Il libro? “Un commento alla vita pubblica, capace di porre sul tavolo dell’agenda pubblica i temi fondamentali”, anche quando “non sono argomento che faccia guadagnare voti”, dalla “crisi demografica” alla “persecuzione dei cristiani in tante parti del mondo”. Un libro scritto con uno “stile che corre”, dove “l’esperienza vissuta è la parte forte”.
Nel suo intervento – in occasione della presentazione del libro La porta stretta del Card. Angelo Bagnasco, avvenuta giovedì 24 gennaio a Roma (Auditorium, Via delle Conciliazione, 4) – il Prof. Weiler ha evidenziato come il valore del testo si riconduca, innanzitutto, al suo essere “una voce chiara sui problemi cruciali che attraversano il Paese”, affrontati con la lucidità dell’uomo di ragione, che si fa ascoltare con la forza dell’argomentazione. Nelle sue pagine – ha spiegato il docente americano – “si riconosce il cuore della Chiesa, vicina alla gente travagliata dalla crisi economica” e, insieme, attenta a interpretare quest’ultima come “una crisi più profonda”, che tocca l’umano. Ancora: da credente ebreo, Weiler ha valorizzato come il Cardinale, nel suo rivolgersi ai fedeli, richiami la categoria della santità, misura che va ben oltre il “fare bene” dell’etica, pur indispensabile.
“Passare per la porta stretta” significa “proporre una parola autorevole anche su questioni che attengono all’ordine sociale e politico, quando sono in gioco i valori fondanti della convivenza civile e la stessa fedeltà al Vangelo spinga a non rimanere muti”. Lo ha detto il card. Tarcisio Bertone, parafrasando il titolo del volume. La Chiesa – ha aggiunto – “non rinuncia a prendere posizione per quanti si impegnano concretamente in vista dei veri interessi della comunità e dell’essere umano, nell’integralità dei suoi diritti e dei suoi doveri, personali, familiari e sociali”.
“Tra il portone spalancato della distrazione e della latitanza, volto a raccogliere il plauso di chi si attende dai Pastori della Chiesa poco più di una rituale benedizione che anestetizzi le coscienze, e la porta dell’ingerenza miope – ha concluso il Segretario di Stato – c’è la porta stretta di una responsabile presenza nella società e nella cultura italiana, che intende solo servire la verità e promuovere la collaborazione in uno spirito di ordinata concordia, che, nella fedeltà al Vangelo, si offre a tutti quale stimolo e proposta alta, quale terreno fertile di confronto e di dialogo rispettoso, senza sconti facili e senza zone franche dal giudizio e dal discernimento”.
Il volume del card. Bagnasco, per il Card. Bertone, “ben documenta questa benefica presenza e questo approccio forte, pacato e determinato, in vista del bene comune”.
“Grazie per la critica costruttiva che attraversa le Sue analisi, che, anche quando denunciano lacune e ritardi, mai indulgono in giudizi o in previsioni catastrofiche – ha sottolineato Mons. Crociata nel suo saluto introduttivo –; grazie perché ci richiama costantemente alle responsabilità che abbiamo rispetto a questo tempo e a questa società, provocandoci a un sano recupero della nostra grande tradizione religiosa, in un contesto di dialogo con l’uomo contemporaneo; grazie, infine e soprattutto, perché non si stanca di ricordarci e di testimoniarci il primato di Dio e dell’incontro con Gesù Cristo, chiave della vita di fede come della missione della Chiesa”.
Il Segretario Generale della CEI si è rivolto al Card. Bagnasco evidenziando che “nella cultura dalle mille possibilità indifferenziate, la voce della Chiesa in Italia, che si esprime attraverso la Sua voce e la Sua persona, ricongiunge al respiro di quella Verità che rende liberi”.
Nel suo ringraziamento, il card. Bagnasco ha spiegato perché la “porta stretta” della fede “ci è necessaria”. “Essa – ha detto – è sempre aperta e attende di essere attraversata da noi e da quanti con noi scoprono che solo in Gesù Cristo vi è la certezza per guardare il futuro e la garanzia di un amore autentico e duraturo”, come scrive il Papa in “Porta fidei”.
“Dobbiamo tornare ad avere uno sguardo ampio sulla realtà – ha concluso – che si lasci ispirare dalla ragione certamente, ma da una ragione ‘allargata’, cioè anche da altre istanze che contribuiscono allo sviluppo integrale della persona umana. È quanto la Chiesa intende fare con la sua presenza che non è motivata da secondi fini”.