Sui silenzi di Pio XII

L’autore della testimonianza:  si tratta dell’avvocato bavarese Josef Müller (1898-1979), esponente del cattolicesimo politico tedesco durante la repubblica di Weimar e dopo la seconda guerra mondiale tra i fondatori della Csu.
Durante il regime nazista, fu tra gli esponenti più attivi dell’opposizione ed è noto soprattutto per i contatti assidui che ebbe col Vaticano tra il 1939 e il 1940.
Müller faceva parte dei servizi segreti tedeschi (Abwehr) dell’ammiraglio Canaris, uno dei centri occulti dell’opposizione anti-hitleriana.
Fu inviato a Roma con una scusa, in realtà per prendere contatto con l’entourage del Pontefice (in cui erano presenti molti prelati tedeschi) e mettere a conoscenza lo stesso Pio XII dei progetti dell’opposizione tedesca e dei suoi piani per rovesciare Hitler e costruire una Germania democratica.
Soprattutto chiese che il Papa se ne facesse tramite e garante con il governo inglese, ruolo che Pio XII, con notevolissimi rischi, accettò di svolgere per mezzo dell’ambasciatore inglese presso la Santa Sede, Osborne.
Si trattò, come ha scritto Renato Moro, di un “fatto assolutamente sbalorditivo nella storia del papato”, ma le vittorie di Hitler in Norvegia e poi in Francia fecero abortire l’operazione.
Müller venne arrestato nel 1943 e tradotto nel campo di concentramento di Flossenbürg, ma – a differenza di altri detenuti illustri di quel campo (e suoi compagni di cospirazione) come Canaris e il pastore Dietrich Bonhoeffer, che furono uccisi nell’aprile del 1945 – egli fu trasferito in Alto Adige, nel paese di Niederdorf (Villabassa) con altri 138 prigionieri “speciali” (fra cui Léon Blum  e la moglie), per essere usati dalle SS come eventuali pedine di scambio.
I prigionieri furono liberati il 5 maggio 1945 dalla v armata americana e, neanche un mese dopo, ritroviamo Müller in Vaticano.
Il 2 giugno, nel tradizionale incontro col Sacro Collegio che gli faceva gli auguri per la ricorrenza onomastica di sant’Eugenio, Pio XII affrontò per la prima volta in pubblico il problema dei rapporti fra la Chiesa e il nazismo:  “Voi vedete – affermò tra l’altro – ciò che lascia dietro di sé una concezione e un’attività dello Stato, che non tiene in nessun conto i sentimenti più sacri dell’umanità, che calpesta gli inviolabili principi della fede cristiana.
Il mondo intero, stupito, contempla oggi la rovina che ne è derivata”.
“Questa rovina – aggiungeva – Noi l’avevamo veduta venir di lontano, e ben pochi, crediamo, hanno seguito con maggior tensione dell’animo l’evolversi  e  il precipitarsi della inevitabile caduta”.
 Pio XII ricordava gli anni della sua nunziatura in Germania, il sorgere del nazismo, le vicende che avevano condotto al Concordato del 1933, la condanna di Pio xi nel 1937 con l’enciclica Mit brennender Sorge, che “svelò agli sguardi del mondo quel che il nazionalsocialismo era in realtà:  l’apostasia orgogliosa da Gesù Cristo, la negazione della sua dottrina e della sua opera redentrice, il culto della forza, l’idolatria della razza e del sangue, l’oppressione della libertà e della dignità umana”.
Poi ricordava i suoi messaggi durante la guerra (specialmente il radiomessaggio del Natale 1942) e le persecuzioni che preti e laici avevano subite in quegli anni terribili:  “Con una insistenza sempre crescente il nazionalsocialismo ha voluto denunziare la Chiesa come nemica del popolo germanico.
L’ingiustizia manifesta dell’accusa avrebbe ferito nel più vivo i sentimenti dei cattolici tedeschi e i Nostri propri, se fosse uscita da altre labbra; ma su quelle di tali accusatori, lungi dall’essere un aggravio, è la testimonianza più fulgida e più onorevole dell’opposizione ferma, costante sostenuta dalla Chiesa contro dottrine e metodi così deleteri, per il bene della vera civiltà e dello stesso popolo tedesco, cui auguriamo che, liberato dall’errore che l’ha precipitato nell’abisso, possa ritrovare la sua salvezza alle pure sorgenti della vera pace e  della  vera  felicità, alle sorgenti della verità, della umiltà, della carità, sgorgate con la Chiesa dal Cuore di Cristo”.
Ad alcuni questo discorso dispiacque:  si rilevò che una così schietta franchezza si udiva solo allora, quando il nazismo era ormai stato vinto, ma che negli anni precedenti il parlare del Pontefice era risultato spesso meno diretto e più diplomatico.
Molti poi lo collegarono alla presenza in Vaticano proprio di Müller, che – si diceva – avrebbe avuto un ruolo nella sua stesura.
Di tutto questo l’avvocato bavarese parlò, la sera del 3 giugno, con Harold H.
Tittmann, il giovane incaricato d’affari statunitense presso la Santa Sede, che dal 1940 viveva a Roma e, dopo Pearl Harbor, in Vaticano.
Del colloquio Tittmann inviò, il giorno dopo, un preciso resoconto al suo superiore Myron Taylor, il rappresentante personale del presidente degli Stati Uniti presso il Pontefice.
Müller innanzitutto smentiva di avere avuto parte “nella preparazione di alcun passaggio del discorso del Papa”, ma ammetteva di avergli fornito “le informazioni sulle quali alcuni passaggi erano basati”.
Al diplomatico americano che gli riferiva di “aver udito critiche piuttosto diffuse verso il Papa (…), poiché egli aveva aspettato finché la Germania era stata sconfitta prima di attaccare i nazisti in pubblico”, Müller rispose a lungo, rievocando le precise richieste che proprio la resistenza tedesca di orientamento aristocratico-militare (che fu poi quella che avrebbe organizzato l’attentato del 20 luglio 1944) aveva fatto ripetutamente al Pontefice:  “Il dottor Müller – scriveva Tittmann – ha detto che durante la guerra la sua organizzazione anti nazista in Germania aveva sempre molto insistito che il Papa si trattenesse dal fare qualsiasi dichiarazione pubblica specificamente diretta come condanna contro i nazisti, e aveva raccomandato che le osservazioni del Papa si mantenessero entro i limiti delle sole considerazioni generali.
Il dottor Müller ha detto di essere stato obbligato a dare questo consiglio, poiché se il Papa fosse stato specifico, i tedeschi lo avrebbero accusato di cedere alle pressioni di potenze straniere e ciò avrebbe reso ancor più sospetti di quanto non fossero i cattolici tedeschi e avrebbe grandemente ristretto la loro libertà d’azione nella loro opera di resistenza al nazismo.
Il dottor Müller ha detto che la politica della resistenza cattolica in Germania era che il Papa dovesse tenersi in disparte, mentre la gerarchia tedesca portava avanti la lotta contro il nazismo all’interno della Germania, senza che influenze esterne si manifestassero.
Il dottor Müller ha detto che il Papa ha seguito questo consiglio per tutta la durata della guerra.
(…) Egli immagina che il Papa abbia deciso di scendere ora in campo aperto contro i nazisti poiché le implicazioni delle sue denunce sono attualmente assai importanti e sembrano al Papa soverchiare altre considerazioni”.
Anche la testimonianza di Müller conferma, dunque, che sarebbero state una serie di specifiche richieste provenienti dalla Germania ad avere svolto un ruolo non secondario nel più generale atteggiamento di Pio XII di quei tragici anni.
Si potrà discutere – come scriveva nel 1969 Maritain – se abbia avuto torto o ragione a seguire questi pareri ed eventualmente allargare il discorso anche ai limiti politico-culturali che segnarono l’opposizione aristocratico-militare (che tuttavia pagò spesso con una morte eroica la sua scelta anti-nazista), ma nel quadro complesso di cui prima si ragionava, bisogna far posto anche a quei suggerimenti.
Di particolare rilievo pare, come detto, la precocità della testimonianza, proprio a ridosso dei fatti, quando le critiche a Pio XII non andavano oltre qualche mormorio diplomatico e, invece, era generalmente riconosciuto e lodato il ruolo umanitario svolto dal Vaticano durante la guerra.
Lo storico ipercritico potrebbe liquidare tutto, sostenendo che il cattolico Müller altro non voleva che “coprire” il Papa di fronte a quelle prime riserve.
Ma l’ipercritica rischia troppo spesso di fare piazza pulita di ogni testimonianza, se non di quelle che le convengono.
(©L’Osservatore Romano – 6 febbraio 2010) Nel dibattito in corso sull’operato di Pio XII e in particolare sul problema dei “silenzi” del Pontefice sulla tragedia della Shoah è utile riconsiderare una testimonianza riguardante più in generale la politica vaticana verso Hitler e i suoi rapporti con l’opposizione anti-nazista in Germania.
Mi pare una testimonianza non trascurabile, sia per l’autore, sia per la precocità:  è, come vedremo subito, del giugno 1945, a ridosso quindi della fine della guerra.
È compresa in un documento (n.
242) pubblicato nella straordinaria raccolta curata da Ennio Di Nolfo nel 1978 e dedicata a Vaticano e Stati Uniti 1939-1952 (Milano, Franco Angeli, 1978):  non è ignota – fra gli altri ne fece cenno, qualche anno fa, Piero Melograni – ma non è sembrata sempre presente a quanti in questi ultimi tempi hanno ripercorso queste complesse vicende.

Svolta epocale: cambiano le superiori

”Italiano, matematica e lingua straniera materie chiave della riforma” Italiano, matematica e la lingua straniera, sono le materie chiave della riforma delle superiori, secondo il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: “Abbiamo individuato tre materie chiave, che sono matematica, italiano e la lingua straniera.
In tutti i licei – ha spiegato il ministro, nel corso della trasmissione Nove in punto di Radio 24 – si dovrà studiare almeno una lingua straniera per tutti e cinque gli anni e all’ultimo anno vi è la possibilità di fare una materia curricolare in lingua”.
Ripercorrendo, poi, gli elementi fondanti della sua riforma il ministro ha spiegato che per i licei è stato “confermato l’impianto generale tentando un collegamento tra tradizione e alcuni elementi innovativi come l’introduzione del liceo delle scienze umane e del liceo musicale e coreutico”.
Mentre l’istruzione tecnica è stata maggiormente rivisitata anche perché, ha chiarito la Gelmini, “rappresenta una delle risposte più importanti alla crisi.
Oggi le aziende chiedono almeno 150mila profili tecnici che la scuola non riesce a sfornare.
E’ un dato su cui lavorare – ha proseguito – se vogliamo concretamente affermare che al centro mettiamo i giovani.
Con la riforma vogliamo creare un matching, una collaborazione più forte tra scuola e mondo del lavoro.
Anche per questo alla stesura del regolamento per l’istruzione tecnica ha partecipato anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi”.
Il ministro ha poi difeso la scuola paritaria, che “non va demonizzata”, perché grazie ad essa lo Stato “risparmia 5 miliardi e 600 milioni di euro”.
Il ministro in particolare si è scagliata contro “questa conflittualità ideologica (tra scuola privata e pubblica, NdR) che per molti anni ha bloccato il dibattito sulla riforma della scuola”: “Dobbiamo solo pensare a garantire ai ragazzi, indipendentemente dal ceto sociale, dal luogo di residenza, una buona scuola.
E dobbiamo ragionare meno di curricula e ore di insegnamento e pensare ad un progetto che parta dalla centralità della persona”.
L’aggettivo “epocale” con il quale il ministro Gelmini ha qualificato la riforma dell’istruzione secondaria varata questa mattina dal Consiglio dei ministri ha “sbalordito” la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro, a cui giudizio “spacciare per riforma epocale della scuola superiore quella che altro non è che una serie di misure dettate da necessità di cassa ci sembra davvero una enormità”.
Inoltre, aggiunge la Finocchiaro, per fare questa riforma “il governo ha scelto la strada più veloce e meno democratica, privando il Parlamento e il Paese di un confronto serio e doveroso”.
Non è affatto d’accordo la presidente della commissione Istruzione della Camera Valentina Aprea, Pdl, a cui avviso “i regolamenti approvati oggi sono il frutto di un travagliato ma felice dibattito politico-istituzionale.
Dopo tanti anni di sperimentazioni per la prima volta la politica, il governo e il Parlamento, riformano la scuola secondo criteri di modernità ed europei”.
Anche l’ex titolare di viale Trastevere Giuseppe Fioroni, Pd, insiste sui vincoli di finanza pubblica che hanno gravato sulla riforma: “Fare della scuola il bancomat del governo”, ha detto, “approvando tagli di ore e di personale per fare cassa e camuffando tutto sotto la parola ‘riforma’ e’ solo un altro modo per umiliarla.
Per fare riforme serie servono risorse vere: il tornio non diventa un laboratorio di elettronica con la bacchetta magica”.
Su questo punto il ministro Gelmini ha replicato puntigliosamente durante la conferenza stampa svoltasi dopo la seduta del Consiglio dei ministri: “Qualcuno sostiene che riforma è stata fatta per fare cassa.
Nulla di più falso, anzi è il frutto di un lavoro approfondito, necessario e urgente”.
E poi, ha aggiunto polemicamente, proprio questa settimana “l’Ocse ha bastonato l’Italia perchè rea di avere un numero di ore eccessivo per l’apprendimento.
Abbiamo abbandonato l’approccio quantitativo per far prevalere la qualità, non è aumentando le ore che si migliora la didattica”.
Tuttoscuola Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma che riordina l’istruzione secondaria superiore.
Il riordino che riguarda licei, istituti tecnici e professionali sarà attuato dal prossimo anno scolastico (2010-2011), a partire dalle sole prime classi.
La riforma prevede uno sfoltimento degli indirizzi di studio: i licei diventeranno 6 (dagli attuali 450 indirizzi tra sperimentazioni e progetti assistiti), gli istituti tecnici da 10 con 39 indirizzi scenderanno a 2 con 11 indirizzi, i professionali da 5 corsi e 27 indirizzi saranno snelliti a 2 corsi e 6 indirizzi.
“Ci hanno accusato di aver cambiato per fare cassa.Niente di più falso: era un atto atteso da 50 anni”.
Così la riforma è stata introdotta dalla Gelmini in una conferenza stampa insieme a Silvio Berlusconi.
Il premier ha parlato di un alegge “che ci mette in linea con l’Europa”, non resistendo a due battute: sulla musica (“La mia e di Apicella sarà materia di studio”) e sul ministro (“Ha fatto la riforma invece del viaggio di nozze”).
Ecco dunque come si presenterà la nuova scuola superiore.
LICEI – Si passa a sei licei: classico, scientifico, linguistico, artistico (articolato in sei indirizzi per facilitare la confluenza degli attuali istituti d’arte e garantire continuità ad alcuni percorsi di eccellenza), musicale e delle scienze umane (questi due ultimi licei sono vere new entry).
Nel classico verrà introdotto l’insegnamento di una lingua straniera per l’intero quinquennio, potenziando anche l’area scientifica e matematica.
Nello scientifico tradizionale è aumentato il peso della matematica e delle discipline scientifiche; è prevista una nuova opzione delle “scienze applicate” che raccoglie l’eredità della sperimentazione scientifico-tecnologica.
Il linguistico prevederà sin dal primo anno l’insegnamento di tre lingue straniere, dal terzo anno una materia sarà impartita in lingua straniera (dal quarto anno le discipline insegnate in lingua straniera diventeranno due).
Nel liceo musicale saranno istituite 40 sezioni musicali e 10 coreutiche; potranno essere attivate in convenzione con conservatori e accademie di danza.
Il liceo delle scienze umane sostituisce il liceo sociopsicopedagogico ed è prevista la possibilità di attivare una sezione economico-sociale.
Tutti i licei prevederanno 27 ore settimanali nel primo biennio e 30 negli anni successivi con alcune eccezioni (nel liceo classico negli ultimi 3 anni sono previste 31 ore per rafforzare la lingua straniera; nell’artistico fino a 35 ore e nel musicale fino a 32 ore).
ISTITUTI TECNICI – Si passa a 2 settori – economico e tecnologico – e 11 indirizzi.
Tutti gli attuali corsi e le relative sperimentazioni confluiranno gradualmente nel nuovo ordinamento.
L’orario settimanale sarà di 32 ore di 60 minuti (ora sono 36 ore di 50 minuti).
Sono previsti più laboratori: negli indirizzi del settore tecnologico 264 ore nel biennio e 891 nel triennio.
Ulteriori risorse di personale saranno assegnate alle scuole per potenziare le attività didattiche di laboratorio.  Sono state incrementate le ore di inglese (con la possibilità di studiare altre lingue) e favorita la diffusione di stage, tirocini e l’alternanza scuola-lavoro.
ISTITUTI PROFESSIONALI – Si passa a 2 macro-settori – servizi e industria/artigianato – e 6 indirizzi.
I professionali avranno un orario settimanale corrispondente a 32 ore di lezione (ora 36).
Avranno maggiore flessibilità rispetto agli istituti tecnici (25% in prima e seconda classe, 35% in terza e quarta, 40% in quinta, in aggiunta al già previsto 20% di autonomia).
Il percorso è articolato in due bienni e un quinto anno.
Gli istituti professionali potranno utilizzare le quote di flessibilità per organizzare percorsi per il conseguimento di qualifiche di durata triennale e di diplomi professionali di durata quadriennale.
Anche in questo comparto di istruzione sono previsti più laboratori, stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro per apprendere, soprattutto nel secondo biennio e nel quinto anno, attraverso l’esperienza diretta.
(Repubblica 04 febbraio 2010)   Il Consiglio dei Ministri ha definitivamente approvato i tre decreti presidenziali che, dal prossimo anno scolastico (2010-2011), riformano l’istruzione superiore con il riordino di licei, istituti tecnici e istituti professionali.
La riforma delle scuole superiori (licei, istituti tecnici e professionali) partirà solo dalle classi prime, come hanno chiesto le commissioni parlamentari, i sindacati e il Consiglio nazionale della pubblica istruzione.
Ma per conseguire i risparmi previsti dalla legge 133 del 2008,all’articolo 64, in tutti gli indirizzi fin dal prossimo anno, ci sarà un taglio delle ore che riguarderà seconde, terze e quarte classi.
Le ore si  ridurranno a 32 al massimo in tecnici e professionali e a 30 nei licei per terze e quarte, 27 per le seconde.
I criteri per la decurtazione sono già stati stabiliti: saranno toccate le materie che hanno 99 o più ore annue, quindi quelle fondanti.
Comunque ciascuna di esse non potrà essere tagliata per più del 20%.
Si tratta, spiega in una nota il ministero dell’Istruzione, di una “riforma epocale” che partirà dal 2010 e che “segna un passo fondamentale verso la modernizzazione del sistema scolastico italiano”.
L’impianto complessivo dei licei, infatti, risale alla legge Gentile del 1923.
 Con questa riforma, aggiunge il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, si vuole: “Fornire maggiore sistematicità e rigore e coniugare tradizione e innovazione; razionalizzare i piani di studio, privilegiando la qualità e l’approfondimento delle materie; caratterizzare accuratamente ciascun percorso liceale e articolare il primo biennio in alcune discipline comuni, anche al fine di facilitare l`adempimento dell`obbligo di istruzione e il passaggio tra i vari percorsi; riconoscere ampio spazio all`autonomia delle istituzioni scolastiche e infine consentire una più ampia personalizzazione, grazie a quadri orari ridotti che danno allo studente la possibilità di approfondire e recuperare le carenze”.
Alla riforma dei licei si accompagna quella dell’istruzione tecnica e professionale che, evidenzia il Ministero, “era attesa da quasi 80 anni”.
Le norme introdotte con i nuovi Regolamenti riorganizzano e potenziano questi istituti a partire dall’anno scolastico 2010-2011 come scuole dell’innovazione.

Intervista a Walter Kasper : “Vian e Bertone estranei al caso Boffo-Feltri”

Intervista a Walter Kasper a cura di Giacomo Galeazzi «In Vaticano nessuno crede al coinvolgimento del cardinale Bertone e di Giovanni Maria Vian nel caso Boffo.
Un certo anticlericalismo attacca la Chiesa inventando inesistenti guerre per bande all’interno della Santa Sede, però non è il caso di dargli peso.
Ciò che non ha fondamento termina presto di fare danni».
Il cardinale tedesco Walter Kasper, ministro vaticano per l’Unità dei cristiani e per l’ebraismo, assicura che la Curia «non ha mai preso in considerazione la ridicola teoria di un complotto della Segreteria di Stato e dell’Osservatore Romano per far dimettere il direttore di “Avvenire”.
Le responsabilità vanno ricercate altrove, sono solo assurdi veleni e polemiche strumentali».
Le carte contro Boffo sono state fornite dal Vaticano come sostiene il direttore del «Giornale» Feltri? «Assolutamente no.
Ci sono già state smentite ufficiali mesi fa.
Insistendo con le voci infondate non si racconta la Chiesa per quello che è veramente.
Si fornisce una lettura tutta politica, si ipotizzano conflitti, si nega ogni armonia.
E’ una prospettiva completamente diversa da quella reale, perciò in Vaticano nessuno pensa che le carte contro Dino Boffo abbiano una provenienza interna e che alcun tipo di responsabilità sia in qualche modo ricollegabile all’Osservatore Romano o addirittura alla Segreteria di Stato.
E’ una costruzione non solo inverosimile ma anche priva di senso».
Perché? «Non esisteva alcun motivo per una macchinazione del genere.
Quando la Segreteria di Stato vaticana vuole intervenire per modificare una situazione, correggere una rotta o favorire la sostituzione di una persona, è in grado di farlo alla luce del sole, direttamente.
Non solo non verrebbe mai fatta una cosa simile, ma non ce ne sarebbe neppure bisogno.
Per questo le voci sulla provenienza interna della vicenda Boffo qui non vengono prese sul serio.
E’ impensabile che c’entrino Bertone e Vian.
Circolano sui mass media versioni totalmente inventate.
Io non ci ho mai creduto perché non sono né logiche né meritevoli di attenzione» Da cosa nasce tutto questo? «Se si racconta la Chiesa solo in termini politici è per una crescente tendenza anticlericale e antiecclesiastica.
C’è un’ostilità alla Chiesa che spinge a ricercare e gonfiare conflitti e spaccature.
Quando non ci sono, si inventa.
Ai nemici e ai critici interessa questo della Chiesa, non la dimensione spirituale Ma la Chiesa deve aspettarsi questi attacchi, Gesù lo ha predetto.
Anche lui è stato attaccato e la Chiesa ha il suo stesso destino.
Il messaggio evangelico è diverso dal mondo e perciò cercano punti di conflitto per danneggiare la Chiesa».
Soprattutto Vian è nel mirino…
«Senza motivo.
Inoltre da quando lui è direttore, l’Osservatore è molto migliorato, molto più leggibile, interessante, attuale, proprio come lo voleva Benedetto XVI.
Prima era un giornale troppo italiano, adesso ha un taglio culturale internazionale, è più attento all’ecumenismo, al dialogo interreligioso, dà spazio anche ad autori non cattolici.
E’ prova di una Chiesa viva che per la sua presenza nella vita pubblica infastidisce alcuni, però l’attacco dei nemici è il riconoscimento della vitalità».
Come finirà il caso Boffo? «Quello che si gonfia o si inventa non dura.
Io ho esperienza sia di diocesi sia di Curia.
In Vaticano ci sono visioni diverse ma non spaccature o lotte di potere.
Anzi l’uniformità totale sarebbe la morte.
Leggere di congiure da corte dei Borgia o scenari “fantasy” alla Dan Brown mi fa pensare che il Vangelo fino alla fine del mondo sarà sempre contestato.
Lo è stato Cristo e lo sarà sempre la sua Chiesa che non piacerà mai a tutti, ma dobbiamo avere il coraggio di dare testimonianza.
Martedì nella presentazione di Cristo, è stato definito segno di contraddizione.
Vale anche per la Chiesa».
E’ solo un problema di immagine? «Per i mass media l’armonia è noiosa.
Tra le Chiese cristiane quella cattolica è la più unita.
Le Chiese protestanti sono ultraliberali e senza un chiaro profilo non hanno più forza, mentre quella cattolica è considerata potente e perciò disturba la sua presenza, il suo peso nella società secolarizzata.
Ma questi attacchi a lungo termine diventano un boomerang per chi cerca di screditarla dipingendola come una centrale di intrighi».

A settembre partirà la Riforma della secondaria

Con i pareri favorevoli del Senato sugli schemi di regolamento per la riforma delle superiori, espressi ieri con il voto contrario del Pd e dell’IdV, si chiude la fase consultiva, rimettendo ora la parola definitiva al Governo che dovrà varare i testi definitivi (forse la prossima settimana).
I tre relatori di maggioranza (Franco Asciutti per il ramo licei, Mario Pittoni per l’istruzione professionale, e Cristiano De Eccher per i tecnici) si sono dichiarati soddisfatti e in vario modo hanno previsto miglioramenti dei testi iniziali dei regolamenti.
Se si esclude la modifica di avvio della riforma che dovrebbe riguardare solo il primo anno (voluta da tutti e dallo stesso ministro), di certo, però, ancora non c’è proprio nulla, nemmeno su geografia, la disciplina in pericolo di estinzione per la quale gli stessi relatori hanno cercato, però, di buttare acqua sul fuoco della polemica.
Gli esperti del Miur sono ora impegnati ad apportare le modifiche richieste, se possibili e coerenti con l’impianto di razionalizzazione voluto dall’articolo 64 della legge 133/2009.
Si tratta di una vera e propria quadratura del cerchio che, però non mette in discussione l’avvio della riforma dal prossimo settembre.
Con tutta probabilità l’assestamento avverrà in corso d’opera.
La senatrice Finocchiaro per il Pd ha confermato il giudizio severo già espresso dalla collega Garavaglia che ha bollato la riforma come effetto di una manovra finanziaria.
“Sarà fondamentale anche l’alternanza scuola-lavoro – ha affermato il senatore di maggioranza Giuseppe Valditara – e, per quello che mi riguarda, il raccordo tra scuola e università, riprendendo il meglio della riforma Moratti.
Ho suggerito che per chi proviene dall’istruzione professionale ci sia un corso integrativo prima dell’esame di maturità e quindi dell’iscrizione all’università”.

iPad, la “terza via”

A lungo chiacchierato, da molti anche sognato, l’iPad è finalmente una realtà.
Una realtà che non ha deluso, il rischio c’era, le molte aspettative.
Steve Jobs dal palco dello Yerba Buena di San Francisco ride sotto la barba volutamente incolta: dopo la vittoria sul tumore al pancreas, il visionario (e milionario) di Cupertino era tornato proprio per questo, per lanciare un prodotto sostanzialmente nuovo.
Un oggetto multifunzionale a cui sono in molti a guardare con attenzione, nel campo dell’editoria, a seguito degli accordi con giornali – come il New York Times – ed editori – Penguin e Hachette tra gli altri -, ma anche in quello dei videogiochi, della musica e di cinema e televisione.
Si parla già infatti di «iPad economy» e di un rilancio dei consumi che passa anche attraverso questo gadget.
«È un prodotto magico e rivoluzionario», ha esordito così il ceo di Apple, presentando il tablet pc che vuole definire una nuova categoria hi-tech, una via di mezzo tra uno smartphone e un computer portatile.
L’aspetto della «tavoletta» con schermo multitouch da 9,7 pollici è quello di un grande iPhone, con cui condivide lo stesso sistema operativo.
Sottile — 1,3 centimetri di spessore — e maneggevole, l’iPad viene proposto dall’azienda californiana come la nostra finestra (quasi) portatile sul mondo digitale.
Navigazione in Internet ed email, video e film in alta risoluzione emusica, album fotografico, mappe interattive, videogiochi, lettore digitale per libri e giornali: l’idea è quella di un solo oggetto capace di fare tutto.
E anche in grado di far vendere di tutto, tramite il negozio online iTunes preinstallato.
Dopo i primi accordi «americani» presentati — dal New York Times alla Disney alla casa editrice di videogiochi Electronic Arts —, arriveranno nei prossimi mesi anche quelli internazionali che, per esempio, porteranno nella nuova libreria digitale iBooks libri e riviste anche in lingua italiana.
Dopo oltre due anni di «rumors», l’attenzione di mezzo mondo era rivolta a San Francisco: i siti che seguivano in diretta l’evento sono stati letteralmente presi d’assalto, spesso andando in tilt (è il caso di Twitter).
Nessuna delusione, come detto, neanche per gli oltre 75 milioni di possessori di iPhone e iPod Touch: su iPad possono «girare» gli oltre 3 miliardi di applicazioni già scaricate dall’AppStore.
Che presto inizierà a popolarsi anche di software realizzati appositamente per il nuovo tablet pc.
Un lungo applauso, uno dei tanti della mattinata californiana, ha quindi accompagnato Jobs quando ha sciolto quello che forse era il più grande dubbio dei fan vecchi e nuovi: il costo, spesso non indifferente per i prodotti della Mela.
Secondo quanto annunciato, la «tavoletta» multimediale arriverà nei negozi di tutto il mondo entro marzo a un prezzo inferiore a quanto pronosticato: 499 dollari per il modello base, quello con 16 Gb di memoria interna e connettività wi-fi.
Da aprile quindi è atteso l’arrivo anche degli iPad dotati di schede Sim per la navigazione 3G, e qui il prezzo lievita fino ad arrivare a 829 dollari per la versione di punta.
Un trionfo annunciato, dunque, della multinazionale della Mela morsicata che però ha lasciato un grande interrogativo.
Una domanda che a fine presentazione si è fatto lo stesso Jobs, lasciandola significativamente senza risposta: «C’è posto sul mercato per un oggetto ibrido come un tablet?».
Secondo gli analisti di settore questo potrebbe essere il vero punto debole per il neonato iPad.
E non è un caso che pochi minuti dopo l’inizio della presentazione, il titolo Apple sia subito calato in Borsa.
(La diretta dell’eventoLe fotoVideo)

Il rabbino Riccardo Di Segni

Una visita che «ha valore in sé».
«Come segno di continuità», dice il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, che domenica prossima riceverà Benedetto XVI, quasi 24 anni dopo la storica prima volta di Giovanni Paolo II.
A pochi giorni dal nuovo evento Di Segni ci riceve nel suo studio privato e in questa intervista ad Avvenire affronta con la consueta franchezza tutti i punti più importanti dell’agenda comune ebraico-cattolica.
A cominciare dal cambiamento di clima che nel giro di 12 mesi ha ribaltato una situazione di forte tensione.
Perciò l’esponente ebraico afferma convinto: «Indietro non si torna».
Grazie al dialogo sono stati realizzati «sostanziali passi avanti».
Rabbino, giusto un anno fa la giornata dell’amicizia tra ebrei e cattolici non fu celebrata.
Domenica prossima invece il Papa si recherà nella Sinagoga di Roma.
Che cosa ha determinato questo netto miglioramento? La sospensione della celebrazione della giornata era dovuta alle turbolenze in merito alla preghiera del venerdì santo «pro Judaeis» che toccava un nervo scoperto della sensibilità ebraica.
Se, infatti, il dialogo serve alla conversione degli ebrei, noi lo rifiutiamo per principio.
Il dialogo serve invece per conoscerci e per rispettarci, cioè per farci più forti nelle nostre fedi, conoscendo meglio l’altro.
Se invece ha altri scopi, per noi non ha senso.
Su questo erano necessari dei chiarimenti che grazie al dialogo sono arrivati e questo ha reso possibile rasserenare il clima.
E quest’anno la celebrazione assume un aspetto assolutamente eccezionale.
Qual è il significato di questa visita? La visita ha valore di per sé come gesto di continuità, poiché si colloca sulla scia di un grande gesto compiuto da Giovanni Paolo II.
Il fatto che il gesto venga ripetuto significa che non resta isolato, che questa linea è tracciata e che Benedetto XVI non ha intenzione di tornare indietro.
Perciò si crea un modo di rapportarsi ed una tradizione da seguire.
Papa Ratzinger è già alla sua terza visita in una Sinagoga, è stato al Muro del Pianto e allo Yad Vashem, ha reso omaggio alla Shoah recandosi ad Auschwitz.
E tutto questo in meno di cinque anni di pontificato.
Chi è oggi per il mondo ebraico Benedetto XVI? È un Papa che ha una forte sensibilità per il nostro mondo, ma anche un pensiero complesso.
E infatti, accanto ad aspetti di grande simpatia per la realtà ebraica ha anche dei momenti di pensiero ben fermo, di posizioni che non incontrano ovviamente il nostro favore.
Tuttavia non è certamente un Papa che interrompe il dialogo o che dice: «Bisogna tornare indietro», anzi va avanti con la sua precisa formazione.
D’altra parte se fossimo d’accordo su tutto, non ci sarebbe neppure motivo di dialogare.
Quali sono i punti più urgenti di questo dialogo? In primo luogo c’è una questione di clima sereno.
Certo, ogni tanto possono esserci incidenti e inciampi, ma quello che deve essere forte è la volontà di risolverli.
L’altro punto fondamentale è che dobbiamo chiederci: che senso ha che i nostri due mondi si confrontino? E lei che risposta dà a questa domanda? La nostra amicizia deve servire a dimostrare che si può testimoniare la propria fede in un modo non offensivo, non aggressivo e non violento nei confronti degli altri credenti e degli altri esseri umani.
Ed è un messaggio importantissimo nella fase attuale.
Vorremmo anzi che il messaggio di questa visita si allarghi e coinvolga altre comunità.
Recentemente la pubblicazione del decreto sulle virtù eroiche di Pio XII ha suscitato nuove reazioni da parte ebraica.
Qual è la sua opinione al riguardo? Ecco, questa è una questione che divide, è un problema di interpretazione storica, sul quale bisognerà tener presente che la sensibilità ebraica è completamente diversa.
Noi vorremmo che si andasse avanti con estrema cautela e non con gesti avventati.
Il problema, infatti, dal nostro punto di vista è ben lontano dalla sua soluzione.
Che cosa intende per «estrema cautela» e quali sarebbero invece i «gesti avventati»? Estrema cautela significa che esistono tantissimi documenti ancora da studiare, mentre i gesti avventati sono quelli di chi dice: «La situazione è perfettamente chiara, abbiamo chiuso il discorso e basta».
Tutto chiarito invece sulla questione della preghiera del venerdì santo alla quale lei accennava prima? Sull’argomento direi che è stato raggiunto un armistizio “politico”, più che una pace vera.
Nel senso che è stato chiarito dalle più alte autorità della Chiesa che la conversione non si riferisce all’immediato, ma è trasferita alla fine dei tempi.
Non crede che dalla visita verrà anche l’ennesimo fortissimo no all’antisemitismo? Francamente penso che oggi il problema sia l’antigiudaismo, che è una cosa differente, ma non meno pericolosa.
L’antisemitismo è un odio su base razziale e la Chiesa non può essere razzista.
Ma l’ostilità antiebraica può esistere anche a prescindere dall’odio razziale ed è su quello che dobbiamo fare chiarezza, anche se devo riconoscere che sono stati fatti dei progressi sostanziali in questi ultimi anni.
Mimmo Muolo

Al via la riforma della secondaria

È stato confermato ufficialmente lo slittamento delle iscrizioni alle prime classi della scuola secondaria di II grado per il prossimo anno scolastico.
Il Ministero, con un comunicato stampa, ha specificato che “per la scuola secondaria di II grado le iscrizioni si svolgeranno dal 26 febbraio al 26 marzo, per consentire una adeguata informazione alle famiglie sulla riforma delle superiori.
” Il rinvio di un mese delle iscrizioni per le superiori conferma la volontà del ministero di avviare la riforma dal prossimo settembre.
Il comunicato, infatti, precisa che “dall’anno 2010-2011 entrerà in vigore la riforma dei licei e dell’istruzione tecnica e professionale.” Quest’anno le iscrizioni scolastiche registrano la novità di due circolari:  una per il primo ciclo e un’altra per il secondo, preannunciate da una ulteriore circolare che ne indica i termini.
La circolare per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo è stata pubblicata oggi ed è la numero 4/2010, disponibile sul sito del MIUR (www.istruzione.it).
La circolare non contiene sostanziali novità rispetto a quella dell’anno scorso, fatta salva la parte riservata alle superiori che, invece, verrà definita con la seconda circolare per le iscrizioni.
Alla circolare sono allegati i consueti modelli per le iscrizioni e per le opzioni relative all’insegnamento della religione cattolica.
Termine ultimo, come è noto, per la presentazione delle domande di iscrizione, il 27 febbraio.
tuttoscuola.com

Ritorno a scuola: le novità scolastiche

Ritorno a scuola oggi di oltre 8 milioni di studenti, dopo il pieno delle vacanze natalizie.
Comincia il primo semestre scolastico 2010, al termine del quale questo 2009-2010 andrà in archivio con alcune novità tutte ancora, però, da scoprire.
Gli studenti che andranno all’esame di licenza o di maturità sono attesi da due novità.
Il voto finale dell’esame di licenza (terza media) verrà calcolato sulla media aritmetica del voto di ammissione e di tutte le prove scritte e orali d’esame.
E’ prevista la lode, anche se sarà molto difficile, con questo meccanismo della media, conseguirla.
Per l’ammissione all’esame di Stato (maturità) quest’anno sarà necessario conseguire almeno il sei in ogni disciplina di studio oltre che nel voto di comportamento (come già avventuo nel 2009 per l’ammissione all’esame di licenza).
L’anno scorso per l’ammissione all’esame di Stato bastava la media del sei, comprensivo del voto di comportamento.
Si tratterà di un giro di vite, dunque, che potrebbe fare molte vittime.
Fuori dalle aule, le altre novità riguarderanno i regolamenti del secondo ciclo, attesi nelle prossime settimane ma che saranno pubblicati in Gazzetta ufficiale non prima della fine di febbraio. 

Un anno di scuola dalla A alla Z

UN ANNO DI SCUOLA DALLA  A ALLA Z Fatti, avvenimenti e persone – Consuntivo del 2009 A cura di TUTTOSCUOLA A   Aprea (gennaio- dicembre 2009) – Si era intuito fin dall’inizio della legislatura che la responsabile storica dell’ufficio scuola di Forza Italia, e già sottosegretario per cinque anni nel precedente governo Berlusconi, Valentina Aprea, avrebbe svolto un ruolo di rilievo in questa legislatura.
Non come ministro o viceministro per la scuola, dopo la nomina di Mariastella Gelmini alla guida del ricostituito MIUR – quindi non con un incarico a livello governativo – ma come punto di riferimento dell’azione parlamentare della maggioranza, in qualità di presidente della VII commissione Cultura della Camera.
Incarico che la parlamentare milanese ha svolto in piena autonomia rispetto alla linea governativa, tanto da essere in più occasioni giudicata come la leader delle colombe del PDL.
La più incline, non solo per la sua funzione istituzionale, a cercare mediazioni e punti di dialogo con l’opposizione.
Quasi bipartisan…
B Bersani (ottobre 2009) – “Auspico che con Bersani si possa uscire dalla contrapposizione preconcetta, dalla valutazione ideologica.
Credo che sia un’occasione per capire se il PD sceglie le riforme oppure la conservazione”.
Questo il commento a caldo rilasciato dal ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini ai quotidiani subito dopo l’elezione di Pierluigi Bersani a segretario del Partito Democratico.  Se l’auspicio (non disinteressato) della Gelmini sarà esaudito o meno, lo si capirà presto, a partire dal settore della scuola.
Certo è che per dialogare bisogna essere in due.
C   Cabina di regia   (settembre 2009) – Paola Mastrocola, nota scrittrice (autrice del best seller “La scuola raccontata al mio cane”) e docente di lettere nei licei, è il personaggio più noto tra i componenti della “Cabina di regia” varata dal ministro Gelmini per coordinare i vari provvedimenti, e i relativi pareri previsti, per l’attuazione del nuovo assetto dei licei.
Il gruppo di lavoro cura, tra l’altro, i rapporti con le associazioni professionali e le scuole, anche in vista della definizione delle Indicazioni nazionali per i licei.  La cabina è presieduta da Max Bruschi, consigliere del ministro, e ne fanno parte 13 esperti, oltre a Bruschi: 3 dirigenti tecnici (Luciano Favini, Anna Maria Benini Spada, Gisella Langé), 3 dirigenti scolastici (Luca Azzolini, Luciano Gigante, Elena Ugolini), 4 docenti (Paolo Ferratini, Roberto Giovannetti, Paola Mastrocola, Andrea Ragazzini).
Completano la cabina Walter Moro, direttore scientifico del CISEM di Milano, Elisabetta Mughini dell’ANSAS e Arduino Salatin, presidente dell’IPRASE di Trento.  Peccato che Paola Mastrocola abbia quasi subito lasciato il gruppo.
Chissà che cosa avrebbe raccontato al suo cane…  Crocifisso (novembre 2009) – Fa scalpore la sentenza della Corte di Strasburgo per i diritti civili che impone allo Stato italiano di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche.
Con varie motivazioni quasi tutte le forze politiche italiane, e la maggioranza degli intellettuali, criticano la sentenza.
Testate giornalistiche di orientamento assai diverso come l’Osservatore Romano, il Foglio e il Riformista, e molte altre, riprendono le parole scritte nel 1988 sul quotidiano L’Unità dalla scrittrice di origine ebrea Natalia Ginzburg, non credente, a difesa dell’esposizione del crocifisso nelle scuole italiane.
Parole di straordinaria compostezza: “L’ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell’ora e quelli che si alzano e se ne vanno (…).
Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione.
Tace.
È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente”.
E ancora: “Il crocifisso è il segno del dolore umano.
La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze.
La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte.
Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio.
Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo.
(…) Prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini.
E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti.
A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”.
Parole di grande efficacia e anche di notevole attualità.
D   Disponibilità   (giugno 2009) – Si profila per la prima volta l’ipotesi di applicare al settore della scuola una forma di ammortizzatore sociale, in favore degli insegnanti precari – cui poi si aggiunge anche il personale ATA – che avevano ricevuto un contratto annuale nel 2008-2009, non confermato per il 2009-2010.
Il contratto, detto di disponibilità perché comporta la disponibilità degli interessati ad effettuare supplenze brevi nel corso dell’anno, si regge su una inedita cooperazione quadrangolare tra MIUR, Ministero del Lavoro, INPS e Regioni.
Solo dopo alcuni mesi l’accordo diventa operativo, e se ne definiscono meglio i dettagli: il contratto di disponibilità comporta un’indennità di disoccupazione per un massimo di 8 mesi (12 se ultracinquantenni), da alternare alle eventuali supplenze brevi che dovessero essere assegnate agli interessati nel corso dell’anno.
Per i primi 6 mesi l’indennità corrisponde al 60% della retribuzione media degli ultimi tre mesi precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione; per i 2 mesi successivi al 50%, per i restanti mesi al 40% sempre della retribuzione media degli ultimi tre mesi.
È stata messa una pezza sul problema del precariato scolastico.
Per quest’anno.
Docenti di religione (luglio 2009) – Una nuova ordinanza di sospensiva del Tar Lazio riapre una questione “antica” che ciclicamente ritorna nel mondo della scuola: il docente di religione.
Questa volta l’oggetto del contendere è la parità di ruolo dei docenti di religione nell’attribuzione del credito scolastico degli studenti delle scuole secondarie superiori.
Il credito scolastico, come si sa, viene determinato sulla base della media dei voti ottenuti nelle varie discipline (ma religione non ha voto e, quindi, viene esclusa dalla determinazione della media).
Il punteggio di base ottenuto dalla media dei voti può essere integrato in base ad attività e crediti formativi acquisiti dallo studente.
Un decreto dell’ex-ministro Fioroni include la religione tra le valutazioni integrative del credito, ma è proprio quel decreto ad essere impugnato davanti al Tar del Lazio, ottenendo che il docente di religione non concorra alla determinazione del credito finale, escludendo in tal modo con il docente anche l’insegnamento della religione dal credito scolastico.
Il mondo politico e sindacale si spacca sull’ordinanza che relega il docente di religione ad una posizione di non pari dignità.
Il regolamento sulla valutazione, emanato dal ministro Gelmini ad agosto, supera il problema prevedendo espressamente la pari dignità del docente di religione nella determinazione del credito scolastico.
L’insegnamento della religione è salvo.
Ma fino a quando?   E   Eluana (febbraio 2009) – Il dibattito pubblico sulla sorte della sfortunata Eluana Englaro coinvolge grandemente dal punto di vista emotivo gli studenti delle scuole italiane.
Al di là delle controversie politiche, si è trattato di uno dei momenti più alti del confronto di idee, valori, visioni della vita e della morte, che si sia realizzato in Italia nel dopoguerra, paragonabile per intensità al dibattito sviluppatosi durante il rapimento e dopo l’uccisione di Aldo Moro, ricostruito da Alfredo Vinciguerra in un indimenticato instant book del 1978 (Questo Paese non si salverà…).
L’eco del dibattito raggiunge le aule delle scuole secondarie superiori, e qualche insegnante, nel quadro della sperimentazione di nuovi contenuti e metodi per l’insegnamento della disciplina  “Cittadinanza e Costituzione” – prende l’iniziativa di utilizzare a fini didattici la discussione in atto, avvalendosi anche della lettura dei giornali, che alla vicenda dedicano editoriali e interventi di notevole spessore.
Il triste destino di Eluana ha fornito agli insegnanti italiani una grande opportunità per dare un significato moralmente elevato e pedagogicamente efficace al nuovo modo di intendere l’Educazione civica nel nostro tempo.
Ma in quanti l’avranno colta?     F Fannulloni (febbraio 2009) – Continua la campagna del ministro Renato Brunetta per migliorare l’efficienza dei servizi pubblici.
La sua lotta ai dipendenti “fannulloni” è diventata proverbiale, tanto da essere ricordato nelle rappresentazioni dei presepi napoletani che ogni anno riprendono uomini politici e vip.
Il tasso di assenteismo diminuisce anche nel comparto scuola mediamente di circa il 30% rispetto al precedente anno.
Il nuovo decreto annunciato dal ministro dovrebbe rivedere i tempi di reperibilità modificando quelli, molto rigidi, dello scorso anno quando vi era “una sola ora d’aria”.
Sono attese misure non troppo lassiste.
Basterà il bastone per migliorare i comportamenti dei fannulloni od occorrerà ricorrere, come promesso dallo stesso ministro, alla politica della carota? G Gardner e le tre E (novembre 2009) – Howard Gardner, lo psicologo statunitense, professore presso l’università di Harvard, noto in campo educativo per la sua teoria sulle intelligenze multiple, intervenendo alla IX Conferenza internazionale promossa dall’Osservatorio internazionale della democrazia partecipativa (Oidp), con la lezione “Giovani e partecipazione nella vita politica”, illustra una sua interessante tesi.
“Partecipazione e cittadinanza si attivano tramite l’applicazione di una regola semplice – ha detto Gardner, citando come esempio personalità quali Luther King, Mandela, Suu Kyi e Gandhi – Quella delle tre “E”.
Excellence, engagement, ethics, che stanno a significare rispettivamente: la conoscenza delle regole del vivere civile, l’impegno in prima persona e prendere la giusta decisione, anche quando ciò non corrisponda al proprio interesse”.
Per il professore americano nelle città multietniche d’oggi occorre imparare a dialogare.
“Denaro, mercato ed esclusiva affermazione di me stesso sono tipici della società odierna.
A ciò rispondiamo – ha detto Gardner rivolgendosi ai molti giovani presenti al convegno – con tre elementi di buona cittadinanza: etica nelle scelte, rigore e competenza anche nel lavoro e impegno personale per la comunità”.
H Homeschooling (agosto 2009) – Non se ne parla ancora come di una prospettiva a breve termine, almeno in Italia, ma l’iperbolico sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, unito alla perdita di prestigio e di ruolo della scuola tradizionale, potrebbe creare i presupposti per un decollo su larga scala di un’educazione senza scuola, aule, classi.
O di combinazioni tra un orario scolastico ridotto e “compiti a casa” più consistenti, ma assistiti a distanza o eseguiti col supporto di speciali programmi in autoistruzione (e-learning) e in videoconferenza.
Come già avviene da tempo, per esempio, in California.
Importanti esperienze che vanno in questa direzione si fanno anche in Italia, ma solo per allievi lungodegenti (la cosiddetta Scuola in Ospedale), come mostra una interessante iniziativa sperimentale avviata in Toscana in 7 scuole di Firenze e 2 di Pisa, presentata ad agosto.
La grande flessibilità delle nuove tecnologie favorisce la personalizzazione degli itinerari formativi, e potrebbe aiutare sia gli allievi in difficoltà, sia quelli particolarmente dotati diversificando tempi, livelli e modalità di apprendimento.
    I   Italiano   (dicembre 2009) – Le due maggiori Accademie italiane competenti ad occuparsi del problema dello stato di salute della lingua italiana, quella della Crusca e quella dei Lincei, sottoscrivono un documento congiunto, intitolato Lingua italiana, scuola, sviluppo, nel quale si lancia un appello affinché nell’insegnamento e soprattutto nell’apprendimento della nostra lingua nazionale si realizzi una svolta radicale rispetto al progressivo impoverimento che lo caratterizza.
I risultati delle ricerche comparative internazionali IEA e OCSE-PISA non lasciano dubbi, e la gravità della situazione è testimoniata anche dal fatto che non pochi atenei organizzano test d’ingresso di conoscenza dell’italiano scritto e corsi di recupero per chi fa più errori.
Ma l’istruzione universitaria “può sopperire solo in misura limitata a lacune che risalgono agli anni dell’infanzia e della prima adolescenza”, puntualizza il documento delle due Accademie, sottoscritto anche dalla Associazione per la storia della lingua italiana.
Per questo gli accademici sollecitano “un de­ciso rafforzamento dell’italiano nell’in­segnamento scolastico”, ma insistono soprattutto sull’importanza delle ore dedicate alla lingua italiana, da tenere distinte da quelle ri­guardanti la letteratura e la lettura dei testi.
Ciò, secondo il presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Francesco Sabatini, non significa affatto che si debbano trascurare le lingue straniere.
Al contrario: Sabatini cita la ricerca di un  studioso dell’università di Ginevra, François Grin, secondo la quale se gli svizzeri smettessero di essere plurilingui il Pil del paese calerebbe del 10%.
Forse gli insegnanti delle altre materie non saranno tanto convinti…
Incinta (novembre 2009) – Forse è il primo caso in Italia di un ministro donna che resta incinta nel corso del suo incarico e, forse, proprio per questo, lo stato di gravidanza del ministro Gelmini suscita interesse e anima il gossip.
È il ministro a rendere personalmente noto il suo stato e ad annunciare per i primi mesi del 2010 il matrimonio con il suo compagno e la nascita della sua bambina.
Le voci che danno per possibile un sostegno al suo lavoro mediante la nomina di un viceministro vengono messe a tacere proprio dall’interessata che assicura presenza e continuità nello svolgimento dell’incarico.
Non mancano consigli di chi la invita a preoccuparsi della bambina, ma, per il momento, la Gelmini non manca ad alcuno dei suoi impegni.
Mamma o ministro? La Gelmini intende scegliere entrambi i ruoli.
Auguri.
        L   Libri di testo (luglio 2009) – Quella sulla adozione dei libri di testo è una delle tante ordinanze di sospensiva del Tar Lazio che nel 2009 hanno creato non pochi problemi al sistema di istruzione, obbligando il ministro Gelmini a correre ai ripari e a rintuzzare le inevitabili critiche dell’opposizione.
Un gruppo di docenti lombardi di scuola primaria, sostenuti dalla Flc-Cgil territoriale, impugna la circolare ministeriale per l’adozione dei libri di testo nella parte in cui prevede il vincolo quinquennale di conferma dei testi adottati.
Il Tar riconosce il diritto di modificare il libro di testo adottato, con conseguente superamento del vincolo quinquennale, includendo tra i casi di deroga dal vincolo anche l’eventuale nuova assegnazione di docenti alle classi.
Il Consiglio di Stato, a cui il ministro ricorre per l’annullamento dell’ordinanza del Tar, non scioglie completamente i dubbi in materia e il ministro dell’istruzione rompe gli indugi e riesce ad ottenere un emendamento in sede di conversione del decreto-legge salva-precari con il quale viene data l’interpretazione autentica secondo cui l’assegnazione di un nuovo docente alla classe non costituisce motivo straordinario per evitare il vincolo quinquennale.  La norma è salva ma i dubbi sull’efficacia del blocco quinquennale restano tutti.
    M   Matematica (novembre) – Vengono resi noti i dati sui livelli di istruzione degli studenti europei, secondo gli obiettivi fissati nel 2000 a Lisbona, attesi, in un primo tempo, per il 2010 e prorogati, poi, al 2020.
Per la prima volta vengono riportati i dati del 2008 relativi alla percentuale di 15enni con scarse competenze in matematica.
Il benchmark fissato, l’obiettivo da raggiungere per il 2020, è pari al 15%.
La media attuale dei Paesi europei è attestata al 24%.
Il livello di competenze matematiche dei nostri quindicenni è pari al 32,8%, uno dei peggiori tra tutti i Paesi dell’Unione.
Sono messi peggio dei nostri i ragazzi della Bulgaria e della Romania.
Il 2020 è lontano ma per raggiungere l’obiettivo del 15% la scuola italiana (primaria e secondaria di I grado) e i suoi studenti ne dovranno fare molta di strada.
N   Nonnismo (settembre 2009) – Un tempo il fenomeno indicava le angherie di vario tipo che i militari “anziani” riservavano alle reclute.
Qualcosa del genere capitava anche, in certe università, alle matricole, sottoposte a riti di accoglienza non sempre amichevoli, ancorché tradizionali.
Ora però l’età per questo tipo di pratiche sembra essersi abbassata, tanto da riguardare la scuola secondaria di secondo grado, quella di primo grado e perfino la scuola primaria.
Con la riapertura delle scuole il problema si è ripresentato, e bisognerà vedere se e quanto la stretta sul comportamento voluta dagli ultimi due ministri, Fioroni e Gelmini, servirà ad arginare il fenomeno.
In altri Paesi si punta su una maggiore responsabilizzazione dei genitori, chiamati a rispondere delle (cattive) azioni dei figli minori anche in sede penale.
Speriamo che anche da noi si faccia qualcosa di più che avvertire i nostri iperprotettivi genitori con un sms…      O   Obama (febbraio 2009) – Fa impressione l’annuncio dello stanziamento di 100 miliardi di dollari (circa 75 miliardi di euro) per il bilancio federale USA dell’istruzione: quasi il doppio di quanto stanziato dalle precedenti amministrazioni Bush (59 miliardi di dollari nel 2008), quando pure il budget a disposizione del ministro dell’istruzione era stato incrementato per finanziare le molte iniziative previste dalla legge “No Child Left Behind”, votata nel 2001 anche dai democratici di Ted Kennedy dopo una trattativa che ne aveva accentuato gli obiettivi volti a realizzare una maggiore equità nel sistema educativo.
Obiettivi che Obama intende ulteriormente rafforzare, e che sono specificati nel piano da lui presentato, l’American Recovery and Reinvestment Act of 2009 (ARRA).
Per ricevere i fondi stanziati da Obama, i 50 Stati che compongono gli USA dovranno mettere al centro delle loro politiche quattro obiettivi prioritari: – miglioramento della qualità e dell’efficacia dell’insegnamento, con particolare riferimento all’inserimento di buoni insegnanti nelle scuole situate nei quartieri più poveri e con più alta presenza di minoranze; – realizzazione di sistemi di valutazione che rilevino anno per anno i livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti nelle materie chiave (longitudinal data systems); – miglioramento degli standard e dei test; – sostegno alle scuole in difficoltà.
    P   Pettine (ottobre 2009) – L’Anief, l’Associazione dei docenti precari, sostiene con successo i ricorsi al TAR Lazio di centinaia di insegnanti precari che chiedono l’inserimento a pettine nelle graduatorie provinciali a cui hanno chiesto di essere iscritti per trasferimento, contro la disposizione ministeriale che prevede, invece, l’inserimento in coda.
Il Tar accoglie centinaia di ricorsi e dispone il commissariamento ad acta del ministero dell’istruzione in caso di mancato inserimento a pettine.
È a rischio la regolarità dell’anno scolastico per le possibili modifiche di nomine già effettuate.
Il ministro risolve la questione inserendo una specifica modifica nella legge salva-precari che annulla l’inserimento a pettine e conferma l’accodamento nelle graduatorie.
La coda ha sconfitto il pettine.
      Q   Qualifiche (dicembre 2009) –  Verso la fine dell’anno si intensificano le voci relative alla prossima pubblicazione, da parte del MIUR, dei modelli per la certificazione delle competenze raggiunte dagli studenti alla fine del decennio di scolarità obbligatoria (compresi i percorsi regionali di istruzione e formazione).
Successivamente si provvederebbe ai modelli di certificazione da rilasciare alla fine della scuola secondaria di primo grado e della scuola primaria.
In questo modo il nostro Paese recupererebbe (ma bisognerà vedere come lo farà) parte del ritardo accumulato rispetto ad altri Paesi europei che hanno già recepito  la raccomandazione del Parlamento e del Consiglio Europeo sul Quadro Europeo delle Qualifiche (QEQ), approvata nell’aprile 2008.
Entro il 2010 tutti i paesi membri dell’UE dovrebbero realizzare la correlazione dei loro sistemi di qualifiche nazionali con il QEQ.
E a partire dal 2012 tutte le nuove qualifiche dovrebbero recare un riferimento esplicito al QEQ in modo che si possano identificare le conoscenze, abilità e competenze di ciascun aspirante ad una occupazione.
La certificazione delle competenze, per l’Italia, sarebbe un primo passo in questa direzione.
      R   Regolamenti (maggio 2009) – Mentre i regolamenti per il primo ciclo, in attuazione delle leggi di riforma Gelmini, vanno verso l’approvazione definitiva per essere poi pubblicati in estate sulla Gazzetta Ufficiale, iniziano il loro percorso quelli del secondo ciclo, con l’approvazione in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri.
Sono tre gli schemi di regolamento da cui dovrà uscire la riforma delle superiori, e tutto fa pensare che in autunno possano essere approvati definitivamente prima della fase delle iscrizioni scolastiche per il 2010-11.
Il blocco dei lavori della Conferenza unificata prolunga oltre l’estate i tempi di approvazione del parere (non vincolante) che arriva soltanto a fine ottobre.
La nuova disposizione normativa che prevede anche l’acquisizione del parere (non vincolante) delle Camere prolunga ulteriormente la procedura consultiva.
A dicembre il Consiglio di Stato anticipa le prime valutazioni sugli schemi e chiede chiarimenti su alcuni punti critici, in vista del parere (non vincolante) da esprimere.
Il Miur chiarisce e ottiene il via libera.
Il nuovo anno inizia senza regolamenti approvati dal Consiglio dei Ministri.
Le iscrizioni slittano a fine marzo.
Basterà per assicurare l’avvio della riforma dal settembre 2010?           S Sezioni primavera (ottobre 2009) – Dopo un’attesa durata mesi che ha messo in crisi molti servizi educativi in attesa di autorizzazione per poter funzionare, finalmente a fine ottobre la Conferenza unificata approva l’accordo per attivare il servizio delle sezioni primavera anche per il 2009-2010.
Lo Stato diminuisce complessivamente il proprio finanziamento, anche se il Miur conferma la quota di 19 milioni dello scorso anno.
Le Regioni devono aggiungere una propria quota di finanziamento.
Alcune Regioni aumentano il proprio contributo, consentendo per il terzo anno consecutivo di confermare questo servizio per bambini di 2-3 anni di età, molto apprezzato dalle famiglie nei piccoli comuni privi di asili nido.
Il servizio educativo, però, rimanendo ancora a livello di sperimentazione, rischia di non svilupparsi e di non costituire un reale sviluppo di integrazione ai servizi per l’infanzia.
Sei rosso (giugno 2009) – Per la prima volta gli studenti di scuola secondaria di I grado (scuola media), per ottenere la promozione o l’ammissione all’esame devono conseguire un voto sufficiente in ogni disciplina.
La decisione di ammissione, anche in presenza di carenze di apprendimento, viene decisa a maggioranza dal consiglio di classe.
In tali casi la promozione con carenze è bene che sia opportunamente segnalata.
Diverse scuole decidono di adottare come segno di questa promozione d’ufficio il sei rosso.
Il Miur vieta l’uso del sei rosso, ritenendolo equivalente al sei politico di antica e sgradita memoria.
Il sei rosso scompare dai cartelloni, ma il problema del cambio dello strumento di valutazione resta con tutta la sua criticità.
    T   Tremonti   (gennaio-dicembre 2009) – Come artefice della legge 133/2008 (ex decreto legge 112/2008), madre di tutti i tagli al bilancio dell’istruzione, il superministro dell’economia viene spesso individuato – e non solo dai precari “tagliati” – come una sorta di ministro dell’istruzione “ombra”.
Il nuovo “divo Giulio” (appellativo attribuito in passato a Giulio Andreotti), che è anche un docente universitario, non ha esitato ad usare l’ascia dei tagli nei confronti del mondo accademico, costringendo gli atenei a una forte e in certi casi opportuna cura dimagrante, vista l’abnorme proliferazione di sedi e di insegnamenti degli ultimi anni.
L’ascia di Tremonti ha operato con altrettanta forza sulla scuola, che però ha probabilmente avvertito di più le conseguenze dei tagli, a causa della maggiore rigidità della sua organizzazione.
Alcune delle riforme di ordinamento, pur in sé necessarie e urgenti, hanno dato così l’impressione di essere a valle, anziché a monte, o almeno indipendenti, rispetto alle scelte macroeconomiche del divo Giulio.
Il Sole 24 ore lo nomina “politico dell’anno”.
Tetto del 30% (marzo e settembre 2009) – Nei primi mesi dell’anno ritorna il leit motiv della Lega che chiede “in nome della buona integrazione” di limitare il numero di stranieri per classe, dopo che nel 2008 aveva parlato di classi-ponte.
Il ministro Gelmini, in nome di una efficace integrazione, fa sua l’idea di porre un limite massimo al numero di alunni stranieri per classe e parla ripetutamente del tetto del 30%.
Il ministro annuncia per il 2010-11 una nuova disposizione ministeriale con cui dovrebbe essere fissato tale tetto massimo di stranieri in ogni classe, ma non precisa se si riferisce a qualsiasi straniero (compresi quelli nati in Italia o di lunga scolarizzazione) oppure soltanto a quelli di più recente immigrazione.
Si tratterà di una norma legislativa come, ad esempio, un decreto del presidente della Repubblica (dpr)? Esiste già un regolamento sull’immigrazione (dpr 394/1999) che all’articolo 45 fissa il limite massimo di alunni stranieri per classe, prevedendo che essi non siano maggioritari, cioè non superino il 50%.
Se il ministro vorrà fissare il tetto massimo al 30% dovrà modificare il dpr 394/1999 con un altro dpr.
Farà in tempo per l’anno prossimo?     U   Unità sindacale (maggio 2009) – L’anno scorso i rapporti sindacali si erano chiusi, per la prima volta, con la sottoscrizione del contratto nazionale senza la firma di un sindacato rappresentativo come la Flc-Cgil.
La rottura si era poi inasprita con il referendum di (non) approvazione del contratto, portando all’interno della scuola la rottura dell’unità sindacale già avviata a livello nazionale.
Cisl-scuola e Cgil-scuola, in particolare, hanno rappresentato i fronti opposti di una divergenza politica che si sta facendo sempre più strutturale e alternativa.
Prima dell’estate la Cgil-scuola indice unilateralmente le elezioni per il rinnovo delle RSU della scuola.
Dopo una iniziale resistenza, le altre OO.SS.
si adattano a proclamare le indizioni in attesa di conoscere la nuova normativa in materia di riorganizzazione della contrattazione.
La disposizione arriva nel corso dell’estate e prevede il rinvio delle elezioni per le RSU all’anno successivo.
La Cgil-scuola insiste nella sua posizione, rompendo la momentanea e precaria unità sindacale e presenta ugualmente le liste per le elezioni già previste per il dicembre 2009.
L’entrata in vigore definitiva del provvedimento legislativo targato Brunetta, rende illegittima qualsiasi iniziativa elettorale, ma la Cgil-scuola insiste per alcune settimane prima di recedere, consolidando la rottura con il restante fronte sindacale.
La divergenza politica continua con il decreto salva-precari e si conferma con le valutazioni su ogni provvedimento ministeriale.
Difficile prevedere una ricomposizione sindacale per il 2010 anche soltanto nell’unità di azione, a meno che la controparte politica non forzi la mano su fatti clamorosi in grado di ricompattare il fonte sindacale contrario.       V   Valutazione   (marzo 2009) – Il Consiglio dei ministri approva in prima lettura il regolamento per il coordinamento delle norme sulla valutazione degli alunni.
Dopo il parere del Consiglio di Stato, il regolamento verrà definitivamente approvato a giugno e pubblicato nel corso dell’estate.
Non può entrare in vigore per l’anno scolastico 2008-09, anche se molte novità in materia di valutazione (voto in decimi, voto del comportamento, ecc.) sono già state applicate per effetto della legge 169/2008.
Due novità relative all’esame di Stato per il primo e per il secondo ciclo troveranno applicazione dal 2009-10.
Riguardano rispettivamente il modo di calcolare il voto finale per l’esame di licenza (media aritmetica di tutte le prove) e l’ammissione all’esame di Stato (almeno sei in ogni disciplina).
E ora occhio alla prossima sessione di esami.  Ventiquattr’ore (marzo 2009) – Vengono resi noti i primi dati campionari sulle iscrizioni scolastiche per il 2009-10, da cui risulta che nelle classi prime della scuola primaria soltanto il 3% delle famiglie ha optato per il nuovo modello di orario settimanale a 24 ore con docente unico di riferimento.
Il docente unico di riferimento è previsto anche per i modelli orari a 27 o a 30 ore, ma la richiesta minimale del modello orario di 24 ore settimanali azzera praticamente l’ipotesi di portare l’orario di lezione a prima degli anni ’90, secondo la disposizione della legge 169/2008.
È quasi un flop, compensato da un aumento delle richieste del tempo scuola a 27 ore.
Non si cambiano facilmente le abitudini delle famiglie italiane.
    Z   Zaia (aprile 2009) – Il ministro per le politiche agricole, il leghista Luca Zaia, si improvvisa temporaneamente…
ministro dell’istruzione e propone l’insegnamento della lingua veneta nelle scuole.
Il ministro Gelmini condivide la proposta di valorizzare la cultura locale, ma non gradisce l’ipotesi dell’insegnamento del dialetto.
La proposta di Zaia trova ascolto negli ambienti veneti e fioriscono iniziative e pubblicazioni in lingua veneta.
Da probabile futuro presidente del Veneto c’è da aspettarsi da lui un’accelerazione sull’insegnamento del dialetto nelle scuole venete che potrebbe, però, determinare strappi anche all’interno della attuale maggioranza di Governo.
Intanto l’Europa insiste sull’insegnamento di altre lingue comunitarie….  

Gennaio

Il radicamento biblico (Rm 7,7-25) La spiritualità di Paolo è di tipo giudaico: essa era radicata nel monoteismo del popolo eletto e la scelta di evangelizzare i popoli pagani dovette in parte mettere in crisi le sue iniziali convinzioni, senza peraltro mai rinnegare il proprio legame con il Dio biblico.
Con fierezza Paolo ci ricorda che lui è “circonciso l’ottavo giorno, della stirpe di Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei” (Fil 3,5), ciò vuol dire un giudeo di pura stirpe, accreditato dalla tradizione.
Certamente egli ha la coscienza di appartenere, ormai, al “resto” di Israele (Rm 11,1-5) cioè a quella parte del popolo eletto che riconosce in Gesù il proprio Messia.
Anche quando, nelle sue lettere, si rivolge ai non-ebrei, Paolo continua però a citare l’Antico Testamento e a pregare servendosi di parole imbevute di Sacra Scrittura.
Infatti, se è vero che tutte le nazioni sono ormai chiamate alla salvezza attraverso la fede in Cristo, tuttavia Dio non ha respinto il suo Popolo, il Popolo di Israele che possiede valori religiosi che sono, per Paolo, sempre vivi (Rm 3,2; 9,4-5).
La forza spirituale che attraversa la Prima Alleanza si trova così nel profondo della vita di Paolo.
Nel brano che segue presentiamo un esempio del radicamento biblico di Paolo: nel capitolo 7 della Lettera ai Romani egli afferma che la Legge di Mosè è in sé buona e santa perché ha fatto conoscere all’uomo la volontà di Dio, ma senza comunicargli la forza interiore per adempierla; in questo modo la Legge è riuscita a far prendere all’uomo coscienza del peccato e del bisogno che ha dell’aiuto di Dio (la Grazia).
Paolo presenta in questo brano, fondamentale per la comprensione della morale paolina, il conflitto che egli vive, a causa del peccato, tra ciò che vorrebbe fare e ciò che invece fa.
7 Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare.
8 Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri.
Senza la legge infatti il peccato è morto 9 e io un tempo vivevo senza la legge.
Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita 10 e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte.
11 Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte.
12 Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento.
13 Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! È invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento.
14 Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato.
15 Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto.
16 Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; 17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.
18 Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c`è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19 infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.
20 Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.
21 Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.
22 Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23 ma nelle mie membra vedo un`altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.
24 Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? 25 Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.” La spiritualià trinitaria: il Padre (Rm 8,11-18) Al centro del pensiero paolino si pone un’esperienza di Dio che è in discontinuità ma anche in continuità con quella del popolo ebraico.
Si tratta, infatti, certamente, dello stesso Dio di Israele che, nella preghiera di Paolo è messo al centro come “Padre”.
Ma il pensiero rivolto al Padre passa ora attraverso la mediazione del Figlio (Gesù) e attraverso la potenza dello Spirito Santo.
Tale spiritualità paolina, che verrà chiamata più tardi “trinitaria”, si esprime in diversi modi: sia attraverso la preghiera che utilizza la parola “Padre” in modo nuovo, alla luce cioè di Cristo e della forza dello Spirito (Gal 4,6; Rm 8,15); sia attraverso delle asserzioni potenti quali la seguente: “per noi c`è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui” (1 Cor 8,6).
Per Paolo il nome di Dio non si pronuncia più senza quello di Gesù.
L’immagine di Dio ne risulta profondamente trasformata, essendo il volto stesso di Dio svuotato della sua onnipotenza, simile a quello di un Padre segnato dalla croce del suo Figlio.
Da qui deriva quel pensiero dell’Apostolo per cui ogni reale debolezza, se vissuta in Cristo, conduce, tuttavia, alla scoperta di una nuova e maggiore forza: “Quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 12,10).
Nel brano seguente, tratto dalla Lettera ai Romani, Paolo mette la resurrezione dei cristiani in stretta dipendenza da quella di Cristo.
Attraverso la potenza dello stesso Spirito Santo, il Padre resusciterà anche loro.
11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12 Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13 poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l`aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
14 Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.
15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”.
16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.
17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
18 Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.
Il rilievo della figura di san Paolo per la comprensione del cristianesimo delle origini e del suo successivo sviluppo teologico e dottrinario è in questi mesi ancor più esaltato dalla proclamazione dell’anno paolino che, indetto per la celebrazione del bimillenario della sua nascita, è iniziato il 28 giugno 2008 e terminerà il 29 giugno 2009.
Nato a Tarso in Cilicia (Asia Minore) in seno all’ambiente giudaico di lingua greca, Paolo, secondo quanto racconta egli stesso nel Libro degli Atti degli Apostoli (22,7), cadde a terra sulla via di Damasco colpito dalla visione del Cristo resuscitato dai morti.
L’Apostolo delle genti percorse da allora i paesi del Mediterraneo, da Antiochia di Siria fino in Asia minore e in Grecia, prima di essere arrestato a Gerusalemme ed essere mandato a Roma per esservi giudicato.
Secondo un’antica tradizione fu martirizzato a Roma, tra il 66 e il 67 della nostra èra.
Negli anni 50 scrisse sette lettere di suo pugno (o con l’ausilio di un segretario): la Prima Lettera ai Tessalonicesi, le due Lettere ai Corinzi, quella ai Galati, ai Filippesi, ai Romani e a Filemone.
Queste lettere tratteggiano un personaggio dal temperamento appassionato, rigoroso e nello stesso tempo pieno di tenerezza, realista e con alcune intuizioni teologiche straordinarie.
Il Vangelo, cioè la Buona Novella della salvezza, viene da lui predicato non solo al mondo ebraico ma a tutti, anche a coloro provenienti dal mondo pagano.
La spiritualità di Paolo affonda le sue radici in questa missione apostolica e si rafforza durante le prove che agitarono le prime comunità cristiane, sia quelle provenienti dal mondo giudaico, sia quelle provenienti dal mondo pagano, a conferma che non fu facile per lui la scelta del terreno missionario verso cui operare.
In questo mese e nel prossimo introduciamo i punti fondamentali della spiritualità di S.
Paolo a partire dalle sue lettere ritenute autentiche.
1.
Leggi le introduzioni alla Lettera ai Romani e ai Galati sulla Bibbia di Gerusalemme.
Che cosa differenzia queste lettere da quelle ai Corinzi? 2.
Visita il sito internet www.annopaolino.org, con particolare attenzione alle pagine relative alla catechesi di Benedetto XVI su S.
Paolo.
3.
Ricerca un profilo della vita del Santo con particolare attenzione alla sua attività missionaria.
Per ulteriori approfondimenti, è possibile consultare, nella sezione Percorsi nell’arte, Efeso, a cura di Enrico Badellino.
L’esperienza dell’incontro con Gesù Cristo (Fil 3,1-16) L’evento di Damasco ha sconvolto la vita di Paolo, non perché lo ha “convertito” a parlare di Dio (egli già confessava una fede monoteista), ma perché lo ha fatto incontrare con Gesù, crocifisso eppure vivente.
È questo che conduce Paolo a vivere, da quel momento, la sua spiritualità giudaica in modo del tutto differente.
Lui, il persecutore di ieri, riassume l’evento di Damasco in poche parole: “Colui [Dio] che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani… ” (Gal 1,15).
Pertanto l’Apostolo insiste fortemente su questo incontro fondamentale con Gesù che egli “ha visto” (1 Cor, 9,1).
D’altra parte, nella Lettera ai Corinzi, Paolo si pone nella lista dei primi testimoni ai quali Dio “si è lasciato vedere”, come Pietro e Giacomo (1 Cor 15, 5-8).
Egli si ricollega così all’esperienza dei primi credenti, testimoni di colui che “Dio ha resuscitato” (Gal 1,1).
Egli è stato conquistato da Gesù Cristo (Fil 3,12), e tutta la sua vita spirituale, il suo pensiero così come il suo comportamento, ne risulteranno radicalmente modificati.
Tutti i valori di ieri risultano come “rovesciati”: “tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù…” (Fil 3,8).
Ormai per Paolo si tratta di “conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (vv.
10-11).
L’itinerario spirituale di Paolo e di ogni cristiano con lui, procede da questo momento per imitazione del Cristo (Fil 2,6-11).
Il brano che qui presentiamo è tratto dalla Lettera ai Filippesi (3,1-14) e Paolo ci esprime quanto si è sentito rapito da Cristo: grazie a Lui la realtà materiale (la carne) assume una nuova dimensione, tutt’altro che di secondo piano, ma del tutto insignificante di fronte a Cristo che dà senso anche al mondo materiale.
1 Per il resto, fratelli miei, state lieti nel Signore.
A me non pesa e a voi è utile che vi scriva le stesse cose: 2 guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno circoncidere! 3 Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere fiducia nella carne, 4 sebbene io possa confidare anche nella carne.
Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui: 5 circonciso l`ottavo giorno, della stirpe d`Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei, fariseo quanto alla legge; 6 quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall`osservanza della legge.
7 Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l`ho considerato una perdita a motivo di Cristo.
8 Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede.
10 E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, 11 con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
12 Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch`io sono stato conquistato da Gesù Cristo.
13 Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, 14 corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
15 Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo.
16 Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea.