Bianca come il latte rossa come il sangue

A.
D’AVENIA, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Moindadori, Milano 2010, EAN: 9788804595182, pp.254, Euro 19.
Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino.
Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie non protetta che speri si estingua presto”.
Così, quando arriva un nuovo supplente di Storia e Filosofia, il protagonista si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva.
Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno.
E il sogno di Leo si chiama Beatrice, la ragazza più bella della scuola.
Beatrice è la passione, colei che, con uno sguardo, sa dischiudere le porte del Paradiso.
Quando scoprirà che Beatrice è ammalata di leucemia, il protagonista dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
Un romanzo coraggioso che, attraverso il monologo di Leo – ora scanzonato e brillante, ora intimo e tormentato – racconta cosa succede quando nella vita di un adolescente fanno irruzione la sofferenza, la paura, la morte, e prova a offrire, con forza e intensità, qualche risposta, non definitiva ma neppure scontata.
Alessandro D’Avenia è un giovane professore alle prese con la pubblicazione del suo primo romanzo.
Si propone una sfida: far interessare noi giovani ad un nuovo stile di lettura differente dalla solita storia d’amore a lieto fine.
Vuole farci scoprire l’importanza di qualcosa di innato in noi, ovvero la speranza e la gioia di poter coltivare, inseguire e portare a termine i nostri sogni.
Ciò però comporta molta fatica proprio come avviene al protagonista Leo, un normale sedicenne ribelle che sfoga tutti i suoi pensieri facendo corse pazze con il motorino in compagnia del suo migliore amico, Nico, ma che prova anche molti sentimenti rivelandoli alla sua amica Silvia e dandole frequentemente appuntamento ad una panchina rossa.
Il colore non è casuale, tutta questa storia infatti si incentra sulla contrapposizione tra il Bianco e il Rosso.
Il primo, colore della noia, della solitudine, della paura, del niente, il secondo invece il colore ideale, perfetto che sta ad indicare i capelli rossi che incorniciano il dolce viso della ragazza di cui Leo è tanto innamorato: Beatrice.
Lei sì che è decisamente rossa, rossa come l’amore che prova per lei, rossa come il suo sangue.
A poco a poco anche lei verrà, però, avvolta dal bianco, che farà diventare tutta la sua vita bianca, come il letto dell’ospedale, come il suo sangue, che con il passare dei giorni prenderà sempre di più le sembianze di quell’ “inutile serpente bianco”.
Il bianco che per molto tempo ha fatto provare quell’orribile sensazione di paura a Leo, ora si è impossessato anche del suo sogno, della sua unica speranza, ma questo lo aiuterà ad andare avanti proprio per dare a Beatrice quella forza in più che a lui manca, ma di cui lei ha certamente bisogno.  D’Avenia con questo libro può certamente coinvolgere tutti partendo dai giovani, dai genitori per arrivare anche agli insegnanti che almeno per una volta non sono descritti come degli “inutili sfigati”, ma come persone che possono aiutare i propri alunni ad affrontare le difficoltà come riesce a fare il Sognatore con Leo.
Questo romanzo incuriosirà molto, così come è accaduto a noi che ne siamo state del tutto folgorate, per il semplice fatto che i giovani del ventunesimo secolo si immedesimano molto nella figura di Leo, un ragazzo come tanti, privo di obbiettivi, che grazie all’aiuto del Sognatore è riuscito a capire qual era il suo unico vero sogno.
Così anche noi come Leo dobbiamo avere dei sogni “perché questi sono il sangue della nostra vita anche se spesso costano difficoltà e insuccessi.
Non rinunciare mai ai tuoi sogni! Non avere paura di sognare, anche se gli altri ti ridono dietro, poiché rinunceresti ad essere te stesso”.
Recensione di Emanuela Micalizio e di Marta Cacicia (Centro Scolastico Imera )

Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra.

E’ stato presentato in “Controcampo Italiano” il film documentario Se hai una montagna di neve, tienila all’ombra, diretto da Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio ed ispirato alla omonima raccolta di poesie di Tito Balestra.
Un viaggio lungo l’intera Penisola dello scrittore Edoardo Nesi e dello stesso Lio consistente in una sorta di inchiesta sulla situazione e lo stato della cultura in Italia.
Domande asciutte e fondamentali quanto imbarazzanti per molti degli (imbarazzati) intervistati, che si tratti dei nomi noti della cultura nostrana che della più numerosa schiera della cosiddetta gente comune; oppure viatico per illuminanti parole offerte da una ristretta minoranza: da Franco Battiato al lavoratore delle saline siciliane; da Umberto Eco all’agricoltore padano; da Manlio Sgalambro al pescatore lungo il corso del Po.
Primi piani semplicissimi ed implacabili che molto ricordano i pasoliniani Comizi d’amore, come i ragazzi e le ragazze di Campo de’ Fiori a Roma nella loro inconsapevole e toccante contraddittorietà o l’arditissimo Antonio Rezza che tira in ballo nientemeno che Elias Canetti per esporre il suo spiazzante parere sul tema.Tra i volti partecipanti, un’esperienza interessante è stata quella di Arialdo Ceribelli, gallerista di Bergamo e studioso della ricerca estetica del pittore ed incisore Gianfranco Ferroni; collaboratore di Elisabetta Sgarbi alla quale nel 2002 ha commissionato il mediometraggio La notte che si sposta – Gianfranco Ferroni, intervistato sul film ha affermato che “il lavoro della Sgarbi e di Loi è particolarmente importante in quanto mette in luce come sia complesso parlare di cultura e come sia facile scadere nella banalità; e quanto sia però utile discuterne in un momento difficile come quello che stiamo attraversando, soprattutto attraverso il linguaggio lucido e poetico dei registi”.
Il film è dedicato a Luciano Emmer e a Tito Balestra.

Giovanni Reale: “Ma Platone aveva previsto questa Italia”

L’intervista Giovanni Reale, lei si definisce filosofo cattolico.
È così? «Credente, cristiano, cattolico in senso agostiniano, ma molto liberale».
Cosa vuol dire? «Essere cristiano significa aver incontrato una persona, Cristo, che il credente pensa sia Dio fattosi uomo nella storia.
La sua presenza, inoltre, per chi crede in lui non è limitata al tempo in cui è vissuto, ma è eterna.
La fede dura sulla Terra finché qualcuno continua a credere alla presenza eterna di Cristo nella storia.
Quando si dirà “Cristo è stato e non è più” la fede sparirà».
In che senso si sente vicino ad Agostino? «Agostino non dogmatizza il pensiero, ma lo trasforma in vita spirituale vissuta».
Oggi per il pensiero cristiano è un’epoca felice o infelice? «È infelice per il pensiero filosofico.
Uno dei più intelligenti filosofi contemporanei, Jürgen Habermas, scrive: “La filosofia non è più autorizzata a intervenire in modo diretto nei problemi morali.
Proprio nelle questioni per noi più rilevanti la filosofia si limita a indagare le caratteristiche formali dei processi di autocomprensione, facendo astrazione dai loro contenuti.
È la massima infelicità».
E la politica? «Anche quella non interviene più direttamente.
È per questo che si pubblica un libro al giorno o su Agostino o di Agostino.
Platone, da parte sua, è molto più venduto di qualsiasi altro filosofo di qualunque tempo».
E questo come mai? «Perché è arrivato alla radice dei problemi ed è un grande scrittore».
Ma San Tommaso e Aristotele? «Hanno straordinarie doti speculative.
Però parlano solo a chi è interessato, al pensatore astratto, e meno all’uomo».
Lei parla di queste e altre cose nel film «Se hai una montagna di neve tienila all’ombra».
«È un lungo documentario di Elisabetta Sgarbi sulla cultura e la lettura che è stato appena presentato al Festival di Venezia nella sezione Controcampo Italiano.
Tenga presente che si è diffuso in televisione e nei giornali un concetto di cultura assolutamente sbagliato.
Per esempio, si dice che lo sport, quello che viene trasmesso in televisionee, è cultura al più alto livello.
Io ho detto, invece, che in realtà è “controcultura”.
Sbagliano quelli che fanno cultura non a 360 gradi.
Io pubblico nelle mie collane da Marx ai mistici.
La cultura è cibo spirituale di cui l’uomo ha un bisogno assoluto.
L’uomo ricerca la verità e secondo Hegel lo fa seguendo tre strade: l’arte, la filosofia e la religione.
Il primo grande manifesto che lo teorizza attraverso l’arte è la Stanza della Segnatura di Raffaello, in Vaticano».
A settembre usciranno tre suoi volumi in cofanetto e un film di Elisabetta Sgarbi che ha avuto il permesso da Antonio Paolucci, dopo 40 anni di proibizione, di filmare quel luogo altamente simbolico.
Ma che cos’è la Stanza della Segnatura? «Era la biblioteca privata del Papa: la rappresentazione del concetto rinascimentale di cultura che si amplia notevolmente rispetto al Medioevo e la prova mostrata in modo stupendo di come l’uomo cerca la verità attraverso l’arte, la filosofia e la religione.
Del resto alcune volte nel verso profondo di un grande poeta si dicono molte cose in più che in un trattato di filosofia» L’Italia di oggi vista da un filosofo va avanti o va indietro? «Da un punto di vista generale succede che i nostri giovani risultino, rispetto a tutti gli altri giovani del mondo, i più preparati in filosofia.
E c’è una ragione.
Il merito è di Croce e Gentile.
Abbiamo tuttora il beneficio di quelle grandi riforme.
Sono invece atterrito dall’attuale situazione politica che corrisponde a quello che Platone descrive come “il momento in cui per eccesso di libertà e di licenza, ed essendo l’unico interesse quello per la ricchezza, si rischia di cadere in una forma di tirannide”.
Per esempio, i tre mali supremi che colpiscono la gioventù indicati da Platone sono identici a quelli di oggi: lui parlava di forme di ebbrezza, di eccesso dell’amore sessuale e di melancolia: che corrisponde alla depressione, il male oggi più diffuso».
Secondo lei Papa Benedetto XVI è un filosofo? «Di grande levatura e non a caso ama la cultura, l’arte e la musica.
Sono molto d’accordo su tante delle sue affermazioni e divido con lui l’ambito culturale tedesco in cui si è formato».
Quello che accade oggi nella Chiesa le sembra positivo? «La Chiesa deve essere sempre più in questo mondo, ma non con la logica di questo mondo.
Cristo ha detto a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”.
Da agostiniano, credo che la Chiesa debba distinguersi dai palazzi vaticani.
Ogni filosofia che si sposi con il messaggio cristiano fa parte della Chiesa: il messaggio cristiano non è limitabile da alcuna cultura e non è vincolabile.
Come è detto nell’enciclica “Fides et ratio” di Giovanni Paolo II, ispirata dalle idee dell’allora cardinale Ratzinger».
in “La Stampa” del 5 settembre 2010

The Accordion: alla 67. ma Mostra di Venezia

 Prima di vedere il suo breve e commovente Accordion, che ha inaugurato alla 67.
ma Mostra di Venezia le Giornate degli Autori, è stata letta davanti ad una platea gremitissima ed attenta, la Lettera che il regista iraniano ha inviato a Roberto Barzanti e a Giorgio Gosetti, essendo impossibilitato a lasciare l’Iran, “reo” di fare  film per la gente e  per la società..
Panahi – arrestato a Teheran il 2 marzo scorso e rilasciato alla fine di maggio, dietro pagamento di una cauzione di circa 200mila dollari.
  – non è venuto a Venezia, però le sue parole scritte sono come terribili macigni lanciati contro il suo governo che reprime violentemente la libertà di espressione.
Tantissimi sono stati gli applausi alla fine del suo breve  film che  è un auspicio alla tolleranza e alla capacità di comprensione Cosa abbiamo visto Il cortometraggio The Accordion è stato girato a Teheran da Jafar Panahi, il premiato  autore iraniano di The Circle / Il cerchio, presentato il 1 settembre 2010, nella giornata inaugurale delle Giornate degli Autori, mentre  il 2 settembre, si terrà un dibattito con il regista iraniano Mazdak Taebi sui temi trattati nella sua opera con la partecipazione della stampa internazionale, e una masterclass con giovani cinefili provenienti da tutti i paesi dell’Unione europea.
The Accordion riflette l’ emozione di Panahi di fronte agli accadimenti ed esprime la sua  maniera di osservare la realtà.
È la storia di due giovani musicisti ambulanti che si vedono sottrarre la fisarmonica a causa di un incidente.
In questo breve ed intenso racconto c’è tutto il suo universo poetico , una metafora sulla comprensione delle nuove generazioni che scelgono la condivisione al posto del conflitto.
 Il cortometraggio ‘The Accordion’, é prodotto da Art for The World’Then and now, Beyond Borders and Differences sulla tolleran all’interno del nuovo progetto za e la consapevolezza della complessità delle culture.
Ma a  Panahi bisognerebbe comunicare che tutta la gente che ama il cinema e coloro che lo sanno fare come lui, non solo sostengono  la sua lotta ma condividono sinceramente la sua ricerca per la libertà di espressione e di vita.
Di: Maria – Elisa- Antonio Marotta

Mostra internazionale del cinema di Venezia

Per  forza, Venezia è la regina dei Festival.
Il suo fascino e la sua seduzione perdurerà nei secoli.
Tra, l’altro, sebbene sia il più vecchio festival del mondo di arte cinematografica, quest’anno sarà la Mostra più giovane: 47 anni la media dei registi in concorso (fuori target solo il regista statunitense classe 1932 Monte Hellman).
E sarà la Mostra dei fuori formato: un fiume di medio metraggi e corti.
Ma soprattutto una Mostra che vuole essere sempre più spirito del tempo, secondo le affermazioni del Direttore  Marco Mueller.  Le opere breve che interessano soprattutto la sezione Orizzonti – che si è rinnovata andando a caccia delle nuove sperimentazioni – è frutto di una scelta stilistica ma soprattutto dei tempi: i budget ridotti hanno indotto anche i grandi autori a dedicarsi a opere più brevi in nome di quella sobrietà di cui ha parlato il presidente della Biennale Paolo Baratta portando il festival che comunque ha conservato sia l’anima di laboratorio che quella di arte cinematografica .
Non pensiamo- inoltre- che non ci saranno tante più cena di gala sulla spiaggia, né altre ridicoli sperperi per quanti frequentano il Lido per vedere le opere d’arte cinematografiche dei nuovi artisti..
La misura, l’economia, il risparmio riguardano tutti gli italiani: dai “grandi” ai “piccoli”.Noi abbiamo sempre avversato l’orribile ostensione della ricchezza al Lido, magari per film per cui non valeva la pena spendere neanche un euro.
Allora… Ben 83 sono i lungometraggi nelle quattro sezioni ufficiali di cui 79 in prima mondiale e 4 in prima internazionale: il concorso Venezia 67 contempla 23 prime mondiali (ne sono state annunciate 22, la 23esima sarà resa nota lunedì  6 settembre: speriamo che non sia la solita “bufala” che ha fatto vincere alla Cina più di un premio con la scusa che presentavano opere interdette dal Regime comunista che lì funziona ancora egregiamente); Fuori concorso ci sono 27 opere di cui 23 in prima mondiale; Orizzonti presenta 21 prime mondiali e Controcampo italiano 12.
Numerosa la presenza italiana 41 opere di cui quattro in concorso :La pecora nera di Ascanio Celestini, con Giorgio Trabassi, Maya Sansa e lo stesso Celestini; La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo con Alba Rohrwacher, Filippo Timi e Isabella Rossellini; Noi credevano di Mario Martone con Luigi Lo Cascio, Toni Servillo, Luca Zingaretti, Michele Riondino, Francesca Inaudi e Anna Bonaiuto; e La passione di Carlo Mazzacurati con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti..
Troppi film italiani?  E’ l’eterno problema.
La Francia se ne infischia ed infila a Cannes tutti i registi francesi che ritiene adatti al Concorso nelle sue varie sezioni.
Noi italiani ci scandalizziamo sempre per la presenza di più artisti nel nostro meraviglioso Concorso internazionale.
Sarà anche vero che gli artisti nominati non siano al top della loro creatività, ma che importa? Tanto la giuria internazionale , quest’anno presieduta da Quentin Tarantino che –come sappiamo- è famoso per essere uno spirito libero ed estroverso, non si spaventerà nel togliere di mezzo film che non corrispondono all’idea base della Mostra, cioè dare al pubblico dei cinefili un prodotto possibilmente “artistico”, con qualcosa che vale la pena di vedere a cinema.  Ecco,  i 22 film annunciati della selezione ufficiale in concorso della 67/a Mostra del cinema di Venezia (1-11 settembre): – BLACK SWAN (film d’apertura) di Darren Aronofsky, Usa – LA PECORA NERA di Ascanio Celestini, Italia – SOMEWHERE di Sofia Coppola, Usa – HAPPY FEW di Antony Cordier, Francia – LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Saverio Costanzo, Italia, Germania, Francia – OVSYANKI (Silent Souls) di Aleksei Fedorchenko, Russia – PROMISES WRITTEN IN WATER di Vincent Gallo, Usa – ROAD TO NOWHERE di Monte Hellman, Usa – BALADA TRISTE DE TROMPETA di Alex De La Iglesia, Spagna, Francia – VENUS NOIRE di Abdellatif Kechiche, Francia – POST MORTEM di Pablo Larrain, Cile, Messico, Germania – BARNEY’S VERSION di Richard J.
Lewis, Canada, Italia – NOI CREDEVAMO di Mario Martone, Italia, Francia – LA PASSIONE di Carlo Mazzacurati, Italia – JUSAN-NIN NO SHIKAKU (13 Assassins) di Takashi Miike – Giappone, Regno Unito – POTICHE di Francois Ozon, Francia – MEEK’S CUTOFF di Kelly Reichardt, Usa – MIRAL di Julian Schnabel, Usa, Francia, Italia, Israele – NORUWEI NO MORI (NORWEGIAN WOOD) di Anh Hung Tran, Giappone – ATTENBERG di Athina Rachel Tsangari, Grecia – DI RENJIE ZHI TONGTIAN DIGUO (Detective Dee and the mystery of Phantom Flame) di hark Tsui, Cina – DREI di Tom Tykwer, Germania.
La 67.
Mostra in numeri I nuovi lungometraggi nelle quattro sezioni ufficiali 83 di cui: 79 in prima mondiale             4 in prima internazionale     Venezia 67 23 lungometraggi in concorso tutti in prima mondiale Fuori Concorso 27 lungometraggi di cui 23 in prima mondiale Orizzonti 21 lungometraggi tutti in prima mondiale Controcampo Italiano 12 lungometraggi tutti in prima mondiale     Numero dei titoli visionati da 102 paesi (lo scorso anno erano 74) 4251  di cui: 2395 lungometraggi 416 mediometraggi 1440 cortometraggi   lo scorso anno erano: 2208 lungometraggi 311 mediometraggi La 67.
Mostra per Paesi (34) Nel 2009 i Paesi erano 27 ARGENTINA (1) Mauro ANDRIZZI, En el Futuro (Orizzonti)   AUSTRIA (4) Martin ARNOLD, Shadow Cuts (Orizzonti) Heral HUND, Paul HORN, Mouse Palace (Orizzonti) Sasha PIRKER, The Future will not be capitalist (Orizzonti) Peter TSCHERKASSKY, Coming Attractions (Orizzonti)   BANGLADESH (1) Ishtiaque ZICO, 720 Degrees (Orizzonti)   BELGIO (1) Nicolas PROVOST, Stardust (Orizzonti)   BRASILE (1) Luiz PRETTI, O mundo é belo (Orizzonti)   CANADA (1) Richard J.
LEWIS, Barney’s Version (Venezia 67)   CILE (1) Pablo LARRA, Post Mortem (Venezia 67)   CINA (7) HUANG Wenhai, Qiao (Crust) (Orizzonti) HUANG Wenhai, Xifang qu ci bu yuan (Reconstructing Faith) (Orizzonti) Stanley KWAN, Yongxin tiao (Showtime) (Fuori Concorso) Xun SUN,  21 ke (21 Grams) (Orizzonti) TSUI Hark, Di Renjie zhi Tongtian diguo (Detective Dee and the Mystery of Phantom Flame) (Venezia 67) John WOO, SU Chao-Pin, Jianyu (Reign of Assassins) (Fuori Concorso – Leone d’Oro alla carriera 2010) ZHANG Yuan, Taikong xia (Space Guy) (Fuori Concorso)   COREA DEL SUD (2) HONG Sang-soo, Oki-eui young-hwa (Oki’s Movie) (Orizzonti) KIM Gok, KIM Sun, Bangdokpi (Anti Gas Skin) (Orizzonti)   ECUADOR (1) SEMICONDUCTOR (Ruth JARMAN, Joe GERHARDT), Indefatigable (Orizzonti)   EGITTO (1) Marianne KHOURY, Mustapha HASNAOUI, Zelal (Orizzonti)   FINLANDIA (2) Elina TALVENSAARI, Miten marjoja poimitaan (How to pick Berries) (Orizzonti) Hannes VARTIAINEN, Pekka VEIKKOLAINEN, Erään hyönteisen tuho (The Death of an Insect) (Orizzonti)   FRANCIA (11) Catherine BREILLAT, La Belle Endormie(Orizzonti) Antony CORDIER, Happy Few (Venezia 67) Abdellatif KECHICHE, Venus Noire (Venezia 67) Bertrand MANDICO, Lif og daudi Henry Darger (The life and death of Henry Darger) (Orizzonti) F.
J.
OSSANG, Dharma Guns (Orizzonti) François OZON, Potiche (Venezia 67) Arnaud des PALLIERES, Diane Wellington (Orizzonti) Jean Gabriel PERIOT, Les Barbares (Orizzonti) Gianfranco ROSI, El Sicario Room 164 (Orizzonti) Oleg TCHERNY, La linea generale (Orizzonti) Olivier ZABAT, Fading (Orizzonti)   GERMANIA (3) Markus LOFFLER, Andrée KORPYS, Atom (Orizzonti) David OREILLY, The External World (Orizzonti) Tom TYKWER, Drei (Venezia 67)   GIAPPONE (7) MIIKE Takashi, Jûsan-nin no shikaku (13 Assassins) (Venezia 67) MIIKE Takashi, Zebraman (Fuori Concorso) MIIKE Takashi, Zebraman: Zebra City no gyakushu (Zebraman 2: Attack on Zebra City) (Fuori Concorso) Takashi SHIMIZU, Senritsu Meikyu 3D (Shock Labirinth 3D) (Fuori Concorso) Sion SONO, Tsumetai Nettaigyo (Cold Fish) (Orizzonti) TRANAnh Hung, Noruwei no mori (Norwegian Wood) (Venezia 67) Atsushi WADA, (Haru no shikumi) Mechanic of Spring (Orizzonti)   GRAN BRETAGNA (6) John AKOMFRAH, The Nine Muses (Orizzonti) Douglas GORDON, k.364 a journey by train (Orizzonti Fuori Concorso) Isaac JULIEN, Better Life (Orizzonti) Isaac JULIEN, The Leopard (Orizzonti Fuori Concorso) Patrick KEILLER, Robinson in Ruins (Orizzonti) Emily RICHARDSON, The Futurist (Orizzonti)   GRECIA (2) Athina Rachel TSANGARI, Attenberg (Venezia 67) Georgios ZOIS, Casus Belli (Orizzonti)   HONG KONG (3) Andrew LAU, Jingwu fengyun – Chen Zhen (Legend of the Fist: The Return of Chen Zhen) (Fuori Concorso) Clara LAW, Chi di (Red Earth) (Orizzonti) Oxide PANG, Danny PANG, Tungngaan 3D(The Child’s Eye 3D) (Fuori Concorso)   INDIA (3) Anurag KASHYAP, That Girl In Yellow Boots (Fuori Concorso) Mani RATNAM, Raavan [versione Hindi] (Fuori Concorso) Mani RATNAM, Raavanan [versione Tamil] (Fuori Concorso)   ISRAELE (1) Roee ROSEN, Tse (Out) (Orizzonti)   ITALIA (41) Aureliano AMADEI, 20 sigarette (Controcampo Italiano) Yuri ANCARANI, Il capo (Orizzonti) Marco BELLOCCHIO, Sorelle Mai (Fuori Concorso) Giorgia CECERE, Il primo incarico (Controcampo Italiano) Ascanio CELESTINI, La pecora nera (Venezia 67) Michela CESCON, Come un soffio (Controcampo Italiano) Giada COLAGRANDE, A Woman (Controcampo Italiano) Andrea COSTANTINO, Sposerò Nichi Vendola (Controcampo Italiano) Saverio COSTANZO, La solitudine dei numeri primi (Venezia 67) Roberto DE PAOLIS, Bassa Marea (Controcampo Italiano) Antonio DI TRAPANI, Marco DE ANGELIS, Tarda estate (Controcampo Italiano Fuori Concorso) Gaetano DI VAIO, Il loro Natale (Controcampo Italiano Fuori Concorso) Giorgia FARINA, Achille (Controcampo Italiano) FLATFORM, Non si può nulla contro il vento (Orizzonti) Giuseppe GAUDINO, Isabella SANDRI, Per questi stretti morire (ovvero cartografia di una passione) (Orizzonti) Piergiorgio GAY, Niente Paura – Come siamo come eravamo e le canzoni di Ligabue (Fuori Concorso) Gianfranco GIAGNI, Dante Ferretti: Scenografo italiano – Production Designer (Fuori Concorso) Simone GODANO, Leonardo GODANO, Niente Orchidee (Controcampo Italiano) Emidio GRECO, Notizie degli scavi (Fuori Concorso) Stefano INCERTI, Gorbaciof (Fuori Concorso) Carlo LIBERATORE, Antonio IACOBONI, Stefano IANNI, Marco CASTELLANI e altri, Un anno dopo – Progetto Memory Hunters (Orizzonti Fuori Concorso) Armin LINKE, Francesco MATTUZZI, Future Archaeology (Orizzonti) Monica MAGGIONI, Ward 54 (Controcampo Italiano Fuori Concorso) Mario MARTONE, Noi credevamo (Venezia 67) Carlo MAZZACURATI, La Passione(Venezia 67) Carlo MAZZACURATI, Sei Venezia (Fuori Concorso) Gianfranco PANNONE,  Ma che storia (Controcampo Italiano) Michele PLACIDO, Vallanzasca – Gli angeli del male (Fuori Concorso) Paola RANDI, Into Paraiso (Controcampo Italiano) Nadia RANOCCHI, David ZAMAGNI, All Inclusive 3D (Fuori Concorso) Gabriele SALVATORES, 1960 (Fuori Concorso)       Antonello SARNO, La prima volta a Venezia (Fuori Concorso) Giancarlo SCARCHILLI, Vittorio racconta Gassman – Una vita da Mattatore (Fuori Concorso)

Il volto di Dio: la bellezza eternata ed eternante

L’UA,  è stata costruita nella primavera 2010 coi ragazzi, dopo la visita a Roma della mostra su Caravaggio.
Introduzione: Passa la bellezza nei tuoi occhi neri, scende sui tuoi fianchi e sono sogni i tuoi pensieri…
Venezia “inverosimile più di ogni altra città è un canto di sirene, l’ultima opportunità ho la morte e la vita tra le mani coi miei trucchi da vecchio senza dignità: se avessi vent’anni ti verrei a cercare, se ne avessi quaranta, ti potrei comprare, a cinquanta, come invece ne ho ti sto solo a guardare …
Passa la bellezza nei tuoi occhi neri e stravolge il canto della vita mia di ieri; tutta la bellezza, l’allegria del pianto che mi fa tremare quando tu mi passi accanto…
…………………………………………..
Tutta la bellezza che non ho mai colto, tutta la bellezza immaginata che c’era sul tuo volto, tutta la bellezza se ne va in un canto, questa tua bellezza che è la mia muore dentro un canto.
(Roberto Vecchioni) OBIETTIVO FORMATIVO: Far scoprire che la bellezza riesce a far emergere il senso dell’incanto e del meraviglioso e ci apre al mistero Domande : •         Cos’è il Bello? E’ riferito solo ad una ragazza o a un ragazzo? Alla natura? •         Cos’è il Vero? Esiste? •         Esistono il Bello e il Vero ? Sono solo dei concetti , delle intuizioni/percezioni o esistono di per sé? •         È vero che il Bello aiuta a sublimarci? •         Attraverso il Bello e il Vero si può arrivare a Dio? •         L’ arte ci può aiutare in questo percorso? •         (puoi continuare a fare domande…) PERCORSO Dopo aver visitato la mostra a Roma sul grande pittore Caravaggio, che ha incantato tutti, i ragazzi hanno fatto una ricerca sulla sua opera.
CARAVAGGIO Il grande artista lombardo che visse tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, come l’Ulisse omerico, ebbe una vicenda umana identificabile con l’ “odissea” di mari e di spiagge dell’eroe greco, anch’egli ricercò quel senso, che approfondisce ed esemplifica l’uomo, anch’egli fu oppresso dalla solitudine.
Ma là dove Ulisse “inseguiva”, Caravaggio “sfuggiva”, alla ricerca di qualcosa d’altro, che la “sua” realtà non sembrava dargli e anzi che lui percepiva come prigione e incomprensione, pur amandola appassionatamente.
      Si racconta che fosse un uomo rissoso, incolto, isolato, un disperato.
Non cercava nulla però, perché aveva già trovato tutto…dentro al suo genio profondissimo , dentro la sua pittura, dove le muse e gli dèi diventavano prostitute e bari, musici e natura traboccante di vita…  Dipingeva con la passione dell’uomo, che vuole cogliere nell’attimo fuggevole /nel lampo improvviso la tangibilità delle cose come delle persone.
Egli aveva compreso che nella visione del sensibile erano presenti la vita e la morte contemporaneamente.
In un cesto di frutta ci sono foglie rigogliose e foglie appassite.
In ogni corpo si trovano questi due principi opposti e complementari   Nello sguardo trasognato, ottuso, che accenna al sorriso o all’ironia del Bacchino, che sa di vita, troviamo contrapposte la pelle e le labbra bianche che annunciano  malattia e caducità.
Alois Riegl della Scuola di Vienna lo dice “incolto ma genio”, perché ha rappresentato lucidamente  la visione della solitudine storica a cui è condannato l’universo sensibile della natura e dei corpi.
Eroe tragico………o antieroe …il suo è un viaggio dentro al precipizio della colpa Mentre Omero travasa la disperazione degli uomini nella sfera degli dei e degli eroi, Caravaggio riveste su di sé tutta la sua disperazione e Roma diventa la sua Itaca.
Diventa il senso del suo esistere…che il Bello, che sapeva esprimere coi pennelli, non gli aveva dato , pur riuscendo a sublimare la realtà intorno a lui.
Nel Davide si nota da una parte la barbarie della morte e dall’altra la pietà nel volto del giovane, quasi a chiedere lui stesso pietà per il suo atto violento.
Nella conversione di Paolo le braccia spalancate ad abbracciare la  luce divina, in un vivissimo incanto, ci mostrano una rara accettazione  estatica del trascendente.
Per un attimo Caravaggio riesce a cogliere l’irruzione del divino nel mondo.
  L’irrompere del divino nel mondo BRANI DA LEGGERE E COMMENTARE Z.Trenti : l’esistenza è fermentata da richiami interiori, ineludibili e suadenti.
Non troviamo pace se non in maldestri tentativi di  darvi soddisfazione.
Il sogno riempie e riscalda l’esistenza e sta sul crinale , alimentato dalla vicenda personale, e l’orizzonte di senso ne risulta alla confluenza ODISSEA : C.XII: ‹Vieni qui, Odisseo glorioso.., se vuoi ascoltare la nostra voce.
Nessuno mai è passato di qui con la nave senza prima udire dalle nostre bocche la voce dal dolce suono, ma poi se ne va con viva gioia e conosce più cose.
Quel canto è l’oltre che non conosco ? È la bellezza che non posso cogliere???  Ecco allora il desiderio, la paura, la fuga….
ULISSE (Né..)vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto…; ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto(…) Considerate la vostra semenza: fatti non foste per viver come bruti,/ ma per seguir virtute e canoscenza  E’ IL SENSO DELLA VITA? GIONA  Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona…«Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito;dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce.
4 Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare e le correnti mi hanno circondato;  io dicevo: Sono scacciato lontano dai tuoi occhi;eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio….
Comprende e la SPERANZA E RINASCE AGOSTINO La pace è solo in Dio… E se invece la bellezza stesse proprio nella tensione verso l’utopia che riempie ed esalta la vita????  E se fosse l’attimo appena precedent

Giovanni e Paolo e il Mistero dei Pupi

Parodia all’italiana di Philippe Ridet in “Le Monde” del 18 luglio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org) Due ragazzini in pantaloni corti e i loro amici sfidano un mago che terrorizza gli uomini e li trasforma in marionette di legno.
È il riassunto del cartone animato di ventisei minuti, la cui diffusione è prevista per domenica 18 luglio sul terzo canale della televisione pubblica italiana (RAI 3) alle 9 [ndr: 8,40], quando la guardano i bambini.
Con il loro coraggio, i due ragazzi, di nome Giovanni e Paolo, finiranno col trionfare sui malefìci del mago.
Giovanni e Paolo…
come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due giudici assassinato dalla mafia a Palermo nel 1992.
Il mago che concede i suoi favori in cambio delle sottomissione, è evidentemente Cosa Nostra.
Per Rosalba Vitellaro, la regista, e Alessandra Viola, la sceneggiatrice, tutto comincia in macchina un mattino del 2007.
La radio trasmette una canzone di Carmen Consoli, Mulini a vento, dedicata alla scomparsa dei due magistrati.
Perché non noi?, si dicono.
Hanno appena terminato un film d’animazione, Benedetta, che presenta i bambini sfruttati e poveri della Sicilia, che vendono fazzoletti di carta e accendini ai semafori.
Poco tempo dopo, la pubblicazione di un sondaggio realizzato nelle scuole dimostra che i nomi di Falcone e Borsellino sono già stati dimenticati dagli scolari.
L’idea di dedicare un cartone animato pensato per il pubblico giovane a queste due figure dell’antimafia diventa a quel punto per loro una sorta di necessità civica e pedagogica.
Messe al corrente del progetto, la regione Sicilia e la RAI accettano di assicurarne in parte il finanziamento e la diffusione.
Anche le famiglie dei due giudici accettano di sostenere questa impresa.
Altri sponsor interpellati hanno rifiutato.
“Mi dicevano: un cartone animato sulla mafia? In Sicilia? Ma lei è matta!”, ricorda Rosalba Vitellaro.
Legge del silenzio? Volontà di negare la realtà? Tutto questo insieme.
“In Italia, un presidente del consiglio ritiene che parlare di ciò che non funziona faccia torto al paese.
Per me, è proprio il contrario”, prosegue.
Già proiettato a Palermo il 23 maggio, anniversario dell’assassinio di Giovanni Falcone, presentato al Festival del film di televisione a Cannes, Giovanni e Paolo, il mistero dei pupi” gode già di un’incoraggiante pubblicità di bocca in bocca.
Il Messico, in preda anch’esso al traffico e alla violenza, acquisirà i diritti del film per la televisione pubblica.
Rosalba Vitellaro e Alessandra Viola riflettono ad un altro soggetto tratto dalla recente storia italiana.
“Un lungometraggio tipo Persepolis” la striscia di Marjane Satrapi.
L’attualità recente è colma di scandali di corruzione, di assassini misteriosi, di affari mai chiariti.
“È un onore partecipare alla costruzione di una opinione pubblica, spiega ancora Rosalba.
Gli eroi non sono quei mafiosi che marciscono in prigione ma quelli che, come Falcone e Borsellino, li hanno combattuti.” Una storia ambientata negli anni Cinquanta a Palermo, nella quale i nostri due amici, con l’aiuto di altri compagni, cercheranno di liberare dal Male oscuro la loro città e i suoi abitanti.

The Blind Side (Il lato cieco)

La domanda sorge spontanea: com’è possibile che un film campione d’incassi negli Stati Uniti, forte di un Oscar per la migliore attrice protagonista, sia proiettato solo al Fiuggi Family Festival e non trovi spazio nei nostri cinema? «Magie» della distribuzione all’italiana, capace inizialmente di rifiutare perché «deprimente» un film come The Road, tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, considerato un capolavoro della letteratura contemporanea.
Ma qui, si è andato oltre.
The Blind Side, il film che ha premiato Sandra Bullock, in un inedito ruolo drammatico, prima con il Golden Globe e poi con l’Oscar, che ha fatto commuovere famiglie di americani con quella storia, vera, di un gigante buono del football americano e ha rastrellato 255 milioni di euro, quarto incasso assoluto della stagione, in Italia è disponibile solo in dvd, dopo una fugace apparizione su Mediaset Premium.
Una scelta in controtendenza, per la pellicola che, nata dal nulla, al botteghino ha scalzato in America addirittura i teen vampiri amati da orde di adolescenti, di Twilight: New Moon Resta la domanda.
perché questo film che parla di sport e adozione non è degno di arrivare nei cinema italiani? «D’accordo con la società produttrice del film – ha raccontato Paolo Ferrari, presidente di Warner Bros Italia – abbiamo ritenuto che il soggetto fosse poco adatto al pubblico italiano, che ha sempre mostrato di gradire poco i film sullo sport e in particolare sulle discipline, come il football americano, sconosciute nel nostro paese.
L’investimento promozionale per lanciare un film sul mercato delle sale è diventato gravoso e le previsioni di incasso per Blind Side sconsigliavano di rischiare».
Insomma, secondo al Warner, agli italiani, popolo che vive di pane e calcio, non piacciono i film sullo sport.
Eppure Invictus di Clint Eastwood, sembra dimostrare il contrario.
Quel film, dove il rugby è uno strumento di lotta politica, dove non si gioca soltanto una partita ma si raccontano emozioni e storie individuali, o collettive (il Sudafrica di Mandela) da noi è andato molto bene.
E non è l’unico.
Anche in The Blind Side il football è un pretesto.
Anzi è il contesto, dentro cui si dibatte il destino di Michael Oher, un grattacielo d’uomo, campione dei Baltimore Ravens.
Oggi, a soli 24 anni, la sua storia è diventata un libro e un film.
La storia di un ragazzo afroamericano di Memphis, orfano di padre e con una madre tossicodipendente, che non ha nulla, se non un futuro di degrado e la stazza per fendere il quadrilatero verde.
Alle soglie di un destino senza destino lo salva Leigh Anne Tuohy (Sandra Bullock appunto), assieme al marito e a due figlie.
Reginetta della commedia sentimentale per un’intera generazione, l’attrice ha abbandonato impacci romantici e buffi corteggiamenti, per un ruolo che lei stessa ha definito «impegnato e impegnativo»: «Ha subito avuto un significato molto importante per me: perché parla delle mamme, che si occupano sempre dei figli, naturali o adottati, e non importa da dove vengono».
Anne apre la propria casa di bianchi benestanti a quel bambinone triste di colore.
Lo adottano, gli pagano gli studi, lo seguono e gli fanno coltivare il suo sogno, racchiuso in potenza nel suo talento innato: il football.
Michael avrà la ribalta, ma soprattutto avrà una famiglia.
È la quinta essenza dell’american dream, nella sua versione caritatevole.
Il razzismo della povertà battuto dalla pietà e dallo sport che è sfida, conquista e successo.
E, anche se spesso ci sfugge di mente, solidarietà.
Ilario Lombardo Avvenire 27 07 2010

I film del Festival di Cannes 2010

La lista dei vincitori con relative schede e trama dei film.
Palma d´Oro Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives  – Apichatpong Weerasethakul (TH/UK/FR/DE/ES) UNCLE BOONMEE WHO CAN RECALL HIS PAST LIVES titolo internazionale: Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives titolo originale: Loong Boonmee Raleuk Chaat paese: Spagna, Thailandia, Germania, Regno Unito, Francia anno: 2010 genere: fiction regia: Apichatpong Weerasethakul durata: 113′ sceneggiatura: Apichatpong Weerasethakul cast: Natthakarn Aphaiwonk, Sakda Kaewbuadee, Geerasak Kulhong, Jenjira Pongpas, Thanapat Saisaymar fotografia: Yukontorn Mingmongkon, Charin Pengpanich, Sayombhu Mukdeeprom montaggio: Lee Chatametikool scenografia: Akekarat Homlaor produttore: Keith Griffiths, Simon Field, Charles de Meaux, Luis Miñarro produzione: Illuminations Films, Anna Sanders Films, GFF Geissendörfer Film- und Fernsehproduktion GmbH, Eddie Saeta S.A., Kick the Machine (TH) rivenditore estero: The Match Factory   Tramai Zio Boonmee soffre di un’insufficienza renale.
Pratica lo yoga con passione e conosce bene il suo corpo.
Sa che morirà entro 48 ore.
Chiama i suoi lontani parenti e chiede loro di farlo uscire dall’ospedale affinché possa morire a casa.
Lì vengono accolti dal fantasma della moglie defunta, riapparsa per curarlo.
Anche suo figlio morto torna dalla giungla sotto forma di scimmia.
Questo si è accoppiato con una creatura conosciuta con il nome di “scimmia-fantasma”, con la quale ha vissuto sugli alberi per 15 anni.
Gran Premio Des hommes et des dieux – Xavier Beauvois (FR) OF GODS AND MEN titolo internazionale: Of Gods and Men titolo originale: Des hommes et des dieux paese: Francia anno: 2010 genere: fiction regia: Xavier Beauvois durata: 120′ data di uscita: FR 08/09/2010 sceneggiatura: Etienne Comar, Xavier Beauvois cast: Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Roschdy Zem, Jacques Herlin, Sabrina Ouazani fotografia: Caroline Champetier montaggio: Marie-Julie Maille scenografia: Michel Bartelemy costumi: Alice Cambournac produzione: Why Not Productions, Armada Films supporto: MEDIA Programme distributori: Mars Distribution rivenditore estero: Wild Bunch Trama Un monastero sulle montagne del Magreb negli anni ’90.
Otto monaci cristiani francesi vivono in armonia con i fratelli musulmani.
Quando un gruppo di lavoratori stranieri viene massacrato da un gruppo islamico, si diffonde il terrore nella regione.
L’esercito offre protezione ai monaci, ma questi la rifiutano.
Malgrado le minacce crescenti, i monaci decidono di restare.
Il film si ispira liberamente alla vita di alcuni monaci cistercensi di Tibhirine, in Algeria, dal 1993 fino alla loro partenza nel 1996.
  Migliore Interpretazione Femminile Juliette Binoche – Copie conforme] – Abbas Kiarostami (IT/FR) titolo internazionale: Certified Copy titolo originale: Copie conforme paese: Francia, Italia anno: 2010 genere: fiction regia: Abbas Kiarostami durata: 106′ data di uscita: FR 19/05/2010, IT 21/05/2010 sceneggiatura: Abbas Kiarostami cast: Juliette Binoche, William Shimell fotografia: Luca Bigazzi montaggio: Bahman Kiarostami scenografia: Ludovica Ferrario, Giancarlo Basili produttore: Marin Karmitz, Charles Gillibert, Nathanaël Karmitz produzione: MK2 Productions, Bi Bi Film, France 3 Cinéma, Canal +, Centre National du Cinéma et de l’image animée (CNC) supporto: MEDIA Programme distributori: MK2 Distribution, BIM Distribuzione rivenditore estero: MK2 Diffusion Trama     James, scrittore inglese di mezza età, in occasione dell’uscita in Italia del suo ultimo libro, conosce una giovane gallerista d’origine francese con la quale passa qualche ora per le stradine di San Gimignano, un piccolo paese del sud della Toscana…
Miglior Interpretazione Maschile (ex-aequo) Javier Bardem – Biutiful  – Alejandro González Inárritu (ES/MX) titolo internazionale: Biutiful titolo originale: Biutiful paese: Spagna, Messico anno: 2010 genere: fiction regia: Alejandro González Iñárritu durata: 138′ data di uscita: FR 25/08/2010 sceneggiatura:

Non è ancora domani (la pivellina)

Si può fare buon cinema con pochi mezzi e attori presi dalla strada se si hanno sensibilità e capacità di raccontare con semplicità storie che, seppur inventate, odorano comunque di vita vera, vissuta nella quotidianità.
Un cinema che cattura con l’essenzialità del mezzo tecnico la complessità dell’esistenza.
Come avviene in Non è ancora domani (la pivellina), un film di Tizza Covi e Rainer Frimmel, giunto nelle sale italiane dopo essere passato con successo lo scorso anno a Cannes nell’ambito della Quinzaine des réalisateurs aggiudicandosi il Label Europa Cinemas come miglior film europeo.  Una storia semplice, dunque; il racconto di una genitorialità tardiva, certo singolare; sicuramente non voluta ma accettata, accolta con disponibilità, anzi con quella generosità tipica di chi da sempre vive ai margini della società e sa bene quanto siano importanti i vincoli di solidarietà.
Infatti, pur con le difficoltà che la famiglia deve affrontare in questa situazione inattesa, dovute alla precarietà delle condizioni economiche e di vita, nonché al dover imparare all’improvviso a essere genitori sia pure temporaneamente, i coniugi regalano a quella piccola sconosciuta il loro amore.
Un amore sincero, e tuttavia adulto, capace cioè di porsi un limite di fronte a una situazione che sanno non potrà durare.
E in questa attesa di un lieto fine, auspicato eppure vissuto con comprensibile tristezza, si coglie l’essenza dei protagonisti:  dei due coniugi e del tredicenne, anch’egli con un’infanzia difficile – vive con la nonna dopo la separazione dei genitori – che si prende cura della bimba come fosse una sorella.
Un’essenza che si scopre affatto diversa da quella che emerge dai pregiudizi che disegnano in modo rozzo e meschino, come tutti gli stereotipi, la vita degli artisti di strada e di quanti, come loro, vivono ai bordi della società.
Una vita marginalizzata e discriminata, ma non sminuita, semmai arricchita da esperienze e da rapporti resi più veri e saldi proprio dall’incertezza.
Seguendo la piccola Asia, il suo accattivante e contagioso sorriso, lo spettatore è costretto a entrare in una realtà povera e precaria, ma ricca di calore umano e di allegria.
E attraverso la storia di questa vivace e simpatica bambina, scopre un mondo diverso.
Grazie alla spontaneità degli attori, chiamati semplicemente a essere se stessi con una sceneggiatura ridotta all’osso, a una fotografia che non camuffa la realtà, restituendo i colori veri dell’inverno in un’anonima periferia urbana, nonché a riprese rese ancora più realistiche dall’uso di un super 16 millimetri e senza l’ausilio di luce artificiale, i due autori – di cui si coglie l’esperienza di documentaristi – confezionano un film intenso, toccante, delicato.
Il cui pregio, come avveniva per il neorealismo, sta proprio nel mostrare una realtà senza filtri, senza costruzioni fittizie, con il suo scorrere naturale, centrando la storia su persone semplici.
Un film che con sensibilità e misura lascia cadere tanti piccoli semi:  il valore della famiglia, la genitorialità vissuta anche verso figli non propri, la spontaneità dell’accoglienza e della solidarietà, la dignità pur nella precarietà, la stupidità di preconcetti che negano umanità laddove forse ce n’è più che altrove.
Peccato che Non è ancora domani (la pivellina) bisognerà andarselo a cercare, e in fretta, in quelle poche sale che hanno avuto il coraggio di accettare la scommessa di un film piccolo piccolo.
Ma migliore di tante pubblicizzate pellicole, grandiose per spettacolarità ed effetti speciali, ma incapaci di emozionare.
di Gaetano Vallini (©L’Osservatore Romano – 27 maggio 2010) Ambientato a San Basilio, periferia di Roma, la pellicola racconta la storia – non vera ma credibile – di Asia, due anni, abbandonata in un parco su un’altalena, con in tasca un messaggio della mamma che promette un giorno di tornare a riprenderla.
La piccola viene trovata dalla cinquantenne Patti, una donna che vive assieme al marito Walter in una roulotte in un campo in cui sosta una comunità di circensi.
Patti convince l’uomo a non rivolgersi alla polizia e con l’aiuto di Tairo, un ragazzino loro vicino di casa, inizia a cercare la madre della bambina.
Ma nel frattempo le dona, con il marito e il ragazzo, affetto sincero e una casa.