Come Prometeo. Studiare è un atto di speranza

Presentazione di S.E. Mons. Gianni AMBROSIO
 
Sono lieto di presentare il lavoro di don Bortolo Uberti, circa l’impegno nello studio di tanti nostri giovani. Si tratta di uno scritto sotto forma di lettera indirizzata a un giovane universitario per esprimere la stima circa il suo lavoro, per confidare la fiducia nelle sue capacità e nel suo impegno, per condividere alcuni pensieri che possono stimolare e aiutare a interpretare questa stagione della sua esistenza.
L’obiettivo è quello di collocare il tempo dello studio, nella sua fecondità ma anche nelle sue sfide e aridità, dentro la vita intera e dentro gli orizzonti e le attese di questa società.
Così lo studio diventa il filo che tesse la trama delle dinamiche dell’intera esistenza e ricompone in unità gli ambiti della persona. La scoperta della propria identità e della propria vocazione, la rete delle relazioni e degli affetti, la struttura personale e la responsabilità, la vita spirituale e il rapporto con il mondo non sono alieni alla vita dello studente, non sono “altro”, ma tutto questo si immerge nelle pagine dei libri, nelle tensioni degli esami, nel progetto del futuro.
L’autore aiuta il lettore nella comprensione dell’attività dello studio attraverso alcune fondamentali domande: Che senso ha studiare? Come vivere la stagione dello studio? Non si tratta, infatti, di considerare un ambito accanto ad altri, un frammento della quotidianità tra i molti che riempiono la vita; gli anni dell’università non sono una parentesi nella visione unitaria e integrale della propria esistenza. Un giovane non può separare i propri legami e affetti, i propri progetti, la vita spirituale, dallo studio che riempie le sue giornate e plasma la sua personalità.
Lo studio, per un universitario, è più della somma delle ore trascorse nelle aule degli atenei o nell’esercizio dell’apprendimento.  È molto di più dello sforzo di assimilazione di nozioni e competenze, di esami sostenuti e titoli accademici raggiunti. Gli anni dell’università sono una stagione fondamentale per la formazione di un giovane, per la scoperta della sua vocazione e per porre il fondamento del futuro. Studiare è un atto di speranza; un atto di fiducia in sé e in un domani promettente, una responsabilità di sé e degli altri, una scommessa su un “dopo” possibile e praticabile. L’attività dello studio riguarda un giovane “capace” di stare dentro l’università e non soltanto di attraversarla, un giovane <> di vivere lo studio come una benedizione e un compimento che,  pertanto, non si ripiegherà su se stesso come Narciso e non affogherà dentro di sé ma saprà portare qualcosa di grande e prezioso agli altri, all’umanità. Come prometeo saprà lottare per conquistare un segreto e una risorsa da condividere con gli altri per il bene di tutti.
Questa lettera, scritta con uno stile vicino alle dinamiche comunicative dei giovani e capace di spaziare tra i diversi linguaggi della comunicazione, vuole aiutare a pensare personalmente e vuole contribuire a un confronto schietto: accompagna la verifica, stimola la sintesi, genera la discussione, perché gli anni dello studio non siano una parentesi o un rinviare l’ingresso nell’età adulta ma una grazia che plasma la persona e feconda il mondo.
Considero questa fatica di don Bortolo un contributo prezioso per il cammino nello studio di tanti giovani universitari. Auspico davvero che la lettura di questo bel testo possa contribuire alla comprensione del ruolo insostituibile dello studio, delle energie investire, della fatica e delle soddisfazioni, orientando questi aspetti in una buona opportunità per la propria vita a servizio di tutta l’umanità.