Questo il tema che Papa Francesco ha scelto per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra il 24 maggio 2020: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia.
Questo il tema che il Santo Padre Francesco ha scelto per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra domenica 24 maggio 2020:
“Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia.
Con la scelta di questo tema, tratto da un passo del Libro dell’Esodo, Papa Francesco sottolinea come sia particolarmente prezioso, nella comunicazione, il patrimonio della memoria. Tante volte il Papa ha sottolineato che non c’è futuro senza radicamento nella storia vissuta. E ci ha aiutato a comprendere che la memoria non va considerata come un “corpo statico”, ma piuttosto una “realtà dinamica”. Attraverso la memoria avviene la consegna di storie, speranze, sogni ed esperienze da una generazione ad un’altra.
Il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ci ricorda inoltre che ogni racconto nasce dalla vita, dall’incontro con l’altro. La comunicazione è chiamata dunque a mettere in connessione, attraverso il racconto, la memoria con la vita. Gesù faceva ricorso alle parabole per comunicare la forza vitale del Regno di Dio, lasciando agli ascoltatori la libertà di accogliere questi racconti e riferirli anche a sé stessi. La forza di una storia si esprime nella capacità di generare un cambiamento. Un racconto esemplare ha una forza trasformativa. Lo sperimentiamo quando ci confrontiamo, attraverso il racconto, con le vite dei santi. Un punto che, ultimamente, il Santo Padre ha ripreso rivolgendosi al Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, quando ha esortato a comunicare la “grande ricchezza” offerta dalla testimonianza di vita dei martiri.
Ancora una volta, al centro della riflessione, il Pontefice pone la persona con le sue relazioni e la sua innata capacità di comunicare. Il Papa chiede a tutti, nessuno escluso, di far fruttare questo talento: fare della comunicazione uno strumento per costruire ponti, per unire e per condividere la bellezza dell’essere fratelli in un tempo segnato da contrasti e divisioni.
Giornata Comunicazioni 2020. Il Papa: prezioso il patrimonio della memoria
Memoria, la vita si fa storia
Per il presidente del Copercom la scelta riporta «all’essenza di una comunicazione liberata da frizioni e autoreferenzialità e capace di (ri)mettere al centro la persona con le sue relazioni e la sua innata capacità di comunicare vite che si fanno storie»
Diffuso il tema del Messaggio per la 54ª Giornata delle comunicazioni sociali 2020 Francesco: non c’è futuro senza radicamento nell’esistenza vissuta nel passato
Il primo rimando che viene in mente dopo aver letto il tema scelto da papa Francesco per 54ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali reso noto ieri, è quel passaggio tratto dall’Esodo (10,2) che ne caratterizza la prima parte del titolo. «Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (che io sono il Signore)» è, infatti, un tipico modello di comunicazione teologica che si fa umana: Dio dice a Mosè di trasmettere ai suoi figli e nipoti la fede e Mosè che subito concretizza questa richiesta rivolgendosi a colui che sembrava più distante e diverso da lui. Quel Faraone, a cui chiederà la possibilità di lasciar partire il suo popolo. Da qui, inizierà il grande viaggio della «vita (del popolo d’Israele) che si farà storia». La seconda parte del tema («La vita si fa storia») offre ulteriori spunti di riflessione a partire dall’idea di “memoria”, considerata – si legge nella nota della Santa Sede a commento del tema – non «come un corpo statico, ma piuttosto come una realtà dinamica. Attraverso la memoria avviene la consegna di storie, speranze, sogni ed esperienze da una generazione ad un’altra». Il Papa ce lo ricorda ogni volta che cita i santi, i martiri e la «grande ricchezza offerta dalle testimonianze delle loro vite». Ma anche quando volge lo sguardo ai piccoli del mondo, alle vittime dell’ingiustizia e dell’incomunicabilità, spogliando la comunicazione di quel vestito esclusivo e inautentico che, per troppo tempo, l’ha contraddistinta e che ha creato contrasti e divisioni.
Per Francesco la comunicazione è un concetto semplice. Si potrebbe definire come un riflesso dell’umanità ma il Papa – si sa – non ama molto definizioni precostituite e aggettivi. Lo spiega quando ammette (durante la conferenza stampa in aereo al ritorno dal recente viaggio apostolico in Africa) che non sa che cosa dire tecnicamente perché non è ferrato nella materia di comunicazione. Eppure quella «discesa dalla cattedra» rappresenta oggi una delle più grandi lezioni. «La comunicazione – spiega il Papa – deve essere umana cioè costruttiva e capace di far crescere l’altro e mai uno strumento di guerra». Poche altre parole sintetizzerebbero il senso dei processi comunicativi contemporanei. Gli strumenti digitali paradossalmente possono favorire questa umanizzazione comunicativa. E non solo in termini di coscienza, di discernimento, di corretto uso, di etiche e di etichette, ma soprattutto concedendoci la libertà di raccontare storie. Quelle storie che sono la nostra vita fatta di immagini, di racconti, di post e di tweet. Storie che mostrano la bellezza (e anche la bruttezza) di ciò che siamo.
È innegabile come i social media rappresentino sempre più quei territori privilegiati dove imparare a fare storia. Non a caso una delle parole della cultura digitale è proprio
storytelling, pratica per nulla nuova, ma legata alle origini dell’uomo e al suo desiderio di ascoltare e raccontare storie anche complesse attraverso meccanismi narrativi semplici. Proprio come Gesù che, nei suoi dialoghi, faceva largo uso di storie (le parabole), creando memoria ( depositum fidei), coinvolgendo l’interlocutore (evangelizzazione) e riuscendo a far sì che quelle storie (annuncio) ne generassero altre. In un certo senso il tema della prossima Giornata ci riporta all’essenza di una comunicazione liberata da frizioni e autoreferenzialità e capace di (ri)mettere al centro la persona con le sue relazioni e la sua innata capacità di comunicare vite che si fanno storie.