“Educare alla cittadinanza responsabile” con le scuole di formazione socio-politica

“Educare alla cittadinanza responsabile”, è il titolo del Convegno  Nazionale tenutosi a Roma il 2-3 Marzo, promosso dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro e dal Servizio per il progetto culturale della Cei, per mettere a punto le realtà delle scuole e laboratori di formazione sociale che sono nate nelle diocesi italiane. Hanno partecipato al convegno i responsabili delle 96 scuole e iniziative di formazione all’impegno socio-politico promosse dalle diocesi.

Le scuole di formazione socio-politica – ha affermato in apertura il segretario generale della Cei, mons.Mariano Crociata– non hanno come scopo “la preparazione immediata di un personale politico”, ma sono chiamate a far crescere la “coscienza” della “responsabilità di ogni credente”.

La relazione di Crociata ha evidenziato i punti forza e di debolezza della proposta formativa rimarcando che: “che fare formazione socio-politica in questi anni debba significare fornire gli strumenti di conoscenza e di giudizio, alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa ma in una precisa prospettiva”, cioè guardando oltre la crisi “per aiutare a immaginare e a cogliere in anticipo le condizioni del suo superamento”. Scopo delle scuole, ha precisato, non è la “preparazione immediata di un personale politico pronto a spendersi – per così dire – sul mercato del confronto istituzionale e della dialettica partitica”, “tuttavia esse rappresentano un passaggio, che si può rivelare perfino insostituibile, là dove chi si sente chiamato a servire la collettività nella forma dell’impegno politico” prende coscienza “dell’esigenza di far maturare la propria vocazione in un percorso ecclesiale che, nel quadro ordinario della vita cristiana, fornisca elementi specifici di conoscenza scientifica e di giudizio illuminato dalla fede, per esercitare il giusto discernimento e operare le scelte opportune”.
Mons. Crociata ha quindi sottolineato che l’impegno diretto in politica “può essere solo una chiamata personale, non certo un mandato ecclesiale”. D’altra parte, ha aggiunto, “il passaggio dall’ideale di bene alla sua traduzione nella vita associata richiede la capacità di cercare di raccogliere, orientare, convincere, motivare, accordare libere coscienze verso un’unità d’intenti o, almeno, di decisioni il più possibile largamente condivise”. Per questo “l’esigenza di una nuova generazione di credenti impegnati in politica presuppone e contiene un’esigenza più profonda e diffusa di carattere generale”. Di conseguenza le scuole di formazione sono chiamate a “far crescere la coscienza” della “responsabilità di ogni credente nella vita sociale e la necessità dello sviluppo del senso civico”.
Durante la prima sessione di comunicazione sono intervenuti diversi esponenti del mondo universitario italiano. Un dibattito abbastanza partecipato ha evidenziato la vivacità delle scuole e del loro ruolo nelle realtà territoriali.ù

MATERIALI DEL CONVEGNO

INTRODUZIONE AL CONVEGNO DELLE SCUOLE DI FORMAZIONE POLITICA DI MONS. CROCIATA:” Educare alla cittadinanza responsabile

INDAGINE SULLE ESPERIENZE DIOCESANE DI FORMAZIONE ALL’IMPEGNO SOCIO-POLITICO Report marzo 2012 DI Prof. Lorenzo BIAGI, Segretario generale della Fondazione Lanza, Padova

CONTENUTI E METODO PER UN’AUTENTICA FORMAZIONE ALL’IMPEGNO SOCIO-POLITICO di Don Walter Magnoni Teologo Morale e Direttore del Servizio per la Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Milano MAGNONI

RACCONTO DI ESPERIENZE  NORD-CENTRO-SUD

SINTESI DEI LAVORI (SIR – Servizio d’informazione religiosa)

La religiosità in Italia: tanti se e tanti ma… i risultati di una indagine

Il tema della religiosità in Italia è uno dei capitoli del volume edito da Vita e Pensiero, «Uscire dalle crisi. I valori degli italiani alla prova», che raccoglie i risultati della ricer­ca sugli orientamenti di valore dei cittadini europei, condotta dall’European Values Studies (Evs).

Dall’indagine emerge che il 78% degli italiani è cattolico ma la vita dopo la morte crea dubbi

Credono in Dio, si ritengono religiosi, dan­no importanza alla fede nella loro vita, ma mettono in dubbio l’esistenza del­l’inferno, del paradiso e persino di una vita do­po la morte. È una fotografia con diverse con­traddizioni quella scattata dalla quarta indagi­ne sui valori degli europei, i cui risultati sono contenuti nel volume «Uscire dalle crisi. I valo­ri degli italiani alla prova» (edito da Vita e Pen­siero) curato dal sociologo Giancarlo Rovati do­cente dell’Università Cattolica. Uno dei capi­toli del libro, che sarà al centro del convegno di oggi, nella sede milanese dell’ateneo cattolico, è dedicato alla «realtà religiosa in Italia», affi­dando al professor Clemente Lanzetti, ordina­rio di Sociologia della religione all’Università Cattolica, l’analisi dei risultati.

«Attualmente il 78% della popolazione italiana maggiorenne – si legge – si riconosce nella fe­de cattolica e soltanto due italiani su cento si professano di altra religione». Un dato in leg­gero calo (-3,1%) rispetto a un’indagine con­dotta dieci anni prima, ma che farebbe inten­dere una consistente presenza di cattolici nel nostro Paese. L’uso del condizionale è però d’obbligo, soprattutto quando l’indagine af­fronta temi dottrinali, etici e morali legati alla fede cattolica. Si scopre, così, che se un confor­tante 59% degli italiani crede in «Dio persona­le e creatore che ama l’essere umano» (affer­mazione in linea con la fede cattolica), c’è un 24,6% per cui Dio è «qualche forma di spirito o forza vitale», mentre un 14,8% addirittura non sa ri­spondere.

Meno lusinghiero il risul­tato sul quesito «se esista o meno una sola religione vera», quella cattolica in particolare. Solo il 20,1% ri­sponde sì, a cui va aggiun­to un 26% che aggiunge che «anche le altre religio­ni contengono elementi di verità». A questo 46,1% si contrappone un 40,6% per il quale «non c’è una sola religione vera, ma tutte le grandi religioni contengono alcune verità fon­damentali ». Con molta probabilità, sottolinea la ricerca, quest’ultima risposta potrebbe na­scere dalla presenza di persone di altre religio­ni e della necessità di trovare con loro elemen­ti comuni per creare una comunità. Qualche sorpresa arriva anche dalle risposte ai quesiti su alcune verità di fede. Tra chi si defi­nisce genericamente religioso il 67,3% crede nell’esistenza della vita dopo la morte, mentre tra chi si dichiara praticante si arriva al 75,5%. Le cose non vanno meglio per paradiso e in­ferno: tra i praticanti ci credono rispettivamente il 70,5% e il 58,3%, mentre tra chi si dice religioso scendiamo al 60,6% e al 49,7%. Vi è addirittura un 17,1% di praticanti che crede nella reincarnazio­ne.

Insomma italiani religiosi, cattolici, ma con una fede che spesso diventa quasi individuale. «Questo pro­cesso – si sottolinea nella ricerca – non porta ne­cessariamente a posizioni di individualismo in campo religioso, né sta portando a una pro­gressiva irrilevanza della dimensione religiosa, ma a un diverso modo di rapportarsi a essa. Ba­sti pensare che, nonostante si registri un calo in percentuale negli ultimi dieci anni su molti indicatori di religiosità istituzionale, non risul­ta diminuire l’importanza che le persone dan­no alla religione nella propria vita»: il 32,8 ri­sponde «molto» e il 38,9» dice «abbastanza» per un totale di 71,7% degli intervistati. E anche sull’idea di una progressiva secolarizzazione dell’Italia, il rapporto invita alla cautela. «Gli i­taliani sono significativamente al di sotto del li­vello medio generale di secolarizzazione – si spiega ancora nella ricerca –, posizionandosi al 39° posto in una classifica di 48 Paesi analizza­ti ». Analoga situazione per quanto riguarda la partecipazione ai riti religiosi. «Una partecipa­zione che negli ultimi quarant’anni è pressochè stabile, oscillando attorno al 30%».

La stessa ricerca non trae conclusioni, anche se sottolinea come «quando si tratta di argo­menti religiosi, oggi molti preferiscono con­servare un atteggiamento di ‘ricerca’». Si trat­ta di «un cambiamento riconducibile al pro­cesso crescente di individualizzazione del cre­dere, che ha una pluralità di esiti in ambito re­ligioso, e che non coincide però con un gene­rale deprezzamento dei valori religiosi, spiri­tuali e morali». Con molta probabilità è il ter­reno da cui ripartire per una nuova evangeliz­zazione anche in Italia.

da Avvenire 28/02/12

l’ICI-IMU alla chiesa… la posizione dei Salesiani di Don Bosco

L’emendamento del governo sul pagamento dell’Imu per gli immobili appartenenti alla Chiesa cattolica parla chiaro;  anche la Chiesa non è rimasta esente dalla crisi finanziaria che sta investendo l’Italia. Il decreto vede coinvolti gli istituti paritari d’ispirazione cattolica e tutti i supporti sociali ad essa collegati: volontariato, assistenza sanitaria, mense. Ma è soprattutto la scuola il punto nodale da affrontare, considerando che molte di esse pagando L’Imu fallirebbero e sarebbero destinate alla chiusura, sia perché le rette, nella gran parte dei casi, servono semplicemente a coprire il costo di gestione, sia perché molte di esse usano spazi ampi, per esempio ex conventi, per cui secondo il calcolo della tassa si genererebbero cifre altissime da pagare.

Oggi a Palazzo Madama il presidente del Consiglio, Mario Monti, parlando specificamente delle scuole, ha affermato che: «non è corretto chiedersi se le scuole in quanto tali siano esenti» dal pagamento dell’Imu, «bensì quali siano esenti e quali sottoposte alla disciplina» introdotta con l’emendamento. «La risposta è univoca – ha aggiunto Monti – sono esenti quelle che svolgono la propria attività in modo concretamente non commerciale».
Il premier ha anche indicato i «parametri» per considerare non commerciali le scuole: «l’attività paritaria è valutata positivamente se il servizio è assimilabile a quello pubblico», in particolare sul piano dei programmi scolastici, dell’applicazione dei contratti nazionali e su quello della «rilevanza sociale». Inoltre il bilancio dovrà essere «tale da preservare in modo chiaro la modalità non lucrativa»; e quindi «l’ eventuale avanzo sarà destinato all’attività didattica». da “Corriere della Sera” del 27/02/12

Il problema ci tocca molto da vicino e dai Salesiani arriva una netta posizione rispetto al decreto che sostiene che l’eventuale applicazione dell’ICI-IMU alle scuole paritarie non sarebbe giusta né equa per i seguenti motivi:

– Perché contrasta con l’art. 1, comma 1 della Legge 62/2000
“Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita”.Esse, dunque, hanno i medesimi doveri e diritti delle scuole statali, poiché svolgono un servizio pubblico e concorrono ai medesimi fini.
– Perché contrasta con l’art. 1, comma 8 della Legge 62/2000
“Alle scuole paritarie, senza fini di lucro, che abbiano i requisiti di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, è riconosciuto il trattamento fiscale previsto dallo stesso decreto legislativo n. 460 del 1997, e successive modificazioni”.Per tale decreto “non si considerano commerciali le attivita’ svolte in diretta attuazione degli scopi istituzionali” (art. 5, comma 1 lett.a D.L. 460/1997).Ad esse dunque, si applica il medesimo trattamento fiscale previsto per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, poiché ne hanno i medesimi requisiti.
– Perché contrasta con l’art. 1, comma 3 del Decreto Legislativo 76/2005
“La Repubblica assicura a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione, per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. Tale diritto si realizza nelle istituzioni del primo e del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione, costituite dalle istituzioni scolastiche e dalle istituzioni formative accreditate dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano, anche attraverso l’apprendistato di cui all’articolo 48 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, ivi comprese le scuole paritarie riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n.62, secondo livelli essenziali di prestazione definiti a norma dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”.Non possono essere considerate “commerciali” quelle attività che erogano un servizio che ha rilievo pubblico, è destinato all’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e formazione, tende ad assicurare fondamentali diritti di cittadinanza, come il diritto allo studio e il diritto all’istruzione e formazione professionale.
– Perché contrasta con l’art 118, comma 4 della Costituzione
“Stato, Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.Si pone, dunque, in contrasto con questo principio costituzionale ogni decisione legislativa che, anziché favorire, abbia l’effetto di rendere ancora più difficili l’attuazione di attività educative che vengono svolte dal privato sociale, nell’interesse generale della collettività e non per fini di lucro, e sono espressione del principio di sussidiarietà.Roma, 24 febbraio 2012 La Conferenza degli Ispettori Salesiani d’Italia.

Sulla stessa scia si pongono altre opinioni secondo cui: “Mettere in crisi tutto questo non sarebbe più uno strumento di giustizia tributaria ma produrrebbe un problema ancora più vasto: la fine di una parte stessa del sistema scolastico italiano. Per troppi anni la vecchia Ici ha ingiustamente esentato le attività economiche della Chiesa: ciò non significa che oggi si debba pareggiare un vecchio conto penalizzando chi istruisce e segue molti dei nostri figli. Benestanti e non, è bene ricordarlo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggio di Benedetto XVI per la quaresima 2012

«Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb10,24)

Quest’anno il Santo Padre parte dalla Lettera agli Ebrei che ci invita a meditare sulle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, soffermandosi in particolare sul senso della carità cristiana ai giorni nostri.
Il suo messaggio vuole essere un invito a far tesoro del periodo quaresimale in modo tale che diventi momento propizio per ognuno di noi di accostarsi alla Parola di Dio e rinnovare il proprio cammino di fede.

 

Operare la carità vuol dire sentirsi responsabili del fratello che ci sta accanto, anche del suo bene spirituale: “Penso qui all’atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene (…) Oggi Dio ci chiede di essere «custodi» dei nostri fratelli (cfr Gen 4,9), di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro e a tutto il suo bene”

Ci invita inoltre a riscoprire il dono della reciprocità: L’attenzione agli altri nella reciprocità è anche riconoscere il bene che il Signore compie in essi e ringraziare con loro per i prodigi di grazia che il Dio buono e onnipotente continua a operare nei suoi figli. Quando un cristiano scorge nell’altro l’azione dello Spirito Santo, non può che gioirne e dare gloria al Padre celeste (cfr Mt 5,16)” …

Ci esorta infine a stimolarci a vicenda nell’opere della carità per camminare insieme verso la santità: “Tutti abbiamo ricevuto ricchezze spirituali o materiali utili per il compimento del piano divino, per il bene della Chiesa e per la salvezza personale (cfr Lc 12,21b; 1 Tm 6,18). In tale prospettiva dinamica di crescita si situa la nostra esortazione a stimolarci reciprocamente per giungere alla pienezza dell’amore e delle buone opere.

 

Ecco la versione integrale del Messaggio di Quaresima

Commento al messaggio di Quaresima di Marina Corradi

 

Prospettive Pastorali e suggerimenti operativi

“La strada del crescere insieme è l’unica strada percorribile per rispondere al comandamento dell’amore consegnatoci da Gesù e per condurre un’esistenza autenticamente umana. Il cammino della comunione è il cammino della chiesa; la chiesa è un mistero di comunione. Gesù ha pregato il Padre per la comunione, perché “siano una cosa sola”. La comunione, l’amore, l’unità sono la meta non solo della chiesa ma di tutta la società e l’umanità. Per crescere insieme è necessario un clima di simpatia e di fiducia; ogni cristiano e tutta la comunità cristiana deve guardare il mondo ed ogni uomo e donna con simpatia. Lo stile di comunione deve essere vissuto sia all’interno della comunità cristiana sia negli ambienti di vita; a scuola, all’università, sul posto di lavoro, nell’impegno politico i cristiani sono chiamati a dare testimonianza d’amore e di unità».

Con queste riflessioni inizia il documento elaborato dalla CEI sulla base delle considerazioni emerse nel Convegno nazionale di Pastorale Giovanile (10-13 novembre 2011), focalizzato sugli orientamenti presenti nel documento della Conferenza episcopale italiana dedicato a “Educare alla vita buona del Vangelo”, che costituisce il grande tema dei prossimi dieci anni.

Alleghiamo il documento originale: Prospettive Pastorali e Suggerimenti operativi

Messaggio di Benedetto per la XX giornata mondiale del Malato

(11 FEBBRAIO 2012) «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,19)

In occasione della XX giornata del malato vi proponiamo il Messaggio del Pontefice che ci invita a seguire il modello di Cristo, il quale “si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell’uomo”.

Il messaggio vuole essere un stimolo a riflettere sulla tendenza della nostra cultura ad emarginare le persone deboli e malate, là dove invece è necessario e quanto mai arricchente “Scoprire che la sofferenza è una risorsa”, e accostarsi ad essa è l’invito che viene rivolto ai giovani e a quanti operano nel settore sanitario, perchè il dolore dell’altro non ci deve far paura, ma il malato è come “un ospite di cui prendersi cura“.

Benedetto XVI afferma “Il compito principale della Chiesa è certamente l’annuncio del Regno di Dio, «ma proprio questo stesso annuncio deve essere un processo di guarigione: “… fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61,1)» (ibid.), secondo l’incarico affidato da Gesù ai suoi discepoli (cfr Lc 9,1-2; Mt 10,1.5-14; Mc 6,7-13).

Il binomio tra salute fisica e rinnovamento dalle lacerazioni dell’anima ci aiuta quindi a comprendere meglio i «Sacramenti di guarigione».

Messaggio di Benedetto

Commenti al messaggio


“Gesù nostro contemporaneo” dal 9-11 febbraio a Roma

Progetto culturale che il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Cei per il progetto culturale, ha definito l’evento internazionale che si svolge a Roma dal 9 all’11 febbraio.

Dire che Gesù è nostro contemporaneo – ha spiegato il card. Ruini ai giornalisti – non significa semplicemente rivendicarne l’attualità, ma dire molto di più, e cioè che Gesù è nostro contemporaneo proprio nella sua vicenda storica unica e irripetibile; non, quindi, semplicemente nel ricordo, o nel tentativo di modellare la nostra vita sulla sua, ma nella sua realtà. Questa è la posizione della fede, ed è su questo che vogliamo misurarci”.

L’obiettivo è quello di “riproporre tutto ciò su un piano culturale, che mostri che la fede non sia un salto nel vuoto: certo, c’è una componente di scelta libera, ma la fede è una scelta plausibile e ragionevole”.

Due le scelte di fondo del convegno: puntare sulla “figura storica” di Gesù, che “ha acquistato spessore e completezza”, come dimostra “la svolta nella ricerca storica su Gesù” che si è registrata negli ultimi dieci anni, ed evidenziare “l’attualità di Gesù, che emerge da una storia efficiente, che ha effetti e tuttora agisce, che da Lui è arrivata fino a noi, nella paradossale forma della Croce e della Resurrezione”. “Anche la storia dei discepoli di Gesù è una storia di Croce e Resurrezione”, ha fatto notare il cardinale: “Basti pensare al martirio, che accompagna la vicenda dei discepoli di Gesù e che anche oggi non è così raro”. Senza contare la “contiguità” con Gesù che “hanno molti uomini e molte donne”, come dimostrano molte biografie.

Il card. Ruini si è anche soffermato sul legame tra il primo evento internazionale organizzato dal Comitato Cei per il progetto culturale – “Dio oggi: con lui o senza di lui cambia tutto”, del 2009 – e quello che si svolgerà tra qualche giorno: “Il Dio in cui crediamo o non crediamo, in Italia ma anche in gran parte del mondo, è il Dio di Gesù Cristo, che ci è stato presentato da Gesù Cristo, con le sue parole e la sua vita. Se Gesù è importante per tanta gente, è perché la gente è convinta che abbia un rapporto speciale, unico con Dio. Gesù e Dio sono inseparabili, non solo per la fede ma anche per la cultura”.

Il primo a prendere la parola sarà il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI. Dopo di lui, i cardinali Scola e Ravasi, i vescovi Sanna e Fisichella, studiosi quali Berger e Marion, Sequeri e Lutz.

In programma ci sono anche alcune testimonianze, a partire da quella del cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong.

All’iniziativa è collegata anche una mostra fotografica di Monika Bulaj (Auditorium della Conciliazione, dal 7 all’11 febbraio, ore 10-19), la presentazione di un cortometraggio inedito di Liliana Cavani e un dibattito sulla fede e l’arte contemporanea, a partire da un’opera dell’artista italo-argentino Raul Gabriel. Gesù e le donne; Gesù e i poveri; i giovani e Gesù sono invece i titoli di alcune delle tavole rotonde, animate da figure di spicco del mondo della cultura e della comunicazione.

Per prendere parte alle diverse sessioni dell’evento, ricco di dibattiti pubblici e momenti in contemporanea, ci si può iscrivere sul sito www.progettoculturale.it, da cui sarà possibile seguire in diretta il convegno in streaming, così come sul sito www.tv2000.it

Programma

Da: SIR Servizio informazione religiosa

APERTURA CONVEGNO: DISCORSO DEL CARD BAGNASCO: DEL 9/02/12  FEDE E CULTURA L’incontro che salva

DISCORSO DEL TEOLOGO TEDESCO  KLAUS BERGER: FEDE E CULTURA Gesù rende visibile Dio

INTERVISTE del 10/02/12

Proponiamo l’intervista a Jean-Luc Marion, fra i più autorevoli pensatori viventi su come il messaggio cristiano continua a stimolare ed irradiare, in modi anche imprevedibili, la filosofia contemporanea. Già docente presso prestigiose università europee e statunitensi, accademico di Francia, dei Lincei e membro del Pontificio Consiglio della Cultura, Marion parteciperà OGGI al grande convegno romano «Gesù nostro contemporaneo», intervenendo proprio su «La potenza e la gloria del sacrificio» (ore 15, Auditorium Conciliazione).

intervista

Passione e progetto – Chiesa e scuola insieme per educare

(Saggistica Paoline)  di Lanciarotta Edmondo

Sollecitato dall’attenzione che la Chiesa italiana rivolge al tema attraverso gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, l’autore pone una riflessione critica sulla pastorale della scuola e dell’educazione in atto nelle comunità cristiane alla luce della cosiddetta «emergenza educativa», del magistero ecclesiale e della prassi pastorale, in modo da superare i punti deboli e far leva sui punti di forza di una pastorale organica o «integrata» di tutta la comunità cristiana, sempre più invitata a percepirsi come «comunità educativa».

Il libro affronta la «questione educativa oggi», resa particolarmente difficile dalle caratteristiche della società contemporanea occidentale; tratta dell’antico e fecondo legame nel tempo tra «scuola e Chiesa»; auspica un ritorno all’«educazione della persona». E infine, si interroga su come ripensare e rilanciare la «pastorale della scuola e dell’educazione» come azione di Chiesa, comunità educativa, per vocazione missionaria, a servizio di ogni uomo e di ogni donna, e come luogo di speranza nel mondo della scuola e dell’educazione.

Punti forti

Aiuta genitori, insegnanti, a capire quanto incida, nel processo educativo, la forza testimoniale dell’educatore.
Aiuta i sacerdoti, gli insegnanti di religione, a scoprire il nesso intrinseco tra evangelizzazione ed educazione, offrendo indicazioni concrete su possibili applicazioni delle linee che scaturiscono dagli Orientamenti pastorali della CEI per il 2010-2020.

Destinatari

Insegnanti/educatori/insegnanti di religione cattolica/sacerdoti/responsabili di istituti e congregazioni che hanno le scuole/Associazioni come: AIMC, FIDAE, AGE…

Autore

Edmondo Lanciarotta, sacerdote e parroco, è insegnante di religione, di etica e teologia dell’educazione presso la Sisf di Venezia (aggregata all’Ups di Roma). Dirige l’Ufficio Scuola, Educazione e Università della diocesi di Treviso ed è responsabile di Scuola, Educazione e Università per la Conferenza episcopale del Triveneto.

Benedetto XVI: l’eloquenza del silenzio nella comunicazione

Per la 46ma giornata delle comunicazioni sociali del 2012 che si terrà il 20 maggio

Benedetto XVI lancia un messaggio dal titolo “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione” dove esorta tutti a praticare momenti di silenzio nel dialogo con l’altro, perché, dove vi è un eccesso di comunicazione vi è stordimento e l’uomo è impossibilitato ad entrare in autentico contatto con sè e con l’altro.

Il silenzio deve essere rivalutato e considerato parte integrante della dialettica comunicativa. A tal proposito il papà afferma:

“E’ importante accogliere le persone che formulano questi interrogativi, aprendo la possibilità di un dialogo profondo, fatto di parola, di confronto, ma anche di invito alla riflessione e al silenzio, che, a volte, può essere più eloquente di una risposta affrettata e permette a chi si interroga di scendere nel più profondo di se stesso e aprirsi a quel cammino di risposta che Dio ha iscritto nel cuore dell’uomo.  L’uomo non può accontentarsi di un semplice e tollerante scambio di scettiche opinioni ed esperienze di vita: tutti siamo cercatori di verità e condividiamo questo profondo anelito, tanto più nel nostro tempo in cui “quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali”

(Messaggio integrale per la GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI 2012)

L’impegno delle chiese locali e Scuola Cattolica in Italia

Tredicesimo Rapporto

a cura del CSSC-CENTRO STUDI PER LA SCUOLA CATTOLICA- CEI

Editrice La Scuola – Brescia – 2011

Secondo i recenti Orientamenti Pastorali dell’episcopato italiano, la scuola cattolica «in quanto parte integrante della missione ecclesiale, […] va promossa e sostenuta nelle diocesi e nelle parrocchie, superando forme di estraneità o di indifferenza e contribuendo a costruire e valorizzare il suo progetto educativo». In altre parole, la scuola cattolica è riconosciuta senza ombra di dubbio come una realtà specificamente ecclesiale, ma non sempre ha una collocazione visibile nella pastorale diocesana. Questa situazione ha convinto il CSSC a dedicare il suo XIII Rapporto ad approfondire la relazione che dovrebbe esistere tra la pastorale ordinaria di una Chiesa locale e le scuole cattoliche che operano nel suo territorio.

Il volume si articola in tre parti: premesse teoriche, ricerca sul campo e approfondimenti settoriali, a cui fa seguito una ricca appendice statistica.

La prima sezione si apre con un capitolo che cerca di delineare la presenza delle scuole cattoliche nelle diocesi, soprattutto alla luce del più recente magistero ecclesiale. Il secondo studio mira a ricostruire le modalità seguite dalla Cei nell’organizzare il proprio settore scuola/educazione a partire dalle origini e fino ad oggi. A sua volta, nel capitolo terzo si punta a identificare il ruolo dei vescovi nei confronti della pastorale ordinaria e di quella scolastico-educativa in particolare all’interno di ciascuna diocesi; risulta così delineata la natura dell’azione pastorale a partire dal diritto canonico e dal magistero e sono individuate linee evolutive, carenze e progressi.

La seconda parte si apre con il commento ai dati derivanti dall’applicazione agli uffici diocesani di pastorale scolastica di un questionario che intendeva mettere in luce il rapporto che esiste tra la pastorale ordinaria di una Chiesa locale e le scuole cattoliche che si trovano sul suo territorio. Il capitolo seguente, il quinto, presenta alcune buone prassi su una base quadripartita: la prima sezione descrive l’esperienza peculiare che si è realizzata in una grande diocesi come quella di Roma; la seconda tratta della sinergia che si è attuata a Milano tra scuole cattoliche e l’Università cattolica del Sacro Cuore, individuando linee evolutive, carenze, potenzialità e limiti che si possono essere registrati; la terza presenta un caso significativo di collaborazione tra Irc e scuola cattolica; la quarta si concentra su esperienze valide di partecipazione dell’istruzione e formazione professionale di ispirazione cristiana alla missione della Chiesa locale.

Nella terza parte il capitolo sesto esamina il rapporto particolare tra scuole di ordini/congregazioni e pastorale diocesana, mettendo in luce anche le difficoltà derivanti dalla differente sensibilità delle congregazioni rispetto alle scelte pastorali dei vescovi. Seguendo la medesima impostazione, nel settimo capitolo viene analizzata la relazione tra le scuole cattoliche di comunità laicali e la pastorale diocesana, evidenziando l’originalità di queste esperienze e le dinamiche relative alla loro diffusione, sia positive che negative. Adottando lo stesso schema, lo studio successivo approfondisce il rapporto tra le scuole cattoliche dei movimenti e la pastorale diocesana. Il nono capitolo è concentrato sulla situazione nel Triveneto.

Come nei precedenti rapporti, le conclusioni generali offrono una sintesi globale dei fondamenti, delle situazioni e delle proposte d’azione. Una novità di quest’anno è costituita dalla appendice che descrive le cifre della scuola cattolica e presenta le principali linee di tendenza.

Proponiamo la presentazione del libro di Guglielmo Malizia Direttore del CSSC

“Chiese Locali e Scuola Cattolica in Italia. Problemi e Prospettive”