Speranza. Unità. Concretezza. Progetto. Domenica 15 settembre i 1300 delegati alla 47ª Settimana Sociale hanno “preso la partenza” da Torino portando con sé queste parole chiave, frutto del lavoro delle otto assemblee tematiche, nelle quali si è dato un nome ai problemi e alle possibili soluzioni alla luce del progetto famiglia.
“La società ha bisogno di amore, ne ha bisogno anche per uscire dalle sue crisi” ha evidenziato nelle conclusioni Mons. Miglio; “Avanti su questa strada!” ha esortato il Papa nella preghiera dell’Angelus, rallegrandosi per “il grande l’impegno che c’è nella Chiesa in Italia con le famiglie e per le famiglie e che è un forte stimolo anche per le istituzioni e per tutto il Paese”.
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Tra i colori degli stand
Si vive anche in piazza la Settimana Sociale. Nei quattro giorni di lavori piazza Castello, a Torino, ospita gli stand che presentano alla città e ai delegati diverse realtà legate alla Chiesa italiana: le attività e i prodotti di cooperative e associazioni legate al Progetto Policoro, l’impegno contro le mafie di Libera, la “battaglia” europea di “Uno di noi”, le iniziative del Forum delle associazioni familiari, solo per citarne alcuni. Poi ci sono stand dell’arcidiocesi di Torino, il Servizio promozione sostegno economico alla Chiesa cattolica e, al palazzo della Regione, i media cattolici (Avvenire, Tv2000, Radio InBlu, Agenzia Sir), l’Azione cattolica, la Gioc e le case editrici (Ave, Paoline, Città Nuova, Effatà, Elledici).
I milletrecento delegati, nelle pause tra una sessione e l’altra, passeggiano, chiedono informazioni, comprano libri e prodotti alimentari. Ma anche tanti torinesi passano dalla piazza e mostrano interesse per l’iniziativa.
“Torino è una città d’immigrazione e tanti, con origini meridionali, qua ritrovano sapori della loro terra”, spiega Maria Pia Adore, davanti a uno stand di cooperative del Progetto Policoro che vende prodotti calabresi: dalla ‘nduja alla composta di peperoncino, dai pomodori secchi alle nocciole.
“La gente è curiosa e interessata: sono in molti quelli che si fermano, dal quindicenne ai delegati. Chi si ferma, spesso, sa cosa è e cosa fa Libera”, dice Mirella Meinardi, del presidio Libera di Avigliana, in Val di Susa. “Oltre a comprare i prodotti – precisa – ci chiedono informazioni, anche sulla possibilità di fare esperienze di volontariato. Qualcuno si è pure tesserato”.
Rispondono invece alla sfida educativa in modo originale e ‘appetibile’ i ragazzi dell’associazione Cre-Activity, nata come gesto del Progetto Policoro nell’arcidiocesi di Lecce. Propongono un percorso gastro-culturale per affrontare argomenti cruciali come gli stili di vita, la disoccupazione, l’educazione e la politica. “Una volta al mese, per 5 volte, ci incontriamo in un comune diverso e in un locale diverso: i ragazzi, per lo più studenti delle scuole superiori, si ritrovano in un pub, in una pizzeria o in un ristorante per mangiare e per approfondire il tema della serata”, racconta Emanuele Perlangeli, animatore di comunità del Progetto Policoro. “Dopo la proiezione di un video, un esperto – continua – offre qualche spunto di riflessione. I ragazzi scrivono le loro domande, risposte e provocazioni su foglietti, in forma anonima, e così si crea un dibattito coinvolgente”.
In un altro stand una bici collegata a una valigetta contenente una piccola apparecchiatura consente di depurare l’acqua dai sali minerali e soprattutto dalle impurità. “Si tratta di un sistema semplicissimo che utilizziamo in Bangladesh e nell’India del nord dove le falde acquifere sono contaminate dall’arsenico” spiega Salvatore Merola che fa parte del gruppo Re.Te (Restituzione Tecnologica) promosso dal Sermig di Torino. Poco più in là, alcune casse di plastica riempite di sassi su cui fanno bella mostra, rigogliose, delle verdure. “Grazie ad una soluzione di sali minerali sciolta nell’acqua e ad alcuni strumenti – sottolinea – riusciamo a mantenere l’umidità e a rendere produttivi terreni non fertili. In alcuni villaggi ormai si riesce a produrre frutta e verdura in contenitori di plastica o in contenitori colmi di fibre di cocco”.
Viene infine da Imola Emilio Masi, che con depliant e t-shirt presenta “Officina immaginata”, associazione di promozione sociale nata da un gruppo di educatori nel gennaio 2013, anch’essa grazie a Policoro, con lo scopo di “animare il tempo estivo dei ragazzi delle superiori”. “I temi che proponiamo sono quelli dell’educazione al volontariato, alla legalità, alla cittadinanza, a ‘stili di vita sostenibili e solidali’”, spiega Masi, raccontando che i soci fondatori dell’associazione derivano da diverse esperienze ecclesiali. La loro prima esperienza insieme è stata nell’estate 2012, con “campi di servizio ed educazione alla cittadinanza per ragazzi tra i 14 e i 19 anni”, realizzati con il sostegno della diocesi. Dopo quest’esperienza, il passo successivo è stato dar vita all’associazione, “con lo scopo di diventare un’impresa sociale”. E, tra i prossimi impegni, dal 23 settembre “Officina immaginata” animerà un “oratorio cittadino per adolescenti” nella periferia del capoluogo romagnolo.
Per una politica della famiglia
L”intervento del prof. Stefano Zamagni
“Altro che luogo di affetti e basta”, la famiglia è “il massimo generatore di capitale umano, capitale sociale, capitale relazionale”. A ribaltare una concezione diffusa che vede “la famiglia solamente come una delle voci di spesa del bilancio pubblico e non anche come risorsa strategica per lo sviluppo umano integrale” è stato Stefano Zamagni, ordinario di economia politica all’Università di Bologna, che venerdì 13 è intervenuto ai lavori della 47ª Settimana Sociale dei cattolici italiani. Secondo Zamagni, “si continua a considerare la famiglia variabile dipendente che, in quanto tale, deve adeguarsi a quanto viene deciso per gli altri attori sociali”. E soprattutto, ha aggiunto, “non riesce ad essere accettata l’idea che la famiglia, prima ancora di essere soggetto di consumo, è soggetto di produzione”.
Mentre “è ormai ampiamente diffusa la consapevolezza del ruolo decisivo che la famiglia svolge come soggetto sociale e come produttore di importanti esternalità positive che vanno a beneficio dell’intera società”, ha denunciato il docente, “non procede con eguale consapevolezza la messa in cantiere di provvedimenti e di misure volti ad una politica della famiglia in sostituzione delle inadeguate politiche per la famiglia”. Nella società odierna, infatti, si continua “ad avanzare con politiche settoriali per età (bambini, giovani, anziani non autosufficienti, etc.), anziché passare a politiche del corso di vita aventi per fine un sistemaintegrato per la promozione del benessere familiare”. A partire da “una armonizzazione responsabile” tra famiglia e lavoro, utile a “superare la diffusa femminilizzazione della questione conciliativa a favore di un approccio reciprocitario tra famiglia e lavoro” e a “provocare un ripensamento radicale circa il modo in cui avviene l’organizzazione del lavoro nell’impresa di oggi”.
“La famiglia mai può dimenticare che la sua missione è anche quella di rendere lo Stato più civitas e meno polis”, ha ricordato Zamagni sottolineando che “poiché è la civitas che genera la civilitas, si può comprendere perché, oggi più che mai, c’è disperato bisogno della famiglia”. Che però, ha concluso, “deve sforzarsi di più di coltivare quella che l’antropologo indiano Arijun Appadurai ha chiamato la capacità di aspirare, cioè la capacità che chiama in causa la partecipazione delle persone alla costruzione delle rappresentazioni sociali e simboliche che danno forma al futuro, ai progetti di vita”.
“La famiglia mai può dimenticare che la sua missione è anche quella di rendere lo Stato più civitas e meno polis”, ha ricordato Zamagni sottolineando che “poiché è la civitas che genera la civilitas, si può comprendere perché, oggi più che mai, c’è disperato bisogno della famiglia”. Che però, ha concluso, “deve sforzarsi di più di coltivare quella che l’antropologo indiano Arijun Appadurai ha chiamato la capacità di aspirare, cioè la capacità che chiama in causa la partecipazione delle persone alla costruzione delle rappresentazioni sociali e simboliche che danno forma al futuro, ai progetti di vita”.
I giovani,
un bene raro
La relazione del prof. Gian Carlo Blangiardo
Entro il 2031 il numero di persone sole arriverà a superare gli 8,2 milioni di famiglie (un milione in più rispetto ad oggi), le coppie senza figli aumenteranno fino a 6,4 milioni, le coppie con figli, dopo un decennio di leggero incremento imboccheranno il sentiero della decrescita che le porterà, nell’arco dei 10 anni successivi, ad una perdita di circa 400 mila unità. Anche il numero dei nuclei monogenitore tenderà ad aumentare, raggiungendo circa 2,5 milioni di unità.
È la fotografia scattata da Gian Carlo Blangiardo, ordinario di scienze statistiche all’Università di Milano-Bicocca, che venerdì 13 è intervenuto alla 47° Settimana Sociale dei cattolici italiani. I numeri e i grafici presentati ai convegnisti che si sono ritrovati a Torino per riflettere sulla famiglia delineano uno scenario complesso e ne mostrano un orizzonte non troppo roseo per il futuro.
Nonostante l’importante contributo dell’immigrazione straniera, “la più grande sfida della popolazione italiana nei prossimi decenni sarà l’accentuarsi dell’invecchiamento demografico”. Un fenomeno, ha spiegato Blangiardo, “che si è già fortemente accresciuto nel recente passato e troverà nel futuro una formidabile spinta non solo per via dell’ulteriore prevedibile calo delle nascite (effetto fecondità) e della conquista di una vita più lunga (effetto di sopravvivenza), ma anche a seguito dell’ingresso tra gli anziani dei prossimi decenni di generazioni particolarmente numerose formatesi nel periodo che va dal termine della seconda guerra mondiale sino alla fine degli anni ’60 (effetto strutturale)”. Tale fenomeno, ha aggiunto il docente, non è “affatto neutrale sul piano della spesa pubblica”. Esso infatti “avrà problematiche ricadute sul sistema di welfare dei prossimi decenni, in quanto sembra verosimile ipotizzare che questa nuova categoria di anziani potrà avere grosse difficoltà sul fronte pensionistico”.
“In una società dove i giovani tendono sempre più ed essere un bene raro”, ha sottolineato Blangiardo, si aggiunge la “fuga dei (giovani) cervelli”. “L’Italia è ormai diventata a tutti gli effetti un paese di immigrazione. Tuttavia – ha concluso – mentre migliaia di persone si spostano verso il suo territorio, un importante flusso di italiani, per lo più giovani, percorre il cammino inverso, cercando altrove quel lavoro e quella valorizzazione che il Paese sempre più difficilmente è in grado di offrire”.
“Demografia, scommessa sulla vita”
L’intervento del Presidente Enrico Letta
“Solo se c’è fiducia, questo Paese si salverà”. Ne è convinto Enrico Letta, presidente del Consiglio, per il quale è fondamentale “creare fiducia, perché senza fiducia le famiglie non fanno figli”. E la fiducia, ha spiegato, “viene soltanto da scelte, da politiche di welfare, dalla lotta alla disoccupazione giovanile, per ridare futuro ai giovani”.
È stato più che un saluto quello che il Premier ha rivolto ai partecipanti alla 47° Settimana Sociale dei cattolici italiani in corso a Torino. Letta ha parlato a braccio, strappando diversi applausi all’attentissima platea. “Volevo ringraziarvi per lo sforzo fatto nelle diocesi per aiutare, in un momento drammatico, le famiglie in difficoltà”, ha detto sottolineando che “l’impatto della crisi nel nostro Paese è stato meno invasivo e intrusivo rispetto a quanto accaduto in altri Paesi europei, pur in presenza in Italia di una crisi più pesante che in altri Paesi”.
“La famiglia – ha osservato – esce dalla crisi pesantemente affaticata, proprio perché ha svolto un ruolo pesantemente superiore alle sue forze ed ha svolto un servizio per tutta la società italiana”. “Finora abbiamo seguito una logica consolatoria, ora dobbiamo seguire una logica di altro tipo”, ha affermato Letto per il quale occorre “lavorare perché speranza e futuro si declinino in un Paese che riprenda una dinamica demografica diversa”. “Una società in cui la demografia ci dice che soltanto con il sostegno delle famiglie immigrate ed extracomunitarie teniamo il livello minimo di sopravvivenza – ha rilevato – ci deve dire che c’è un campanello di allarme sul futuro a cui dobbiamo dare delle risposte”.
“Quando mi chiedono qual è la caratteristica più problematica per il futuro del nostro Paese – ha confidato – io rispondo che una è quella che racconta un’Italia in difficoltà: da più di un decennio siamo una società sterile, che non fa figli, e che sulla demografia sta perdendo la scommessa sulla vita”. Nel suo intervento, il Premier ha fatto il punto sugli interventi compiuti dal Governo in questi primi mesi evidenziando che “il welfare è uno dei grandi temi che vogliamo mantenere e sviluppare” e che servono altri passi per alleggerire pesi che “oggi sono squilibrati”. Tra le questioni più urgenti quella della casa, “a partire da quelli che hanno più bisogno”, con agevolazioni per mutui o affitti, a chi ad esempio “aveva un lavoro e ora l’ha perso”, e per le giovani coppie.