2011, un anno di scuola dalla A alla Z

il riepilogo dei principali avvenimenti che hanno riguardato la scuola italiana nell’ultimo anno.

 

UN ANNO DI SCUOLA DALLA A ALLA Z

Fatti, avvenimenti e persone – Consuntivo del 2011


A cura di TUTTOSCUOLA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A

 

Apprendistato

(maggio) – Il Consiglio dei ministri approva in prima lettura il decreto legislativo di riforma dell’apprendistato, destinato a diventare il Testo Unico in materia. Dopo l’intesa in Conferenza unificata il decreto entra in vigore alla fine di ottobre.

I contratti di apprendistato si applicano anche a ragazzi che abbiano compiuto 15 anni di età e, in tal caso, hanno valore di assolvimento dell’obbligo di istruzione.

Viene così modificata la riforma dell’obbligo scolastico, approvata con il ministro Fioroni, che disponeva il divieto di adibire ad attività lavorativa i ragazzi sotto i 16 anni di età.

Con le iscrizioni per l’anno scolastico 2012-13 sarà quindi possibile, nelle regioni che hanno stipulato la relativa intesa con lo Stato, per i 15enni chiedere di accedere a contratti di apprendistato, anziché iscriversi ad una scuola secondaria di II grado.

Una sconfitta dei fautori dell’obbligo o una realistica soluzione per contenere la dispersione scolastica?

Anief

(febbraio) – La Corte Costituzionale dà ragione all’Anief accogliendo il ricorso di docenti precari, patrocinati dall’Associazione, che avevano impugnato i provvedimenti di inserimento in coda, anziché a pettine, nei trasferimenti di graduatoria ad esaurimento in altre province.

Non è la prima vittoria giudiziaria dell’Anief (sono seguite anche sconfitte), ma sicuramente la più importante per una organizzazione sindacale che, rompendo qualsiasi schema ordinario nella tutela dei lavoratori della scuola, fonda essenzialmente la sua azione sui ricorsi ai tribunali.

Qualcuno l’ha giudicata una vera e propria macchina giudiziaria da guerra; altri l’hanno valutata come una astuta macchina per fare soldi. Ma intanto si fa strada nella categoria dove, grazie all’apporto di legali di buon livello, l’Associazione presieduta da Marcello Pacifico prospetta vittorie (o illusioni), ottenendo consensi soprattutto tra il personale precario.

E annuncia per il prossimo marzo l’entrata ufficiale nella competizione elettorale per le RSU nelle scuole.

Con l’intenzione di proporre ricorsi in ogni scuola come sistema di risolvere le relazioni sindacali?

 

 

 

 

 

B

 

Berlusconi

(novembre) – Dopo una votazione sulla fiducia che vede il suo governo scendere alla Camera sotto la soglia dei 316 voti Silvio Berlusconi getta la spugna e rassegna le dimissioni.

Si conclude così non solo la vita del quarto governo di centro-destra presieduto dall’imprenditore milanese, sceso in politica nel 1994, ma probabilmente un’intera fase della storia italiana del dopoguerra. A entrare in crisi è infatti la cosiddetta seconda Repubblica, caratterizzata dal bipolarismo, cioè dalla formazione di maggioranze  di volta in volta di centro-destra o di centro-sinistra, tutte rese deboli, però, dalla loro stessa conflittualità interna.

Con la formazione del governo Monti, sostenuto da Pdl, Pd e centristi, si apre una nuova fase politica dagli sviluppi al momento  non facilmente prevedibili, ma che sicuramente costringerà i partiti ad una profonda trasformazione.

Fine di un’epoca?

 

 

 

C

 

 

Concorsi

(dicembre) – Il nuovo ministro Profumo annuncia che il 2012 potrebbe essere l’anno dei concorsi. Ne potrebbero andare in porto tre: quello a 150 posti di dirigente tecnico (ispettore), quello a 2.386 posti di dirigente scolastico, e soprattutto quello a posti di insegnante ai vari livelli di scuola, a distanza di 13 anni dall’ultimo, targato 1999.

La riattivazione di serie procedure di tipo concorsuale era invocata da tempo da più parti del mondo della scuola, Tuttoscuola in testa. La normativa vigente prevede che il 50% dei posti sia riservato ai vincitori di concorso, e il restante 50% agli abilitati inseriti nelle graduatorie a esaurimento (ex permanenti).

Ma l’accenno fatto dal ministro (dopo un incontro con i sindacati) ad una diversa ripartizione, che aumenti la quota destinata alle graduatorie a esaurimento (GAE), rischia di riaprire una controversia paralizzante a scapito degli aspiranti insegnanti più giovani, quelli abilitati non compresi nella GAE e quelli non abilitati che attendono con impazienza l’avvio dei TFA.

Opportunità da non sprecare.

Classi pollaio

(giugno) – Il Consiglio di Stato autorizza la class action promossa dal Codacons contro le cosiddette “classi pollaio” o “classi batteria”. Si tratta di classi dove il numero di alunni supera a volte anche le 30 unità, soprattutto nelle prime degli istituti superiori. Le norme antincendio prevedono che in una classe vi sia un numero di alunni non superiore a 25 (+ l’insegnante).

Le “classi pollaio” non sono una novità per il nostro sistema scolastico, e sono andate gradualmente aumentando nell’ultimo quinquennio con la riduzione del numero delle classi a fronte spesso dell’aumento dei livelli di popolazione scolastica.

Il ministro Gelmini dichiara trattarsi di un falso problema, perché riguarderebbe soltanto lo 0,4% del totale classi-sezioni (1.500 classi per un totale di circa 45 mila alunni).

E se i dirigenti scolastici – responsabili della sicurezza – si rifiutassero di formare classi con più di 25 alunni?

 

 

 

 

 

 

 

D

 

DSA

(luglio) – Il ministero dell’Istruzione emana un decreto e specifiche Linee Guida per dare attuazione alla legge sui DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) nella scuola. La certificazione della dislessia e degli altri disturbi di apprendimento potrà essere rilasciata soltanto dal servizio sanitario pubblico.

Se lo studente si avvale della possibilità di esonero completo dall’insegnamento della lingua straniera, come consentito dalla legge 170/2010, all’esame di Stato non può conseguire la licenza o il diploma, ma soltanto un’attestazione.

Non è previsto il docente di sostegno per l’alunno con DSA. Il numero degli alunni con DSA non è censito, ma si stima che sia quasi il doppio degli alunni con disabilità.

Svolta da seguire con cautela e controlli.

Dimensionamento

(luglio) – La legge 111/2011, approvata in tempo record dal Parlamento, prevede la trasformazione di tutte le istituzioni del primo ciclo in istituti comprensivi, con una nuova dimensione di popolazione scolastica che passa dai 500-900 alunni ad almeno 1000. Nelle piccole isole e nei comuni montani il limite passa da 300 a 500 (successivamente corretto in 600).

Si prevede la soppressione di almeno 1.300 istituzioni scolastiche, con conseguente riduzione di organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA.

Alcune regioni annunciano ricorso alla Corte costituzionale per violazione della competenza concorrente.

I piani regionali dovranno essere approvati entro il 31 gennaio 2012, ma è prevedibile che diverse regioni che negli ultimi anni non avevano provveduto ad aggiornare le situazioni secondo i vecchi parametri dimensionali, non potranno (o non vorranno) compiere il recupero tutto in una volta o lo effettueranno in modo soggettivo.

Ancora una volta l’Italia a due velocità?

 

 

E

 

Ex-Enam

(dicembre) – L’Enam, Ente di Assistenza magistrale, interamente finanziato (per obbligo di legge) dagli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, dopo essere stato soppresso e assorbito dall’Inpdap nel 2010, per effetto della legge “Salva Italia” passerà alla nuova Inps che a sua volta assorbirà l’Inpdap.

Gli ex-comitati provinciali dell’Enam si costituiscono in associazione (l’ANTAM (Associazione Nazionale Tutela ed Assistenza Magistrale), per difendere il patrimonio dell’Ente.

Il versamento annuo da parte degli insegnanti e degli ex-direttori didattici sfiora i 50 milioni di euro. Sarà difficile che lo Stato consenta la cancellazione di questo tributo che fa cassa senza fatica.

Razionalizzazione o scippo legalizzato?

 

 

 

 

 

 

 

F

 

Formez

(ottobre) – A ottobre si svolge la prova di preselezione per gli oltre 33 mila candidati al concorso per 2.386 posti di dirigente scolastico.

Dalla batteria dei test preparati dal Miur vengono preventivamente cancellati circa mille quesiti, risultati errati, poi ne vengono estratti cento con risposta multipla per la selezione che si svolge in ogni regione.

Gli elaborati vengono corretti con lettore ottico e registrazione informatica presso il FormezItalia a Roma.

Le correzioni si svolgono davanti a ciascuna commissione regionale e sono trasmesse in diretta streaming garantendo controllo pubblico e trasparenza.

Questa prima esperienza di correzione in diretta telematica registra un buon risultato, ma non attenua le polemiche e i ricorsi per taluni contenuti della batteria dei test, sia per quelli predisposti che per quelli selezionati.

La linea diretta degli errori o degli orrori?

Finestra

(agosto) – La manovra bis di ferragosto, contenuta nel decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, precisa l’operazione “finestra” per il personale scolastico.

Il personale che matura il requisito per il pensionamento dopo il 31 dicembre 2011 dovrà attendere un anno di più per il pensionamento.

La “finestra” di uscita dal servizio, da sempre prevista per la scuola al 1° settembre dell’anno in cui si matura il diritto a pensione, viene spostata avanti di un anno.

Si salvano dalla “finestra” coloro che il requisito al pensionamento (si presume per limite di età o di servizio) lo maturano entro il 31 dicembre 2011.

Ma poi la manovra Monti “Salva Italia” rende inutile la finestra, perché annulla di fatto le pensioni di anzianità e riforma il sistema pensionistico.

Non è toccato dalla riforma il personale scolastico che al 31 dicembre 2011 ha già raggiunto il limite massimo di servizio (40), oppure ha l’età massima per la pensione di vecchiaia (65 anni) o ha raggiunto quota “96”, cioè quel valore che si ottiene sommando l’età (60 o 61 anni) con l’anzianità di servizio (36 o 35 anni).

Verso un corpo docente ancora più vecchio

 

 

 

 

G

 

Gelmini

(ottobre) – Il ministro Gelmini rilascia a “La Repubblica” una intervista-verità che sorprende un po’ tutti.

Ammette i tagli sulla scuola (che aveva sempre definito interventi necessari di razionalizzazione) e prende decisamente le distanze dal ministro Tremonti (di cui aveva affermato di condividere le scelte senza subirle).

Si dichiara pronta ad ascoltare gli studenti e dispiaciuta per non essere riuscita a far capire al Paese l’importanza del ruolo degli insegnanti.

Un’apertura, la sua, che gli studenti considerano “fuori tempo massimo”. I giudizi sono severi: opportunismo, ipocrisia, incomprensione profonda delle motivazioni alla base delle proteste.

A molti quell’intervista sembra quasi una lettera di addio. Un mese dopo Mariastella Gelmini, con le dimissioni del Governo, lascia l’incarico.

Esperienza dura ma formativa.

 

 

 

 

H

 

Hockey

(novembre) – Il maestro di strada Mario Rossi Doria, ora sottosegretario all’istruzione, l’ha chiamata regola dell’hockey, riferendosi ai provvedimenti disciplinari di sospensione dalle lezioni nei confronti degli studenti.

Come nell’hockey, il giocatore (studente) sospeso non va allontanato dal campo (scuola), e prima di rientrare in gioco, invece di stare in panchina, può rendersi utile con interventi a favore della squadra (classe). Deve seguire il gioco dei compagni pur rimanendo in panchina per momenti di recupero individuale.

Fuori dal mondo della scuola l’idea della regola dell’hockey viene apprezzata; dentro il mondo della scuola, a quanto sembra, è considerata un po’ meno, perché l’idea del giocatore espulso che resta in panchina è sperimentata da tempo da molte scuole e l’ipotesi del recupero personale sembra un premio. Difficile da applicare.

Scoperta dell’acqua calda o nuova via per il recupero?

 

 

 

I

 

Incasso buonuscita

(agosto) – Il decreto legge 138/2011 relativo alla manovra bis di ferragosto introduce una duplice modifica alla decorrenza per l’incasso della liquidazione finale (buonuscita/trattamento di fine rapporto) per i dipendenti pubblici collocati in pensione, compresi quelli della scuola.

Per effetto della modifica, vi sarà il rinvio dell’incasso della liquidazione finale in forma differenziata in base al modo con cui si viene collocati riposo.

Se il pensionamento avviene per raggiunti limiti di età (65 anni) o di servizio (40 anni), il rinvio è di sei mesi; se invece il pensionamento avviene a domanda per anzianità (almeno 60 anni di età con un minimo di 35 anni di servizio in modo da raggiungere quota 96) il rinvio sarà di due anni.

È un modo per scoraggiare i pensionamenti anticipati, ma, per il timore che non sia sufficiente, nella legge “Salva Italia” di fine anno il Governo Monti riforma il sistema pensionistico e annulla le pensioni di anzianità.

Dalla buona alla cattiva uscita.

Invalsi

(maggio) – Giuseppe Cosentino,  già capo dipartimento per l’istruzione del Miur, viene nominato commissario all’Istituto nazionale di valutazione, anche con il compito di dare continuità e sviluppo al lavoro fatto negli ultimi anni dal presidente Piero Cipollone, economista di provenienza Bankitalia, dimessosi a marzo per assumere un prestigioso incarico presso la World Bank a Washington.

Con il nuovo anno l’Invalsi, che nel 2011 si è molto rafforzato dal punto di vista strutturale e organizzativo, dovrà dotarsi di un nuovo vertice perché Cosentino, nominato capo della segreteria tecnica del ministro Profumo, difficilmente potrà continuare a fare anche il commissario all’Invalsi, e dal 1° gennaio 2012 va in pensione anche il direttore generale dell’Istituto, Dino Cristanini.

Staffette (con personaggi nuovi o tra i soliti noti?)

 

 

 

 

L

 

LIM

(maggio) – Continua l’azione del ministero per la diffusione delle tecnologie didattiche nella scuola con l’emanazione delle linee guida del piano di acquisto di Lavagne Interattive multimediali (LIM) nella scuola primaria e secondaria di secondo grado.

Il Miur raccomanda l’installazione della LIM in classe anziché in spazi dedicati. Un’indagine condotta dall’Indire ha accertato che i docenti, a fronte di una valutazione positiva dello strumento, ne fanno un uso medio-basso a causa soprattutto della difficoltà di accesso.

La stessa indagine ha accertato un notevole apprezzamento dei ragazzi, anche perché, a quanto sembra, la LIM rende la lezione più diretta e intuitiva, favorisce la comprensione di concetti complessi, sviluppa il “saper fare” e l’attitudine alla ricerca, facilita la memorizzazione (soprattutto grazie all’impiego di immagini).

Superare i LIMiti tecnologici

 

 

 

 

 

 

 

 

M

 

Monitoraggio

(settembre) – Il Miur affida all’Ansas il compito di monitorare le esperienze delle Indicazioni per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, come disposto dal Regolamento di riordino (dpr 89/2009) che ha previsto un triennio di applicazione delle Indicazioni nazionali (Moratti) e delle Indicazioni per il curricolo (Fioroni), per armonizzarle agli obiettivi della riforma Gelmini.

L’Ansas predispone un questionario on line a risposte multiple per le istituzioni scolastiche del 1° ciclo per ricavare elementi utili per l’eventuale revisione delle Indicazioni, assumendo come base di riferimento le Indicazioni per il curricolo.

L’Aimc, Associazione dei Maestri Cattolici, chiede che oltre al monitoraggio tramite questionario via sia anche ascolto delle scuole con rilevazione delle buone pratiche.

Si avranno finalmente nuove Indicazioni valide ed obbligatorie per tutti o le scuole continueranno a navigare a vista?

Monti

(novembre) –  Mario Monti, economista, già rettore dell’università Bocconi di Milano e per dieci anni autorevole commissario presso la Commissione europea di Bruxelles, viene nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal quale riceve subito dopo l’incarico di formare il nuovo governo.

Il compito è di definire e attuare un programma di emergenza in uno spirito di coesione nazionale.

La convergenza di Pdl, Pd e centristi (Udc, Fli, Api) nel sostegno al governo Monti sembra aprire una nuova fase e mettere ai margini le forze che hanno creato i maggiori problemi all’interno dei due schieramenti, di centro-destra e centro-sinistra, alternatisi nei 17 anni della cosiddetta seconda Repubblica (1994-2011), la Lega da una parte e l’estrema sinistra (attualmente fuori del Parlamento) dall’altra.

Se i tecnici vinceranno, che ne sarà dei politici?

 

 

 

 

N

 

Neutrini

(settembre) – Gli sconosciuti neutrini balzano agli onori della cronaca per un frettoloso comunicato del Miur che plaude al successo dell’esperimento storico realizzato con il contributo dei ricercatori italiani “alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento”.

La notizia del tunnel entra immediatamente nel circuito del web e costa una settimana di feroci battute sulle competenze in fisica del ministro Gelmini che “si fida di collaboratori che le mettono in bocca dichiarazioni che scatenano l’ilarità del globo”, come dice Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura.

Le polemiche si placano (non del tutto) con le dimissioni del capo ufficio stampa della Gelmini, Massimo Zennaro, che si assume la responsabilità dell’errore compiuto dal suo staff.

Senza la gaffe del tunnel gli Italiani avrebbero saputo della scoperta dei neutrini?

 

 

 

 

O

 

OCSE-Pisa

(luglio) – Da quella autentica miniera di informazioni e di stimoli che è diventato il programma dell’Ocse intitolato Pisa (Programme for International Student Assessment) esce un ulteriore dato, già noto agli esperti di educazione comparata, ma mai finora esaminato con tanta attenzione anche nei suoi termini quantitativi: i sistemi scolastici che prevedono la ripetizione dell’anno (o il dirottamento degli studenti più deboli in istituzioni formative specializzate, fuori della scuola) non sono quelli che ottengono i risultati migliori.

Anzi, in testa alle classifiche dell’ultima rilevazione effettuata (2009) stanno gli studenti di Paesi dove la pratica della bocciatura non esiste a nessun livello (Giappone, Corea, Norvegia) oppure è assolutamente eccezionale non solo nella scuola di base ma anche nella secondaria superiore (Finlandia, Nuova Zelanda, Regno Unito).

Non è detto che le scuole più ‘serie’ siano quelle che bocciano di più.

 

 

 

 

P

Profumo

(novembre) – Nel governo dei professori costituito da Mario Monti entra anche il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, savonese, 58 anni.

Ingegnere, già progettista per il Centro Ricerca e Sviluppo della Società Ansaldo a Genova, è professore ordinario di Macchine ed Azionamenti Elettrici al Politecnico di Torino, dove ha ricoperto gli incarichi di preside di Ingegneria dal 2003 e di rettore dal 2005. Nell’agosto 2011 è stato nominato presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Le prime dichiarazioni si ispirano al principio della razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse disponibili, in una linea di sostanziale continuità dei processi riformatori avviati dal governo precedente.

C’è profumo di aria nuova nella scuola italiana?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Q

 

Qualità

(maggio) – Esce il secondo Rapporto sulla qualità nella scuola italiana di Tuttoscuola, presentato nella prestigiosa cornice dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana alla presenza del ministro Gelmini.

Il Rapporto, realizzato a quattro anni dal primo, consente di effettuare un confronto a vari livelli, partendo da quello nazionale, tra le due fotografie dell’Italia scolastica che scaturiscono dall’analisi comparativa di oltre novanta indicatori.

La novità più interessante che emerge dal confronto con il precedente Rapporto è che pur nella conferma degli squilibri tra le diverse aree del Paese il Sud nel complesso negli ultimi anni ha fatto meglio del Nord e del Centro.

Il Nord-Est invece arretra in più di metà degli indicatori e anche il Nord-Ovest, pur confermando il suo primato complessivo rispetto alle altre aree, arretra in 25 indicatori su 56. Il Centro resta sostanzialmente stabile, e dunque il lieve miglioramento che si evidenzia a livello nazionale si deve ai progressi realizzati dal Sud, in particolare in alcuni indicatori come quelli relativi al patrimonio delle istituzioni scolastiche, ai supporti all’attività didattica e alla continuità e stabilità del personale docente.

Italia scolastica squilibrata, ma con un “pizzico” (un inizio?) di controtendenza.

Quinquennio di permanenza

(maggio) – Il primo decreto legge della manovra finanziaria estiva (DL 70/2011) interviene sulle graduatorie ad esaurimento e sulle assunzioni in ruolo. Per le prime dispone la triennalità di aggiornamento con una sola possibilità di trasferimento da una provincia all’altra e con conseguente cancellazione dalla graduatoria di provenienza (con inserimento a pettine).

La seconda sulle assunzioni prevede un piano triennale per la copertura totale dei posti vacanti con una quota di immissioni in ruolo retrodatate al 2010-11. Per i neo-immessi in ruolo vi sarà l’obbligo di permanenza quinquennale nella provincia scelta per la nomina.

Si chiude (forse) l’annosa questione della coda e del pettine per gli inserimenti nelle graduatorie ad esaurimento.

Il quinquennio di permanenza soddisfa in particolare la Lega che spera, con questa norma di deterrenza, di tenere fuori regione i docenti che vengono da fuori (dal sud in particolare).

Vi sarà ancora qualche colpa di coda o di pettine?

 

 

 

 

 

R

 

RSU

(gennaio) – Il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto, Carmela Palumbo, prende posizione nettamente per l’applicazione delle disposizioni Brunetta (decreto legislativo 150/2009) che riconoscono ai dirigenti scolastici la competenza diretta e la conseguente responsabilità nella definizione dell’organizzazione dei servizi, relegando la precedente competenza della RSU alla sola informazione, senza contrattazione integrativa.

Il Ministero tace e sembra strizzare l’occhiolino al sindacato, ma, in occasione della contrattazione nazionale sulle utilizzazioni è costretto a prendere atto dell’interpretazione circa la non competenza della RSU fornita dalla Funzione Pubblica.

I sindacati che avevano rivendicato la non applicazione del decreto legislativo 150/2009 fino al rinnovo del CCNL, congelato da una legge finanziaria, non sottoscrivono l’accordo sulle utilizzazioni per mantenere salva la posizione di difesa delle RSU.

Le prossime elezioni delle RSU, previste a marzo, potrebbero essere l’occasione per rilanciare le competenze delle RSU e aprire un fronte di scontro con i dirigenti scolastici.

Scontro “di fabbrica” nelle scuole?

 

 

 

S

 

Spedizione cartoline

(giugno) – La Fism, Federazione delle scuole materne, le cui istituzioni aderenti accolgono ben 550 mila dei 635 mila bambini iscritti alle scuole dell’infanzia paritarie, lancia, ancora una volta, un grido di aiuto, promuovendo tra tutte le famiglie l’iniziativa dell’invio di una cartolina indirizzata al Presidente del Consiglio, al ministro dell’economia, Giulio Tremonti e al ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini. Le cartoline riportano una sola richiesta: non tagliare la libertà di educare. La spedizione ha successo, perché in breve ne viene inviato oltre mezzo milione.

Nel 2010 i contributi statali per le scuole paritarie erano stati pari a 539 milioni; per il 2011 la legge finanziaria ha previsto l’erogazione di 526 milioni, di cui 245 condizionati alla vendita del digitale terrestre tuttora non ancora iniziata. I restanti 281 milioni certi sono stati ridotti del 10% e sono diventati quindi 252.

Il Miur ha ripartito nell’aprile scorso per tutte le scuole paritarie poco meno di 168 milioni, che rappresentano gli 8/12 di quei 252 milioni “certi”, ma che sono meno di un terzo di quei 526 milioni da assegnare complessivamente per il 2011.

È evidente come la situazione finanziaria delle scuole paritarie e, in particolare, delle scuole dell’infanzia che ne rappresentano la maggior parte, si stia facendo difficile, ancora una volta.

I ritardi di assegnazione dei contributi, oltre alla loro decurtazione, si trasformano in indebitamento verso le banche (sempre più restie) o in aumento delle rette per le famiglie.

Una parità a parole?

 

 

 

 

 

T

TAR

(marzo) – Il Tar è una “terza Camera”?

Il Tar del Lazio rinvia alla Corte costituzionale l’art. 64 comma 2 della legge n. 133/2008 considerando non infondata l’accusa di illegittimità costituzionale mossa dal sindacato Snals alla riduzione del 17% del personale amministrativo della scuola nel triennio 2009-2011, da tale comma disposta.

Sempre per iniziativa dello Snals il Tar  aveva accolto nel luglio 2010 un ricorso contro la riduzione dell’orario settimanale nelle classi intermedie degli istituti tecnici e professionali. È ormai difficile tenere la contabilità degli interventi effettuati in campo scolastico dalla giustizia amministrativa, e in particolare dal Tar del Lazio, competente in materia di legislazione nazionale.

I sindacati, in particolare quelli autonomi vecchi e nuovi, hanno individuato nella via giudiziaria una nuova e più efficace modalità di lotta sindacale e se ne avvalgono in modo sistematico. Ma più che di lotta ‘sindacale’ sarebbe forse più corretto parlare di una forma di azione  ‘post-sindacale’. Della rinuncia cioè alle tradizionali modalità della lotta sindacale – trattative, assemblee, scioperi, negoziato, accordi – in favore dei ricorsi e della carta bollata.

In questo modo, però, è difficile sfuggire al sospetto che si stia di fatto attribuendo alla magistratura amministrativa il ruolo di una ‘terza Camera’, addirittura più importante delle prime due perché in grado di ridiscuterne e modificarne le decisioni. E che si stia modificando in profondità il ruolo del sindacato, avviato a trasformarsi in una specie di ufficio per guerre legali in servizio permanente effettivo.

L’Italia ha due Camere basse e una Camera alta?

TFA

(aprile) – Dopo l’emanazione del decreto sulla formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado, il Miur compie un passo avanti verso questo traguardo storico della formazione universitaria dei docenti con l’emanazione del regolamento che prevede l’attivazione dall’anno accademico 2011-12 dei corsi di laurea magistrale e dei tirocini formativi attivi (TFA) di durata annuale. Per i TFA occorre attendere appositi decreti che quantifichino disponibilità di posti e modalità di svolgimento.

In “zona Cesarini”, cioè nel momento di chiusura del suo mandato, il ministro Gelmini firma alcuni decreti per l’attivazione dei TFA; decreti che risentono della fretta e che vengono contestati dai sindacati, che sottolineano la necessità di integrazioni e modifiche.

Il ministro Profumo accoglie la richiesta e riapre il  confronto.  Devono essere definiti tempi e quantità di ammessi (gli ipotizzati 23 mila sono troppi per la Funzione pubblica). Le prove di accesso sono previste a fine febbraio. Si apre un problema di ingorgo del traffico tra formazione e reclutamento.

Attivare i maxi-concorsi subito o attendere la conclusione dei TFA?

 

 

 

 

 

 

 

U

 

Ugolini

(novembre) – Sorpresa nella nomina dei sottosegretari chiamati ad affiancare il nuovo ministro dell’istruzione, Francesco Profumo: vengono nominati la prof. Elena Ugolini e il maestro Marco Rossi Doria.

Elena Ugolini è capo d’istituto al liceo paritario “M. Malpighi” di Bologna, una provenienza che provoca la critica sul web da parte dei difensori radicali della scuola pubblica, ma l’intervento deciso e autorevole della sen. Bastico (PD) a suo favore fa tacere sul nascere le polemiche.

Al ministero Ugolini è di casa ormai da oltre un decennio, membro di commissioni e di gruppi di lavoro importanti. Ha lavorato con ministri di diversa collocazione politica, in particolare all’Invalsi e per il sistema di valutazione.

Contrariamente a quanto si pensava, corre voce che avrà la delega per il primo ciclo, mentre al suo collega Rossi Doria dovrebbe essere conferita la delega per il secondo.

Tecnici al lavoro.

Unità nazionale

(marzo) – Il 17 marzo l’Italia celebra i 150 anni dell’unità nazionale.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è il principale animatore delle celebrazioni e dei festeggiamenti che hanno avuto inizio il 7 gennaio con gli onori alla bandiera italiana a Reggio Emilia dove nacque il tricolore.

Sono numerose in tutta Italia le iniziative per coinvolgere scuole e studenti nella valorizzazione dei 150 dell’unità. Il sistema scolastico nazionale viene riletto dalla legge Casati all’autonomia scolastica e oltre.

Il fervore unitario è attenuato da ombre che inneggiano ad un federalismo radicale. Con la caduta del governo Berlusconi la Lega parla apertamente di secessione.

Passata la festa…

 

 

V

Valorizza

(dicembre) – Si conclude la sperimentazione “Valorizza”, avviata all’inizio del 2011 tra grandi difficoltà e resistenze  con obiettivo di valutare e premiare la ‘reputazione professionale’ degli insegnanti.

Gli esiti finali sono illustrati a Roma alla presenza del ministro Profumo, che sembra orientato ad accogliere la raccomandazione formulata delle due Fondazioni sponsor dell’iniziativa – Treelle e Compagnia San Paolo per la scuola – di replicare il progetto anche nel 2012.

La proposta è di raddoppiare il numero delle scuole partecipanti (solo 33 nel 2011),  e anche il ‘premio’ per gli insegnanti (due mensilità aggiuntive anziché una), estendendone l’erogazione a un triennio. L’idea di premiare economicamente gli insegnanti ritenuti migliori dalla convergente valutazione di studenti, genitori e colleghi presenta però, secondo autorevoli esperti, più svantaggi che vantaggi: potrebbe ad esempio porre i dirigenti scolastici di fronte a difficoltà nel rapporto con i genitori e nell’assegnazione dei docenti alle classi.

Oltre a quello della reputazione dei docenti si discute di altri criteri utilizzabili per valutare la loro professionalità ai fini del miglioramento della qualità del sistema di istruzione. Tra questi il possesso documentato e certificato di competenze professionali ulteriori rispetto a quelle iniziali, la disponibilità e capacità di svolgere mansioni specializzate, la consistenza oraria della prestazione settimanale e così via.

La buona reputazione professionale è una condizione necessaria, ma non sufficiente.

 

 

 

Z

 

Zaia

(novembre) – Il governatore del Veneto, Luca Zaia (Lega), che si era già distinto un anno prima con l’idea, applaudita dal ministro Gelmini, di regalare una bibbia ad ogni studente veneto e con un no secco all’islamizzazione della sua regione, prende posizione a favore delle scuole dell’infanzia paritarie venete, annunciando l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Costituzionale per ottenere un trattamento effettivo di parità rispetto alle scuole statali.

Le scuole dell’infanzia paritarie costituiscono il 68% delle scuole del settore, ma ricevono pochi sghei rispetto alla qualità (sostiene Zaia) della loro offerta formativa.

L’uscita del governatore sembra una captatio nei confronti della Chiesa veneta, ma, a quanto risulta, i vescovi restano piuttosto freddini davanti alla sua proposta, anche se non possono negare lo stato di difficoltà economica delle numerose scuole paritarie a causa della riduzione dei finanziamenti statali.

Quanto dà la Regione Veneto alle scuole paritarie?

 






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TuttoscuolaFOCUS

La ricetta europea sulla scuola italiana

 

Tra le 39 domande rivolte lo scorso 8 novembre dalla Commissione Europea al Governo italiano su come verranno “concretamente tradotti in pratica” (locuzione ripetutamente usata) gli impegni assunti dal presidente Berlusconi nella lettera inviata alle autorità comunitarie di Bruxelles, e in quella sede apprezzati, quattro riguardano il sistema di istruzione. Sono le domande numero 13, 14, 15 e 16, raggruppate sotto la voce Human Capital. Eccole.

13) Come verranno ristrutturate le singole scuole (individual schools) con risultati insoddisfacenti nelle prove INVALSI?

14) Come intende il governo italiano valorizzare il ruolo degli insegnanti nelle singole scuole? Che tipo di incentivi saranno utilizzati a tal scopo?

15) Con quali specifiche misure il governo intende incrementare l’autonomia e la competizione tra università? Che cosa comporta in pratica l’espressione “più spazio di manovra sui costi delle iscrizioni universitarie”?

16) Per quanto riguarda la riforma dell’università quali sono i provvedimenti attuativi che ancora devono essere adottati?

Ma la parte più interessante del questionario, per così dire, inviato al governo italiano è la premessa metodologica (General question), che vale la pena di riportare qui di seguito perché è con questo tipo di approccio e di linguaggio che l’Italia dovrà sempre più rapportarsi (la traduzione è nostra).

Si prega di fornire una versione commentata della lettera che indichi, per ciascuna misura o impegno:

1        se è già stato posto in opera, e – se lo è – con quale grado di implementazione;

2        se è stato già adottato dal governo ma non ancora approvato dal Parlamento: in tal caso, precisare i tempi dell’approvazione parlamentare e le modalità di attuazione;

3        se è un impegno nuovo, fornire un concreto piano operativo per la sua adozione e implementazione, compreso lo scadenzario e il tipo di strumenti giuridici che il governo intende utilizzare.

Si prega inoltre di indicare, se del caso, il costo preventivato (estimated budgetary impact) di ciascuna misura/impegno e le rispettive fonti di finanziamento.




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tuttoscuola.com lunedì 14 novembre 2011

 

Scuola: verso la revisione delle Indicazioni del 1° ciclo

 

Dopo l’informativa sindacale di una decina di giorni fa, anche in un altro recente incontro con i referenti degli Uffici scolastici regionali il Miur ha confermato che si va verso la possibile revisione delle Indicazioni per scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, assumendo a riferimento le Indicazioni per il curricolo varate dal ministro Fioroni.

Si tratta di una scelta molto chiara che, a quanto sembra, ha trovato il consenso del mondo sindacale e dovrebbe incontrare anche i favori degli insegnanti.

Per arrivare alla eventuale revisione delle Indicazioni, il ministero sta seguendo contestualmente varie piste di lavoro, la prima delle quali è il monitoraggio previsto dal regolamento per il primo ciclo (dpr 89/2009), affidato all’Ansas, che ha predisposto un apposito questionario (che le scuole potranno compilare entro il 30 novembre) in linea da una settimana.

Le prime valutazioni sul questionario sono sostanzialmente positive per il suo taglio “laico” rispetto alle riforme Gelmini. Potrebbe rappresentare effettivamente una opportunità per le scuole sia per una autovalutazione interna delle attività svolte in questo triennio sia per esprimere osservazioni e proposte utili per l’annunciata revisione delle Indicazioni.

Una cosa è certa: la scuola chiede, dopo anni di cambiamenti all’insegna della discontinuità, di mettere finalmente una parola ferma sulla definizione degli obiettivi di apprendimento e dei traguardi di competenza: una volta per tutte.

Per arrivare a quel traguardo il ministero è obbligato a tempi rapidi, ma ha fatto sapere che intende operare raccogliendo, oltre agli esiti del monitoraggio, anche documentazione di buone pratiche.

Se tutto andrà bene (sperando anche che vi sia ampia condivisione sulle scelte) le Indicazioni revisionate potrebbero essere pronte dal prossimo settembre (ma non significa che entreranno in vigore da quella data), avviando un processo di assestamento nelle scuole e di pianificazione delle produzione editoriali dei libri di testo.






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tuttoscuola.com lunedì 14 novembre 2011

 

Monitoraggio delle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo

Il ministero dell’istruzione, Direzione Generale degli ordinamenti scolastici, ha emanato il 4 novembre la circolare n. 101, con la quale fornisce indicazioni alle istituzioni scolastiche del primo ciclo, statali e paritarie, sul monitoraggio delle Indicazioni, previsto dall’art. 1 del Regolamento di riordino del 1° ciclo (DPR 89/2009).

Il monitoraggio, affidato all’ANSAS, è volto a raccogliere le esperienze che dal 2009 le istituzioni scolastiche hanno realizzato in ordine all’applicazione delle Indicazioni (nazionali/Moratti e per il curricolo/Fioroni) per realizzare al meglio le riforme introdotte dal ministro Gelmini.

Si tratta, come ben si può capire, di una importante operazione che servirà a conoscere apertamente lo stato di attuazione delle modifiche intervenute, le criticità e le potenzialità dei processi avviati, nonché per raccogliere gli esiti delle esperienze condotte e della relativa valutazione.

La finalità ultima del monitoraggio è, comunque, quella di contribuire all’eventuale revisione delle attuali Indicazioni e, proprio per questo, “è di tutta evidenza – precisa la 101 – che l’ampio concorso delle scuole alla sua compilazione potrà contribuire a tale rilevante operazione. In ugual modo tali risultanze saranno tanto più probanti in quanto frutto di approfondimenti da parte di tutto il personale scolastico coinvolto e di valutazione il più possibile condivisa”.

Sembra di capire che la compilazione del questionario non costituisce un adempimento obbligatorio per le scuole, ma piuttosto un’occasione di notevole importanza per contribuire alla revisione delle Indicazioni (e forse non solo di quelle).

Per dare la misura di questa operazione di cui non vi sono significativi precedenti per la dimensione del target di destinazione, bastano alcune cifre: nel settore statale le istituzioni scolastiche del 1° ciclo interessate al monitoraggio sono 7.161, i docenti di scuola dell’infanzia circa di 82 mila, quelli della primaria altri 200 mila e i prof. della secondaria di I grado 130 mila, per un totale complessivo che, dirigenti compresi, arriva a circa 420 mila persone. Per il settore paritario, dove le istituzioni scolastiche interessate sono circa 12 mila con quasi 70 mila unità di personale scolastico interessato.

La carica della 101 sfiora il mezzo milione di persone.


tuttoscuola.com

 

Indicazioni nazionali, criteri e tempi per il monitoraggio

La circolare n. 101 del 4 novembre u.s., oltre a chiarire la finalità dell’operazione-monitoraggio per l’eventuale revisione delle Indicazioni, fornisce suggerimenti sulle modalità di compilazione del questionario (compilazione che avviene on line da parte delle scuole accreditate sul sito dell’ANSAS (http://www.indire.it/indicazioni/monitoraggio).

Dopo aver precisato anche che oltre al questionario, sono “allo studio ulteriori iniziative-focus per raccogliere dalle scuole significative esperienze sull’applicazione delle Indicazioni, al fine di disporre di una qualificata base di riferimento per l’eventuale revisione”, la Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici indica le modalità per accreditarsi presso l’ANSAS e fissa come termine ultimo per la compilazione del questionario il 30 novembre prossimo. Ma chi dovrà provvedere alla compilazione del questionario?

Il Miur fornisce una risposta aperta e flessibile: “In considerazione del fatto che il questionario è strutturato in quattro parti, una di carattere generale e le altre riferite a ciascuno dei tre settori scolastici interessati (infanzia, primaria e secondaria di I grado), è possibile prevedere, a titolo esemplificativo, che il dirigente, eventualmente insieme al proprio staff di direzione, proceda alla compilazione degli aspetti generali, lasciando ai docenti l’incarico di rispondere alle domande sugli specifici aspetti del proprio settore, eventualmente tramite il personale docente incaricato di funzioni strumentali oppure mediante gruppi di lavoro o commissioni specificamente predisposte”.

Ci sembra un modo appropriato per affrontare questa importante operazione di rilevazione che non ha certamente caratteristiche referendarie, anche se non è difficile prevedere che non mancherà chi cercherà di darvi una applicazione strumentale.

C’è infine un ultimo consiglio fornito alle istituzioni scolastiche: è opportuno stampare copia del questionario, scaricabile in formato pdf sul sito dell’ANSAS, per farne oggetto preliminare di conoscenza, approfondimento e discussione prima della sua compilazione formale.


tuttoscuola.com

Inizia il nuovo anno scolastico 2011- 2012

La campanella suona per 9,5 milioni di studenti

 

Dopo l’ultima campanella che suonerà lunedì prossimo per le regioni con calendario scolastico ritardato (Emilia-Romagna e Basilicata) saranno circa 9 milioni e mezzo gli alunni che in questi giorni iniziano l’anno scolastico 2011-12 nelle scuole statali, paritarie e non paritarie italiane, comprese quelle del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta.

 

 

Considerando che tra quei 9,5 milioni vi sono anche fratelli e sorelle, si può stimare che siano circa 8 milioni le famiglie coinvolte in questo ritorno a scuola. A occhio e croce l’anno scolastico comincia, quindi, per almeno 25 milioni di italiani, tra studenti e loro genitori, senza contare nonni e zie che trepidano ogni volta per i nipoti alle prese con gli studi.

E per quasi un milione di alunni (e di famiglie) questo è anche il primo giorno di scuola.

La scuola, dunque, resta sempre il momento di maggior coinvolgimento delle famiglie italiane. E non parliamo dell’indotto che essa muove con il coinvolgimento, in particolare, degli Enti locali con i loro servizi di supporto.

Qualche numero per gradire:

–         nella scuola dell’infanzia, pubblica e privata, i bambini che iniziano o riprendono la frequenza della scuola sono 1.760.000;

–         nella scuola primaria, pubblica e privata, gli scolari sono 2.950.000;

–         nella scuola secondaria di I grado gli alunni sono 1.930.000;

–         negli istituti di istruzione secondaria di II grado gli studenti sono 2.860.000.

Auguri a tutti e buon anno scolastico.

 

tuttoscuola.com

 

 


Ritorno a scuola per 8 milioni di studenti

 

Proteste per i tagli ma anche borse di studio e nuovi istituti post-diploma


Da oggi inizia il grande ritorno a scuola di 7 milioni 830 mila alunni divisi in circa 9.500 istituti, un avvio «regolare», «con tutti i docenti in cattedra» e con «un aumento del tempo pieno» promette il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Molte le novità che quest’anno porterà a gran parte di loro.

 

Scuola cancellate

Soprattutto chi frequenta le elementari al sud, potrebbe trovare il proprio istituto accorpato: infatti 900 delle attuali 10.500 istituzioni scolastiche verranno unite a sedi scolastiche con almeno 500 alunni. Secondo i calcoli di «Tutto Scuola» sarà eliminato il 30% dell’organico di dirigente scolastico. Salterà anche l’11% dei posti di direttore amministrativo (1.130 posti) e verranno tagliati 1.100 posti di assistente amministrativo.

 

Istituti tecnici

Da quest’anno sono operativi gli Istituti tecnici superiori (Its): sono 59 in tutt’Italia, e si tratta di corsi biennali di livello postsecondario, quindi da svolgere dopo il diploma.

 

Stranieri
Confermato il no deciso alle classi ghetto: la percentuale massima di alunni stranieri per classe potrà essere del 30%. Una disposizione, però, che non potrà essere applicata in tutti i casi: nei poli industriali e nelle città con un’alta densità di famiglie di origini non italiane la presenza di alunni stranieri sarà inevitabilmente alta. Secondo la fondazione Migrantes almeno in 2 mila casi il loro numero supererà il tetto del 30%.

 

Caro-libri
Il Codacons ha calcolato un aumento medio di spesa per famiglia di circa l’8 per cento rispetto al 2010. Più contenuto l’aumento per l’osservatorio di Federconsumatori secondo cui l’aumento dei libri di testo si fermerebbe al 3 per cento, con una spesa di 481 euro (era di 468 nel 2010). Il Ministero ha inoltre ritoccato al rialzo i tetti di spesa in percentuale variabile tra l’1,4 e il 3,8% a seconda della scuola. L’aumento non può non avere effetti. Per quest’anno uno studente su due comprerà testi, scolastici o universitari, usati come appare da una ricerca condotta nella prima settimana di settembre, da Krls Network of Business Ethics per «Contribuenti.it».

 

Libri digitali

Per la prima volta, obbligatoriamente per legge, i libri che saranno adottati quest’anno per il prossimo anno scolastico dovranno essere testi anche in formato elettronico. Oltre alla comodità, la misura adottata dal governo dovrebbe garantire un consistente risparmio alle famiglie.

 

Zaini e accessori

Unica nota positiva per le tasche degli italiani è l’aumento più contenuto, in linea con l’inflazione, del corredo scolastico: +2 per cento rispetto allo scorso anno. Il Consiglio superiore di Sanità però raccomanda un limite di peso dello zaino del 10-15% del peso corporeo.

 

Borse di studio
Il Miur ha bandito borse di studio da 10mila euro, per un totale di 30milioni. La partecipazione alle prove sarà volontaria, ma potranno essere sostenute solo dagli studenti che conseguiranno alla maturità un punteggio di almeno 80/100. I test saranno elaborati dall’Invalsi e non valuteranno la preparazione strettamente scolastica degli studenti ma le competenze di base, dalla comprensione del testo alla logica.

 

Maturità con test

Con il prossimo anno scolastico partirà la sperimentazione dei test Invalsi all’Esame di Stato. I test si svolgeranno in alcune scuole campione, su base volontaria. L’Invalsi inoltre rivedrà, a campione, anche i temi d’italiano della esame di Stato.

FLAVIA AMABILE

 

 

Scuola al debutto

Il primo giorno che vorrei

9  mila il numero degli istituti scolastici sparsi per l’Italia: la  maggior  parte degli accorpamenti colpirà il Sud

 

Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente? Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ voglia di cominciarlo, quest’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi. Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io?
E non mi parlate dei vostri stipendi, del sindacato, della Gelmini, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No. Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia. Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni. Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi. Ditemi come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini. Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.

E ditemi il mistero dell’uomo, ditemi come hanno fatto i Greci a costruire i loro templi che ti sembra di essere a colloquio con gli dei, e come hanno fatto i Romani a unire bellezza e utilità come nessun altro. E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla. Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano. Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete, ditemelo.

Ditemi come faccio a decidere che farci della mia vita, se non conosco quelle degli altri. Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno. Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità. Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano.
Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi. Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato. Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate solo l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego. E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami. Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi. E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite. Per questo,   un giorno, vi ricorderò.

Alessandro D’Avenia

 

 

I problemi all’inizio della scuola

Lentamente, ma inesorabilmente, si sta avvicinando il primo giorno di scuola, fissato per il 12 settembre, per la maggior parte degli 8 milioni di studenti che quest’anno siederanno tra i banchi di scuola. In qualche istituto, come al liceo Tasso di Roma, in realtà l’anno scolastico è già cominciato per gli studenti, in virtù delle possibilità offerte dall’autonomia.

Con l’avvio dell’anno scolastico, sono cominciate anche le polemiche e discussioni, la più significativa delle quali è quella sul nuovo dimensionamento delle istituzioni scolastiche del 1° ciclo dell’istruzione, sul quale Tuttoscuola ha fatto da apripista, redigendo un dossier scaricabile da tutti gratuitamente e offrendo un servizio personalizzato (questo per i soli abbonati vecchi e nuovi) sul numero di istituti che chiuderanno nei Comuni di appartenenza dei lettori che ce ne faranno richiesta.

Altri argomenti che fanno discutere sono il caro libri e le classi ghetto. Sul prezzo dei libri, il sito Studenti.it ha diffuso uno studio secondo il quale il 76 per cento acquisterà i libri nei mercatini dell’usato. Il Codacons ha calcolato un aumento medio di spesa per famiglia di circa l’8 per cento rispetto al 2010. Più contenuto l’aumento per l’osservatorio di Federconsumatori secondo cui l’aumento dei libri di testo si fermerebbe al 3 per cento, con una spesa di 481 euro (era di 468 nel 2010). Il Ministero ha inoltre ritoccato al rialzo i tetti di spesa in percentuale variabile tra l’1,4 e il 3,8 per cento a seconda della scuola. Unica nota positiva per le tasche degli italiani è l’aumento più contenuto, in linea con l’inflazione, del corredo scolastico, dagli astucci agli zaini: +2 per cento rispetto allo scorso anno.

L’altra fonte di tensione viene dalla disputa tra il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia e il ministro Mariastella Gelmini. Il ministro aveva chiesto di eliminare la prima classe dell’istituto elementare di via Paravia, nel quartiere San Siro di Milano. Il motivo della richiesta del ministro è nello scarso numero di studenti e nel fatto che sono tutti o quasi di origine straniere.

E’ incredibile pensare di risolvere un problema di integrazione con la discriminazione, chiudendo una classe importante“, ha risposto il sindaco di Milano: “Lancio un appello ai genitori della zona perché iscrivano a quella elementare i loro bimbi in modo da risolvere il problema dal punto di vista tecnico, anche se temo che si tratti di un problema politico“.

Ma a tormentare di più i sogni dei ragazzi, secondo i siti dedicati agli studenti, in questi giorni sarebbero i preparativi. Perché non basta aver brillantemente superato l’anno scolastico terminato tre mesi fa: i ragazzi mostrano di credere al vecchio proverbio “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Infatti, i siti internet a loro dedicati elargiscono consigli di tutti i tipi su come vestirsi il primo giorno o diventare il ‘cocco del prof’. Il tutto, naturalmente, cercando di stancarsi il meno possibile.

Studenti.it offre tre consigli. Il primo consiglio è quello di “esprimere sempre una propria opinione”, perché “tutti gli insegnanti amano gli alunni curiosi e con delle loro opinioni”. Il secondo consiglio è “chiedere di ripetere un argomento” un atteggiamento che “dimostra agli insegnanti che vi sta a cuore comprendere meglio ciò che viene spiegato”. Il terzo consiglio è “Saper cogliere il momento giusto” dato che “gli insegnanti odiano essere interrotti”.

È ancora Studenti.it a offrire un ‘catalogo’ di moda mutuato dalle star americane. Dalla ragazza-maschiaccio rappresnetata da Emma Watson (la fidanzatina di Harry Potter per intenderci) con camicia bianca, cravattino e gonna tubino, alla soft punk Avril Lavigne con capelli lunghi e sciolti, canotta oversize colorata con borsa in tinta. Consigli semplici, ma di efficacia dubbia, come nota a nostro parere giustamente l’agenzia di stampa Agi, che ha raccolto queste curiosità dai siti dedicati ai ragazzi: “Quello che i siti dedicati agli studenti dimenticano di sottolineare, infatti, è che gli insegnanti sono persone dotate di una propria intelligenza e poco inclini a farsi prendere per il naso“.

 

 

Campanella per 8 milioni
«Cosa chiedo alla scuola»

Lunedì la campanella suonerà per quasi 8 milioni di alunni. Ma se per la maggior parte di loro il ritorno sui banchi non sarà un momento di “festa” (le vacanze estive saranno infatti definitivamente finite), per molti adulti, insegnanti e personale amministrativo, sarà invece un primo giorno di scuola da ricordare: per 66 mila di loro, dopo una lunga attesa da precari, è arrivata l’assunzione. Circa 30 mila i posti riservati ai docenti, 36 mila quelli destinati al personale Ata.

Secondo dati ministeriali, il 48,83% è stato destinato a scuole del Nord, il 22,16% prenderà servizio al Centro, il 29.01% al Sud. La carica dei nuovi docenti andrà a occupare soprattutto le cattedre della Lombardia (16,8% delle assunzioni), del Lazio (10,6%) e dell’Emilia Romagna (9,7%).

Saranno 7.830.650 gli studenti a varcare la soglia della scuola, in progressiva diminuizione nelle regioni del Sud, nelle isole e nelle regioni del Nordest, in crescita nel centro Italia e nel Nordovest, dove si registra l’aumento più consistente.

Gli alunni della scuola dell’infanzia saranno poco più di un milione, alle elementari, gli studenti saranno 2.571.949. Gli iscritti alle scuole medie sono 1.689mila mentre le superiori registrano il numero di iscritti più alto: 2.548.189.

Salgono del 2% gli iscritti al liceo scientifico, mentre registrano un balzo in avanti, rispettivamente dell’1,2% e dello 0,5%, gli studenti del liceo linguistico e del liceo delle scienze umane. Anche negli istituti tecnici del settore tecnologico si registra un incremento delle iscrizioni pari all’1,1%, mentre fanno un passo indietro gli istituti professioni, con una flessione del 3,4%. Ilaria Sesana

“COMPROMETTERSI” ALL’INIZIO DI OGNI ANNO
L’inizio delle lezioni è sempre, per me, un appuntamento atteso. Perché desidero che i miei nuovi alunni comprendano subito che nella scuola c’è gente che ha a cuore la loro umanità, e che (attraverso lo studio) si può vivere l’avventura della scoperta del proprio io, della ricerca del senso delle cose, della felicità. Per questo, ogni anno mi metto in gioco, incontrandoli personalmente nelle prime ore di lezione del primo giorno di scuola proponendo loro una poesia, una canzone, un video, una testimonianza che mi hanno colpito e commosso di più nella vita. Ed è commovente, ogni anno, leggere nei loro occhi la sorpresa nel vedere il loro “Preside” che si “compromette” improvvisandosi voce recitante o cantante, o ascoltare i loro commenti su un primo giorno di scuola diverso da come se lo erano immaginato. E scoprirvi, in quegli occhi ed in quei commenti, la speranza che perfino la scuola possa essere un posto interessante da frequentare. Andrea Badalamenti

VOGLIO STUDIARE NON SOLO PER I VOTI
Mi chiamo Mohamed Zaid e quest’anno frequenterò la terza liceo scientifico tecnologico all’istituto “Enrico Mattei” di San Donato (Milano). Sono egiziano e ci tengo a impegnarmi tantissimo per mettere in buona luce il mio Paese. Voglio sfruttare al meglio tutte le possibilità, perché in ballo c’è il mio futuro. Il nuovo anno scolastico si presenta più impegnativo rispetto ai precedenti: al triennio i voti diventano importanti per l’esame di maturità e, a quanto ho sentito, i professori diventano più esigenti. Inoltre alcuni insegnanti che mi hanno seguito nel biennio cambieranno e questo mi intimorisce. Ho promesso a me stesso che fin dal primo giorno di scuola mi impegnerò, non solo per i voti ma anche per accrescere la mia cultura, perché mi piace conoscere nuove cose, migliorare sempre di più e non stare nell’ignoranza per non sentirmi inferiore a nessuno. Spero di ottenere il massimo dei crediti, per poi puntare ad avere il 100 alla maturità così da realizzare uno dei miei sogni più grandi: andare all’università e laurearmi in biomedicina. Mohamed Zaid

VIVERE L’AMICIZIA CON AMICI E PROF
Con la mia famiglia mi sono appena trasferito a Milano, a causa del lavoro di mio padre, che svolge qui la sua nuova attività. Quali le mie aspettative verso il nuovo anno? Mi sento di dire un paio di cose: la prima riguarda l’esperienza fatta nei mesi scorsi in “Gioventù studentesca”, una compagnia nella quale ho scoperto una grande amicizia con Cristo, che mi permette di vivere ogni giorno grato per quello che ho e mi mette di fronte a persone che mi aiutano a vivere con verità. Da questo nuovo anno, mi aspetto di continuare questo rapporto, magari in modo diverso, ma con la stessa potenza con la quale l’ho sperimentata l’anno precedente. L’anno scorso con i miei compagni e professori ho vissuto un rapporto che andava oltre lo studio o l’insegnamento della propria materia e abbracciava tutto il mio essere. Ora desidero ritrovare questo sguardo che mi ha accompagnato in questi tre anni di liceo. Ignazio Notari

UN LUOGO DOVE SI FANNO INCONTRI
Si ricomincia! Non ho le idee molto chiare sul mio futuro. Ma sono certa di una cosa: non vorrei mai andare a scuola se fosse semplicemente un obbligo. Io voglio scoprire il segreto della vita, avere una cultura ampia e completa.  Tante volte la scuola è come una gabbia, in cui mi viene impedito di liberare il pensiero più profondo. Ma è anche una palestra di vita e un luogo in cui possono avvenire incontri, che ti possono salvare. Ad esempio puoi incontrare professori, in grado di farti appassionare sia alla materia che insegnano, che alla realtà. Quest’anno farò la II liceo classico e questo mi richiederà grande fatica, ma sono fiduciosa nelle persone che mi hanno sostenuta fino ad ora. Diversi sentimenti contrastano in me: paura, contentezza, malinconia per l’estate appena trascorsa, ma soprattutto voglia. Voglia di riscatto, voglia di esserci davvero, voglia di crescere e di imparare una passione per la mia vita. Voglio studiare per fare grande la mia vita. Se c’è tutto questo in ballo, allora la scuola è un luogo per me, ricominciare non è poi tanto male. Sara Maugeri

INSEGNARE? ECCO PERCHE’ È IL MESTIERE PIU’ BELLO
Il mestiere più bello del mondo!» mi capita spesso di rispondere così a quanti mi chiedono che lavoro faccio. E lo è per almeno due motivi: insegnare vuol dire essere sempre molto leali con se stessi e con gli altri (con i ragazzi non si può fingere) e poter continuare a studiare. L’insegnamento può essere un lavoro vissuto in modo fortemente autoreferenziale, ma la soddisfazione che nasce dalla condivisione è impagabile perché costringe ad aprire i propri orizzonti, arricchisce l’umano. C’è poi un altro aspetto entusiasmante: il veder crescere. Talvolta si ha l’impressione che a tanto sforzo non corrisponda un risultato, ma non è così! Vi sono percorsi carsici attraverso i quali, a un certo punto, la ragione, la sensibilità, e la capacità di esprimerle entrambe, affiorano nell’esperienza di ciascuno e diventano per me uno spettacolo. Bisogna avere pazienza…e amore per la libertà. Anna Frigerio

HO TANTE ASPETTATIVE PER L’ULTIMO ANNO DI LICEO
Settembre. Si ricomincia la scuola. Le aspettative su quest’ultimo anno di liceo sono tante: non posso che varcare la soglia della classe con il desiderio di arrivare a una maturità (esami a parte) personale che parta dal rapporto con i grandi uomini che studio, piuttosto che con le stesse leggi fisiche che regolano la vita.  Inizio questo anno scolastico con la voglia di cercare, tra le righe e nei rapporti con insegnanti e compagni, la convenienza derivante dal seguire il percorso proposto. Che lo studio non si riduca ad un noioso ed insensato dovere è l’augurio che rivolgo a tutti, certa dell’amicizia con alcuni adulti e compagni più grandi che è, non solo una guida, ma la riprova che si può vivere così: con un cuore che batte e degli occhi spalancati, anche e soprattutto a scuola. Chiara Tognola

INCONTRARE GLI UOMINI DI IERI CON “STORIA E MEMORIA”
Ritorno a scuola per vivere l’esperienza umana più incredibile che è il cammino dell’educatore con i suoi ragazzi. Tutto è cominciato una decina d’anni fa quando, abbandonato il manuale di storia, ho provato a concretizzare un’idea per trasformare il programma della mia materia in un’esperienza di vita. Un modo per incontrare gli uomini di ieri, quelle tracce dell’umano nel tempo che abbiamo indicato con l’espressione “memoria del bene”. Il cammino della conoscenza così inteso è diventato un percorso di scoperta e di crescita continua della propria irripetibile personalità, la mia e la loro. In questo nucleo vitale il progetto “Storia e memoria” (www.storiamemoria.it) affonda le sue radici. Io dirò in classe anche quest’anno: «Ragazzi tutto si gioca qui. Siamo noi il perno di “Storia e memoria”». Antonia Grasselli


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Rivoluzione organizzativa nella scuola italiana

 

Scuola, tutti i numeri della rivoluzione organizzativa

 

Per 5 milioni di famiglie cambierà il riferimento del dirigente scolastico. Verrà rivoluzionata la rete delle istituzioni scolastiche sul territorio: 5.600 (oltre la metà) verranno accorpate in 4.500, cioè le varie sedi verranno aggregate in un minor numero di istituzioni scolastiche (presidenze), con la soppressione di oltre 1.100. In totale le istituzioni scolastiche passeranno da 10.500 a 9.400, di cui 2 mila, le più piccole, date in reggenza a presidi di scuole più grandi. A Bari dovrà essere accorpato il 95% degli istituti del 1° ciclo. Nelle Isole verrà soppressa un’istituzione scolastica su 5.

Eliminato il 30% dell’organico di dirigente scolastico (-3.180 posti), al punto che una parte dei vincitori del prossimo concorso non troveranno posto. Salterà anche l’11% dei posti di direttore amministrativo (1.130 posti) e verranno tagliati 1.100 posti di assistente amministrativo, ma saranno almeno in 30 mila a dover produrre documentazione e dichiarare servizi per difendere la propria sede e non essere trasferiti d’ufficio o rimanere senza sede. Decadranno 53 mila consiglieri di istituto e dovrà essere rieletta la maggior parte delle RSU (almeno 14 mila rappresentanti).

Tuttoscuola ha fatto i conti e spiegato in un nuovo dossier cosa accadrà, per effetto della manovra bis di luglio, nei prossimi 12 mesi, che si annunciano tra i più caldi nella storia dell’organizzazione del servizio di istruzione.

Nelle prossime ore su tuttoscuola.com verranno pubblicate progressivamente notizie sul tema, e sarà a breve scaricabile gratuitamente il testo integrale del dossier. Seguiteci.




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tuttoscuola.com mercoledì 31 agosto 2011

 

Rivoluzione organizzativa/1: i risparmi e gli obiettivi della manovra

 

Pochi se ne sono accorti, ma la scuola italiana sta per essere investita da una profonda riorganizzazione, di portata simile a quella che ha accompagnato l’avvio dell’autonomia scolastica nel 2000, che entro un anno ne cambierà i connotati dal punto di vista organizzativo e gestionale.

Infatti la manovra bis di luglio (Decreto Legge n. 98, convertito nella legge 15 luglio 2011 n. 111, “Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria”), ha chiamato ancora una volta la scuola a contribuire ai risparmi di sistema in modo più incisivo di quanto, forse, sia stato percepito dall’opinione pubblica e in molti casi anche dai diretti interessati.

Cosa succederà, in sintesi? Ecco una breve rassegna predisposta da Tuttoscuola degli effetti, diretti e indiretti, della manovra:

  • l’accorpamento in istituti comprensivi e il loro ridimensionamento coinvolgerà tre quinti delle istituzioni scolastiche (ognuna – che accorpa più sedi o scuole – con la presidenza e la segreteria amministrativa, e quindi con il dirigente scolastico e il direttore dei servizi amministrativi), cioè circa 5.700 delle attuali 10.500 istituzioni esistenti, quasi tutte del 1° ciclo;

  • i consigli di istituto delle 5.700 istituzioni scolastiche coinvolte nella ristrutturazione decadranno: per questo ultimo anno funzioneranno regolarmente poi si dovrà procedere a nuove elezioni;

  • tutte le rappresentanze sindacali di istituto (rsu) dovranno essere rielette negli istituti ristrutturati; si tratta di circa 14 mila rappresentanti da rieleggere;

  • vi sarà una contrazione di organico di circa 3.180 posti di dirigente scolastico (-30%), di circa 1.130 posti Dsga (-11%), di circa 1.100 posti di assistente amministrativo; non vi sarà incidenza sull’organico dei docenti;

  • la ristrutturazione delle istituzioni scolastiche comporterà una notevole discontinuità didattica e amministrativa (revisione dei Pof, ricomposizione dei collegi docenti, cambio dei revisori dei conti, nuovi bilanci, gestioni finanziarie di esercizi diversi, ecc.);

  • le dotazioni in carico alle istituzioni soppresse o aggregate comporteranno passaggi di beni alle nuove istituzioni e saranno modificati gli inventari, per un valore stimabile in 150 milioni di euro;

  • più di 5 milioni di famiglie vedranno modificato il loro riferimento con la segreteria della scuola e con il dirigente scolastico;

  • accorpamenti delle istituzioni e soppressione di organico modificheranno profondamente la funzione dirigenziale non solo relativamente alla riduzione di posti, ma anche per la modifica della funzione con nuovi carichi di lavoro, riorganizzazione dei servizi e diffusa situazione delle reggenze (circa 2mila).

Tutto ciò è la conseguenza di poche righe contenute in tre commi dell’articolo 19 della legge n. 111, che stabiliscono queste modifiche:

  1. tutte le istituzioni scolastiche del 1° ciclo dovranno essere accorpate in istituti comprensivi;

  2. i nuovi e i vecchi istituti comprensivi dovranno avere almeno 1000 alunni;

  3. le micro-istituzioni scolastiche con meno di 500 alunni non potranno avere il dirigente scolastico titolare, ma saranno affidate in reggenza ad altro dirigente.

Ma perché tutto questo? Quali gli obiettivi della manovra?

Il decreto legge 98/2011 convertito nella legge n. 111/2011 ha disposto la ristrutturazione della rete scolastica con il duplice obiettivo di:

  • garantire nel 1° ciclo di istruzione un processo di continuità didattica, generalizzando il modello di istituti comprensivi;

  • ottenere una consistente riduzione nella spesa per la rete scolastica, quantificabile complessivamente in circa 200 milioni di euro all’anno

  • finanziare per il triennio 2012/2014, con le risorse conseguenti, il sistema nazionale di valutazione

 

Nelle prossime ore su tuttoscuola.com verranno pubblicate progressivamente notizie sul tema, e sarà a breve scaricabile gratuitamente il testo integrale del dossier. Seguiteci.




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tuttoscuola.com mercoledì 31 agosto 2011

 

 

Rivoluzione organizzativa/2: l’accorpamento in istituti comprensivi

 

Attualmente nel 1° ciclo di istruzione funzionano 7.311 istituzioni scolastiche:

  • 2.120 circoli didattici (organizzano scuole dell’infanzia e scuole primarie),

  • 1.198 istituti principali di scuola secondaria di I grado (organizzano soltanto scuole secondarie di I grado, le ex-scuole medie)

  • 3.933 istituti comprensivi (organizzano scuole dell’infanzia, scuole primarie e scuole secondarie di I grado).

Gli istituti comprensivi rappresentano oggi il 54% delle istituzioni scolastiche del 1° ciclo. Nati a metà degli anni ’90 dalla fusione sperimentale di circoli didattici e scuole medie nei territori di montagna e nei piccoli comuni, già al momento d’avvio dell’autonomia scolastica nel 2000 erano arrivati al numero di 3.277, il 43,5% delle istituzioni del 1° ciclo. In dieci anni sono aumentati di oltre 10 punti in percentuale, essendo stati considerati un modello vincente dal punto di vista didattico e organizzativo.

D’ora in poi diventeranno il 100% delle istituzioni scolastiche del settore, in quanto i circoli didattici e gli istituti principali di scuola secondaria di I grado (presidenze di scuola media) scompariranno completamente dal sistema nazionale di istruzione per essere accorpati in istituti comprensivi.

Che vuol dire, in pratica? Nulla accadrà alle singole sedi scolastiche (o punti di erogazione del servizio) dove vivono gli alunni, se non che cesseranno di far parte, ad esempio, di un certo circolo didattico, e diverranno parte di un istituto comprensivo. Quel circolo didattico verrà soppresso, insieme alla relativa presidenza e segreteria amministrativa. Ne consegue che per i docenti e per le famiglie cambieranno in molti casi il dirigente scolastico e il direttore amministrativo di riferimento. Cambieranno anche il consiglio di istituto e il collegio dei docenti, e aderiranno a un nuovo piano dell’offerta formativa (Pof). Dovranno essere eletti nuovi rappresentanti sindacali nelle RSU d’istituto.

Se la manovra finanziaria si fosse limitata a prevedere gli accorpamenti in istituti comprensivi senza mettere mano anche al parametro del dimensionamento (almeno mille alunni), la “rivoluzione” della rete avrebbe riguardato soltanto gli attuali 2.120 circoli didattici e i 1.198 istituti principali di scuola secondaria di I grado, cioè complessivamente quasi il 46% delle istituzioni scolastiche del 1° ciclo (che non è poco), ma, come vedremo, oltre agli accorpamenti vi sarà anche un forte ridimensionamento che toccherà anche i vecchi istituti comprensivi.

Tuttavia anche il solo accorpamento dei circoli didattici e delle presidenze di scuola media, in alcuni territori, scompaginerà l’intera rete, vista la scarsa presenza attuale di istituti comprensivi. È il caso, ad esempio, della Puglia, dove gli attuali istituti comprensivi costituiscono poco più di un quarto (26,7%) di tutte le istituzioni scolastiche del 1° ciclo. Anche la Campania, dove gli istituti comprensivi attualmente non raggiungono il 40%, dovrà mettere mano all’intera rete.

Avranno meno accorpamenti da fare le Marche, dove attualmente gli istituti comprensivi rappresentano già il 75% delle istituzioni del 1° ciclo o il Veneto dove i comprensivi sono il 72,5%.

A Oristano, su 27 istituzioni scolastiche del 1° ciclo, attualmente i comprensivi sono 24.

A Bari, invece, dove le istituzioni scolastiche sono 245, gli istituti comprensivi sono attualmente soltanto 12: dovranno essere accorpate – cioè verranno toccate dalla riorganizzazione – tutte le restanti 233 istituzioni, cioè più del 95%.

 

Istituzioni scolastiche del 1° ciclo – a.s. 2010-11

Regioni

tot. istituzioni scolastiche

circoli didattici

presidenze scuole medie

istituti comprensivi

Puglia

643

273

198

172

26,7%

Campania

977

363

230

384

39,3%

Umbria

118

42

27

49

41,5%

Abruzzo

196

66

41

89

45,4%

Piemonte

478

166

90

222

46,4%

Lazio

624

215

105

304

48,7%

Totale Nazionale

7.311

2.120

1.198

3.993

54,6%

Sicilia

836

253

108

475

56,8%

Liguria

149

38

25

86

57,7%

Friuli Venezia G.

135

32

23

80

59,3%

Sardegna

265

63

39

163

61,5%

Emilia Romagna

387

94

50

243

62,8%

Calabria

370

91

43

236

63,8%

Toscana

361

80

47

234

64,8%

Lombardia

923

189

94

640

69,3%

Basilicata

111

25

9

77

69,4%

Molise

64

12

6

46

71,9%

Veneto

494

84

52

358

72,5%

Marche

180

34

11

135

75,0%

 

Area Geografica

tot. istituzioni scolastiche

circoli didattici

Presidenze scuole medie

istituti comprensivi

Sud

2.361

830

527

1.004

42,5%

Totale Nazionale

7.311

2.120

1.198

3.993

54,6%

Centro

1.283

371

190

722

56,3%

Isole

1.101

316

147

638

57,9%

Nord Ovest

1.550

393

209

948

61,2%

Nord Est

1.016

210

125

681

67,0%

 




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Tuttoscuola.com mercoledì 31 agosto 201

Anche per gli Idr il concorso DS

 

2.386 posti di Dirigente Scolastico per parecchie decine di migliaia gli insegnanti che vorranno coglierre questa opportunità.

Per la prima volta, ci saranno anche gli Idr, visto che i requisiti per accedere al concorso sono: il possesso di una laurea ed un servizio di ruolo di almeno cinque anni.

 

 

di Sergio Cicatelli

 

 

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 15 luglio il bando del nuovo concorso per dirigente scolastico. Si tratta di un atto che tutto il mondo della scuola stava aspettando con legittima trepidazione, sia per l’oggettiva rilevanza di una procedura di reclutamento che costituisce l’unica possibilità di “carriera” per gli insegnanti italiani, sia per i tagli apportati proprio agli organici dei dirigenti scolastici nelle ultime settimane e che avevano messo in forse lo stesso concorso.

La cospicua quantità di posti in palio (2.386) rende ulteriormente significativa questa scadenza per tutto il mondo della scuola e si prevede che saranno parecchie decine di migliaia gli insegnanti che vorranno cimentarsi con questa opportunità. Tra di loro, per la prima volta, ci saranno anche gli Idr, visto che i requisiti per accedere al concorso sono semplicemente il possesso di una laurea ed un servizio di ruolo di almeno cinque anni. Gli Idr entrati in ruolo con il primo (2005) e il secondo contingente (2006) rispondo dunque al requisito del servizio, ma il possesso della laurea ridurrà di molto le aspirazioni di qualcuno. Occorre infatti una laurea magistrale (quinquennale) o di vecchio ordinamento (quadriennale) valida nell’ordinamento civile; e purtroppo la gran parte dei titoli ecclesiastici posseduti dagli Idr non godono di riconoscimento o equipollenza. Quindi, chi non possiede comunque una laurea civile, potrà partecipare al concorso solo se in possesso di una licenza in Teologia o Sacra Scrittura, le uniche ammesse a godere di equiparazione in base alla legislazione pattizia. I baccalaureati, i magisteri in scienze religiose o le lauree triennali non sono quindi ammessi.

A prescindere dal numero relativamente ridotto di Idr che potranno partecipare al concorso, l’occasione è importante per il riconoscimento di professionalità e per la permeabilità consentita rispetto al sistema scolastico. La legge 186/03 ha infatti escluso che gli Idr di ruolo possano transitare in altri insegnamenti, anche se in possesso dei relativi titoli di qualificazione, e il concorso per dirigente è l’unica occasione di mobilità professionale (ascensionale) all’interno del comparto scuola.

Gli Idr che riusciranno a vincere il concorso potranno così mettere al servizio della scuola l’esperienza maturata, che si distingue da quella di tanti altri docenti per il fatto di svolgere il proprio servizio in un gran numero di classi e con un gran numero di alunni, potendo quindi disporre di quel punto di vista sistemico che è specificamente richiesto a un dirigente scolastico e che difficilmente si può riscontrare in docenti abituati a guardare la scuola da un punto di osservazione molto più limitato.

Il concorso si compone di due prove scritte e un colloquio. Chi supera le prove viene ammesso a frequentare un corso di formazione e un tirocinio, al termine del quale ci sarà l’assunzione. Se la ristretta tempistica ministeriale sarà rispettata gli incarichi dei nuovi dirigenti potrebbero già essere affidati all’inizio dell’anno scolastico 2012-13, ma è lecito avere dubbi su una procedura così rapida.

Prima di arrivare al concorso vero e proprio, però, c’è da superare una prova preselettiva che è già prevista nella seconda metà del prossimo mese di settembre, e questa prova costituisce al momento la difficoltà principale con cui si andranno a scontrare tutti i candidati. Occorre infatti rispondere a 100 quesiti a risposta chiusa nel tempo di 100 minuti, spaziando tra una varietà di materie che possono facilmente disorientare chi non possa contare su una preparazione accumulata negli anni. La prova si articola infatti sulle seguenti otto aree tematiche:

a) Unione Europea, le sue politiche e i suoi Programmi in materia di istruzione e formazione, i sistemi formativi e gli ordinamenti degli studi in Italia e nei paesi dell’Unione europea, con particolare riferimento al rapporto tra le autonomie scolastiche e quelle territoriali e ai processi di riforme ordinamentali in atto;

b) Gestione dell’istituzione scolastica, predisposizione e gestione del piano dell’offerta formativa nel quadro dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e in rapporto alle esigenze formative del territorio;

c) Area giuridico-amministrativo-finanziaria, con particolare riferimento alla gestione integrata del piano dell’offerta formativa e del programma annuale;

d) Area socio-psicopedagogica, con particolare riferimento ai processi di apprendimento, alla valutazione dell’apprendimento e dell’istituzione scolastica, alla motivazione, alle difficoltà di apprendimento, all’uso dei nuovi linguaggi multimediali nell’insegnamento e alla valutazione del servizio offerto dalle istituzioni scolastiche;

e) Area organizzativa, relazionale e comunicativa, con particolare riguardo alla integrazione interculturale e alle varie modalità di comunicazione istituzionale;

f) Modalità di conduzione delle organizzazioni complesse e gestione dell’istituzione scolastica, con particolare riferimento alle strategie di direzione;

g) Uso a livello avanzato delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse;

h) Conoscenza di una tra le seguenti lingue straniere a livello B1 del quadro comune europeo di riferimento: francese, inglese, tedesco, spagnolo.

La domanda di partecipazione al concorso, cioè alla prova preselettiva scade il prossimo 16 agosto. I tempi sono davvero brevi e i concorrenti sono tanti e agguerriti.



 

La mobilità interdiocesana

 

 

Porta la data dell’8 aprile 2011 l’ordinanza ministeriale che regola la mobilità interdiocesana degli Idr.

 

Nonostante sia uscita con un certo ritardo rispetto al passato, per una curiosa combinazione burocratica l’atto reca lo stesso numero dell’anno scorso, il 29, e di fatto propone pochissime novità: segno di una procedura che si può considerare ormai stabilizzata, nonostante equivoci e forzature interpretative che ogni anno si ripropongono, nel vano tentativo di modificare un impianto che trova le sue inderogabili radici nel sistema concordatario.

Anche se ormai dovrebbe trattarsi di materia abbastanza nota e consolidata, conviene ricordare alcuni aspetti generali. In primo luogo, l’OM 29/11 dà disposizioni sulla mobilità territoriale e professionale degli Idr, intendendo nel primo caso il trasferimento in una diversa diocesi (anche di altra regione) e nel secondo caso il passaggio dall’uno all’altro dei due ruoli previsti per l’Irc (primaria e secondaria). Ovviamente, nel caso del trasferimento in altra diocesi si deve essere in possesso dell’idoneità valida nella diocesi di destinazione e nel caso di passaggio di ruolo anche il vescovo deve convalidare la propria idoneità per il diverso ordine di scuola cui si intende passare.

In realtà si tratta di un numero limitato di casi, dato che il grosso della mobilità territoriale si svolge all’interno della stessa diocesi e i passaggi di ruolo sono pochi perché pochi sono gli Idr che hanno superato entrambi i concorsi per il ruolo. L’attesa per questa ordinanza è però sempre alta per coloro che intendono partecipare a queste operazioni di mobilità, anche se il restringimento degli organici non consente facili trasferimenti da un territorio all’altro, come del resto accade per tutti gli altri insegnanti.

Ciò che coinvolge invece indistintamente tutti gli Idr di ruolo è l’aggiornamento del punteggio nella graduatoria regionale, fermo restando che continuano a permanere equivoci sulla sua funzione: da un lato, il testo dell’ordinanza è chiarissimo fin dalla sua prima edizione nell’attribuire a tale graduatoria solo la finalità di individuare gli eventuali soprannumerari a livello regionale, ovvero diocesano (art. 10, c. 4); dall’altro, c’è chi continua ad estendere impropriamente la funzione di questa graduatoria anche alla determinazione di precedenze tra Idr al di fuori della finalità istituzionale, introducendo meccanismi automatici che sono però estranei alla logica concordataria e alla discrezionalità riservata all’autorità ecclesiastica.

In attesa che si diffonda una corretta interpretazione delle procedure, si può solo ribadire che lo stato giuridico di ruolo non ha minimamente intaccato il regime concordatario, che vede la gestione degli Idr governata dai due requisiti dell’idoneità e della nomina d’intesa. Sull’idoneità non ci sono problemi, ma sulla nomina d’intesa non tutti sono d’accordo ad applicarla anche alle operazioni di mobilità. È però la legge 186/03 a prevederlo, quando nell’art. 4, commi 1 e 2, dispone che la mobilità professionale e quella territoriale sono subordinate «al riconoscimento di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano competente per territorio e all’intesa con il medesimo ordinario».

Poste queste premesse, possiamo solo riassumere le principali scadenze fissate dall’OM 29, scadenze che non si discostano molto da quelle dell’anno scorso:

–          dal 13 aprile al 12 maggio       presentazione delle domande alla propria scuola;

–          entro il 20 maggio                   invio delle domande all’USR da parte delle scuole;

–          entro il 15 giugno                    comunicazione del punteggio assegnato dall’USR a ogni Idr;

–          entro il 30 giugno                    possibilità di revoca delle domande presentate;

–          entro il 4 luglio                        pubblicazione della graduatoria regionale da parte dell’USR;

–          entro il 15 luglio                      pubblicazione di tutti i movimenti da parte dell’USR;

–          entro il 31 luglio                      assegnazione di sede d’intesa tra USR e ordinario diocesano.

 

Crocifisso nelle classi

 

L’esposizione del crocefisso nella aule scolastiche  non ha  influenza sugli alunni

 

L’ottimismo che trapelava alla vigilia della sentenza sul crocifisso nelle scuole in seno al governo ha avuto conferma: la Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo riunitasi a Strasburgo ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche.

 

La decisione della Corte è stata approvata con 15 voti favorevoli e due contrari. I giudici hanno accettato la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocefisso nella aule scolastiche.

In questa maniera, la Corte scrive la parola fine sul dossier del caso ‘Lautsi contro Italia’. Un procedimento approdato a Strasburgo il 27 luglio del 2006. Allora l’avvocato Nicolò Paoletti presentò il ricorso con cui Sonia Lautsi, cittadina italiana nata finlandese, lamentò la presenza del crocifisso nelle aule della scuola pubblica frequentata dai figli, ritenendo che si trattasse di un’ingerenza incompatibile con la libertà di pensiero e il diritto ad un’educazione e ad un insegnamento conformi alle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori.

La prima sentenza della Corte (9 novembre 2009) diede sostanzialmente ragione alla signora Lautsi, affermando la violazione da parte dell’Italia di norme fondamentali sulla libertà di pensiero, convinzione e religione. Il Governo italiano, a quel punto, domandò il rinvio alla Grande Chambre della Corte, ritenendo la sentenza 2009 lesiva della libertà religiosa individuale e collettiva come riconosciuta dallo Stato italiano.


 

Sentenza sul crocifisso, ecco le motivazioni
Per la Corte, “un crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose”

 

Se è vero che il crocifisso è prima di tutto un simbolo religioso, non sussistono tuttavia nella fattispecie elementi attestanti l’eventuale influenza che l’esposizione di un simbolo di questa natura sulle mura delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni“. è un passo delle motivazione della sentenza della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo che, a grande maggioranza (15 giudici contro 2) ha dato ragione all’Italia nella causa “Lautsi e altri contro Italia” sulla presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche stabilendo che nell’esposizione del simbolo religioso non c’è violazione dei diritti dell’uomo.

Secondo la ricorrente Soile Lautsi, cittadina italiana di origini finlandesi, la presenza del crocifisso costituiva un’ingerenza incompatibile con libertà di pensiero, convinzione e di religione (art.9 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950) così come del diritto all’istruzione, in particolare, il diritto ad un’educazione ed insegnamento conformi alle convinzioni religiose e filosofiche dei genitori (art.2 del Protocollo n.1).

Nella motivazione della sentenza, in merito proprio all’articolo 2 del protocollo 1 sul diritto all’istruzione, si legge che “dalla giurisprudenza della Corte emerge che l’obbligo degli Stati membri del Consiglio d’ Europa di rispettare le convinzioni religiose e filosofiche dei genitori non riguarda solo il contenuto dell’istruzione e le modalità in cui viene essa dispensata: tale obbligo compete loro nell’esercizio dell’insieme delle ‘funzioni’ che gli Stati si assumono in materia di educazione e di insegnamento“.

Ciò “comprende l’allestimento degli ambienti scolastici qualora il diritto interno preveda che questa funzione incomba alle autorità pubbliche. Poiché la decisione riguardante la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche attiene alle funzioni assunte dallo stato italiano, essa rientra nell’ambito di applicazione dell’articolo 2 del protocollo 1“.

Questa disposizione, si legge ancora, “attribuisce allo Stato l’obbligo di rispettare, nell’esercizio delle proprie funzioni in materia di educazione e d’insegnamento, il diritto dei genitori di garantire ai propri figli un’educazione e un insegnamento conformi alle loro convinzioni religiose e filosofiche“.

La Corte “constata che nel rendere obbligatoria la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche, la normativa italiana attribuisce alla religione maggioritaria del paese una visibilità preponderante nell’ambiente scolastico” e sottolinea altresì che “un crocifisso apposto su un muro è un simbolo essenzialmente passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose“. Infine, la Corte osserva che “il diritto della ricorrente, in quanto genitrice, di spiegare e consigliare i suoi figli e orientarli verso una direzione conforme alle proprie convinzioni filosofiche è rimasto intatto“. La Corte conclude dunque che “decidendo di mantenere il crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche frequentate dai bambini della ricorrente, le autorità hanno agito entro i limiti dei poteri di cui dispone l’Italia nel quadro del suo obbligo di rispettare, nell’esercizio delle proprie funzioni in materia di educazione e d’insegnamento, il diritto dei genitori di garantire tale istruzione secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche“. La Grande Camera della Corte è stata presieduta da Jean-Paul Costa (Francia), il giudice Giorgio Malinverni (Svizzera) ha espresso un’opinione dissenziente, condivisa dalla giudice Zdravka Kalaydjieva (Bulgaria).


 

Il crocifisso a scuola negli altri paesi europei


Subito dopo l’uscita della sentenza della Grande Camera della Corte europea per i diritti   dell’uomo che ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche, l’agenzia Asca ha pubblicato una breve scheda che raccoglie la disciplina della materia nelle aule scolastiche di altri paesi europei.

 

AUSTRIA. La presenza del crocifisso è garantita da una legge del 1949, confermata dal Concordato del 1962, in tutte le aule scolastiche nelle quali oltre metà degli alunni appartenga a una delle confessioni cristiane.

FRANCIA. In Francia l’articolo 28 della legge 9 dicembre 1905 vieta espressamente l’esposizione di simboli o emblemi religiosi su monumenti o in spazi pubblici, a eccezione dei luoghi di culto, dei campi di sepoltura, dei musei e delle mostre. Nel 2004, l’articolo 1 della legge n.228 del 15 marzo, chiamata “legge anti-velo” e approvata dal parlamento francese, precisa il divieto, nelle scuole primarie e secondarie, di indossare simboli o indumenti che ostentino l’appartenenza religiosa.

GERMANIA. Solo in Baviera il crocifisso è di norma esposto nelle aule delle scuole elementari, dato che il Land è storicamente cattolico. Se alcuni studenti obiettano che questo lede la loro libertà di coscienza, le autorità scolastiche aprono un procedimento di conciliazione, che può condurre alla rimozione. Una sentenza della Corte Costituzionale del 1995 ha sancito l’incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

ROMANIA. In Romania, la decisione 323/2006 del Consiglio Nazionale per la Lotta alla Discriminazione ha stabilito che il ministero dell’Educazione deve “rispettare il carattere secolare dello stato e l’autonomia della religione“, e che “simboli religiosi devono essere mostrati solo durante le ore di religione o in aree dedicate esclusivamente all’educazione religiosa“. Il caso nasceva dal ricorso di Emil Moise, maestro e genitore della contea di Buzau, che contestava come l’esposizione pubblica di icone ortodosse costituisse una rottura della separazione tra Stato e Chiesa in Romania, e come ciò costituisse una discriminazione contro atei, agnostici e non religiosi.

SPAGNA. Il crocifisso è affisso nelle aule scolastiche in Spagna dal 1930 ed è tuttora presente, nonostante la costituzione aconfessionale dello Stato entrata in vigore nel 1978. Nel 2009 il governo guidato da Zapatero ha messo a punto un disegno di legge per togliere ogni simbolo religioso dalla scuola pubblica. Il dibattito era già nato poco prima che un giudice di Valladolid aveva deciso di “far ritirare i simboli religiosi dalle classi e dagli spazi comuni” in una scuola di Valladolid dopo che alcuni genitori nel 2005 ne avevano chiesto la rimozione.

SVIZZERA. In Svizzera il comune ticinese di Cadro decise di mettere il crocifisso in tutte le aule scolastiche, ma nel 1990 il Tribunale Federale si pronunciò contro l’esposizione dei crocifissi e per la loro rimozione con la motivazione che “lo Stato ha il dovere di assicurare la neutralità in ambito filosofico-religioso della sua scuola e non può identificarsi con una confessione o religione. Deve evitare che studenti e studentesse siano offesi nelle loro convinzioni religiose dalla continua presenza del simbolo di una religione a cui non appartengono”.


 

Sentenza sul crocifisso, soddisfazione diffusa


Sono quasi tutti positivi i primi commenti alla sentenza della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo che ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche.

 

 

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini in particolare esprime in una nota “profonda soddisfazione per la sentenza della Corte di Strasburgo, un pronunciamento nel quale si riconosce la gran parte del popolo italiano. Si tratta di una grande vittoria per la difesa di un simbolo irrinunciabile della storia e dell’identità culturale del nostro Paese”.”Il Crocifisso – continua il ministro – sintetizza i valori del Cristianesimo, i principi sui cui poggia la cultura europea e la stessa civiltà occidentale: il rispetto della dignità della persona umana e della sua libertà”. “E’ un simbolo dunque – conclude – che non divide ma unisce e la sua presenza, anche nelle aule scolastiche, non rappresenta una minaccia né alla laicità dello Stato, né alla libertà religiosa. Oggi è un giorno importante per l’Europa e le sue istituzioni che finalmente, grazie a questa sentenza, si riavvicinano alle idee e alla sensibilità più profonda dei cittadini”.

Quella sul crocifisso in classe è una “vittoria” anche per la Radio Vaticana, vittoria che “non è solo dell’Italia ma anche di questi Paesi e di tutti coloro che ritenevano assurdo imporre la rimozione del Crocifisso dalle aule scolastiche“. La Radio Vaticana ha anche ricordato che la posizione italiana nella vicenda “ha trovato l’appoggio formale, davanti alla Corte, di San Marino, Malta, Lituania, Romania, Bulgaria, Principato di Monaco, Federazione Russa, Cipro, Grecia e Armenia“.

La soddisfazione della Santa Sede trapela anche nel primo commento del portavoce vaticano, p. Federico Lombardi: “La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo sull’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane e’ accolta con soddisfazione da parte della Santa Sede”.

Soddisfazione è espressa anche da esponenti di tutti i partiti politici, sia di centro-destra che di centro-sinistra, come pure dalla gran parte del mondo dell’associazionismo, non solo cattolico.

Ad uscire del coro è comprensibilmente il ricorrente Massimo Albertin, il medico di Abano Terme che otto anni fa aveva iniziato con la moglie finlandese, Solile Lautsi, una battaglia legale contro il crocifisso nella scuola frequentata dai figli, che dichiara: “Il pronunciamento di Strasburgo mi delude, molto, perché la prima sentenza su questa vicenda era clamorosamente chiara. Pare – dice il medico padovano – che sia tutto legato al “margine di apprezzamento” sull’applicazione dei diritti umani, per cui la Corte può decidere su determinate materie di lasciare più margine ai singoli Stati. Ma se ci sono dei diritti da far rispettare, non si capisce perché questi in Italia possano essere diversi da quello che sono in Francia o in altri Paesi dell’Unione”.

Critiche alla sentenza anche dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: “La sentenza esprime una delle opinioni contrapposte in questa discussione. Nello specifico, ho sempre sostenuto una tesi differente da questa. La mia opinione personale è che nell’edificio pubblico ci deve essere spazio solo per simboli condivisi e non di una parte, anche se è rispettabile e di maggioranza. Ciò premesso, mi rendo conto della durezza polemica della questione e delle tradizioni e sensibilità della maggioranza cristiana del nostro Paese, e non ho voluto mai farne una guerra di religione”. Quanto alla tesi sostenuta dal governo italiano nel suo ricorso, per Di Segni, “dire che il crocifisso è simbolo culturale è, a mio parere, mancargli di rispetto. E non mi ci riconosco come simbolo culturale”.

 

tuttoscuola.com       venerdì 18 marzo 2011



IL DIBATTITO



La Corte di Strasburgo assolve definitivamente l’Italia: mai violata la libertà di educazione. Con una maggioranza schiacciante (15 a 2) i giudici della «Grande Chambre» del Consiglio d’Europa hanno rovesciato l’esito di primo grado con un pronunciamento non più appellabile: il simbolo cristiano non sortisce alcun effetto di «indottrinamento» degli studenti e non va rimosso dalle pareti delle scuole.

A scopo di documentazione riportiamo in questa rassegna tre interventi di vescovi italiani. “Il primo e fondamentale fra questi valori, rappresentato precisamente dal crocifisso, è quello della persona umana: ” (violazione dei diritti umani – federalismo solidale – dibattito sulle dat: sono contributi della meditazione sul crocifisso) ” Senza quel crocifisso esposto nelle tante “agorà” della vita e della storia saremmo, insomma, certamente peggiori di come siamo” (ndr.: 1) è l’esposizione sulla pubblica piazza a influenzare le coscienze? La corte ha sentenziato proprio l’opposto e cioè che quel simbolo è inoffensivo e ininfluente; 2) purtroppo nel corso della storia quel segno è stato utilizzato anche in ben altro modo; 3) i diritti dell’uomo, come la libertà di coscienza o quella religiosa si sono imposti non solo fuori dalla chiesa ma spesso anche contro la chiesa; 4) occorrono soluzioni più rispettose di una società sempre più multiculurale e multireligiosa)
“Il crocifisso esprime certamente valori universali e da tutti condivisibili e già per questo la sentenza si giustifica ampiamente. Bisogna aggiungere che un sano pluralismo vive proprio di questa accoglienza reciproca,” (ndr.: sano pluralismo, sana libertà, sana (o positiva) laicità: ma chi stabilisce ciò che è sano o positivo? perché tanta paura della libertà, della laicità, del pluralismo tout court? È triste che il valore universale del crocifisso sia certificato da sentenze)
«A lungo andare l’assenza di un segno e di un linguaggio come quello del crocifisso avrebbe indebolito il senso religioso delle persone e annebbiato la loro capacità di esprimere la propria umanità. …” (ndr.: dato che da tanti decenni quel simbolo è presente nelle aule scolastiche, nei tribunali ecc., allora il senso religioso degli italiani si è in questi decenni rafforzato?)
“L’idea che un simbolo possa essere passivo è… estremamente insidiosa dal punto di vista pratico… anche se possiamo non rendercene conto fino a che si tratta di simboli portatori di valori positivi… Da non cristiano posso dire di essere impressionato dai commenti delle gerarchie religiose che festeggiano una sentenza dove si esclude che il crocifisso possa essere il simbolo dell’indottrinamento. Secondo me si tratta di una vera e propria profanazione. Colpisce la povertà di spirito di una chiesa ridotta a brandire questo argomento”
“Sorprende dunque l’entusiasmo dei credenti cattolici per una sentenza che indica nel crocifisso sì, un simbolo religioso, ma che viene sdoganato come «elemento culturale» e apparentemente «ininfluente».”
“…Rinnegare la tradizione della propria terra, la cultura e tutto quello che il cristianesimo ha seminato in quello che siamo oggi, è un controsenso; ma è che ci siamo dati un compito più alto, un disegno più nobile. Il rispetto di tutti. Uno stato laico.”

 

 

Sentenza del 2009                                         

 

La sentenza   del 2011      


 

 

Le “ore alternative all’insegnamento della religione cattolica”

Le “ore alternative all’insegnamento della religione cattolica” sono un “servizio strutturale obbligatorio” che non grava sui fondi che le istituzioni scolastiche destinano al pagamento delle supplenze brevi, ma che deve essere liquidato dal Ministero dell’economia e finanze.

È quanto emerge da una  nota (la n. 26482 del 7.3.2011) della Ragioneria Generale dello Stato che è stata trasmessa nei giorni scorsi ai propri uffici territoriali.

La nota fornisce precisazioni sulla liquidazione dei compensi spettanti al personale interessato, indicando anche a quali docenti deve essere attribuito prioritariamente tale insegnamento.

In ordine, devono essere impiegati per le ore di materia alternativa i docenti a tempo indeterminato che si dichiarano disponibili ad effettuare “ore eccedenti”; successivamente, si può ricorrere ai supplenti già titolari di contratto, che possono così ottenere un completamento dell’orario di servizio oppure se ne possono nominare altri solo per la materia alternativa.

La nota precisa anche che, data l’urgenza di provvedere ai pagamenti spettanti (finora i docenti di materia alternativa non sono stati retribuiti), gli Uffici territoriali possono accettare i provvedimenti di conferimento degli incarichi anche in forma cartacea e non per via telematica.

Secondo la Cisl scuola, che riporta la notizia sul suo sito (www.cislscuola.it) “si chiarisce definitivamente e positivamente, così, una questione per la quale nei mesi scorsi ha ripetutamente sollecitato l’Amministrazione a diramare specifici ed esplicativi chiarimenti”.


tuttoscuola.com mercoledì 16 marzo 2011