Agricoltura sociale, una nuova prospettiva educativa

L’agricoltura sociale oggi è una possibilità concreta di sviluppo e di integrazione sociale.Vi raccontiamo una giornata vissuta insieme ad operatori ed utenti.

«Io mi sento parte di questo progetto perché sono io, in primis, a dare il mio contributo». Quando una comunità riesce ad attuare un processo educativo che porta un giovane a sentire suo un progetto, perché responsabile della buona riuscita dello stesso, ha raggiunto il suo scopo più alto. A parlare è Luca, 20 anni, di Roma. Il progetto riguarda l’inserimento professionale e lavorativo attraverso l’agricoltura sociale. La comunità educativa è lacooperativa sociale Kairos.

 

Quando Luca risponde alle nostre domande è appoggiato a una delle balle di fieno disposte in modo tale da rendere il capannone dove ci troviamo quasi come un anfiteatro. I suoi occhi svegli, scaltri e castani richiamano i colori attorno, il suo sguardo è sereno e soddisfatto. Più che un’intervista sembra uno scambio di esperienze, di sogni e aspirazioni. È trascorsa una giornata di lavoro all’aperto tra la pioggia, il vento e il sole che si alternavano. Ma per Luca e i suoi colleghi questa variazione continua di “stagioni” in un’unica giornata non ha cambiato il programma. Arriva un forte vento e d’improvviso la pioggia intensa.

Ci troviamo vicini alla riva del Lago di Martignano. C’è un’intera area da bonificare e deve essere pronta per il lunedì di Pasquetta, quando arriveranno i clienti dell’azienda agricola per trascorrere una giornata di relax al Casale di Martignano. La zona da raggiungere è in discesa, fino alla riva del lago. Dall’alto lo scenario favorisce la visuale completa del posto e dell’attività di lavoro dei ragazzi. È tutto un fermento, nessuno chiacchera, il clima è sereno, tutti sono impegnati a ripulire ciò che la natura senza controllo umano ha realizzato intorno. Chi con la zappa, chi con la motosega, chi con un attrezzo imbragato a spalla con delle pale sottili di colore verde fosforescenti, che mi hanno spiegato si chiama decespugliatore, chi con pala e carriola a fare da spola tra un mucchio di cespugli e un altro e chi con le mani con indosso dei guanti protettivi.

 

Perché con le mani? Non ci sono attrezzi per tutti? Mi incuriosisco, mi avvicino a Malina (nome di fantasia), e chiedo: «perché non usi la zappa? Faresti più in fretta».  Malina si ferma e con calma mi spiega che quel tipo d’erba va tolta delicatamente, a mano, perché con la zappa si farebbe un buco profondo e tale che non ricrescerebbe più la vegetazione spontanea. «Lo abbiamo studiato a scuola prima di fare la pratica qui». Sì, perché l’agricoltura è una cosa importante, non si improvvisa, richiede preparazione, conoscenza e pratica. Luca ci ha detto che «l’agricoltura può sembrare una cosa banale, ma non lo è».

Forse, nella società in cui viviamo, dove tutto è pronto e si trova comodamente su uno scaffale, abbiamo perso la percezione dell’importanza fondamentale di uno dei mestieri più antichi del mondo, non soltanto per i prodotti che ne derivano, ma anche per i processi relazionali e di consapevolezza umana che favorisce.

 

Ma ritorniamo alla pioggia che scende e penetra attraverso le nostre felpe. Noi della redazione ci guardiamo e pensiamo che la giornata si sia conclusa senza poter portare a termine le riprese e le interviste che ci servono per il nostro servizio. Per il resto dei presenti non è cambiato nulla, tutti continuano a lavorare, tutti continuano a fare come se nulla fosse quello che già avevano iniziato.

Un ragazzo, venuto per la prima volta, vuole imparare ad usare il decespugliatore e Luca (non quello dell’intervista), si prende carico del passaggio di competenze, prima per spiegare come si accende e poi per indicare quali sono i movimenti da fare sull’erba e perché farli in un determinato modo e non in un altro. Non è solo questione di metodo, infatti: ogni cosa ha un suo perché ed è da questo perché che ogni ragazzo viene posto nelle condizioni di sperimentare ed esercitare la propria autonomia. L’educazione, infatti, non è insegnare solo delle cose, ma è anche stimolare domande. Tutto ciò appare evidente a partire da ogni semplice gesto svolto dal gruppo di lavoro. Matteo, l’educatore presente, che non sta dall’alto a guardare, ma lavora con loro, si avvicina a noi e ci dice: «Ora sotto la pioggia, arriva quel pizzico di magia. Nessuno si è fermato, nessuno ha detto fermi, fino a che qualcuno non chiamerà la pausa e non si troverà in difficoltà, tutta la squadra continuerà a lavorare insieme. Tra di loro, stamattina, quando sono arrivati, nemmeno si conoscevano».

 

Questa è la “magia” dell’agricoltura sociale e Matteo è un giovane di 28 anni che ha deciso di scommettere la sua vita nell’educazione. È educatore sociale della Cooperativa Sociale Kairos e sta per conseguire la licenza in Pedagogia Sociale all’Università Pontificia Salesiana di Roma. Si percepisce dallo sguardo intenso e allegro, che Matteo è uno che ha la passione per l’attività educativa e come ogni buon educatore ci spiega anche il senso delle cose che vediamo durante la giornata. Ci porta con lui a fare un giro per l’azienda, con noi c’è anche un gruppo di giovani studenti e tirocinanti, che sta svolgendo il Servizio Civile Nazionale presso i Salesiani per il Sociale.

Ad un certo punto della campagna ci fermiamo e ci fa mettere di fronte a una cabina elettrica; ci guarda e ci chiede il perché di quell’interruttore elettrico racchiuso in una piccola casetta di legno. Anche una semplice cabina elettrica in mezzo alla campagna per lui ha un senso educativo, un significato. È il modo attraverso cui spiega ai ragazzi che quella cabina elettrica in aperta campagna racchiude in sé l’importanza della realtà.

L’azienda, che stiamo visitando, non è un luogo turistico, è lavoro e quella cabina serve per proteggere gli allevamenti di maiali dalle aggressioni dei cinghiali. Insomma, l’agricoltura vuole essere un’opportunità concreta anche di lavoro e come tale bisogna essere attenti a ciò che favorisce, nel rispetto della natura, la produzione e il guadagno.

 

Anche il nome Kairos ha un significato preciso che Matteo ci tiene a ricordare. «La nostra cooperativa si chiama Kairos, che dal greco significa momento giusto perché qualcosa possa avvenire. Quello che vogliamo fare è proprio creare opportunità per i ragazzi e per il territorio». Anche le parole in chiave educativa assumono una coloritura di significato diversa. Tra i tanti progetti di Kairos ce n’è uno destinato ai NEET. Il termine NEET è l’acronimo di “Not engaged in education, employment or training”. Sono una varietà molto eterogenea di giovani dai 15 ai 29 anni, che vivono in una situzione di “blocco” e di scarse prospettive di sviluppo. Per quelli di Kairos NEET sta per “Nuove esperienze educative territoriali”.

Ad accompagnarci lungo quella che chiamano “Giornata di Agricoltura Sociale” c’è anche Paola Sabatini, psicoterapeuta e membro dell’equipe formativa della cooperativa. Anche lei, prima di farci visitare l’azienda agricola, era china a terra con scarponi da campagna e guanti da lavoro, a bonificare il terreno insieme ai ragazzi del progetto NEET. Paola ci spiega che «il progetto si articola in due livelli: da una parte azione specifica sui destinatari, dall’altra animazione socioculturale per i territori. Cerchiamo di costruire, attivare e animare reti integrate fatte di aziende agricole, servizi pubblici e organizzazioni del Terzo settore in modo che il territorio possa farsi carico delle soluzioni e dei problemi e costruire proposte autonome e indipendenti dal nostro progetto». Insomma il bene dei ragazzi è concretizzato attraverso un progetto che accompagna, ma non rende dipendenti dalla struttura. Infatti, continua Paola, «altro elemento chiave è la sostenibilità, nel momento in cui il nostro progetto tra due anni sarà finito, se il territorio si è abituato a cercare soluzioni partecipate e sarà rimasto aggregato continuerà l’intervento anche dopo la nostra azione specifica. Ciò che è fondamentale è lavorare in sinergia tra territorio e ragazzi».

 

Alla fine di ogni giornata di lavoro i ragazzi e i visitatori dell’azienda agricola si ritrovano insieme per un momento di condivisione sulla giornata. Ci si ferma e ci si siede in cerchio sulle balle di fieno e si fa verifica dell’esperienza. Noi della redazione di young4young abbiamo capito che la cooperativa Kairos cerca di essere una risposta ai bisogni educativi proponendo soprattutto la realizzazione di reti tra le varie presenze nel territorio. «Ci siamo accorti col passare degli anni che i territori in cui abbiamo agito promuovendo partenariato tra profit e non profit ecostruendoreti integrate ha mantenuto questo modello perchè piace, funziona e costruisce cambiamento». Questo è quanto ha dichiarato Andrea Zampetti, fondatore di Kairos, in un colloquio prima della visita al Casale di Martignano. «Le difficoltà maggiori sono all’inizio, perché sembra una perdita di tempo impiegare energie per costruire alleanze strategiche trasversali. Noi abbiamo scelto la strategia delle piccole sperimentazioni e azioni per permettere di  vedere il profitto indiretto che ne deriva. Dopo l’azione sperimentale i gruppi restano attivi e coesi. In sintesi, la sfida è quella di mettere insieme istituzioni, organizzazioni territoriali e aziende».

Insomma la strategia dell’insieme, intesa come cooperazione, unita a passione educativa e competenza può essere oggi risposta concreta alle esigenze educative dei giovani in difficoltà. L’educazione e l’agricoltura sono il fondamento della società e insieme sono delle opportunità occupazionali, di sviluppo e integrazione che funzionano.

29 maggio 2019 Young4Young

Chiesa e Islam in Italia. Incontro e dialogo

È uscito il libro edito dal Centro editoriale dehoniano, tanto atteso dalla Chiesa italiana, sinora priva di indicazioni chiare su come rapportarsi con l’Islam per incontrarsi e, soprattutto, per dialogare con serenità, nella concretezza e senza sincretismi.
Il testo è stato curato da Antonio Angelucci (ecclesiasticista e comparatista delle religioni), Maria Bombardieri (sociologa), Antonio Cuciniello e Davide Tacchini (islamologi e arabisti). È frutto del lavoro di anni dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo interreligioso (UNEDI) della Conferenza Episcopale Italiana che, attraverso il “Gruppo di interesse sull’Islam”,– composto da teologi, giuristi, sociologi, islamologi e arabisti delle maggiori università pontificie e italiane – parte effettiva di tale Ufficio, ha, dapprima, elaborato alcune schede on line ad uso pastorale e, in un secondo momento, rielaborandole, arricchendole ed aggiornandole, ha definito “su carta” alcune linee che trovano una certa ufficialità grazie anche alla prefazione del Presidente della CEI, S.E.R. Card. Gualtiero Bassetti e alla postfazione del Presidente dell’UNEDI, Mons. Ambrogio Spreafico e del suo Direttore (fino a dicembre 2018), Don Cristiano Bettega.
Nel libro si affrontano temi caldi e si danno spunti che saranno utili a diocesi e parrocchie, associazioni di volontariato, ecc. La prima parte fornisce i parametri di base necessari per la comprensione dell’Islam in Italia (contributi di: Antonio Angelucci, sulle organizzazioni musulmane italiane; Davide Tacchini, sulla figura dell’imam; Alessandro Ferrari e Vittorio Ianari, sulla visita alle moschee). La seconda dà alcune indicazioni per convivere in fraternità tra cristiani e musulmani (contributi di Antonio Cuciniello, su scuola e musulmani; Augusto Negri, sui musulmani in oratorio; Ignazio De Francesco, sui musulmani in carcere e in ospedale). La terza parte aiuta ad interpretare l’Islam nel quotidiano (contributi di Antonio Cuciniello e Massimo Rizzi, sulle regole alimentari e le feste islamiche; Maria Bombardieri, sulla questione delle immagini nell’Islam; Stefano Paternoster, sull’elemosina e sull’attenzione ai poveri nell’Islam). La quarta e ultima parte, infine, non dimentica il tema oggi attualissimo e scottante dell’accoglienza e della solidarietà (contributo di Massimo Ambrosini).
Il lavoro viene, ora, rilanciato dal nuovo Direttore dell’UNEDI, Don Giuliano Savina che, forte dell’esperienza di dialogo interreligioso promosso al Refettorio Ambrosiano di Milano, da lui fondato, ripropone col “Gruppo di interesse sull’Islam” il percorso profetico di incontro e dialogo interreligioso fortemente chiesto da Papa Francesco e dai suoi predecessori.
L’obiettivo è continuare a mettere in dialogo Chiesa e Islam in Italia.

Con la famiglia paolina, una settimana tutta da vivere

Per portare la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali all’attenzione di un pubblico sempre più ampio, stimolare la riflessione sul tema e creare spazi di condivisione allargata le Paoline e i Paolini organizzano la Settimana della Comunicazione.

In tutta Italia, vengono organizzate una serie di iniziative pastorali e culturali – convegni, concorsi, laboratori, attività nelle librerie Paoline e San Paolo, video proiezioni, eventi musicali, spettacoli e molto altro – che coinvolgono giornalisti e operatori della comunicazione, personalità del mondo ecclesiastico, artisti e personaggi del mondo dello spettacolo.

Grande attenzione viene riservata al mondo della scuola: insegnanti, studenti, educatori e genitori, diventano i protagonisti di concorsi a tema, giochi e laboratori creativi, partecipano agli spettacoli e alle video proiezioni, vengono chiamati a realizzare happy book, testi, video e giornalini. Perché la comunicazione è dialogo, è ascolto, è innovazione, è creatività.

Quest’anno la 14° edizione della Settimana della Comunicazione si tiene dal 26 maggio al 2 giugno.

Ecco tutti gli eventi in calendario.

 

Il festival

Il Festival della Comunicazione è un “focus” collegato alla Settimana della Comunicazione, che si svolge a livello locale, con il sostegno dell’Ufficio Nazionale della Comunicazioni Sociali, il Servizio Nazionale del Progetto Culturale, la Segreteria per la Comunicazione e il Pontificio Consiglio della Cultura. Ogni anno viene organizzato in una Diocesi diversa, con l’intento di coinvolgere in maniera attiva tutta la Chiesa e far emergere le tante valide risorse del territorio. Nascono, così, iniziative originali, molto sentite e partecipate, che spesso rimangono come patrimonio locale ben oltre la durata del Festival.

Nel 2019 la Diocesi che accoglie il Festival è quella di Chioggia, in Veneto.

Fabio Geda – Raccontare il mondo, educare il mondo

30 maggio 2019 – dalle 19:00 alle 21:00 presso Università Salesiana – Aula II
Piazzale dell’Ateneo Salesiano, 1 Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per il quarto appuntamento del ciclo Come un libro aperto Grande come una città incontra Fabio Geda. Dal viaggio di Enaiatollah Akbari dall’Afghanistan all’Italia di Nel Mare ci sono i Coccodrilli a «Un uomo con un piede nel sogno e uno nella realtà», il Don Giovanni Bosco protagonista del suo ultimo libro, la scrittura è per Fabio Geda un modo per indagare le passioni che da sempre lo accompagnano, tra impegno civile, volontariato e lavoro educativo. In Il demonio ha paura della gente allegra. Di don Bosco, di me e dell’educare (Solferino editore, 2019), tra ricostruzione storica, narrazione e reportage, un unico filo luminoso lega le battaglie di don Bosco e le disavventure dell’autore, educatore alle prese con adolescenti difficili delle periferie, sempre alla ricerca di forme più efficaci di integrazione. Un racconto sulla passione per il dialogo tra generazioni e l’importanza di un’educazione che parta dall’abitare la relazione con i ragazzi.

Fabio Geda (Torino, 1972), dopo l’esordio con Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (Instar, 2007) – in finale al Premio Strega e giudicato Miglior Esordio dalla redazione di Radio Tre Fahrenheit –, pubblica L’esatta sequenza dei gesti (Instar, 2008), con il quale vince il Premio Grinzane Cavour e il Premio dei lettori di Lucca. Di nuovo finalista al Premio Strega con Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbar (Baldini & Castoldi, 2010), nel 2011 esce per Transeuropa La bellezza nonostante. Nel 2014 esce per Einaudi Se la vita che salvi è la tua e, nello stesso anno, il reportage su Tokio Itadakimasu per Edt. Nel 2019 pubblica Il demonio ha paura della gente allegra. Di don Bosco, di me e dell’educare per Solferino editore. Oltre che con la Scuola Holden e il Salone del Libro di Torino, collabora con diversi quotidiani e settimanali nazionali.

 

Per approfondimenti: [http://fabiogeda.it/]

info: grandecomeunacitta@gmail.com
accessibilità – non sono presenti barriere architettoniche
linee ATAC – http://www.atac.roma.it
fermata Pian di Sco – linea 88
fermata Vimercati – linee 80, 90, 93, 350

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“Ripensare l’educazione”

“Ripensare l’educazione” è il titolo del Convegno internazionale che si terrà venerdì 18 gennaio 2019 alle ore 9,30 presso l’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia.

Il Convegno offrirà l’occasione per annunciare ufficialmente l’istituzione della UNESCO Chair in “Education for Human Development and Solidarity among Peoples” presso lo stesso Ateneo.

 

Di seguito, il programma della giornata.

Ore 9,30 – Saluti 

Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia

Emilio Del Bono, Sindaco di Brescia

Luigi Pati, Preside della Facoltà di Scienze della formazione, Università Cattolica del Sacro Cuore

Simonetta Polenghi, Direttrice del Dipartimento di Pedagogia, Università Cattolica del Sacro Cuore

Ore 10,00 – Prima sessione

Chair: Domenico Simeone, Chairholder UNESCO Chair on Education for Human Development and Solidarity among Peoples, Università Cattolica del Sacro Cuore

Il ruolo dell’Unesco per un’educazione di qualità, equa e inclusiva – Stefania Giannini, Assistant Director-General for Education, UNESCO

Il contributo di “Rethinking Education” per l’Agenda 2030 sull’Educazione – Sobhi Tawil, Chief, Section for Partnerships, Cooperation and Research, Division for Education 2030 Support and Coordination, UNESCO

L’educazione per lo sviluppo integrale della persona e per lo sviluppo solidale dei popoli – Domenico Simeone

Cambiare l’educazione per cambiare il mondo – Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’educazione cattolica

L’agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo dei popoli – Francesco Castelli, Chairholder UNESCO Chair on Training and Empowering Human Resources for Health Development in Resource-Limited Countries, Università degli Studi di Brescia

Dibattito

Ore 13,00 – Fine sessione e pausa pranzo

Ore 14:30 – Seconda sessione

Chair: Mario Taccolini, Prorettore, Università Cattolica del Sacro Cuore

Il Service learning: un modello pedagogico per il bene comune globale? – Italo Fiorin, Scuola di Alta Formazione “Educare all’incontro e alla solidarietà”, LUMSA

La pedagogia africana: una speranza per l’Africa – Martinien Bosokpale Dumana, Université Catholique du Congo

La formazione per un nuovo modello della cooperazione internazionale – Stefania Gandolfi, Chairholder UNESCO Chair on Human Rights and Ethics of International Cooperation, Università degli  Studi di Bergamo

Ripensare l’educazione per ripensare la società – Paolo Orefice, Chairholder UNESCO Transdisciplinary Chair Human Development and Culture of Peace, Università degli Studi di Firenze

Dibattito

 

ALLEGATI

 

ARTICOLI CORRELATI:

 

“Professori, amate la vostra vocazione”

Le iniziative dei prossimi mesi rivolte al mondo della scuola nella Diocesi di Brescia. Il 18 gennaio 2019 la Messa col vescovo Tremolada
9 gennaio 2019

“Professori e Figli carissimi! Amate la vostra professione. Vogliamo dire: vivete nella coscienza della sua eccellenza, della sua importanza, della sua interiore ricchezza. [ … ] La vostra scelta è una missione, più che un mestiere; trova nella sua spirituale dignità la sua migliore mercede; [ … ] la vostra professione può a sé rivendicare la nobiltà ed il merito d’un incomparabile e indispensabile servizio all’uomo, alla società, alla Chiesa”.

Con queste parole di Paolo VI agli insegnanti cattolici dell’Uciim, la diocesi di Brescia invita alla S. Messa con il mondo della scuola, presieduta dal Vescovo mons. Pierantonio Tremolada il prossimo 18 gennaio 2019. L’appuntamento è presso il santuario di S. Maria delle Grazie alle ore 18,00. L’invito è rivolto agli insegnanti di ogni ordine e grado, ai dirigenti, al personale delle scuole e alle associazioni. In allegato la locandina dell’iniziativa.

Nel mese di febbraio, sono due gli appuntamenti in agenda. Il 9 febbraio 2019 si terrà infatti la quinta edizione dell’incontro dei maturandi bresciani “Maturi al punto giusto”. Informazioni nel sito dedicato: http://www.maturialpuntogiusto.it/

Il 22 febbraio 2019 è quindi la volta dell’assemblea diocesana degli insegnanti di religione, dedicata a una rilettura delle “fragilità” dell’insegnante di religione cattolica nell’attuale contesto scolastico (prof.ssa Monica Amadini) e al ruolo dell’insegnante di Irc nell’esame di stato (prof.ssa Anna Braghini).

In calendario c’è anche la visita culturale a Grado e Aquileia, prevista per l’11-12 maggio 2019. Informazioni al link: http://www.comunitaescuola.it/itinerario-culturale-a-grado-e-aquileia-11-12-maggio-2019/

 

Una “scuola” per educatori nella città digitale

Si chiama Mooc e il nome è già tutto un programma. L’acronimo infatti sta per «Massive Online Open Course» e indica un corso in modalità e-learning, aperto a tutti, totalmente gratuito. Oltre a essere dunque accessibile a chiunque sia interessato, questo è anche il primo in «Educazione digitale» promosso dalla Conferenza episcopale italiana insieme all’Università Cattolica di Milano.

Si tratta di «una proposta concreta e aperta alla comunità tutta, per abitare lo spazio digitale con informazioni chiare e puntuali», spiega don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, sottolineando che «per essere una Chiesa viva e vitale dobbiamo saper stare accanto alla comunità ovunque, in spazi reali o virtuali». In questo orizzonte si colloca «il percorso formativo che mette a disposizione di operatori della comunicazione, insegnanti, animatori ma anche famiglie contributi video e testi per aiutare a comprendere meglio le regole della community, per un agire pastorale in rete attento e responsabile», rileva Maffeis.

Per iscriversi non servono requisiti particolari: basta registrarsi sulla piattaforma «Open Education» dell’Università Cattolica a questo link: https://openeducation.blackboard.com/mooc-catalog/courseDetails/view?course_id=_2535_1

Il corso, che inizierà lunedì 28 gennaio (dal 21 partirà una fase previa di conoscenza della piattaforma e di socializzazione) e si snoderà fino al 4 marzo con una settimana di recupero dall’11 marzo, «è frutto della sinergia tra l’Università Cattolica, con il Centro di ricerca sull’educazione ai media all’informazione e alla tecnologia (Cremit), e la Cei – precisa il sottosegretario Cei – attraverso una progettualità condivisa tra otto uffici della Segreteria generale».

Oltre all’Ufficio per le comunicazioni sociali, infatti, sono stati coinvolti quello Catechistico, per l’Insegna- mento della religione cattolica, per la Famiglia, per l’Educazione, la scuola e l’università, per la Pastorale delle vocazioni, il Servizio informatico e quello per la Pastorale giovanile.

Il Mooc, precisa Pier Cesare Rivoltella, docente alla Cattolica di Milano e direttore del Cremit, si soffermerà sulle questioni che hanno a che fare con il mondo dell’informazione e della comunicazione, come «la post-verità, le fake news, la costruzione della notizia, la falsificazione e l’inganno», sui temi legati «alla sensibilità della prevenzione, con focus sull’odio online e sul cyberbullismo», e su quelli dedicati alle tecnologie in chiave pastorale.

In allegato, una presentazione e la locandina del progetto.

 

Studenti cattolici a convegno: “Ristrutturare o ricostruire?”

Da giovedì 29 novembre a domenica 2 dicembre 2018, nella città di Chianciano Terme, si terranno i lavori del XXVI Convegno nazionale del Movimento Studenti Cattolici – FIDAE, associazione che rappresenta gli studenti della scuola paritaria cattolica italiana.

Il tema dell’incontro è “Ristrutturare o Ricostruire? Siamo giovani già nostalgici di un passato che non può essere riproposto o dobbiamo ragionare con nuovi paradigmi?”. La riflessione sarà guidata da ulteriori interrogativi. Scrivono infatti gli organizzatori: “Siamo consapevoli che nel mondo ci sono molte cose che potrebbero essere migliorate? E abbiamo idea di come poterle migliorare? La nostra domanda è se sia possibile riproporre strumenti del passato per risolvere problemi del presente o se sia necessario ricostruire nuove fondamenta e cambiare del tutto la nostra prospettiva.  O forse sono necessarie entrambe le cose? Siamo giovani già nostalgici di un passato che non può essere riproposto o dobbiamo ragionare con nuovi paradigmi?”.

Fra i relatori che interverranno nel corso dei lavori ci sono Virginia Kaladich, presidente nazionale Fidae, don Davide Vicentini (Vicenza), i giornalisti Marco Follini, Claudio Cerasa, Paolo Borrometi.

In allegato il programma definitivo del convegno.

 

 

Giovani e scelte di vita: prospettive educative

In prossimità della celebrazione del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, l’Università Pontificia Salesiana e la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium organizzano il Congresso Internazionale “Giovani e Scelte di vita: prospettive educative”.
Il Congresso intende offrire un contributo allo studio del mondo giovanile in rapporto alle scelte di vita a partire dallo specifico punto di vista che qualifica la ricerca universitaria nell’ambito delle scienze dell’educazione e nella prospettiva più generale dell’umanesimo pedagogico cristiano che sta a fondamento del sistema formativo di San Giovanni Bosco.
Il Congresso, che si svolgerà presso l’Università Pontificia Salesiana a Roma dal 20 al 23 Settembre, vedrà riuniti studiosi, educatori, formatori e giovani da ogni parte del mondo, per condividere ricerche, riflessioni, esperienze e buone pratiche.
Le lingue ufficiali del Congresso sono Italiano, Inglese e Spagnolo. Le comunicazioni (Papers) possono essere inviate e presentate durante il Congresso anche in lingua Francese e Portoghese.

 

CLICCA QUI PER INFO E ISCRIZIONI

 www.giovaniesceltedivita.org

 

Educare nel cambiamento

«Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca». Con queste parole, pronunciate al Convegno ecclesiale di Firenze il 10 novembre 2015, papa Francesco ha attirato l’attenzione di tutti sulle rapide e radicali trasformazioni del nostro mondo e della nostra società. Per il mondo della scuola e della formazione ciò significa che bisogna fare i conti con esigenze, generazioni e modelli educativi diversi da quelli cui si era abituati fino a un passato anche recente.

Lo ricorda mons. Mariano Crociata, presidente del Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, introducendo il sussidio “Educare nel cambiamento”, frutto della riflessione e del lavoro comune dell’organismo che rappresenta l’ampia e composita realtà della scuola cattolica in Italia. Il Consiglio Nazionale ha infatti dedicato l’ultimo anno ad una riflessione sulle condizioni delle scuole e dei centri di formazione professionale (Cfp) definibili come cattolici o di ispirazione cristiana, pubblicandone i risultati in questo strumento di lavoro.

Il testo contiene:

  • il documento su “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa”, pubblicato nel 2017 e dal carattere programmatico;
  • il sussidio “Uno strumento per il discernimento delle comunità educative”, che vede qui la luce per la prima volta e si propone di aiutare tutte le scuole e i Cfp a promuovere una ponderata riflessione di fronte alle difficoltà che possono derivare dalle trasformazioni che stiamo vivendo;
  • un’Appendice costituita da una serie di esperienze e buone pratiche di scuole e Cfp che hanno saputo misurarsi con il cambiamento in maniera creativa e coraggiosa, pur se non priva di ostacoli;
  • una seconda Appendice, che raccoglie i recapiti degli organismi che a vario titolo compongono il mondo della scuola cattolica e possono essere di riferimento proprio per affrontare eventuali difficoltà o anche solo per confrontarsi nella vita ordinaria delle diverse realtà educative.

La scuola cattolica, come insegna il Concilio Vaticano II (GE, 8), è essenzialmente «un ambiente comunitario scolastico permeato dello spirito evangelico di libertà e carità». Con questo sussidio, quindi, il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica vuole rivolgersi a tutte le componenti della comunità educativa – alunni, insegnanti, genitori, gestori, responsabili della direzione, comunità ecclesiale – per promuovere e sostenere un’azione che confermi e rafforzi il ruolo della scuola cattolica nella società italiana alla luce dei cambiamenti in atto.

In allegato il testo del sussidio “Educare nel cambiamento”, una presentazione a cura di mons. Mariano Crociata e l’articolo di Avvenire del 4 settembre 2018.

Leggi qui l’articolo del Sir dedicato al sussidio: https://www.agensir.it/chiesa/2018/09/03/scuola-cattolica-dal-consiglio-nazionale-un-sussidio-per-ripensare-leducazione-tra-crisi-opportunita-e-prospettive/

I giovani, la fede e il discernimento vocazionale

Il sinodo è una grande occasione per l’integrazione dei giovani nella vita ecclesiale. Perché si realizzi bisogna avvicinare e incontrare i giovani nelle loro attuali situazioni esistenziali. La grande opportunità che non si deve sprecare è quella di sintonizzarsi sui bisogni nuovi che stanno emergendo e che evidenziano una crescente necessità di interiorizzazione e di ricerca di valori umani spirituali contro l’asfissiante prevalenza di valori materiali. Bisogna riuscire a intercettare queste esigenze e aiutarli a fare scelte significative che possano facilitare l’esperienza di Dio nella vita quotidiana.

Solo intercettando la ricerca di Dio “nascosta nelle domande di senso, di pienezza, di intensa umanità” si potrà cogliere la sensibilità umana aperta alla trascendenza. Se con i giovani si riuscirà ad avere fiducia, attenzione, ascolto e “uno sguardo profondo per scrutare l’animo giovanile dietro un’apparenza che nasconde tesori di interiorità e un’inedita attesa di Dio”, si potrà educare alla fede.

(Dalla Presentazione)