Cinema e religioni: se si mostra Dio

Dagli studi alle mostre, da Pasolini ai lavori recenti.

 

Lo studio del cinema religioso si è ormai strutturato, nell’ambito dei religious studies anglofoni, in una sorta di disciplina, con tanto di nome proprio, Religion and film, e di luoghi dedicati.

Qualcosa di simile da qualche anno comincia a mettere radici anche nelle università italiane, sebbene non sia ancora chiaro (e forse non lo sarà mai, trattandosi di un tema per sua natura interdisciplinare) se debba prendere posto presso i dipartimenti e i corsi di laurea dove trovano collocazione gli studi di cinema o presso quelli di cristianistica e di storia delle religioni. La questione non è di poco conto: in gioco vi sono gli statuti epistemologici, gli scopi stessi che una specifica disciplina, proprio in quanto tale, si pone, le modalità con cui questi scopi sono perseguiti.

Sul tavolo c’è insomma il problema di come sia possibile per gli studiosi di due distinti campi disciplinari, come quelli che affrontano il cinema e le religioni, percorrere un tratto comune di strada, segnato dallo studio del film religioso, senza mascherare le proprie origini, ma condividendo le rispettive specifiche competenze.

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