Accompagnamento spirituale dei giovani: buone pratiche

GIORNATA DI STUDIO (Roma, 15 dicembre 2017)

«La Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori». Sono le parole che papa Francesco rivolse ai giovani, nella sua Lettera in occasione della presentazione del documento preparatorio al Sinodo dei Giovani (ottobre 2018): «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». È una grande opportunità per noi adulti, non solo per aprire un confronto franco con i giovani, mettendoci in loro ascolto allo scopo di percepire la voce del Signore che risuona oggi nella Chiesa, ma anche per interrogarci sulla nostra fede e su come accompagnarli a riconoscere ed accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza.

In questo cammino ecclesiale si inserisce la Giornata di studio organizzata dall’Istituto di Teologia spirituale dell’Università Pontificia Salesiana che si terrà nella mattina del 15 dicembre. Le quattro proposte di accompagnamento che verranno presentate sono ben differenziate, come diversi sono i giovani protagonisti della missione educativa, ma hanno un obiettivo comune: accompagnare la loro crescita integrale proponendo gradualmente come meta una misura alta di vita umana e cristiana. L’associazione dei laici impegnati nell’Azione Cattolica, eredi di una lunga storia a servizio della Chiesa nelle singole diocesi, si propone di avviare i giovani verso la responsabilità in un cammino personale e comunitario di formazione cristiana. L’Associazione privata internazionale che unisce i fedeli di Nuovi Orizzonti, iniziata nel ’91 e approvata dalla Santa Sede l’8 dicembre del 2010, predilige l’incontro con giovani che vivono in situazioni di grave disagio ed hanno fatto della strada la loro casa. La Comunità Canção Nova, che ha preso inizio con un gruppo di dodici persone nel 1978 e fu riconosciuta dalla Chiesa nel 2008 come Associazione internazionale di fedeli, promuove l’esperienza dell’incontro comunitario dei giovani valorizzando in modo particolare l’utilizzo dei media e dei new-media. Suor Aurora Consolini, Figlia di Maria Ausiliatrice, accompagna i ragazzi del Carcere, a Casal del Marmo, infondendo in loro speranza per un futuro tutto da ricostruire.

Trattandosi di una attività complementare al corso istituzionale di Accompagnamento spirituale dei giovani, sono stati gli studenti stessi a proporre un momento di forte riflessione e di condivisione, non tanto sulla “teoria” dell’accompagnamento, quanto sulla sua prassi. Sulla falsariga della terza parte del Documento Preparatorio del Sinodo, essi hanno chiesto ai responsabili delle diverse proposte formative di poter far vedere come riescono ad uscire, vedere e chiamare i giovani. A questo scopo, hanno anche formulato alcune precise domande: 

  • Quali sono le problematiche più urgenti della vita dei giovani?

  • Nel vostro primo approccio coi giovani, quali difficoltà avete riscontrato? Come ne siete usciti?

  • Come rispondete ai bisogni concreti dei giovani oggi? Quali percorsi proponete?

  • Ciò che proponete, viene accolto dai giovani? Ci sono delle resistenze?

  • Come fate per raggiungere altri collaboratori? Avete dei percorsi per formatori? 

  • Quali sono i rischi dell’accompagnamento nella relazione con i giovani?

  • Avete da chiedere qualcosa ai Centri di Studio come il nostro? Cosa potremmo fare?

    Una società sempre più rumorosa ha bisogno di credenti autorevoli, con chiara identità umana, solida appartenenza ecclesiale, visibile qualità spirituale, vigorosa passione educativa e profonda capacità di discernimento per aiutare i giovani a fare rilettura delle loro esperienze ed ascoltare la propria coscienza. È l’augurio che esprimiamo offrendo questa iniziativa ai giovani studenti, docenti e amici dell’Università Pontificia Salesiana.

     

    Jesus Manuel García Gutiérrez

     

Sinodo e giovani

La giornata dei Curricoli dell’Istituto di Catechetica si è svolto presso il Collegio Messicano. È stata un’esperienza positiva di conoscenza e condivisione tra studenti e docenti.

Dopo l’accoglienza dei partecipanti con un buon caffè, abbiamo affidato la nostra giornata a Dio prima di affrontare il tema catechetico-pastorale: Sinodo e giovani, presentato con l’abituale competenza dal prof. José Luis Moral, docente ordinario presso dell’Università Pontificia Salesiana.

La riflessione ha posto l’attenzione non tanto su cosa fare ‘per’ i giovani quanto su come costruire ‘con’ i giovani attraverso l’ascolto e il dialogo: Ascoltare ed essere dalla parte dei giovani: 1. Simpatia, «sentire con loro», compassione (ragione compassionevole: «intellectus misericordiae»); 2. PG: più che trasmettere una buona notizia ben strutturata, consiste piuttosto nell’andare con speranza verso i giovani per scoprire con loro, nei loro luoghi di vita, nel cuore della loro esistenza, le tracce del Risorto”.

Nei laboratori i cinque gruppi hanno avuto la possibilità di confrontarsi su quanto ascoltato per poi sottoporre nel plenario le opinioni e le domande emerse nel dialogo.

L’Eucaristia ha concluso la mattinata. A cui ha fatto seguito il pranzo con degustazione di cibi tradizionali messicani seguiti da canti tradizionali del Messico.

Prima della conclusione c’è stato un incontro degli studenti dei diversi curricoli per esprimere una loro valutazione sul primo mese di attività, per evidenziare gli aspetti positivi e quelli da migliorare.

Una giornata ben riuscita grazie al coordinamento del prof. Stanislaw Wierzbicki, all’animazione dei rappresentanti dei diversi corsi, e al contributo di tutti i partecipanti. Ha permesso di conoscerci meglio per continuare il cammino accademico e prepararci alla celebrazione del Sinodo.

 

Alcune foto dell’evento:

“Catechismo della Chiesa Cattolica” nuovo Commento Teologico – Pastorale

25 anni fa veniva promulgato da Giovanni Paolo II il Catechismo della Chiesa Cattolica, risultato della collaborazione e della consultazione di tutto l’episcopato della Chiesa Cattolica. In occasione dell’anniversario, il Gruppo Editoriale San Paolo, in coedizione con la Libreria Editrice Vaticana, presenta una speciale edizione del Catechismo della Chiesa Cattolica, corredata da un nuovo Commento Teologico-Pastorale,con l’obiettivo di rendere il Catechismo un sussidio indispensabile e un aiuto concreto per saper rispondere alle grandi sfide che il mondo di oggi pone dinanzi ai credenti.

Coordinati da mons. Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, esperti di tutto il mondo, tenendo soprattutto conto dei cambiamenti avvenuti in questi anni e della pubblicazione di importanti documenti del Magistero dopo la promulgazione del Catechismo, rileggono i diversi articoli del Catechismo alla luce dei grandi temi della vita quotidiana: la ricerca di Dio, la fede, la Chiesa, i sacramenti, i comandamenti, la preghiera, etc.

Gli autori del commento sono tra i massimi esperti mondiali: Enzo Bianchi, Goffredo Boselli, Anna Maria Cànopi, Ignace de la Potterie, Aristide Fumagalli, Luis Ladaria, Cettina Militello, Salvador Pié-Ninot, Maria Pilar del Rio, Christoph Schönborn, Ina Siviglia, Thomas Joseph White e Jared Wicks.

l’11 ottobre si è svolta, nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, una solenne commemorazione, promossa dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e presieduta da Papa Francesco. Durante l’incontro è stata presentata la nuova edizione del Catechismo che include nello stesso volume, oltre il testo integrale, il nuovo Commento Teologico – Pastorale.  

Al seguente link è possibile leggere il discorso pronunciato ieri dal Santo Padre:

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/october/documents/papa-francesco_20171011_convegno-nuova-evangelizzazione.html

 

Inviamo in allegato:

– il comunicato stampa (disponibile anche al seguente link: http://www.gruppoeditorialesanpaolo.it/area-stampa/2017/catechismo-della-chiesa-cattolica-rino-fisichella-a-cura-di);

– la copertina del volume;

Presentazione di Papa Francesco;

 Introduzione di mons. Fisichella;

il pdf con l’Indice del nuovo Commento Teologico – Pastorale.

Rimaniamo a disposizione per eventuali richieste.

 

Un cordiale saluto,

Alessandro Fuso

 

 

Ufficio Comunicazione

Gruppo Editoriale San Paolo

Via Giotto, 36 – 20145 Milano

Office : +39 02-48072561

 

“L’educazione secondo Francesco”

Io amo la scuola, io l´ho amata da alunno, da studente e da insegnante. E poi da Vescovo. Papa Francesco, (10 maggio 2014)    
L´educazione secondo Francesco”.
Il pensiero pedagogico del Papa è il tema  che si è scelto  per la X giornata pedagogica della scuola cattolica con lo scopo di fare il punto sulla “pedagogia” di Papa Francesco analizzandola nel quandro dell´azione pastorale della Chiesa univerale e nel contesto della riflessione pedagogica contemporanea.

La condizione giovanile in Italia: il Rapporto Giovani

Il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo, giunto alla quarta edizione, è diventato in questi anni un solido punto di riferimento sulla complessa e dinamica realtà giovanile.

Oltre all’aggiornamento annuale sulle scelte formative, sui percorsi lavorativi, sulla progettazione di una propria famiglia, su valori, aspettative e atteggiamento verso le istituzioni delle nuove generazioni, il Rapporto 2017 contiene tre focus dedicati ad altrettanti temi chiave:  il primo riguarda lo scenario post Brexit e le possibilità di rilancio di un processo in grado di superare nuovi timori e vecchi confini. Il secondo, dedicato alle nuove tecnologie di comunicazione e ai social network, analizza come stia mutando quantitativamente e qualitativamente il loro uso e quale sia l’impatto di tale mutamento sulla vita sociale e relazionale. Il terzo, infine, riguarda le condizioni di vulnerabilità e disagio, con un’analisi sia dell’aspetto emotivo sia di quello comportamentale, in connessione con il contesto familiare, sociale ed educativo.

Il filo rosso che unisce i vari capitoli è il racconto di una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, penalizzata da freni culturali e istituzionali che non permettono una piena valorizzazione di potenzialità troppo spesso misconosciute e sottoutilizzate.

In libreria dal 20 aprile il nuovo volume di Rapporto giovani 2017 edito da il Mulino

25 febbraio 2017 – RedazTonPortfolio-home

 

I temi trattati nel Rapporto

Il Rapporto Giovani mette a disposizione dati, analisi, riflessioni, proposte di intervento che consentano di migliorare la conoscenza e la capacità di azione sulla realtà giovanile, confermandosi uno strumento utile non solo ai ricercatori, ma anche agli stessi giovani, alle loro famiglie, agli educatori, ai giornalisti, agli imprenditori e ai decisori pubblici.
La nuova edizione ci offre un quadro aggiornato di questo “capitale umano in formazione”, illustrandone i valori di riferimento, le aspettative, l’impegno sociale, le scelte formative, i percorsi professionali. Ecco perché si tratta di un prezioso punto di riferimento per chi vuole essere aggiornato su comportamenti e aspirazioni delle giovani generazioni nel nostro Paese.
L’edizione 2016 propone, inoltre, approfondimenti specifici su temi attuali come la sfida del confronto multiculturale, la fruizione del tempo libero, le startup e la sharing economy.
Ne emerge un ritratto a tutto tondo delle nuove generazioni, fragili di fronte alle molte difficoltà del presente, ma anche “affamate” di opportunità e di occasioni per mettersi in gioco.


Gli autori:

  • Sara Alfieri

  • Rita Bichi

  • Fabio Introini

  • Elena Marta

  • Daniela Marzana

  • Diego Mesa

  • Ivana Pais

  • Cristina Pasqualini

  • Maura Pozzi

  • Alessandro Rosina

  • Emiliano Sironi

  • Pierpaolo Triani

Lavoro, il 70% dei giovani resta a casa per mancanza di opportunità

L’indagine dell’Istituto Toniolo in un campione di oltre seimila persone tra i 18 e 32 anni. E la mancanza di prospettive mette un freno anche alla nascita del primo figlio

MILANO – Bassi salari, precarietà, difficoltà a trovare lavoro. Sono questi gli ostacoli principali che impediscono ai giovani di lasciare. Lo documenta il Rapporto Giovani 2017 (RG2017) dell’Istituto Toniolo realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo. L’indagine si è basata su un campione di 6172 giovani tra i 18 e i 32 anni e mostra come il lavoro e la situazione economica generale rappresentino per oltre il 70% dei giovani italiani elementi che hanno pesato abbastanza o molto, nell’ultimo anno, nell’impedire l’uscita dalla casa dei genitori.

La categoria più penalizzata risulta quella dei Neet, i giovani inattivi che non studiano e non hanno un impiego, per la quale lavoro e congiuntura economica sono stati ostacoli rilevanti in più dell’80% dei casi (83% per il lavoro, 84,6% per la situazione economica). Da segnalare il caso dei lavoratori con contratto a tempo determinato, il 79,4% dei giovani occupati con questi contratti, percepisce la propria condizione occupazionale come un motivo rilevante nel ritardare l’uscita dalla casa dei genitori (contro il 70,1% dei lavoratori a tempo indeterminato). Tale categoria sembra essere anche la più penalizzata (assieme ai Neet) relativamente alla situazione economica: l’81% la ritiene una causa rilevante nel vanificare le proprie aspirazioni di autonomia.

Rispetto alla nascita del primo figlio, i risultati sono coerenti con quelli visti per la conquista dell’autonomia. I freni maggiori per la maggior parte degli intervistati sono: le difficoltà nelle condizioni abitative (critiche per più del 50% degli intervistati) e soprattutto il lavoro e la situazione economica (con percentuali costantemente sopra il 60%). Anche in questo caso i più penalizzati sono ovviamente i Neet e i lavoratori con contratto a tempo determinato, con uno scarto ancor più netto (circa 15 punti percentuali) rispetto alle altre categorie (lavoratori autonomi e occupati a tempo indeterminato). Bassa fecondità e ritardo nell’uscita dalla casa dei genitori per via dei bassi salari e del precariato continuano dunque a rappresentare una criticità irrisolta del contesto italiano.

Alla luce di questi dati emerge che il 92,2% dei giovani italiani dichiara di non essere riuscito a realizzare i propri desideri formulati l’anno passato di uscire dalla famiglia di origine. Un mondo giovanile, quindi, in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, con freni culturali e istituzionali alla messa pienamente in campo di tutto il proprio potenziale, troppo spesso misconosciuto e sottoutilizzato.

Il rapporto mostra anche come rispetto ad aspettative e progettualità i giovani italiani non si distinguano in modo rilevante rispetto ai coetanei degli altri paesi europei, mentre più ampio che altrove è il divario tra ciò che vorrebbero fare e quello che riescono effettivamente a realizzare.

Secondo l’indagine il percorso formativo è determinante sulla carriera lavorativa, sia sulle pratiche di partecipazione sociale e politica. In tale contesto il 31% dei giovani con licenza media o titolo inferiore e il 31,6% di chi possiede una qualifica professionale ha dichiarato di aver svolto volontariato, la percentuale sale al 41,4% tra coloro che hanno concluso gli studi con il diploma di scuola superiore e al 51,7% nei laureati. Invece per quanto riguarda la partecipazione ad attività di pressione pubblica (petizioni, raccolte firme, manifestazioni di piazza, campagne di sensibilizzazione sui social network, etc…) il 69 % degli intervistati con la laurea ha dichiarato di avere preso parte, contro il 49,7% di quelli con licenza media o inferiore.

Una crescente attenzione viene, inoltre, assegnata alle soft (o life) skills, le cosiddette competenze traversali, in grado non solo di aumentare l’occupabilità, ma soprattutto di trasformare il sapere tecnico in partecipazione di successo ai processi innovativi. I dati del Rapporto giovani mostrano come la consapevolezza di aver maturato tali competenze sia sensibilmente maggiore tra i laureati (63%) rispetto a chi ha avuto percorsi di formazione più breve: diplomati 55%, licenza media 50%, qualifica professionale 47%.

“Le basse opportunità di occupazione e le inefficienze del mercato del lavoro stanno frenano il pieno e qualificato contributo delle nuove generazioni ai processi di crescita del paese- spiega Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università Cattolica di Milano e coordinatore del Rapporto Giovani – ma stanno anche tenendo in stallo da troppo tempo persone oramai trentenni che per motivi anagrafici non possono più essere considerate giovani, ma nemmeno adulte perché ancora lontani dalla conquista di una piena autonomia dai propri genitori e di formazione di una propria famiglia.

I ventenni Neet (Not in Education Employment or Training) si stanno trasformando in trentenni Nyna (Not Young and Not Adult).Sprecando le capacità e la vitalità dei trentenni, sospesi in un limbo indefinito, il Paese non può crescere”.

http://www.repubblica.it/economia/2017/05/01/news/istituto_toniolo_giovani-164362470/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1

 

 

Il Papa ai giovani: “siate protagonisti”

Il 9 aprile, Domenica delle Palme, sarà celebrata la XXXII Giornata Mondiale della Gioventù. Nel suo Messaggio Papa Francesco invita i giovani a non vivere “alla giornata, senza un progetto”, lasciandosi fuorviare da una “falsa immagine della realtà” ma a decidere il proprio futuro. Il prossimo appuntamento mondiale, dopo quello celebrato la scorsa estate a Cracovia, è previsto per il 2019 a Panama.

“Al termine della GMG di Cracovia – scrive il Santo Padre in apertura del Messaggio – ho indicato la prossima meta del nostro pellegrinaggio che, con l’aiuto di Dio, ci porterà a Panama nel 2019. Ci accompagnerà in questo cammino la Vergine Maria, colei che tutte le generazioni chiamano beata (cfr Lc 1,48). Il nuovo tratto del nostro itinerario si ricollega al precedente, che era centrato sulle Beatitudini, ma ci spinge ad andare avanti. Mi sta a cuore infatti che voi giovani possiate camminare non solo facendo memoria del passato, ma avendo anche coraggio nel presente e speranza per il futuro. Questi atteggiamenti, sempre vivi nella giovane Donna di Nazareth, sono espressi chiaramente nei temi scelti per le tre prossime GMG. Quest’anno (2017) rifletteremo sulla fede di Maria quando nel Magnificat disse: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49). Il tema del prossimo anno (2018) – «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30) – ci farà meditare sulla carità piena di coraggio con cui la Vergine accolse l’annuncio dell’angelo. La GMG 2019 sarà ispirata alle parole «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38), risposta di Maria all’angelo, carica di speranza.”

L’ansia di far primeggiare i figli. Dove portano i genitori spazzaneve

Gli inglesi li chiamano «genitori spazzaneve». Perché «ripuliscono ogni cosa davanti ai loro figli in modo che nulla possa andare loro storto e possa minacciare la loro autostima». Succede a Londra, al collegio femminile di Saint Paul dove la direttrice Clarissa Farr, racconta al Times, ogni giorno si imbatte in madri e padri vittime di «ansia frenetica che fa loro rifiutare l’idea che i propri pargoli possano arrivare secondi». Il che si traduce in «bambini iperprotetti e incapaci di affrontare un fallimento».

Succede anche in Italia. Dove schiere di genitori arrivano da insegnanti e presidi e «giustificano, minacciano, mentono perfino pur di proteggere gli amati figlioletti da una punizione». Succede all’asilo e si va avanti fino alle superiori. Perché «la scuola è il nemico». Riflette Daniela Scocciolini, per oltre quarant’anni insegnante e poi preside del liceo Pasteur di Roma: «La tendenza a prevenire ed evitare qualsiasi difficoltà ai figli è diventata patologica: padri e madri sono del tutto impreparati ad affrontare gli insuccessi dei figli, non ci si vogliono trovare perché non sanno come uscirne».

È come se dicessero: «Non create problemi a mio figlio perché li create a me». E allora, «la soluzione più facile è dire sempre sì, spianare la strada: sono “genitori non genitori” che rinunciano a priori a educare i propri figli cercando di semplificare loro tutto». E la colpa di ogni insuccesso, dice Innocenzo Pessina, ex preside del liceo Berchet di Milano, 43 anni tra scuole di periferia e centro,«è data sempre alla scuola, così si arriva ai ricorsi al Tar per bocciature e brutti voti». Bisogna «insegnare ai ragazzi a confrontarsi con la realtà, aiutarli nelle strade in salita, faticose e impegnative, ma non sostituirsi a loro». I genitori, conferma anche Micaela Ricciardi, preside del liceo Giulio Cesare di Roma, sono «apprensivi e ai figli trasmettono una grande fragilità». L’unica strada è parlarci: «Dico loro di tenere la distanza: siate dei punti di riferimento, ma lasciateli sbagliare, solo così cresceranno responsabilizzati».

Ma c’è anche «l’ansia frenetica» di far primeggiare i figli ad ogni costo, la «ricerca del successo» con l’idea che chi sbaglia sia un fallito: «Crea tanta infelicità tra i ragazzi» dice Silvia Vegetti Finzi, psicoterapeuta che dal blog «Psiche Lei» su Io Donna osserva ogni giorno genitori-figli-scuola:

«Questo dilagare degli adulti sui figli fa solo male: si trasmettono aspettative e stereotipi per indirizzarli dando un’idea di competitività anziché di realizzazione di sé».

E magari alla fine nessuno è contento: «Forse anche per la crisi economica — dice Vegetti Finzi — i genitori sono più ansiosi per il futuro e si sostituiscono ai figli, come se dicessero: “Scelgo io per te” e preparano loro le strade da seguire». E allora? «Lasciateli liberi — conclude la professoressa —, ritiratevi progressivamente lasciando la vita di vostro figlio a lui, inclusi fallimenti ed errori».

Corriere 30/11/14

“Comunicazione e missione”, dieci anni dopo

“L’impegno educativo sul versante della nuova cultura mediatica dovrà costituire negli anni a venire un ambito privilegiato per la missione della Chiesa”. Si conclude così il n. 51 di Educare alla vita buona del Vangelo, testo degli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio in corso. Poco prima, dopo aver ricordato che “la comunità cristiana guarda con particolare attenzione al mondo della comunicazione come a una dimensione dotata di una rilevanza imponente per l’educazione”, i nostri vescovi rinviano alla necessaria “alleanza fra i diversi soggetti che tale impresa educativa richiede”.
Su questo sfondo intendiamo riprendere in mano il Direttorio Comunicazione e missione, a dieci anni dalla sua pubblicazione. L’obiettivo che ci muove non è certo una celebrazione fine a se stessa, quanto quello di aiutarci a capire come continuare a comunicare il Vangelo nella cultura mediale, valorizzando percorsi e iniziative pastorali che possano tradurre quell’orizzonte in prassi operative.
Con questo spirito venerdì 12 dicembre a Roma (presso la Domus Pacis, Via Torre Rossa, 94) si incontreranno tutti i responsabili diocesani e regionali delle comunicazioni sociali, per un momento di studio e riflessione.
Il programma sarà aperto alle 15 dal saluto del Segretario generale, Mons. Nunzio Galantino; un primo intervento – per ritornare alla freschezza degli anni in cui il Direttorio è stato messo a punto – è stato affidato a Mons. Claudio Giuliodori; un secondo, mirato ad una disamina del presente con lo sguardo aperto al futuro che ci attende, curato da Mons. Domenico Pompili, in qualità di direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali; seguirà una tavola rotonda, moderata da d. Ivan Maffeis, con i direttori dei media  della CEI – Paolo Ruffini, Lucio Brunelli, Domenico Delle Foglie e Marco Tarquinio – che si confronteranno sulla comunicazione della Chiesa nell’era della convergenza mediale.  La conclusione è prevista per le ore 18.
L’incontro è collocato all’interno della due giorni “in presenza” dei corsisti Anicec per la formazione degli animatori della cultura e della comunicazione, figura sulla quale il Direttorio investe sia sotto il profilo culturale che pastorale.

Strenna 2014 «DA MIHI ANIMAS, CETERA TOLLE»

Dopo aver dedicato il primo anno del triennio di preparazione al Bicentenario della Nascita di Don Bosco a conoscerne la soria e il secondo anno a cogliere in lui i tratti dell’educatore, in questo terzo e ultimo anno intendiamo andare alla sorgente del suo carisma, attingendo alla sua spiritualità. Attingiamo all’esperienza spirituale di Don Bosco, per camminare nella santità secondo la nostra specifica vocazione. «La gloria di Dio e la salvezza delle anime».

Carissimi fratelli e sorelle della Famiglia Salesiana,

dopo aver dedicato il primo anno del triennio di preparazione al Bicentenario della Nascita di Don Bosco a conoscere la sua figura storica e il secondo anno a cogliere in lui i tratti fisionomici dell’educatore e ad attualizzare la sua prassi educativa, in questo terzo e ultimo anno intendiamo andare alla sorgente del suo carisma, attingendo alla sua spiritualità.

La spiritualità cristiana ha come centro la carità, ossia la vita stessa di Dio, che nella sua realtà più profonda è Agape, Carità, Amore. La spiritualità salesiana non è diversa dalla spiritualità cristiana; anch’essa è centrata nella carità; in questo caso si tratta della “carità pastorale”, ossia quella carità che ci spinge a cercare “la gloria di Dio e la salvezza delle anime”: «caritas Christi urget nos».

Come tutti i grandi santi fondatori, Don Bosco ha vissuto la vita cristiana con una ardente carità e ha contemplato il Signore Gesù da una prospettiva particolare, quella del carisma che Dio gli ha affidato, ossia la missione giovanile. La “carità salesiana” è carità pastorale, perché cerca la salvezza delle anime, ed è carità educativa, perché trova nell’educazione la risorsa che permette di aiutare i giovani a sviluppare tutte le loro energie di bene; in questo modo i giovani possono crescere come onesti cittadini, buoni cristiani e futuri abitanti del cielo.

Vi invito, dunque, cari fratelli e sorelle, membri tutti della Famiglia Salesiana, ad attingere alle sorgenti della spiritualità di Don Bosco, ossia alla sua carità educativa pastorale; essa ha il suo modello in Cristo Buon Pastore e trova la sua preghiera e il suo programma di vita nel motto di Don Bosco «Da mihi animas, cetera tolle». Potremo così scoprire un “Don Bosco mistico”, la cui esperienza spirituale sta a fondamento del nostro modo di vivere oggi la spiritualità salesiana, nella diversità delle vocazioni che a lui si ispirano. 

* * *

Conoscere la vita di Don Bosco e la sua pedagogia non significa ancora comprendere il segreto più profondo e la ragione ultima della sua sorprendente attualità. La conoscenza degli aspetti della vita di Don Bosco, delle sue attività e anche del suo metodo educativo non basta. Alla base di tutto, quale sorgente della fecondità della sua azione e della sua attualità, c’è qualche cosa che spesso sfugge anche a noi, suoi figli e figlie: la profonda vita interiore, quella che si potrebbe chiamare la sua “familiarità” con Dio. Chissà che non sia proprio questo il meglio che di lui abbiamo per poterlo invocare, imitare, seguire per incontrare il Cristo e farlo incontrare ai giovani.

Oggi si potrebbe tracciare il profilo spirituale di Don Bosco, partendo dalle impressioni espresse dai suoi primi collaboratori, passando poi al libro scritto da Don Eugenio Ceria, il “Don Bosco con Dio”, che fu il primo tentativo di sintesi a livello divulgativo della sua spiritualità, confrontando quindi le varie riletture dell’esperienza spirituale di Don Bosco fatte dai suoi Successori, per giungere infine a quelle ricerche che segnarono una svolta nello studio del modo di vivere la fede e la religione da parte di Don Bosco stesso.

Questi ultimi studi risultano più fedelmente aderenti alle fonti, aperti alla considerazione delle varie visioni spirituali che hanno influito su Don Bosco o che con lui hanno avuto contatti (San Francesco di Sales, Sant’Ignazio, Sant’Alfonso Maria dei Liguori, San Vincenzo dÉ Paoli, San Filippo Neri, …), disponibili a riconoscere che la sua è stata comunque un’esperienza originale e geniale. Sarebbe interessante a questo punto avere un nuovo profilo spirituale di Don Bosco, ossia una nuova agiografia così come oggi la teologia spirituale la intende.

Il Don Bosco “uomo spirituale” ha interessato Walter Nigg, pastore luterano e professore di Storia della Chiesa all’Università di Zurigo, che così scriveva: “Presentare la sua figura sorvolando sul fatto che ci troviamo di fronte ad un santo sarebbe come presentare una mezza verità. La categoria del santo deve avere la precedenza rispetto a quella di educatore. Qualsiasi altra graduatoria falserebbe la gerarchia dei valori. D’altra parte il santo è l’uomo nel quale il naturale sconfina nel soprannaturale e il soprannaturale è presente in Don Bosco in misura notevole […] Per noi non ci sono dubbi: il vero santo dell’Italia moderna è Don Bosco”(1).

Negli stessi anni ottanta del secolo scorso l’opinione era condivisa dal teologo P. Dominique Chenu o.p.; alla domanda di un giornalista che gli chiedeva di indicargli alcuni santi portatori di un messaggio di attualità per i nuovi tempi, rispondeva: “Mi piace ricordare, anzitutto, colui che ha precorso il Concilio di un secolo, Don Bosco. Egli è già, profeticamente, un modello di santità per la sua opera che è rottura con un modo di pensare e di credere dei suoi contemporanei”.

In ogni stagione e contesto culturale si tratta di rispondere a queste domande:

– che cosa ha ricevuto Don Bosco dall’ambiente in cui è vissuto? in che misura è debitore al contesto, alla famiglia, alla scuola, alla chiesa, alla mentalità della sua epoca?

– come ha reagito e cosa ha dato al suo tempo e al suo ambiente?

– come ha influito sui tempi successivi?

– come lo hanno visto i suoi contemporanei: salesiani, popolo, chiesa, laici? come lo hanno compreso le successive generazioni?

– quali aspetti della sua santità oggi appaiono a noi più interessanti?

– come tradurre nell’oggi, senza ricopiare, il modo in cui Don Bosco al suo tempo ha interpretato il Vangelo di Cristo?

Queste sono domande a cui dovrebbe rispondere una nuova agiografia di Don Bosco. Non si tratta di pervenire alla identificazione di un profilo di Don Bosco definitivo e sempre valido, ma di evidenziarne uno adeguato alla nostra epoca. É evidente che di ogni santo si sottolineano gli aspetti che interessano per la loro attualità e si trascurano quelli che non si ritengono necessari nel proprio momento storico o si stimano irrilevanti per caratterizzarne la figura.

I santi infatti sono una risposta al bisogno spirituale di una generazione, l’illustrazione eminente di ciò che i cristiani di un’epoca intendono per santità. Evidentemente l’auspicata imitazione di un santo non può che essere “proporzionale” al riferimento assoluto che è Gesù di Nazareth; infatti ogni cristiano, nella concretezza della sua situazione, è chiamato a incarnare a modo proprio l’universale figura di Gesù, senza ovviamente esaurirla. I santi offrono un cammino concreto e valido verso questa identificazione con il Signore Gesù.

Nel commento alla Strenna che proporrò alla Famiglia Salesiana, questi saranno i tre contenuti fondamentali che svilupperò. Al termine di essi offrirò alcuni impegni concreti che qui già anticipo nella loro completezza.

1. Esperienza spirituale di Don Bosco

La spiritualità è un modo caratteristico di sentire la santità cristiana e di tendere ad essa; è un modo particolare di ordinare la propria vita all’acquisto della perfezione cristiana e alla partecipazione di uno speciale carisma. In altri termini è il vissuto cristiano, un’azione congiunta con Dio che presuppone la fede.

La spiritualità salesiana consiste di vari elementi: è uno stile di vita, preghiera, lavoro, rapporti interpersonali; una forma di vita comunitaria; una missione educativa pastorale sulla base di un patrimonio pedagogico; una metodologia formativa; un insieme di valori e atteggiamenti caratteristici; una peculiare attenzione alla Chiesa e alla società attraverso settori specifici di impegno; un’eredità storica di documentazione e scritti; un linguaggio caratteristico; una serie tipica di strutture e opere; un calendario con feste e ricorrenze proprie; …

Il punto di partenza dell’esperienza spirituale di Don Bosco è “la gloria di Dio e la salvezza delle anime”; ciò è stato da lui formulato nel suo programma di vita “da mihi animas, cetera tolle”. La radice profonda di tale esperienza è l’unione con Dio, come espressione della vita teologale che si sviluppa con la fede, la speranza e la carità, e dello spirito di autentica pietà. Questa esperienza si traduce in azioni visibili; senza le opere la fede è morta e senza la fede le opere sono vuote. Infine essa ha come punto di arrivo la santità: la santità è possibile a tutti, dipende dalla nostra cooperazione con la grazia; a tutti è data la grazia per essa.

La nostra spiritualità corre il rischio di vanificarsi perché i tempi sono cambiati e perché talvolta noi la viviamo superficialmente. Per attualizzarla dobbiamo ripartire da Don Bosco, dalla sua esperienza spirituale e dal sistema preventivo. I chierici del tempo di Don Bosco vedevano ciò che non andava e non volevano essere religiosi, ma erano incantati da lui. I giovani hanno bisogno di “testimoni”, come scrisse Paolo VI. Ci vogliono “uomini spirituali”, uomini di fede, sensibili alle cose di Dio e pronti alla obbedienza religiosa nella ricerca del meglio. Non è la novità che ci rende liberi, ma la verità; la verità non può essere moda, superficialità, improvvisazione: «veritas liberabit vos».

2. Centro e sintesi della spiritualità salesiana: la carità pastorale

Un’espressione di San Francesco di Sales dice: “La persona è la perfezione dell’universo; l’amore è la perfezione della persona; la carità è la perfezione dell’amore”.(2) É una visione universale che colloca in scala ascendente quattro modi di esistere: l’essere, l’essere persona, l’amore come forma superiore a qualsiasi altra espressione, la carità come espressione massima dell’amore.

La carità è il centro di ogni spiritualità cristiana: non è solo il primo comandamento, ma è anche la fonte di energia per progredire. L’accendersi della carità in noi è un mistero e una grazia; non proviene da iniziativa umana, ma è partecipazione alla vita divina ed effetto della presenza dello Spirito. Non potremmo amare Dio se Lui non ci avesse amato per primo, facendoci sentire e dandoci il gusto e il desiderio, l’intelligenza e la volontà, per corrispondervi. Non potremmo nemmeno amare il prossimo e vedere in esso l’immagine di Dio, se non avessimo l’esperienza personale dell’amore di Dio.

La carità pastorale è una espressione della carità, che ha molte manifestazioni: l’amore materno, l’amore coniugale, la compassione, la misericordia, il perdono, … Essa sta ad indicare una forma specifica di carità. Richiama la figura di Gesù Buon Pastore, non soltanto per le modalità del suo operare: bontà, ricerca di chi si è perso, dialogo, perdono; ma anche e soprattutto per la sostanza del suo ministero: rivelare Dio a ciascun uomo e a ciascuna donna. É più che evidente la differenza con altre forme di carità che rivolgono attenzione preferenziale a particolari bisogni delle persone: salute, cibo, lavoro. L’elemento tipico della carità pastorale è l’annuncio del Vangelo, l’educazione alla fede, la formazione della comunità cristiana, la lievitazione evangelica dell’ambiente.

La carità pastorale salesiana ha poi una sua caratteristica propria, documentata anche dagli inizi della nostra storia: “La sera del 26 gennaio 1854 ci siamo radunati nella camera di Don Bosco e ci venne proposto di fare con l’aiuto del Signore e di San Francesco di Sales una prova di esercizio pratico di carità verso il prossimo, … D’allora è stato dato il nome di salesiani a coloro che si proposero o si proporranno questo esercizio”.(3) La carità pastorale è centro e sintesi della nostra spiritualità, che ha il suo punto di partenza nell’esperienza spirituale di Don Bosco stesso e nella sua preoccupazione per le anime. Dopo Don Bosco, i suoi Successori hanno riaffermato la stessa convinzione; è interessante il fatto che tutti si siano premurati di ribadirlo con una convergenza che non lascia spazio al dubbio. Essa si esprime nel motto “da mihi animas, cetera tolle”.

3. Spiritualità salesiana per tutte le vocazioni

Se è vero che la spiritualità cristiana ha elementi comuni e validi per tutte le vocazioni, è pur vero che essa è vissuta con differenze peculiari e specificità a secondo del proprio stato di vita: il ministero presbiterale, la vita consacrata, i fedeli laici, la famiglia, i giovani, gli anziani, … hanno un loro modo tipico di vivere l’esperienza spirituale. Lo stesso vale per la spiritualità salesiana.

Nella “Carta di identità della Famiglia salesiana” sono stati individuati i tratti spirituali caratteristici di tutti i suoi gruppi; ciò viene rilevato soprattutto nella parte terza di questo documento. D’altra parte i vari gruppi legittimamente, per la loro origine e per il loro sviluppo, hanno storie e caratteristiche spirituali proprie, che sono da conoscere e costituiscono una ricchezza per tutta la Famiglia stessa.

Nel tempo si è sviluppata pure una spiritualità giovanile salesiana. Pensiamo, oltre alle tre biografie dei giovani Michele Magone, Domenico Savio e Francesco Besucco, scritte da Don Bosco, alle pagine che gli indirizza attraverso il “Giovane provveduto” ai giovani stessi, alle Compagnie, … Sarebbe interessante conoscere gli sviluppi della spiritualità giovanile salesiana nel tempo, fino ad arrivare agli anni novanta, quando è stata data anche una formulazione autorevole di questa spiritualità anche attraverso il Movimento Giovanile Salesiano. É da approfondire cosa e come proporre ai giovani non credenti, indifferenti o appartenenti ad altre religioni, elementi di spiritualità salesiana giovanile.

I gruppi della Famiglia salesiana coinvolgono numerosi laici nella loro missione. Siamo consapevoli che non vi può essere un coinvolgimento pieno, se non c’è anche una condivisione dello stesso spirito. Comunicare la spiritualità salesiana ai laici corresponsabili con noi dell’azione educativa pastorale diventa un impegno fondamentale. I salesiani, come anche altri gruppi della Famiglia salesiana, hanno fatto un lavoro esplicito di formulazione di una spiritualità laicale salesiana nel Capitolo generale XXIV (4). Certamente i gruppi laicali della famiglia salesiana costituiscono una fonte di ispirazione per tale spiritualità.

Dopo che siamo diventati maggiormente consapevoli che non vi può essere pastorale giovanile senza pastorale famigliare, ci stiamo interrogando su quale spiritualità familiare salesiana elaborare e proporre. Ci sono esperienza di famiglie che si ispirano a Don Bosco. Qui il cammino è ancora agli inizi, ma è una strada che ci aiuta a sviluppare la nostra missione popolare, oltre che giovanile. 

4. Impegni per la Famiglia salesiana

4.1. Impegniamoci ad approfondire quale è stata l’esperienza spirituale di Don Bosco, il suo profilo spirituale, per scoprire il “Don Bosco mistico”; potremo così imitarlo, vivendo un’esperienza spirituale con identità carismatica. Senza appropriarci della esperienza spirituale vissuta da Don Bosco, non potremo essere consapevoli della nostra identità spirituale salesiana; solo così saremo discepoli e apostoli del Signore Gesù, avendo Don Bosco come modello e maestro di vita spirituale. La spiritualità salesiana, reinterpretata e arricchita con l’esperienza spirituale della Chiesa del dopo Concilio e con la riflessione della teologia spirituale di oggi, ci propone un cammino spirituale che conduce alla santità. Riconosciamo che la spiritualità salesiana è una vera e completa spiritualità: essa ha attinto alla storia della spiritualità cristiana, soprattutto a San Francesco di Sales; ha la sua sorgente nella peculiarità e originalità dell’esperienza di Don Bosco, si è arricchita con l’esperienza ecclesiale ed è giunta alla rilettura e alla sintesi matura di oggi.

4.2. Viviamo il centro e la sintesi della spiritualità salesiana, che è la carità pastorale. Essa è stata vissuta da Don Bosco come ricerca della “gloria di Dio e salvezza delle anime” e si è fatta per lui preghiera e programma di vita nel “da mihi animas, cetera tolle”. É una carità che ha bisogno di alimentarsi con la preghiera e fondarsi su di essa, guardando al Cuore di Cristo, imitando il Buon Pastore, meditando la Sacra Scrittura, vivendo l’Eucaristia, dando spazio alla preghiera personale, assumendo la mentalità del servizio ai giovani. É una carità che si traduce e si rende visibile in gesti concreti di vicinanza, affetto, lavoro, dedizione. Assumiamo il sistema preventivo come esperienza spirituale e non solo come proposta di evangelizzazione e metodologia pedagogica; esso trova la sua sorgente nella carità di Dio che previene ogni creatura con la sua Provvidenza, l’accompagna con la sua presenza e la salva donando la vita; esso ci dispone ad accogliere Dio nei giovani e ci chiama a servirlo in loro, riconoscendone la dignità, rinnovando la fiducia nelle loro risorse di bene ed educandoli alla pienezza di vita.

4.3. Comunichiamo la proposta della spiritualità salesiana secondo la diversità delle vocazioni specialmente ai giovani, ai laici coinvolti nella missione di Don Bosco, alle famiglie. La spiritualità salesiana ha bisogno di essere vissuta secondo la vocazione che ognuno ha ricevuto da Dio. Riconosciamo i tratti spirituali comuni dei vari gruppi della Famiglia salesiana, indicati nella “Carta di identità”; facciamo conoscere i testimoni della santità salesiana; invochiamo l’intercessione dei nostri Beati, Venerabili e Servi di Dio e chiediamo la grazia della loro canonizzazione. Offriamo ai giovani che accompagniamo la spiritualità giovanile salesiana. Proponiamo la spiritualità salesiana ai laici impegnati a condividere la missione di Don Bosco. Con attenzione alla pastorale famigliare, indichiamo alle famiglie una spiritualità adatta alla loro condizione. Infine invitiamo a fare esperienza spirituale anche giovani, laici e famiglie delle nostre comunità educative pastorali o dei nostri gruppi e associazioni che appartengono ad altre religioni o che si trovano in situazione di indifferenza di fronte a Dio; anche per loro è possibile l’esperienza spirituale come spazio per l’interiorità, il silenzio, il dialogo con la propria coscienza, l’apertura al trascendente.

4.4. Leggiamo alcuni testi di Don Bosco, che possiamo considerare come fonti della spiritualità salesiana. Vi propongo una raccolta di scritti spirituali di Don Bosco, in cui egli appare come un vero maestro di vita spirituale (5). Potremo così attingere a pagine che ci parlano con immediatezza del vissuto spirituale salesiano e dell’esperienza che ognuno di noi può assumere.

 

Don Pascual Chávez V., SDB

Rettor Maggiore

  

(1) W. NIGG, Don Bosco. Un santo per il nostro tempo, Torino, LDC, 1980, 75.103.

(2) Cfr. FRANCESCO DI SALES, Trattato dell’amore di Dio, Vol II, libro X, c. 1

(3) MB V, 9.

(4) CG24, Salesiani e laici: comunione e condivisione nello spirito e nella missione di Don Bosco, Roma 1996, nn.89-100.

(5) A. GIRAUDO (a cura), Insegnamenti di vita spirituale, LAS 2013.

 

(Rettor Maggiore) 2013 – autore: Don Pascual Chávez