«Voi non siete speciali» Ai ragazzi si insegna così

Diventa un libro il discorso del professore di inglese David McCullough ai diplomati del suo liceo di Boston visualizzato due milioni di volte e che ha sbancato Facebook

«Voi non siete speciali. Vi hanno viziati, coccolati, idolatrati. Ma diversamente da quanto suggeriscono il trofeo che avete vinto a calcio o la vostra splendida pagella, non lo siete. Anche se ci fosse un diplomato su un milione, sareste comunque settemila sulla terra: se tutti siete speciali, non lo è nessuno». Il discorso del professore d’inglese David McCullough ai diplomati del suo liceo di Boston finì su YouTube appena concluso, il 7 giugno 2012. La sera stessa era stato visualizzato 2 milioni di volte e condiviso su centinaia di migliaia di bacheche Facebook. E in pochi mesi è diventato un libro, uscito ora anche in Italia: Ragazzi, non siete speciali! E altre verità che non sappiamo più dire ai nostri figli (Garzanti, 252 pagg., € 15, traduzione di Roberto Merlini). «Ricevetti tonnellate di email, la gente mi fermava per strada, le tv mi invitavano. La mia era una critica da insegnante: negli ultimi anni i miei allievi, spronati da genitori che per la loro formazione investono molto, hanno sempre più difficoltà a valutare i propri talenti, pensano che un master darà loro lavoro e diventano narcisisti, incapaci di gestire l’insuccesso. Ma nessuno si è offeso. Anzi, ho capito che il messaggio ‘‘non siete speciali’‘ generava in tutti un certo sollievo». 

Già, sollievo. Perché «per i ragazzi di oggi essere speciali è una condanna», spiega lo scrittore Francesco Pacifico. «Non c’è scelta: i loro padri l’avevano, tra un percorso sicuro ma poco eccitante e carriere ambiziose ma più precarie. Loro no: anche per fare l’insegnante oggi servono dieci anni di tribolazioni. Così ci si butta, finanziati da genitori ansiosi, su ambizioni spesso fuori misura: regista, diplomatico, fisico nucleare». Al tema Pacifico ha dedicato un romanzo, Class – vite infelici di romani mantenuti a New York (Mondadori, 189 pagg., € 19). Che inizia così: «La realizzazione personale di un giovane borghese non vale il denaro che costa». E racconta le storie (infelici, appunto) di un giovane regista e della moglie, le cui carriere creative sono finanziate da famiglie non miliardarie fino a tardissima età. 
«Credendo di aiutarli, i genitori li caricano di aspettative. E ritardano domande fondamentali: ‘‘ho talento o no? Quello per cui sto studiando mi piace o no?’‘». Non a caso, il manuale Ragazzi, non siete speciali! è dedicato «agli adolescenti, ma soprattutto a mamma e papà. È da loro che nascono moltissime delle ambizioni sbagliate dei ragazzi, e delle loro frustrazioni», spiega McCullough. 

Isabella Milani, docente di italiano, è autrice di un blog per insegnanti: uno dei momenti più rischiosi per gli adolescenti è la scelta delle scuole superiori

E se il docente americano descrive genitori «ossessionati dai voti, pronti a telefonare a casa dell’insegnante per fargli cancellare un’insufficienza per timore che macchi il curriculum del ragazzo», i colleghi italiani raccontano di «mamme che fanno i compiti al posto dei figli, e se chiedo loro perché mi rispondono: era stanco. Se do un sei, mi chiedono perché non sette, in fondo il ragazzo è portato. E così via». A parlare è Isabella Milani, professoressa di italiano in una scuola media e autrice di un fortunato blog per insegnanti (http://bit.ly/milani_scuola). «Ma il momento peggiore è la scelta delle superiori: noi insegnanti diamo consigli, ma in pochi ci ascoltano. Preferiscono mandarli al liceo, a costo che sputino sangue, e protestare anche lì se i voti non sono buoni, piuttosto che scegliere un buon istituto tecnico o professionale dove potrebbero fare, e stare, meglio».

Un errore e che molti pagano con la dispersione o l’abbandono scolastico. «Il 74% delle richieste di consulenza arrivate tra il 2010 e il 2012 sono di studenti liceali che vogliono cambiare percorso», commenta Francesco Dell’Oro, per anni responsabile del Servizio orientamento scolastico al Comune di Milano e autore di vari saggi sul tema. «Molto spesso non hanno scelto loro di andare al classico o allo scientifico. Ma i genitori, che hanno una fede incrollabile nell’iter liceo – università ‘‘concreta’‘ come Economia o Ingegneria – laurea a pieni voti, come carta vincente per trovare lavoro. E sbagliano». Mostra i risultati 2013 dell’indagine Excelsior di Unioncamere, secondo cui le capacità più richieste per un neolaureato sono «lavorare in gruppo» e «attitudini comunicative»: «capacità che un ragazzo sviluppa se studia con piacere e curiosità, non con l’acqua alla gola in un corso scelto ‘‘perché dà lavoro’‘. Magari uno sarebbe un buon chef, e invece passa anni di fatica a studiare da medico». 
O, come i velleitari protagonisti del romanzo di Pacifico, anni di scuole di cinema per poi scoprirsi senza talento. Anche questo è un rischio. «Ma almeno sta seguendo la sua strada», chiosa McCullough. «L’importante è che si trovi un piano B, un’attività con cui mantenere il sogno e che non gli dispiaccia. Se no non diventa adulto». Figlio di uno storico affermato (il premio Pulitzer David McCullough Sr.), da giovane aveva i mezzi economici e il desiderio di fare lo scrittore. Tre romanzi impubblicati – «e impubblicabili, lo ammetto» – più tardi ripiega, senza voglia, sull’insegnamento. «Un lavoro ordinario. Che però mi piacque moltissimo. E non solo: mi ha poi consentito di scrivere un libro, proprio sull’insegnamento. Realizzando, alla fine, il mio sogno da ragazzo». 

Religioni, cultura e integrazione

I leader di tutte le religioni, presenti nel nostro Paese, si sono ritrovati ieri a Palazzo Chigi per trovare insieme una via italiana all’integrazione.

L’incontro è stato promosso dal ministro alla Cooperazione internazionale e all’Integrazione, Andrea Riccardi, che in collaborazione con il ministero dell’Interno, rappresentato dal ministro Annamaria Cancellieri, ha indetto una Conferenza permanente “Religioni, cultura e integrazione”.

“Ci unisce – ha detto il ministro Riccardi – la preoccupazione per un passaggio delicato della società italiana: l’integrazione”. In questo senso, “le comunità religiose e i loro responsabili posso essere mediatori per l’integrazione virtuosa nella società italiana”.

Riproponiamo qui l’intervista a Gino Battaglia realizzata dal SIR:

Quali le finalità e le novità dell’incontro di ieri?
“È stato un incontro dei responsabili delle diverse comunità religiose in Italia. Comunità che ovviamente non sono omologabili tra loro, data la disparità di questi mondi religiosi, per cui si andava dal vescovo della Chiesa ortodossa romena al presidente dell’Unione buddista italiana. E poi erano presenti alcuni rappresentanti del mondo accademico coinvolti a vario titolo in questo tipo di problematiche. La finalità dell’iniziativa, credo sia quella di esaminare alcuni grandi dossier che riguardano l’integrazione, e di affrontarli da un punto di vista anche religioso. Si è parlato, per esempio, della scuola, delle intese, dei luoghi di culto, della formazione e dell’ingresso dei ministri di culto, ecc. C’è stato poi un momento di riflessione comune in cui i diversi esponenti religiosi hanno espresso le loro problematiche e le loro attese. L’intenzione, dunque, è quella di esaminare, di volta in volta, alcuni argomenti sensibili e importanti che possono avere una rilevanza per l’integrazione di queste comunità nel nostro Paese. Non è stata stabilita un’agenda, però c’è la prospettiva di ulteriori incontri”.

Ma che cosa ci si attende dai leader religiosi?
“Mi sembra che lo sfondo sia la ricerca di un modello d’integrazione italiano. C’è la preoccupazione di arrivare a delineare una via d’integrazione italiana, considerando che quello dell’immigrazione e dell’immigrazione di cittadini di altra religione, oltre che di altra nazionalità, sia un fatto relativamente recente per il nostro Paese, che necessita di una riflessione che chiami in causa anche i responsabili religiosi di queste comunità. Mi sembra poi che l’aspetto positivo è l’aver individuato nei leader religiosi dei possibili mediatori d’integrazione. I leader religiosi possono fare qualcosa a questo livello perché hanno un pulpito e hanno un seguito e perché, in fondo, l’appartenenza religiosa è un aspetto importante dell’identità di chi è immigrato, che anzi può essere addirittura riscoperto nell’esperienza della migrazione”.

La riunione a Palazzo Chigi è coincisa con il giorno in cui a Tolosa un uomo ha sparato davanti ad una scuola ebraica ammazzando 4 persone, di cui 3 bambini. È un monito per i leader religiosi?
“L’attentato di Tolosa è stato ricordato durante la riunione. Si tratta di un gesto antireligioso perché non ci può essere nessuna religione che accetta o che ammette l’uso della violenza per dare la morte ad altri. Certo, occorrerà attendere di capire la reale matrice che sta sotto all’attentato di Tolosa. Sembra che ci sia una motivazione neonazista. Rimane comune il problema di purificare, disintossicare il clima, perché certi discorsi circolano e, alla fine, una certa predicazione del disprezzo o dell’intolleranza può anche ispirare gesti folli”.

Il fondamento religioso del neoconservatorismo

Il pensiero neoconservatore ha cambiato la politica americana nel corso degli ultimi 50 anni, infondendo sangue fresco nelle vene del Partito repubblicano specialmente a partire dall’amministrazione Reagan. Un volume pubblicato di recente negli Stati Uniti raccoglie 50 saggi editi e inediti del fondatore e padre intellettuale del neoconservativismo, Irving Kristol: The Neoconservative Persuasion. Selected Essays, 1942-2009 (Basic Books, 2011, 390 pp.). Curato dalla vedova di Kristol, la storica Gertrude Himmelfarb, e prefato dal figlio, William Kristol, il libro è molto più di un affare di famiglia, considerando l’impronta che ha lasciato non solo sulla politica americana, ma anche sulla percezione dell’America nel mondo, la scuola neocon (diventata col tempo molto di più di una “persuasione”, analgesica caratterizzazione datane da Kristol).
Una delle più celebri definizioni di “neoconservatore”, che si deve allo stesso Irving Kristol, recita: «Un neoconservatore è un liberal che è stato assalito dalla realtà» (a liberal who has been mugged by reality). Il libro aiuta a comprendere meglio la “persuasione neoconservatrice” al di là della battuta, e fornisce alcuni importanti elementi per comprendere quella equazione, specialmente rispetto ai termini “liberal” e “realtà”.
Circa il termine “realtà”, una delle accuse tipiche rivolte alla mentalità neocon è quella di trasformismo ideologico: mai veramente affrancatasi da un atteggiamento eversivo, è una mentalità che scaturisce da una visione della realtà sociale e politica da rivoluzionare, non da riformare. Il primo saggio del volume è del 1942 e reca tutti i segni del trotskismo del giovane Kristol – trotskista tanto da portare un nom de guerre, come era tipico dei trotskisti dell’epoca. Al collasso
del capitalismo dopo il 1929, il giovane Kristol aveva reagito con il rigetto del conservatorismo, in un paese in cui non c’era molto da conservare. Ma il giovane Kristol era andato molto oltre, tanto da condannare la guerra difensiva contro il Giappone come «una crociata reazionaria »: potenza dell’ideologia, di cui i neocon avrebbero dato prova (in direzione contraria) nei decenni a venire.
Per comprendere il secondo termine dell’equazione, “liberal”, si deve arrivare alla vera svolta culturale, alla fine degli anni Sessanta, quando la scuola neoconservatrice nasce in reazione alla “controcultura”, diventando in sostanza una “anti-controcultura”.
È in questo periodo che i dogmi neoconservatori nascono dal punto di vista filosofico e culturale, cristallizzati col tempo e definiti da Kristol nella conclusione ad un saggio degli anni Ottanta: Jane Austen è meglio di Proust e Joyce, Raffaello meglio di Picasso, Aristotele meglio di Marx, Tocqueville meglio di Max Weber, e via classicizzando (p. 130).
Ben lungi dall’essere un pensatore sistematico, Kristol era meglio noto come attivo organizzatore, polemista e fondatore di riviste (alcune delle quali dalla vita brevissima). Ma l’orma lasciata dalla sua vis polemica non si lascia cancellare facilmente dall’America contemporanea, che dai tempi della teorizzazione del neoconservatorismo ad oggi è diventata molto più polarizzata attorno alla percezione dei due fattori “realtà” e “liberalismo”.
Per quanto refrattario alla teorizzazione politica, un’interessante lista di dogmi politici arriva da Kristol nel 2003, cioè molto dopo l’infusione della linfa neocon nelle sorgenti del Partito repubblicano di Reagan e Bush, in un saggio  intitolato “The Neoconservative Persuasion”: aspirazione alla crescita economica, moderata accettazione dello Stato moderno ereditato da Franklin Delano Roosevelt, sano terrore del declino morale e culturale dell’America, nessuna
particolare dottrina in politica estera, tranne una ferma convinzione della necessità che la potenza americana giochi un ruolo sullo scacchiere mondiale. A giudicare dall’influsso della scuola neocon sulla politica americana e sul Partito repubblicano, questa definizione appare troppo modesta e autoassolutoria, se si pescano alcune “perle” ben più radicali del moderatismo del 2003. In un saggio del 1986-1987 sulla “agenda nascosta dei diritti umani” Kristol accusava gli attivisti di criptocomunismo, agenti dedicatisi ad indebolire l’America. In un saggio del 1997 accusava la
scuola socialdemocratica di aver fondato un’idea di Stato e di welfare state basato su una concezione ingenuamente ottimista della persona umana, il che aveva condotto «alla più triste delle tragedie politiche del nostro tragico secolo» (p.98).
Ci sono alcune intuizioni che fanno di Kristol un acuto interprete dell’anima americana. Nel 1996 Kristol notava la differenza tra il conservativismo europeo e quello americano, che si distingue per essere un patriottismo su base religiosa, tipica di un paese come gli Stati Uniti, «una nazione basata su un credo» (p. 182). Due anni prima, in piena era Clinton, Kristol notava la potenza del sentimento religioso in America, per il cui revival «i conservatori e il Partito repubblicano non sono ancora preparati, mentre il Partito democratico è quasi totalmente disinteressato» (p. 295). È questo uno dei motivi di interesse del libro per un lettore europeo, vale a dire la comprensione del successo culturale del movimento neocon in America: mentre il conservativismo europeo può funzionare senza Dio, il  neoconservativismo americano ha bisogno di un fondamento religioso.
In questo sta la differenza non solo tra il conservativismo dei due continenti, ma tra i due continenti in generale: una lezione buona per quanti vogliono comprendere l’America, ma anche per quanti vorrebbero importare facilmente dall’America soluzioni politiche e matrici ideologiche. A meno di non volersi liberare di quel welfare state che nel 1997 Kristol aveva giudicato frutto di una profonda crisi morale (prima che finanziaria), tanto da accusarlo di aver distrutto «l’istituzione sociale più fondamentale, la famiglia».

La resistibile ascesa neoconservatrice
di Massimo Faggioli
in “Europa” del 9 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

Irving Kristol: The Neoconservative Persuasion. Selected Essays, 1942-2009

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuova luce sul medioevo

 

con la Disciplina Clericalis e Valfrido Strabone

Collana inedita della casa editrice Pacini curata dal professor Francecso Stella

 

Riscoprire l’affascinante e oscuro Medioevo attraverso i testi che lo hanno reso grande. È stato tradotto in italiano “La Disciplina Clericalis”, opera,  in latino, più famosa di Pietro Alfonsi, ebreo spagnolo convertito al cristianesimo. Una raccolta di storielle e aneddoti esemplari che introduce all’interno della letteratura latina medievale temi e forme delle culture orientali, ebraica ed araba, riferibile sia a tradizione orale, sia, a tratti, a capolavori letterari, dal Kalila e Dimna alla Storia dei sette sapienti, dal Pancatantra alle Mille e una notte. L’opera, in sostanza, intende fornire un’istruzione ai “chierici” e influenzerà le raccolte di novelle del Basso Medioevo, dal Decameron di Boccaccio al Novellino.  Un libro davvero sorprendente e che si suppone rappresenti la prima introduzione, nell’Europa cristiana, della narrativa orientale. Comprende ben 33 dialoghi di fonte araba e, in qualche caso, persianaindù.

 

L’opera, in modo più dettagliato,  si compone di un prologo, che tratta del concetto del timor di Dio, e di tre parti centrali, che trattano dei vizi e delle virtù umane, delle relazioni dell’ uomo con il suo prossimo, del rapporto dell’uomo con Dio e della fugacità delle cose terrene. Termina riprendendo l’idea del prologo e l’epilogo consiste in una vera e propria invocazione a Dio. Questa raccolta, è doveroso sottolinearlo, costituisce uno dei testi principali della novellistica medievale e grande è stata la sua fortuna anche in età moderna e contemporanea. “La Disciplina Clericalis” si inserisce nella collana inedita “Scrittori latini dell’Europa Medievale”, curata dal professor Francesco Stella ed edita dalla Casa Editrice Pacini. Esito di un progetto europeo per la conoscenza di testi mai tradotti in italiano, ospita racconti fantastici, poemi epici, storie di furti di reliquie, raccolte di canzoni latine e di aneddoti arabi, lettere, trattati medici, visioni dell’Aldilà e satire sociali che spalancano le porte del pubblico più ampio a un patrimonio sommerso finora riservato a pochi specialisti.

Obiettivo della collana, come scrive il curatore Francesco Stella nella premessa generale, è contribuire a superare “l’oscuramento della memoria testuale del Medioevo latino dai programmi scolastici e da gran parte dei curricula universitari, che lascia inesplorato un patrimonio immenso di invenzioni, racconti, cronache, meditazioni, favole, trattati, visioni, liriche, fatti, luoghi ed emozioni”. Questa limitazione ha impedito a lungo di inserire la conoscenza dell’arte, della religiosità e dell’immaginario medievali in una rete di testi che si potessero leggere in traduzioni accessibili.

Nove i volumi tradotti finora, ma la collana è destinata a crescere con nuovi testi. Tra questi  la prima visione poetica dell’aldilà, antenata della Divina Commedia nel “Valfrido Strabone”, un’opera del più grande poeta dell’epoca carolingia appena diciottenne, che inaugura in mille versi una tradizione tipicamente medievale con un viaggio fra Inferno e Paradiso, che apre squarci potenti sulle figure storiche principali del periodo, sulla società delle corti e delle abbazie,sui movimenti di riforma che agitavano la società del IX secolo. I sogni di un monaco dell’isola di Reichenau, sul lago di Costanza, diventano allora strumento per produrre satira di costume e critica politica in versi di fattura epica.


Eleonora Prayer

 

L’Assemblea generale dei Vescovi

 

la prolusione del Cardinale Presidente, Angelo Bagnasco, all’Assemblea generale dei vescovi italiani

 

 

“In un tempo facilmente catturabile dall’apparenza e dall’effimero, si è assistito all’esaltazione di un autentico uomo di Dio, la cui santità è stata riconosciuta col dovuto rigore dall’autorità della Chiesa, la quale ha così intercettato un consenso sorprendente, più ampio dei confini cattolici”.

 

Il primo pensiero del Cardinale Presidente è stato per Giovanni Paolo II; alla luce della sua testimonianza ha riletto, tra l’altro, la stessa responsabilità che è affidata ad ogni Vescovo: “Egli ha accettato il pontificato ma non ha chiesto di scendere dalla croce… Giovanni Paolo II ha cesellato la propria vita secondo la forma pasquale, e dimostrando a tutti che cosa può diventare l’esistenza di una persona quando si lascia afferrare da Cristo”. Ha quindi evidenziato “il legame spirituale intenso e amico che correva, benefico per la Chiesa intera, tra Giovanni Paolo II e colui che − nel disegno della Provvidenza – sarebbe stato il suo successore”; un legame che è più della semplice continuità: “C’è una perdurante ammirazione spirituale che diventa stupefacente lezione di stile, di umiltà e di candore, dalla quale noi sentiamo di dover imparare”.

 

Tra i motivi di gratitudine a Benedetto XVI, il Cardinale ha posto anche “la «lettera circolare», inviata ad ogni Vescovo dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in vista della preparazione di necessarie «linee guida» per i casi di abusi sessuali perpetrati da chierici ai danni di minori”. Tali abusi costituiscono, secondo il Presidente, “un’infame emergenza non ancora superata, la quale causa danni incalcolabili a giovani vite e alle loro famiglie, cui non cessiamo di presentare il nostro dolore e la nostra incondizionata solidarietà”. Tra le iniziative messe in campo dalla Chiesa ha annunciato che “da oltre un anno, su mandato della Presidenza CEI, è al lavoro un gruppo interdisciplinare di esperti proprio con l’obiettivo di “tradurre” per il nostro Paese le indicazioni provenienti dalla Congregazione”.

 

Tra gli altri temi affrontati nella Prolusione, la Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid, dal 16 al 21 agosto (“La formula ha dato tono a tutta la pastorale, inducendola ad uscire allo scoperto, andare incontro alle persone, adottare i loro linguaggi, per far comprendere a tutti, specialmente ai giovani, che Cristo c’entra con la vita, con tutti i suoi ambiti”) e il Congresso Eucaristico Nazionale, in programma ad Ancona dal 3 all’11 settembre (“il suo tema, «Signore, da chi andremo?», vuol rigenerare il nostro sguardo grazie all’energia del Risorto”).

 

Sulla situazione nazionale il Presidente dei Vescovi italiani ha sottolineato che “l’Italia non è solo certa vita pubblica” e che “se, nonostante tutto, il Paese regge è perché ci sono arcate, magari non immediatamente percepibili, che lo tengono in piedi”. Sono “arcate” gettate sopra “un individualismo indiscriminato” che sta determinando “in alcuni ambienti, che forse si ritengono per altri versi i più emancipati ed evoluti, la tendenza ad una chiusura ermetica rispetto all’istanza sociale”. Dopo aver ricordato che “dalla crisi oggettiva in cui si trova, il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, né con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, né col paternalismo variamente vestito, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilità che privilegi il raccordo tra i soggetti diversi e il dialogo costruttivo”, ha risposto indirettamente ad una critica diffusa: “Se non parliamo ad ogni piè sospinto, non è perché siamo assenti, anzi, ma perché le cose che contano spesso sono già state dette… Crediamo che vi siano tante forze positive all’opera, che non vanno schiacciate su letture universalmente negative o pessimistiche”.

 

Il Card. Bagnasco ha dedicato l’ultima parte della Prolusione ad alcune urgenze: la legge sul fine vita (“Ci si augura cordialmente che il provvedimento − al di là dei tatticismi che finirebbero per dare un’impressione errata di strumentalità − non si imbatta in ulteriori ostacoli, ottenendo piuttosto il consenso più largo da parte del Parlamento”), la famiglia (“sull’analisi delle carenze e delle debolezze che riguardano l’assetto dell’istituto familiare ci sia ormai nel Paese una larga convergenza. Ciò che serve, ed è quanto mai urgente, è passare alla parte propositiva, agli interventi strutturali efficaci per dare dignità e robustezza a questa esperienza decisiva per la tenuta del Paese e il suo futuro. Nulla è davvero garantito se a perdere è la famiglia”), l’occupazione (“Il lavoro che manca, o è precario in maniera eccedente ogni ragionevole parametro, è motivo di angoscia”). L’analisi non ha concesso spazio ad alcun catastrofismo: “nell’animo degli italiani non sta venendo meno la voglia di migliorarsi, di crescere, di impegnarsi. La maggioranza non si è staccata dalla vita concreta, ha resistito al canto delle sirene che continuano a veicolare modelli di vita facile, di successo effimero, di mondi virtuali, del tutto e subito”).

 

In conclusione, lo sguardo del Cardinale Presidente si è soffermato su alcuni contesti nazionali di crisi: la Siria, il Libano, l’Egitto e, in particolare, la Libia. In merito a quest’ultima ha osservato: “la non chiarezza emersa al momento dell’ingaggio, ha continuato a pesare sullo sviluppo temporale e strategico delle operazioni che avrebbero dovuto avere la forma dell’ingerenza umanitaria, e hanno ugualmente causato gravissime perdite umane, anche tra i civili. Difficile oggi non convenire che nel concreto non esistono interventi armati “puliti”. È, questo, allora un motivo in più per intensificare gli sforzi che portino ad un cessate il fuoco, e quindi a sveltire la strada della diplomazia”.

 

 

Prolusione.doc

 

 

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“All’assemblea generale dei vescovi, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco propone alla vita pubblica una serie di accorati «vorremmo», chiede alla politica un soprassalto di responsabilità, lancia l’allarme-disoccupazione giovanile e critica le strategie sull’immigrazione («soldi per i missili e non per i profughi»)… Perciò rilancia l’appello papale per una nuova generazione di politici cattolici e indica i temi chiave: biotestamento, scuola, famiglia… Con l’auspicio che la legge sul fine vita… non trovi ulteriori ostacoli” [ndr…….]

 

“«da oltre un anno, su mandato della presidenza Cei, è al lavoro un gruppo interdisciplinare di esperti proprio con l’obiettivo di “tradurre” per il nostro Paese le indicazioni provenienti dalla Congregazione della Dottrina della Fede». Un obiettivo che… «oggi viene autorevolmente richiesto a tutte le Conferenze episcopali del mondo»… anche con la necessità di raccogliere dati e informazioni a livello nazionale. Fino all’anno scorso i vescovi italiani non avevano ritenuto di procedere in tal senso”