Indizione dell’anno della fede. L’annuncio del Santo Padre

Il Papa, nella Messa per i nuovi evangelizzatori, nella Basilica Vaticana, ha indetto un Anno della Fede. Queste le sue parole:

“Proprio per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza, vorrei annunciare in questa Celebrazione eucaristica che ho deciso di indire un “Anno della Fede”, che avrò modo di illustrare con un’appositaLettera apostolica. Esso inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’Universo. Sarà un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio, per rafforzare la nostra fede in Lui e per annunciarLo con gioia all’uomo del nostro tempo”.

All’Angelus il Papa ha ribadito:

“Come già ho fatto poc’anzi durante l’omelia della Messa, approfitto volentieri di questa occasione per annunciare che ho deciso di indire uno speciale Anno della Fede, che avrà inizio l’11 ottobre 2012 – 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II – e si concluderà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’universo. 
Le motivazioni, le finalità e le linee direttrici di questo “Anno”, le ho esposte in una Lettera Apostolica che verrà pubblicata nei prossimi giorni. Il Servo di Dio Paolo VI indisse un analogo “Anno della fede” nel 1967, in occasione del diciannovesimo centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, e in un periodo di grandi rivolgimenti culturali. Ritengo che, trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio, legata alla felice memoria del Beato Giovanni XXIII, sia opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione”
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Parole del Papa alla preghiera dell’Angelus, 16 ottobre 2011 (Audio)

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Migrazione e nuova evangelizzazione

Migrazioni e nuova evangelizzazione: questo il tema scelto dal Santo Padre Benedetto XVI per la 98a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 15 gennaio 2012.

 

MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2012

 

L’Italia ha vissuto lo scorso anno il drammatico esodo dal Nord Africa, che ha coinvolto, però, persone di diversi altri Paesi africani e asiatici. L’esperienza ha dimostrato la necessità di un piano europeo, oltre che nazionale, che garantisca l’esigibilità del diritto d’asilo, ma anche l’organicità di un’accoglienza che si trasformi in una forma di protezione internazionale.

L’Italia da Paese di passaggio per i rifugiati – che per tanti anni la Migrantes ha gestito con il Centro romano di Via delle Zoccolette – si è trasformato in Paese anche di residenza dei richiedenti asilo e rifugiati (oltre 50.000). Per questa ragione, la tutela dei richiedenti asilo e rifugiati non può essere legata alla provvisorietà dei proventi dell’8 per mille destinati dai cittadini allo Stato o alle risorse della Protezione civile nell’emergenza, ma deve prevedere un fondo strutturale che valorizzi anche, e in maniera sussidiaria, la rete dei servizi che il mondo ecclesiale, associativo, cooperativo e del volontariato ha creato in questi anni. Senza un piano, ogni sbarco rischia di diventare un’emergenza e non aiutare l’opinione pubblica a leggere correttamente un fenomeno, quello dei richiedenti asilo, generato da 23 guerre in atto nel mondo e dalle molte persecuzioni politiche e religiose che coinvolgono ancora purtroppo oltre il 70% della popolazione mondiale: in Mali come nel Sudan e in Nigeria, come dimostrano i fatti drammatici di questi giorni.La Migrantes, rinnovata nel suo Statuto dai Vescovi italiani, è chiamata ad essere in ogni regione e diocesi un luogo in cui la mobilità e le migrazioni, con le persone e famiglie diverse coinvolte (oltre gli immigrati e i rifugiati, gli emigrati, la gente dello spettacolo viaggiante, i rom e i sinti), siano riconosciuti come luoghi su cui ripensare la città e la comunità cristiana, le politiche e la pastorale.

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Una pastorale migratoria per una Chiesa “differente”

 

 

 

 

 

Mons. Giancarlo Perego, Direttore generale Migrantes

 

 

 

 

 

L’ urgenza di promuovere con nuova forza e rinnovate modalità l’evangelizzazione oggi è favorita dalle migrazioni, che “hanno abbattuto le frontiere” e favorito l’incontro. Questa coniugazione stretta tra migrazioni e nuova evangelizzazione è il tema centrale del Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2012.

 

 

 

 

 

S.E. Mons. Antonio Maria Vegliò Presidente Pontificio Consiglio Pastorale Migranti e Itineranti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bertone: “Per il mondo che soffre per la mancanza di pensiero”

Il cardinale Bertone spiega perché è importante che le università cattoliche siano coinvolte nella nuova evangelizzazione.

 

Da: (ZENIT.org)

Riprendiamo la Lectio magistralis tenuta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al Collegium Maius della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia, in Polonia, dove gli è stato conferito un dottorato honoris causa. Il testo integrale della Lectio è stato pubblicato sul sito de L’Osservatore Romano.

***

di Tarcisio Bertone

Permettetemi di rivolgere un cordiale saluto a tutti i presenti; ai Signori Cardinali e Vescovi, in particolare Sua Eccellenza Monsignor Józef Kowalczyk, Primate della Polonia, e Sua Eccellenza Monsignor Celestino Migliore, Nunzio Apostolico. 
Saluto con deferenza le illustri Autorità civili e militari e i membri del Corpo Diplomatico. 
La mia gratitudine va in special modo al Gran Cancelliere, Sua Eminenza Cardinale Stanislaw Dziwisz, al Rettore Magnifico Monsignore Professore Wladyslaw Zuziak e all’intero Senato Accademico di questa Pontificia Università Giovanni Paolo II. 
Sono lieto della presenza dei Rettori degli Atenei e Istituti di Studi Superiori della Polonia, e specialmente di Cracovia, dei Decani delle Facoltà Teologiche della Polonia. 
Vi ringrazio in anticipo per l’ascolto di questa mia esposizione che ha come titolo “Il ruolo delle Università Cattoliche nell’opera della Nuova Evangelizzazione”.

L’articolo continua …

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SABATO 9 GIUGNO 2012. Le Università Cattoliche e la Nuova Evangelizzazione

Convegno della Equipe Europea di Catechesi

Si è svolto a Malta (30 maggio- 4 giugno) il Convegno della Equipe Europea di Catechesi sul tema: “Le verbe s’est fait chair (Jn 1,14) Langage et langages en catéchèse” che ha approfondito la questione del “linguaggio” come “universo simbolico”, come luogo del progressivo divenire umani e della possibilità in questo percorso umano di divenire credenti.

Delle relazioni, che hanno affrontato la tematica da diverse prospettive, riportiamo l’introduzione di Enzo Biemmi, presidente dell’associazione EEC, nella quale sono indicate la scelta del tema e gli obiettivi del congresso.

EEC Malta – Biemmi LINGUAGGIO E LINGUAGGI IN CATECHESI. PROBLEMATICA DEL CONGRESSO EEC 2012

Inoltre proponiamo la relazione d’indole teologica di Salvatore Currò

EEC Malta – Currò LA PAROLA SI è FATTA CARNE … E LA CARNE PARLA. SUL LINGUAGGIO RELIGIOSO IN RAPPORTO ALLA CATECHESI

… e quella di Joe Borg, che mette in luce le sfide che provengono dal mondo dei media al linguaggio religioso

EEC Malta – Borg UN LAVORO IN PROGRESS SUL LINGUAGGIO DELLA FEDE E (O “IN”?) IL LINGUAGGIO DEI MEDIA. ALCUNE QUESTIONI PERTINENTI, PRELIMINARI E DOMANDE


50° Congresso eucaristico internazionale

Si è aperto ieri il 50° Congresso eucaristico internazionale (IEC 2012 – www.iec2012.ie), che si terrà a Dublino dal 10 al 17 giugno su “The Eucharist: Communion with Christ and with one another” (L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra noi), “un momento di rinnovamento e di riconciliazione” per la Chiesa cattolica in Irlanda.

Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e presidente del Comitato organizzatore locale, presentando l’appuntamento in sala stampa vaticana afferma:

L’evento “deve rivolgersi a coloro che vi partecipano nel contesto della cultura in cui essi vivono” e “sarà più piccolo e modesto nelle sue celebrazioni e aspettative”. Esso, ha precisato mons. Martin, “rifletterà e presenterà la Chiesa in Irlanda, una Chiesa che ha affrontato e ancora affronta sfide grandissime, ma una Chiesa che è viva e vitale, e ansiosa di avviarsi su un cammino di rinnovamento”. “Esistono divisioni all’interno della Chiesa irlandese e a volte divisioni non sane”, ha detto ancora l’arcivescovo di Dublino, ma “l’Eucaristia ha il potere di riconciliare. La comunione con Cristo alimenta la comunione e la riconciliazione con il prossimo”. 

Sottolineando che “il Congresso di Dublino ha luogo nel periodo in cui celebriamo il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II”, mons. Martin ha evidenziato che l’assise conciliare “ha apportato enormi doni dello spirito nella vita della Chiesa e i suoi frutti sono ancora tutti da scoprire”, mentre in Irlanda “vi è a volte” una sorta di “riduzione” dei suoi insegnamenti che spesso si concentra sulla necessità di riforma delle strutture esterne. “Ma non basta cambiare” queste ultime, ha avvertito mons. Martin rispondendo alle domande dei giornalisti, “oggi occorre un rinnovamento spirituale, della fede, una maggiore conoscenza di Cristo e del suo messaggio in una Chiesa che mostra segni di stanchezza”.

Per mons. Martin “dobbiamo riscoprire lo spirito missionario della Chiesa irlandese delle origini, adeguandolo al nostro tempo”. Al riguardo, ha osservato, “ho più speranza oggi che qualche mese fa”, anche perché “vi è un crescente interesse nella società irlandese per il Congresso”.

Una particolare sollecitudine l’arcivescovo la riserva ai giovani dell’Isola verde: “I più catechizzati ma i meno evangelizzati d’Europa”. Per quanto riguarda lo scandalo degli abusi sessuali sui minori, spiega che alle vittime “sarà dedicata una giornata di riconciliazione” durante la quale verrà celebrata una liturgia penitenziale con testi preparati con il loro contributo. Anche il Papa, conclude, è stato invitato al Congresso, “ma riconosciamo che ha i suoi anni”. Tuttavia mons. Martin non esclude una visita del Pontefice in Irlanda, “che dovrebbe inserirsi nel processo di rinnovamento della Chiesa e potrebbe addirittura costituirne il culmine”. 

er presiedere ufficialmente l’evento, il Papa ha nominato come legato pontificio il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, ha ricordato mons. Piero Marini, arcivescovo titolare di Martirano e presidente del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici internazionali. Sarà proprio il card. Ouellet, domenica 10 giugno, solennità del Corpus Domini, a presiedere la liturgia d’apertura del Congresso nel cuore di Dublino, nell’area della Rds (Royal Dublin Society. “La settimana congressuale si concluderà domenica 17 giugno con l’Eucaristia celebrata nel moderno stadio del Croke Park, sede della Gaelic Athletic Association, davanti a 80 mila fedeli”. Venticinquemila partecipanti al giorno; quasi tremila volontari; oltre 100 stand e più di 150 workshop; autorevoli relatori internazionali; messe, processioni, adorazioni eucaristiche e momenti di preghiera in sette lingue; spazi e attività per giovani e bambini: questi i dati resi noti da mons. Marini, che ha ricordato come “riportare l’attenzione sull’ecclesiologia eucaristica di comunione” sia “l’obiettivo dell’evento” per il quale è stato predisposto un testo-base, e che sarà preceduto da un Simposio teologico. I riti di apertura e chiusura “saranno trasmessi dalla televisione nazionale Rte, mentre sette website, cinque canali televisivi cattolici o locali e centinaia di testate giornalistiche e fotografiche copriranno quasi integralmente l’evento” che, ha concluso l’arcivescovo, intende “testimoniare ancora una volta la centralità della celebrazione eucaristica e la sua forza plasmatrice per la vita della Chiesa”. La prima giornata (11 giugno) sarà ecumenica per sottolineare la comunione dei cristiani attraverso il Battesimo. Matrimonio e famiglia, sacerdozio, giustizia e riconciliazione, sofferenza e guarigione, Maria e la Parola, gli altri temi. Questi congressi “possono sembrare reliquie del passato che si inseriscono ormai con difficoltà nel mondo d’oggi”, ha osservato padre Vittore Boccardi (Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici internazionali); essi invece “offrono l’occasione per l’inculturazione del Vangelo e l’evangelizzazione delle culture”.

GIORNATA D’APERTURA

Nell’umiltà quotidiana

È stata una bella celebrazione”, grazie alla partecipazione, alla “gioia” dei presenti e al silenzio, ma è anche stata “l’immagine di cos’è un Congresso eucaristico internazionale (Iec), una Chiesa locale che invita altre Chiese del mondo a celebrare l’Eucaristia, che è il cuore della nostra fede”. Così mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Consiglio per i Congressi eucaristici, che il Sir ha incontrato al termine della cerimonia di apertura del 50° Congresso eucaristico internazionale, sul tema “La Comunione con Cristo e tra di noi”, che ha preso il via ieri a Dublino e che si concluderà il 17 giugno (www.iec2012.ie). 

Forte presenza dei laici. Sono 12.500 le persone presenti all’Arena della Royal Dublin Society (Rds), la grande struttura in cui si svolgeranno i vari eventi, provenienti dagli oltre 120 Paesi che si sono iscritti al Congresso. Hanno sfilato con le loro bandiere e le vesti colorate delle loro terre; con altrettanto entusiasmo hanno sfilato le parrocchie e i gruppi delle quattro province ecclesiastiche dell’Irlanda: Armagh, Cashel, Dublino e Tuam. Molto forte l’aspetto musicale, con canti in latino o in altre lingue che hanno favorito la partecipazione e che sono stati proposti da quattro cori e da tre tenori irlandesi. Mons. Marini ha notato che uno degli elementi più positivi di questo Congresso è che viene “fatto nell’umiltà, se così possiamo dire; è vicino alla quotidianità della vita della Chiesa, nel senso che non ci sono quelle grandi manifestazioni che erano tipiche dei Congressi del secolo passato e di fine Ottocento. È un Congresso ecclesiale, non trionfalistico”, che ha assunto il carattere di “un’assemblea” dove ci sono molti “laici che con il Concilio hanno imparato a partecipare alla Messa, a fare una distinzione tra le cose essenziali e le cose superflue. La loro è una partecipazione di fede”. Altro elemento positivo, “che viene dal Concilio Vaticano II – ha sottolineato mons. Marini – è il tema del Congresso ‘La comunione con Cristo e tra di noi’: è la cosa essenziale su cui costruire la Chiesa del futuro”. 

Un’opportunità per la Chiesa in Irlanda. Durante l’omelia il legato pontificio, il card. Marc Ouellet, che presiedeva la Messa, ha sottolineato che la celebrazione del Congresso in Irlanda è un “segno della Provvidenza di Dio”, perché il Paese “è conosciuto per la sua naturale bellezza, per la sua ospitalità e ricca cultura, ma soprattutto per sua lunga storia di fedeltà alla fede cattolica”, che attraverso l’opera dei suoi missionari “ha aiutato a portare il Vangelo fino alle rive più lontane”. Il cardinale ha ricordato che “ora la Chiesa irlandese sta soffrendo e affrontando nuove e serie sfide alla fede” ma consapevoli di questo “ci rivolgiamo insieme a Nostro Signore, che rinnovi, guarisca e rafforzi la fede del suo popolo. Dalla mia esperienza personale, durante l’ultimo Congresso eucaristico di Quebec City, so che un evento come questo porta molte grazie alla Chiesa locale e a tutti i partecipanti, compresi quelli che lo sostengono con la preghiera, il volontariato e la solidarietà”.

La strada del rinnovamento. Intervenendo alla cerimonia, mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e presidente del Congresso, ha rivolto un pensiero ai giovani irlandesi, perché durante l’evento “vengano condotti a conoscere la felicità e la realizzazione, la gioia e la speranza, la chiamata per l’amore e l’impegno che viene da un incontro con Gesù Cristo”. L’arcivescovo ha aggiunto che “la Chiesa in Irlanda è sulla strada del rinnovamento”, anche se “non dipende da noi ridisegnarla, ma è un dono che riceviamo dal Signore attraverso la guida dello Spirito Santo e l’esempio di Maria e dei Santi”. Nella conferenza stampa di ieri mattina, a proposito del tema degli abusi, ha rivelato che alcune delle vittime partecipano individualmente al Congresso, “ma non ci sarà una rappresentanza ufficiale anche per rispetto della loro privacy”. Comunque sia, durante la cerimonia di apertura è stata scoperta e collocata all’ingresso della Rds la “Healing stone”, letteralmente “pietra di guarigione”, per tener viva la memoria delle vittime degli abusi sessuali. Nella pietra, che è in granito, è incisa una preghiera composta da una persona che ha subito abusi. A tal proposito, padre Kevin Doran, segretario generale dell’evento, ha spiegato che, “quando si usa l’espressione ‘scavata nella pietra’, si parla di qualcosa che è qui per restare e non di un pensiero che passa. La pietra rappresenta la ferma determinazione a lavorare per la guarigione e il rinnovamento”.

Benedetto XVI al Family 2012 di Milano

Una piazza cosmopolita, allegra, piena di lingue e di colori diversi. Così la piazza del Duomo si presenta davanti a Benedetto XVI.

Ci sono pellegrini da tutta la diocesi di Milano, naturalmente. Ma anche da tutta la Lombardia e non solo. Ci sono i turisti, che si fermano appoggiati alle transenne scrutando la folla che si assiepa. Ci sono i partecipanti al Family 2012 che arrivano alla spicciolata nella zona loro dedicata. Vengono da 150 diversi Paesi del mondo. Si stringono le mani, si abbracciano. È una festa. E il clima della festa è tutto intorno. In galleria, sotto i portici… Milano, sempre in movimento, sembra aspettare il momento buono per fermarsi. In piazza si allestiscono gli striscioni, si levano le bandiere. La gente cerca riparo dal sole con gli ombrelli, i foulard distribuiti dal servizio d’ordine. E tra un canto e l’altro – ci sono gruppi e scolaresche che fanno la loro parte – l’entusiasmo sale, si prepara. Esplode nell’applauso quando arriva il Papa.

“Essere un crocevia – Mediolanum – di popoli e di culture”. È questa la vocazione di Milano, come ha detto, stasera, Benedetto XVI, incontrando la cittadinanza a piazza Duomo, nel suo primo impegno per la visita pastorale all’arcidiocesi di Milano, in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie. Il Papa è stato accolto dai cardinali Angelo Scola, Ennio Antonelli e Dionigi Tettamanzi. “La storia e i destini di questa ‘terra di mezzo’ (Mediolanum) sono impregnati da un solido intreccio di cristianesimo e civiltà” ha detto il card. Scola rivolgendosi al Pontefice. L‘arcivescovo ha quindi aggiunto che i cristiani “sono a loro agio nella società plurale, non sono profeti di sventura, ma testimoni e quindi edificatori tenaci di vita buona”.

Tra le autorità presenti il ministro per la cooperazione internazionale e l‘integrazione, Andrea Riccardi, e il presidente della Giunta regionale della Lombardia, Roberto Formigoni. La città ha saputo “coniugare sapientemente – ha osservato il Papa – l’orgoglio per la propria identità con la capacità di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto. Ancora oggi, Milano è chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l’Italia”.

ll Pontefice ha quindi lodato “quanto la diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all’intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, che sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera e per le quali invito, ancora una volta, ad una generosa solidarietà”. “Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore – ha sostenuto Benedetto XVI -, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione”.

“Voi – ha proseguito – ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico ‘ben essere’, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo”. Per il Papa, “la singolare identità di Milano non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa”.

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IL SALUTO DI BENEDETTO XVI

«La Milano positivamente laica e la Milano della fede collaborino per il bene comune»

Cari fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi di Milano!
Saluto cordialmente tutti voi qui convenuti così numerosi, come pure quanti seguono questo evento attraverso la radio o la televisione. Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Ringrazio il Signor Sindaco per le cortesi espressioni di benvenuto che mi ha indirizzato a nome della comunità civica. Saluto con deferenza il Rappresentante del Governo, il Presidente della Regione, il Presidente della Provincia, nonché gli altri rappresentanti delle Istituzioni civili e militari, ed esprimo il mio apprezzamento per la collaborazione offerta per i diversi momenti di questa visita.
Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi e ringrazio Dio, che mi offre l’opportunità di visitare la vostra illustre Città. Il mio primo incontro con i Milanesi avviene in questa Piazza del Duomo, cuore di Milano, dove sorge l’imponente monumento simbolo della Città. Con la sua selva di guglie esso invita a guardare in alto, a Dio. Proprio tale slancio verso il cielo ha sempre caratterizzato Milano e le ha permesso nel tempo di rispondere con frutto alla sua vocazione: essere un crocevia – Mediolanum – di popoli e di culture. La città ha così saputo coniugare sapientemente l’orgoglio per la propria identità con la capacità di accogliere ogni contributo positivo che, nel corso della storia, le veniva offerto. Ancora oggi, Milano è chiamata a riscoprire questo suo ruolo positivo, foriero di sviluppo e di pace per tutta l’Italia. Il mio «grazie» cordiale va al Pastore di questa Arcidiocesi, il Cardinale Angelo Scola, per l’accoglienza e le parole che mi ha rivolto a nome dell’intera Comunità diocesana; con lui saluto i Vescovi Ausiliari e chi lo ha preceduto su questa gloriosa e antica Cattedra, il Cardinale Dionigi Tettamanzi e il Cardinale Carlo Maria Martini.
Rivolgo un particolare saluto ai rappresentanti delle famiglie – provenienti da tutto il mondo – che partecipano al VII Incontro Mondiale. Un pensiero affettuoso indirizzo poi a quanti hanno bisogno di aiuto e di conforto, e sono afflitti da varie preoccupazioni: alle persone sole o in difficoltà, ai disoccupati, agli ammalati, ai carcerati, a quanti sono privi di una casa o dell’indispensabile per vivere una vita dignitosa. Non manchi a nessuno di questi nostri fratelli e sorelle l’interessamento solidale e costante della collettività. A tale proposito, mi compiaccio di quanto la Diocesi di Milano ha fatto e continua a fare per andare incontro concretamente alle necessità delle famiglie più colpite dalla crisi economico-finanziaria, e per essersi attivata subito, assieme all’intera Chiesa e società civile in Italia, per soccorrere le popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, che sono nel nostro cuore e nella nostra preghiera e per le quali invito, ancora una volta, ad una generosa solidarietà.
Il VII Incontro Mondiale delle Famiglie mi offre la gradita occasione di visitare la vostra Città e di rinnovare i vincoli stretti e costanti che legano la comunità ambrosiana alla Chiesa di Roma e al Successore di Pietro. Come è noto, sant’Ambrogio proveniva da una famiglia romana e ha mantenuto sempre vivo il suo legame con la Città Eterna e con la Chiesa di Roma, manifestando ed elogiando il primato del Vescovo che la presiede. In Pietro – egli afferma – «c’è il fondamento della Chiesa e il magistero della disciplina» (De virginitate, 16, 105); e ancora la nota dichiarazione: «Dove c’è Pietro, là c’è la Chiesa» (Explanatio Psalmi 40, 30, 5). La saggezza pastorale e il magistero di Ambrogio sull’ortodossia della fede e sulla vita cristiana lasceranno un’impronta indelebile nella Chiesa universale e, in particolare, segneranno la Chiesa di Milano, che non ha mai cessato di coltivarne la memoria e di conservarne lo spirito. La Chiesa ambrosiana, custodendo le prerogative del suo rito e le espressioni proprie dell’unica fede, è chiamata a vivere in pienezza la cattolicità della Chiesa una, a testimoniarla e a contribuire ad arricchirla.
Il profondo senso ecclesiale e il sincero affetto di comunione con il Successore di Pietro, fanno parte della ricchezza e dell’identità della vostra Chiesa lungo tutto il suo cammino, e si manifestano in modo luminoso nelle figure dei grandi Pastori che l’hanno guidata. Anzitutto san Carlo Borromeo: figlio della vostra terra. Egli fu, come disse il Servo di Dio Paolo VI, «un plasmatore della coscienza e del costume del popolo» (Discorso ai Milanesi, 18 marzo 1968); e lo fu soprattutto con l’applicazione ampia, tenace e rigorosa delle riforme tridentine, con la creazione di istituzioni rinnovatrici, a cominciare dai Seminari, e con la sua sconfinata carità pastorale radicata in una profonda unione con Dio, accompagnata da una esemplare austerità di vita. Ma, insieme con i santi Ambrogio e Carlo, desidero ricordare altri eccellenti Pastori più vicini a noi, che hanno impreziosito con la santità e la dottrina la Chiesa di Milano: il beato Cardinale Andrea Carlo Ferrari, apostolo della catechesi e degli oratori e promotore del rinnovamento sociale in senso cristiano; il beato Alfredo Ildefonso Schuster, il «Cardinale della preghiera», Pastore infaticabile, fino alla consumazione totale di se stesso per i suoi fedeli. Inoltre, desidero ricordare due Arcivescovi di Milano che divennero Pontefici: Achille Ratti, Papa Pio XI; alla sua determinazione si deve la positiva conclusione della Questione Romana e la costituzione dello Stato della Città del Vaticano; e il Servo di Dio Giovanni Battista Montini, Paolo VI, buono e sapiente, che, con mano esperta, seppe guidare e portare ad esito felice il Concilio Vaticano II. Nella Chiesa ambrosiana sono maturati inoltre alcuni frutti spirituali particolarmente significativi per il nostro tempo. Tra tutti voglio oggi ricordare, proprio pensando alle famiglie, santa Gianna Beretta Molla, sposa e madre, donna impegnata nell’ambito ecclesiale e civile, che fece splendere la bellezza e la gioia della fede, della speranza e della carità.
Cari amici, la vostra storia è ricchissima di cultura e di fede. Tale ricchezza ha innervato l’arte, la musica, la letteratura, la cultura, l’industria, la politica, lo sport, le iniziative di solidarietà di Milano e dell’intera Arcidiocesi. Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione. Voi ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico. La fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi, vivente in mezzo a noi, deve animare tutto il tessuto della vita, personale e comunitaria, privata e pubblica, così da consentire uno stabile e autentico “ben essere”, a partire dalla famiglia, che va riscoperta quale patrimonio principale dell’umanità, coefficiente e segno di una vera e stabile cultura in favore dell’uomo. La singolare identità di Milano non la deve isolare né separare, chiudendola in se stessa. Al contrario, conservando la linfa delle sue radici e i tratti caratteristici della sua storia, essa è chiamata a guardare al futuro con speranza, coltivando un legame intimo e propulsivo con la vita di tutta l’Italia e dell’Europa. Nella chiara distinzione dei ruoli e delle finalità, la Milano positivamente “laica” e la Milano della fede sono chiamate a concorrere al bene comune.
Cari fratelli e sorelle, grazie ancora per la vostra accoglienza! Vi affido alla protezione della Vergine Maria, che dalla più alta guglia del Duomo maternamente veglia giorno e notte su questa Città. A tutti voi, che stringo in un grande abbraccio, dono la mia affettuosa Benedizione.

 

Benedetto XVI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Contenuti e scelte di un’umanità matura

L’intervento del Santo Padre alla 64ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana – riunita nell’Aula del Sinodo della Città del Vaticano dal 21 al 25 maggio 2012 – da una parte ha contribuito a evidenziare la piena sintonia tra il Magistero pontificio e i contenuti della Prolusione offerta dal Card. Angelo Bagnasco; dall’altra, per molti aspetti ha costituito un’ampia sintesi del confronto che ha animato il complesso dei lavori assembleari e che trova nel primato della fede la sua cifra essenziale.

Seguendo la scansione programmata dal Consiglio Episcopale Permanente per una recezione ordinata degli Orientamenti pastorali del decennio, i Vescovi hanno approfondito nei gruppi di studio, nel dibattito e nelle conclusioni assembleari il tema dell’anno in corso, legato alla formazione degli adulti e della famiglia. Tale lavoro di discernimento è stato introdotto da una relazione magistrale, avente come oggetto “Gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità”.

Nel quadro del cammino che la Presidenza della CEI ha promosso nel corso di quest’anno su temi inerenti la Dottrina sociale della Chiesa, un secondo momento di riflessione ne ha messo a fuoco attualità e importanza.Completando l’opera condotta nelle ultime due Assemblee Generali (Assisi, novembre 2010 e Roma, maggio 2011), i Vescovi hanno esaminato e approvato l’ultima parte dei materiali della terza edizione italiana del Messale Romano, giungendo anche alla sua approvazione complessiva.In Assemblea sono state presentate e rese pubbliche le “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”, in sintonia con quanto indicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.Si è quindi dato spazio ad alcune determinazioni in materia giuridico-amministrativa: la presentazione e l’approvazione del bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2011, nonché delle ripartizioni e assegnazioni delle somme derivanti dall’8 per mille per l’anno 2012; la presentazione del bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero per l’anno 2011.

Distinte comunicazioni hanno illustrato la pastorale delle migrazioni, la comunicazione pubblica e il Seminario di studio per i Vescovi nell’Anno della Fede.Inoltre, sono stati presentati alcuni appuntamenti di rilievo: l’Incontro Mondiale delle Famiglie, la Giornata della carità del Papa e la Giornata Mondiale della Gioventù. È stato presentato e approvato il calendario delle attività della CEI per l’anno 2012-2013.

L’Assemblea ha anche eletto il Vice Presidente per l’area Sud, mentre il Consiglio Episcopale Permanente – riunito nella sessione del 23 maggio – ha provveduto a una serie di nomine e ha fissato la data della prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.Ai lavori assembleari hanno preso parte 232 membri, 17 Vescovi emeriti, 21 delegati di Conferenze Episcopali Europee, rappresentanti di presbiteri, religiosi, consacrati e della Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, nonché esperti in ragione degli argomenti trattati. Tra i momenti più significativi vi è stata la Concelebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta da S.Em. il Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Comunicato finale 64ma Assemblea.doc

Politica come spazio di costruzione del bene comune

E’ partita la macchina organizzativa del Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del Lavoro presentando stamane a Roma il manifesto La buona politica per tornare a crescere’ in vista di ‘Todi 2‘.

Si tratta del secondo appuntamento delle associazioni cattoliche previsto per ottobre – costituito da Cisl, Confartigianato, Mcl, Acli, Confcooperative, Coldiretti e Compagnia delle Opere – a seguito del seminario di Todi tenuto lo scorso ottobre.

Una politica, quella auspicata, “capace di rafforzare valori popolari condivisi e di mobilitare grandi energie comunitarie”, della quale s’intende occuparsi “nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni, ma anche nella serena consapevolezza che l’ispirazione religiosa, lungi dall’essere delimitata alla sfera privata, possa e debba arricchire la qualità della vita politica e delle istituzioni e rendere lo spazio pubblico di tutti e di ciascuno”.

Il contribuito dei cattolici del Forum “al rinnovamento della politica” prevede, “per un verso, la partecipazione alla formazione dei programmi e delle linee di azione di governo; per l’altro verso, il miglioramento della qualità delle classi dirigenti, a partire da un lavoro di condivisione e coesione all’interno del variegato mondo cattolico, su valori, contenuti e modalità di presenza”.

Spazio privilegiato per il bene comune. “Noi pensiamo la politica come spazio privilegiato per la costruzione del bene comune”; “noi sosteniamo la buona politica che promuove la libertà e la giustizia, sa rispettare i valori e interpretare i bisogni del popolo”; “noi difendiamo la democrazia come valore costituente del nostro patto sociale e contrastiamo quelle spinte autoritarie che, mai sopite, possono sempre riaffiorare”. Questo l’incipit del testo, che prosegue avvertendo “l’urgenza di un nuovo impegno e la necessità di preoccuparci e occuparci dei problemi della nostra comunità”, dichiarando la responsabilità di partecipare alla “costruzione di un ambiente favorevole alla libera espressione delle persone”, credendo “nella capacità dell’Italia di avviare una nuova stagione di crescita” e guardando “con speranza all’Europa dei popoli come alla nostra Patria comune perché sappiamo che da essa dipende il futuro dei nostri figli”. Paradigma di riferimento, la Dottrina sociale della Chiesa “che, proponendo a tutti la fecondità di una visione trascendente dell’essere umano, richiama ai principi della fraternità, della promozione del bene comune, della partecipazione, della sussidiarietà e della solidarietà”. 

Una nuova stagione. Il documento vede il “tangibile indebolimento dei valori che hanno storicamente consentito alla nostra comunità nazionale di risollevarsi dalle macerie di una guerra perduta, d’imboccare la strada delle riforme e di assurgere al ruolo di grande Paese sviluppato”. “Solo a partire da questi valori”, annota, “è possibile aprire una nuova stagione di sviluppo e d’innovazione”. Guarda quindi a “una stagione di grande innovazione istituzionale”, “possibile e sostenibile solo attraverso il cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita e il forte rilancio di un comune senso morale”. “Le istituzioni di cui abbiamo bisogno – enuncia – devono saper manifestare tutta la propria autorevolezza senza divenire invasive. Alla luce del principio di sussidiarietà, il loro compito è quello di favorire la libera iniziativa economica e sociale delle persone, della famiglia, delle imprese e delle associazioni, creando le condizioni più adatte alla loro piena espressione nel quadro della globalizzazione contemporanea”. Tra le priorità individuate, riformare il “sistema fiscale”, “sostenere l’impresa”, favorire la “partecipazione democratica” e abbandonare “la logica del conflitto” nelle “relazioni industriali”, “rimuovere gli ostacoli che impediscono un ingresso adeguato dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro”, “rilanciare l’impegno per il Mezzogiorno”. E ancora, “mettere al centro la famiglia, come motore valoriale, relazionale ed economico della società”, “migliorare il sistema d’istruzione”, “costruire un welfare moderno e sussidiario”, promuovere “una pluralità d’imprese e di organizzazioni” per sviluppare l’“economia civile”.

Apertura all’Europa e riforme. Il Forum rivolge poi un pensiero agli “Stati Uniti d’Europa” e ne sostiene la costruzione, “dotando l’Unione di forti istituzioni politiche, elette democraticamente, che completino il tortuoso processo d’integrazione iniziato con l’apertura dei mercati e con l’adozione della moneta unica”. Il testo manifesta l’intenzione, a tal riguardo, di “contribuire alla costruzione di un Movimento popolare europeo transnazionale che sostenga questo progetto di coesione continentale”. Infine, per quanto riguarda le riforme da attuare in Italia, il manifesto evidenzia tra l’altro l’esigenza di “attuare il federalismo fiscale”, superare il “bicameralismo perfetto” e varare “una nuova legge elettorale” per garantire “maggiore rappresentatività e una solida stabilità”, “restituire alla responsabilità legale gli ambiti dell’attività che riguardano il finanziamento pubblico e le forme di salvaguardia della democrazia interna ai partiti”, “ripristinare il voto di preferenza degli elettori”.

Testo completo del Manifesto

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Giornalismo e Religione

 

Lo scorso 22 maggio, presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana di Roma, si è svolta la presentazione ufficiale del nuovo volume del prof. Giuseppe Costa, curato insieme a Giuseppe Merola e a Luca Caruso, dal titolo Giornalismo e Religione. Storia, Metodo e Testi, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. 
Sono intervenuti il Segretario e il Vicesegretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco SiddiLuigi Roncisvalle, il Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Angelo Scelzo, e la Presidente dell’UCSI Lazio e giornalista di RaiNews 24 Vania De Luca.
Rivivono in questo volume oltre sessant’anni di informazione sul fatto religioso in Italia.
“Una articolata lettura storica delle vicende, non soltanto ecclesiali, del nostro Paese e del mondo […], un quadro dei temi, problemi e argomenti che interessano l’insieme dell’informazione detta religiosa, i personaggi, le cronache, le tensioni, le emozioni, gli interrogativi” (dalla Prefazione al volume, di Angelo Paoluzi).

Il volume ha inizio con un ampio saggio introduttivo sulla notizia in generale e religiosa in particolare, cui segue una dettagliata ricostruzione storica dal 1950 a oggi attraverso iprincipali avvenimenti della Chiesa. Si apre quindi l’antologia di interviste e articoli, firmati da 63 giornalisti, vaticanisti ma non solo, che in un arco temporale di oltre sei decenni si sono misurati con i temi della fede, della spiritualità, del mondo vaticano. 152 articoli dai quali emerge una profonda varietà stilistica e di pensiero che denota la ricchezza di prospettive e l’interesse suscitato da questo settore del giornalismo, fornendo una cronaca particolareggiata e avvincente di personaggi ed eventi.

Giornalismo e Religione è un’opera destinata a tutti coloro che operano nella comunicazione o si interessano di informazione, che diviene testimonianza del percorso non certo lineare della notizia religiosa e stimolo “a migliorare il servizio alla Verità di quanti sono chiamati a occuparsi di questo genere giornalistico” (dalla Premessa degli Autori).

 

 

Il card. Angelo Scola su crisi economica e dottrina sociale della Chiesa

Di fronte alla grave crisi dell’occupazione e alla necessità di rilanciare lo sviluppo, è ancora adeguato quel caposaldo della dottrina sociale della Chiesa che parla della centralità del soggetto del lavoro come fondamento del primato del lavoro sul capitale?

con questa domanda, ieri (17 maggio), ha aperto il suo intervento il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nell’ultima serata del ciclo “Dalla crisi economica alla speranza affidabile”, organizzato da Fondazione “Milano Famiglie 2012” e “Gruppo 24 Ore” in preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie (www.family2012.com).

Tema della serata: “Nuove politiche sociali e di lavoro per la sostenibilità della famiglia”. All’incontro hanno partecipato anche Donatella Treu, amministratore delegato del “Gruppo 24 Ore”, e Tiziano Treu, vicepresidente XI Commissione Lavoro del Senato.

È seguita la tavola rotonda “Nuovi modelli di lavoro nella famiglia oggi”, con Michele Tito Boeri del Dipartimento economia dell’Università Bocconi di Milano, Alberto Quadrio Curzio, docente emerito di economia politica all’Università Cattolica di Milano, Giovanni Maria Vian, direttore de “L’Osservatore Romano”, e Marco Vitale, economista.

Scarica gli interventi:

VII-Inc-Mondiale-Famiglie-Card-Scola