I dati del Rapporto «Una pluralità di gestori». Nel titolo del Rapporto c’è tutta la complessità, «una realtà estremamente varia e articolata» come sottolinea il direttore del Cssc, Cicatelli. Infatti vi sono gestori delle scuole cattoliche propriamente dette (cioè quelle appartenenti a Congregazioni, parrocchie o diocesi), e quelle di ispirazione cristiana, che a loro volta hanno una pluralità di tipologie: associazione, cooperativa, fondazione. Dalla fotografia scattata dal Cssc, due scuole dell’infanzia su tre (Fism) sono «cattoliche» secondo le norme canoniche: il 35,4% appartiene a Congregazioni, il 29% a parrocchie, per un totale del 64,6%. Il restante terzo si suddivide nel 17,5% con gestione affidata a una associazione, l’8% a cooperativa e il 7,4% a fondazione. Più alta la percentuale di scuole cattoliche, canonicamente dette, tra gli istituti della Fidae (elementari, medie e superiori): il 74,%. Il restante quarto si suddivide nel 14,9% di cooperative, il 7,5% di fondazioni e il 2% di associazioni. Per il mondo della formazione professionale il 56,8% sono centri di diretta emanazione di congregazioni, parrocchie o diocesi, mentre il 43,2% è distribuito tra le varie forme di impresa sociale.
Lo stato di salute delle paritarie Purtroppo non è buono. Lo dicono i freddi numeri del Rapporto: sensibile diminuzione degli iscritti nelle scuole dell’infanzia; quasi duemila alunni in meno nella scuola primaria; oltre il doppio (4.700) nella secondaria di primo grado; mentre nella secondaria il calo è più contenuto (1.800). «Cali – spiega Cicatelli – che si possono spiegare come effetto della crisi economica, che si ripercuote sulla capacità di spesa delle famiglie, costrette a tagliare sui consumi non indispensabili, e ne risente ovviamente la loro libertà di scelta educativa».
I numeri delle paritarie Secondo i dati relativi all’anno 2012/2013, escluse le scuole di Aosta, Bolzano e Trento, le paritarie censite sono quasi 14mila. Due terzi di esse sono cattoliche o di ispirazione cristiana (65,4%) mentre il restante 34,6% è di altro gestore.