Riccardo ha smontato pezzo per pezzo l’idea consolidata che si ha dell’adolescenza, partendo dalla premessa che questa fase della vita sia un po’ “un’invenzione”. Rachele ha immaginato una Stele di Rosetta 2.0, in grado di leggere le emoji, vere protagoniste della comunicazione contemporanea, sottolineando però l’importanza del recupero della diversità e della non omologazione del linguaggio. Sara ha spiegato come sia necessario ribaltare la convenzione che relega la dislessia a problema, sostenendone al contrario il valore aggiunto. Morr di anni ne ha 18. Viene dal Gambia ed è arrivato in Italia due anni fa. “Non so cosa quale il futuro nel Mondo, ma voglio raccontarvi la mia storia. Mi piace l’idea di parlare del futuro. Quando ho lasciato il Gambia sognavo di studiare e mettere su famiglia, poi il futuro è diventato salvarmi”.
Riccardo, Rachele, Sara e Morr sono 4 dei 12 under 18 che sabato pomeriggio hanno declinato il loro “Alfabeto del Futuro” al terzo TedxYouth, a Roma (dopo 2 anni a Bologna) all’Auditorium della Conciliazione. I 12 Millennials, scelti fra 150 mila candidature, hanno interpretato il domani: leggendo il presente e innestando sulla vita, la loro vita, una riflessione sul futuro. Da una parte confrontandosi con assiomi e verità consolidate, dall’altra creando mondi nuovi.
A dare il ‘benvenuto a tutti’, Emilia Garito, imprenditrice e organizzatrice di TEDxYouth Roma (e anche di TEDx Roma) che ha aperto l’appuntamento presentando l’esibizione della Piccola Orchestra di Tor Pignattara, ensemble multietnico di ragazzi fra i 13 e i 18 anni. “Abbiamo bisogno dei giovani per capire come immaginano un futuro di cui saranno i protagonisti – ha detto Emilia prima, a margine – TEDxYouth è un momento di incontro e riflessione importante, per i giovani, ma anche per gli adulti”.
Ha ricordato che TEDxYouth “non è un evento organizzato solo dal team di TEDxRoma, ma da diversi team di città italiane che hanno lavorato all’evento per 6 mesi. Un appuntamento per i giovani, promosso dalla community TEDx italiana in maniera coesa e in collaborazione con il MIUR”.
Riccardo: l’adolescenza è un brufolo che ti viene nel cuore
“Quando ero piccolo volevo crescere, volevo diventare un adolescente. Quando lo sono diventato non era così bello come mi aspettavo. Ero cambiato, mi comportavo da adolescente, perché doveva andare così”. Con queste parole ha aperto la serie degli interventi Riccardo Camarda, giovane vicentino che ha raccontato la sua ‘Profezia dell’adolescenza’. Riccardo, dopo aver studiato le teorie di psicologi, economisti ed antropologi, è arrivato ad essere un sostenitore dell’invenzione dell’adolescenza. “Noi adolescenti siamo schiavi”, sacrificati al progresso e al consumo. “In un mondo di solitudine dobbiamo etichettarci e andare contro corrente fa paura. Dobbiamo cambiare. È urgente ed un nostro dovere. E’ un cambiamento che ci costerà il coraggio di accendere la luce e vedere quello che abbiamo ignorato”. La sua profezia? “Molti ce la possono fare”.
Le emoji di Rachele
La riflessione di Rachele ha per protagoniste invece le le emoji “quelle faccine che che spadroneggiano nei nostri messaggi e che non possono mancare in un alfabeto del futuro, sono icone di cui non possiamo fare più a meno”. Le emoji, ricorda però Rachele, non ammettono diseguaglianze e appiattiscono le diversità. “L’omologazione è un processo che va arrestato”. In che modo? “Partendo proprio dalle emoji”. Rachele immagina una sorta di “Stele di rosetta 2.0 per interpretare le faccine in modo corretto” e immaginare un “avvenire basato sulla diversità e l’arricchimento”.
I colori di Benedetta
Benedetta viene da Jesi. “Mi affascina tutto ciò che appartiene al mondo della fotografia e della grafica. All’Auditorium della Conciliazione il suo intervento era intitolato ‘Percezione e marketing: come il colore influenza l’economia’. “Per me – ha detto – il colore è l’alfabeto del futuro”.
La storia di Morr
Se ad aprire la kermesse sono stati i suoni della Piccola Orchestra di Tor Pignattara (“Vogliamo continuare a raccontarci con la musica prima che con il colore della pelle”, ha detto uno dei componenti storici del gruppo), a chiudere è stata la storia di Morr, che sul palco ha emozionato tutti raccontando perché ‘Il futuro non può stare fermo’. Una vicenda che ruota attorno alla sua amicizia con Domenico, ribelle e un po’ scapestrato “un gran monello”, incontrato in Sicilia, in un centro di accoglienza. “Mi ha abbracciato e mi ha detto che ero diventato suo fratello perché gli ho fatto vedere la strada giusta. Quelle parole non avevano cambiato solo il futuro di Domenico, ma anche il mio. Non pensavo che sarei stato fratello maggiore di un italiano di 13 anni. Dobbiamo smettere di dare importanza al passato. Se ci diamo una mano siamo già nel futuro, un domani mai più fermo e sicuramente migliore”.