La visione cristiana del lavoro

Una “nuova cultura del lavoro” secondo la “visione cristiana”, quindi non solo in “chiave economicistica”.

É quella auspicata da mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali, in occasione del confronto con il ministro del lavoro Elsa Fornero sul tema “La profezia del lavoro. Occupazione e sviluppo nel pensiero di Benedetto XVI” che si è tenuto ieri sera all’Auditorium Augustinianum di Roma.

Un “umanesimo aperto all’assoluto”. “Benedetto XVI é un Papa teologo, ma il suo magistero teologico offre e produce risvolti sociali profondi”, ha detto mons. Miglio, “soprattutto se pensiamo alla teologia della carità. Non c’é carità senza verità – ha proseguito – per questo l’enciclica Caritas in Veritate é una voce forte, che indica la via della speranza e invita a non avere paura di crescere, superando la prospettiva etico-culturale di impostazione individualistica”. Quello che serve é “un umanesimo aperto all’assoluto”, che dia la “possibilità di non rassegnarsi mai” e di “trovare nuove energie per ricercare la giustizia, senza ricorrere a slogan”. Il monito della Caritas in Veritate a proposito delle “condizioni di grande povertà oggi risuona più severo”, e “ancora più attuale – ha sottolineato -, “è il richiamo a superare una visione riduttiva della carità”. Che non può essere “estromessa dal tessuto etico” ma deve venire valorizzata nella sua componente di verità, senza la quale “scivola nel sentimentalismo” e “diventa preda delle opinioni contingenti dei soggetti”, fino a rischiare di mutarsi in “parola distorta”. La verità, come “un’ossatura”, libera la carità “dall’immobilismo che la priva di contenuti”, ha evidenziato mons. Miglio, che nel corso del suo intervento ha spesso attinto alle parole affidate dal Papa alle encicliche, veicoli di messaggi che, ha sottolineato, “non scavalcano la ragione, ma la aiutano a trovare soluzioni”.

Fiducia, solidarietà, gratuità. Quanto alla “nuova cultura del lavoro”, potrà instaurarsi “se riconosciamo l’importanza, per il mercato, di parole tradizionalmente non appartenenti al lessico economico: fiducia, solidarietà, principio di gratuità” e se “coltiviamo la relazione tra lavoro e festa”. Il lavoro, ha detto, “non é solo salario, ma realizzazione. La festa non é solo riposo ma gioia. E aiuta a comprendere la dimensione antropologica del lavoro”. Un’esigenza, quella del lavoro, che “deve diventare intreccio virtuoso con la famiglia” nella conciliazione dei tempi, seguendo “esempi che in Europa non mancano”. Il percorso culturale da intraprendere é “non semplice e mai compiuto”, pertanto si rende necessario “abbattere il lavoro sommerso, elaborare politiche per il sostegno famigliare, ridistribuire la pressione fiscale e sostenere la crescita delle imprese”: impegni che saranno al centro della prossima Settimana sociale, nel 2013 a Torino. Mons. Miglio si é infine soffermato sulla relazione tra lavoro e preghiera, sottolineando “la consapevolezza cristiana” secondo la quale “lo sviluppo non viene prodotto ma donato”.

Al centro la persona, non “il posto”. “Dalla Rerum novarum alla Populorum progressio, – ha detto il ministro Elsa Fornero – la dottrina sociale della Chiesa propone l’adattamento e l’accoglimento del principio di sussidiarietà” in maniera “molto più flessibile” di quanto facciano le “dottrine laiche” dell’economia di mercato, ossia la visione liberale e quella socialista. L’enciclica Caritas in Veritate é “profetica” per “la concezione del lavoro espressa da Benedetto XVI, come attività umana prima che professionale”: visione che, secondo il ministro, “é coerente con la nuova cultura del lavoro”, che richiede “rapporti personali” e “capacità di non fossilizzarsi”. L’impegno sul mercato del lavoro si muove, ha proseguito, verso la direzione “dell’inclusione e della dinamicità” affinché giovani e donne non rimangano tagliati fuori e si possano “ridurre i tempi della transizione dalla scuola al lavoro”. Al centro di questo mercato non c’é “il posto”, ma “la persona, col suo sapere e il suo capitale umano”: per questo, ha spiegato, “le dinamiche adottate per salvaguardare la crescita” sono “coerenti con le parole e il pensiero di Benedetto XVI”. I temi delle encicliche “hanno lasciato la loro impronta nella riforma approvata in Parlamento” e, ha concluso la Fornero, “se instradiamo questo Paese verso gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, avremo svolto bene il nostro lavoro”.

da: SIR di mercoledì 25 luglio 2012

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ROMA, mercoledì, 25 luglio 2012 (ZENIT.org) –

La profezia del lavoro: occupazione e sviluppo nel pensiero di Benedetto XVI

questo il titolo dell’incontro organizzato ieri presso l’Auditorium dell’Augustinianum di Roma, da Eventi Elea, con l’intervento del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, e dell’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani.

A Zenit il vescovo di Cagliari ha indicato due punti importanti riguardo all’incontro: “Primo, che si sia trovato il tempo da parte del ministro, ma anche dei partecipanti di fermarsi a riflettere sul tema del lavoro, in un discorso generale di fondo, un segnale culturale e sociale. Secondo, ci siamo trovati insieme anche con delle convergenze che conoscevamo prima e che esprimono di più la volontà di cercare insieme, lavorare insieme e parlarci schiettamente. E la volontà di collaborare da parte della Chiesa italiana sempre c’è stata”.

Sulle difficoltà di coniugare i principi dell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate con una politica economica concreta, il presule ha aggiunto: “I principi vanno declinati nelle situazioni concrete, che a volte sono provvisorie, poiché si evolvono”. L’arcivescovo ha considerato positivo il principio sottolineato dalla Fornero, ovvero che “va difesa la centralità della persona umana”.

Nella sua presentazione mons. Miglio ha rivolto un pensiero ai giovani: “A chi è in difficoltà va data la risposta della solidarietà, la società civile deve stringersi intorno ai giovani”. E ha esortato: “Tutta la comunità si faccia carico di questi problemi, ognuno con le sue competenze”.

Il ministro del Lavoro ha centrato il suo discorso sul fatto che nel mondo globalizzato attuale le situazioni lavorative non sono quasi mai immobili come nel passato, così come non esiste più le possibilità di fare carriera all’interno di una stessa azienda.

Questo conduce, ha aggiunto la Fornero, a una nuova cultura del lavoro “che metta al centro la persona, la sua professionalità, e non un posto fisso specifico e unico che, purtroppo, di questi tempi, è diventata merce assai rara”.

La concezione del lavoro di Benedetto XVI, ha osservato il ministro “vede l’attività umana prima che professionale”, quindi “bisogna mettere al centro del mercato del lavoro non il posto, ma la persona, il suo capitale umano e il suo sapere”.

“È l’occupabilità che va valorizzata – ha detto – e non l’attaccamento, a volte esasperato, tra quel lavoratore e il suo posto di lavoro”. Perché esiste un mercato del lavoro che è vero, e deve essere ‘”dinamico e inclusivo, che non lasci ai margini donne e giovani”.

Il ministro ha spiegato come la dinamicità del lavoro è la possibilità di iniziare a lavorare non appena si finiscono gli studi, e non dopo mesi o anni come succede adesso. Ma anche la necessità di riabilitare mestieri che i giovani di oggi considerano svilenti.