Upsini in giro per l’Italia: sui passi di don Tonino Bello
Il dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica della nostra Università ha organizzato per il week-end del 1° Maggio un viaggio-studio nei luoghi del Salento.
Mossi sui passi e sulle parole di don Tonino Bello, Vescovo della Chiesa e Servo di Dio, ha percorso in lungo ed in largo il territorio pugliese salentino, arrivando fino alle coste di Santa Maria di Leuca dove il Mar Ionio si tuffa in quello Adriatico.
Un viaggio dalle tonalità rilassanti per tutti i partecipanti al viaggio che nel clima fraterno e umano, instauratosi fra le mura accademiche, sono riusciti a vivere questi tre giorni intensamente. Non solo Lodi e Vespri recitati sull’autobus ma canti di gioia e chiacchierate fra le più vivaci negli spostamenti da una città ad un’altra.
Un viaggio studio che non sarà ricordato solamente per i sorrisi e le lacrime sprigionate dai partecipanti al saluto delle famiglie ospitanti ma anche per la massima disponibilità degli organizzatori che con maestrìa e competenza territoriale hanno predisposto (in maniera impeccabile) un fitto programma d’escursione.
Fra i presenti anche alcuni studenti dei corsi di laurea di Psicologia, Pedagogia e anche di Comunicazione Sociale che relazionandosi hanno avuto modo di conoscere la figura di don Tonino Bello, le sue attività pastorali, la sua attenzione ai poveri e agli emarginati e la grande volontà di ricerca della pace per un’educazione non violenta basata sulla creatività e libertà dell’uomo.
Toccante il momento della visita al cimitero dove è sepolto il vescovo pugliese; uno fra quelli più silenziosi. Arrivati nella Capitale in serata: stanchi del viaggio ma allo stesso tempo arricchiti
Articolo di Tonino Garufi
Proponiamo un celebre messaggio di Don Tonino sull’educazione alla povertà
“L’educazione alla povertà è un mestiere difficile. Forse per questo il Maestro ha voluto riservare ai poveri la prima beatitudine.
Non è vero che si nasce poveri. Poveri si diventa, dopo lunghe fatiche ed estenuanti esercizi.
Questa della povertà è una carriera, e tra le più complesse. Richiede un tirocinio tanto difficile, che il Signore Gesù si è voluto riservare direttamente l’insegnamento di questa disciplina.
Perché alla povertà ci si educa e ci si allena.
Povertà è annuncio.
La ricchezza della terra non è maledetta, è buona. Però, c’è una cosa ancora più buona: la ricchezza del Regno. Ecco il punto. Farsi povero non deve significare disprezzo della ricchezza, ma dichiarazione solenne che il Signore è la ricchezza suprema.
Povertà è rinuncia.
Il cristiano rinuncia ai beni per essere più libero di servire. Spogliarsi per lavare i piedi, come fece Gesù. Chi vuol servire deve rinunciare al guardaroba. Chi desidera stare con gli ultimi, deve alleggerirsi dei “tir” delle sue stupide suppellettili. E’ la gioia, che connota la rinuncia cristiana.
Povertà è denuncia.
Di fronte alle ingiustizie del mondo, il cristiano non può tacere.
Non può tacere dinanzi allo spreco, al consumismo, alla dilapidazione delle risorse ambientali.
Quale voce di protesta il cristiano può levare? Quella della povertà!
La povertà è condivisione della propria ricchezza.
“Se hai due tuniche nell’armadio, una appartiene ai poveri”. Non possiamo permetterci i paradigmi dell’opulenza, mentre i teleschermi esibiscono i misteri dolorosi di tanti fratelli crocifissi.
L’educazione alla povertà è un mestiere difficile.
Forse è proprio per questo che il Maestro ha voluto riservare ai poveri, ai veri poveri, la prima beatitudine.”
+ Tonino Bello