Oggi si è concluso il convegno: web 2.0 educazione e comunicazione – nuove sfide personali e collettive promosso dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione e la Rivista Orientamenti Pedagogici in collaborazione con la Facoltà di Filosofia e la Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale.
Riportiamo due articoli degni di nota della rivista Young4young.
Web 2.0: siamo pesci nella rete
di Lucia Aversano
Comunicare e educare con le nuove tecnologie è possibile se si è consapevoli del mondo, reale e virtuale, che ci circonda
A casa, come a scuola e al lavoro,internet è, quasi sempre, presente. Non esiste luogo dove le persone non siano connesse, tramite pc o tramite smatphone e tablet, per lavoro per svago o per studio. Quando parliamo oggi di rete forse dimentichiamo che c’è stato un tempo in cui il web era un contenitore semplice, fatto di contenuti al pari di una vetrina dove l’utente che si collegava, aveva sì strumenti per comunicare con gli altri, come le mail, ma non una piattaforma nella quale esprimere se stesso e relazionarsi in maniera costante con gli altri. Molti avranno scordato la connessione a 56 kb, lentissima, e il rumore del modem che si connetteva. Sembrano trascorsi secoli da allora e invece internet nasce non più di venti anni fa.
Oggi sarebbe impensabile vivere sconnessi e con il web 2.0 essere connessi significa essere collegati col mondo intero. Oggi ognuno di noi esprimere se stesso i propri pensieri le proprie passioni e condivide i propri interessi attraverso la rete e la vita di tutti noi è cambiata. Ma com’è cambiata? E come cambierà? Se n’è discusso oggi al convegno Web 2.0 Educazione e Comunicazione, promosso dall’Università Pontificia Salesiana, il 20 e il 21 aprile 2012, al quale hanno preso parte esperti delle IT e della comunicazione.
«Siamo come dei pesci – spiega Fabio Pasqualetti docente di Comunicazione e Opinione pubblica all’Università Pontificia Salesiana – al pari dei pesci che non si chiedono cos’è l’acqua, noi non ci chiediamo cosa ci sta succedendo con internet. La connessione alla rete è qualcosa che va oltre il computer, una macchina complicata che se non avesse accesso alla rete non verrebbe usata da nessuno. La comunicazione oggi è istantanea e riduce le distanze, e questa cultura della velocità incide sulle nostre vite. McLuhan sosteneva che quando l’informazione viaggia alla velocità dell’elettricità il mondo delle tendenze diventa il mondo reale. E dunque, siamo noi a controllare la rete o è la rete a controllare noi?» A questa domanda, Pasqualetti, risponde che la tecnologia non è né buona né cattiva, ma non è nemmeno neutra. È dunque necessario, avere idee chiare, specialmente su politica e sociale, in modo da sviluppare il pensiero critico che è l’unico strumento per orientarsi.
Internet è soprattutto comunicare e interagire con gli altri. La diffusione massiccia dei social network sono il sintomo più evidente di ciò. Ma che tipo di comunicazione è quella della rete? Sergio Rondinara, docente di filosofia della scienza presso l’UPS, con il suo intervento ha spiegato che «oggigiorno la concezione del comunicare si traduce con la trasmissione, in maniera efficace, di messaggi ad effetto. Il comunicatore è un semplice target da colpire e individuare e non più una persona con la sua identità». Inoltre bisogna considerare che la relazione è un bene al pari di altri perché l’uomo ha insita nella sua natura il bisogno di comunicare e con il web 2.0 questo bisogno viene soddisfatto grazie e soprattutto ai social network. «ma bisogna distinguere tra bene relazionale e bene pseudo relazionale – spiega Rondinara – il primo è rappresentato dalle relazioni in carne ossa mentre le seconde «simulano quelle quella reale replicandone alcuni attributi dove però manca la fragilità dolorosa delle relazioni in carne e ossa. I social network possono rafforzare le relazioni già esistenti, ma sarebbe un errore sostenerle solo in questo senso».
In questa prima giornata si è anche parlato di web 3.0. Il salto in questa nuova era è prossimo e già oggi possiamo constatare come il nostro navigare nel web è sempre più personalizzato. Le ricerche che si fanno in rete saranno sempre più legate alla sinossi anziché alla parola. E in futuro questa tendenza sarà sempre più accentuata.
Venerdì 20 aprile 2012
Citiamo un secondo articolo:
Il web mette le vite in movimento
di Antonino Garufi
I nuovi movimenti, che si servono del web per organizzarsi e crescere, hanno una dimensione esistenziale, prima che politica. Ma con la creatività comunicano con molti, cosa che le forze politiche tradizionali non sanno fare
La seconda giornata del convegno “Web 2.0, educazione e comunicazione” realizzato all’Università Pontificia Salesianaha visto come primo relatore Leonidas Martin Saura. L’artista laureato in belle arti e professore di audiovisivi, nuove tecnologie ed arte-politico all’Università di Barcellona ha proposto una riflessione sui momenti di agitazione collettive e le loro relazioni con la tecnologia odierna.
Partendo dalla visione di un’immagine cruda dell’attentato a Madrid nel 2004, ha tracciato le relative connessioni politiche. A queste ultime ha legato le manipolazioni mediatiche che i mezzi di comunicazione di massa (quotidiani e riviste spagnole) hanno attuato per informare la popolazione spagnola e il mondo intero.
La guerra all’Iraq era già “scoppiata”, il clima ispanico era “sotto elezioni” e l’opinione pubblica sapeva con chiarezza che a sferrare l’attentato nella Capitale non era l’ETA come informavano erroneamente i mezzi ma l’associazione araba Al-Qaeda. Nasce così il movimento sociale 13M, nata proprio il giorno prima delle elezioni; esso non aveva una ideologia alle spalle, non era supportata da pensieri utopici ma da obiettivi concreti. Le questioni interessavano aspetti esistenziali e politici, adulti e giovani iniziarono a coalizzarsi, iniziarono un cambio reciproco di sms e catene di e-mail che supportavano questa forte identità.
Un’altra caratteristica importante di questo movimento era la creatività dei partecipanti; Martin Saura afferma “Iniziammo a generare nuovi linguaggi, nuove forme per esprimerci“. Uno degli slogan più chiari e creativi fu: “Domani votiamo, domani vi cacciamo via“.
Da questo movimento nascerà poi il “Movimento per una casa dignitosa per tutti”. L’idea molto forte pensata e realizzata dai partecipanti era quella di ricordare l’articolo 47 della Costituzione Spagnola, che afferma il diritto alla casa. Il logo delle manifestazioni era appunto una casa stilizzata con un 47 nero all’interno. La via mediante la quale si trasmettono informazioni è la posta elettronica e ci si organizza per scendere in piazza proprio il 16 Aprile 2007 (tre anni di distanza della prima manifestazione). Lo slogan realizzato fu: “no vas a tener una casa en la puta vida”.
Per descriverlo il giovane professore chiarisce: «È uno slogan che non afferma, ma nega. Uno slogan che coinvolge (è scritto in seconda persona), vale per tutti, non è di destra né di sinistra. Si riferisce ad un tu, ad un noi intimo più che politico. Non apre alla speranza (a differenza di quelli di Obama), o a un futuro o a un’alternativa (“un altro mondo è possibile”). Indica un problema personale, non una questione sociale».
I media spagnoli hanno definito il movimento come “I ragazzi delle sedute” poiché forma di manifestazione era proprio quella non violenta di sedersi tutti insieme nelle piazze più grandi del territorio spagnolo. In Spagna, lo slogan di questo movimento lo si trova ovunque, nella rete e perfino nello sport e nei programmi tv.
Il colore che predomina in queste manifestazioni è il giallo; un giallo apolitico ma con una identità specifica di gridare il pragmatismo concreto dell’attivismo umano non violento, rumoroso e presenziale. Il movimento è stato costretto a chiedersi cosa fare: «Era necessario urlare più forte lo slogan».
Organizzato un contest del grido, hanno cercato di presentare il progetto anche a il Guinness World Records ma questi ha rifiutato. Non si sono scoraggiati, hanno continuato il loro progetto per certificare la loro forza. Web e Blog sono stati in loro aiuto, telecamere e video montaggi amatoriali hanno fatto sì che il progetto si realizzasse.
Ancora oggi i movimenti sociali si spostano dalla piazza vera e propria a quella virtuale, occupando ad esempio Wall Street e parlando al mondo con i linguaggi propri della nuova tecnologia (hastag e tweet).
La prossima convocazione è per il 12 maggio, “Democrazia real ya!» è lo slogan.