Eucarestia e logos, un legame propizio per la Chiesa

 

Descrizione evento:

EUCARISTIA E LOGOS.
Un legame propizio per la Teologia e la Chiesa
Alpignano (TO)  29 agosto – 2 settembre 2011

Le ragioni del Congresso

Il XXII Congresso nazionale dell’ATI si pone in ideale continuità con il precedente: Teologia dalla Scrittura. Se là il tema messo a fuoco era il modus del riferimento costitutivo della teologia alla Scrittura, si tratta ora di mettere a tema la qualità che il lógos cristiano è per sé chiamato a esibire a partire dal segno e dal luogo istitutivo dell’identità e della missione della comunità dei discepoli di Gesù: l’Eucaristia.

Il percorso muove dall’attestazione biblica del proporsi del gesto eucaristico nella sua singolare originalità che è insieme aperta a una pluralità di declinazioni; intreccia poi, di qui, un profilo più generale, inteso a tratteggiare lo “stile” e il “linguaggio” che dal gesto eucaristico per sé sprigionano, con due profili più specifici: il primo, volto a rinvenire l’effettiva incidenza storica dell’Eucaristica sulla forma della teologia e del pensare cristiano, ma anche dell’arte, della mistica e del rapporto coniugale nella sua paradigmatica esemplarità; il secondo, volto a profilare l’indole che l’annuncio di Gesù Cristo ha da assumere, da un lato, in conformità alla sua intrinseca natura eucaristica, e, dall’altro, in sintonia con i segni dei tempi in un contesto, come quello contemporaneo, dilatato a misura globale.

I laboratori previsti, con metodologia seminariale, offriranno l’opportunità, tenendo fermo l’oggetto formale che regge il percorso, di fare il punto su alcune questioni necessariamente implicate dal gesto eucaristico in ordine alla figura della fede, dell’assemblea eucaristica e della missione.

L’intuizione e l’auspicio è che si possano così verificare, almeno in modo principiale, la pertinenza oggettiva e la rilevanza pratica di un legame – quello tra Eucaristia e logos – oggi a ben vedere più che mai propizio per la teologia e per la Chiesa.

Programma
Lunedì 29 agosto

16.00: Apertura dei lavori – Saluti della autorità

Eucaristia e logos (Piero Coda)

Sintesi sui pre-congressi (Francesco Scanziani)

Dalla Scrittura: un unico gesto per un pensiero plurale (Maurizio Marcheselli)

19.30: Celebrazione del Vespro

Martedì 30 agosto

7.30: Celebrazione eucaristica presieduta dal Card. Severino Poletto, Arcivescovo emerito di Torino

9.00: Eucaristia e stile cristiano (Pierangelo Sequeri)

11.00: Eucaristia e linguaggio della fede cristiana (Paul Gilbert)

16.00: Gruppi di studio (coordinamento a cura di Paolo Gamberini – sarà possibile partecipare a uno dei gruppi proposti):

Inculturazione e eucaristia; linguaggi inculturati (Andrea Bozzolo)
La struttura dialogica dell’assemblea eucaristica (Andrea Grillo)
Eucaristia e presenza di Cristo (Cesare Giraudo)
Fare teologia a partire dalla liturgia: Odo Casel e Karl Rahner (Pierpaolo Caspani)
Identità eucaristica: a partire dagli altri (Paolo Gamberini)

19.30: Celebrazione del Vespro

Mercoledì 31 agosto

7.30: Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Piero Coda

9.00 – 10.00:  Eucaristia e teologia in P.A. Florenskij (Natalino Valentini)
Eucaristia e teologia in E. Jüngel (Fulvio Ferrario)

11.00 – 12.00:  Eucaristia e teologia nel concilio di Trento (Angelo Maffeis)
Eucaristia e teologia nel concilio Vaticano II (Ghislain Lafont)

16.00: Assemblee di zona

18.00: Assemblea generale elettiva

19.30: Celebrazione del Vespro

Giovedì 1 settembre

7.30: Celebrazione delle Lodi

9.00: Eucaristia e soggetto del pensare cristiano (Serena Noceti)

11.00: La carne del logos:

Eucaristia e linguaggio dell’arte (Guido Bertagna)
Eucaristia e linguaggio della mistica (Francesco Asti)
Rapporto coniugale e logos eucaristico (Xavier Lacroix)

15.30: Visita alla Reggia della Venaria Reale e al centro di Torino

19.00: Celebrazione eucaristica presso il Santuario della Consolata di Torino, presieduta da Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino

Venerdì 2 settembre

7.30: Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì

9.00: Eucaristia e logos annunciato. Una chiave interpretativa (Roberto Repole)

Contesti:  Asia (Paolo Gamberini)
Europa (Giovanni Ferretti)
America Latina (Ermis Segatti)

12.30: Conclusione

 

I teologi riflettono sul culto del corpo

Sesso e “culto” del corpo, ma anche arte e globalizzazione. Sono alcuni dei temi che terranno impegnati da lunedì a venerdì prossimo i teologi che, in occasione del 150˚dell’Unità d’Italia, hanno scelto Torino per il loro appuntamento nazionale, giunto all’edizione numero 22. Sarà l’hotel Parlapà di Alpignano ad ospitare il congresso organizzato ogni due anni dall’Associazione teologica italiana, la più rappresentativa del settore, con i suoi 320 membri, tra preti e laici, che di mestiere studiano «la scienza di Dio». L’associazione è nata nel ‘67, dopo il Concilio Vaticano II, nel tentativo di «svecchiare» la teologia, facendola dialogare con la modernità.
Alla faccia di chi pensa che la teologia abbia la testa «tra le nuvole», i convegnisti si confronteranno su body building, palestra, alimentazione e più in generale cura del corpo, ma anche arte,  religioni «fai da te», eros e sessualità. «Questo non solo per smentire la fama sessuofobica della Chiesa cattolica – puntualizzano gli organizzatori – ma per dare un contributo a chiarificare che cosa  dice il corpo di quel che l’uomo è, nelle sue pulsioni e nella sua forza, così come nei suoi limiti e nella sua debolezza».
Tema portante del congresso, nel corso del quale verrà anche rinnovato il cda dell’associazione, è «Eucarestia e logos, un legame propizio per la Chiesa». Un anticipo del Congresso eucaristico nazionale, che si svolge ad Ancona a partire da sabato prossimo. «Cercheremo di capire in che misura l’Eucarestia incide sul pensiero dei cristiani e, di conseguenza, nel dibattito pubblico».
Ancora: «In un contesto di pluralismo e di crisi, ci chiederemo cosa abbia ancora da dire oggi il pensiero cristiano, misurandoci su temi che non passano mai di moda, come l’amore di coppia».
Al convegno partecipano l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che giovedì alle 19 celebra la messa alla Consolata – dopo la visita dei teologi alla Reggia di Venaria e al centro di Torino – e il suo predecessore, il cardinale Severino Poletto, oltre a mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì. Si alterneranno alcuni tra i nomi più importanti del panorama attuale della teologia, con relazioni su temi quali la mistica, la liturgia e l’inculturazione, ossia lo sforzo di «tradurre» la fede cristiana nelle culture a lei più lontane. Tra i relatori, il teologo e musicista don Pierangelo Sequeri parlerà dello «stile» cristiano, mons. Piero Coda, presidente uscente dell’associazione, del rapporto tra Eucarestia e «logos», il monaco benedettino francese Ghislain Lafont del Vaticano II, la teologa Serena Noceti del pensiero cristiano, il filosofo Xavier Lacroix del matrimonio. Infine, venerdì il convegno si chiude allargando lo sguardo alle terre di missione. Don Ermis Segatti, responsabile della Pastorale diocesana della Cultura, parlerà della situazione in America Latina, il padre gesuita Paolo Gamberini di quella in Asia, mentre a don Giovanni Ferretti toccherà la vecchia Europa.

di Fabrizio Assandri
in “La Stampa” del 26 agosto 2011

 

 

“In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza”.


1° settembre: 6° Giornata per la slavaguardia del creato

 

“Ritrovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione”: Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, firmano insieme il Messaggio per la 6ª Giornata per la salvaguardia del creato dal titolo “In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza”.

 

 

“Ritrovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione”: Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, firmano insieme il Messaggio per la 6ª Giornata per la salvaguardia del creato dal titolo “In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza”.
“Accogliendo l’intero creato come dono gratuito di Dio e agendo in esso nello stile della gratuità – si legge nel Messaggio – l’uomo diviene egli stesso autentico spazio di ospitalità: finalmente idoneo e capace di accogliere ogni altro essere umano come un fratello, perché l’amore di Dio effuso dallo Spirito nel suo cuore lo rende capace di amore e di perdono, di rinuncia a se stesso, ‘di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace’ (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 79)”.
I vescovi pongono quindi l’accento sulla vita, a partire da quella nascente e poi alla dignità di ogni esistenza: “È il cuore dell’uomo, infatti, che deve essere formato all’accoglienza, anzitutto della vita in se stessa, fino all’incontro e all’accoglienza di ogni esistenza concreta, senza mai respingere qualcuno dei propri fratelli”.
Con questo spirito di apertura agli altri uomini, “l’ospitalità diventa la misura concreta dello sviluppo umano” e “diventando ospitale, l’uomo riconosce con i fatti a ogni persona il diritto di sentirsi di casa nel cuore stesso di Dio”.
Nel secondo capitolo del messaggio, i vescovi mettono in evidenza un aspetto che riguarda le migrazioni internazionali cioè la “questione ambientale”. Le migrazioni sono infatti spesso legate ai fenomeni di “degrado dell’ambiente” che rendono invivibili le terre di provenienza. “In questo processo – scrivono – gioca un ruolo non trascurabile il mutamento del clima, che attraverso la variazione repentina e non sempre prevedibile delle sue fasce, rischia di intaccare l’abitabilità di intere aree del pianeta e di incrementare, di conseguenza, i flussi migratori”.
I vescovi esortano infine ad “educare all’accoglienza”, sulla scorta dell’impegno che la Chiesa italiana ha indicato per il decennio appena iniziato.
Tanto il mondo ortodosso – si legge nel messaggio – quanto quello delle diverse denominazioni evangeliche condividono “la preoccupazione per l’uso equo e solidale delle risorse della terra”, come pure “la sollecitudine verso i più poveri”. Il messaggio si chiude quindi con l’esortazione a cooperare, anche sul piano dei rapporti ecumenici, “perché le risorse ambientali siano preservate dallo spreco, dall’inquinamento, dalla mercificazione e dall’appropriazione da parte di pochi”.

 


Meatig di rimini 2011: E l’esistenza diventa una immensa certezza

Domenica 21 agosto 2011 – Sabato 27 agosto 2011 “


E l’esistenza diventa una immensa certezza” è il titolo scelto per la XXXII edizione del Meeting. Esso parte da una constatazione, semplice e al tempo stesso drammatica: nella mentalità più diffusa ai nostri giorni, nella coscienza con cui ciascuno di noi affronta le sfide e le fatiche del vivere, sembra che non sia più possibile alcuna vera certezza.

È qui, al fondo di noi stessi, che si rivela la radice nascosta delle tante “crisi” del nostro tempo: esse non segnano soltanto la messa in discussione o la perdita di certezze che si credevano acquisite – nella politica come nell’economia, nelle scienze come nell’etica, nella cultura come nella convivenza sociale – come è spesso successo in altre epoche storiche. Quello che è in gioco oggi, nell’epoca attraversata dalla grande ombra del nichilismo, è qualcosa di più radicale, e quindi più radicale è la sfida che essa ci pone: gli uomini non sarebbero più capaci di certezza, e anzi ogni certezza sarebbe una nostra costruzione, e alla fine nient’altro che una grande illusione.

Quando pensiamo al senso della nostra esistenza non siamo forse tutti tentati, come figli del nostro tempo, di ritenere che la nostra origine e la nostra destinazione siano in balìa della sorte, e che in definitiva nulla possiamo rispetto alle forze incontrollabili di un fato cieco e di un’insensata casualità? Eppure gran parte del pensiero “moderno”, per il quale l’uomo è l’unico, vero artefice del proprio destino, senza bisogno di riferirsi ad un senso più grande di sé, aveva preteso di fornire una strategia “scientifica” e “politica” che dominasse l’incertezza del vivere, il rischio mortale della solitudine e dell’insensatezza, fonte di risentimento e di violenza. Le uniche certezze di cui ancora disponiamo – così si pensa – sono quelle prodotte dal controllo tecnologico del mondo. Tutto il resto, valori ed emozioni, sentimenti ed opinioni, appartiene al gioco del relativismo.

Eppure noi ci accorgiamo sempre più che la realtà, sia a livello naturale che sociale, è molto meno controllabile di quanto si creda, e soprattutto scopriamo che l’esistenza dell’io è sempre più indebolita nelle sue ragioni. «A farci sentire un’incertezza più orrenda e devastante che in passato», ha scritto il sociologo Zygmunt Bauman, è la percezione che «la nostra impotenza sia incurabile». Tutta la partita dell’esistenza si gioca qui, nella certezza o nell’incertezza riguardo al motivo per cui ciascuno di noi è al mondo. Il Meeting proverà a raccogliere questa sfida del nostro tempo, riaprendo una partita da molti dichiarata ormai chiusa. E lo farà, come è suo stile, non in virtù di una più scaltra analisi culturale e politica, ma a partire dall’esperienza in atto di persone che non si accontentano di concepire la propria esistenza come destinata al nulla. Uomini e donne che non censurano il peso dell’incertezza né si sottraggono al lavoro che essa esige, ma che la vivono come il segno evidente che non siamo i padroni di noi stessi, ma siamo in rapporto con qualcosa di Altro, che continua a sopraggiungere alla nostra vita. Prima di ogni calcolo sulle nostre capacità o incapacità, la percezione di fondo del nostro io è quella di una certezza. E non una sicurezza a buon mercato o una garanzia a nostra disposizione, ma una certezza di appartenenza: siamo di qualcuno. Inizialmente noi siamo certi di noi stessi, perché ci viene incontro il volto di nostra madre e ci viene offerto il suo seno. È la prima percezione del vivere, che resta poi come una costante, anche se nascosta o soffocata. Prima di ogni incertezza c’è una certezza: essa è un dato, un incontro, un invito. Il Meeting cercherà di raccontare e testimoniare questo lavoro dell’io che riparte dall’evidenza di un incontro, di tutti quegli incontri in cui si rende presente in carne ed ossa il significato per cui vale la pena vivere, amare, costruire e anche soffrire. La certezza che cerchiamo non è un’ideologia o una strategia o una convinzione psicologica, ma è quella che ci fa riconoscere ciò che già “siamo”. Non tanto che le cose andranno a posto come pensiamo noi, ma che noi stessi siamo in rapporto con Chi ci fa continuamente.

Per questo l’esistenza, come dice il titolo del Meeting, diventa una certezza: non si tratta infatti di sapere in anticipo quello che accadrà a noi e nel mondo, ma di essere disponibili a farci provocare da ciò che accade, cioè a chiederne il senso e a riconoscerne la ragione. E la certezza è immensa proprio perché non è un nostro prodotto, ma la scoperta di ciò che ci raggiunge e chiede ogni volta di noi. Questa certezza non potrebbe esistere senza la nostra libertà. E in fondo anche il Meeting è un modo per prendere sul serio l’invito che ci proviene ogni giorno dagli avvenimenti e dagli incontri che accadono: l’invito a rispondere con tutta la nostra attesa, mettendo sempre in gioco la nostra inquietudine

 

 

 

 

XXV Congresso Eucaristico Nazionale

Sabato 3 – Domenica 11 settembre

La S. Messa nell’area portuale, la novità di un incontro con genitori e sacerdoti in Cattedrale e, quindi, con i fidanzati in Piazza del Plebiscito: Benedetto XVI concluderà così domenica 11 settembre il XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Ad aprirlo, sabato 3, il Legato Pontificio, Cardinale Giovanni Battista Re, il Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco, l’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, le Autorità civili.
Ancona – e le città della Metropolia: Osimo, Jesi, Loreto, Fabriano e Senigallia – si preparano all’evento ecclesiale: 8 giorni di celebrazioni, incontri, approfondimenti, nel segno di una cultura nella quale l’Eucaristia ha a che fare con la vita quotidiana, quindi con gli affetti, il lavoro e la festa, la fragilità, la tradizione e la cittadinanza.

Tra le manifestazioni, la mostra “Alla Mensa del Signore. Capolavori dell’arte europea da Raffaello a Tiepolo”; il concerto del Maestro Giovanni Allevi e dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana; la Via Crucis animata dall’Associazione Europassione per l’Italia e la Processione Eucaristica.

“Il Congresso Eucaristico è un convenire di popolo – spiega l’Arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli – quindi un appuntamento a cui tutti sono invitati, non semplicemente a guardare, ma a partecipare”.

Presentando il programma definitivo dell’appuntamento (3-11 settembre 2011), Menichelli aggiunge: “Attorno all’Eucaristia noi elaboriamo un progetto caratterizzato da 3 C: le Celebrazioni, che si terranno sul territorio della Metropolia; la Carità, che nasce dall’Eucaristia e che ci impegna a vivere la fraternità, si tradurrà in due opere-segno; la Cultura, a partire dalla mostra che inaugureremo sabato 3 settembre presso la Mole Vanvitelliana di Ancona, con circa ottanta produzioni artistiche sul tema dell’Eucaristia, provenienti anche dai Musei Vaticani; e domenica 4, a sera, sarà invece la volta del concerto del «nostro» Maestro Allevi…”.
Sul sito ufficiale www.congressoeucaristico.it è scaricabile il programma definitivo.


Per la famiglia

La giornata di lunedì 5 settembre, dedicata all’ambito della vita affettiva, che sarà, nella mattinata, soprattutto un momento di formazione per operatori pastorali del settore, e, nel pomeriggio , attraverso le “fontane di luce” un’occasione di dialogo e condivisione.

La giornata di sabato 10 settembre, con il Pellegrinaggio delle Famiglie al mattino (con il servizio di coordinamento del Rinnovamento nello Spirito) ed i vari singoli momenti per associazioni e movimenti.

Confluiremo poi tutti, dal primo pomeriggio,  nel grande momento di testimonianze e festa per le famiglie, “Frammenti di vita buona”, con una lunga diretta trasmessa su RAI 1.

La giornata di domenica 11 settembre, con la S. Messa presieduta dal Santo Padre al mattino, e l’incontro con sacerdoti e sposi nel pomeriggio, in Cattedrale. Come già ricordato, questo sarà un momento riservato ad una coppia ed un sacerdote per diocesi. La coppia sarà costituita dagli incaricati diocesani di pastorale familiare (o quella da loro stessi delegata) ed il sacerdote sarà il delegato diocesano per il Congresso Eucaristico, o, in sua assenza, il Direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare. A breve vi perverranno le indicazioni per ritirare il biglietto di ingresso. Per coloro che lo volessero, in una zona di Ancona, sarà allestito un maxi-schermo per poter dall’esterno partecipare all’evento. in un’altra zona di Ancona i figli, sopra i sei anni, degli sposi invitati saranno intrattenuti da un’equipe di animazione.

Nel pomeriggio a partire dalle ore 16.00 ci sarà un momento per i fidanzati che culminerà alle ore 18.00 nell’incontro con il Santo Padre.


Vedi allegati


Arriva il Campo Quattro

 

Dall’8 all’11 settembre al Colle don Bosco


Come ogni anno, a chiudere il percorso formativo SDB e FMA dell’estate, troviamo il Campo Quattro al Colle don Bosco. L’appuntamento è dall’8 all’11 settembre e il tema di quest’anno è il Sistema Preventivo. La colonna del sistema educativo pensato da don Bosco ed un accompagnamento spirituale della singola persona sono il sunto del Campo Quattro e la base della Famiglia Salesiana. La chiusura dei campi coincide con l’inizio dell’anno pastorale, ovvero il Weekend MGS del 17 e 18 settembre.

Scarica il volantino – 18/07/2011


Morire di speranza

 

Veglia di preghiera oggi a Roma per i boat people d’Europa di Redazione in Independent Catholic News del 16 giugno 2011 (traduzione di Maria Teresa Pontara Pederiva)


Si svolgerà a Roma questa sera alle ore 18.00 una veglia di preghiera, per tutti i profughi che hanno perso la vita cercando di arrivare in Europa. Dal 1990 si è a conoscenza di almeno 17.597 persone che hanno perso la vita nel corso del pericoloso viaggio dal Nord Africa alla volta di Italia, Spagna
e Malta. L’attuale crisi in Libia ha portato molte più persone a intraprendere la rischiosa traversata in mare su imbarcazioni fatiscenti e sovraccariche. Nei primi cinque mesi del 2011, 1.820 persone sono morte annegate nel Mediterraneo, di cui 1.633 con l’intenzione di rimanere in Italia. Il bilancio
reale delle vittime è probabilmente molto più alto.
Molti dei rifugiati sono originari dell’Africa sub-sahariana, e avrebbero compiuto il loro lungo viaggio via terra verso nord Africa, a piedi o in autobus, alla ricerca di un lavoro. Mentre la crisi si è andata intensificando, essi si sono trovati in una situazione ancora più vulnerabile, in situazioni di
pericolo e molti disperati sono stati costretti a fuggire con qualsiasi mezzo a disposizione.
Così per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato 2011, in calendario il prossimo 20 giugno, la Comunità di Sant’Egidio, l’Associazione Centro Astalli, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Fondazione Migrantes, la Caritas italiana e le ACLI, stanno organizzando una veglia di preghiera per tutti coloro che hanno perso la vita cercando di raggiungere l’Europa.
Con il titolo “Morire di speranza”, la Veglia di preghiera sarà guidata da mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e si svolgerà nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, oggi 16 giugno alle ore 18.00.

“Signore da chi andremo? Pellegrini, cercatori di Dio”


 

 

il Convegno per la pastorale del tempo libero, turismo e sport si svolge da giovedì 2 a sabato 4 giugno a Fano.

 

 

“L’uomo da sempre e ancor di più oggi è alla ricerca di senso, di significato, di andare in profondità. Facendosi pellegrino verso un luogo sacro si riappropria di una modalità di incontro con Dio che lo mette in strada, riscopre la sua minorità, recuperando i valori ad essa connessi: la sobrietà, la semplicità, l’essenzialità, il gusto dell’andare verso la meta, il gusto di incontrarsi e di stare insieme, il raccontare, il pregare, contemplare, ammirare, stupire”.Con queste parole don Mario Lusek, Direttore dall’Ufficio Nazionaleper la pastorale del tempo libero, turismo e sport, presenta il Convegno “Signore da chi andremo? Pellegrini, cercatori di Dio”, che si svolge da giovedì 2 a sabato 4 giugno a Fano. “L’iniziativa – spiega don Mario Lusek, Direttore di uno degli Uffici promotori, unitamente all’Ufficio Liturgico Nazionale, alla Diocesi di Fano, al Collegamento Nazionale Santuari e al Segretariato Pellegrinaggi Italiani (SPI) – vuole recepire gli Orientamenti Pastorali emersi nel 2° Congresso Mondiale della pastorale dei Santuari e dei Pellegrinaggi promosso a Santiago de Compostela dal Pontificio Consiglio dei Migranti nel settembre 2010 e prepararci al Congresso Eucaristico Nazionale del prossimo settembre ad Ancona”.

 

I lavori della tre giorni, che sarà moderata da Giovanni Gazzaneo, coordinatore de “I luoghi dell’Infinito”, si apriranno alle ore 15.30di giovedì 2 giugno con i saluti di S. E. Mons. Armando Trasarti, Vescovo di Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola, di Stefano Aguzzi, Sindaco di Fano, di Matteo Ricci, Presidente della Provincia di Pesaro – Urbino, di Gian Mario Spacca, Presidente della Regione Marche e di don Mario Lusek, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport.

 

La prima sessione, intitolata “Camminare, l’homo viator del nostro tempo ed il suo cammino di ricerca” sarà presieduta da Don Luciano Mainini, Segretario Generale dello SPI. Dopo una lectio divina della biblista Rosanna Virgili, S.E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, presenterà la “Lettera ai cercatori di Dio”. In serata, alle 21.30, presso il Teatro della Fortuna avrà luogo la rappresentazione teatrale “Il Giullare Pellegrino”, a cura del Jobel Teatro di Roma.

 

Venerdì 3 giugno alle ore 9.30 avrà inizio la seconda sessione, intitolata “Accogliere, il ministero dell’accoglienza nei Santuari” e presieduta da Mons. Marino Maria Basso, Presidente del Coordinamento Nazionale Santuari. In apertura il Prof. Maurizio Boiocchi, Dottore di ricerca presso l’Università IULM di Milano, offrirà un “Identikit del pellegrino di oggi: una lettura socio pastorale”. Sarà poi affrontato il tema “Educare all’accoglienza e all’incontro: esperienze a confronto”, con gli interventi di P. Enzo Poiana, Rettore della Basilica di Sant’Antonio di Padova, di P. Francesco Biagioli, collaboratore del Rettore del Santuario di San Gabriele dell’Addolorata (Isola Gran Sasso d’Italia – TE) e di Don Ciro Favaro, Rettore del Santuario della Madonna del Pettoruto a San Sosti (CS). A seguire Mons. Giancarlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, interverrà su “Il Santuario luogo di educazione alla solidarietà”, mentre su “L’accoglienza degli stranieri nel Santuario di Pietralba (BZ)” interverrà il Rettore P. Lino Pachin.

Alle ore 12.00 S. E. Mons. Luigi Conti, Arcivescovo-Metropolita di Fermo e Presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, presiederà una Celebrazione Eucaristica presso la Basilica di San Paterniano.

Nel pomeriggio avrà luogo la terza sessione, intitolata “Celebrare, il servizio pastorale nei Santuari”, e presieduta da S. E. Mons. Claudio Maniago, Vescovo ausiliare di Firenze e Segretario della Commissione Episcopale per la liturgia. Il primo intervento sarà di Adelindo Giuliani, dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, su “L’animazione nei Santuari: la via dei segni”.

Seguirà quello di Mons. Timothy Verdon, Direttore Diocesano per la catechesi attraverso l’arte, arte sacra e beni culturali di Firenze, su “La via della bellezza”; infine toccherà al Prof. Franco Cardini, Storico e Docente all’Università degli Studi di Firenze, che interverrà su “La via della memoria. Le antiche vie di pellegrinaggio”.

 

Sabato 4 giugno alle ore 9.30 avrà inizio la quarta ed ultima sessione dei lavori, intitolata “Ritornare, un cammino che continua”, e presieduta da Giovanni Gazzaneo.  Su “Il ministero delle Opere Diocesane di Pellegrinaggio” interverrà, in apertura, Don Claudio Zanardini, Responsabile Ecclesiastico di Brevivet, cui farà seguito S. E. Mons. Edoardo Menichelli, Arcivescovo-Metropolita di Ancona-Osimo e Vescovo Delegato Regionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, che parlerà sul tema “Signore, da chi andremo? Pellegrini verso il Congresso Eucaristico Nazionale”.

Da ultimi, per tracciare le conclusioni (“Il ritorno, un cammino che continua”) prenderanno la parola S. E. Mons. Claudio Giuliodori, Presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, e do

Gloria a Dio e pace sulla terra

Dal 17 al 27 maggio si svolgerà a Kingston, in Giamaica, una Convocazione ecumenica internazionale dal titolo «Gloria a Dio e pace sulla terra». Il documento preparatorio è stato a suo tempo inviato alla chiese. Esso cerca di uscire dall’alternativa paralizzante che spesso, nel passato, ha condizionato la riflessione teologica e la prassi delle chiese su questo tema. Da una parte, alcuni sottolineavano che l’uso della forza va evitato sempre e comunque, richiamandosi a esempio alle parole di Gesù nel Discorso della montagna, interpretate nel senso di una assoluta nonviolenza. Altri sottolineavano che, in tal modo, si rischia, almeno in alcuni casi, di lasciare libero corso all’oppressione di poteri malvagi nei confronti dei più deboli: in questa seconda prospettiva, l’estrema risorsa di una reazione armata non può essere esclusa ed esiste qualcosa come una «guerra giusta». È vero, però, che questo atteggiamento, che vuol essere realista, ha giustificato, anche in anni recenti, guerre del tutto ingiuste. Il documento preparatorio si sforza di porre al centro le possibilità di promuovere la pace mediante la giustizia sociale e le risorse della politica, riducendo gli spazi di praticabilità dell’uso della forza.
Negli anni Trenta del secolo scorso, il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer riteneva che le chiese dovessero esprimersi in comune, sul tema della pace, in modo tale da impegnare tutti i cristiani. Limitarsi ad analisi e raccomandazioni, secondo Bonhoeffer, significherebbe ammettere che la parola della chiesa non dispone di alcuna capacità di incidere, oggi, nella storia. Una testimonianza incisiva può passare solo attraverso scelte precise, tali da imporre un sì o un no, in nome del Signore Gesù. La Convocazione di Kingston non è un concilio ecumenico, e non ha simili pretese. È auspicabile, tuttavia, che essa riesca a esprimere magari poche linee guida, ma chiare e in grado di mobilitare le chiese su progetti anche limitati, ma ben definiti. L’ecumenismo di questi decenni è assai statico: un segnale di vitalità sarebbe, per molti cristiani e cristiane, uno stimolo importante.

 

in “Riforma” – settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste, Metodiste e Valdesi – del 13 maggio 2011

Festa della mamma – 8 maggio 2011.


“Il latte della mamma non si scorda mai”

 

E’ un titolo un po’ curioso per parlare ancora nel nostro tempo delle mamme. Però una cosa è certa: ciascuna donna famosa, povera, ignorante, culturalmente chic, ad un certo momento della vita desidera ardentemente un figlio. La sua natura non le perdona il tempo dedicato a tante sciocchezze e non all’unica cosa importante per cui è al mondo: generare. Basta guardare alle starlette, cantanti, dive della nostra TV, per rendersene conto.

Però- nello stesso tempo- c’è da spaventarsi per come tuttora le madri siano abbandonate e muoiano ed occorre plaudire alla campagna presentata presso il Ministero della Salute, per la promozione dell’allattamento al seno “Il latte della mamma non si scorda mai”. Si tratta di una campagna itinerante volta a sensibilizzare le neomamme sui vantaggi dell’allattamento al seno per la salute del bambino sia dal punto di vista nutrizionale che su quello affettivo- psicologico, in particolar modo nel Sud Italia, dove si registrano tassi di allattamento al seno esclusivo o predominante mediamente più bassi. Per questo le Regioni individuate per la realizzazione di maggiori iniziative sono state la Calabria e la Puglia(mi torna strano: da sempre le donne meridionali sono state orgogliose di allattare i figli…).
La campagna, che coinvolgerà direttamente le strutture sanitarie locali e le associazioni di settore, prevede un percorso a tappe che toccherà le città di Foggia, Bari, Roma, Cosenza e Reggio Calabria, dove un camper allestito ad hoc farà sosta nelle principali piazze promuovendo l’allattamento al seno attraverso la distribuzione di materiale informativo e attività di sensibilizzazione sul tema (mostre, convegni, consulenze di esperti e di operatori sanitari). Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella,  ha spiegato il motivo di questo tour:”l’allattamento al seno è un gesto naturale, dobbiamo promuovere e restituire una cultura ‘spontanea’ della maternità. Va modificata anche la percezione comune che se ne ha, non è possibile che oggi venga visto come un gesto sconveniente in luoghi pubblici. C’è troppa paura a essere madri , una paura dovuta alla mancanza di sostegno da parte delle istituzioni, al veder sconvolta la propria vita. Ma anche paura del dolore. In questo senso mi piacerebbe poter allargare la prossima campagna anche alla promozione del parto naturale”( io …potrei farle da testimonial: i miei cinque figli sono nati tutti così)
Inoltre, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha raccomandato l’allattamento materno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita del bambino e il mantenimento del latte materno come alimento principale fino al primo anno di vita, pur introducendo gradualmente cibi complementari.( cfr. i media  e i quotidiani del 5-5-2011) .

Bello , poi, l’evento organizzato dalla Fondazione Idis – Città della Scienza con un programma ricco di laboratori, incontri con esperti, visite guidate alle mostre e spettacoli al planetario.
All’interno del Science Centre le mamme, insieme ai loro piccoli, scopriranno il meraviglioso mondo delle cure parentali nel mondo animale; partendo con le visite guidate alla mostra sugli insetti per conoscere coleotteri, insetti stecco e insetti foglia, blatte e api, e le loro strabilianti capacità. Si  ammireranno in presa diretta la nidificazione di alcune specie di uccelli, come falchi e barbagianni, però il percorso non potrà che concludersi con i mammiferi, sicuramente i più “materni” di tutto il mondo animale.
Grazie ad Aicote( = Associazione Interdisciplinare COterapie che da molti anni svolge progetti di attività, educazione e terapie con gli animali), si conosceranno mamme e cuccioli di cincillà, cavie peruviane, conigli nani e criceti, apprendendone le esigenze, le cure, la gestione e tutto ciò che riguarda questi piccoli animali.
Ma per la festa della mamma perché non concedersi anche un po’ di tempo esclusivamente per sé e avere qualche suggerimento, consiglio e curiosità sull’essere ancora più belle? Risponderà alle nostre domande il make up artist di “Idea Bellezza” che per l’occasione offrirà prove trucco a tutte le mamme interessate. Nell’ Officina dei Piccoli, poi, i bambini si divertiranno con i laboratori creativi, dove potranno realizzare piccoli regali per le loro mamme, dai fiori di carta, ai biglietti di auguri in carta riciclata, dagli scarabei portafortuna a tanti, tanti cuori di mamma. Le attività di Lacci Sciolti daranno l’atmosfera festosa, con travestimenti e animazioni itineranti in tutte le aree espositive, giochi di squadra e attività ludiche per i più piccoli.

Questo è il bello, ma- purtroppo- c’è anche il lato brutto.

 

 

Il dodicesimo Rapporto sullo Stato delle Madri del Mondo

Secondo il dodicesimo Rapporto sullo Stato delle Madri del Mondo”, presentato a Roma da Save the Children, 48 milioni le donne che ogni anno nel mondo partoriscono senza alcuna assistenza professionale, mille al giorno, 2 milioni quelle che lo fanno in completa solitudine e 358mila quelle che perdono la vita in conseguenza della gravidanza o del parto. Save the Children,  valuta il benessere materno- infantile in 164 paesi del mondo e istituisce una graduatoria, l’Indice delle madri, basandosi su parametri quali gli indici di mortalità infantile e materna, l’accesso delle donne alla contraccezione, la partecipazione delle donne alla vita politica.
Prima in questa graduatoria si conferma la Norvegia, seguita da Australia e Islanda. Nelle ultime dieci posizioni sono, invece, Afganistan, Niger, Guinea Bissau, Yemen, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica Centro Africana, dove a essere drammatiche non sono solo le condizioni delle partorienti ma anche quelle dei neonati. Secondo il rapporto, infatti, sono oltre  800.000 i  bambini nel mondo che muoiono alla nascita, quasi 3 milioni quelli che perdono la vita entro il primo mese e 8,1 milioni entro il quinto anno.  
E l’Italia? Il Bel Paese quest’anno esce dalla top 20, scendendo dalla posizione 17 alla 21, soprattutto a causa della bassa partecipazione delle donne alla vita politica, allo scarso uso di contraccettivi, alla mancanza di servizi alla famiglia. L’indice, infatti, oltre a prendere in considerazione la sopravvivenza della madre e del neonato al momento del parto e il loro stato di salute nel periodo immediatamente successivo, valuta anche la qualità della vita delle donne, il loro ruolo che ricoprono e il loro riconoscimento sociale. “Ed è su questo indicatore che l’Italia crolla”, spiega Raffaella Milano, responsabile dei programmi Italia- Europa di Save the Children. La percentuale delle donne sedute in parlamento, per esempio, in Italia è pari al 20%,  più bassa che in Afganistan (28%), Burundi (36%) e Mozambico (39%)(Cfr. quotidiani e media italiani dei primi di maggio 2011). Quest’anno poi la sezione italiana della ONLUS ha rilasciato, in concomitanza con il rapporto, anche un’altra indagine, “Piccole Mamme”,  condotta grazie al coinvolgimento di tre organizzazioni non profit impegnate nella tutela delle mamme: CAF Onlus di Milano, Il Melograno di Roma, L’Orsa Maggiore di Napoli. Secondo questa inchiesta, sono oltre 10.000 le mamme teenager (14 -19 anni) nel Bel Paese, molte delle quali già vivono un situazione familiare problematica. Circa 2.500 sono minorenni e fra queste ultime il l’82% è italiano. La maggior parte (71%) risiede nelle regioni meridionali e nelle isole, soprattutto in Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna e Calabria, e a seguito della gravidanza interrompe la propria formazione scolastica.  
“Il numero delle mamme adolescenti è rimasto più o meno costante e contenuto negli anni, ma non per questo il fenomeno può essere ignorato”, spiega Raffaella Milano, secondo la quale molte sono le possibilità di intervento: implementare, e istituire laddove non sono presenti, adeguati corsi di educazione sessuale ed educazione alla maternità, ma soprattutto creare servizi di home visiting. E’ molto importante per le neomamme avere a disposizione figure professionali dedicate e formate che le sappiano guidare nella quotidianità della maternità e le aiutino a non abbandonare gli studi”, conclude la responsabile della ONLUS. C’è- inoltre- da tenere presente che per finanziare progetti di salute e nutrizione in 36 paesi, anche quest’anno Save The Children ha lanciato la campagna Every One: fino al 25 maggio è possibile contribuire ai programmi di salute e nutrizione portati avanti dall’associazione, donando 1 euro con un sms al 45599 e 2 o 5 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa.

 

 

Se è una Festa della Mamma,

quali parole possono esprimere al meglio i nostri sentimenti, se non quelle del grande poeta Kahlil Gibran che scrive: La parola più bella sulle labbra del genere umano è “Madre“, e la più bella invocazione è “Madre mia”. E’ la fonte dell’amore, della misericordia, della comprensione, del perdono. Ogni cosa in natura parla della madre.


Ma altri degnissimi poeti hanno scritto:

Vergine madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’eterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti si’, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si riaccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’eterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre

sua disianza vuol volar senz’ali

(Poesia per la madre – Dante Alighieri)

 

 

E’ difficile dire con parole di figlio

ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,

ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:

è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata

alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame

d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu

sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l’infanzia schiavo di questo senso

alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l’unico modo per sentire la vita,

l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione

di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.

Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile

( Supplica a Mia Madre – Pier Paolo Pasolini)

 

 

Non sempre il tempo la beltà cancella

o la sfioran le lacrime e gli affanni

mia madre ha sessant’anni e più la guardo

e più mi sembra bella.

Non ha un accento, un guardo, un riso

che non mi tocchi dolcemente il cuore.

Ah se fossi pittore, farei tutta la vita

il suo ritratto.

Vorrei ritrarla quando inchina il viso

perch’io le baci la sua treccia bianca

e quando inferma e stanca,

nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

Ah se fosse un mio prego in cielo accolto

non chiederei al gran pittore d’Urbino

il pennello divino per coronar di gloria

il suo bel volto.

Vorrei poter cangiar vita con vita,

darle tutto il vigor degli anni miei

Vorrei veder me vecchio e lei…

dal sacrificio mio ringiovanita!

( A Mia Madre – Edmondo De Amicis)

 

 

E il cuore quando d’un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d’ombra

per condurmi, Madre, sino al Signore,

come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,

Sarai una statua davanti all’eterno,

come già ti vedeva

quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,

come quando spirasti

dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,

ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,

e avrai negli occhi un rapido sospiro

(La Madre – Giuseppe Ungaretti).

 

 

… Tu sei di tua madre lo specchio,

ed ella in te rivive

il dolce aprile del fior

dei suoi anni…

( Poesia ad un figlio – William Shakespeare).

 

 

– ‘… Don… don e mi dicono Dormi!

Mi cantano Dormi! Sussurrano

Dormi! Bisbigliano Dormi!

Là, voci di tenebra azzurra…

Mi sembrano canti di culla,

che fanno ch’io torni com’era…

sentivo mia madre… poi nulla

sul far della sera’(

Mia madre – Giovanni Pascoli)

 

 

Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe,

gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord:

non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno,

molti mi devono lacrime da uomo a uomo.

So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti,

povera e giusta nella misura d’amore per i figli lontani.

Oggi sono io che ti scrivo:

‘Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte

con un mantello corto e alcuni versi in tasca.

Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo.- ‘

Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle

e arance, alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d’eucalyptus.

Ma ora ti ringrazio, questo voglio, ell’ironia che hai messo sul mio labbro,

mite come la tua. Quel sorriso m’ha salvato da pianti e da dolori.

E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te

aspettano, e non sanno che cosa.

Ah, gentile morte, non toccare l’orologio in cucina che batte sopra il muro

tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante,

su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi.

Ma forse qualcuno risponde?

O morte di pietà, morte di pudore.

Addio, cara, addio, mia dolcissima Mater

(Lettera Alla Madre – Salvatore Quasimodo).

 

 

Per i nostri lettori più giovani, ci sono anche libri e canzoni da dedicare alla propria mamma:

Mamma, Mamma lo sai che il tuo fiore sta sbocciando… Mamma, mamma lo sai che l’amore lo sta colorando… (Biagio Antonacci)

Stella stellina, la notte si avvicina, la luna è d’argento rumori più non sento. La mucca col vitello, la pecora e l’agnello, la gatta e il suo micino, la chioccia col pulcino, il bimbo e la sua mamma, tutti fan la nanna. (Ninnananna popolare)

Di parole ho la testa piena, con dentro”la luna” e la “balena”. C’e qualche parola un po’ bisbetica: “peronospora”,”aritmetica”. Ma le più belle le ho nel cuore, le sento battere: “mamma”,”amore”. (Gianni Rodari)

Mamma, solo per te la mia canzone vola, mamma, sarai con me, tu non sarai più sola! Quanto ti voglio bene! Queste parole d’amore che ti sospira il mio cuore forse non s’usano più, mamma! ma la canzone mia più bella sei tu! Sei tu la vita e per la vita non ti lascio mai più! (C. A.Bixio – B.Cherubini, dalla canzone “Mamma”)

Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono. (Honoré de Balzac)

Essere mamma è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Infatti… anche  senza forze  quando c’è un figlio da accudire una forza vitale irresistibile ti guida  per dargli certezze che si aspetta solo da te

(Maria de falco Marotta).

La Bibbia nella storia d’Europa dalle divisioni all’incontro

 

Dalle divisioni all’incontro

Aula Grande Fondazione Bruno Kessler | Trento, via Santa Croce 77

Convegno a Trento il 30 aprile – 1 maggio organizzato dall’associazione Biblia in collaborazione con la Fondazione TKessler, che ospita l’evento, e il centro per l’ecumenismo e il dialogo dell’Arcidiocesi tridentina. Tra i relatori:  teologi, accademici e scrittori italiani e internazionali.

 

 

La Bibbia è ancora il «Grande Codice» dell’Occidente? Qual è stato il passato e qual è il futuro del libro che, di volta in volta elemento di unione o pomo della discordia, è stato il motore delle vicende europee? Sono le domande che risuonano al centro del convegno che a Trento da domani fino a domenica discute de «La Bibbia nella storia d’Europa dalle divisioni all’incontro».
Organizzato dall’associazione Biblia in collaborazione con la Fondazione Kessler, che ospita l’evento, e il centro per l’ecumenismo e il dialogo dell’Arcidiocesi tridentina, vede sul tavolo dei relatori teologi, accademici e scrittori italiani e internazionali, provenienti dal mondo cattolico e protestante ma anche laico, come ad esempio Tullio de Mauro, a cui è affidata la prolusione. Il programma oscilla tra studi di approfondimento storico e riflessione sull’attualità: «Anche la storia della ricezione dei singoli testi e del testo scritturistico nel suo insieme fa certamente parte della
cultura biblica – afferma Marinella Perroni , del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo e membro del comitato scientifico di Biblia –. ‘ Scriptura crescit cum legente’, diceva Gregorio Magno. Un motto che se interpretato in senso troppo individualista o intimista non darebbe ragione del carattere del testo venerato come ‘sacro’ da ebrei e cristiani e riconosciuto come cardine dello sviluppo culturale umano. La Scrittura cresce infatti anche attraverso la lettura che ne fanno le Chiese e i gruppi sociali nelle diverse epoche culturali e nei diversi momenti religiosi collettivi. Per questo la ricerca nei confronti del Libro non può prescindere dal prestare attenzione anche a momenti della storia della
ricezione biblica. Non c’è dubbio che, strettamente intrecciata con lo sviluppo della cultura d’Europa, la Bibbia è stata anche una delle cause delle sue profonde lacerazioni religiose e politiche. Ripercorrere la storia della formazione delle Scritture ebraiche e cristiane nella città di Trento, che è stata scenario di uno dei momenti più drammatici della storia intracristiana, supera la semplice ricostruzione del passato e si traduce in interrogativi sul futuro: oggi, per la cultura
europea, la Bibbia è ancora fonte e motivo di divisione o può aprire nuovi spazi di maturazione culturale e di dialogo religioso?».
Per Paolo Ricca , già decano della Facoltà valdese di Teologia «Certamente la Bibbia è oggi ancora il testo più ecumenico che ci sia. Tutte le Chiese di tutte le tendenze e orientamenti, unanimemente riconoscono in lei la ‘parola originaria’. È l’elemento che ha permesso al Cristianesimo di diventare quello che i testimoni volevano che fosse. Per questo un Cristianesimo che si allontana dalla Bibbia  si allontana anche dalla sua natura e va alla morte spirituale e fisica. Se c’è una parola che può unire le Chiese, malgrado le differenze interpretative, è quella della Scrittura. Quella è la parola della fede cristiana: un riconoscimento che c’è sempre stato, anche quando i cristiani tra loro non si parlavano».
Una parola che non è sempre stata accessibile nel mondo cattolico, come sottolinea la storica Gigliola Fragnito : «Fino al Concilio di Trento l’Italia era, insieme con Germania e Polonia, il paese dove più alta era la circolazione di volgarizzamenti parziali del testo sacro». Una serie di pronunciamenti dell’Inquisizione e della Congregazione dell’Indice bloccarono alla fine del Cinquecento ogni traduzione «in lingue materne», la cui sorte designata era il rogo: «Una risoluzione contrastata, a cui si opposero semplici fedeli ma anche vescovi e inquisitori. E che fu valida per Italia, Spagna e Portogallo, dove vigeva l’Inquisizione, ma non per il resto d’Europa. In Francia e nelle Fiandre, ad esempio, ebbero circolazione diverse traduzioni. Solo nel 1758 con Benedetto XIV il divieto venne abrogato, ma il gap rimase. È solo con il Concilio Vaticano II che si incoraggia la lettura della Bibbia. E Giovanni Paolo II, in proposito, ha fatto moltissimo».
Cosa resta però oggi della Sacra Scrittura in Occidente? Se, come constata amaramente Ricca «La Bibbia oggi è piuttosto assente. In Italia come all’estero o è cancellata o è in corso di cancellazione», più articolata è l’opinione di Piero Stefani, biblista e studioso di ebraismo: «Si sta verificando una situazione singolare, capovolta rispetto a quella più tipicamente attestata nel passato. Nei paesi cattolici, dove era stata sottratta alla lettura diretta, la Bibbia ora sta crescendo sempre più nella conoscenza dei singoli fedeli e oggi è certamente molto più nota e letta rispetto a
quando venne chiuso il Concilio Vaticano II. Nei paesi tradizionalmente protestanti invece, dove il testo sacro era patrimonio di dominio pubblico, la secolarizzazione sta progressivamente erodendone la conoscenza e la diffusione. Un dato, questo, che vale soprattutto per le Chiese riformate storiche e per l’Europa: c’è infatti a livello globale un biblicismo aggressivo e fondamentalista assai rigoglioso nelle chiese evangelico-pentecostali. L’avvicinamento delle
tradizioni cattolica e protestante è invece ormai un fatto acquisito a livello accademico. È significativo che questo convegno abbia luogo a Trento: rispetto a quei tempi, infatti, la Bibbia non è più oggetto di contesa. Biblisti protestanti e cattolici sono oggi quasi indistinguibili, mentre prima mancava riconoscimento reciproco. Vale la pena segnalare che il nuovo atteggiamento nel mondo cattolico è precedente al Concilio Vaticano II e può essere anticipato al 1943 e all’enciclica Divino Afflante Spiritu con cui Pio XII legittimò il metodo storico critico, vale a dire proprio quello che la
Chiesa per secoli aveva combattuto del mondo protestante. Su questo panorama resta invece meno individuabile il passaggio nel mondo ortodosso, dove la lettura della Bibbia passa sempre attraverso la mediazione dei Padri».
Accanto a queste due linee c’è un fenomeno sempre più largamente diffuso di un approccio non religioso al testo biblico: «La Scrittura – prosegue Stefani – viene affrontata come un testo letterario, secolare». La Bibbia un archetipo narrativo, sulla falsariga dell’Iliade e dell’Odissea?

«Gli episodi della storia biblica vengono sempre più frequentemente sottoposti a operazioni diriscrittura. Questo modo di accostarsi, trasversale alle diverse culture e diffuso soprattutto fuori dai nostri confini, consente però anche un approccio sereno al testo, senza la vis polemica e ideologica del laicismo».

Alessandro Beltrami

in “Avvenire” del 28 aprile 2011