“Biblioteche ecclesiastiche e internet per una nuova evangelizzazione” è il tema del convegno di studi che si è aperto ieri, 11 giugno, a Roma presso Casa La Salle in via Aurelia (fino al 13 giugno), in occasione del 35° anniversario di fondazione dell’Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani (Abei).
Il patrimonio di testi, libri, incunaboli, manoscritti, raccolti nelle oltre 5.000 biblioteche cattoliche in Italia è enorme. Nel sito www.abei.itl’associazione propone un elenco in continua evoluzione e aggiornamento nel quale compaiono biblioteche parrocchiali, diocesane, di associazioni, ordini, congregazioni, movimenti, centri culturali ecc., con l’indicazione del numero dei volumi presenti, i dati generali, l’accesso e così via.
L’Abei sta anche conducendo un censimento della storia e consistenza dei periodici di istituti religiosi che ha già permesso di censire oltre 6mila titoli, anche questo dato in continua evoluzione. L’associazione propone nel corso dell’anno varie iniziative culturali e formative, tra cui corsi di formazione per bibliotecari, la redazione di strumenti di lavoro (l’Annuario delle biblioteche ecclesiastiche italiane, liste di autorità in campo religioso riguardante le realtà della Chiesa cattolica quali Bibbia, Papi, Curia Romana, ordini religiosi…), il “Bollettino d’informazione” che pubblica notizie sulle attività e sulla storia delle biblioteche ecclesiastiche e si pone come strumento di collegamento nel mondo bibliotecario, in particolare condividendo liste di volumi e riviste per facilitare gli scambi tra i vari aderenti.
Per cogliere il significato del convegno su biblioteche e rete internet, il Sir ha posto alcune domande al presidente dell’Abei, monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale.
Mons. Pennisi, che potenziale vede nelle biblioteche ecclesiastiche dal punto di vista culturale e pastorale?
“Certamente il potenziale delle nostre biblioteche è enorme, sia per la cultura, sia per l’evangelizzazione. Oltre che per la disponibilità in sé di preziosi e rarissimi volumi, ad esempio con la presentazione di mostre che possono incuriosire soprattutto i giovani a rapportarsi al libro. E poi oggi anche attraverso la Rete, cui abbiamo deciso di dedicare questo convegno. Il fatto che ormai molte biblioteche sono in Rete, e che mettono a disposizione sia il catalogo come anche dei libri in versione informatica, può rappresentare una strada per l’accesso a questi libri fino a poco fa non percorribile se non da pochissime persone, in genere studiosi e cultori della materia. Senza contare che molti fedeli laici cristiani, grazie al potenziamento e arricchimento delle biblioteche ecclesiastiche, possono approfondire la propria fede ponendosi in dialogo con la cultura contemporanea. E questo, sia approfondendo la Sacra Scrittura e le più recenti elaborazioni della teologia, sia tramite occasioni in cui sviluppare nuove forme di dialogo con la cultura contemporanea”.
Qual è il livello di utilizzo delle biblioteche ecclesiastiche attualmente? Per lo più vi accedono religiosi, studiosi e specialisti o anche persone comuni?
“Ci sono alcune biblioteche specializzate, come quelle delle Facoltà ecclesiastiche, che in genere sono frequentate soprattutto dagli studenti delle stesse Facoltà come anche da studenti delle Università civili che compiono studi o approfondimenti di tipo religioso. Invece per quanto riguarda le biblioteche parrocchiali, che hanno caratteristiche più ‘popolari’, e anche alcune biblioteche diocesane, esse svolgono un servizio utilissimo per un pubblico molto più vasto. Per esempio posso citare quella di Trapani che è diocesana e che ha un reparto per i ragazzi. Molti vanno in biblioteca a fare le proprie ricerche. Così il fatto che la biblioteca diocesana o parrocchiale metta a disposizione non solo dei libri ma anche materiale che sia utile per queste ricerche serve per allargare a un pubblico molto più vasto la consultazione dei libri religiosi che vi sono conservati”.
Internet alla lunga danneggerà le biblioteche oppure ne potenzierà l’uso?
“La Rete, come ogni strumento, è ‘ambiguo’. Può essere usata bene, oppure male. Io sono ottimista, penso che potrà potenziare l’uso dei libri, anche se obiettivamente c’è il rischio che alcune persone pensino che con la Rete non ci sia più bisogno di consultare i libri, allontanandosi da essi. Invece, guardando alla Rete da un’altra prospettiva, un suo corretto impiego potrebbe e dovrebbe stimolare la conservazione informatica degli stessi volumi facilitandone quindi l’utilizzo allargato a un’utenza più vasta”.
SIR dell’11/06/2013