“Scuola e famiglia, alleanza possibile e necessaria”

XXII  CORSO NAZIONALE DI AGGIORNAMENTO DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA

Messina 28, 29, 30 novembre 2019

 

 

 

 

 

Il Corso è organizzato per Convenzione tra l’Istituto Teologico “S. Tommaso” di Messina, aggregato alla Facoltà Teologica della Università Pontificia Salesiana di Roma (UPS) e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Direzione Generale per la Formazione e l’Aggiornamento della Scuola (MIUR – Roma); data della convenzione 9 luglio 2019 (CIG ZE328FD3F1). Ha anche l’autorizzazione dalla Conferenza Episcopale Italiana – Settore Scuola con Prot. n. 241/2019 del 27 marzo 2019. L’Istituto Teologico S. Tommaso si avvale della collaborazione con l’Istituto Teologico “Pio XI” di Reggio Calabria e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Mons. Vincenzo Zoccali” di Reggio Calabria.

La finalità è quella di aiutare gli insegnanti a farsi promotori di una migliore relazione scuola famiglia in un’ottica di corresponsabilità educativa per una scuola è una comunità educante di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, improntata e informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza attiva e responsabile, la realizzazione del diritto all’educazione attraverso lo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata dall’ONU il 20 novembre 1989, e con i principi generali dell’ordinamento italiano.

Modalità di iscrizione

Il corso è gratuito per i primi n. 60 docenti in servizio che invieranno la loro richiesta di iscrizione così suddivisi: n. 15 docenti dell’Infanzia, n. 15 docenti della scuola primaria, n. 15 docenti di scuola secondaria inferiore e n. 15 docenti di scuola secondaria superiore.

Per partecipare scaricare la scheda di iscrizione, riempirla in tutte le sue parti (indicare solamente la scuola dove si prestano più ore di servizio) ed inviarla, insieme alla nomina della Curia di appartenenza e un attestato di servizio o contratto stipulato con la scuola, tramite e-mail all’indirizzo itstommaso@pec.it. Le iscrizioni inizieranno il giorno 21 ottobre 2019 alle ore 15:00 e termineranno il 3 novembre 2019. Le email ricevute prima delle ore 15:00 o con dati mancanti o incompleti saranno scartate.

Il diritto di partecipazione è assegnato secondo una graduatoria stilata in base alla data e l’ora di ricezione dell’iscrizione indicata nella posta certificata di destinazione. Le spese di partecipazione al Corso (viaggio, vitto e alloggio) per i 60 docenti che rientreranno in graduatoria sono a carico del MIUR-Roma, per un costo non superiore a € 265,00 (duecentosessantacinque/00) a persona.

Le spese sostenute dai partecipanti (viaggio, vitto e alloggio) saranno rimborsate dietro presentazione della relativa documentazione corredati con i dati personali (Codice fiscale e indirizzo) ad avvenuto accredito finanziario del MIUR-Roma. La domanda di iscrizione garantisce il pernottamento per le sole giornate di giovedì 28 e di venerdì 29 novembre presso strutture a noi convenzionate. Nel caso in cui le domande di partecipazione fossero superiori a n. 60, i docenti in esubero e non ammessi potranno partecipare ugualmente al Corso al costo di € 70,00 inviando comunicazione della volontà di partecipazione. Questa quota comprende solo le spese di segreteria e il materiale didattico che verrà consegnato durante il Corso e potrà essere versata la mattina del 28 novembre presso la Segreteria organizzativa. In questo caso non verrà riservata nessuna camera e sarà cura dell’interessato provvedere alla prenotazione presso una struttura di suo piacimento. I docenti non in servizio o in attesa di incarico possono partecipare in qualità di uditori al costo di € 70,00 e valgono le stesse condizioni degli esclusi dalla graduatoria. La graduatoria verrà pubblicata su questo sito al termine delle iscrizioni.

N.B. Si comunica a tutti gli insegnanti che per ottenere l’attestato di partecipazione si dovrà obbligatoriamente partecipare a tutte le 20 ore previste dal Corso. Non saranno dati permessi speciali a chi dovesse farne richiesta.

 

Progetto Corso IDR .pdf

Scheda Iscrizione 2019.pdf

“Scegli la vita”. Accompagnare la vocazione tra vizi e virtù

“Sussidio in uscita ad ottobre”. Scegli la vita. È la scoperta della propria vocazione. «La tua vocazione – infatti – ti orienta a tirare fuori il meglio di te» (FRANCESCO, Christus vivit, 257). Scegliete, allora! «Datevi al meglio della vita!» (ChV 143).

N.B. Il sussidio sarà disponibile da ottobre, puoi intanto ordinarlo inviando una mail a: vocazioni@chiesacattolica.it

Scegli la vita. Forse il titolo del Sussidio di quest’anno può sembrare ad effetto, a qualcuno potrà sembrare scontato o ancora uno slogan che vuole accattivare il potenziale lettore. Niente di tutto questo, la questione è seria e molto concreta.

Scegliere la vita è una cosa che facciamo o non facciamo molto più spesso di quanto possiamo immaginare. Non si tratta infatti di scegliere ciò che ci piace, o ciò che ci richiama il gusto della vita, ma di scegliere le cose che ci fanno bene, che sostengono e alimentano la vita che è in noi, evitando ciò che ci danneggia, che intristisce o svilisce il nostro cuore. Fin qui possiamo ancora essere tutti d’accordo. La questione si complica quando riflettiamo su cosa significhi “vita”, su quale criterio usare per riconoscere ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male. Ponendo la questione in altri termini: come discernere? Forse abbiamo dentro ancora un’altra domanda inespressa: Perché discernere? Magari siamo già soddisfatti della vita che viviamo, potremmo anche essere impegnati attivamente in iniziative belle e positive, che dicono la nostra disponibilità ad aiutare il prossimo, che esprimono e attuano valori e ideali.

Il punto però è un altro, anche noi infatti siamo figli di questa epoca e ne siamo segnati, nel bene e nel male. Nel nostro tempo ad esempio, una questione che viene messa in ombra perché magari ritenuta obsoleta, è proprio quella del discernimento, della lotta spirituale: contrastare i nostri vizi, dominare le passioni, rafforzare virtù quali l’umiltà o la castità, comprendere la cosa giusta da fare e avere il coraggio di farla… o di non farla se ciò è sbagliato. Diciamocelo francamente, molte di queste cose suscitano perplessità anche in molti cristiani che pure vivono una fede solida e genuina. Il percorso che proponiamo in questo sussidio vuole riscoprire non solo il valore e l’importanza di queste realtà, ma ribadirne l’attualità!

Si, chi vuole seguirci scoprirà che basta ridefinire il linguaggio, ritrovare il significato di un termine, riflettere su tante piccole o grandi cose che facciamo quotidianamente, per renderci conto che ci siamo dentro, chi siamo dipende anche da come scegliamo di affrontare quel nostro limite che ci porta ad essere deboli in quella situazione, a non saperci gestire in un’altra, a mancare il bersaglio in un’altra ancora. Viceversa scopriremo la bellezza e il gusto di rafforzare le nostre virtù, impareremo che il bene fa bene e da gioia, sapremo dire con parole nuove cose che appartengono ad una saggezza antica, ma solida e collaudata.

Soprattutto però, faremo questo nell’ottica di un cammino che porta il passo della nostra vocazione. Le nostre virtù e i nostri vizi infatti, ci dicono molto di noi, ci aiutano a conoscerci nella concretezza, ci danno le coordinate per definire dove possiamo andare, dove vogliamo andare, dove ci sentiamo chiamati ad andare!

Non temiamo allora di attraversare la foresta che può essere il nostro cuore, imparando a conoscere di quali piante possiamo nutrirci e quali sono velenose. Sulla nostra pelle abbiamo già avuto il piacere o il dispiacere di incontrarne alcune. Se abbiamo provato invidia, ci saremo accorti da soli di quanto ci faccia male, ma forse non abbiamo considerato l’antidoto della carità. Forse abbiamo fatto esperienza che la mitezza ci ha permesso di risolvere felicemente una questione che sarebbe invece diventata ingestibile se ci fossimo lasciati prendere dall’ira. Forse considerando queste cose alla luce della preghiera, nell’ascolto della Parola, nel confronto con i nostri fratelli e le nostre sorelle, ci apparirà più chiaro il disegno di Dio per noi, sentiremo più vicino il suo amore, impareremo a camminare con gioia ed umiltà. Accettare che nel nostro cuore convivono vizi e virtù, e che è necessario lottare per imparare a scegliere queste ultime, per essere chi siamo veramente, per poter sentire che in noi abita la vita, è il primo passo per la vittoria.

L’Università, una comunità di studio, di ricerca e di vita

Il 28 e 29 novembre 2019 a Roma il convegno nazionale di pastorale universitaria. I primi frutti del Manifesto CEI e CRUI per l’Università

 

“Una comunità di studio, di ricerca e di vita” è il titolo del prossimo convegno nazionale di pastorale universitaria, in calendario per i giorni 28 e 29 novembre 2019 a Roma, presso la Casa “San Juan de Avila”.
Da alcuni anni è ripreso a cadenza fissa un appuntamento che vede insieme responsabili di uffici diocesani per l’università, docenti e studenti, cappellani e direttori di collegi universitari cattolici. A tutti loro, infatti, è rivolto l’invito per una due giorni di confronto e riflessione.
Il programma del 28 novembre prevede la relazione introduttiva di Luigi Alici, docente di filosofia morale presso l’Università di Macerata, e un’ampia sessione di laboratori su temi quali il rapporto fra Pastorale universitaria, Atenei e territorio, le scienze e la reologia, la spiritualità e il discernimento. A conclusione del pomeriggio, la Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Mariano Crociata, Presidente della Commissione Episcopale della CEI per l’educazione cattolica, la scuola e l’università
Venerdì 29 novembre si apre con la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI, a cui segue una tavola rotonda dal titolo “Insieme attori e alleati”, con la partecipazione del prof. Francesco Bonini, rettore Università LUMSA; di mons. Valentino Bulgarelli, responsabile del Servizio nazionale della CEI per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose; del prof. Alberto De Toni, Presidente Fondazione CRUI; del dott. Filippo Moretti, Segretario Comitato “Mai troppo umano” di Pavia.
Nel corso del dibattito verrà presentato il recente accordo tra Santa Sede e Stato italiano per il riconoscimento dei titolo accademici ecclesiastici e i primi frutti del “Manifesto per l’Università” firmato nel maggio scorso da CEI e CRUI.
La scadenza per le iscrizioni è il 20 ottobre 2019.
In allegato, le note logistiche e il programma completo dell’iniziativa.

 

ALLEGATI

Educare nel cambiamento

Da settembre on line il sussidio del Consiglio nazionale della scuola cattolica per aiutare il mondo dell’educazione ad interrogarsi sulla qualità dell’offerta formativa, leggere i cambiamenti sociali e culturali in corso e confrontarsi con le nuove sfide. Si tratta – spiega Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio Cei per l’educazione, la scuola e l’università – di “uno strumento per ‘pensare la scuola e l’educazione’ nel contesto attuale. Le difficoltà che le scuole cattoliche devono affrontare sono numerose, ma le opportunità non sono da meno, come dimostrano le numerose esperienze raccolte nel testo”

 

«Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca». Con queste parole, pronunciate al Convegno ecclesiale di Firenze il 10 novembre 2015, papa Francesco ha attirato l’attenzione di tutti sulle rapide e radicali trasformazioni del nostro mondo e della nostra società. Per il mondo della scuola e della formazione ciò significa che bisogna fare i conti con esigenze, generazioni e modelli educativi diversi da quelli cui si era abituati fino a un passato anche recente.
Lo ricorda mons. Mariano Crociata, presidente del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, introducendo il sussidio “Educare nel cambiamento”, frutto della riflessione e del lavoro comune dell’organismo che rappresenta l’ampia e composita realtà della scuola cattolica in Italia. Il Consiglio Nazionale ha infatti dedicato l’ultimo anno ad una riflessione sulle condizioni delle scuole e dei centri di formazione professionale (Cfp) definibili come cattolici o di ispirazione cristiana, pubblicandone i risultati in questo strumento di lavoro.
Il testo contiene:
il documento su “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa”, pubblicato nel 2017 e dal carattere programmatico;
il sussidio “Uno strumento per il discernimento delle comunità educative”, che vede qui la luce per la prima volta e si propone di aiutare tutte le scuole e i Cfp a promuovere una ponderata riflessione di fronte alle difficoltà che possono derivare dalle trasformazioni che stiamo vivendo;
un’Appendice costituita da una serie di esperienze e buone pratiche di scuole e Cfp che hanno saputo misurarsi con il cambiamento in maniera creativa e coraggiosa, pur se non priva di ostacoli;
una seconda Appendice, che raccoglie i recapiti degli organismi che a vario titolo compongono il mondo della scuola cattolica e possono essere di riferimento proprio per affrontare eventuali difficoltà o anche solo per confrontarsi nella vita ordinaria delle diverse realtà educative.
La scuola cattolica, come insegna il Concilio Vaticano II (GE, 8), è essenzialmente «un ambiente comunitario scolastico permeato dello spirito evangelico di libertà e carità». Con questo sussidio, quindi, il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica vuole rivolgersi a tutte le componenti della comunità educativa – alunni, insegnanti, genitori, gestori, responsabili della direzione, comunità ecclesiale – per promuovere e sostenere un’azione che confermi e rafforzi il ruolo della scuola cattolica nella società italiana alla luce dei cambiamenti in atto.
In allegato il testo del sussidio “Educare nel cambiamento”, una presentazione a cura di mons. Mariano Crociata e l’articolo di Avvenire del 4 settembre 2018.

Leggi qui l’articolo del Sir dedicato al sussidio:

https://www.agensir.it/chiesa/2018/09/03/scuola-cattolica-dal-consiglio-nazionale-un-sussidio-per-ripensare-leducazione-tra-crisi-opportunita-e-prospettive/

ALLEGATI

Il primo giorno che vorrei

Riprendiamo da Avvenire del 10/9/2011 un articolo scritto da Alessandro D’Avenia.

 

Il Centro culturale Gli scritti (10/9/2011)

 

Che cosa avrei voluto sentirmi dire il primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi dicessero se tornassi studente? Il racconto delle vacanze? No. Quelle dei miei compa­gni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad an­noiarmi da subito, ma mi venga alme­no un po’ voglia di cominciarlo, que­st’anno scolastico. Dall’orecchio della passione ci sento benissimo.

Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi. Dite­mi per favore che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiu­terà a capire meglio il mondo e me stes­so, che insomma ne vale la pena di sta­re qua. Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fa­re potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di deside­rabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi. Di­mostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi. Vo­glio guardarli bene i vostri occhi e se non brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete mentirmi. Se non ci cre­dete voi, perché dovrei farlo io?

E non mi parlate dei vostri sti­pendi, del sindacato, della Gel­mini, delle vostre beghe familia­ri e sentimentali, dei vostri falli­menti e delle vostre ossessioni. No. Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 mi­liardi di anni e trasforma il suo i­drogeno in luce, vita, energia. Di­temi come accade questo mira­colo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni. Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e insegnatemi a interro­garla come il pastore errante di Leopardi. Ditemi come è possi­bile che la rosa abbia i petali di­sposti secondo una proporzione divina infallibile e perché il cuo­re è un muscolo che batte invo­lontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagi­ni. Ci sono così tante cose in que­sto mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stu­pore conosce. E ditemi il mistero dell’uomo, di­temi come hanno fatto i Greci a costruire i loro templi che ti sem­bra di essere a colloquio con gli dei, e come hanno fatto i Romani a u­nire bellezza e utilità come nessun al­tro. E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a miglio­rarsi al solo respirarla. Ditemi come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano. Ditemi il se­greto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete, ditemelo.

Ditemi come faccio a decidere che far­ci della mia vita, se non conosco quel­le degli altri. Ditemi come fare a trova­re la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno la­sciato il segno. Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita. Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità. Aiuta­temi a scovare i miei talenti, le mie pas­sioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vo­stri sogni, progetti, passioni. Altrimen­ti come farò a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momen­to mi soddisfano, ma sotto sotto sotto mi annoiano…
Sfidatemi, mettete alla prova le mie qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi rimangono sempre gli stessi. Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare progetti.

Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato. Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del sapere e non mi raccontate solo l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego. E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami.

Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi. E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.

Per questo, un giorno, vi ricorderò.

Lauree Università Pontificie

È pubblicato in Gazzetta Ufficiale (160° [2019] 160, 1-3) il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR 63/2019 Approvazione dello scambio di Note Verbali sul riconoscimento dei titoli accademici pontifici nelle discipline ecclesiastiche) che dà attuazione agli accordi intercorsi tra Santa Sede e Repubblica Italiana (13 febbraio 2019) in merito al riconoscimento dei titoli di studio nelle discipline ecclesiastiche, ovvero al mutuo riconoscimento dei titoli di studio statali ed ecclesiastici.

La notizia giunge nella prima parte della stagione estiva, quasi a rallegrare il meritato riposo di studenti e docenti che hanno da poco concluso la sessione degli esami. Alimenta anche la speranza che la fatica degli anni di studio non solo dia soddisfazione all’impegno profuso, ma approdi anche ad una preparazione riconosciuta formalmente in sede statale e “spendibile” a tutti gli effetti in campo civile oltreché ecclesiale.

Il cammino, che giunge in questi giorni ad un importante traguardo, è iniziato quantomeno con la firma dei rinnovati “Patti Lateranensi” (Accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede del 18 febbraio 1984) e la relativa Intesa (1985/1990). Ha toccato poi le tappe del “Processo di Bologna” (1999) e della Intesa CEI-MIUR circa “i profili della qualificazione professionale degli insegnanti di religione cattolica” (2012).

Certamente il passo in avanti è notevole, giacché amplia le specialità dello studio teologico che affiancano ora Teologia e Sacra Scrittura, quali titoli con validità civile. Soprattutto annovera tra questi i titoli rilasciati dalle Facoltà e dagli Istituti Superiori di Scienze Religiose: la qual cosa acquista un valore particolare, dal momento che si tratta delle uniche lauree che, a partire dal 2017, danno accesso all’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado. Si può leggere un indiretto ed ulteriore riconoscimento pubblico del valore dell’IRC, attraverso il definitivo riconoscimento della qualità e specificità del titolo di studio conseguito dai suoi Docenti.

Certamente la circostanza del reciproco riconoscimento – come evidenziato nel commento dell’11 luglio 2019 riportato in www.chiesacattolica.it – richiede alle Facoltà Teologiche ed agli ISSR un impegno maggiore nell’elaborare un’offerta aggiornata; soprattutto un’offerta qualitativamente in grado di mantenere alto il livello formativo ed entrare “a testa alta” in positivo concorso con i percorsi offerti dalle altre Facoltà, oramai anche Statali. Il che significa – tradotto in termini accademici – curare non solo l’aspetto didattico ma anche e ancor prima il livello e l’ampiezza della ricerca, poiché una didattica accademica che non derivi da una ricerca solida rischia di ridursi a duplicato di un percorso di scuola secondaria. Conseguenza pratica sarebbe non la proliferazione quantitativa dei Centri di Studio ma la revisione qualitativa dei curricoli, che porti ad una essenzializzazione dell’offerta formativa e la sua specificazione in senso pratico-operativo.

L’importante passo compiuto con la firma del febbraio scorso implica disponibilità reciproca a rendere concretamente possibile il riconoscimento dei titoli di studio. Vuol dire che i titoli ecclesiastici individuati hanno valore civile, ma anche che i titoli rilasciati dalle università statali dovranno trovare accoglienza negli ambienti ecclesiastici. Si apre uno spiraglio, se non all’ingresso delle discipline ecclesiastiche nelle Università statali, quantomeno al formale riconoscimento pubblico del valore accademico delle medesime e dei loro risultati.

Il DPR 63/2019 alimenta alcune attese: la prima riguarda per l’appunto le procedure di mutuo riconoscimento – affidate a tavoli tecnici tra MIUR e Congregazione per l’Educazione Cattolica – che possono realizzare concretamente gli accordi oppure indirettamente rallentarne l’attuazione, predisponendo percorsi burocraticamente farraginosi, che finiscono per scoraggiare l’accesso a quanto concordato. Altro auspicio concerne il riconoscimento di tutte le specialità annoverabili sotto la dicitura Baccellierato/Licenza in Teologia e simpliciter i Gradi Accademici rilasciati da tutte le Facoltà Ecclesiastiche. Gli Atenei che dipendono dalla Santa Sede da tempo hanno sviluppato interessi in campi disparati (Filosofia, Scienze Sociali, Scienze della Comunicazione, Scienze dell’Educazione, etc.), dando vita a produzioni scientifiche di grande livello e ad applicazioni pratiche riconosciute ed apprezzate. Tutto questo attende soltanto di poter entrare in un circolo virtuoso di condivisione intellettuale, formazione professionale e spendibilità operativa, anche attraverso il riconoscimento civile dei titoli conseguiti. Infine, data la delicatezza del tema, meriterebbe una considerazione particolare il riconoscimento paritetico del Grado Accademico di Dottorato.

Discorso particolare riguarda il titolo accademico di Scienze Religiose, titolo di accesso all’IRC, che porta nella sua struttura la cura di una base filosofico-teologica, ma si trova davanti alla sfida di sviluppare nell’arco del medesimo quinquennio competenze circa il fenomeno religioso e lo specifico campo pedagogico-didattico. Si tratta di tre ambiti invalicabili nella preparazione dell’IdR, che attualmente vengono curati da Centri di Studio di impostazione teologica, ma anche dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium e dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’UPS nel Curricolo di “Educazione e Religione”. Entrambe queste ultime rientrano già nel novero degli Enti abilitati a rilasciare titoli validi per l’IRC: l’auspicio in questo caso è che la dicitura “Laurea in Scienze Religiose” non significhi l’estromissione dei due percorsi che – unici ed originali nel loro genere e nella loro proposta – hanno la caratteristica di sviluppare in maniera sensibile l’aspetto pedagogico, accanto a quello filosofico-teologico e antropologico-religioso.

Dunque tutto ciò che si è realizzato nei mesi di febbraio-luglio è contemporaneamente un traguardo e una tappa in un itinerario di mutua disponibilità e responsabilità tra Repubblica Italiana e Santa Sede: creare le condizioni giuridico-formali per far sì che l’impegno di ricerca, docenza e studio abbia una occasione di confronto e scambio non più eludibile.

 

CONSULTA:

Normativa riconoscimento dei titoli di studio accademici

Approvati i nuovi percorsi formativi dell’Istituto di Catechetica

Approvati in via definitiva i curricoli di:

 

  • Catechetica
  • Indirizzo di Catechetica
  • Indirizzo di Catechetica e comunicazione

 

  • Pedagogia religiosa
  • Indirizzo di Pedagogia religiosa

 

promossi dall’Istituto di Catechetica.

 

Curricolo di Catechetica (22 luglio 2019)

Curricolo di Pedagogia religiosa (22 luglio 2019)

 

I nuovi percorsi formativi sono attivi già nell’anno accademico 2019/2020.

 

Per informazioni rivolgersi a catechetica@unisal.it

 

Agricoltura sociale, una nuova prospettiva educativa

L’agricoltura sociale oggi è una possibilità concreta di sviluppo e di integrazione sociale.Vi raccontiamo una giornata vissuta insieme ad operatori ed utenti.

«Io mi sento parte di questo progetto perché sono io, in primis, a dare il mio contributo». Quando una comunità riesce ad attuare un processo educativo che porta un giovane a sentire suo un progetto, perché responsabile della buona riuscita dello stesso, ha raggiunto il suo scopo più alto. A parlare è Luca, 20 anni, di Roma. Il progetto riguarda l’inserimento professionale e lavorativo attraverso l’agricoltura sociale. La comunità educativa è lacooperativa sociale Kairos.

 

Quando Luca risponde alle nostre domande è appoggiato a una delle balle di fieno disposte in modo tale da rendere il capannone dove ci troviamo quasi come un anfiteatro. I suoi occhi svegli, scaltri e castani richiamano i colori attorno, il suo sguardo è sereno e soddisfatto. Più che un’intervista sembra uno scambio di esperienze, di sogni e aspirazioni. È trascorsa una giornata di lavoro all’aperto tra la pioggia, il vento e il sole che si alternavano. Ma per Luca e i suoi colleghi questa variazione continua di “stagioni” in un’unica giornata non ha cambiato il programma. Arriva un forte vento e d’improvviso la pioggia intensa.

Ci troviamo vicini alla riva del Lago di Martignano. C’è un’intera area da bonificare e deve essere pronta per il lunedì di Pasquetta, quando arriveranno i clienti dell’azienda agricola per trascorrere una giornata di relax al Casale di Martignano. La zona da raggiungere è in discesa, fino alla riva del lago. Dall’alto lo scenario favorisce la visuale completa del posto e dell’attività di lavoro dei ragazzi. È tutto un fermento, nessuno chiacchera, il clima è sereno, tutti sono impegnati a ripulire ciò che la natura senza controllo umano ha realizzato intorno. Chi con la zappa, chi con la motosega, chi con un attrezzo imbragato a spalla con delle pale sottili di colore verde fosforescenti, che mi hanno spiegato si chiama decespugliatore, chi con pala e carriola a fare da spola tra un mucchio di cespugli e un altro e chi con le mani con indosso dei guanti protettivi.

 

Perché con le mani? Non ci sono attrezzi per tutti? Mi incuriosisco, mi avvicino a Malina (nome di fantasia), e chiedo: «perché non usi la zappa? Faresti più in fretta».  Malina si ferma e con calma mi spiega che quel tipo d’erba va tolta delicatamente, a mano, perché con la zappa si farebbe un buco profondo e tale che non ricrescerebbe più la vegetazione spontanea. «Lo abbiamo studiato a scuola prima di fare la pratica qui». Sì, perché l’agricoltura è una cosa importante, non si improvvisa, richiede preparazione, conoscenza e pratica. Luca ci ha detto che «l’agricoltura può sembrare una cosa banale, ma non lo è».

Forse, nella società in cui viviamo, dove tutto è pronto e si trova comodamente su uno scaffale, abbiamo perso la percezione dell’importanza fondamentale di uno dei mestieri più antichi del mondo, non soltanto per i prodotti che ne derivano, ma anche per i processi relazionali e di consapevolezza umana che favorisce.

 

Ma ritorniamo alla pioggia che scende e penetra attraverso le nostre felpe. Noi della redazione ci guardiamo e pensiamo che la giornata si sia conclusa senza poter portare a termine le riprese e le interviste che ci servono per il nostro servizio. Per il resto dei presenti non è cambiato nulla, tutti continuano a lavorare, tutti continuano a fare come se nulla fosse quello che già avevano iniziato.

Un ragazzo, venuto per la prima volta, vuole imparare ad usare il decespugliatore e Luca (non quello dell’intervista), si prende carico del passaggio di competenze, prima per spiegare come si accende e poi per indicare quali sono i movimenti da fare sull’erba e perché farli in un determinato modo e non in un altro. Non è solo questione di metodo, infatti: ogni cosa ha un suo perché ed è da questo perché che ogni ragazzo viene posto nelle condizioni di sperimentare ed esercitare la propria autonomia. L’educazione, infatti, non è insegnare solo delle cose, ma è anche stimolare domande. Tutto ciò appare evidente a partire da ogni semplice gesto svolto dal gruppo di lavoro. Matteo, l’educatore presente, che non sta dall’alto a guardare, ma lavora con loro, si avvicina a noi e ci dice: «Ora sotto la pioggia, arriva quel pizzico di magia. Nessuno si è fermato, nessuno ha detto fermi, fino a che qualcuno non chiamerà la pausa e non si troverà in difficoltà, tutta la squadra continuerà a lavorare insieme. Tra di loro, stamattina, quando sono arrivati, nemmeno si conoscevano».

 

Questa è la “magia” dell’agricoltura sociale e Matteo è un giovane di 28 anni che ha deciso di scommettere la sua vita nell’educazione. È educatore sociale della Cooperativa Sociale Kairos e sta per conseguire la licenza in Pedagogia Sociale all’Università Pontificia Salesiana di Roma. Si percepisce dallo sguardo intenso e allegro, che Matteo è uno che ha la passione per l’attività educativa e come ogni buon educatore ci spiega anche il senso delle cose che vediamo durante la giornata. Ci porta con lui a fare un giro per l’azienda, con noi c’è anche un gruppo di giovani studenti e tirocinanti, che sta svolgendo il Servizio Civile Nazionale presso i Salesiani per il Sociale.

Ad un certo punto della campagna ci fermiamo e ci fa mettere di fronte a una cabina elettrica; ci guarda e ci chiede il perché di quell’interruttore elettrico racchiuso in una piccola casetta di legno. Anche una semplice cabina elettrica in mezzo alla campagna per lui ha un senso educativo, un significato. È il modo attraverso cui spiega ai ragazzi che quella cabina elettrica in aperta campagna racchiude in sé l’importanza della realtà.

L’azienda, che stiamo visitando, non è un luogo turistico, è lavoro e quella cabina serve per proteggere gli allevamenti di maiali dalle aggressioni dei cinghiali. Insomma, l’agricoltura vuole essere un’opportunità concreta anche di lavoro e come tale bisogna essere attenti a ciò che favorisce, nel rispetto della natura, la produzione e il guadagno.

 

Anche il nome Kairos ha un significato preciso che Matteo ci tiene a ricordare. «La nostra cooperativa si chiama Kairos, che dal greco significa momento giusto perché qualcosa possa avvenire. Quello che vogliamo fare è proprio creare opportunità per i ragazzi e per il territorio». Anche le parole in chiave educativa assumono una coloritura di significato diversa. Tra i tanti progetti di Kairos ce n’è uno destinato ai NEET. Il termine NEET è l’acronimo di “Not engaged in education, employment or training”. Sono una varietà molto eterogenea di giovani dai 15 ai 29 anni, che vivono in una situzione di “blocco” e di scarse prospettive di sviluppo. Per quelli di Kairos NEET sta per “Nuove esperienze educative territoriali”.

Ad accompagnarci lungo quella che chiamano “Giornata di Agricoltura Sociale” c’è anche Paola Sabatini, psicoterapeuta e membro dell’equipe formativa della cooperativa. Anche lei, prima di farci visitare l’azienda agricola, era china a terra con scarponi da campagna e guanti da lavoro, a bonificare il terreno insieme ai ragazzi del progetto NEET. Paola ci spiega che «il progetto si articola in due livelli: da una parte azione specifica sui destinatari, dall’altra animazione socioculturale per i territori. Cerchiamo di costruire, attivare e animare reti integrate fatte di aziende agricole, servizi pubblici e organizzazioni del Terzo settore in modo che il territorio possa farsi carico delle soluzioni e dei problemi e costruire proposte autonome e indipendenti dal nostro progetto». Insomma il bene dei ragazzi è concretizzato attraverso un progetto che accompagna, ma non rende dipendenti dalla struttura. Infatti, continua Paola, «altro elemento chiave è la sostenibilità, nel momento in cui il nostro progetto tra due anni sarà finito, se il territorio si è abituato a cercare soluzioni partecipate e sarà rimasto aggregato continuerà l’intervento anche dopo la nostra azione specifica. Ciò che è fondamentale è lavorare in sinergia tra territorio e ragazzi».

 

Alla fine di ogni giornata di lavoro i ragazzi e i visitatori dell’azienda agricola si ritrovano insieme per un momento di condivisione sulla giornata. Ci si ferma e ci si siede in cerchio sulle balle di fieno e si fa verifica dell’esperienza. Noi della redazione di young4young abbiamo capito che la cooperativa Kairos cerca di essere una risposta ai bisogni educativi proponendo soprattutto la realizzazione di reti tra le varie presenze nel territorio. «Ci siamo accorti col passare degli anni che i territori in cui abbiamo agito promuovendo partenariato tra profit e non profit ecostruendoreti integrate ha mantenuto questo modello perchè piace, funziona e costruisce cambiamento». Questo è quanto ha dichiarato Andrea Zampetti, fondatore di Kairos, in un colloquio prima della visita al Casale di Martignano. «Le difficoltà maggiori sono all’inizio, perché sembra una perdita di tempo impiegare energie per costruire alleanze strategiche trasversali. Noi abbiamo scelto la strategia delle piccole sperimentazioni e azioni per permettere di  vedere il profitto indiretto che ne deriva. Dopo l’azione sperimentale i gruppi restano attivi e coesi. In sintesi, la sfida è quella di mettere insieme istituzioni, organizzazioni territoriali e aziende».

Insomma la strategia dell’insieme, intesa come cooperazione, unita a passione educativa e competenza può essere oggi risposta concreta alle esigenze educative dei giovani in difficoltà. L’educazione e l’agricoltura sono il fondamento della società e insieme sono delle opportunità occupazionali, di sviluppo e integrazione che funzionano.

29 maggio 2019 Young4Young

Con la famiglia paolina, una settimana tutta da vivere

Per portare la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali all’attenzione di un pubblico sempre più ampio, stimolare la riflessione sul tema e creare spazi di condivisione allargata le Paoline e i Paolini organizzano la Settimana della Comunicazione.

In tutta Italia, vengono organizzate una serie di iniziative pastorali e culturali – convegni, concorsi, laboratori, attività nelle librerie Paoline e San Paolo, video proiezioni, eventi musicali, spettacoli e molto altro – che coinvolgono giornalisti e operatori della comunicazione, personalità del mondo ecclesiastico, artisti e personaggi del mondo dello spettacolo.

Grande attenzione viene riservata al mondo della scuola: insegnanti, studenti, educatori e genitori, diventano i protagonisti di concorsi a tema, giochi e laboratori creativi, partecipano agli spettacoli e alle video proiezioni, vengono chiamati a realizzare happy book, testi, video e giornalini. Perché la comunicazione è dialogo, è ascolto, è innovazione, è creatività.

Quest’anno la 14° edizione della Settimana della Comunicazione si tiene dal 26 maggio al 2 giugno.

Ecco tutti gli eventi in calendario.

 

Il festival

Il Festival della Comunicazione è un “focus” collegato alla Settimana della Comunicazione, che si svolge a livello locale, con il sostegno dell’Ufficio Nazionale della Comunicazioni Sociali, il Servizio Nazionale del Progetto Culturale, la Segreteria per la Comunicazione e il Pontificio Consiglio della Cultura. Ogni anno viene organizzato in una Diocesi diversa, con l’intento di coinvolgere in maniera attiva tutta la Chiesa e far emergere le tante valide risorse del territorio. Nascono, così, iniziative originali, molto sentite e partecipate, che spesso rimangono come patrimonio locale ben oltre la durata del Festival.

Nel 2019 la Diocesi che accoglie il Festival è quella di Chioggia, in Veneto.

L’Alfabeto del futuro secondo i 12 talenti di TEDxYouth Roma

Riccardo ha smontato pezzo per pezzo l’idea consolidata che si ha dell’adolescenza, partendo dalla premessa che questa fase della vita sia un po’ “un’invenzione”. Rachele ha immaginato una Stele di Rosetta 2.0, in grado di leggere le emoji, vere protagoniste della comunicazione contemporanea, sottolineando però l’importanza del recupero della diversità e della non omologazione del linguaggio. Sara ha spiegato come sia necessario ribaltare la convenzione che relega la dislessia a problema, sostenendone al contrario il valore aggiunto. Morr di anni ne ha 18. Viene dal Gambia ed è arrivato in Italia due anni fa. “Non so cosa quale il futuro nel Mondo, ma voglio raccontarvi la mia storia. Mi piace l’idea di parlare del futuro. Quando ho lasciato il Gambia sognavo di studiare e mettere su famiglia, poi il futuro è diventato salvarmi”.

Riccardo, Rachele, Sara e Morr sono 4 dei 12 under 18 che sabato pomeriggio hanno declinato il loro “Alfabeto del Futuro” al terzo TedxYouth, a Roma (dopo 2 anni a Bologna) all’Auditorium della Conciliazione. I 12 Millennials, scelti fra 150 mila candidature, hanno interpretato il domani: leggendo il presente e innestando sulla vita, la loro vita, una riflessione sul futuro. Da una parte confrontandosi con assiomi e verità consolidate, dall’altra creando mondi nuovi. 

A dare il ‘benvenuto a tutti’, Emilia Garito, imprenditrice e organizzatrice di TEDxYouth Roma (e anche di TEDx Roma) che ha aperto l’appuntamento presentando l’esibizione della Piccola Orchestra di Tor Pignattara, ensemble multietnico di ragazzi fra i 13 e i 18 anni. “Abbiamo bisogno dei giovani per capire come immaginano un futuro di cui saranno i protagonisti – ha detto Emilia prima, a margine – TEDxYouth è un momento di incontro e riflessione importante, per i giovani, ma anche per gli adulti”.

Ha ricordato che TEDxYouth “non è un evento organizzato solo dal team di TEDxRoma, ma da diversi team di città italiane che hanno lavorato all’evento per 6 mesi. Un appuntamento per i giovani, promosso dalla community TEDx italiana in maniera coesa e in collaborazione con il MIUR”.

Riccardo: l’adolescenza è un brufolo che ti viene nel cuore

“Quando ero piccolo volevo crescere, volevo diventare un adolescente. Quando lo sono diventato non era così bello come mi aspettavo. Ero cambiato, mi comportavo da adolescente, perché doveva andare così”. Con queste parole ha aperto la serie degli interventi Riccardo Camarda, giovane vicentino che ha raccontato la sua ‘Profezia dell’adolescenza’. Riccardo, dopo aver studiato le teorie di psicologi, economisti ed antropologi, è arrivato ad essere un sostenitore dell’invenzione dell’adolescenza. “Noi adolescenti siamo schiavi”, sacrificati al progresso e al consumo. “In un mondo di solitudine dobbiamo etichettarci e andare contro corrente fa paura. Dobbiamo cambiare. È urgente ed un nostro dovere. E’ un cambiamento che ci costerà il coraggio di accendere la luce e vedere quello che abbiamo ignorato”. La sua profezia? “Molti ce la possono fare”.

Le emoji di Rachele

La riflessione di Rachele ha per protagoniste invece le le emoji “quelle faccine che che spadroneggiano nei nostri messaggi  e che non possono mancare in un alfabeto del futuro, sono icone di cui non possiamo fare più a meno”. Le emoji, ricorda però Rachele, non ammettono diseguaglianze e appiattiscono le diversità. “L’omologazione è un processo che va arrestato”. In che modo? “Partendo proprio dalle emoji”. Rachele immagina una sorta di “Stele di rosetta 2.0 per interpretare le faccine in modo corretto” e immaginare un “avvenire basato sulla diversità e l’arricchimento”.

I colori di Benedetta

Benedetta viene da Jesi. “Mi affascina tutto ciò che appartiene al mondo della fotografia e della grafica. All’Auditorium della Conciliazione il suo intervento era intitolato ‘Percezione e marketing: come il colore influenza l’economia’. “Per me – ha detto – il colore è l’alfabeto del futuro”.

La storia di Morr

Se ad aprire la kermesse sono stati i suoni della Piccola Orchestra di Tor Pignattara (“Vogliamo continuare a raccontarci con la musica prima che con il colore della pelle”, ha detto uno dei componenti storici del gruppo), a chiudere è stata la storia di Morr, che sul palco ha emozionato tutti raccontando perché ‘Il futuro non può stare fermo’. Una vicenda che ruota attorno alla sua amicizia con Domenico, ribelle e un po’ scapestrato “un gran monello”, incontrato in Sicilia, in un centro di accoglienza. “Mi ha abbracciato e mi ha detto che ero diventato suo fratello perché gli ho fatto vedere la strada giusta. Quelle parole non avevano cambiato solo il futuro di Domenico, ma anche il mio. Non pensavo che sarei stato fratello maggiore di un italiano di 13 anni. Dobbiamo smettere di dare importanza al passato. Se ci diamo una mano siamo già nel futuro, un domani mai più fermo e sicuramente migliore”.