Bisogno di paternità

Si dice che la nostra è una società senza padri e per questo Papa Francesco, con la Lettera apostolica “Patris Corde” scritta  in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe, quale patrono della Chiesa universale, rimette al centro l’esercizio e il compito della paternità.  Egli offre l’occasione di volgere lo sguardo su colui che, insieme a Maria  ha custodito, amato, educato, protetto Gesù “con cuore di padre” compiendo l’opera  salvifica di Dio.

Oggi c’è estremo bisogno di paternità, ma la cultura, lo stile di vita, la rendono difficile da vivere appieno; non è possibile pensare l’educazione cristiana separatamente dall’educazione umana perché la questione del padre non tocca solamente la famiglia, ma la società intera e la vita della Chiesa. Molti giovani di oggi, credono in una falsa idea di autonomia che induce a concepirsi come un “io” completo in sé stesso, sottovalutando l’indispensabilità della relazione e del dialogo. L’utilizzo dei social ,specie in questo  tempo di pandemia, di certo, amplifica questa condizione, riducendo la relazione a qualcosa di molto superficiale che impedisce relazioni autentiche. Negli ultimi decenni il rifiuto dell’autorità e l’esaltazione dell’autonomia,  hanno causato un imponente spontaneismo senza fondamento e senza meta, aumentando le difficoltà nei rapporti  generazionali che senza dubbio richiedono sempre più tempo e pazienza affinchè i figli possono imparare a vivere imitando i propri genitori.  Spesso viene enfatizzata la dimensione materna, mentre appare più debole e marginale quella paterna, tuttavia è importante riconoscere quanto sia determinante la responsabilità educativa di entrambi, anche nei casi in cui essi decidano di attuare una separazione coniugale, senza sconvolgere la loro responsabilità genitoriale, salvaguardando il pieno diritto dei propri figli di avere una madre e un padre che con la loro diversità e  reciprocità  continuano a sostenerli e ad accompagnarli nella loro crescita.

Viviamo in una società in cui immaturità e infantilismo sono molto diffusi tra i giovani, procurando una forma di “adolescenza prolungata” non solo per mancanza di lavoro ma per la difficoltà a compiere scelte definitive. La fedeltà e la stabilità, più che come un valore attraente sono viste come un peso troppo grande per loro,  tanto da preferire, ad esempio, la convivenza piuttosto che il matrimonio. Si osserva anche un’ inversione dei ruoli: non sono più i figli a dover imparare dai genitori e a ricevere da loro norme e insegnamenti, ma al contrario,  sono gli adulti che si conformano ai criteri e ai comportamenti dei figli, cercando in questo modo di ottenere la loro approvazione. Questo certamente non consente un sano rapporto di responsabilità individuale. Se il padre è assente, è più probabile che insorgano insicurezze e frustrazioni, incapacità del giovane di pervenire alla stima di sé, a riconoscere e a elaborare i desideri più profondi. Il padre, in tutte le culture, ha  il compito importante di porre e riconoscere  limiti  e norme che accompagnano e orientano il cammino, in un clima di affetto e di fiducia; a  cercare un equilibrio  tra fermezza e tenerezza, tuttavia solo chi ha compiuto questo lavoro su sé stesso può aiutare altri a farlo.

L’anno dedicato a San Giuseppe potrebbe essere un’ottima occasione di approfondire seriamente tale figura di padre come indispensabile nella crescita armonica e nella educazione dei figli, che tanto oggi sembrano soffrire di punti di riferimento educativi affabili e consapevoli. Insomma  fare il padre, sentirsi padre ed essere padre predispongono un processo di costruzione della paternità legata alla relazione con i figli e le madri,  recuperando dei modelli autorevoli a cui ancorare il proprio agire educativo e formativo, affinché non si cada né nell’autoritarismo e né nel permissivismo. Disponibile a crescere nel tempo come padre, modulando gradualmente la sua funzione in conformità ai nuovi bisogni educativi manifestati dai figli in particolare e dalla famiglia nel complesso. I figli non hanno bisogno di un padre perfetto, ma umano, che non abbia paura dimostrare le proprie fragilità, che non si faccia portatore di un sapere assoluto,  ma che dia un senso alla vita. Un padre testimone che cammina accanto ai figli, anche a distanza in modo da sorreggerli nella fatica di crescere; sale della vita che silenziosamente le dà un senso, ma è anche luce che sprona, che crea, che costruisce e allo stesso tempo abita il mondo. La testimonianza paterna è di amore, di sostegno, di forza, tralcio a cui la vite deve aggrapparsi per crescere. Affidiamo a San Giuseppe le famiglie con la speranza che seguendo il suo esempio impariamo a fare spazio nella nostra vita e a fidarci della volontà di Dio Padre che è amore sconfinato per ciascuno dei suoi figli.

sr. M. Rosa Lorusso

bollettino del santuario della madonna del carmine di Montefalcone maggio 2021