WEBINAR formativi di approfondimento

Cercando di accompagnare l’attività del territorio ed offrire proposte di formazione che sostengano e affianchino gli uffici diocesani, nel pieno rispetto della sensibilità delle singole comunità, l’Ufficio Catechistico Nazionale ha il piacere di presentarvi i “Webinar formativi di approfondimento”. Idea nata durante i Laboratori sull’Annuncio che si sono svolti nel mese di luglio e presentata lo scorso 25 settembre in occasione del Convegno Nazionale on line dei Direttori UCD e dei Catechisti.

Analizzando e prendendo spunto dalle varie proposte che sono giunte dalla rete diocesana e regionale, sollecitati dalla condizione attuale di emergenza sanitaria, ci è parso importante fermare l’attenzione sul come “ASCOLTARE LA REALTÀ”.

Approfondiremo tre dimensioni, che ci sono parse significative della realtà che viviamo, che proponiamo in questo tragitto:

le cose” – (10 dicembre 2020)
Il cristiano, come ogni persona, vive nello spazio e nel tempo, immerso in un mondo di cose: si tratta di oggetti che ne possono influenzare il comportamento, che ne possono attirare il desiderio, che possono assumere un valore simbolico. La stessa liturgia riprende elementi della natura o della vita quotidiana per trasfigurarli. Quale rapporto ha il cristiano di oggi con le cose? Quale annuncio di salvezza si nasconde al di là dell’apparenza delle cose?

le parole” – (14 gennaio 2021)
Il tema di fondo, quello dell’ascolto, viene declinato in questo webinar in relazione alle parole degli uomini e alla Parola di Dio. Cos’è l’ascolto nella Parola di Dio? A fondamento della nostra fede c’è un Dio che ascolta il grido del suo popolo. In che senso poi la Bibbia invita ad ascoltare le parole degli uomini? Integrare la sensibilità biblica nella catechesi significa integrare lo stile dell’ascolto di Gesù.

i legami” – (28 gennaio 2021)
Secondo l’antropologia cristiana l’uomo è un essere relazionale, la cui identità cioè si struttura in orizzontale nel rapporto con gli altri e in verticale nel rapporto con Dio. In un contesto culturale che favorisce il soggetto auto-centrato, l’annuncio cristiano sembra andare contro corrente. Cosa significa oggi prendere sul serio questa complessa dimensione relazionale? Questo webinar mette a fuoco l’importanza di porre attenzione a questi dati per rilanciare l’annuncio di una vita cristiana “in uscita” da sé.

I tre Webinar avranno una voce guida che ci aiuterà ad entrare nel merito: per il primo sarà Don Cesare Pagazzi mentre per i successivi incontri stiamo ancora definendo i nomi, ma prossimamente ricevere un invito specifico con tutti i dettagli.

Durante i lavori i partecipanti non avranno attivi audio e video personale, questo per alleggerire la sessione di lavoro a livello informatico che prevediamo molto numerosa. Tuttavia ci sarà la possibilità di intervenire con domande scritte – tramite la chat – che verranno selezionate e affidate al relatore per le risposte.

Questo il link per l’iscrizione tramite il portale iniziative della CEI: https://iniziative.chiesacattolica.it/webinarformazione1
Alla conferma della vostra iscrizione riceverete una email contenente il link per accedere alla sessione di lavoro ed alcune indicazioni pratiche per l’accesso.

La segreteria UCN è a completa disposizione per supportare le procedure di iscrizione.

Un caro augurio a tutti voi dall’Equipe UCN

Leggere il tempo dell’epidemia

«L’epidemia ci appare per ciò che ultimamente è: una prova della fede». La lettera pastorale 2020-2021 di mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina, è stata presentata il 19 settembre e porta il titolo «Non ardeva forse in noi il nostro cuore?» (Lc 24,32). Leggere il tempo e rianimare la speranza.
Rileggendo le vicende degli ultimi mesi alla luce della Scrittura e della fede, che è chiamata «a indicare un orientamento e trasmettere un senso che aiuti a capire», mons. Crociata conclude che «ci sono potenzialità nel nostro cuore, ma anche nella nostra vita di Chiesa, nelle nostre comunità, nella storia della nostra Chiesa, che solo una fede ardente è capace di risvegliare e rendere attive. E noi invece per lo più le lasciamo assopite se non addirittura le facciamo deperire senza rimedio. Quando queste risorse si risvegliano, allora non c’è notte o fallimento che tenga, e non c’è considerazione di opportunità o di convenienza che conti, perché il credente diventa capace di cose inimmaginabili».
Dobbiamo quindi «imparare, nella fede, a gettare il cuore oltre gli ostacoli, là dove Dio è già all’opera, per anticipare quella pienezza di vita che la croce più che imprigionare fa sprizzare come gioia di risurrezione».

 

http://www.ilregno.it/articles/Regno-documenti-19-2020-577-sjyw27.pdf

sussidio Un Messale per le nostre Assemblee

È già arrivata alle nostre comunità la terza edizione italiana del Messale Romano, approvato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 16 luglio 2019. Il Messale può essere già fin da ora adoperato per la celebrazione eucaristica, e diventerà obbligatorio dal 4 aprile 2021.

In allegato troverete il sussidio Un Messale per le nostre Assemblee preparato dall’Ufficio Liturgico Nazionale e dall’Ufficio Catechistico della CEI, come strumento per conoscere meglio il Messale e sfruttare tutte le sue potenzialità. Lo scopo è quello di favorire l’accoglienza e la valorizzazione del libro liturgico.

2020 – CEI – Sussidio per nuova edizione Messale Romano

Un roditore, la sua tana e la scuola nella pandemia

Il 3 aprile scorso Moralia pubblicò un mio post, sulla didattica a distanza, che si apriva con un racconto di Asimov. Ora siamo tornati «in presenza», ma per quanto? Alcune aule sono già deserte a causa delle quarantene, altre decurtate per gli isolamenti fiduciari; solo poche classi resistono nella loro interezza. E nei corridoi non riecheggiano i chiacchiericci spensierati e giovanili, ma aleggia una tanto impalpabile quanto densa paura. E così, questa volta, prendo spunto da un noto racconto di Franz Kafka, La tana, scritto tra il 1923 e il 1924.[1]

La trama in breve

Molte sono le interpretazioni che sono state date al racconto (da quelle psicanalitiche a quelle autobiografiche). Non ci addentriamo in esse, ma credo possa ben rappresentare, in questo momento, il nostro desiderio di sicurezza, le paure connesse nel vederlo a rischio, le tentazioni che ci allettano.

La trama narra di un roditore che trascorre l’esistenza a costruirsi un labirintico rifugio, sottoterra, a prova di minaccia, dove poter mettere al sicuro la propria vita.

Il monologo inizia con toni compiaciuti: «Ho assestato la tana e pare riuscita bene», ma ben presto cambia registro: nuovi pericoli fanno capolino nella mente del protagonista, ampliati dall’immaginazione, generando paure e ansie nuove.

Ma soprattutto crea un isolamento crescente: «No, no, tutto sommato non devo proprio lamentarmi di essere solo e di non aver nessuno di cui fidarmi. Così certamente non perdo alcun vantaggio e forse mi risparmio qualche danno. Fiducia posso avere soltanto in me e nella tana».

Il racconto è rimasto incompiuto («Tutto invece è rimasto immutato…» «conclude» Kafka lasciandoci in sospeso): forse già questo dato può essere interpretato come metafora di ansie, paure, desideri di sicurezza non affrontati e quindi parossistici.

Due alleate: la paura e la fiducia

Quattro spunti per l’educazione o la riflessione personale.

  1. Intanto il protagonista costruisce sottoterra. La riflessione morale – e in particolare quella teologica – non può permettersi di «lavorare» sottoterra (così come non può neppure, al contrario, rifugiarsi in un immaginario iperuranio). Al contrario: deve rimanere attaccata «alla terra», alla realtà. E affrontarla. In qualche modo si tratta di un’operazione che parte «dai piedi» (sia perché siamo attaccati alla terra, sia perché siamo in cammino).
  2. La teologia morale – anche nei suoi aspetti educativi – compie (dovrebbe compiere) un’operazione inversa a quella del roditore. Egli, infatti, investe l’esistenza per assicurarsi la vita. La teologia morale e l’educazione dovrebbero aiutare a comprendere come investire la vita per «assicurarsi» (con tutte le virgolette del caso!) l’esistenza.
  3. La paura (che tutti abbiamo provato e/o stiamo provando) viene vissuta dal roditore solo nella sua carica distruttiva, nel suo essere «nemica da combattere». Ma la paura può avere anche un aspetto fecondo, evolutivo: in fondo, a ben pensarci, spesso è anche la scintilla che mette in moto le nostre virtù, sia cardinali, sia spirituali.
    E se siamo confusi (e i ragazzi ancora più di noi) è perché abbiamo pencolato tra messaggi contrastanti: dalla martellante retorica di un #andràtuttobene (quasi magicamente, senza responsabilità e impegno umani) alla sfida alle regole, che mette a rischio l’incolumità personale e altrui, passando dall’angoscia mediata da numeri, statistiche, limitazioni e dal sospetto.
    Da sempre la paura si presenta nella sua duplice veste di nemica e alleata: forse è davvero giunto il momento di darle maggiore spazio di elaborazione e comprensione (anche culturale) nell’educazione e nella riflessione teologico-morale.
  4. Infine: il roditore si isola. E forse è la tentazione di molti, oggi (tentazione talora anche delle stesse comunità ecclesiali). Ma sappiamo bene come la fiducia sia un sentimento necessario affinché un essere umano si apra «all’altro», al mondo, alla vita. Senza educazione alla fiducia (e relativa riflessione teologico-morale) risultano inconsistenti anche i presupposti per aprirsi alla fede «all’Altro».

 

Gaia De Vecchi è insegnante di religione presso l’Istituto Leone XIII e docente presso l’Università cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto superiore di scienze religiose a Milano. Fa parte dell’ATISM e del gruppo di redazione di Moralia. Ha scritto Il peccato è originale?, Cittadella, Assisi 2018.

 

[1] F. Kafka, «La tana», in La metamorfosi e altri racconti, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998.

 

Il Regno 22/10/2020

Catechesi, come ripartire insieme

L’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI ha messo a disposizione le registrazioni degli interventi del convegno nazionale “Ripartiamo insieme”, tenutosi online il 25 settembre 2020 e rivolto ai direttori degli Uffici catechistici diocesani, ai catechisti e ai collaboratori pastorali delle parrocchie impegnati territorialmente nell’annuncio e nella catechesi. Il primo è quello di Roberto Repole, presbitero docente di Teologia sistematica presso la sezione di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale e la Facoltà Teologica del Triveneto e presidente dell’Associazione Teologica Italiana, che ha riflettuto sul volto della comunità oggi, in tempo di pandemia.

 

Il secondo intervento è quello di Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, presidente della SIREM – Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale, direttore del CREMIT, dove ha inaugurato l’Osservatorio sui Media e i Contenuti digitali nella scuola, e membro del consiglio direttivo dell’associazione WeCa – Web Cattolici, che ha approfondito il tema dal punto di vista della comunicazione e dei linguaggi.

 

Infine, Pierpaolo Triani, professore ordinario e direttore del Centro studi per l’educazione alla legalità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ex direttore della Rivista Scuola e Didattica e membro dell’Osservatorio Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ha dato una lettura e una prospettiva sulle linee guida.

 

Non è un luogo per credenti

Le grandi e storiche istituzioni, laiche o religiose che siano, sembrano in egual misura divenute spazi di pratiche e retoriche incapaci di rinnovarsi e che gli individui faticano a sentire propri. Si amplificano così le dinamiche del fai-da-te, dove quegli aspiranti credenti che restano gli esseri umani tracciano itinerari sempre più personalizzati, che prevedono qualche volta l’abbandono, la diserzione, ma molto più spesso la selezione, il patteggiamento, l’appartenenza condizionata, l’autogestione e molte altre tattiche simili. Non è più necessario addentrarsi in qualche complesso studio demoscopico per avere riscontri di questi processi.

Nella crisi delle istituzioni

Basta osservare quello che succede anche alla nostra Chiesa. Che l’istituzione stia vivendo momenti di non felice reputazione sembra chiaro a tutti. Eppure le sue palesi inadeguatezze non riguardano tanto gli “scandali” con cui a ripetizione i suoi luoghi di potere allietano la nostra cronaca, meglio di Netflix, con i loro noir quotidiani. Sesso, soldi e potere sono in fondo zone d’ombra facili da riconoscere, da stigmatizzare e a limite, per il credente, anche da perdonare.

Quello che resta più difficile da vedere è la conclamata incapacità del cattolicesimo istituito nell’essere luogo che consenta alla fede di avere una forma reale. Possibilmente nel presente, non in un ideale senza tempo. L’impressione è che cresca sempre di più il numero di quanti per poter dare forma alla propria fede devono mettersi, se non fuori, per lo meno ai margini della Chiesa, in qualche circoscritta oasi di condivisione personalizzata. Il quesito che grava sulla Chiesa di oggi è se essa sia ancora un posto per credenti (per credenti, non per affezionati alle pratiche religiose).

Una domanda come questa, adeguatamente calibrata secondo i rispettivi domini, potrebbe riguardare allo stesso modo tutte le Chiese, i partiti, la scuola, i sindacati, persino la scienza e tutte quelle istituzioni che ogni giorno fanno i conti con la crescente disaffezione degli individui che dovrebbero trovare in esse forme compatibili alle loro attese. Bisogna rendere atto a papa Francesco, almeno per quel che riguarda i problemi della Chiesa, di aver provato a prendere il toro per le corna. Quanto la sfida si stia rivelando ardua lo vediamo tutti. Nondimeno non va misconosciuto il coraggio spirituale di un tentativo che mira a salvare proprio l’esausta vocazione generativa di una Chiesa molto prossima alla sterilità clinica. Attraverso segni, discorsi, simboli, uomini, scelte, per la verità non tutto andato sempre a segno, Francesco ha perlomeno immesso nei discorsi di Chiesa il vocabolo «riforma», conferendo a esso un significato di trasformazione che ha di mira un cattolicesimo nuovamente ospitale delle differenze in cui chiunque può trovare la forma della propria fede. Fratelli tutti, seconda enciclica del pontificato, fa parte di questo tentativo.

L’intuizione di Francesco

La sua intuizione principale consiste nel comprendere che di una simile questione il cristianesimo tradizionale e istituito non può venire a capo da solo, ma soltanto occupandosi contemporaneamente del “credere” di tutti, che anzitutto riguarda la possibilità di porre quotidianamente fiducia in un mondo umano e ospitale, luogo di quella giustizia che, sperimentata nella storia, può anche essere attesa anche dopo di essa. Senza la cura seria e concreta di una tale giustizia anche la speranza religiosa finisce per gracchiare dagli altoparlanti di un’ideologia come le altre. L’“aver fede” di ciascuno riguarda sempre anche il “poter credere” di tutti. E il tema della “fraternità”, in questo senso, rappresenta qualcosa di più del suono familiare e un po’ bigotto del gergo religioso che di fatto ne è rimasto l’erede quasi esclusivo.

Ispirato per esplicita ammissione alla tradizione francescana, “fraternità” è nel contempo il termine rimosso dalla triade che ha fatto nascere la nostra modernità illuminata e secolare: liberté, egalité, fraternité. La civiltà scaturita da quelle parole d’ordine è anche quella che ha sostanzialmente privilegiato le prime due, fondando un sistema sociale basato sulle libertà individuali e sull’uguaglianza dei diritti che, senza il principio attivo di un primato dei legami, ha trasformato il mondo nello spazio antagonistico di un’arena in cui tutti vogliono tutto come tutti ma dove pochi possono avere quello che resta solo di qualcuno.

Molti segnali, allarmanti quanto normalmente ignorati, contribuiscono a rendere seri questi discorsi e sottrarli al sorrisetto impudente dei cinici. Le strutture economiche, i metodi della produzione, la burocrazia dei diritti, il sistema comunicativo, le prassi politiche, le deviazioni finanziare e tutto quanto compone l’impalcatura di questa civiltà esaltata e frenetica, viene messo allo specchio dei suoi costi sociali, degli “scarti” sistematici che, trasformati in numeri statistici, non disturbano col loro volto umano e personale. L’intensità della sua marcia, senza fine e senza fini, domina il mondo proclamando il convincente slogan «Liberi tutti!», motto araldico della presente ecumene capital informatica.

Qualcosa di epocale

Diffondendo l’espressione Fratelli tutti, il papa compie qualcosa di molto più grande che immettere nel chiacchiericcio globale qualche goccia di francescanesimo edificante; rivendica la completezza dei sogni moderni compromessi da pericolose omissioni, come un composto chimico che, senza uno solo dei suoi elementi, diventa un veleno mortale. È qualcosa di francamente epocale. I primi a capirlo saranno ancora una volta i difensori di un paradigma tecnomercantile che, per quanti inconvenienti stia incontrando, non mostra affatto segni di indebolimento: non mancheranno di screditare un pontificato che non detesteranno mai abbastanza; gli ultimi a capirlo saranno ancora una volta quei mandarini ecclesiastici che troveranno questo documento non sufficientemente religioso perché eccessivamente sociale: non mancheranno di contare i giorni in vista di un cambio di pagina.

In questa enciclica, che tra vari (per qualcuno irritanti) primati ha anche quello di contenere (credo per la prima volta) la citazione di una canzone (Samba da Benção, di Vinicius de Moraes), scommette sulla resa di un capitale spirituale che da troppo tempo il cristianesimo tiene sotto la mattonella dell’immobilità. Far valere qualcosa che è di tutti non significa scordare quello è proprio. Significa alimentare l’aria in cui esso può respirare.

Giovanni XXIII insisteva nel perseguire quello che unisce anziché quello che divide. Francesco mobilita ogni energia possibile per dare a questo principio forma sociale. Sa di poter parlare a molta «gente di fede» che non necessariamente si trova oggi tra la «gente di Chiesa». Nella speranza di riportare molta «gente di Chiesa» a essere anche e ancora «gente di fede».

di: Giuliano Zanchi

WEBINAR formativi di approfondimento

Proposta sostenuta dagli uffici catechistici regionali e diocesani e che prevede la scelta di alcune tematiche specifiche del territorio ed essere così oggetto di incontri on line di formazione.

Cercando di accompagnare l’attività del territorio ed offrire proposte di formazione che sostengano e affianchino gli uffici diocesani, nel pieno rispetto della sensibilità delle singole comunità, l’Ufficio Catechistico Nazionale ha il piacere di presentarvi i “Webinar formativi di approfondimento”. Idea nata durante i Laboratori sull’Annuncio che si sono svolti nel mese di luglio e presentata lo scorso 25 settembre in occasione del Convegno Nazionale on line dei Direttori UCD e dei Catechisti.

Tale proposta, sostenuta dagli uffici catechistici regionali e diocesani, prevede la scelta di alcune tematiche che possano raccogliere le esigenze specifiche del territorio ed essere così l’oggetto degli incontri on line di formazione. Affidati ad esperti di diversi ambiti, gli incontri diverrebbero opportunità di formazione e condivisione per operatori pastorali delle parrocchie e delle diocesi.

Come UCN proponiamo di raccogliere le varie proposte sulle tematiche da approfondire che perverranno dalla rete diocesana: dai catechisti, attraverso i propri direttori diocesani e regionali.

A tal scopo è stato istituito l’indirizzo di posta elettronica ucnrisponde@chiesacattolica.it, al quale dovranno pervenire le varie proposte sui temi, indicando: nome e cognome del referente, diocesi di appartenenza, ufficio o gruppo diocesano, proposta di tematica.

Siamo certi che la strada che abbiamo intrapreso insieme, nella piena condivisione di obiettivi e metodi, sia la migliore da percorrere per accompagnare le nostre comunità in questo periodo delicato e impegnativo.

Equipe UCN

Videocatechismo: “LearninGod”

È stata lanciata  alla 77ma Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la Piattaforma digitale “LearninGod”, che offrirà al grande pubblico contenuti religiosi, artistici e culturali ispirati al messaggio del sacro universale.

Sulla nuova Piattaforma sarà possibile vedere in esclusiva il kolossal Videocatechismo della Chiesa Cattolica, opera multimediale e multilingue della durata di 25 ore suddivise in 46 episodi, prodotto da Tania Cammarota e Gjon Kolndrekaj, realizzato dalla Società CrossInMedia, con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, sui testi della Libreria Editrice Vaticana. Un’opera artistica unica, che aiuta a scoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, rivolta a tutti gli uomini del nostro tempo.

Girato con la tecnologia del 4K in 70 Paesi nel mondo, il Videocatechismo ha visto la partecipazione di 60mila persone, in 16mila differenti location. I testi del Catechismo sono stati letti in 37 lingue diverse, mentre 1200 attori in costume hanno ricostruito in fiction scene del Vecchio e del Nuovo Testamento.

La Piattaforma “LearninGod” nasce adesso per arricchire, tramite il Web e le nuove tecnologie, l’esigenza di approfondimento su Dio e sul Sacro avvertita dalle nuove generazioni. L’alto livello delle opere e dei contenuti, difficilmente reperibili sia sui canali tradizionali che all’interno di piattaforme online, la pone ai primi posti tra le piattaforme che presentano prodotti di qualità. Si va così a completare l’offerta multimediale dell’opera, affiancandosi ai formati già presenti: editoriale, libri illustrati con dispositivo digitale, serie televisiva, audiobook.

Il lancio della Piattaforma è avvenuto questa mattina nel corso di una conferenza stampa che si è svolta presso lo spazio dell’Ente dello Spettacolo all’Hotel Excelsior, e che ha visto la partecipazione del patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia, di padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, di Mogol, poeta e autore, di Gjon Kolndrekaj, regista del Videocatechismo.

I relatori hanno aiutato a comprendere il valore delle parole a confronto con la Parola, e la complessa opera di “traduzione” delle parole in immagine, come è avvenuto con il Videocatechismo, in cui un testo di oltre 1000 pagine densissimo di concetti è divenuto un film di 25 ore, opera che ha richiesto quasi sei anni di lavoro.

In un mondo di parole, la Parola della fede cattolica, cioè universale, è capace di connettere persone, lingue, culture e competenze. Questa è la sfida di chi ha realizzato il Videocatechismo, tra le cui ambizioni vi è quella di garantire il passaggio forte dalla parola scritta al digitale, inserendo il discorso della fede all’interno dell’ambiente digitale in streaming e tramite app. Questa non è una sfida da poco”, ha rilevato il gesuita padre Spadaro.

Secondo Mogol, “si tratta di un lavoro immenso: il Videocatechismo è un’opera colossale, grandiosa, che rimarrà nella storia e per la quale dobbiamo ringraziare Gjon Kolndrekaj”. “Gli uomini – ha aggiunto il celebre autore – quando ripetono le parole di Gesù si illuminano”.

La mia esperienza con le tre religioni abramitiche – ha spiegato il regista Kolndrekaj a proposito della nuova piattaforma ‘LearninGod’ – mi ha portato alla considerazione finale che tutti i popoli della terra trovano un equilibrio e la pace attraverso un Dio che assicura una convivenza pacifica e dignitosa, tema su cui insiste spesso Papa Francesco. E l’unico modo per esprimere questi concetti di pace, solidarietà, giustizia, bene comune e dignità dell’uomo si trova nel Catechismo, adesso tradotto in immagini. Attraverso il cuore e i sentimenti che suscita la visione cinematografica, si potrà trovare risposta alle tante domande della nostra mente”.

Trovandoci nel tempio della cinematografica, quale è il Festival di Venezia – ha concluso Kolndrekaj – non posso che ricordare come il primo regista della storia sia stato Gesù, che mediante le parabole ha dato spazio all’immaginario, realizzando copioni straordinari e intramontabili”.

Il Catechismo ci aiuta a comprendere quanto noi siamo funzionali a una realtà più grande di noi – ha osservato il patriarca Moraglia –. E credo che l’uomo abbia bisogno di capire di non essere il centro, ma colui che in qualche modo indica qualcosa agli altri. Il Catechismo ci aiuta a indicare nella fede, nella preghiera, nella celebrazione qualcosa che va al di là dell’uomo, ma rispetta profondamente la coscienza di ogni uomo. E credo che questo, veicolato nelle immagini, nei suoni, nelle musiche, nelle bellissime inquadrature di quest’opera sia qualcosa di importante che diventa un annuncio di fede”.

La piattaforma “LearninGod” intende proporre una grande vastità di argomenti che si snoderanno attraverso diverse sezioni: un ricco elenco di libri riguardanti il settore del sacro, attraverso interviste agli autori, presentazioni e approfondimenti; reportage realizzati in varie parti del mondo, in offerta multilingue; interviste inedite ed esclusive in più lingue con capi religiosi, membri del Corpo Diplomatico della Santa Sede ed esperti in diverse materie (arte sacra, storia, letteratura, sport, cinema, spettacolo, teatro); forum digitali per il dibattito con esperti di vari settori, con i quali lo spettatore potrà interagire; eventi di solidarietà realizzati con l’apporto della Fondazione del gruppo, o da organizzazioni religiose e laiche nel mondo; Sezione Giovani, dedicata ai giovani filmaker; news dal mondo.

La creatività educativa
come ambito della catechesi con i ragazzi

La creatività educativa come ambito della catechesi con i ragazzi

La ricerca nasce dall’esigenza di dare vita a un dialogo proficuo tra scienze umane e verità di fede, che è il servizio proprio del catecheta. La creatività è forse la dimensione e la competenza più richiesta, ma nello stesso tempo anche quella più fraintesa. Nel volume l’autore conduce un’indagine di tutti gli ambi che un’azione catechistica efficace deve tenere in conto: scienze umane, teologia, catechesi e lettura del magistero,. Lungi dall’essere un saggio esauriente, esso si offre come base per un proficuo cammino di ricerca e sviluppo del tanto desiderato incontro tra la Parola annunciata e la vita degli uomini che la ricevono.

 

Fabio Fanisio è un sacerdote della Diocesi di Frosinone–Veroli–Ferentino con la vocazione da educatore alla quale ha dedicato il suo ministero e i suoi studi. Ha frequentato l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, dove ha conseguito la laurea magistrale in Scienze pedagogiche e in seguito l’Università Pontificia Salesiana, dove ha ottenuto la licenza in Scienze dell’educazione con la specializzazione in Catechetica.

Una nuova guida per comunità e parrocchie sull’ecologia integrale

L’ecologia integrale è un faro che illumina la via di sempre più comunità, diocesi e parrocchie, che stanno attuando una conversione ecologica e sociale. Ma per questa trasformazione collettiva non c’è molto tempo, come ricorda Papa Francesco: curare e custodire il creato, le sorelle e i fratelli, a partire da quelli più svantaggiati, è ormai un imperativo morale. Per aiutare in questo percorso, la seconda edizione della Guida per comunità e parrocchie sull’ecologia integrale, a cura di FOCSIV in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, propone pratiche di conversione ecologica, sociale e ambientale tramite la presentazione di venti esempi concreti dal Nord al Sud dell’Italia, in collegamento con gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Il documento è rivolto non solo ai responsabili diocesani, parrocchiali e di comunità, ma a tutte le persone di buona volontà che intendono agire per rendere concreto il proprio impegno di conversione sociale e ambientale. Prendendo spunto dalle pratiche presentate, che possono essere replicate, la Chiesa può dimostrarsi in uscita e profetica soprattutto in quei territori che vivono importanti problemi ambientali e sociali. Nell’introduzione di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio della CEI, si legge:

«La Guida è insieme una raccolta e un invito. Raccoglie le buone pratiche già esistenti e le ripropone con libertà. Ciascuno così può fare discernimento e progettare il suo impegno. Invita a generare altre buone pratiche, che possono arricchire il patrimonio già consistente e rafforzare il processo avviato da papa Francesco con Laudato si’. L’impegno riguarda le diverse realtà ecclesiali: le diocesi, le parrocchie, gli istituti religiosi, i monasteri, le associazioni, i movimenti, i gruppi, le famiglie… fino ai singoli cristiani. Ciascuno può, per il semplice fatto che abita questo bellissimo e fragile pianeta. Ma soprattutto, perché custodisce una riserva etica che nasce dal progetto di Dio sulla creazione. La cura della casa comune è parte integrante del servizio credente al bene comune. Non si aggiunge come un di più o come un occhiolino schiacciato alle mode del momento. È un colossale “sì” al dono del Creatore.»

Scarica qui la Guida per comunità e parrocchie sull’ecologia integrale

da Rete Sicomoro del 12/10/2020