Un documento ampio, ricco e articolato, che affronta ogni aspetto della condizione giovanile. Che, soprattutto, ricorda e testimonia come i ragazzi di oggi, pur tra mille difficoltà, non siano soli ma abbiano in Gesù un maestro e un compagno di viaggio con cui condividere le loro inquietudini. E nella Chiesa una madre affettuosa che ogni volta aspetta il loro ritorno a casa.
Una casa dove vige la regola dell’ascolto. Se c’è infatti un verbo che più di ogni altro è risuonato nell’aula sinodale sin dal primo giorno di lavoro, è stato “ascoltare”. Che significa avvicinare l’altro, provare a capirlo, non lasciarlo mai solo. Aiutarlo a trovare la strada per diventare protagonista. E il testo finale ne è la plastica documentazione, perché ciascuno dei suoi 167 paragrafi è sempre orientato, per meglio dire “sta” dalla parte dei ragazzi. Un documento ampio, si diceva, che comprende un’introduzione, un proemio, tre parti e una conclusione, che indica ai giovani, a ciascuno di loro, la meta della santità. Vocazione di ogni uomo e di ogni donna. Tutti i punti sono stati approvati con la maggioranza qualificata dei 2/3 compresi i temi relativi alla sessualità e alla presenza delle donne nella Chiesa, quelli con il maggior numero di “non placet”.
Uno dei paragrafi più controversi del documento finale del Sinodo è il numero 39, le «domande dei giovani»: ha avuto 195 placet e 43 non placet dei padri sinodali. «Frequentemente – si legge – la morale sessuale è causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna. Di fronte ai cambiamenti sociali e dei modi di vivere l’affettività e la molteplicità delle prospettive etiche, i giovani si mostrano sensibili al valore dell’autenticità e della dedizione, ma sono spesso disorientati. Essi esprimono più particolarmente un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità».
«Riconoscere e reagire a tutti i tipi di abuso» è il titolo della sezione che raccoglie i paragrafi 29-31, sul tema degli abusi nella Chiesa. In essa si legge che «il Sinodo esprime gratitudine verso coloro che hanno il coraggio di denunciare il male subìto: aiutano la Chiesa a prendere coscienza di quanto avvenuto e della necessità di reagire con decisione». Tra i motivi che tengono oggi tanti giovani distanti dalla Chiesa, il paragrafo 53 ricorda «gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la sensibilità dei giovani; la scarsa cura nella preparazione dell’omelia e nella presentazione della Parola di Dio; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea».
La seconda parte è incentrata sul «mistero della vocazione» e «l’arte di discernere», la terza affronta in particolare la vita dei giovani nelle parrocchie. Forte è l’invito a «vivere in comunione con loro, crescendo insieme nella comprensione del Vangelo e nella ricerca delle forme autentiche per viverlo». Inevitabile la richiesta che le parrocchie sappiano accogliere meglio i giovani, perché «i giovani ci chiedono di camminare insieme». Dunque «porsi in ascolto» che è qualcosa di «più che sentire» la loro voce. «Potremmo procedere verso una Chiesa partecipativa e corresponsabile, capace di valorizzare la ricchezza della varietà di cui si compone» (paragrafo 123), quindi anche dei giovani, cominciando dalla fase della preparazione ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana.
L’invito è a «non vivere la fede come un insieme di nozioni e regole che appartengono a un ambito separato dalla loro esistenza» esorta il documento al punto 128. Occorre dunque «un ripensamento pastorale della parrocchia in una logica di corresponsabilità ecclesiale e di slancio missionario». Ecco perché gli «itinerari catechistici devono dimostrare l’intima connessione della fede con l’esperienza concreta di ogni giorno» (numero 133), con una catechesi che si rinnovi nei linguaggi e nelle metodologie. La stessa pastorale giovanile è chiamata a essere «in chiave vocazionale», superando «una certa frammentazione attualmente esistente al suo interno».
Cercando di affrontare anche alcuni ambiti concreti, ecco l’attenzione all’ambiente digitale che «rappresenta per la Chiesa una sfida su molteplici livelli»: esserci sì, ma con discernimento. Sul tema dei migranti vengono ribaditi i quattro verbi indicati dal Papa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. E mentre si chiede una maggior presenza e ruolo della donne nella Chiesa, si chiede anche di trovare «modalità più adeguate» per «cammini formativi rinnovati sulla visione cristiana della corporeità e della sessualità». «Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale, pur riaffermando la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna.
AVVENIRE Redazione Catholica sabato 27 ottobre 2018