Quaresima, il Papa: con Dio è sempre un dialogo cuore a cuore

Nonostante il male nella vita della Chiesa e del mondo, il Signore continua a offrirci un tempo “favorevole” alla conversione. Lo evidenzia Francesco nel Messaggio per la Quaresima, in cui ricorda che la nostra vita nasce dall’amore di Dio, respingendo la menzogna secondo cui essa sarebbe originata da noi stessi, quando diamo ascolto alla voce del diavolo. Quindi esorta alla compassione per i sofferenti. Tra gli appuntamenti del periodo quaresimale, ricorda “Economy of Francesco”, l’appuntamento di marzo ad Assisi

Giada Aquilino – Città del Vaticano

Convertiamoci a un dialogo “aperto e sincero” con il Signore. È l’esortazione del Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2020, che si apre il 26 febbraio, mercoledì delle Ceneri. Il titolo è: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.

Cambiamento di rotta

Non dobbiamo mai dare “per scontato” il fatto che, osserva il Pontefice, il Signore ci offra “ancora una volta un tempo favorevole alla nostra conversione”. Anzi: tale “opportunità” dovrebbe suscitare in noi un senso di “riconoscenza” e scuoterci dal “nostro torpore”.

Malgrado la presenza, talvolta anche drammatica, del male nella nostra vita, come in quella della Chiesa e del mondo, questo spazio offerto al cambiamento di rotta esprime la tenace volontà di Dio di non interrompere il dialogo di salvezza con noi.

Uso fuorviante dei mezzi di comunicazione

Francesco definisce “appassionata” la volontà di Dio di dialogare con i suoi figli, che giunge al punto di “far ricadere” su Gesù tutti i nostri peccati, fino a “mettere Dio contro Dio”, come scrisse – ricorda il Pontefice – il Papa emerito Benedetto XVI nella sua Prima Enciclica, Deus Caritas Est. Dio, rimarca Francesco, ama infatti “anche i suoi nemici”. Il dialogo che vuole stabilire con ogni uomo, mediante il Mistero pasquale del suo Figlio, non è “parlare o ascoltare le ultime novità”.

Questo tipo di chiacchiericcio, dettato da vuota e superficiale curiosità, caratterizza la mondanità di tutti i tempi, e ai nostri giorni può insinuarsi anche in un uso fuorviante dei mezzi di comunicazione.

Dare la vita

L’invito del Papa è ancora una volta a lasciarci coinvolgere dal “dinamismo spirituale” del “grande Mistero della morte e risurrezione di Gesù”, aderendo ad esso “con risposta libera e generosa”. La gioia del cristiano – evidenzia Francesco – scaturisce proprio dall’ascolto e dall’accoglienza “della Buona Notizia della morte e risurrezione” di Cristo, il kerygma.

Chi crede in questo annuncio respinge la menzogna secondo cui la nostra vita sarebbe originata da noi stessi, mentre in realtà essa nasce dall’amore di Dio Padre, dalla sua volontà di dare la vita in abbondanza. Se invece si presta ascolto alla voce suadente del “padre della menzogna” si rischia di sprofondare nel baratro del nonsenso, sperimentando l’inferno già qui sulla terra, come testimoniano purtroppo molti eventi drammatici dell’esperienza umana personale e collettiva.

 

L’attualità della Pasqua

La Pasqua di Gesù, si legge nel testo firmato dal Papa a San Giovanni in Laterano il 7 ottobre scorso nella memoria della Beata Maria Vergine del Rosario, “non è un avvenimento del passato”.

Per la potenza dello Spirito Santo è sempre attuale e ci permette di guardare e toccare con fede la carne di Cristo in tanti sofferenti.

 

Un dialogo cuore a cuore

Grazie al Mistero pasquale, aggiunge Francesco parlando di una “urgenza della conversione”, ci è stata “donata” la misericordia di Dio, che possiamo sperimentare “solo in un ‘faccia a faccia’ col Signore crocifisso e risorto”.

Un dialogo cuore a cuore, da amico ad amico. Ecco perché la preghiera è tanto importante nel tempo quaresimale. Prima che essere un dovere, essa esprime l’esigenza di corrispondere all’amore di Dio, che sempre ci precede e ci sostiene. Il cristiano, infatti, prega nella consapevolezza di essere indegnamente amato. La preghiera potrà assumere forme diverse, ma ciò che veramente conta agli occhi di Dio è che essa scavi dentro di noi, arrivando a scalfire la durezza del nostro cuore, per convertirlo sempre più a Lui e alla sua volontà.

 

Le piaghe di Cristo oggi

Il Papa spinge il cristiano a non lasciar “passare invano” questo tempo di grazia, nella “presuntuosa illusione” di essere noi i padroni “dei tempi e dei modi della nostra conversione a Lui”. E quanto più ci lasceremo coinvolgere dalla sua Parola, tanto più riusciremo a sperimentare – assicura Francesco – la sua misericordia “gratuita” per noi.

Mettere il Mistero pasquale al centro della vita significa sentire compassione per le piaghe di Cristo crocifisso presenti nelle tante vittime innocenti delle guerre, dei soprusi contro la vita, dal nascituro fino all’anziano, delle molteplici forme di violenza, dei disastri ambientali, dell’iniqua distribuzione dei beni della terra, del traffico di esseri umani in tutte le sue forme e della sete sfrenata di guadagno, che è una forma di idolatria.

 

Condivisione della ricchezza

Anche oggi, evidenzia, è importante richiamare gli uomini e le donne di buona volontà alla “condivisione dei propri beni” con i più bisognosi “attraverso l’elemosina”, come forma di “partecipazione personale” all’edificazione di un mondo più equo.

La condivisione nella carità rende l’uomo più umano; l’accumulare rischia di abbrutirlo, chiudendolo nel proprio egoismo. Possiamo e dobbiamo spingerci anche oltre, considerando le dimensioni strutturali dell’economia.

 

Economy of Francesco

È per tale motivo, spiega il Pontefice, che in questo tempo quaresimale, dal 26 al 28 marzo prossimi ad Assisi, ha convocato “giovani economisti, imprenditori e change-makers”.

Come ha più volte ripetuto il magistero della Chiesa, la politica è una forma eminente di carità. Altrettanto lo sarà l’occuparsi dell’economia con questo stesso spirito. Altrettanto lo sarà l’occuparsi dell’economia con questo stesso spirito evangelico, che è lo spirito delle Beatitudini.

L’obiettivo è dunque quello di “contribuire a delineare un’economia più giusta e inclusiva di quella attuale”.

24 febbraio 2020, 11:30

L’Istruzione religiosa nelle scuole pubbliche d’Europa. Vol. 1. e 2.

Pajer Flavio, L’Istruzione religiosa nelle scuole pubbliche d’Europa. Vol. 1.  Rapporti, analisi comparative, prospettive. Un’antologia cronologica di testi sparsi 1980-2020, [Tipografia Bevilacqua], Torino 2020, pp. 1-878.

Pajer Flavio, L’Istruzione religiosa nelle scuole pubbliche d’Europa. Vol. 2.  Cronache, riflessioni, appunti, interviste 1980-2020, [Tipografia Bevilacqua], Torino 2020, pp. 879-1319.

 

Flavio Pajer, dal 1991 al 2012 Docente presso l’Istituto di Catechetica di Roma UPS, è noto al mondo scientifico della pedagogia religiosa e della didattica scolastica, come uno dei maggiori studiosi dell’insegnamento della religione o istruzione religiosa del continente europeo. Ha fatto parte di numerosi organismi nazionali ed internazionali sui diritti umani, educazione e formazione, attento osservatore e redattore di informazioni sull’istruzione religiosa scolastica.

Dal 2003 continua a rendere un servizio ininterrotto tramite il notiziario EREnews (European Religious Education newsletter). Autore di varie e pregevoli pubblicazioni, dal volume curato L’insegnamento scolastico della religione nella Nuova Europa (Elledici, Leumann 1991) al recente come autore unico, Dio in programma. Scuola e religioni nei sessant’anni dell’Europa unita 1957-2017 (Morcelliana, Brescia 2017), è sempre stato impegnato a scandagliare il mondo della scuola con particolare attenzione alla dimensione religiosa della vita.

Egli ha redatto un’opera voluminosa, e si potrebbe aggiungere monumentale, in due tomi che raccoglie integralmente il frutto della sua ricerca sul tema dell’istruzione religiosa in un tempo segnato dal pluralismo religioso ed etico e che si sviluppa in un contesto di laicità. La tiratura ridotta dell’opera (appena sei copie) di cui un esemplare è stato donato all’Istituto di Catechetica dell’UPS di Roma, con dedica del 1 dicembre 2019, e che sarà conservato nella Biblioteca Centrale dell’Ateneo, merita una menzione speciale circa il valore e il significato che essa ricopre in campo scientifico al fine di una conoscenza ad ampio raggio sul tema.

Per chiunque voglia indagare su questa frontiera culturale sarà arricchente e imprescindibile consultare i due volumi ben organizzati in ordine cronologico di cui rendono ragione i due indici posti nelle prime pagine (vol. 1, pp. 5-8; vol. 2, pp. 881-884, quest’ultime pagine non numerate). I ricercatori potranno avere immediatamente disponibili i contributi di Flavio Pajer sull’argomento in quarant’anni di attività, come l’autore stesso annota nella Presentazione (vol. I, p. 3). Palese l’utilità pratica di una opera collettanea in due volumi, di cui il primo assembla i contributi di tenore scientifico, mentre il secondo quelli di divulgazione colta. In appendice di quest’ultimo le Informazioni e valutazioni sul sistema IRC italiano presentato in nazioni estere. I testi riportati conservano la lingua originale in cui sono stati formulati o dallo stesso Pajer o tradotti da altri d’intesa con l’autore; sono anche indicate eventuali traduzioni in italiano quando trattasi di testi originali in altre lingue.

Non sono riportati i volumi che l’Autore richiama a p. 4 della presentazione e che sono disponibili ancora nelle librerie o nelle biblioteche più attrezzate. A Flavio Pajer va certo il plauso per il suo impegno riflessivo, auspicando che altri autori si interessino all’argomento e che studenti possono approfondire i contenuti della sua produzione davvero ingente e originale.

 

Recensione a cura di Giuseppe Ruta, docente dell’Istituto di Catechetica UPS

“Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2).

La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto il testo del Messaggio di Papa Francesco per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra domenica 24 maggio 2020 sul tema “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia. L’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, contemporaneamente, ha diffuso il Manifesto che accompagnerà il lavoro di approfondimento e animazione in vista della Giornata.

24 Gennaio 2020
Il contributo di Vincenzo Corrado al Portaparola del 28 gennaio 2020, dedicato al tema della prossima GMCS. In allegato l’intera pagina di Avvenire, con altri quattro contributi.
28 Gennaio 2020

C’è un’immagine molto efficace che il Papa consegna a tutti gli operatori della comunicazione – ma non solo – nel messaggio a loro dedicato per la 54ª Giornata mondiale che celebreremo domenica 24 maggio. È l’immagine del telaio: uno strumento con cui leggere tutte le dimensioni della comunicazione. «Le storie di ogni tempo – scrive Francesco – hanno un ‘telaio’ comune: la struttura prevede degli ‘eroi’, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita». Comunicare è anche e soprattutto narrare, un

aspetto oggi molto trascurato. C’è invece un bisogno di narrazione che emerge dagli ambienti digitali e che va colto e indirizzato nella giusta dimensione: la Storia che ci unisce, generandoci comunità. La narrazione è l’ordito della comunicazione: l’insieme dei fili che raccontano la vita di ciascuno di noi e tra i quali viene inserita la trama a formare l’intreccio delle nostre storie.

Da bambino mi piaceva ascoltare le storie di mio nonno. È ancora lì nella mia mente e nel mio cuore: con la pipa in bocca e il suo fare affabulatorio tesseva – inconsciamente – la mia vita intorno alla sua e radicava la mia storia nella sua. M’insegnava l’importanza di far parte di una famiglia e insieme a contribuire a creare una famiglia più grande, la realtà del nostro Paese… È quel dialogo generazionale che potrebbe risolvere tante crisi della nostra società. «Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano – scrive il Papa – abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri». Ed è proprio questa la cifra con cui ri-comprendere tutto il magistero di papa Francesco rivolto ai comunicatori. La narrazione è criterio antropologico per comprendere chi siamo e dove andiamo, dove la memoria è unico criterio per sfuggire all’assolutizzazione della novità. L’istantaneità dei messaggi fagocita la tessitura del messaggio, e fa perdere quel senso che aiuta a comprendere i fatti. La comunicazione non deve possedere solo il carattere di novità ma anche quello della memoria. Perché senza questa, non c’è identità.

Vincenzo Corrado

 

Il Papa e le donne: assumetevi responsabilità con coraggio

CITTÀ DEL VATICANO. «Prendete le cose in mano con coraggio!». Questa l’esortazione del Papa ad una delegazione dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (Umofc/Wucwo), ricevuta nei giorni scorsi in Vaticano, alla quale Francesco ha indicato l’esempio di Maria Maddalena, «che ha annunciato coraggiosamente la risurrezione di Gesù, anche quando gli apostoli non gli hanno creduto», e non ha mancato di indirizzare una raccomandazione: «Senza follia non c’è santità».

«Quando abbiamo chiesto al Papa un messaggio per le 8 milioni di donne che appartengono alle organizzazioni membri dell’Umofc in tutti continenti, il Santo Padre ci ha incoraggiato e ha sottolineato che per andare avanti nel cammino verso la santità ci vuole molto coraggio e anche una certa pazzia», racconta Maria Lia Zervino, presidente generale dell’organizzazione. «In quel senso, ha espresso: “Senza pazzia non c’è santità”. Ci ha spinto a essere come Maria Maddalena, che ha avuto la follia di annunciare la resurrezione di Gesù agli apostoli, anche se non le credevano. La sua esortazione è stata: “Fatevi carico con coraggio”».

L’udienza «ha avuto una durata più o meno di 40 minuti. Il clima è stato molto accogliente, fraterno e anche gioioso per il sense of humor del Papa», afferma Zervino.

Una nota dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche riferisce che con il Papa la delegazione ha discusso «della realtà della Chiesa, delle donne e del principio mariano; della sinodalità dei laici; dell’ideologia del genere a livello internazionale; del dialogo interreligioso per la fratellanza umana e della missione specifica delle donne in tutti questi ambiti pastorali».

«Il tema centrale», spiega Zervino, «è stato proprio quello delle donne e la Chiesa, però non soltanto sul “ruolo” che, come ha detto il Papa tante volte, deve essere più approfondito e molto più esteso, ma anche su come noi donne dell’Umofc, con il nostro modo femminile di essere donne laiche, possiamo contribuire a sviluppare il “principio mariano” all’interno della Chiesa e a manifestare il volto femminile della Chiesa nel mondo di oggi».

Le donne dell’Umofc sono «convinte che le donne organizzate sinergicamente tra di loro possano prestare un incalcolabile servizio alla Chiesa», spiega ancora la presidente. «Non vogliamo occupare posti per ottenere potere o fare rivendicazioni e nemmeno per essere lì per decorazione, come un vaso di fiori. Pensiamo invece che sia fondamentale che le diverse strutture ecclesiali accolgano il desiderio di Papa Francesco di contare su donne con una formazione adeguata che intervengano nei processi decisionali».

Quanto al tema della sinodalità, Zervino spiega: «“Le donne sono quelle che portano avanti la Chiesa, senza ricoprire cariche”. In questo quadro, la sinodalità è stata considerata come il camminare insieme del Popolo di Dio. All’interno di questo Popolo di Dio, è stato evidenziato quanto possono aiutare a superare le ideologie le esperienze concrete delle donne dell’Umofc che, cercando la “santità della porta accanto”, tutti i giorni si impegnano in azioni meravigliose ma silenziose per l’evangelizzazione e lo sviluppo umano integrale. Ascoltare le testimonianze di queste donne è un passo importante per il cammino sinodale della Chiesa, perché costituiscono un osservatorio vivente sulle donne nel mondo».

“Aprite le porte alla vita”

Questo il titolo del Messaggio dei Vescovi per la 42° Giornata per la Vita prossimo  2 febbraio 2020.

“Osiamo sperare che la Giornata per la vita divenga sempre più un’occasione per spalancare le porte a nuove forme di fraternità solidale. Un abbraccio di pace e bene”, queste le parole del direttore a conclusione della lettera (in allegato) con cui invita gli Uffici diocesani di pastorale familiare, le diocesi e le Associazioni ad animare la Giornata 2o2o

“Educare ancora, educare sempre. ‘Il tempo dell’educazione non è finito’ (EvbV7 )”

Un seminario della Commissione Episcopale CEI per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. Appuntamento dal 19 al 21 marzo 2020 a Roma

Sono passati ormai dieci anni da quando l’Episcopato italiano, con gli orientamenti pastorali “Educare alla vita buona del Vangelo”, indicava l’educazione quale prospettiva unitaria secondo cui interpretare la missione ecclesiale nel nostro tempo. «Alla base del nostro cammino – scrivevano i Vescovi – sta la necessità di prendere coscienza delle caratteristiche e dell’urgenza della questione educativa. L’educazione, infatti, se è compito di sempre, si presenta ogni volta con aspetti di novità» (n. 53).

Oggi, mentre la Chiesa italiana si accinge a iniziare un nuovo tratto di cammino, alla luce degli orientamenti che saranno pubblicati nei prossimi mesi, la Commissione Episcopale ritiene importante tornare a riflettere sull’attualità della sfida educativa e condividere una riflessione che porti a proseguire l’impegno comune.

L’appuntamento è dal 19 al 21 marzo 2020 per un seminario nazionale sul tema “Educare ancora, educare sempre. ‘Il tempo dell’educazione non è finito’ (EvbV7 )”.

Grazie alla collaborazione di diversi Uffici e organismi della CEI, e all’apporto organizzativo dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università e il Servizio nazionale per l’IRC, l’incontro vedrà la partecipazione di persone rappresentative di vari ambiti pastorali, che daranno vita a tre giorni di ascolto e di riflessione corale, affrontando i temi educativi nell’ampiezza con cui interpellano la comunità ecclesiale e l’intera società italiana.

La partecipazione è ad invito.

I momenti assembleari potranno essere seguiti anche on line su questo sito via streaming.

 

PROGRAMMA

Giovedì 19 marzo 2020

ore 17,00             preghiera iniziale e introduzione ai lavori di mons. Mariano CROCIATA, vescovo di Latina-Sezze-Priverno e presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università

ore 17,30             Educare oggi tra vocazione e responsabilità. Intervengono Alessandro ROSINA, docente di demografia all’Università Cattolica del Sacro Cuore; Robert CHEAIB, teologo e docente alla Pontificia Università Gregoriana; Luigina MORTARI, docente di pedagogia e filosofia all’Università di Verona. Introduce e modera Pierpaolo TRIANI, docente di pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore

ore 20,00             cena

Venerdì 20 marzo 2020

ore 8,00               celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Stefano RUSSO, segretario generale della CEI

ore 9,30”             Educare ancora, educare sempre. Introduzione al lavoro dei tavoli, a cura di Domenico SIMEONE, docente di pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore

ore 10,30             tavoli di lavoro

ore 13,00             pranzo

ore 15,00             tavoli di lavoro

ore 17,30             Gli scenari dell’educazione. Intervengono Antonio POLITO, editorialista del Corriere della Sera; Mariapia VELADIANO, dirigente scolastica, teologa e scrittrice; Alberto PELLAI, psicoterapeuta dell’età evolutiva e scrittore. Modera Vincenzo MORGANTE, direttore di Tv2000 e Radio InBlu

ore 20,00             cena

Sabato 21 marzo 2020

ore 8,00               celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Paolo GIULIETTI, arcivescovo di Lucca e segretario della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università

ore 9,30               Educare i giovani: le parole del Sinodo. Interviene don Rossano SALA, teologo e docente, segretario speciale del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”

ore 10,00             Nel “Villaggio dell’educazione”. Intervengono Franco VACCARI, fondatore e presidente di Rondine Cittadella della Pace (Ar); don Andrea BONSIGNORI, rettore della Scuola Cottolengo di Torino; … oratorio dei talenti di Scampia (Na). Modera …

ore 11,30             presentazione del testo definitivo dei “15 punti sull’educazione”

ore 12,00             intervento conclusivo del card. Gualtiero BASSETTI, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della CEI

ore 13,00             pranzo

Insegnanti di religione: la vicinanza della CEI

La Chiesa Italiana, testimone e solidale con la preoccupazione e il disagio in cui versano tanti insegnanti di religione cattolica, esprime soddisfazione per l’autorizzazione a bandire, entro l’anno 2020, un concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica, prevista dall’art. 1 bis della Legge 159/2019 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2019.

Dopo aver seguito con attenzione lo svolgimento del dibattito parlamentare, apprezzando lo sforzo per raggiungere un traguardo desiderato da più di 15 anni, la Conferenza Episcopale Italiana rinnova la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione del Bando di concorso in dialogo con il Ministero dell’Istruzione e con i Sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il bene della comunità scolastica. L’auspicio è che quello che si apre possa essere un percorso fruttuoso che, accanto all’ascolto delle diverse esigenze e al rispetto per le varie posizioni, trovi il modo di valorizzare la preparazione e le competenze degli insegnanti di religione, molti dei quali in servizio da tanti anni.

L’insegnamento della religione cattolica, infatti, è una disciplina scolastica molto apprezzata: pur essendo facoltativa, se ne avvalgono più dell’86% degli studenti italiani per il suo carattere culturale ed educativo, capace di accompagnare il cammino di crescita delle ragazze e dei ragazzi di oggi. Proprio le peculiarità di questa disciplina saranno lo stimolo per costruire un itinerario concorsuale che sappia valorizzare gli insegnanti che, con passione e generosità, si impegnano a superare i problemi quotidiani, ma anche difficoltà dovute ai pregiudizi e a una normativa spesso poco conosciuta. Alcuni di loro saranno chiamati ora ad affrontare una prova per l’assunzione a tempo indeterminato da parte dello Stato. La Legge 159/2019 prevede che una quota non superiore al 50% dei posti sia riservata ai docenti che abbiano svolto almeno tre annualità di servizio, oltre che lo scorrimento delle graduatorie per chi ha superato il concorso del 2004, ma non è ancora entrato in ruolo.

Nel rispetto delle competenze pattizie e delle norme stabilite, i Vescovi ribadiscono il loro impegno e la cura per gli insegnanti di religione cattolica e per la loro serenità professionale e familiare.

 

Roma, 8 gennaio 2020

Presidenza CEI

Dare casa al futuro. Linee progettuali per la Pastorale Giovanile Italiana

Recensione a cura di Giuseppe Ruta

 

 

 

Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile – Conferenza Episcopale Italiana, Dare casa al futuro. Linee progettuali per la Pastorale Giovanile Italiana, [Mimep Docete, Pessano con Bornago (MI) 2019, pp. 191.

 

Un punto fermo nel magistero di Papa Francesco da Evangelii gaudium (2013) a Christus vivit (2019) che tocca l’educazione e la pastorale è l’accento posto sui processi, anziché sui risultati, sull’efficacia che prevede tempi più lunghi che sull’efficienza che occupa spazi e pretende “tutto e subito”: «Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica – afferma – consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. […] Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. […] A volte mi domando chi sono quelli che nel mondo attuale si preoccupano realmente di dar vita a processi che costruiscano un popolo, più che ottenere risultati immediati che producano una rendita politica facile, rapida ed effimera, ma che non costruiscono la pienezza umana. […] Questo criterio è molto appropriato anche per l’evangelizzazione, che richiede di tener presente l’orizzonte, di adottare i processi possibili e la strada lunga. Il Signore stesso nella sua vita terrena fece intendere molte volte ai suoi discepoli che vi erano cose che non potevano ancora comprendere e che era necessario attendere lo Spirito Santo (cfr. Gv 16,12-13). La parabola del grano e della zizzania (cfr. Mt 13,24-30) descrive un aspetto importante dell’evangelizzazione, che consiste nel mostrare come il nemico può occupare lo spazio del Regno e causare danno con la zizzania, ma è vinto dalla bontà del grano che si manifesta con il tempo» (EG 223-225). Il Sinodo voluto da Papa Francesco con i giovani e per i giovani si è mosso in questa direzione invitando la Chiesa ai vali livelli, da quello universale a quello locale, a tirare le conseguenze pratiche di questo “cammino da fare insieme”.

Dare casa al futuro è per la Chiesa italiana un ulteriore passo per aprire nuove strade senza lasciarsi prendere da traiettorie già stabilite, per costruire una casa sulla roccia e non ricorrere a posticci prefabbricati impiantati su sabbie mobili. Le linee progettuali a partire dalla ricca esperienza sinodale non sono «descrizioni di ciò che si troverà sulla strada», assecondando «un rassicurante navigatore satellitare», bensì «direzioni da prendere» (p. 157) che lasciano ampio tempo e spazio alla libertà generosa e alla fedeltà creativa di tutti, in particolare dei giovani. Nella Chiesa di Gesù, infatti, non ci sono padroni e schiavi, datori di lavoro ed esecutori di ordini, ma soggetti tutti e interamente a servizio, che “insieme” pensano, realizzano e valutano la vita e l’azione educativo-pastorale (cfr. p.22).

Non si tratta, quindi, di un progetto ma di linee progettuali, di «linee di appoggio per una maggiore consapevolezza pastorale e una più radicata intenzionalità educativa» (p. 7), quasi la sintesi del cammino percorso dalla Pastorale Giovanile (PG) italiana in questo decennio, mediante i Convegni annuali e culminato nel Sinodo dei Giovani (3-8 ottobre 2018).

Non si tratta neppure di un manuale di PG, un libro “perfetto” e “completo”, peggio ancora “enciclopedico” ed “esaustivo”, ma di un “sussidio” o «strumento di lavoro» (p. 4) promosso e progettato dall’Ufficio CEI, frutto non di un esperto o di uno studioso, bensì contributo concertato (“servizio” ecclesiale) di tanti, doverosamente ringraziati (cfr. p. 2) da Don Michele Falabretti, Direttore del Servizio Nazionale per la PG della CEI,  e a cui si aggiunge il grazie di tutti coloro che hanno a cuore il presente e il futuro dei giovani e della Chiesa. Il testo agile e “anellato”, è quasi un prontuario o catalogo da consultare all’occorrenza per orientarsi e fare delle scelte, un testo aperto con pagine bianche a righe da scrivere e pagine discretamente orientative su dieci parole o keyword da considerare insieme in sequenza o singolarmente, disposte in una significativa ellisse, viva e vitale, con due punti focali, le parole-chiave, quasi magiche: «discernimento» e «sinodalità» (p. 3).

Non si tratta di un testo in più, ma di una mappa per progettare, realizzare e verificare percorsi di PG nelle diocesi e nelle parrocchie (cfr. lo schema di p.12), dando concretezza al cammino sinodale e del servizio nazionale di PG. Si presenta, così, come «uno strumento tra intelligenza e passione» (p.9) che intende raccordare mente e cuore (e perché, no, anche le mani), favorendo un’intelligenza cordiale e concreta, una cordialità intelligente e tangibile, una praticità che scaturisca dalla mente e dal cuore. Intende, infatti, proiettare nel futuro la PG non mancando di affrontare le sfide del presente, sostenendo la pastorale ordinaria e il percorso attuativo della PG locale.

La struttura delle Linee è ordinata e “lineare” (appunto!), suddivisa in due parti: la prima introduttiva che verte sul senso del progettare (cap. 0 – Saper-fare: la progettazione pastorale e la progettazione educativa). A p. 31 è riportato uno schema interpretativo per una progettazione educativa che riassume tutti gli elementi del capitolo. La seconda è suddivisa in tre aree. Ogni area si compone di tre capitoli ognuno dei quali è imperniato in una delle «parole coraggiose del Sinodo» (cfr. pp. 37-38).

La prima area si sofferma sulle attenzioni-competenze della PG raccolte in tre capitoli attorno a tre verbi: cap. 1. Esserci (accompagnamento, ascolto, prossimità), cap. 2. Comunicare (il mondo digitale e social tra opportunità e limiti), cap. 3. Aprire luoghi (spazi educativi di incontro e di ascolto, l’oratorio).

La seconda area tratta della formazione dei giovani snodandosi in tre capitoli contrassegnati da tre qualifiche giovanili: cap. 4. Chiamati (il rapporto tra fede-vita-vocazione), cap. 5. Responsabili (la coscienza e il discernimento), cap. 6. Unici (corpo, sessualità, spiritualità).

La terza, infine, prende in esame l’appartenenza e la partecipazione alla vita di comunità, suddivisa sempre in tre capitoli che rinviano a tre ambiti: cap. 7. Comunione (sinodalità, pensare e agire insieme), cap. 8. Annuncio (liturgia, spiritualità incarnata), cap. 9. Diaconia (cura, servizio, sussidiarietà).

Di particolare pregio sono le seguenti rubriche: il vissuto educativo e pastorale che è evocato per introdurre le parti attingendo al diario “immaginario e realistico” di un incaricato diocesano di PG, di un’educatrice volontaria, di una monaca di clausura, di un parroco (pp. 17-18; 41-42, 87-88, 123-124), il richiamo “in ascolto…” all’inizio di ogni capitolo con alcuni numeri del Documento finale del Sinodo e dell’esortazione apostolica Christus vivit, i titoletti riassuntivi dei vari paragrafi tra le pagine che aiutano a sintetizzare e a tenere testa alla logica della trattazione di ciascuna parte o di ciascun capitolo, l’approfondimento narrativo e il percorso iconografico dell’episodio di Emmaus (Lc 24,13-25, I pellegrini di Emmaus, Chiesa della Risurrezione della Comunità Nazareth a Torre de Roveri, BG, 1995, ciclo pittorico di Jean Marie Pirot, in arte Arcabas: cfr. pp. 167-181), i molteplici e ricchi rimandi bibliografici per l’approfondimento (cfr. oltre le citazioni tra le pagine, la bibliografia a fine volume: pp. 182-186).

Mi sia permessa un’unica osservazione al pregevole lavoro svolto. Un ulteriore passo per la progettazione e gli itinerari concreti di PG poteva risultare coerente e stimolante. Alla fine di ogni parte o di ogni capitolo potevano essere poste alcune tracce di laboratorio che adeguatamente modulate dalle équipes diocesane, zonali o parrocchiali sarebbero stati d’aiuto a uscire dal generale per entrare nel particolare, rendendo maggiormente aderenti alle situazioni, dal nord al sud Italia, le articolate e stimolanti linee progettuali valide per l’intera PG nazionale. Tanto più che importanti e interessanti indicazioni pratiche sono sparse in tutto il sussidio. Forse, nell’intenzioni dell’Ufficio CEI, questa ulteriore concretizzazione metodologica è demandata agli organismi diocesani e alle équipes di PG delle zone e delle parrocchie. Ma questo passo “in più” non avrebbe guastato e di certo può essere in qualche modo recuperato nell’immediato futuro nelle sedi più opportune.

Giuseppe Ruta

Auguri di Buon Natale

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

dai membri dell’Istituto di Catechetica

 

“Vogliamo essere una Chiesa (…) samaritana, incarnata come il Figlio di Dio si è incarnato (n. 22). Il nostro pianeta è un dono di Dio, ma sappiamo anche di dover vivere l’urgenza di agire davanti a una crisi socio-ambientale senza precedenti. Abbiamo bisogno di una conversione ecologica per rispondere adeguatamente” (n. 65).

Documenti finale del Sinodo per l’Amazzonia

 

Auguriamo a voi e alle vostre famiglie un sereno Santo Natale e un gioioso Anno Nuovo, ricco di nuove realizzazioni e soddisfazioni.

 

 

«CATECHETICA ED EDUCAZIONE»
da oggi puoi scaricare il numero di Dicembre 2019!!!

Irc e prospettive culturali e teologiche contemporanee

 

 

Il presente numero di «Catechetica ed Educazione» raccoglie alcune delle relazioni fondamentali dell’ultimo «Corso estivo di Aggiornamento per Insegnanti di Religione» (Chianciano Terme, 30 giugno–6 luglio 2019) organizzato dall’«Istituto di Catechetica» (Facoltà di Scienze dell’Educazione – Università Pontificia Salesiana).

Il titolo – «Irc e prospettive culturali e teologiche contemporanee» –, sia del corso citato che di questo numero della rivista, evidenzia l’obiettivo comune degli articoli: da un lato, identificare e analizzare alcuni degli elementi fondamentali che configurano l’orizzonte culturale e teologico odierno; dall’altro, concretizzare le implicazioni di questi elementi tanto nella formazione degli insegnati di religione (IdR) come nello sviluppo dell’insegnamento della religione cattolica (Irc).

Viviamo oggi un vero «cambio epocale», ma ogni situazione storica è originale; inutile quindi cercare nel passato le ricette che presumiamo possano rispondere alle sfide che si debbono affrontare oggi. D’altro canto, se il carattere inedito di ogni congiuntura storica non deve muoverci a considerare che necessariamente viviamo un’epoca più drammatica delle altre, bisogna anche leggere l’evoluzione culturale contemporanea abbandonando deliberatamente interpretazioni in termini di semplice crisi, di perdita di valori e di scomparsa del senso della vita.

È ben noto a tutti e non c’è bisogno di spiegare come il cambiamento decisivo dell’esperienza e della cultura umana sia stato innescato dall’idea di autonomia, forse la base della trasformazione di tutti i processi moderni; a questa si associa la storicità, che imprime l’impronta più singolare nella coscienza contemporanea; insieme alla libertà e alla secolarizzazione le quali, unite alla scienza e alla tecnica, completano il sintetico elenco degli elementi con cui possiamo definire gli effetti del passato, strettamente agganciato all’Illuminismo, che risultano più determinanti per interpretare la situazione socio-culturale odierna.

Tempo di cambio epocale e quindi «tempo di crisi». Ma, intendiamoci: di fronte all’autonomia, alla storicità, alla democrazia, alla libertà, alla razionalità secolarizzata (o laica)…, non basta una pur necessaria depurazione critica, e neanche riconoscere semplicemente la loro ineluttabilità: il processo che hanno avviato è ormai irreversibile, in quanto la coscienza umana li ha introiettati nella sua configurazione centrale e d’ora in poi costituiranno il fondamento delle «credenze» che articolano il substrato culturale umano.

Le «prospettive culturali e teologiche» sono legate profondamente a questi cambiamenti antropologico-culturali radicali. In tale prospettiva si muovono i diversi articoli di questo numero di «Catechetica ed Educazione».

J.L. Moral (Cultura, antropologia e «cambio epocale») studia alcune delle trasformazioni che, in quanto tappe nell’avanzamento storico della realizzazione umana, portano al pluralismo come chiave ermeneutica in grado di comprendere il cambio epocale e progettare il futuro. L’articolo di U. Montisci (La scuola e l’«Irc» nel contesto del XV Sinodo dei Vescovi) si concentra nell’analisi della scuola come spazio privilegiato di educazione delle nuove generazioni, esaminando in concreto i diversi documenti del XV Sinodo dei Vescovi («I giovani, la fede e il discernimento vocazionale»). C. Pastore (L’«Irc» e la credibilità della rivelazione cristiana») riflette sulla credibilità della rivelazione cristiana, concentrandosi nel rapporto tra Parola di Dio e parola umana. Lo studio delle sorelle Caneva, Alessandra e Claudia, focalizza alcune tematiche antropologiche per poi analizzarle attraverso l’immaginario contemporaneo, esemplificato anche mediante l’esame di alcune serie televisive.

 

M.E. Coscia (Il ruolo della scuola e dell’insegnante nell’odierna società della prestazione), di fronte ai cambiamenti più recenti, cerca di rispondere a questa domanda: come riformulare un progetto di Scuola che sia “generativa” in grado di sottrarre gli studenti alle loro abitudini mentali e farli pensare in un modo nuovo? L’articolo di L. Meddi (Autenticità umana e ragionevolezza della fede) propone l’autenticità come condizione per cogliere la ragionevolezza della fede e per poter così sviluppare una nuova didattica dell’insegnamento della religione. J.M. García (Spiritualità cristiana e cultura contemporanea) si concentra nella definizione della spiritualità cristiana post-conciliare quale spiritualità dinamica, vitale e in dialogo con il mondo. A. Romano (Senso salvifico del cristianesimo nell’«Irc» e buone pratiche conseguenti: prospettive e sfide) propone una didattica della religione che, da una parte, affondi le sue radici nell’ermeneutica e, dall’altra, sia anche la chiave di volta del dialogo intra e interreligioso. Lo studio di A. Escudero (Questioni di cristologia ed ecclesiologia), infine, costata che le condizioni odierne dell’approccio ai temi teologici obbligano a una esplorazione della stagione inedita, aperta e mutevole che viviamo; di conseguenza, s’impone un ripensamento dei discorsi che riguardano concretamente la cristologia e l’ecclesiologia.

 

I Membri dell’Istituto di Catechetica

catechetica@unisal.it