Considerazioni sul Simposio Internazionale di Catechetica

Siamo giunti al termine di questa esperienza del Simposio, che si colloca accanto a diverse altre iniziative messe in campo dall’Istituto di Catechetica per celebrare i suoi settant’anni di vita. Ce le ha ricordate il direttore dell’Istituto, prof. Giuseppe Ruta:

  • Una sezione dedicata alle persone e alle attività dei membri dell’Istituto sul periodico “Catechetica ed educazione” nei tre numeri annui. È tutto disponibile gratuitamente sul sito online dell’Istituto.
  • Un’indagine tra gli ex-allievi degli ultimi 20 anni («La competenza riconsiderata») che ha voluto verificare luci e ombre nella proposta formativa dell’Istituto per tentare di qualificarla ulteriormente;
  • L’intervista ai catecheti dei cinque continenti sul tema dell’educazione, che avete trovato in cartella nell’apposito fascicolo.

Il Simposio è stato articolato in tre momenti, tre “sguardi” sul passato, presente e possibile futuro della dimensione educativa nella catechesi.

Lo sguardo retrospettivo ha permesso di constatare ancora una volta la differenza tra le epoche storiche in ordine all’educazione della fede, caratterizzata da un certo periodo in avanti dallo strumento “catechismo”.

Tra i tanti elementi messi in risalto, forse ce n’è uno in particolare che merita di essere ancora approfondito ed è quello che riguarda il rapporto tra teologia e le scienze umane: una relazione che ha avuto lungo la storia modalità diverse di realizzazione (competizione, esclusione vicendevole, “concordismo”, accettazione reciproca, dialogo…). Ancora oggi i rapporti tra queste diverse scienze in ordine alla catechesi non sempre sono cordiali: va favorito sempre di più il dialogo interdisciplinare aperto a esiti transdisciplinari.

Un secondo aspetto emerso riguarda il rapporto fede e cultura e, oggi, sempre di più, intercultura, esposto periodicamente al rischio di prospettive unilaterali ed escludenti.

Lo sguardo sul presente ha messo in luce alcune delle principali sfide per la catechesi oggi. Tra queste:

  • La necessità di un chiarimento terminologico per evitare il rischio di confusione teorica e di disorientamento nella pratica;
  • La consapevolezza dell’esistenza di diverse interpretazioni della situazione missionaria “attuale” con la necessità di un attento discernimento sulle provocazioni che provengono dalla cultura oggi;
  • La necessità per la catechesi di studiare in maniera più approfondita la receptio all’interno del dinamismo traditio-redditio;
  • L’importanza del “contesto” con la consapevolezza di operare in un quadro pluralistico che obbliga a ripensare i compiti della catechesi e il modo in cui essa viene realizzata;
  • L’urgenza di valorizzare sempre di più l’apporto di quello che il Papa chiama “genio femminile”, con le sue sensibilità e prospettive peculiari;
  • L’opportunità di pensare la catechesi in senso generativo.

Dalla relazione principale del prof. Meddi provengono tre indicazioni di cammino:

  • L’educazione va considerata una dimensione costitutiva della catechesi;
  • Il compito educativo della catechesi ha una natura teologico-antropologica e consiste nel favorire la crescita della personalità cristiana;
  • È necessaria un’antropologia catechetica.

Questa mattina abbiamo avuto l’intervento del Card. Angel Artime. Egli ha rievocato la nascita della congregazione salesiana con un atto di educazione alla fede di un giovane, ha ripercorso diverse tappe istruttive nel suo servizio come Rettor maggiore e ha lasciato delle indicazioni per qualificare l’impegno educativo: tra le tante, la centralità dell’educazione alla fede e l’importanza della sinergia operativa per ottenere dei frutti duraturi.

Il terzo momento, forse quello su cui ricadevano le maggiori aspettative, ha voluto spingere lo sguardo sul futuro. Sappiamo bene che non è possibile dare soluzioni definitive – magari! – ma sono state date alcune accentuazioni, che rimandano in qualche modo all’analisi presentata nel giorno precedente:

  • L’importanza di far maturare comunità sinodali e inclusive, capaci di accogliere tutti e di favorirne l’appartenenza e la responsabilità;
  • Favorire nella catechesi un approccio educativo che segue il movimento “dalla vita alla fede alla vita”;
  • Una spiccata attenzione per lo specifico contesto culturale e la persona concreta che si ha davanti;
  • La consapevolezza dell’importanza del ruolo dei media per l’azione di evangelizzazione;
  • La capacità di percorrere vie diverse per la condivisione della fede, che non rimangano ancorate alla sola dimensione cognitiva. Tra queste una via privilegiata è quella dell’arte e del “bello” da essa veicolato;
  • l’importanza della sinergia tra tutte le agenzie educative a favore della crescita integrale delle persone.

I proff. Groomee Fossion, rispettivamente relatore e discussant in questo terzo momento, hanno stilato un elenco di condizioni che rendono possibile la qualificazione di una catechesi “educativa”: sarà opportuno rileggere con attenzione le loro riflessioni. L’intervento della prof.ssa Mohoric richiama.

In conclusione, vorrei indicare alcuni elementi qualificanti che caratterizzano l’Istituto e sono stati presenti anche nel Simposio:

  • La scelta di sottolineare nella proposta formativa accademica l’attenzione alla dimensione educativa della catechesi, che è diventata edu-comunicativa a partire dal 60° dell’istituto, non in contrapposizione ma a integrazione della dimensione teologica che innerva a sua volta la catechesi.
  • La forte interdisciplinarità che caratterizza i corsi, favorita dal fatto che la catechesi è scienza di confine; qui hanno parlato persone che sono competenti in scienze diverse ma che hanno voluto dare un apporto dal loro punto di vista
  • L’attenzione alla realtà e nello specifico ai contesti concreti che necessita di un approccio interculturale; la provenienza degli studenti da diverse aree geografiche del mondo lo dice in maniera esplicita;
  • Lo sguardo verso il futuro, con la partecipazione attiva di tanti studenti, soprattutto dottorandi, che hanno un contributo di idee e presentato provocazioni lungo tutto l’itinerario di preparazione del Simposio. Ma anche con la presenza in sala e i diversi interventi che sono stati fatti.
  • Inoltre, l’attenzione alla storia, maestra di vita. In occasione del Simposio, è stata allestita pure una mostra che vi invito a visitare prima di rientrare nelle proprie case.

Il Simposio – è stato detto – è un punto di arrivo ma anche un punto di partenza: sono numerose le sollecitazioni che portiamo via al rientro nei nostri ambienti. Il simposio è stato anche un’occasione di incontro e di conoscenza interpersonale. È pure questa una ricchezza che non va trascurata.

È stata un’esperienza bella, spero per tutti. Il grazie dell’Istituto a tutti coloro che l’hanno resa possibile: ai relatori ma anche a tutti voi che avete partecipato in presenza oppure online; agli studenti che hanno collaborato fattivamente, a coloro che hanno lavorato dietro le quinte e, perché no, ai membri dell’Istituto che si sono impegnati per rendere possibile l’evento.

Di cuore, il nostro grazie a tutti: Grazie!

Ubaldo Montisci

ARTICOLO sul BOLLETTINO SALESIANO:

FOTO RICORDO DELL’EVENTO