La loro religione: lo sciismo Il termine sciita deriva da shi’a (= partito).
Sono seguaci di Alì, cugino e genero di Maometto.
Essi considerano i primi tre califfi usurpatori, perché Maometto designa Alì come suo successore; pertanto può essere imam (= califfo, ma anche teologo e giurista autorevole) solo un discendente di Maometto attraverso la figlia Fatima e suo marito Alì, dopo che Alì fu assassinato nel 661.
Nella dottrina sciita l’Imam è il capo della comunità, dotato dell’Isma cioè l’infallibilità e l’impeccabilità.
Al contrario, non ravvisano l’autorità della Sunna.
Per loro il Corano è il testo sacro immodificabile ed intoccabile, perché parola di Dio.
Essi formano la confessione islamica ufficiale dell’Iran, si dividono in ismailiti, imamiti e in altri gruppi minori.
Respingono la Sunna e professano dottrine segrete e misteriose.
Così, ad esempio, la setta sciita degli imamiti duodecimani ammette l’esistenza storica di 12 imam legittimi, discendenti maschili di Alì e Fatima, impeccabili, infallibili e unici interpreti della legge religiosa.
Il dodicesimo imam MUHAMMAD AL-MAHDI, scomparso nell’878, non sarebbe morto, ma occultato in un luogo misterioso, per ricomparire prima della fine del mondo.
La sua presenza attiva in mezzo ai fedeli avviene attraverso i dottori della legge (= mugtahidun), i più autorevoli dei quali in Iran sono gli ayatollah(e pare che Mahmud Ahmadinejad creda ciecamente nella sua prossima venuta, tanto che “progetta” un’ampia autostrada per accoglierlo: Cfr quotidiani italiani del 19- 20 giugno 2009)) La repubblica islamica La Rivoluzione iraniana del 1979 trasformò la millenaria monarchia persiana in una Repubblica Islamica la cui costituzione si ispira alla legge coranica, la sharia.
Khomeini, capo del consiglio rivoluzionario, assunse di fatto il potere, mentre gli uomini del vecchio regime venivano sommariamente processati e giustiziati a centinaia, il 30 marzo un referendum sancì la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran con il 98% dei voti; vennero banditi bevande alcoliche, gioco d’azzardo e prostituzione, iniziarono le persecuzioni contro gli omosessuali e chiunque assumesse comportamenti non conformi alla sharia.
La nuova costituzione prevedeva l’esistenza parallela di due ordini di poteri: quello politico tradizionale rappresentato dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento, a cui furono riservati compiti puramente gestionali, e quello di ispirazione religiosa affidato a una Guida Suprema (faqih) coadiuvata da un Consiglio dei Saggi (velayat-e faqih), cui fu demandato l’effettivo esercizio del potere e che riconosceva nell’Islam e non nelle istituzioni il vertice dello Stato(Teocrazia) Venne istituito anche un corpo di guardiani della rivoluzione (pasdaran).
Tra le prime decisioni del Consiglio ci fu l’avvio di massicce espropriazioni e nazionalizzazioni che cambiarono radicalmente la struttura economico-produttiva dell’Iran(M.
Emiliani, M.
Ranuzzi de’ Bianchi, E.
Atzori, Nel nome di Omar.
Rivoluzione, clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008).
I poteri in Iran: La Guida Suprema L’architettura istituzionale uscita dalla rivoluzione del 1979 è complessa.
Il punto di riferimento è la Guida Suprema, un religioso, che viene eletto dall’Assemblea degli Esperti, 86 religiosi, a loro volta prescelti a suffragio universale sulla base di liste preparate dal governo.
La Guida Suprema ha un incarico a vita, anche se può essere rimosso in casi eccezionali dall’Assemblea degli Esperti.
Essi hanno un mandato di otto anni, rinnovabile.
Il loro presidente è l’uomo più potente dopo la Guida Suprema ora è ancora Ali Khamenei.
Egli nomina metà dei 12 membri del Consiglio dei Guardiani (gli altri sono laici nominati dal Parlamento), una specie di Corte Costituzionale, che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza della Repubblica.
La Guida Suprema designa i comandanti delle forze armate, il capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente della Repubblica dopo le elezioni.
Dopo la morte di Khomeini, nel 1989, la Guida Suprema è sempre stato Ali Khamenei.
Il presidente dell’Assemblea degli Esperti è il suo rivale Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, che comanda anche lo strategico Consiglio per il Discernimento del Sistema (ma è stato rimosso).
In sintesi, la Guida Suprema ha questi compiti: 1.
Delineare le politiche generali della Repubblica islamica dell’Iran, a seguito di consultazioni con il Consiglio nazionale di discernimento delle opportunità.
2.
Supervisione sulla corretta esecuzione delle politiche generali del sistema.
3.
Emanazione dei decreti per i referendum nazionali.
4.
Assunzione del comando supremo delle forze armate.
5.
Dichiarazioni di guerra e pace, e mobilitazione delle forze armate.
6.
Nomina, destituzione e accettazione delle dimissioni di: 1.
i fuqaha’ del consiglio dei Guardiani.
2.
la suprema autorità giudiziaria del paese.
3.
il capo della radio e televisione della Repubblica islamica dell’Iran.
4.
il capo dello stato maggiore.
5.
il comandante in capo del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche.
6.
i comandanti supremi delle forze armate.
7.
Risolvere le differenze tra le tre armi delle forze armate e regolare le loro relazioni.
8.
Risolvere i problemi che non possono essere risolti con metodi convenzionali, attraverso il Consiglio nazionale delle emergenze.
9.
Firmare i decreti che formalizzano le elezioni popolari per il presidente della repubblica.
10.
Destituzione del presidente della repubblica, con dovuto riguardo agli interessi del paese, dopo che la Corte Suprema lo ha ritenuto colpevole della violazione dei suoi obblighi costituzionali, o dopo un voto dell’Assemblea Consultiva Islamica (il Majles) che ne certifica l’incompetenza in base all’articolo 89 della costituzione.
11.
Condonare o ridurre le sentenze degli incarcerati, all’interno dei criteri islamici, su raccomandazione del capo del sistema giudiziario.
Il capo può delegare parte dei suoi doveri e poteri ad altre persone.
I poteri dello Stato: il Presidente della Repubblica e il Parlamento.
Il Presidente della Repubblica, eletto ogni quattro, anni è il capo dell’esecutivo.
È la più alta carica istituzionale dopo la Guida Suprema.
Ha un ruolo di governo più che di rappresentanza.
Ha in mano la politica economica ed estera, presiede il consiglio dei ministri , ma non controlla le forze armate (che si richiamano alla Guida Suprema).
Mahmud Ahmadinejad, il primo laico dal 1981, è legato fortemente a Khamenei e ai religiosi conservatori.
Ha favorito gli interessi economici del corpo paramilitare dei Guardiani della Rivoluzione, soprattutto nel settore petrolifero, e moltiplicato per 15 i finanziamenti al Consiglio dei Guardiani.
Il Parlamento (Majles) ha 290 membri e conta poco.
Ma può costringere alle dimissioni un ministro.
I Guardiani della Rivoluzione e i Basiji.
I Guardiani della rivoluzione (o Pasdaran) sono uno dei due corpi delle forze armate, sotto un unico comando assieme alle forze regolari.
Ma di fatto bilanciano a favore dei religiosi l’esercito regolare (largamente confitto nella rivoluzione).
Hanno 125 mila uomini.
Il comandante è nominato da Khamenei, che ha consentito, assieme ad Ahmadinejad, la loro espansione nei settori economici statali: di fatto controllano un terzo del Pil.
I Basiji, o difensori degli oppressi, sono una milizia di volontari (una specie di pattuglia all’ennesima potenza).
L’organico è di 90 mila uomini, ma possono mobilitarne un milione.
Sono il braccio armato (di bastoni e coltelli) dei religiosi in caso di repressioni.
I riformisti e Mousavi.
I due uomini forti dell’assetto istituzionale sono la Guida Suprema Khamenei e il presidente dell’Assemblea degli Esperti Rafsanjani.
Entrambi hanno servito come presidenti della Repubblica e si sono costruiti una rete di consenso e di interessi economici.
Khamenei è legato ai Pasdaran e al clero più intransigente, Rafsanjani alle classi commerciali borghesi: ha fatto arricchire parecchi oltre a essersi arricchito.
Rafsanjani venne sconfitto da Ahmadinejad nel 2005, dopo che aveva servito per due mandati negli Anni Novanta.
Gli succedette Mohammad Khatami, la grande speranza dei riformatori.
Hossein Mousavi fu primo ministro tra il 1985 e il 1989, gli anni della guerra con l’Iraq, sotto la presidenza Khamenei.
Ma è poi passato nel campo dei riformatori, facendo riferimento a Khatami e allo stesso Rafsanjani.
Il ruolo degli studenti nelle proteste.
Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni.
Gli universitari di Teheran rappresentano la fascia sociale più occidentalizzata e informata del Paese.
Nel 1999 scatenarono una rivolta repressa nel sangue (decine di morti, moltissimi scomparsi o messi a tacere con minacce).
Il loro obiettivo erano i conservatori e le loro restrizioni (specie nei costumi e nei diritti delle donne).
Presidente della Repubblica era il riformatore Khatami, che però non poteva seguire il programma troppo filo-occidentale degli universitari.
Infatti, prontamente fu tolto di mezzo e rimanere solamente una “bella figura” dell’apparato restrittivo ed indicibilmente oppressivo di qualsiasi giovanile richiesta come cantare, ballare, ritrovarsi in gruppi, truccarsi, liberi di vestire e sposare come si desidera…) Come e cosa succederà nello scacchiere regionale e internazionale.
Ahmadinejad ha ribaltato la politica di appeasement di Khatami con l’Occidente.
La sfida a Israele a gli Stati Uniti, in chiave interna, cementa il consenso tra i Pasdaran (dai quali proviene) le milizie, i religiosi, che a loro volta distribuiscono le prebende statali attraverso la rete di moschee con le loro appendici associative e di mutuo soccorso.
I finanziamenti a Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza servono a tenere sotto pressione Israele.
Il nucleare è fonte di orgoglio nazionale e vasto consenso.
Ma Ahmadinejad si è avvicinato al Patto di Shanghai che unisce Russia, Cina e i Paesi dell’Asia centrale (in Tagikistan e Uzbekistan tra l’altro si parla largamente il persiano), ma ha anche stretto rapporti amichevoli con Afghanistan (altro Paese di lingua persiana) e Pakistan.
Il suo viaggio al vertice di Ekaterinburg ha suggellato questo nuovo asse che dovrebbe fornire sbocchi alle esportazioni e mettere a disposizione alta tecnologia Mahmud Ahmadinejad Nato con il nome di Mahmoud Saborjhian nel 1956 nel villaggio di Arādān, vicino Garmsar, figlio di un fabbro, si trasferì con la famiglia a Tehrān quando aveva un anno.
Il cognome di famiglia fu successivamente cambiato in Ahmadinejad, che significa “della razza di Maometto” ovvero “della razza virtuosa”.
E’ sesto e attuale Presidente della Repubblica islamica dell’Iran dal 3 agosto 2005.
E’ stato sindaco di Teheran dal 3 maggio 2003 fino al 28 giugno 2005, ed è un conservatore religioso; prima di diventare sindaco era un ingegnere civile e un professore all’Università Iraniana di Scienza e Tecnologia.
È stato eletto presidente dell’Iran il 24 giugno 2005, al secondo turno delle elezioni presidenziali, battendo il rivale, l’ex-presidente Ali Akhbar Hāshemi Rafsanjāni.
Aḥmadinejād ha spesso mandato segnali discordanti all’opinione pubblica internazionale circa i suoi progetti presidenziali.
Secondo alcuni osservatori negli Stati Uniti, questa linea sarebbe stata studiata per ottenere i consensi sia dei conservatori religiosi, sia delle classi meno agiate.
Il motto usato nella sua campagna elettorale fu: “è possibile e possiamo farlo”.
Nella sua campagna presidenziale ha avuto un approccio populista, con grande enfasi data dal suo semplice stile di vita.
Si è paragonato a Moḥammad ʿAli Rajāi — il secondo Presidente dell’Iran — dichiarazione che ha sollevato obiezioni da parte della stessa famiglia di Rajāi.
Aḥmadinejād sostenne di voler creare in Iran un “governo esemplare per i popoli del mondo”.
Si autodefinisce un “fondamentalista”, ovvero un politico che si ispira ai fondamenti dell’Islam e della originaria rivoluzione islamica in Iran.
Uno dei suoi obiettivi sarebbe quello di “mettere sulle tavole del popolo i profitti del petrolio”, ovvero quello di operare per una redistribuzione delle ricchezze derivanti dalla vendita del petrolio.
Ma non è stato così.
Si è invece espresso apertamente contro gli Stati Uniti d’America.
Ha inoltre dichiarato che le Nazioni Unite sono “unilateralmente schierate contro l’Islam” e si è chiaramente opposto al potere di veto che hanno i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dichiarando che “non è giusto che pochi Stati possano imporre il loro veto a decisioni di carattere globale.
Se un tale privilegio deve continuare ad esistere, allora deve essere esteso anche al mondo dell’Islam, la cui popolazione ha raggiunto quasi il miliardo e mezzo di persone”.
Egli é molto noto sin dal tempo della sua elezione come il protetto di Khāmenei.
Durante la conferenza internazionale Il mondo senza sionismo, nell’ottobre 2005, Mahmud Ahmadinejād, citando Āyatollāh Khomeyni (il vecchio leader supremo di Iran) ha detto: «…questo regime occupante Gerusalemme è destinato a scomparire dalla pagina del tempo…», con riferimento allo Stato di Israele (http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/esteri/moriente21/moriente21/moriente21.html).
L’inizio dell’avversione del governo iraniano nei confronti di quello israeliano e la messa della parola fine alle relazioni tra i due paesi vanno collocati nel periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione islamica (detta anche “khomeinista”) del 1979.
In occasione del congresso della FAO svoltosi a Romail 3 giugno 2008ha ribadito le sue accuse contro Israele(http://www2.irna.ir/en/news/view/line-17/0806023503151017.htm), suscitando proteste di varie parti politiche in Italia e all’estero.
Non dimentichiamo poi discriminazioni amministrative per gli ebrei che vivono in Iran, come l’assegnazione delle case popolari, gli avanzamenti di carriera, ecc.) e quelle nel diritto penale e civile (la testimonianza in tribunale di un non-musulmano vale la metà di quella di un fedele islamico; se un non-musulmano si converte all’islam incamera l’intera eredità paterna, ecc.).
Molti cittadini iraniani di religione ebraica per sfuggire da questa situazione di emarginazione cercano di lasciare il paese attraverso l’ambasciata israeliana in Turchia (in Iran non ci sono rappresentanze diplomatiche israeliane o americane).
In Israele sono presenti circa 150,000 ebrei di origini persiane, i cosiddetti parsim.).
Durante la Conferenza internazionale sul razzismo denominata “Durban II” e tenutasi a Ginevra il 20 aprile 2009, fu proprio l’esordio dei lavori dell’assise dei delegati ONU che si sciolse in una plateale diserzione dei rappresentanti di alcuni Paesi occidentali (gli Stati Uniti, Israele, il Canada, l’Australia e l’Ita¬lia avevano già deciso di non partecipare alla Conferenza, anche quale effetto della prima conferenza di Durban del 2001 -Conferenza mondiale contro il razzismo- e delle ridotte garanzie offerte in sede di lavori preparatori nella seconda assise).
La pubblica accusa di Ahmadinejād contro Israele (senza citarlo direttamente) fu quella di aver consolidato un governo razzista in Medio Oriente dopo il 1945, utilizzando l’ “aggressione militare per privare della terra un’intera nazione, sotto il pretesto della sofferenza degli ebrei”, e invitando “immigrati dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal mondo dell’Olocausto per stabilire un governo razzista nella Palestina occupata”.
Attualmente, egli ha avviato migliori relazioni con la Russia Però il suo non vive una buona situazione interna.
Nonostante Khomeini volesse instaurare una “democrazia islamica”, le milizie popolari del regime e i pasdaran esercitano uno stretto controllo sulla radio e sulla stampa.
Inoltre numerose dimostrazioni di studenti sono state represse.
Come se non bastasse, l’applicazione della legge islamica limita fortemente i diritti delle donne (ad esempio in un tribunale la testimonianza di una donna vale metà di quella di un uomo).
Le minoranze sono perseguitate (adesso perseguita i Curdi, dopo averli sostenuti contro Saddam.
Sotto il profilo economico, la politica di Ahmadinejad è stata finora fallimentare: a causa delle sanzioni, molti generi di prima necessità e beni di lusso scarseggiano.
A causa di ciò, l’inflazione,che al tempo dello Scià Reza Pahlavi era del 12-15% ora arriva al 25-30%.
I pasdaran ormai controllano in pieno la vita del paese; oltre a ispezionare il parlamento, verificano anche i costumi della gente; numerose ditte a loro legate hanno il monopolio degli appalti e delle commesse governative .
All’interno dei guardiani vi è anche una corruzione molto vasta, e molti di essi sono coinvolti nell’importazione clandestina di beni che non possono arrivare legalmente in Iran per via delle sanzioni.
La sua politica finanziaria è sotto attacco ed il presidente è accusato di aver condotto la Repubblica islamica alla rovina finanziaria.
Nel dicembre 2008, Ahmadinejad aveva annunciato che il suo governo aveva stabilito un piano di salvataggio che avrebbe consentito alle classi socio-economiche più deboli di rimettersi in piedi.
Inoltre, a causa del blocco degli scambi iraniani causati dai toni anti-occidentali e anti-israeliani del presidente, l’Iran, quarto estrattore di petrolio al mondo, raziona la benzina perché, vista la mancanza in patria di tecnologie adeguate alla lavorazione del pesante greggio iraniano, s’incontrano difficoltà non di poco conto nel farla raffinare all’estero(Cfr.
: : Pier Luigi Petrillo, Iran, Il Mulino 2008 http://www.mulino.it/edizioni/foreign_rights/scheda_volume.php?isbnart=12603&id_sezione=815 M.
Emiliani, M.
Ranuzzi de’ Bianchi, E.
Atzori, Nel nome di Omar.
Rivoluzione, clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008 ISBN 978-88-6288-000-8.).
Mahmud Ahmadinejad, il piccolo uomo con il vestito grigio e l’aspetto tuttaltro che attraente che ha già governato l’Iran dal 1995 con mano di ferro, pare sia stato eletto come presidente di questo spettacolare Paese, per altri quattro anni.
Si grida ai brogli elettorali( può essere), si manifesta per strade e piazze, anche a costo di pagare con la vita.
L’occidente resta sconcertato di fronte ai tumulti, ai morti, alle inarrendevoli dimostrazioni di non accettazione dei risultati delle elezioni in Iran che vedono “confermato” dall’Autorità Suprema Khamenei, Mahmoud Ahmadinejad che di certo non raccoglie molte simpatie né nei Paesi più sviluppati del mondo, né tra gli stessi iraniani.
Infatti , dalla richiesta della guida suprema della Rivoluzione islamica iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, di porre fine alle manifestazioni e di accettare i risultati delle elezioni «limpide e trasparenti, l’opposizione è tornata in piazza a Teheran e la tensione cresce con il passare dei minuti.
Non si sa come andrà a finire, anche per la semplice ragione che lì vige una ferrea teocrazia(Ali Khamenei, può essere paragonato al papa: le sue parole sono decisive ed intoccabili) e le nazioni fortemente democratiche non si permettono di avanzare critiche, non avendo un quadro completo e certo degli esiti.
Ma una cosa è sicura: sebbene siano stati chiusi con violenza molte vie di comunicazione con l’esterno; le coraggiose blogger( tante ragazze tutte in gamba e senza paura dello spauracchio del rigidismo sciita che proibisce qualsiasi innocente manifestazione, come cantare, ballare, mostrare il viso senza velo…), continuano a mantenere i contatti con Twitter, Facebook e altri social network che sicuramente , stavolta, hanno avuto un grande impatto su quello che sta succedendo nel loro paese.
Di fatto, i sostenitori di Mir Hossein Mousavi, il principale opponente di Mahmoud Ahmadinejad, si sono organizzati online per le elezioni dei giorni scorsi.
Facebook, in particolare sta diventando uno strumento fondamentale nelle campagne elettorali: è diventato un modo per eludere i mass media controllati dallo stato, che ovviamente lì sostengono l’attuale amministrazione.
Attualmente Mousavi ha più di 36,000 amici su Facebook, grazie ai quali ha mobilitato i votanti al di sotto dei 30 anni, ossia circa il 50 per cento degli elettori.
I suoi sostenitori gli hanno inoltre creato una pagina Twitter e un canale su YouTube(Cfr.: quotidiani italiani del 20 giugno 2009 e ss.).
Non è- tuttavia- semplice per gli occidentali riuscire a districarsi in questo “groviglio” di feroce religiosità(lo sciismo), di ricchezza(petrolio e pistacchi), di povertà( la maggior parte del popolo vive con pochi euro).
La storia dell’Iran dalla fine dell’Ottocento a oggi, è – soprattutto- la storia dell’ascesa del potere religioso, il racconto della nascita di una teocrazia senza uguali nel mondo.
Il racconto delle repressioni, rivoluzioni, opportunità democratiche e derive tiranniche di un paese che mette a rischio gli equilibri mondiali, minacciando l’Occidente con lo sviluppo della tecnologia atomica nelle mani del fanatismo religioso.
Ma per capire qualcosa di più di questo Paese così lontano, ma così vicino a noi sia per la frequenza dei suoi molti cineasti a Venezia(Kiarostami, Makhmalbaf,…) che per artisti spesso presenti come tuttora alla 53.
ma Biennale d’arte, cercheremo di “riassumere” sinteticamente la loro storia.
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