Tomáš Halík, Il sogno di un nuovo mattino. Lettere al papa.

Recensione del volume a cura di don Cesare Bissoli


Tomáš Halík, Il sogno di un nuovo mattino. Lettere al papa, Vita e Pensiero, Milano 2024, pp. 159, Euro 16.

Il libro ha un titolo suggestivo, ed insieme suona strano, eppure esprime un contenuto degno di attenzione, significativo, apprezzato da tanti lettori. Per questo lo presentiamo in questa nostra rubrica, con alcune indicazioni previe sulla persona dell’autore, diventato ormai noto nell’ambito teologico-ecclesiale in Italia ed oltre.

Tomáš Halík è un teologo, filosofo e sacerdote cattolico ceco di Praga, noto per il suo approccio dialogico e per l’integrazione di fede e cultura. Halík ha scritto molto su temi di spiritualità. Va ricordato – in relazione diretta al nostro volume- il suo libro Pomeriggio del cristianesimo. Il coraggio di affrontare un’epoca di cambiamento, pubblicato da Vita e Pensiero, Milano 2022. È apprezzato per la sua profonda analisi critica del cristianesimo contemporaneo, ma anche per la speranza e l’incoraggiamento ad una fede matura e impegnata, capace di dialogare con un modo culturale in cambiamento continuo.

In continuità con questa tematica, Halík pubblica una riflessione sulla fede cristiana nella Chiesa di oggi, immaginando, e scrivendone, una raccolta di lettere rivolte ad un futuro Papa, quale capo al servizio della Chiesa. Per rafforzare il suo pensiero, l’A. usa un linguaggio singolare, intitola le sue lettere “sogno di un nuovo mattino”, con chiaro riferimento alternativo a Il pomeriggio del cristianesimo dell’opera precedente. Due altri dati da precisare sono: l’uso del termine sogno, attinto dall’esperienza biblica che secondo l’A. nella prima lettera spiega così: «I sogni come linguaggio dei desideri di Dio», per cui il sogno fissato in ogni lettera indica una realtà di cambio della Chiesa tanto fattibile, quanto impegnativo che sarà opera di Dio nella sua Chiesa, non senza l’impegno della Chiesa stessa. Per questa certezza del futuro – e non per l’abituale senso fantasioso – si chiama sogno. In tale ottica Halik, come abbiamo detto sopra, indirizza le sue lettere al Papa che verrà di nome Raffaele, come l’arcangelo che nella Bibbia è presentato quale guaritore delle ferite di Tobia, esprimendo così simbolicamente l’opera di Dio che vuol sanare i mali nella Chiesa oggi, richiamando per questo la responsabilità e l’intervento del Papa come servitore primario della Chiesa.

Queste ferite della Chiesa da guarire e che fanno sognare l’A. sono 12 (come gli apostoli, richiamati quali testimoni genuini della fede cristiana). Dopo avere dunque indicato i sogni come linguaggio dei desideri di Dio (1), nel nostro tempo Dio fa sognare la ricerca dell’ identità (quasi smarrita) della Chiesa (2), il che richiama quella che Halik prefigura la missione dei profeti (3)come fattore di autentico, radicale rinnovamento. Una esigenza primaria è di sognare la realtà di Dio come futuro (4), libero dai condizionamenti interessati del puro pensiero umano. Ciò richiede di fare posto a La dimenticata forza interiore della religione (5) intesa come intrinseca, necessaria comprensione spirituale della realtà. Un tratto, purtroppo oggi confuso, riguarda La cattolicità come responsabilità universale (6) in modo da avere una chiesa capace di dialogo interreligioso e interculturale. Ciò richiede la necessità, espressa da Papa Francesco con le parole: Madre Chiesa, esci da te stessa (7). È a quanto mira il Sinodo in atto, cioè alla liberazione da tante ristrettezze storiche mentali ed operative (tradizionalismo) che l’appesantiscono gravemente. Segue una serie di esigenze. La prima riguarda la fede. Perché sia genuina l’A. propone si riassume nel binomio amore e libertà: Ama e liberamente credi (8), Non può mancare l’attenzione vigile ed attiva alle risorse della tecnologia digitale a cui l’A. dà un titolo piuttosto enigmatico: L’aleph sulla fronte del Golem (9). È laleggenda ebraica che racconta la creazione dell’uomo artificiale, divenuto forza distruttiva incontrollabile. Con il titolo di Lettera di Natale (10), l’A. denuncia il senso sovente vuoto dell’avvenimento del Natale e ne precisa il vero significato: riguarda l’origine storica, umana di Gesù come salvatore dell’uomo e del mondo. Andando verso la fine del dialogo con Papa Raffaele, l’A. richiama l’attenzione delle conseguenze indicibili del male, invocando la necessità di Svuotare l’inferno (11). Il ragionamento si sviluppa invitando a porre una domanda netta e chiara all’ uomo di oggi, anzitutto a Papa Raffaele: Credi nell’inferno? Secondo la fede vera della Chiesa, Gesù ha «svuotato» l’inferno affermando la misericordia del Signore sempre e ovunque, ma non negando le conseguenze voraci del male che fa del male inesorabile a chi lo compie! L’ultima lettera si oppone alla precedente con l’affermazione, che è una invocazione ed un incoraggiamento nella speranza, di Riempire i cieli (12), di dare al Paradiso il diritto di esserci, affermando il valore dell’Ultima Cena, l’Eucaristia che è il panis viatorum per il viaggio della Chiesa nella storia verso il cielo. L’A. conclude i “sogni” scritti al papa, con una personale, commossa affermazione: «Quando arriverò a quella porta celeste non mi verrà chiesto di quantificare i risultati pastorali o il numero e la qualità delle mie conferenze e dei miei libri, ma se ho resistito all’orgoglio e ho mantenuto un cuore umile . Intercedi per me, papa Raffaele».

Cesare Bissoli