Il VII Incontro mondiale delle famiglie, all’apertura dei lavori al Centro congressi MiCo a Fieramilanocity “ha riportato all’attenzione di tutta la società la famiglia normocostituita, cosa che mi sembra un bene“: lo ha detto l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, durante la conferenza stampa di apertura.
“Il Papa concederà indulgenza plenaria a chi parteciperà al VII Incontro mondiale delle famiglie”: lo ha annunciato il cardinale Ennio Antonelli durante la conferenza stampa di apertura dell’evento. L’indulgenza, ha spiegato Antonelli, “è una grazia da parte di Dio concessa per mediazione della Chiesa”
All’interno del VII Incontro mondiale delle famiglie, un percorso specifico di riflessione sarà offerto dal Congresso internazionale teologico-pastorale. Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e presidente del Comitato scientifico del Congresso, lo ha presentato come un appuntamento che “dipanerà il filo rosso del tema nella tensione tra famiglia e società”. L’esperienza familiare – ha affermato il vescovo – sperimenta la sua fragilità ed è particolarmente vulnerabile di fronte ai processi sociali”. Per questo, le tre giornate del VII Incontro mondiale delle famiglie “partono dalla vita quotidiana per aprirla al mondo, insistendo sulla famiglia come luogo di apertura alla società e sulla società come spazio che deve considerare la famiglia come motore propulsivo”.
Aprendo il lavori del Congresso internazionale teologico pastorale il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, e il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, hanno dedicato un pensiero e una preghiera alle vittime del terremoto dell’Emilia Romagna.
“Pregheremo per le vittime del terremoto – ha affermato il card. Scola – e troveremo forme di concreta solidarietà nei loro confronti”.
Gli ha fatto eco il card. Antonelli: “Siamo una grande assemblea, riunita in un clima di fraternità e di gioia, ma aleggia su di noi una nube di mestizia, per il disastroso terremoto che non molto lontano da qui ha colpito la popolazione dell’Emilia Romagna. Ai morti, ai feriti, alle famiglie che hanno perduto la casa e ai lavoratori che hanno perduto il lavoro va il nostro commosso pensiero, insieme alla nostra solidarietà, avvalorata dalla preghiera”.
30/05
Il tema che mi è stato assegnato ha due poli estremi: la creazione e la salvezza. Il mio intervento è una sorta di piccolo disegno, un bozzetto all’interno del quale tanti altri relatori aggiungeranno molti elementi. Per questo ho pensato di usare un simbolo fondamentale, che disegnerò e cercherò di colorare, non col pennello ma con le parole e, prima di tutto, con le parole della Scrittura: la casa”. Così il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontifico Consiglio della cultura, ha iniziato l’intervento su “La famiglia: tra opera della creazione e festa della salvezza” con cui si è aperto il Congresso internazionale teologico pastorale inserito all’interno del VII Incontro mondiale delle famiglie (Milano, 30 maggio – 3 giugno).
La casa, ha spiegato il cardinale, “non è soltanto l’edificio di mattoni, di pietra e di cemento o la capanna o la tenda in cui si dimora, ma è anche chi vi abita, è il ‘casato’ fatto di persone vive e di generazioni. Anzi, talora la ‘casa’ per eccellenza è persino il tempio, residenza terrestre di Dio”. Il simbolo della casa rende possibile la declinazione tematica di altri concetti, a partire dalle fondamenta, ovvero la base da cui sorge la famiglia, la coppia uomo-donna.
Nelle parole del card. Ravasi, la casa ha pareti di pietre vive, rappresentate dai figli. Sulle pareti di pietre vive della casa familiare “sono incise due epigrafi che delineano l’impegno vitale morale dei suoi abitanti.
Sono i due comandamenti capitali della famiglia. Da un lato, il precetto nuziale della fedeltà: ‘Non commetterai adulterio’. Dall’altro lato, il comandamento sociale: ‘Onora tuo padre e tua madre’, dove la figura paterno-materna incarna tutta la complessa rete delle relazioni sociali, essendo appunto la famiglia la cellula germinale del tessuto comunitario”.
Dentro la “casa” che rappresenta la famiglia, ci sono tre stanze: del “dolore”, del “lavoro” e della “festa”. Questi tre ambiti rappresentano la concretezza delle relazioni familiari, delle fatiche del lavoro, della gioia della festa: “L’uomo e la donna, quando celebrano la liturgia festiva, entrano nel tempio/tempo eterno divino”. In quest’ultima stanza – ricorda il card. Ravasi – si presenta Dio per “asciugare ogni lacrima dagli occhi e far scomparire quei cittadini oscuri che ci sono in tutte le città e villaggi del mondo, che non vorremmo: morte, lutto, lamento e affanno. Nella festa piena della salvezza, non ci saranno più”. Guardando dalla finestra di questa casa, ha concluso, “possiamo vedere e apprezzare il dono della tenerezza”.