l’ansietà per il futuro che stiamo vivendo ci mostrano quanto sia fallace questo modello, ci dicono che «la vita non è di chi se la gode», e «il successo del potere e dell’affermazione personale – anche a prezzo della propria onestà – non porta lontano»: perché dietro l’angolo spunta la corruzione che pervade la società, corrompe i rapporti umani, provoca danno a tutti. Il Cardinale Bagnasco richiama alla coerenza, invita tutti a fare la propria parte, non fingere che si possa essere bravi e disonesti insieme, capaci e scaltri allo stesso tempo; occorre promuovere «un ambiente di vita, un orizzonte di modelli, un clima respirabile di valori, un humus comune, dove l’apparenza, il raggiro, la corruzione non la spuntano, la disonestà non è la regola esibita e compiaciuta». Nessuno può chiamarsi fuori, tanto meno coloro che hanno responsabilità nella vita pubblica, i cui comportamenti sono importanti perché si «possa pensare diversamente, in modo più vero e nobile, se si vuole purificare l’aria, e i nostri giovani non siano avvelenati nello spirito».

Il Cardinale Angelo Bagnasco ha completato il cammino di riflessione delineando il ruolo e la funzione che la “carità”, cioè il dono di sé stessi agli altri, svolge nella società. Lo Stato ha l’importante compito di fare e creare giustizia, ma la giustizia non basta a soddisfare i bisogni più profondi dell’uomo. L’essere umano chiede rapporti autentici, di solidarietà profonda, con gli altri, sostegno non solo materiale, e il cristianesimo ha introdotto nella storia l’amore per il prossimo come categoria nuova che comprende ma supera la giustizia, dona qualcosa di più che nessuna legge può dare. I giovani comprendono quasi istintivamente la categoria della carità cristiana, perché vi vedono realizzata la propensione all’amicizia, alla gioia di donare senza nulla chiedere; la carità ha sempre rappresentato un grande vantaggio per lo Stato, realizzando gratuitamente ciò che le strutture pubbliche non sono in grado di fare; ma contiene un tesoro più grande, perché chi la attua supera d’incanto i vizi e le colpe d’egoismo di cui soffriamo oggi, offre un esempio di virtù e abnegazione che esalta l’uomo e propone agli altri una alternativa di vita di cui tutti avvertono, nella coscienza, il fascino.

Carlo Cardia

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Alcuni commenti dalla Stampa

 

“«So bene – ha detto Bagnasco… – che il compito è arduo perché si tratta di intaccare consuetudini e interessi vetusti»… ha parlato di «reazione di disgusto» della gente semplice nei confronti, in politica, di «stili non esemplari che sono la norma»… Il vero uomo, ha detto il cardinale, non è quello che ha potere e denaro: «I giovani non vogliono essere ingannati»…”
“Per combattere la corruzione, tornata a galla nelle cronache di questi giorni, bisogna far capire con l’esempio che cos’è il valore della verità… essa va richiesta in modo particolare a coloro che costituiscono, per ruolo o visibilità, modelli di comportamento, [ma] è necessario interrogare in primo luogo se stessi… se abbiamo… la determinazione… di cercare al di là dell’apparenza, di fare fatica. Se si ha voglia, in sintesi, di essere consapevoli o servi”
“Impressionante la realtà dell’evasione fiscale. Impressionante la disattenzione verso quell’immenso e bistrattato valore e quella portentosa (ma non inesauribile) risorsa che è la famiglia, e la famiglia con figli. Impressionante la campagna politico-mediatica che è stata scatenata contro la Chiesa per il solo fatto di aver detto tutto questo”