Il contributo ripercorre il percorso storico che ha portato all’elaborazione del documento dell’UCN «Ripartiamo insieme» (pubblicato il 5 settembre 2020) e si sofferma poi a presentare i principali orientamenti pastorali contenuti nel testo, con la carica di novità e insieme problematicità che essi portano in sé. La riflessione si avvantaggia del fatto che chi scrive è membro della Consulta dell’UCN e, in questo ruolo, è stato testimone diretto della realizzazione dell’iniziativa.
«Ripartiamo insieme». Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid19
Ubaldo Montisci
Durante la pandemia che ha colpito duramente il nostro Paese, le attività catechistiche non si sono mai interrotte del tutto. L’Ufficio Catechistico Nazionale (UCN) ha voluto accompagnare la fatica delle catechiste e dei catechisti impegnati nei diversi percorsi di educazione alla fede con una serie di iniziative a loro favore. È nato così, ad esempio, il progetto «Catechesi: proposte per il Tempo Pasquale», una raccolta di buone pratiche inerenti la catechesi, con i ragazzi, in famiglia, con gli adolescenti e giovani, di commenti alla Parola per adulti, di indicazioni per l’iniziazione cristiana. Nello stesso periodo, i Vescovi hanno manifestato la loro premura pastorale con la traccia di riflessione «È risorto il terzo giorno. Una lettura biblico spirituale dell’esperienza della pandemia» (questa documentazione, come pure quella che seguirà, è reperibile in https://catechistico.chiesacattolica.it/).
- Alle origini del documento
Progressivamente è emersa sempre più forte – da più parti – la domanda sul che cosa fare dopo l’estate, quando riprendono ordinariamente le attività pastorali parrocchiali. Da subito, ci si è resi conto che a quest’interrogativo non è possibile dare le “solite” risposte o escogitare soluzioni semplicistiche, perché la pandemia ha reso evidente che le proposte del passato non intercettano più le esigenze spirituali e pastorali del tempo presente. Pertanto l’UCN, tramite la sua Consulta, ha promosso nel periodo estivo una serie di “tavoli di lavoro” che hanno coinvolto numerosi interlocutori su scala nazionale. L’iniziativa ha preso il nome di «Laboratorio sull’annuncio».
Le tappe del percorso ipotizzato sono state illustrate dal Direttore dell’UCN, Mons. Valentino Bulgarelli, durante i lavori della Consulta dell’UCN dell’11 giugno 2020. Al termine dell’incontro, egli sintetizzava così il significato dell’iniziativa: il laboratorio dell’annuncio vuol essere un modo diverso di agire ecclesialmente, motivato dalla constatazione che qualsiasi proposta partita “dall’alto” durante la pandemia ha generato una frattura nelle comunità; l’impegno prioritario è sostenere le comunità cristiane; alla base di tutto sta lo sforzo di un ascolto attento e prolungato.
Gli incontri – rigorosamente online – sono avvenuti a due livelli: da un lato sono stati consultati gli altri Uffici della CEI e alcune Associazioni cattoliche, con l’obiettivo di tentare di concordare insieme delle linee operative comuni per l’annuncio e la catechesi; dall’altro è stato avviato il confronto con i Direttori degli Uffici catechistici regionali e diocesani e le loro equipe.
I lavori a questo secondo livello hanno seguito dinamiche partecipative usate raramente nella elaborazione dei documenti ecclesiali. Si è voluti partire “dal basso”, cioè dall’ascolto dei reali protagonisti dell’attività catechistica, di coloro che quotidianamente e direttamente s’impegnano nell’educazione alla fede soprattutto delle nuove generazioni. Perciò, il primo momento è stato dedicato all’ascolto del vissuto. Con quest’obiettivo sono stati attivati dieci gruppi di lavoro costituiti ciascuno di 25 persone (Direttori di Uffici catechistici, membri delle loro equipe, alcuni membri della Consulta). In due sessioni di due ore ciascuna nella seconda e quarta settimana di luglio, seguite entrambe da un tempo di condivisione dei risultati degli incontri con i catechisti delle proprie diocesi, si è riflettuto sull’impatto che ha avuto la pandemia sulla vita personale e parrocchiale e sono state fornite delle indicazioni generali per ridare slancio alla catechesi al momento della ripresa dell’attività in autunno (si veda l’organizzazione del processo nell’Allegato 1).
All’inizio di agosto c’è stata la raccolta delle sintesi degli incontri online e poi una Commissione ristretta ha elaborato una prima bozza del testo che, sottoposta all’esame degli organismi episcopali deputati, degli Uffici CEI e Associazioni coinvolti, dei membri della Consulta, è stata progressivamente “raffinata” fino a costituire il testo «Ripartiamo insieme. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid».
- Presentazione del documento
Il documento, volutamente sintetico, è composto di tre parti distinte: un’introduzione; la sintesi dei lavori laboratoriali; una riflessione di carattere sapienziale sul discernimento pastorale.
- Introduzione
La pagina introduttiva, firmata dal Direttore dell’UCN, contiene due affermazioni importanti per comprendere il significato dei due testi che seguono. La prima riguarda lo stile di lavoro: una modalità “sinodale” e “dal basso”, che ha inteso coinvolgere il maggior numero di persone possibile e che ha permesso di scattare una foto realistica dell’esistente, individuando problemi concreti e vie di soluzione praticabili. La seconda si riferisce al fatto che l’UCN, con questo documento, non vuole principalmente dare soluzione alle urgenze pastorali (pure prese in considerazione), ma avviare dei “processi” di rinnovamento catechistico di largo respiro.
- Sintesi sui “Laboratori ecclesiali sulla catechesi”
Nell’Introduzione alla sezione c’è una riflessione sulla pandemia e le sue conseguenze sui ritmi quotidiani e sulla vita di fede. Dei titoletti posti a margine della pagina, sulla sinistra, consentono di seguire l’articolazione del pensiero che si va sviluppando. Ogni paragrafo contiene non solo degli elementi che permettono di riflettere su quanto è capitato e sta ancora accadendo, ma pure delle indicazioni generali che riguardano la catechesi.
Nel rispetto dell’autonomia delle Chiese locali, il documento non fornisce indicazioni dettagliate ma prospetta ambiti di impegno e iniziative per qualificare sempre più le attività di educazione alla fede. Così, ad esempio, dopo aver constatato una certa disaffezione alla pratica liturgica domenicale, si suggerisce di rinnovare le catechesi che mettono in risalto la centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana, alla luce anche di una più attenta cura delle celebrazioni; se poi è la carità l’attività ecclesiale che ha riscosso il massimo di apprezzamento tra la gente, il testo invita i catechisti a tenere maggiormente in considerazione questa dimensione; per quanto riguarda la comunicazione digitale – vera protagonista nella fase che stiamo vivendo – si propone una formazione specifica sul valore e l’utilizzo degli ambienti digitali.
Alla fine dell’introduzione è posta una domanda cruciale: si tratta di ricominciare o ripartire? Di fronte al sentito bisogno di riprendere la catechesi nelle parrocchie, il documento invita a distinguere tra l’urgente e l’importante e opta decisamente per un intervento di tipo “strutturale”: «È importante rifuggire la tentazione di soluzioni immediate e cercare di discernere una nuova gerarchia pastorale» (p. 4).
In questa linea, si identificano quattro punti su cui porre l’accento, strettamente collegati tra loro: l’ascolto, che mette al centro le persone; la narrazione, la forma di comunicazione privilegiata di chi si percepisce amato da Dio e vive da discepolo di Gesù; la comunità, che favorisce una rete di relazioni; la creatività, una sfida che richiede ingegno e realismo da parte di tutti i soggetti ecclesiali impegnati nell’evangelizzazione.
Come operare, quindi, in questo tempo di ripresa delle attività? Sotto il titolo Trasformazioni pastorali vengono date cinque indicazioni che richiedono un deciso cambio di mentalità:
- Ai responsabili e agli operatori pastorali viene suggerito di agire con calma sapiente, riservando cioè del tempo disteso per l’ascolto di tutti e una formazione che portino a processi decisionali che coinvolgano le intere comunità.
- Il coinvolgimento delle famiglie è necessario: «Abbiamo compreso di dover assumere la catechesi nelle famiglie» (p. 7). Quest’affermazione di principio è di per sé scontata, ma è resa concreta dalla consapevolezza di dover rispettare i ritmi e le risorse reali, valorizzando le famiglie per quello che possono dare. Le parrocchie e i catechisti si mettono al servizio delle famiglie, fornendo sussidi e accompagnando e sostenendo il loro sforzo di educazione nella fede.
- La cura dei legami è un’azione essenziale per le comunità. Durante la pandemia, l’isolamento forzato è stato in qualche modo reso meno duro dall’utilizzo degli strumenti di comunicazione; si tratta ora di riflettere e formare a un loro utilizzo non ingenuo. Non c’è contrapposizione tra reale e online, bisogna favorire una sana integrazione tra le due forme di comunicazione. La catechesi, viene sottolineato, deve assumere un carattere “inclusivo”.
- I tempi della catechesi attualmente sono dettati dall’anno scolastico. Il testo afferma con forza che quest’impostazione va modificata facendo riferimento all’anno liturgico, che offre alla catechesi un respiro diverso imperniato intorno allo sviluppo progressivo del kerygma. Occorre anche restituire alla domenica la centralità che le spetta nella vita del cristiano.
- Nelle pratiche formative è necessario valorizzare il vissuto personale, dedicando del tempo all’ascolto e alle narrazioni di vita. Una particolare attenzione va posta alla catechesi degli adulti e degli adolescenti e giovani.
- Per dirci nuovamente “cristiani”
Quest’ultimo testo è stato elaborato dall’Équipe dell’UCN. L’idea sottostante, che forse poteva essere meglio espressa nel titolo, è quella di fornire degli spunti per il necessario discernimento pastorale in vista di una vita cristiana di qualità, rinnovata alla luce del Vangelo.
Il tempo che stiamo vivendo è interpretato come opportunità, come occasione favorevole per un cambio di mentalità, per un’autentica conversione pastorale: «Pensare che la pastorale e la catechesi possa riprendere come prima del lockdown sarebbe un’ingenuità e un’occasione sprecata» (p. 10).
Alla luce dell’episodio di At 11,19-26, che descrive la nascita della Chiesa di Antiochia, vengono suggerite quattro piste per ricominciare. Si tratta di due auspici e di due orientamenti concreti per l’annata catechistica che ci attende. Tra i primi, l’attesa di vescovi e presbiteri capaci di «svolgere lietamente e con larghezza di vedute il compito di “esortare”», come Barnaba (p. 12), e di catechisti, formatori ed educatori «che abbiano orizzonti grandi e il coraggio di percorrere nuove vie di evangelizzazione», come Saulo (p. 13). Tra i secondi, la spinta verso una catechesi biblica: «Nel prossimo anno pastorale immaginiamo una catechesi sempre più squisitamente biblica, che parta dal cuore del kerygma cristiano: “Il Signore è risorto”» (p. 12), e una maggiore attenzione all’azione dello Spirito: «Il nuovo anno pastorale potrebbe essere il tempo in cui sviluppare il tema dell’opera dello Spirito nella vita dei cristiani» (p. 13).
- Alcune battute conclusive
Il documento «Ripartiamo insieme» segna una tappa importante per la catechesi italiana. Non ha certo l’ambizione di sostituirsi al «Documento Base» (1970; 1988) o a «Incontriamo Gesù» (2014); eppure, nella sua essenzialità, ha probabilità non piccole di incidere in maniera notevole sulle prassi ordinarie di educazione alla fede. Rappresenta, pertanto, un’opportunità da cogliere per favorire un cambio di mentalità e imprimere una svolta nella pratica catechistica.
I suoi punti di forza sono dati dal coinvolgimento, il più ampio possibile, dei soggetti che a diverso titolo operano nella pastorale: è un progetto operativo realmente “condiviso”; e dal fatto che non si limita a tentare di dare soluzioni sull’immediato ma intende avviare “processi”, di cui però traccia già le coordinate essenziali. Tra queste, si segnalano: l’importanza dell’ascolto in vista del discernimento; la centralità delle persone e delle loro relazioni nell’azione educativa; il riferimento paradigmatico alla catechesi missionaria, fondata sul kerygma; l’ancoraggio dei ritmi della catechesi intorno all’anno liturgico e non al calendario scolastico; il riferimento privilegiato alla Bibbia per favorire il discepolato; il ruolo determinante delle famiglie, al cui servizio e sostegno si pone l’opera dei catechisti; il riconoscimento della rilevanza e allo stesso tempo insufficienza dei mezzi di comunicazione sociale per la condivisione della fede; la valorizzazione di linguaggi nuovi o comunque diversi da affiancare a quello prevalentemente dottrinale ancora utilizzato nella catechesi; la creatività nell’organizzare le riunioni dei piccoli gruppi.
Quali gli ostacoli più rilevanti per l’azione trasformatrice insita nel testo dell’UCN?
Sicuramente l’abitudinarietà, la forza frenante del “sì è sempre fatto così”, unita alla frettolosità di ritornare quanto prima alle cose di sempre, come se nulla fosse successo in questi mesi. Ecco allora che proposte come quella di «attendere l’inizio dell’anno liturgico ed iniziare gli incontri con l’Avvento, dedicando i mesi precedenti alla formazione, all’ascolto, alla cura dei legami» (p. 8), potrebbero trovare resistenze o persino avversione in chi ha già previsto il riavvio delle attività nel proprio ambiente o paventa il rischio della perdita dei catechizzandi. Ci vuole da parte di tutti un sano senso della realtà unita, però, alla cura di una certa idealità e una determina volontà di dialogo e collaborazione, senza mai trascurare il bene delle persone per le quali si è inviati a evangelizzare.
Un possibile ulteriore ostacolo può essere costituito dal non pervenire in tempi ragionevoli a dare applicazione sufficientemente dettagliata a queste che rimangono ancora delle semplici linee guida. Un esempio tra i diversi che si potrebbero citare: che cosa comporta concretamente l’affermazione: «Il servizio dei catechisti non sostituisce, ma sostiene il mandato missionario degli sposi e dei genitori» (p. 7)? Quale funzione assumono a questo punto i catechisti nei confronti delle famiglie nell’educazione dei loro figli? Per questo e altri punti critici ci sarà bisogno dello sforzo di riflessione degli esperti unito alla competenza maturata sul campo dai responsabili locali e dagli operatori di base. Un luogo privilegiato per il confronto è la Consulta dell’UCN, in sinergia con gli altri Uffici e Associazioni: la attende sicuramente un periodo di lavoro intenso per dare continuità all’iniziativa, individuando priorità e strategie.
Un’occasione per cominciare a dare attuazione a questo progetto affascinante è costituita dal Convegno annuale dei Direttori degli Uffici catechistici diocesani aperto anche a tutti i catechisti, che si terrà online il prossimo 25 settembre (ore 17:30-20:00). Sarà un momento significativo per ripartire davvero “insieme”.
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Allegato 1. Laboratorio sull’Annuncio
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per approfondire:
Riccardo Maccioni sabato 5 settembre 2020