Si è riunito venerdì 4 maggio a Roma, presso la sede CEI di via Aurelia 468, il Comitato tecnico scientifico del Centro Studi Scuola Cattolica.
Tra i temi all’ordine del giorno la valutazione del convegno nazionale di febbraio, la programmazione della Quinta Giornata Pedagogica (20 ottobre 2012), l’avvio della ricerca sui gestori di scuola cattolica (XV Rapporto 2013), la valutazione del monitoraggio della qualità, il rinnovo della convenzione con il Ministero per l’acquisizione dei dati sulle scuole cattoliche, ed infine la nota pastorale della Commissione episcopale sulla scuola cattolica nelle Chiese locali.
Don Maurizio Viviani, direttore dell’Ufficio Nazionale per la l’educazione, la scuola e l’università, ha invitato a riflettere a partire dalla recente Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella quale tra l’altro si dice: “L’Anno della fede potrà essere un’occasione per prestare un’attenzione maggiore alle Scuole cattoliche, luoghi adeguati per offrire agli alunni una testimonianza viva del Signore e per coltivare la loro fede”.
Inoltre la nota parla di:
“coltivare la fede” nella Scuola cattolica che, proprio perché “scuola” e “cattolica”, «ha il compito di sviluppare una proposta pedagogica e culturale di qualità, radicata nei valori educativi ispirati al Vangelo»[1]. Tale nobile compito passa innanzitutto attraverso una proposta culturale, pedagogica di alto profilo, insieme ad una proposta esplicita di coltivazione della fede.
Il “coltivare la fede” si declina in forme diverse: si va dalle più esplicite e visibili, a quelle più nascoste e talvolta non immediatamente riconoscibili. E passa soprattutto attraverso la professionalità, l’abilità pedagogica e didattica, la testimonianza, la sapiente guida di Dirigenti, insegnanti e personale A.T.A. (in riferimento al Progetto educativo di ciascuna scuola in cui vengono documentate sia le finalità educative, sia l’ispirazione cristiana e cattolica). Le modalità non sono poche, e l’arcipelago delle esperienze presenti nelle scuole cattoliche in Italia ne lascia trasparire la ricchezza, l’ampiezza e, in diversi casi, la profondità e l’efficacia. Una modalità assai preziosa – forse la modalità principe – riguarda la competenza professionale.
L’esperienza, infatti, insegna che è l’insegnante ad avere uno spazio di azione privilegiato per coltivare sia la cultura / il sapere, sia la fede. Non si intende caricare di troppe responsabilità il suo ruolo, che già soffre per i motivi che tutti conosciamo, ma soltanto ribadire il compito di “educazione nella fede” dell’insegnante. Esso si declina nella forma testimoniale della propria professione, che non si esaurisce al suono della campana che decreta la fine delle lezioni. L’insegnante educa nella fede tramite la propria personalità e la propria professionalità. È un servizio che egli rende alle giovani generazioni attraverso lo studio, l’aggiornamento, il rigore scientifico, la riflessione, la curiositas, la spiegazione pertinente e competente, il dialogo con gli alunni e la considerazione delle loro problematiche esistenziali e, infine, l’attenzione ai loro genitori.
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Don Viviani, Porta Fidei e Scuola Cattolica
[1]Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 48.