Corsi Estivi per Insegnanti di Religione

Pozza di Fassa 16-22 giugno / 30 giugno – 6 luglio

I due Corsi estivi che l’Istituto di Catechetica  dell’UPS propone tendono a mettere a fuoco le nuove dinamiche educative che si impongono nel rinnovamento della Scuola, nell’accentuazione della competenza, ormai condivisa dalle varie discipline, nelle Indicazioni Nazionali  della CEI per lRC.  Una progettazione che sappia integrare correttamente le molteplici sollecitazioni educative che attraversano la scuola e si impongono all’Insegnamento della Religione è la condizione non tanto della presenza dell’IRC, quanto della sua efficacia e legittimazione attuali.

I Corsi, con particolare attenzione alle Secondarie in quello di Luglio, vogliono garantire consapevolezza e padronanza al Docente di Religione nell’esercizio sereno della sua professionalità.

– I Corsi sono organizzati ai sensi delle Direttive Ministeriali n. 305 (art. 2 comma 7) del 1 luglio 1996,  n. 156 (art. 1 comma 2) del 26 marzo 1998.

Ai sensi dell’art. 14 comma 1, 2 e 7 del CCNL, rientra nelle iniziative di formazione e aggiornamento progettate e realizzate dalle Agenzie di Formazione riconosciute dal MIUR.

– Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

– Il primo Corso ha ottenuto il finanziamento da parte del Ministero, per il secondo si è in attesa di approvazione.

 

1° Corso

Progettualità e competenza nell’IRC

Corso estivo: 16-22 giugno

 

Lunedì 17 giugno

Mattino

Michele Pellerey: Programmazione curricolare per competenze

Guglielmo Malizia: Le riforme della Scuola e l’IRC

Pomeriggio

Laboratori

Martedì 18 giugno

Mattino

Bissoli Cesare:            La componente biblica nelle NIN dell’IRC. Una lettura pedagogico-didattica

Michele Pellerey: Competenze chiave europee per l’apprendimento permanente e l’IRC

Romio Roberto: Progettare e valutare le competenze religiose scolastiche

Pomeriggio

Laboratori

Mercoledì 19 giugno

Mattino

Diana Massimo: Competenza relazionale nell’Idr

Castegnaro Alessandro: Studente e apprendimento nell’IRC

Pomeriggio

Tavola rotonda:

Coordinatore: Maurizio Lucillo

Diana,  Malizia, Pellerey, Moral, Romio, Kannheiser, Castegnaro, Escudero, Wierzbicki

Giovedì 20 giugno

Mattino

Trenti Zelindo: Competenza e linguaggio nell’IRC

Kannheiser Franca: Compiti di sviluppo e competenze IRC

Pomeriggio

Laboratori

Venerdì 21 giugno

Mattino

Escudero Antonio: Il sapere religioso nell’IRC

Moral José Luis: Linguaggio, comunicazione e religione

Pomeriggio

Laboratori

Sabato 22 giugno

Mattino

Wierzbicki Miroslaw – Trenti Zelindo:            

Sintesi laboratori. Competenza nell’IRC?. La Progettazione didattica

Presentazione di Ospite Inatteso.

Verifica dei laboratori. Conclusioni

            

2° Corso

Traguardi di competenza nell’IRC:

progettazione e valutazione

 

Corso estivo: 30 giugno-6 luglio

 

Lunedì 1 luglio

Mattino

Cicatelli Sergio: Programmazione curricolare per competenze

Guglielmo Malizia: Le riforme della Scuola e l’IRC

Pomeriggio

Laboratori

Martedì 2 luglio

Mattino

Trenti Zelindo: Linguaggio e competenza nell’IRC

Romio Roberto: Progettare e valutare le competenze religiose scolastiche

Pomeriggio

Laboratori

Mercoledì 3 luglio

Mattino

Moral José Luis: Linguaggio, comunicazione e religione

Usai Gianpaolo: Studente e apprendimento nell’IRC

Pomeriggio

Tavola rotonda:

Coordinatore: Maurizio Lucillo

Cicatelli, Romio, Usai, Diana, Malizia, Wierzbicki, Kannheiser, Moral.

Giovedì 4 luglio

Mattino

Diana Massimo: Competenza relazionale nell’Idr

Kannheiser Franca: Compiti di sviluppo e competenze IRC

Pomeriggio

Laboratori

Venerdì 5 luglio

Mattino

Bissoli Cesare:            La componente biblica nelle NIN dell’IRC. Una lettura pedagogico-didattica

Wierzbicki Miroslaw: Processi di apprendimento nell’IRC

Pomeriggio

Laboratori

Sabato 6 luglio

Mattino

Equipe Ospite Inatteso: La elaborazione didattica. Presentazione di Ospite Inatteso

Verifica dei laboratori. Conclusioni

                                         

Iscrizioni

Segreteria Istituto di Catechetica

Università Pontificia Salesiana

Piazza Ateneo Salesiano, 1 – 00139 ROMA

Tel 06. 87.290.651; 06. 87.290.808 –  Fax 06. 87.290.354

e-mail: catechetica@unisal.it

orario di Ufficio: 8.30-12 (martedì e giovedì)

 

Inviare la scheda di iscrizione direttamente presso la Segreteria dell’Istituto di Catechetica all’Università Salesiana nei termini indicati.

SCHEDA D’ISCRIZIONE

 

Le iscrizioni al Corso di giugno devono pervenire via Fax o Mail entro il 20 giugno 2013 alla Segreteria dell’Istituto di Catechetica.

 Le iscrizioni al Corso di luglio devono pervenire via Fax o Mail entro il 20 giugno 2013 alla Segreteria dell’Istituto di Catechetica.

 

Il numero massimo di partecipanti è di 50 persone, oltrepassato il quale si elabora una lista di attesa.

Dalla Strenna 2013: la pedagogia della bontà al servizio dei giovani

«Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi» (Fil 4:4)

 

Come Don Bosco educatore, offriamo ai giovani il Vangelo della gioia attraverso la pedagogia della bontà

 

Carissimi Fratelli e Sorelle della Famiglia Salesiana,

Dopo aver centrato l’attenzione sulla storia di Don Bosco ed aver cercato di comprendere meglio tutta la sua vita, segnata dalla predilezione per i giovani, la Strenna 2013 ha come obiettivo quello di approfondire la sua proposta educativa. Concretamente vogliamo avvicinarci a Don Bosco educatore. Si tratta quindi di approfondire ed aggiornare il Sistema Preventivo.

Anche in questo compito, il nostro approccio non è solo intellettuale. È certamente necessario, da una parte, uno studio approfondito della pedagogia salesiana, per aggiornarla secondo la sensibilità e le esigenze del nostro tempo. Oggi, infatti, i contesti sociali, economici, culturali, politici, religiosi, nei quali ci troviamo a vivere la vocazione ed a svolgere la missione salesiana, sono profondamente cambiati. D’altra parte, per una fedeltà carismatica al nostro Padre, è ugualmente necessario fare nostro il contenuto e il metodo della sua offerta educativa e pastorale. Nel contesto della società di oggi siamo chiamati ad essere santi educatori come lui, donando come lui la nostra vita, lavorando con e per i giovani.


ALLA RISCOPERTA DEL SISTEMA PREVENTIVO

Ripensando all’esperienza educativa di Don Bosco, siamo chiamati a riviverla oggi con fedeltà. Ora per una corretta attualizzazione del Sistema Preventivo, più che pensare immediatamente a dei programmi, a delle formule, o ribadire  degli “slogans” generici e buoni per tutte le stagioni, oggi il nostro sforzo sarà, anzitutto, quello di una comprensione storica del metodo di Don Bosco. Si tratta in concreto di analizzare come sia stato diversificato il suo operare per i giovani, per il popolo, per la chiesa, per la società, per la vita religiosa, e anche come diversificato sia stato il suo modo di educare i giovani del primo Oratorio festivo, del piccolo seminario di Valdocco, dei chierici salesiani e non salesiani, dei missionari. Ma si può osservare come già nel primo Oratorio di casa Pinardi fossero presenti alcune importanti intuizioni che saranno successivamente acquisite nella loro valenza più profonda di complessa sintesi umanistico-cristiana:

  1. una struttura flessibile, quale opera di mediazione tra Chiesa, società urbana e fasce popolari giovanili;
  2. il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente popolare;
  3. la religione posta a fondamento dell’educazione, secondo l’insegnamento della pedagogia cattolica trasmessa a lui dall’ambiente del Convitto;
  4. l’intreccio dinamico tra formazione religiosa e sviluppo umano, tra catechismo ed educazione;
  5. la convinzione che l’istruzione costituisce lo strumento essenziale per illuminare la mente;
  6. l’educazione, così come la catechesi, che si sviluppa in tutte le espressioni compatibili con la ristrettezza del tempo e delle risorse;
  7. la piena occupazione e valorizzazione del tempo libero;
  8. l’amorevolezza come stile educativo e, più in generale, come stile di vita cristiana.

Una volta conosciuto correttamente il passato storico, occorre tradurre nell’oggi le grandi intuizioni e virtualità del Sistema Preventivo. Bisogna modernizzarne i principi, i concetti, gli orientamenti originari, reinterpretando sul piano teorico e pratico sia le grandi idee di fondo, sia i grandi orientamenti di metodo. E tutto ciò a vantaggio della formazione di giovani “nuovi” del sec. XXI, chiamati a vivere e confrontarsi con una vastissima ed inedita gamma di situazioni e problemi, in tempi decisamente mutati, sui quali le stesse scienze umane sono in fase di riflessione critica.

In particolare, desidero suggerire tre prospettive, analizzando più in profondità la prima di esse.

1. Il rilancio dell’ “onesto cittadino” e del “buon cristiano”

In un mondo profondamente cambiato rispetto a quello dell’ottocento, operare la carità secondo criteri angusti, locali, pragmatici, dimenticando le più ampie dimensioni del bene comune, a raggio nazionale e mondiale, sarebbe una grave lacuna di ordine sociologico ed anche teologico. Concepire la carità solo come elemosina, aiuto d’emergenza, significa rischiare di muoversi nell’ambito di un “falso samaritanesimo”.

Ci si impone pertanto una riflessione profonda, innanzitutto a livello speculativo. Essa deve estendere la sua considerazione a tutti i contenuti relativi al tema della promozione umana, giovanile, popolare, avendo, al contempo, attenzione alle diverse qualificate considerazioni filosofico-antropologiche, teologiche, scientifiche, storiche, metodologiche pertinenti. Questa riflessione, si  deve poi concretizzare sul piano della esperienza e della riflessione operativa dei singoli e delle comunità.

Dovremo procedere nella direzione di una riconferma aggiornata della “scelta socio-politica-educativa” di Don Bosco. Questo non significa promuovere un attivismo ideologico, legato a particolari scelte politiche di partito, ma formare ad una sensibilità sociale e politica, che porta comunque ad investire la propria vita per il bene della comunità sociale, impegnando la vita come missione, con un riferimento costante agli inalienabili valori umani e cristiani. Detto in altri termini, la riconsiderazione della qualità sociale dell’educazione dovrebbe incentivare la creazione di esplicite esperienze di impegno sociale nel senso più ampio.

Chiediamoci: la Congregazione Salesiana, la Famiglia Salesiana, le nostre Ispettorie, gruppi e case stanno facendo tutto il possibile in tale direzione? La loro solidarietà con la gioventù è solo atto di affetto, gesto di donazione, o anche contributo di competenza, risposta razionale, adeguata e pertinente ai bisogni dei giovani e delle classi sociali più deboli?

E altrettanto si dovrebbe dire del rilancio del “buon cristiano”. Don Bosco, “bruciato” dallo zelo per le anime, ha compreso l’ambiguità e la pericolosità della situazione, ne ha contestato i presupposti, ha trovato forme nuove di opporsi al male, pur con le scarse risorse (culturali, economiche…) di cui disponeva. Si tratta di svelare e aiutare a vivere consapevolmente la vocazione di uomo, la verità della persona. E proprio in questo i credenti possono dare il loro contributo più prezioso.

Ma come attualizzare il “buon cristiano” di Don Bosco? Come salvaguardare oggi la totalità umano-cristiana del progetto in iniziative formalmente o prevalentemente religiose e pastorali, contro i pericoli di antichi e nuovi integrismi ed esclusivismi? Come trasformare la tradizionale educazione, il cui contesto era “una società monoreligiosa”, in un’educazione aperta e, al tempo stesso, critica, di fronte al pluralismo contemporaneo? Come educare a vivere in autonomia e nello stesso tempo essere partecipi di un mondo plurireligioso, pluriculturale, plurietnico? A fronte dell’attuale superamento della tradizionale pedagogia dell’obbedienza, adeguata ad un certo tipo di ecclesiologia, come promuovere una pedagogia della libertà e della responsabilità, tesa alla costruzione di persone responsabili, capaci di libere decisioni mature, aperte alla comunicazione interpersonale, inserite attivamente nelle strutture sociali, in atteggiamento non conformistico, ma costruttivamente critico?

2. Il ritorno ai giovani con maggior qualificazione

 

È tra i giovani che Don Bosco ha elaborato il suo stile di vita, il suo patrimonio pastorale e pedagogico, il suo sistema, la sua spiritualità. Missione salesiana è consacrazione, è “predilezione” per i giovani e tale predilezione, al suo stato iniziale, lo sappiamo, è un dono di Dio, ma spetta alla nostra intelligenza ed al nostro cuore svilupparla e perfezionarla.

La fedeltà alla nostra missione poi, per essere incisiva, deve essere posta a contatto con i “nodi” della cultura di oggi, con le matrici della mentalità e dei comportamenti attuali. Siamo di fronte a sfide davvero grandi, che esigono serietà di analisi, pertinenza di osservazioni critiche, confronto culturale approfondito, capacità di condividere psicologicamente ed esistenzialmente la situazione. Ed allora, per limitarci ad alcune domande:

 

a- Chi sono esattamente i giovani ai quali “consacriamo” personalmente e in comunità la nostra vita?

b- Qual è la nostra professionalità pastorale, a livello di riflessione teorica sugli itinerari educativi ed a livello di prassi pastorale?

c- La responsabilità educativa oggi non può essere che collettiva, corale, partecipata. Qual è allora il nostro “punto di aggancio” con la “rete di relazioni” sul territorio e anche oltre il territorio  in cui vivono i nostri giovani?

d- Se qualche volta la Chiesa si trova disarmata di fronte ai giovani, non è che per caso lo sono anche i Salesiani o la Famiglia Salesiana di oggi?

3. Un’educazione di cuore

In questi ultimi decenni forse le nuove generazioni salesiane provano un senso di smarrimento di fronte alle antiche formulazioni del Sistema Preventivo: o perché non sanno come applicarlo oggi, oppure perché inconsapevolmente lo immaginano come un “rapporto paternalistico” con i giovani. Al contrario, quando guardiamo a Don Bosco, visto nella sua realtà vissuta, scopriamo in lui un istintivo e geniale superamento del paternalismo educativo inculcato da molta parte della pedagogia dei secoli a lui precedenti (’500-’700).

 

Possiamo chiederci: oggi i giovani e gli adulti entrano o possono entrare nel cuore dell’educatore salesiano? Che vi scoprono? Un tecnocrate, un abile, ma vacuo comunicatore, oppure una umanità ricca, completata e animata dalla Grazia di Gesù Cristo, nel Corpo Mistico, ecc.?

A partire dalla conoscenza della pedagogia di Don Bosco, i grandi punti di riferimento e gli impegni della Strenna del 2013 sono i seguenti.

  1. 1. Il ‘vangelo della gioia’, che caratterizza tutta la storia di Don Bosco ed è l’anima delle sue molteplici attività. Don Bosco ha intercettato il desiderio di felicità presente nei giovani e ha declinato la loro gioia di vivere nei linguaggi dell’allegria, del cortile e della festa; ma non ha mai cessato di indicare Dio quale fonte della gioia vera.
  1. La pedagogia della bontà. L’amorevolezza di Don Bosco è, senza dubbio, un tratto caratteristico della sua metodologia pedagogica ritenuto valido anche oggi, sia nei contesti ancora cristiani sia in quelli dove vivono giovani appartenenti ad altre religioni. Non è però riducibile solo a un principio pedagogico, ma va riconosciuta come elemento essenziale della nostra spiritualità.

3.  Il Sistema Preventivo. Rappresenta il condensato della saggezza pedagogica di Don Bosco e costituisce il messaggio profetico che egli ha lasciato ai suoi eredi e a tutta la Chiesa. È un’esperienza spirituale ed educativa che si fonda su ragione, religione ed ‘amorevolezza.

  1. L’educazione è cosa del cuore. «La pedagogia di Don Bosco, ha scritto don Pietro Braido, s’identifica con tutta la sua azione; e tutta l’azione con la sua personalità; e tutto Don Bosco è raccolto, in definitiva, nel suo cuore».[1] Ecco la sua grandezza ed il segreto del suo successo come educatore. «Affermare che il suo cuore era donato interamente ai giovani, significa dire che tutta la sua persona, intelligenza, cuore, volontà, forza fisica, tutto il suo essere era orientato a fare loro del bene, a promuoverne la crescita integrale, a desiderarne la salvezza eterna».[2]

5.  La formazione dell’onesto cittadino e del buon cristiano. Formare “buoni cristiani e onesti cittadini” è intenzionalità più volte espressa da Don Bosco per indicare tutto ciò di cui i giovani necessitano per vivere con pienezza la loro esistenza umana e cristiana. Quindi, la presenza educativa nel sociale comprende queste realtà: la sensibilità educativa, le politiche educative, la qualità educativa del vivere sociale, la cultura.

  1. Umanesimo salesiano. Don Bosco sapeva “valo­rizzare tutto il positivo radicato nella vita delle persone, nelle realtà create, negli eventi della storia. Ciò lo portava a cogliere gli autentici valori presenti nel mondo, specie se gra­diti ai giovani; a inserirsi nel flusso della cultura e dello sviluppo umano del proprio tempo, stimolando il bene e rifiutandosi di gemere sui mali; a ricercare con saggezza la cooperazione di molti, convinto che ciascuno ha dei doni che vanno scoperti, riconosciuti e valorizzati; a credere nella forza dell’educazione che sostiene la crescita del giovane e lo incoraggia a diventare onesto cittadino e buon cristiano; ad affidarsi sempre e comunque alla prov­videnza di Dio, percepito e amato come Padre”.[3]
  1. Sistema Preventivo e Diritti Umani. La Congregazione non ha motivo di esistere se non per la salvezza integrale dei giovani. Questa nostra missione, il vangelo e il nostro carisma oggi ci chiedono di percorrere anche la strada dei diritti umani; si tratta di una via e di un linguaggio nuovi che non possiamo trascurare. Il sistema preventivo e i diritti umani interagiscono, arricchendosi l’un l’altro. Il sistema preventivo offre ai diritti umani un approccio educativo unico ed innovativo rispetto al movimento di promozione e protezione dei diritti umani. Allo stesso modo i diritti umani offrono al sistema preventivo nuove frontiere ed opportunità di impatto sociale e culturale come risposta efficace al “dramma dell’umanità moderna, della frattura tra educazione e società, del divario tra scuola e cittadinanza”.[4]
  2. Per una comprensione approfondita e l’attuazione dei punti nodali suindicati sono utilmente da leggere: Il Sistema Preventivo nell’educazione della gioventù, la Lettera da Roma, le Biografie di Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, tutti scritti di Don Bosco che illustrano bene sia la sua esperienza educativa che le sue scelte pedagogiche.

 

Don Pascual Chávez V., SDB

Rettor Maggiore


[1] Cf. P. BRAIDO, Prevenire non reprimere. Il sistema educativo di Don Bosco, LAS, Roma 1999, p. 181.

[2] P. RUFFINATO, Educhiamo con il cuore di Don Bosco, in “Note di Pastorale Giovanile”, n. 6/2007, p. 9.

[3] Cfr Art. 7 – Carta di identità carismatica della Famiglia Salesiana – Roma 2012

[4] Si veda P. Pascual Chàvez Villanueva, Educazione e cittadinanza. Lectio Magistralis per la Laurea Honoris Causa, Genova, 23 aprile 2007.

Omelia RM 16ago12

Spunti dal convegno di aggiornamento per gli insegnanti di religione…

L’Istituto di Catechetica della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana di Roma ha promosso un incontro di due giorni con gli Insegnanti di religione di ogni ordine e grado lo scorso 23-25 marzo con sede l’Istituto Salesiano S. Cuore in Via Marsala 42.

La riflessione dell’Istituto di Catechetica ha messo al centro del dibattito il tema delle competenze e dei profili che fermenta la Scuola attuale  promuovendo, nella pedagogia specifica ermeneutica, alcune indicazioni applicative per l’intervento educativo del Docente di Religione Cattolica ed una precisa definizione per ciascuna delle discipline in oggetto.

Programma Convegno 2012

Copertina Convegno 2012


Vi proponiamo i materiali relativi agli interventi:

Sabato, 24

Prof. Michele Pellerey.

Traguardi per lo sviluppo e profili di competenza nella scuola attuale     clicca su: Pellerey

Prof. Cesare Bissoli.

Le competenze per l’IRC: Le indicazioni CEI       clicca su: Bissoli

Prof. Sergio Cicatelli.

“Profili degli studenti e competenze prodotte dall’IRC”       clicca su: Cicatelli

Prof. Wierzbicki Miroslaw.

Competenza nel contesto europeo      clicca su: MIROSLAW

Prof. Corrado Pastore.

La competenza nell’IRC e l’uso delle fonti bibliche       clicca su: Pastore

Domenica 25

Prof. Zelindo Trenti.

Il linguaggio religioso alla  base della competenza professionale    clicca su: trenti

Prof. Roberto Romio.

Traguardi di sviluppo e profili nell’apprendimento: Dimensione didattico-sperimentale   della competenza       clicca su: ROMIO

Ancora…

Esercitazioni pedagogico-didattiche sulle competenze nell’Irc   clicca su: Astuto-Carnevale-Cursio


Convegno nazionale: “Impegno comune per un IRC di qualità”

 

Si svolgerà a Roma nei giorni 16-17 aprile 2012 il Convegno nazionale dei direttori e responsabili IRC, sul tema “Impegno comune per un Irc di qualità“.

 

Il Servizio Nazionale per l’Irc e il Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze Religiose della CEI hanno scelto di celebrare congiuntamente (per l’anno 2012) il Convegno Nazionale dei Direttori e Responsabili diocesani dell’Irc e quello dei Presidi delle Facoltà Teologiche e dei Direttori degli ISSR allo scopo di promuovere e consolidare l’impegno comune a favore della formazione iniziale e permanente dei docenti di religione cattolica (Idr).

Il Convegno farà emergere spazi di cooperazione tra Uffici/Servizi diocesani e regionali per l’Irc, Facoltà Teologiche e ISSR.

Le relazioni e i lavori saranno mirati ad approfondire, da una parte, l’identità della disciplina Irc nell’ordinamento scolastico italiano e, dall’altra, il quadro di riferimento costituito dai nuovi ordinamenti degli ISSR, varati dalla CEC a partire dal 2005.

L’incontro potrà mettere in luce anche le potenzialità ancora inespresse del progetto di riordino, chiarire le problematiche legate ai passaggi dal vecchio al nuovo assetto degli istituti e gettare le basi per una più generalizzata collaborazione con particolare attenzione alla pratica dei tirocini dell’Irc.

Sono diponibili il Programma dettagliato e la nota di esonero del MIUR per gli insegnanti.

Convegno Nazionale “Educare alla vita buona del Vangelo a scuola e nella FP”

Roma 18-19 Febbraio 2012   AR.SO – Centro Congressi Via Aurelia 773 – Roma

Il Centro Studi per la Scuola Cattolica della CEI organizza nei giorni 17-19 febbraio 2012 un Convegno Nazionale sul tema “Educare alla vita buona del Vangelo a scuola e nella FP”. L’obiettivo è quello di ripensare il progetto educativo della scuola cattolica all’inizio del decennio degli Orientamenti Pastorali in modo da poter sperimentare e verificare nel periodo 2010-20 la nuova impostazione.


scheda di iscrizione (iscriversi al più presto)

Note Organizzative
Per esigenze organizzative  è indispensabile inviare la scheda di iscrizione entro DOMANI 9 febbraio al Centro Studi Scuola Cattolica n. di fax 0666398451 o all’indirizzo e-mail csscuola@chiesacattolica.it
Il Centro Congressi AR.S.O, ha messo a disposizione del CSSC  35  stanze per gli ospiti che intendono pernottare presso la struttura  a tariffe in convezione.
Prima della prenotazione è indispensabile contattare la segreteria del CSSC per verificare la disponibilità. La quota del servizio richiesto  va versata al momento dell’iscrizione  mentre i  pranzi del 18 e del 19 febbraio  sono offerti dal Centro Studi Scuola Cattolica. Ulteriori dettagli nelle note organizzative della scheda di iscrizione

Avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2012-2013

Richiamiamo all’inizio dell’anno 2012 il

Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana con cui i vescovi italiani hanno sollecitato studenti e genitori ad avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica.

Degne di nota sono le parole del Papa nel ribadire come la disciplina sia utile a rispondere ai perché della nostra vita educando i giovani ad assumere una condotta di vita ispirata ai valori etici e cristiani.

 

Cari studenti e genitori,

nelle prossime settimane sarete chiamati a esprimervi sulla scelta di avvalervi dell’insegnamento della religione cattolica.

Si tratta di un appuntamento di grande responsabilità perché consente, a voi studenti, di riflettere sulla validità di tale proposta e di decidere personalmente se farne risorsa per la vostra formazione e, a voi genitori, di ponderare le possibilità educative offerte ai vostri figli.

Vogliamo dirvi che vi siamo vicini, condividiamo i dubbi e le speranze che abitano il vostro cuore di fronte alle ricadute che le contraddizioni del momento presente e le incertezze del futuro hanno sulla scuola; partecipiamo al vostro anelito di verità e di sicurezza, impegnati, insieme a tutte le persone di buona volontà, in particolare mediante lo strumento dell’insegnamento della religione cattolica, a fare della scuola uno spazio educativo autentico per le nuove generazioni, un luogo di formazione alla pacifica convivenza tra i popoli e di confronto rispettoso, sotto la guida di veri maestri e di convinti educatori.

 

La Chiesa è dalla vostra parte, si fa carico di ogni vostra fatica, vuole offrirvi il supporto della sua bimillenaria esperienza a servizio dell’uomo e delle sue più profonde aspirazioni, vuole aiutare voi studenti, attraverso l’opera di insegnanti professionalmente competenti e spiritualmente motivati, a leggere e interpretare la cultura letteraria, artistica e storica in cui siete nati e cresciuti, o dove siete approdati in seguito a scelte di vita o a esodi forzati.

L’insegnamento della religione cattolica è una disciplina che tiene viva la ricerca di Dio, aiuta a trovare risposte di senso ai “perché” della vita, educa a una condotta ispirata ai valori etici e, facendo conoscere il cristianesimo nella tradizione cattolica, presenta il Vangelo di Gesù Cristo in un confronto sereno e ragionato con le altre religioni.

Afferma a questo proposito Papa Benedetto XVI: «una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell’umanesimo, le cui conseguenze non potrebbero essere che gravi. Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura» (Discorso all’Incontro con il mondo della cultura al Collège des Bernandins, Parigi 12 settembre 2008).

 

Nel cuore di una formazione istituzionalizzata come quella della scuola, in continuità con la famiglia e in preparazione alla vita sociale e professionale, l’insegnamento della religione cattolica è un valore aggiunto a cui vi invitiamo a guardare con fiducia, qualunque sia il vostro credo e la vostra estrazione culturale.

In forza delle sue ragioni storiche e della sua valenza educativa, esso è di fatto capace di proporsi come significativa risorsa di orientamento per tutti e di intercettare il radicale bisogno di apertura a dimensioni che vanno oltre i limiti dell’esperienza puramente materiale.

 

Cari genitori e docenti, a voi rivolgiamo il caloroso invito a operare insieme perché non manchi alle giovani generazioni l’opportunità di una proposta inerente la dimensione religiosa e di una cultura umanistica e sapienziale che li abiliti ad affrontare le sfide del nostro tempo.

 

Roma, 15 novembre 2011

 

LA PRESIDENZA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new_v3/cciv4_doc.edit_documento?id_pagina=7414&p_id=15512

Gesù nelle mani dei giovani

 

L’educazione delle nuove generazioni alla pace

 

 

Il 2011 si è concluso così come era iniziato, segnato da una serie di manifestazioni dei giovani in quasi tutte le capitali europee e in buona parte di quelle del resto del mondo. Nelle nuove generazioni è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia. E su questo, come su altri versanti, il 2012 si annuncia altrettanto tenebroso all’orizzonte. “Le radici di questo malessere – dice il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace in questa intervista rilasciata al nostro giornale – sono anzitutto culturali e antropologiche”. Quello che manca, ritiene in sostanza il porporato, è un’educazione alla solidarietà intergenerazionale. E questo genera il disorientamento dei giovani di fronte a modelli che sentono come propri. Non a caso il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno ha scritto: “Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno”. Sono questi i motivi “per i quali Benedetto XVI – sottolinea il cardinale – reclama la responsabilità di tutti alla formazione dei giovani, i veri protagonisti del futuro”.

Effettivamente il concetto chiave della Giornata mondiale della pace 2012 sembra ruotare su due cardini indicati dal Papa: il protagonismo dei giovani e la contestualizzazione delle questioni da affrontare come sfide. Il fatto che la Chiesa punti molto sui giovani non è una novità. Cosa c’è in più in questo ulteriore richiamo di Benedetto XVI?

L’attenzione mostrata dal Papa per i giovani è profondamente coerente con quella di tutta la Chiesa nei loro confronti. Essi, infatti, sono da sempre in cima ai pensieri della Chiesa, poiché offrono un formidabile sguardo di speranza verso il futuro e, in questo senso, rappresentano la continuità della famiglia umana. Il Pontefice ha accolto il grido spesso silenzioso di tantissimi giovani e si impegna in prima persona perché essi siano resi protagonisti di un mondo nuovo e, nello stesso tempo, di una nuova evangelizzazione del sociale, di un impegno di trasfigurazione del mondo a partire dalla fede in Gesù Cristo. Quindi, come sostiene Benedetto XVI nella Caritas in veritate, fiduciosi piuttosto che rassegnati, i giovani protagonisti e costruttori di un futuro migliore, sono chiamati a riprogettare il loro cammino e a darsi nuove regole. Il messaggio del Papa, così come la sua omelia del 1° gennaio, sono fortemente calati nella realtà del mondo attuale. Un mondo gravemente segnato non solo dalla crisi economica e finanziaria, con tutte le sue molteplici drammatiche conseguenze, in primo luogo nel mondo del lavoro, ma anche dalla diffusa mentalità nichilista che nega ogni fondamento trascendentale e confina la persona in un orizzonte di solitudine, di materialismo, di egoismo, di disperazione. Il Papa ha voluto esprimere la sua profonda, concreta e accorata vicinanza alle inquietudini che oggi affliggono i giovani e le loro famiglie; ha voluto accogliere e rilanciare le loro giuste richieste di giustizia, da qualunque parte del mondo esse provengano, e certo non per farsi portavoce degli indignados, come hanno suggerito o scritto alcuni giornali.

Tra le cose che influenzano negativamente i giovani, il Papa, già nella Caritas in veritate, denunciava una “carenza di pensiero” nella società odierna. Poi ha continuato a porre l’accento su quella che egli non ha esitato a definire “emergenza educativa”. Oggi torna a indicare l’educazione dei giovani come una sfida da affrontare per conquistare la pace e la giustizia nel mondo. Cosa c’è che non va nel sistema educativo a livello mondiale?

Il sistema educativo non è, per così dire, un organismo isolato, un organismo a sé stante. È piuttosto espressione di una solidarietà intergenerazionale tra passato e presente, tra presente e futuro. È intimamente intrecciato ad altri sistemi che riguardano l’esistenza umana. Soprattutto è intrecciato con la pratica quotidiana, cioè con quel mutevole stile della vita che sembra ormai incapace di sostenere il sistema educativo. Penso per esempio a tutto ciò che discende, in termini culturali e di mentalità, dal consumismo, dall’edonismo e, specialmente, da un’idea di libertà fraintesa. Nel senso che essa viene percepita solo come licenza di seguire all’infinito i propri impulsi e interessi particolari, e non come capacità di legarsi al vero bene, accettando quelle regole che lo tutelano e lo favoriscono. Tale concezione uccide, di fatto, la stessa libertà, generando quell’emergenza educativa, più volte denunciata dal Papa, che è un’emergenza di carattere antropologico ed etico. Questa può essere contrastata efficacemente mediante il serio rilancio di un nuovo pensiero critico, di una cultura aperta alla trascendenza e di un’educazione aperta al compimento umano in Dio. Lei mi domanda cosa non va nel sistema educativo. Io credo che la questione principale riguardi soprattutto la mancanza di una visione allargata, di un ampio orizzonte. Oggi, a mio parere, c’è bisogno di una educazione alla mondialità, che sia interdisciplinare, interculturale, interreligiosa, interetnica.

È stato per richiamare questa necessità di un nuova educazione che il Papa, all’omelia della messa per la Giornata mondiale della pace, ha posto quell’inquietante interrogativo: “Ha ancora un senso educare?”.

Credo che il senso della domanda del Papa sia duplice. Innanzitutto credo abbia voluto focalizzare, con una provocazione, l’attenzione su una questione che ritiene fondamentale. Poi però ha voluto lanciare una sorta di “richiamo educativo” alla solidarietà intergenerazionale che consideri l’educazione come l’espressione e la trasmissione di un “manuale per la vita”, nell’ottica di una rinnovata etica pubblica e di una forte coesione sociale. Il Papa, chiedendo se abbia senso educare, ha sollevato un problema oggi radicale. Riguarda l’intero contesto culturale ed è posto primariamente dalla crisi del pensiero e dell’etica. Se manca ogni fondamento, se l’idea di verità viene messa da parte, si mette da parte anche un orizzonte, un fine al quale educare. L’educazione, infatti, per sua natura proietta e propone, nel costante dialogo, una molteplicità di principi e di cognizioni. Ma se tali principi e cognizioni vengono privati del loro senso, del loro fondamento di verità, ecco che l’intero processo educativo, per così dire, crolla. In questo senso, Benedetto XVI, consapevole della profonda correlazione del sistema educativo con altri sistemi e con altre realtà private e pubbliche, ha voluto appellarsi a tutti i responsabili del processo perché insieme compiano una revisione, una decostruzione dell’assetto attuale e una conseguente ricostruzione in termini, prima di tutto, di responsabilità. I giovani, infatti, spesso si trovano a vivere in contesti e ambienti di vita diseducativi, a fare esperienze che li fanno perdere o frustrare. Tutti i responsabili chiamati in causa sono invitati ad agire. Se, per esempio, il mondo politico non si fa esemplare, non solo nell’elaborazione di politiche eque, ma anche nella condotta del personale politico, o se la politica soggiace interamente alla sola forza degli interessi economici e finanziari stabilendo, così, una sua subalternità rispetto a essi, anche la società degenera. Lo stesso si può dire di tutti gli educatori, compresi i pastori e i formatori ecclesiastici. Credo sia fondamentale richiamare il problema dell’urgente rinnovamento della democrazia partecipativa, sempre più minata da derive populiste o da istanze nazionaliste o regionaliste.

I giovani in effetti non sono entità isolate. Essi vivono in un contesto che sembra spingerli su tutt’altra via rispetto a quella indicata dal Papa. Ancora oggi, violenza, prepotenza, intolleranza si pongono come antagonisti di sentimenti peraltro naturali per le nuove generazioni aperte al dialogo, alla convivenza pacifica, alla fraternità universale. Come metterli al riparo dai non valori che li minacciano?

Attraverso un’azione responsabile e congiunta di tutti i soggetti coinvolti. In primo luogo attraverso l’opera di educatori che siano a un tempo testimoni credibili per una seria educazione e una concreta formazione. E badi bene che i giovani non sono, per così dire, entità passive. Essi sono i primi responsabili. In questo senso, il Papa ha voluto porre l’enfasi sull’ascolto delle istanze giovanili. Ma allo stesso tempo mi sembra abbia voluto incoraggiare i giovani al protagonismo, a rendersi artefici della propria vita, nella valorizzazione dei propri talenti, in libertà e solidarietà con gli altri, a scoprire il progetto che Dio ha su ciascuno di loro.

Il Papa confida molto nell’opera della Chiesa nel campo formativo. Ma i giovani sono antropologicamente molto diversi dai loro maestri. Secondo lei si parla nel modo giusto, o meglio comprensibile, per le nuove generazioni?

Non direi “antropologicamente diversi”. Piuttosto, direi che i giovani sono diversi come mentalità, valori e formazione, così come avviene per ogni generazione rispetto alle precedenti. Se i giovani non vengono ascoltati, se vengono esclusi e non si permette loro di affermare i propri talenti e le proprie vocazioni, o se vengono confinati in un orizzonte di precarietà assoluta che li schiaccia sul presente eliminando qualsiasi progettualità del futuro, allora la risposta è che oggi non si parla ai giovani nel modo giusto. E non solo non si parla, ma non si agisce nel modo giusto, pensando, cioè, al futuro della società. Proclamando all’umanità la via della pace il Papa si è rivolto a tutti i giovani. È vero, essi sono culturalmente diversi. Ma come il Vangelo, così Benedetto XVI va diretto al cuore dei giovani, riesce anche a trascendere i confini nazionali, continentali, culturali, religiosi, superando i cosiddetti “spazi delle civiltà”. Come pastore ghanese, posso testimoniare per esempio l’accoglienza che il messaggio per la Giornata mondiale della pace ha ricevuto dai giovani del mio Paese e di tutta l’Africa, anch’essi molto diversi fra loro. Così è avvenuto in India, in Cina, in Brasile, negli Stati Uniti, in Europa e nelle altre Nazioni del mondo.

Esistono ostacoli di comunicazione per la penetrazione del Vangelo negli ambienti culturali che connotano l’universo giovanile?

Il Vangelo è un messaggio di speranza: una speranza per tutti gli uomini. È una realtà che cambia il cuore. È la buona novella valida per tutti i contesti culturali in ogni tempo. Essa va dritta al cuore delle persone. Se, però, i giovani sono costretti in ambienti, mentalità e stili di vita contrari al bene comune, contrari al loro stesso bene, e dunque contrari al Vangelo, che è un messaggio di vita, libertà, solidarietà, fraternità, accoglienza, amicizia, allora lo sguardo viene distolto dalle cose grandi e belle che l’esistenza loro riserva. Quanto alla questione della comunicazione faccio solo un esempio: per tutto il primo gennaio sono apparsi numerosissimi “cinguettii” su twitter a proposito del messaggio per la pace. È stata una gioia vedere giovani di ogni continente “cinguettare” le parole del Papa con il linguaggio tipico della rete. Sono molto contento di questa condivisione diretta con tanti giovani nel loro linguaggio e su uno dei social network tra i più frequentati dai ragazzi di ogni parte del mondo.

Il Papa ha concluso l’omelia del 1° gennaio con un’indicazione precisa: “Gesù è una via praticabile, aperta a tutti. È la via della pace”. Come il dicastero della Giustizia e della Pace cercherà di rendere visibile a tutti questa via nell’anno appena iniziato?

Innanzitutto ci dedicheremo a una diffusione capillare del messaggio per la Giornata mondiale della pace 2012. Abbiamo poi in programma la celebrazione del cinquantesimo anniversario del concilio Vaticano II. Inviteremo proprio le nuove generazioni a riflettere sui suoi contenuti. C’è poi da preparare con cura la celebrazione del cinquantesimo anniversario della Pacem in terris, nel 2013. Tra gli altri impegni di quest’anno segnalerei la preparazione della conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che, come è noto, si svolgerà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno prossimo. Abbiamo anche in programma l’organizzazione, in collaborazione con altri organismi, di una conferenza sulla vita rurale e una serie di tavole rotonde su diversi argomenti: il traffico di esseri umani; la difesa della persona umana dal concepimento alla sua fine naturale; le strategie d’impresa per il bene comune; il rinnovamento della missione e dell’identità della formazione cattolica nel mondo degli affari; e infine le nuove sfide per i cattolici nella costruzione del bene comune. Naturalmente collaboreremo con gli altri dicasteri della Santa Sede per far comprendere che il culto di Dio è fondamentalmente un atto di giustizia, senza il quale non sono possibili gli altri atti di giustizia fra gli uomini. Cercheremo anche di rafforzare l’idea che la fede in Cristo è fondamentale per rinnovare la cultura e la società per il bene di tutti. In questo senso, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace è pronto ad accogliere l’invito del Papa a intensificare gli sforzi per riaffermare la grande valenza intellettuale, spirituale e morale della fede. Il dicastero si adopererà per far comprendere a tutti che Cristo è la via per la pace, contribuendo così a esplicitare la dimensione sociale della nuova evangelizzazione, in sintonia con le prospettive del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre.

(©L’Osservatore Romano 6 gennaio 2012)

Scuola in chiaro: istruzioni per l’uso

 


Le scuole potranno inserire i loro dati. Dal 12 gennaio aperto l’accesso al nuovo servizio

 

 

In occasione della presentazione a Roma degli esiti della sperimentazione “Valorizza”, il capo dipartimento del Miur, Giovanni Biondi, aveva dato notizia del varo del progetto “Scuola in chiaro” in una logica di trasparenza e di accesso per le famiglie in occasione delle iscrizioni.

Il progetto, presentato con circolare 108 del 27 dicembre dallo stesso ministro Profumo, è stato illustrato con indicazioni operative nella nota prot. n. 6756 del 30 dicembre (www.istruzione.it), firmata dal Direttore Generale Emanuele Fidora.

Il progetto “Scuola in chiaro” – si legge nella nota – si articola in due fasi coordinate, una a carico della Amministrazione centrale e un’altra di responsabilità delle Istituzioni scolastiche.

L’Amministrazione da parte sua cura la predisposizione, in forma grafica e tabellare, dei dati riguardanti la singola Istituzione scolastica già presenti nel sistema informativo in quanto acquisiti attraverso processi amministrativi e varie rilevazioni ad hoc (informazioni generali sulla scuola, alunni, esiti scolastici, personale scolastico,…).

Le Istituzioni scolastiche provvedono invece all’inserimento delle informazioni di loro esclusiva conoscenza (didattica, servizi offerti, valutazione, eventuale presenza di modelli personalizzati per le iscrizioni).”

I dati delle istituzioni scolastiche possono essere  inseriti a partire dal 4 gennaio 2012, con la possibilità di effettuare in via permanente modifiche, integrazioni, aggiornamenti delle informazioni stesse. L’inserimento dei dati a cura delle scuole – continua la nota firmata dal DG Fidora – avviene tramite una apposita applicazione, avente il medesimo nome del progetto (“Scuola in chiaro”), situata nell’area “Rilevazioni” del portale SIDI; tale applicazione consente il caricamento di file (in formato pdf, doc, jpg o bmp per le immagini e di dimensione limitata ad un massimo di 1MB per ogni singolo file) e l’inserimento di dati attraverso griglie predisposte, con la compilazione di tabelle predefinite ovvero tramite la spunta di un elenco di voci”.

“Scuola in chiaro” partirà dal 12 gennaio 2012 e comprenderà sia i dati ministeriali sia quelli immessi da ogni singola istituzione.

La nota chiarisce anche che per l’anno scolastico 2012/2013 le iscrizioni possono essere effettuate attraverso il nuovo sistema on line per le prime classi della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, pur rimanendo attiva la tradizionale procedura di iscrizione presso le Istituzioni scolastiche.






–>


tuttoscuola.com

2011, un anno di scuola dalla A alla Z

il riepilogo dei principali avvenimenti che hanno riguardato la scuola italiana nell’ultimo anno.

 

UN ANNO DI SCUOLA DALLA A ALLA Z

Fatti, avvenimenti e persone – Consuntivo del 2011


A cura di TUTTOSCUOLA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A

 

Apprendistato

(maggio) – Il Consiglio dei ministri approva in prima lettura il decreto legislativo di riforma dell’apprendistato, destinato a diventare il Testo Unico in materia. Dopo l’intesa in Conferenza unificata il decreto entra in vigore alla fine di ottobre.

I contratti di apprendistato si applicano anche a ragazzi che abbiano compiuto 15 anni di età e, in tal caso, hanno valore di assolvimento dell’obbligo di istruzione.

Viene così modificata la riforma dell’obbligo scolastico, approvata con il ministro Fioroni, che disponeva il divieto di adibire ad attività lavorativa i ragazzi sotto i 16 anni di età.

Con le iscrizioni per l’anno scolastico 2012-13 sarà quindi possibile, nelle regioni che hanno stipulato la relativa intesa con lo Stato, per i 15enni chiedere di accedere a contratti di apprendistato, anziché iscriversi ad una scuola secondaria di II grado.

Una sconfitta dei fautori dell’obbligo o una realistica soluzione per contenere la dispersione scolastica?

Anief

(febbraio) – La Corte Costituzionale dà ragione all’Anief accogliendo il ricorso di docenti precari, patrocinati dall’Associazione, che avevano impugnato i provvedimenti di inserimento in coda, anziché a pettine, nei trasferimenti di graduatoria ad esaurimento in altre province.

Non è la prima vittoria giudiziaria dell’Anief (sono seguite anche sconfitte), ma sicuramente la più importante per una organizzazione sindacale che, rompendo qualsiasi schema ordinario nella tutela dei lavoratori della scuola, fonda essenzialmente la sua azione sui ricorsi ai tribunali.

Qualcuno l’ha giudicata una vera e propria macchina giudiziaria da guerra; altri l’hanno valutata come una astuta macchina per fare soldi. Ma intanto si fa strada nella categoria dove, grazie all’apporto di legali di buon livello, l’Associazione presieduta da Marcello Pacifico prospetta vittorie (o illusioni), ottenendo consensi soprattutto tra il personale precario.

E annuncia per il prossimo marzo l’entrata ufficiale nella competizione elettorale per le RSU nelle scuole.

Con l’intenzione di proporre ricorsi in ogni scuola come sistema di risolvere le relazioni sindacali?

 

 

 

 

 

B

 

Berlusconi

(novembre) – Dopo una votazione sulla fiducia che vede il suo governo scendere alla Camera sotto la soglia dei 316 voti Silvio Berlusconi getta la spugna e rassegna le dimissioni.

Si conclude così non solo la vita del quarto governo di centro-destra presieduto dall’imprenditore milanese, sceso in politica nel 1994, ma probabilmente un’intera fase della storia italiana del dopoguerra. A entrare in crisi è infatti la cosiddetta seconda Repubblica, caratterizzata dal bipolarismo, cioè dalla formazione di maggioranze  di volta in volta di centro-destra o di centro-sinistra, tutte rese deboli, però, dalla loro stessa conflittualità interna.

Con la formazione del governo Monti, sostenuto da Pdl, Pd e centristi, si apre una nuova fase politica dagli sviluppi al momento  non facilmente prevedibili, ma che sicuramente costringerà i partiti ad una profonda trasformazione.

Fine di un’epoca?

 

 

 

C

 

 

Concorsi

(dicembre) – Il nuovo ministro Profumo annuncia che il 2012 potrebbe essere l’anno dei concorsi. Ne potrebbero andare in porto tre: quello a 150 posti di dirigente tecnico (ispettore), quello a 2.386 posti di dirigente scolastico, e soprattutto quello a posti di insegnante ai vari livelli di scuola, a distanza di 13 anni dall’ultimo, targato 1999.

La riattivazione di serie procedure di tipo concorsuale era invocata da tempo da più parti del mondo della scuola, Tuttoscuola in testa. La normativa vigente prevede che il 50% dei posti sia riservato ai vincitori di concorso, e il restante 50% agli abilitati inseriti nelle graduatorie a esaurimento (ex permanenti).

Ma l’accenno fatto dal ministro (dopo un incontro con i sindacati) ad una diversa ripartizione, che aumenti la quota destinata alle graduatorie a esaurimento (GAE), rischia di riaprire una controversia paralizzante a scapito degli aspiranti insegnanti più giovani, quelli abilitati non compresi nella GAE e quelli non abilitati che attendono con impazienza l’avvio dei TFA.

Opportunità da non sprecare.

Classi pollaio

(giugno) – Il Consiglio di Stato autorizza la class action promossa dal Codacons contro le cosiddette “classi pollaio” o “classi batteria”. Si tratta di classi dove il numero di alunni supera a volte anche le 30 unità, soprattutto nelle prime degli istituti superiori. Le norme antincendio prevedono che in una classe vi sia un numero di alunni non superiore a 25 (+ l’insegnante).

Le “classi pollaio” non sono una novità per il nostro sistema scolastico, e sono andate gradualmente aumentando nell’ultimo quinquennio con la riduzione del numero delle classi a fronte spesso dell’aumento dei livelli di popolazione scolastica.

Il ministro Gelmini dichiara trattarsi di un falso problema, perché riguarderebbe soltanto lo 0,4% del totale classi-sezioni (1.500 classi per un totale di circa 45 mila alunni).

E se i dirigenti scolastici – responsabili della sicurezza – si rifiutassero di formare classi con più di 25 alunni?

 

 

 

 

 

 

 

D

 

DSA

(luglio) – Il ministero dell’Istruzione emana un decreto e specifiche Linee Guida per dare attuazione alla legge sui DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) nella scuola. La certificazione della dislessia e degli altri disturbi di apprendimento potrà essere rilasciata soltanto dal servizio sanitario pubblico.

Se lo studente si avvale della possibilità di esonero completo dall’insegnamento della lingua straniera, come consentito dalla legge 170/2010, all’esame di Stato non può conseguire la licenza o il diploma, ma soltanto un’attestazione.

Non è previsto il docente di sostegno per l’alunno con DSA. Il numero degli alunni con DSA non è censito, ma si stima che sia quasi il doppio degli alunni con disabilità.

Svolta da seguire con cautela e controlli.

Dimensionamento

(luglio) – La legge 111/2011, approvata in tempo record dal Parlamento, prevede la trasformazione di tutte le istituzioni del primo ciclo in istituti comprensivi, con una nuova dimensione di popolazione scolastica che passa dai 500-900 alunni ad almeno 1000. Nelle piccole isole e nei comuni montani il limite passa da 300 a 500 (successivamente corretto in 600).

Si prevede la soppressione di almeno 1.300 istituzioni scolastiche, con conseguente riduzione di organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA.

Alcune regioni annunciano ricorso alla Corte costituzionale per violazione della competenza concorrente.

I piani regionali dovranno essere approvati entro il 31 gennaio 2012, ma è prevedibile che diverse regioni che negli ultimi anni non avevano provveduto ad aggiornare le situazioni secondo i vecchi parametri dimensionali, non potranno (o non vorranno) compiere il recupero tutto in una volta o lo effettueranno in modo soggettivo.

Ancora una volta l’Italia a due velocità?

 

 

E

 

Ex-Enam

(dicembre) – L’Enam, Ente di Assistenza magistrale, interamente finanziato (per obbligo di legge) dagli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, dopo essere stato soppresso e assorbito dall’Inpdap nel 2010, per effetto della legge “Salva Italia” passerà alla nuova Inps che a sua volta assorbirà l’Inpdap.

Gli ex-comitati provinciali dell’Enam si costituiscono in associazione (l’ANTAM (Associazione Nazionale Tutela ed Assistenza Magistrale), per difendere il patrimonio dell’Ente.

Il versamento annuo da parte degli insegnanti e degli ex-direttori didattici sfiora i 50 milioni di euro. Sarà difficile che lo Stato consenta la cancellazione di questo tributo che fa cassa senza fatica.

Razionalizzazione o scippo legalizzato?

 

 

 

 

 

 

 

F

 

Formez

(ottobre) – A ottobre si svolge la prova di preselezione per gli oltre 33 mila candidati al concorso per 2.386 posti di dirigente scolastico.

Dalla batteria dei test preparati dal Miur vengono preventivamente cancellati circa mille quesiti, risultati errati, poi ne vengono estratti cento con risposta multipla per la selezione che si svolge in ogni regione.

Gli elaborati vengono corretti con lettore ottico e registrazione informatica presso il FormezItalia a Roma.

Le correzioni si svolgono davanti a ciascuna commissione regionale e sono trasmesse in diretta streaming garantendo controllo pubblico e trasparenza.

Questa prima esperienza di correzione in diretta telematica registra un buon risultato, ma non attenua le polemiche e i ricorsi per taluni contenuti della batteria dei test, sia per quelli predisposti che per quelli selezionati.

La linea diretta degli errori o degli orrori?

Finestra

(agosto) – La manovra bis di ferragosto, contenuta nel decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, precisa l’operazione “finestra” per il personale scolastico.

Il personale che matura il requisito per il pensionamento dopo il 31 dicembre 2011 dovrà attendere un anno di più per il pensionamento.

La “finestra” di uscita dal servizio, da sempre prevista per la scuola al 1° settembre dell’anno in cui si matura il diritto a pensione, viene spostata avanti di un anno.

Si salvano dalla “finestra” coloro che il requisito al pensionamento (si presume per limite di età o di servizio) lo maturano entro il 31 dicembre 2011.

Ma poi la manovra Monti “Salva Italia” rende inutile la finestra, perché annulla di fatto le pensioni di anzianità e riforma il sistema pensionistico.

Non è toccato dalla riforma il personale scolastico che al 31 dicembre 2011 ha già raggiunto il limite massimo di servizio (40), oppure ha l’età massima per la pensione di vecchiaia (65 anni) o ha raggiunto quota “96”, cioè quel valore che si ottiene sommando l’età (60 o 61 anni) con l’anzianità di servizio (36 o 35 anni).

Verso un corpo docente ancora più vecchio

 

 

 

 

G

 

Gelmini

(ottobre) – Il ministro Gelmini rilascia a “La Repubblica” una intervista-verità che sorprende un po’ tutti.

Ammette i tagli sulla scuola (che aveva sempre definito interventi necessari di razionalizzazione) e prende decisamente le distanze dal ministro Tremonti (di cui aveva affermato di condividere le scelte senza subirle).

Si dichiara pronta ad ascoltare gli studenti e dispiaciuta per non essere riuscita a far capire al Paese l’importanza del ruolo degli insegnanti.

Un’apertura, la sua, che gli studenti considerano “fuori tempo massimo”. I giudizi sono severi: opportunismo, ipocrisia, incomprensione profonda delle motivazioni alla base delle proteste.

A molti quell’intervista sembra quasi una lettera di addio. Un mese dopo Mariastella Gelmini, con le dimissioni del Governo, lascia l’incarico.

Esperienza dura ma formativa.

 

 

 

 

H

 

Hockey

(novembre) – Il maestro di strada Mario Rossi Doria, ora sottosegretario all’istruzione, l’ha chiamata regola dell’hockey, riferendosi ai provvedimenti disciplinari di sospensione dalle lezioni nei confronti degli studenti.

Come nell’hockey, il giocatore (studente) sospeso non va allontanato dal campo (scuola), e prima di rientrare in gioco, invece di stare in panchina, può rendersi utile con interventi a favore della squadra (classe). Deve seguire il gioco dei compagni pur rimanendo in panchina per momenti di recupero individuale.

Fuori dal mondo della scuola l’idea della regola dell’hockey viene apprezzata; dentro il mondo della scuola, a quanto sembra, è considerata un po’ meno, perché l’idea del giocatore espulso che resta in panchina è sperimentata da tempo da molte scuole e l’ipotesi del recupero personale sembra un premio. Difficile da applicare.

Scoperta dell’acqua calda o nuova via per il recupero?

 

 

 

I

 

Incasso buonuscita

(agosto) – Il decreto legge 138/2011 relativo alla manovra bis di ferragosto introduce una duplice modifica alla decorrenza per l’incasso della liquidazione finale (buonuscita/trattamento di fine rapporto) per i dipendenti pubblici collocati in pensione, compresi quelli della scuola.

Per effetto della modifica, vi sarà il rinvio dell’incasso della liquidazione finale in forma differenziata in base al modo con cui si viene collocati riposo.

Se il pensionamento avviene per raggiunti limiti di età (65 anni) o di servizio (40 anni), il rinvio è di sei mesi; se invece il pensionamento avviene a domanda per anzianità (almeno 60 anni di età con un minimo di 35 anni di servizio in modo da raggiungere quota 96) il rinvio sarà di due anni.

È un modo per scoraggiare i pensionamenti anticipati, ma, per il timore che non sia sufficiente, nella legge “Salva Italia” di fine anno il Governo Monti riforma il sistema pensionistico e annulla le pensioni di anzianità.

Dalla buona alla cattiva uscita.

Invalsi

(maggio) – Giuseppe Cosentino,  già capo dipartimento per l’istruzione del Miur, viene nominato commissario all’Istituto nazionale di valutazione, anche con il compito di dare continuità e sviluppo al lavoro fatto negli ultimi anni dal presidente Piero Cipollone, economista di provenienza Bankitalia, dimessosi a marzo per assumere un prestigioso incarico presso la World Bank a Washington.

Con il nuovo anno l’Invalsi, che nel 2011 si è molto rafforzato dal punto di vista strutturale e organizzativo, dovrà dotarsi di un nuovo vertice perché Cosentino, nominato capo della segreteria tecnica del ministro Profumo, difficilmente potrà continuare a fare anche il commissario all’Invalsi, e dal 1° gennaio 2012 va in pensione anche il direttore generale dell’Istituto, Dino Cristanini.

Staffette (con personaggi nuovi o tra i soliti noti?)

 

 

 

 

L

 

LIM

(maggio) – Continua l’azione del ministero per la diffusione delle tecnologie didattiche nella scuola con l’emanazione delle linee guida del piano di acquisto di Lavagne Interattive multimediali (LIM) nella scuola primaria e secondaria di secondo grado.

Il Miur raccomanda l’installazione della LIM in classe anziché in spazi dedicati. Un’indagine condotta dall’Indire ha accertato che i docenti, a fronte di una valutazione positiva dello strumento, ne fanno un uso medio-basso a causa soprattutto della difficoltà di accesso.

La stessa indagine ha accertato un notevole apprezzamento dei ragazzi, anche perché, a quanto sembra, la LIM rende la lezione più diretta e intuitiva, favorisce la comprensione di concetti complessi, sviluppa il “saper fare” e l’attitudine alla ricerca, facilita la memorizzazione (soprattutto grazie all’impiego di immagini).

Superare i LIMiti tecnologici

 

 

 

 

 

 

 

 

M

 

Monitoraggio

(settembre) – Il Miur affida all’Ansas il compito di monitorare le esperienze delle Indicazioni per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo, come disposto dal Regolamento di riordino (dpr 89/2009) che ha previsto un triennio di applicazione delle Indicazioni nazionali (Moratti) e delle Indicazioni per il curricolo (Fioroni), per armonizzarle agli obiettivi della riforma Gelmini.

L’Ansas predispone un questionario on line a risposte multiple per le istituzioni scolastiche del 1° ciclo per ricavare elementi utili per l’eventuale revisione delle Indicazioni, assumendo come base di riferimento le Indicazioni per il curricolo.

L’Aimc, Associazione dei Maestri Cattolici, chiede che oltre al monitoraggio tramite questionario via sia anche ascolto delle scuole con rilevazione delle buone pratiche.

Si avranno finalmente nuove Indicazioni valide ed obbligatorie per tutti o le scuole continueranno a navigare a vista?

Monti

(novembre) –  Mario Monti, economista, già rettore dell’università Bocconi di Milano e per dieci anni autorevole commissario presso la Commissione europea di Bruxelles, viene nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal quale riceve subito dopo l’incarico di formare il nuovo governo.

Il compito è di definire e attuare un programma di emergenza in uno spirito di coesione nazionale.

La convergenza di Pdl, Pd e centristi (Udc, Fli, Api) nel sostegno al governo Monti sembra aprire una nuova fase e mettere ai margini le forze che hanno creato i maggiori problemi all’interno dei due schieramenti, di centro-destra e centro-sinistra, alternatisi nei 17 anni della cosiddetta seconda Repubblica (1994-2011), la Lega da una parte e l’estrema sinistra (attualmente fuori del Parlamento) dall’altra.

Se i tecnici vinceranno, che ne sarà dei politici?

 

 

 

 

N

 

Neutrini

(settembre) – Gli sconosciuti neutrini balzano agli onori della cronaca per un frettoloso comunicato del Miur che plaude al successo dell’esperimento storico realizzato con il contributo dei ricercatori italiani “alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento”.

La notizia del tunnel entra immediatamente nel circuito del web e costa una settimana di feroci battute sulle competenze in fisica del ministro Gelmini che “si fida di collaboratori che le mettono in bocca dichiarazioni che scatenano l’ilarità del globo”, come dice Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura.

Le polemiche si placano (non del tutto) con le dimissioni del capo ufficio stampa della Gelmini, Massimo Zennaro, che si assume la responsabilità dell’errore compiuto dal suo staff.

Senza la gaffe del tunnel gli Italiani avrebbero saputo della scoperta dei neutrini?

 

 

 

 

O

 

OCSE-Pisa

(luglio) – Da quella autentica miniera di informazioni e di stimoli che è diventato il programma dell’Ocse intitolato Pisa (Programme for International Student Assessment) esce un ulteriore dato, già noto agli esperti di educazione comparata, ma mai finora esaminato con tanta attenzione anche nei suoi termini quantitativi: i sistemi scolastici che prevedono la ripetizione dell’anno (o il dirottamento degli studenti più deboli in istituzioni formative specializzate, fuori della scuola) non sono quelli che ottengono i risultati migliori.

Anzi, in testa alle classifiche dell’ultima rilevazione effettuata (2009) stanno gli studenti di Paesi dove la pratica della bocciatura non esiste a nessun livello (Giappone, Corea, Norvegia) oppure è assolutamente eccezionale non solo nella scuola di base ma anche nella secondaria superiore (Finlandia, Nuova Zelanda, Regno Unito).

Non è detto che le scuole più ‘serie’ siano quelle che bocciano di più.

 

 

 

 

P

Profumo

(novembre) – Nel governo dei professori costituito da Mario Monti entra anche il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo, savonese, 58 anni.

Ingegnere, già progettista per il Centro Ricerca e Sviluppo della Società Ansaldo a Genova, è professore ordinario di Macchine ed Azionamenti Elettrici al Politecnico di Torino, dove ha ricoperto gli incarichi di preside di Ingegneria dal 2003 e di rettore dal 2005. Nell’agosto 2011 è stato nominato presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Le prime dichiarazioni si ispirano al principio della razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse disponibili, in una linea di sostanziale continuità dei processi riformatori avviati dal governo precedente.

C’è profumo di aria nuova nella scuola italiana?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Q

 

Qualità

(maggio) – Esce il secondo Rapporto sulla qualità nella scuola italiana di Tuttoscuola, presentato nella prestigiosa cornice dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana alla presenza del ministro Gelmini.

Il Rapporto, realizzato a quattro anni dal primo, consente di effettuare un confronto a vari livelli, partendo da quello nazionale, tra le due fotografie dell’Italia scolastica che scaturiscono dall’analisi comparativa di oltre novanta indicatori.

La novità più interessante che emerge dal confronto con il precedente Rapporto è che pur nella conferma degli squilibri tra le diverse aree del Paese il Sud nel complesso negli ultimi anni ha fatto meglio del Nord e del Centro.

Il Nord-Est invece arretra in più di metà degli indicatori e anche il Nord-Ovest, pur confermando il suo primato complessivo rispetto alle altre aree, arretra in 25 indicatori su 56. Il Centro resta sostanzialmente stabile, e dunque il lieve miglioramento che si evidenzia a livello nazionale si deve ai progressi realizzati dal Sud, in particolare in alcuni indicatori come quelli relativi al patrimonio delle istituzioni scolastiche, ai supporti all’attività didattica e alla continuità e stabilità del personale docente.

Italia scolastica squilibrata, ma con un “pizzico” (un inizio?) di controtendenza.

Quinquennio di permanenza

(maggio) – Il primo decreto legge della manovra finanziaria estiva (DL 70/2011) interviene sulle graduatorie ad esaurimento e sulle assunzioni in ruolo. Per le prime dispone la triennalità di aggiornamento con una sola possibilità di trasferimento da una provincia all’altra e con conseguente cancellazione dalla graduatoria di provenienza (con inserimento a pettine).

La seconda sulle assunzioni prevede un piano triennale per la copertura totale dei posti vacanti con una quota di immissioni in ruolo retrodatate al 2010-11. Per i neo-immessi in ruolo vi sarà l’obbligo di permanenza quinquennale nella provincia scelta per la nomina.

Si chiude (forse) l’annosa questione della coda e del pettine per gli inserimenti nelle graduatorie ad esaurimento.

Il quinquennio di permanenza soddisfa in particolare la Lega che spera, con questa norma di deterrenza, di tenere fuori regione i docenti che vengono da fuori (dal sud in particolare).

Vi sarà ancora qualche colpa di coda o di pettine?

 

 

 

 

 

R

 

RSU

(gennaio) – Il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto, Carmela Palumbo, prende posizione nettamente per l’applicazione delle disposizioni Brunetta (decreto legislativo 150/2009) che riconoscono ai dirigenti scolastici la competenza diretta e la conseguente responsabilità nella definizione dell’organizzazione dei servizi, relegando la precedente competenza della RSU alla sola informazione, senza contrattazione integrativa.

Il Ministero tace e sembra strizzare l’occhiolino al sindacato, ma, in occasione della contrattazione nazionale sulle utilizzazioni è costretto a prendere atto dell’interpretazione circa la non competenza della RSU fornita dalla Funzione Pubblica.

I sindacati che avevano rivendicato la non applicazione del decreto legislativo 150/2009 fino al rinnovo del CCNL, congelato da una legge finanziaria, non sottoscrivono l’accordo sulle utilizzazioni per mantenere salva la posizione di difesa delle RSU.

Le prossime elezioni delle RSU, previste a marzo, potrebbero essere l’occasione per rilanciare le competenze delle RSU e aprire un fronte di scontro con i dirigenti scolastici.

Scontro “di fabbrica” nelle scuole?

 

 

 

S

 

Spedizione cartoline

(giugno) – La Fism, Federazione delle scuole materne, le cui istituzioni aderenti accolgono ben 550 mila dei 635 mila bambini iscritti alle scuole dell’infanzia paritarie, lancia, ancora una volta, un grido di aiuto, promuovendo tra tutte le famiglie l’iniziativa dell’invio di una cartolina indirizzata al Presidente del Consiglio, al ministro dell’economia, Giulio Tremonti e al ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini. Le cartoline riportano una sola richiesta: non tagliare la libertà di educare. La spedizione ha successo, perché in breve ne viene inviato oltre mezzo milione.

Nel 2010 i contributi statali per le scuole paritarie erano stati pari a 539 milioni; per il 2011 la legge finanziaria ha previsto l’erogazione di 526 milioni, di cui 245 condizionati alla vendita del digitale terrestre tuttora non ancora iniziata. I restanti 281 milioni certi sono stati ridotti del 10% e sono diventati quindi 252.

Il Miur ha ripartito nell’aprile scorso per tutte le scuole paritarie poco meno di 168 milioni, che rappresentano gli 8/12 di quei 252 milioni “certi”, ma che sono meno di un terzo di quei 526 milioni da assegnare complessivamente per il 2011.

È evidente come la situazione finanziaria delle scuole paritarie e, in particolare, delle scuole dell’infanzia che ne rappresentano la maggior parte, si stia facendo difficile, ancora una volta.

I ritardi di assegnazione dei contributi, oltre alla loro decurtazione, si trasformano in indebitamento verso le banche (sempre più restie) o in aumento delle rette per le famiglie.

Una parità a parole?

 

 

 

 

 

T

TAR

(marzo) – Il Tar è una “terza Camera”?

Il Tar del Lazio rinvia alla Corte costituzionale l’art. 64 comma 2 della legge n. 133/2008 considerando non infondata l’accusa di illegittimità costituzionale mossa dal sindacato Snals alla riduzione del 17% del personale amministrativo della scuola nel triennio 2009-2011, da tale comma disposta.

Sempre per iniziativa dello Snals il Tar  aveva accolto nel luglio 2010 un ricorso contro la riduzione dell’orario settimanale nelle classi intermedie degli istituti tecnici e professionali. È ormai difficile tenere la contabilità degli interventi effettuati in campo scolastico dalla giustizia amministrativa, e in particolare dal Tar del Lazio, competente in materia di legislazione nazionale.

I sindacati, in particolare quelli autonomi vecchi e nuovi, hanno individuato nella via giudiziaria una nuova e più efficace modalità di lotta sindacale e se ne avvalgono in modo sistematico. Ma più che di lotta ‘sindacale’ sarebbe forse più corretto parlare di una forma di azione  ‘post-sindacale’. Della rinuncia cioè alle tradizionali modalità della lotta sindacale – trattative, assemblee, scioperi, negoziato, accordi – in favore dei ricorsi e della carta bollata.

In questo modo, però, è difficile sfuggire al sospetto che si stia di fatto attribuendo alla magistratura amministrativa il ruolo di una ‘terza Camera’, addirittura più importante delle prime due perché in grado di ridiscuterne e modificarne le decisioni. E che si stia modificando in profondità il ruolo del sindacato, avviato a trasformarsi in una specie di ufficio per guerre legali in servizio permanente effettivo.

L’Italia ha due Camere basse e una Camera alta?

TFA

(aprile) – Dopo l’emanazione del decreto sulla formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado, il Miur compie un passo avanti verso questo traguardo storico della formazione universitaria dei docenti con l’emanazione del regolamento che prevede l’attivazione dall’anno accademico 2011-12 dei corsi di laurea magistrale e dei tirocini formativi attivi (TFA) di durata annuale. Per i TFA occorre attendere appositi decreti che quantifichino disponibilità di posti e modalità di svolgimento.

In “zona Cesarini”, cioè nel momento di chiusura del suo mandato, il ministro Gelmini firma alcuni decreti per l’attivazione dei TFA; decreti che risentono della fretta e che vengono contestati dai sindacati, che sottolineano la necessità di integrazioni e modifiche.

Il ministro Profumo accoglie la richiesta e riapre il  confronto.  Devono essere definiti tempi e quantità di ammessi (gli ipotizzati 23 mila sono troppi per la Funzione pubblica). Le prove di accesso sono previste a fine febbraio. Si apre un problema di ingorgo del traffico tra formazione e reclutamento.

Attivare i maxi-concorsi subito o attendere la conclusione dei TFA?

 

 

 

 

 

 

 

U

 

Ugolini

(novembre) – Sorpresa nella nomina dei sottosegretari chiamati ad affiancare il nuovo ministro dell’istruzione, Francesco Profumo: vengono nominati la prof. Elena Ugolini e il maestro Marco Rossi Doria.

Elena Ugolini è capo d’istituto al liceo paritario “M. Malpighi” di Bologna, una provenienza che provoca la critica sul web da parte dei difensori radicali della scuola pubblica, ma l’intervento deciso e autorevole della sen. Bastico (PD) a suo favore fa tacere sul nascere le polemiche.

Al ministero Ugolini è di casa ormai da oltre un decennio, membro di commissioni e di gruppi di lavoro importanti. Ha lavorato con ministri di diversa collocazione politica, in particolare all’Invalsi e per il sistema di valutazione.

Contrariamente a quanto si pensava, corre voce che avrà la delega per il primo ciclo, mentre al suo collega Rossi Doria dovrebbe essere conferita la delega per il secondo.

Tecnici al lavoro.

Unità nazionale

(marzo) – Il 17 marzo l’Italia celebra i 150 anni dell’unità nazionale.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è il principale animatore delle celebrazioni e dei festeggiamenti che hanno avuto inizio il 7 gennaio con gli onori alla bandiera italiana a Reggio Emilia dove nacque il tricolore.

Sono numerose in tutta Italia le iniziative per coinvolgere scuole e studenti nella valorizzazione dei 150 dell’unità. Il sistema scolastico nazionale viene riletto dalla legge Casati all’autonomia scolastica e oltre.

Il fervore unitario è attenuato da ombre che inneggiano ad un federalismo radicale. Con la caduta del governo Berlusconi la Lega parla apertamente di secessione.

Passata la festa…

 

 

V

Valorizza

(dicembre) – Si conclude la sperimentazione “Valorizza”, avviata all’inizio del 2011 tra grandi difficoltà e resistenze  con obiettivo di valutare e premiare la ‘reputazione professionale’ degli insegnanti.

Gli esiti finali sono illustrati a Roma alla presenza del ministro Profumo, che sembra orientato ad accogliere la raccomandazione formulata delle due Fondazioni sponsor dell’iniziativa – Treelle e Compagnia San Paolo per la scuola – di replicare il progetto anche nel 2012.

La proposta è di raddoppiare il numero delle scuole partecipanti (solo 33 nel 2011),  e anche il ‘premio’ per gli insegnanti (due mensilità aggiuntive anziché una), estendendone l’erogazione a un triennio. L’idea di premiare economicamente gli insegnanti ritenuti migliori dalla convergente valutazione di studenti, genitori e colleghi presenta però, secondo autorevoli esperti, più svantaggi che vantaggi: potrebbe ad esempio porre i dirigenti scolastici di fronte a difficoltà nel rapporto con i genitori e nell’assegnazione dei docenti alle classi.

Oltre a quello della reputazione dei docenti si discute di altri criteri utilizzabili per valutare la loro professionalità ai fini del miglioramento della qualità del sistema di istruzione. Tra questi il possesso documentato e certificato di competenze professionali ulteriori rispetto a quelle iniziali, la disponibilità e capacità di svolgere mansioni specializzate, la consistenza oraria della prestazione settimanale e così via.

La buona reputazione professionale è una condizione necessaria, ma non sufficiente.

 

 

 

Z

 

Zaia

(novembre) – Il governatore del Veneto, Luca Zaia (Lega), che si era già distinto un anno prima con l’idea, applaudita dal ministro Gelmini, di regalare una bibbia ad ogni studente veneto e con un no secco all’islamizzazione della sua regione, prende posizione a favore delle scuole dell’infanzia paritarie venete, annunciando l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Costituzionale per ottenere un trattamento effettivo di parità rispetto alle scuole statali.

Le scuole dell’infanzia paritarie costituiscono il 68% delle scuole del settore, ma ricevono pochi sghei rispetto alla qualità (sostiene Zaia) della loro offerta formativa.

L’uscita del governatore sembra una captatio nei confronti della Chiesa veneta, ma, a quanto risulta, i vescovi restano piuttosto freddini davanti alla sua proposta, anche se non possono negare lo stato di difficoltà economica delle numerose scuole paritarie a causa della riduzione dei finanziamenti statali.

Quanto dà la Regione Veneto alle scuole paritarie?

 






–>


TuttoscuolaFOCUS

“Educare i giovani alla giustizia e alla pace”

 

45.ma Giornata mondiale della pace.

 

«Di fronte alle ombre che oggi oscurano l’orizzonte del mondo, assumersi la responsabilità di educare i giovani alla conoscenza della verità, ai valori fondamentali dell’esistenza, alle virtù intellettuali, teologali e morali, significa guardare al futuro con speranza». Parole del Papa nell’omelia della Messa per la solennità di Maria SS. Madre di Dio, 45.ma Giornata mondiale della pace. Citazione del presidente Napolitano e auguri all’Italia nell’Angelus.

Omelia della S.Messa del I Gennaio
Angelus del I Gennaio
Omelia per il Te Deum di ringraziamento di fine anno

Paola Bignardi sul messaggio del Papa (da Radio inBlu)

Messaggio per la celebrazione della XLV Giornata Mondiale della