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Cammino sinodale: Linee guida per la fase sapienziale

Uno strumento per accompagnare e orientare il terzo anno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: sono da oggi on line (https://camminosinodale.chiesacattolica.it e www.chiesacattolica.it) le Linee guida per la fase sapienziale nella quale si cercherà di capire come far sì che il rinnovamento ecclesiale, coltivato nella fase narrativa, non rimanga solo un sogno.

Il testo, che si intitola “Si avvicinò e camminava con loro” e si compone di tre parti, offre alcune riflessioni suscitate dal racconto di Emmaus – icona scelta per questo anno – e presenta elementi metodologici per valorizzare la grande ricchezza del lavoro finora svolto. Si tratta infatti di proseguire nel percorso avviato, rafforzando l’esercizio del discernimento a partire dai temi e dalle domande proposte nelle Linee guida e indicando decisioni possibili, impegni, aspetti ancora da sviluppare. Il documento evidenzia cinque macro-temi, che raggruppano le istanze raccolte nel biennio dedicato all’ascolto: 1) la missione secondo lo stile di prossimità; 2) il linguaggio e la comunicazione; 3) la formazione alla fede e alla vita; 4) la sinodalità e la corresponsabilità; 5) il cambiamento delle strutture. Ogni macro-tema si articola in alcuni sotto-temi che esplicitano le questioni emerse. Una sola domanda per ciascun tema sollecita la riflessione e chiama le comunità al discernimento. Nelle prossime settimane seguiranno alcune schede operative.
“Queste Linee guida, facendo tesoro del biennio narrativo – sottolinea il Consiglio Episcopale Permanente nell’introduzione al documento – gettano un ponte verso la fase profetica, incamminando le Chiese in Italia verso un discernimento operativo che prepari il terreno alle decisioni, necessariamente orientate a un rinnovamento ecclesiale e mai introverse; anche quando l’attenzione è puntata sulla vita interna delle nostre comunità, il pensiero è sempre quello estroverso della missione: rendere più agili alcune dinamiche ecclesiali (dottrinali, pastorali, giuridiche, amministrative) per rendere più efficace l’incontro tra il Vangelo, energia vivificante e perenne, e l’umanità di oggi”. Soprattutto in un tempo in cui “i lavori sinodali si intrecciano con i problemi e i drammi di ciascuno, che sono i problemi e i drammi del mondo: gli strascichi sanitari, economici e sociali della pandemia, il clima di guerra tragicamente ravvivatosi, le crisi ambientali, occupazionali, esistenziali. Un senso di precarietà e di smarrimento avvolge molte persone e famiglie nel nostro Paese”.
Il testo – che si arricchisce di alcune infografiche – contiene infine il Cronoprogramma con l’agenda delle tappe e degli appuntamenti che condurranno all’apertura della fase profetica nel maggio 2024.

 

Iniziative formative per operatori pastorali

Segnaliamo alcune iniziative formative dell’ ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE DELLA TOSCANA “Santa Caterina da Siena”

LAICI E LAICHE NELLA CHIESA DI OGGI: MISSIONE E MINISTERI

Prof.ssa Serena Noceti

Obiettivi del corso

  • Maturare una visione teologica sulla soggettualità di laici e laiche nella chiesa e sulla loro ministerialità specifica, sulla base di un esame critico dei documenti del Concilio Vaticano II e del magistero post-conciliare.

  • Riflettere sulle questioni e le sfide aperte, per una riforma della chiesa che veda i laici, uomini e donne, protagonisti attivi: ministeri istituiti, predicazione dei laici, corresponsabilità in una chiesa sinodale, questione di genere.

 

CATECHESI DEGLI ADULTI

Prof.ssa Carla Barbon

Obiettivi del corso

  • avere una visione del contesto attuale del mondo adulto e delle proposte di annuncio; conoscere le caratteristiche dell’apprendimento adulto come processo trasformativo

  • confrontarsi con i vari modelli di Catechesi degli adulti; acquisire conoscenze e maturare criteri per animare la catechesi degli adulti

 

MINISTERI ISTITUITI A SERVIZIO DELLA COMUNITÀ

Programma

Papa Francesco, con i due motu proprio Spiritus Domini Antiquum ministerium, ha aperto a tutti i battezzati – uomini e donne – l’accesso ai tre ministeri istituiti del lettorato, accolitato, catechista. Ciò imprime nuovo slancio a queste forme di servizio ecclesiale e costituisce un’occasione preziosa di rinnovamento pastorale, ma richiede un adeguato accompagnamento sul piano formativo. Questo corso si prefigge di presentare le figure e i compiti specifici di lettori, accolti, catechisti istituiti, a partire dalla storia, dal Rito di istituzione, dall’agire liturgico e pastorale.

 

TEOLOGIA DELLA PARROCCHIA

Il corso intende offrire un approfondimento sulla teologia della parrocchia, a partire da una riflessione critica sui modelli di parrocchia sviluppatisi nella storia. Dalla lettura critica dei documenti del concilio Vaticano II e del magistero post-conciliare verrà formulata una proposta di cambiamento delle forme di organizzazione e partecipazione, perché siano maggiormente rispondenti all’attuale contesto socio-religioso. Saranno infine dibattute alcune questioni aperte.

  • La parrocchia: istituzione in evoluzione
  • La parrocchia alla luce dell’ecclesiologia del Vaticano II e negli scritti di papa Francesco
  • Ripensare oggi la parrocchia, tra prassi e teologia
  • A confronto con esperienze significative di rinnovamento, una proposta teologica
  • Sfide aperte: Evangelizzazione e pastorale parrocchiale; Riarticolazione delle parrocchie (unità pastorali, comunità, etc.); Corresponsabilità di laici e ministri ordinati; nuovi ministeri; Sinodalità e strutture partecipative: i consigli pastorali

“Popecast”: il nuovo podcast del Papa con i giovani a pochi giorni dalla Gmg

Realizzato dai media vaticani, Francesco dialoga a distanza con ragazzi e ragazze di diversa provenienza, a rappresentare le fragilità ma anche la forza e creatività delle nuove generazioni. Il Papa ascolta le loro storie attraverso un computer e risponde, incoraggiando a partecipare all’evento di Lisbona: “Vale la pena rischiare”

Vatican News

Il primo era stato un inedito per Papa Francesco in occasione dei dieci anni di pontificato. Quattro mesi dopo il primo Popecast, Papa Francesco si mette di nuovo in gioco con una delle forme di comunicazione più congeniali alle nuove generazioni: il podcast. “Il podcast? Sì, ora me lo ricordo!”. Proprio con i giovani il Pontefice si mette in relazione, in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, per il nuovo Popecast realizzato da Salvatore Cernuzio, in collaborazione con la redazione podcast.

Non un classico botta e risposta, ma un dialogo ideale in cui il Papa si pone in ascolto, attraverso un computer portato a Casa Santa Marta, della voce registrata di alcuni ragazzi e ragazze dalla di diversa provenienza e dal diverso background, rappresentanti delle fragilità ma anche della creatività che caratterizzano la gioventù di oggi. Giovani che, senza sapere all’inizio che la loro voce sarebbe stata ascoltata dal Papa, hanno condiviso la loro storia, le loro paure e problematiche, i loro desideri e obiettivi, liberamente e senza alcuna edulcorazione.

Francesco offre a tutti una parola, sempre diversa, come diversa è la storia di ognuno. A tutti però consegna la stessa raccomandazione: “Avanti”. Sempre avanti, anche negli sbagli e nelle cadute, nella certezza di essere accompagnati da un Dio che è “pazzo d’amore” per i giovani.

 

Il Papa e i giovani, nuovo podcast: anche se sbagliate, Dio è pazzo d’amore per voi

In vista della Gmg, una nuova puntata di Popecast: dialogo a distanza tra Francesco e un gruppo di ragazzi e ragazze che si confida e si racconta. Tra loro un disabile transgender, due detenuti, una ragazza con disturbi psicologici, un adolescente che passa il tempo ai videogiochi. Il Papa ascolta, consola, incoraggia. Poi accoglie la proposta del piccolo Alessandro di una Giornata mondiale dei bambini: “Possiamo farla organizzare ai nonni. Ci penso!”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

 

“Esta es la juventud del Papa…”

Chi è la gioventù del Papa? Chi sono i giovani oggi? Dal macrocosmo della Gmg – la prossima a Lisbona – difficile forse entrare nelle sfumature di una generazione caratterizzata dall’avanzare delle tecnologie, segnata da tante fragilità, ma che si contraddistingue anche per la voglia di fare, di scoprire, reinventarsi. A farsi colori di generazioni policromatiche come la Gen Z, la Gen X, i millennials, sono Giona, disabile e transessuale, Edward e Valerij, in carcere per furti e rapine, Arianna, affetta da disturbo bipolare che si rifugia nel sonno per sfuggire alle angosce della vita, Giuseppe, che trascorre gran parte delle giornate ai videogames, e tanti altri di cui non conosciamo il volto, ma solo le ferite, le paure, i desideri, i progetti. Li hanno condivisi loro in un podcast.

“Il podcast? Me lo ricordo!”

“Il podcast? Sì, me lo ricordo”, risponde Francesco. Il primo era stato a marzo per i dieci anni di pontificato. La proposta è stata di una seconda puntata in vista della Gmg, dove i protagonisti sono ragazzi e ragazze dal diverso background, i quali, quando hanno parlato, non sapevano ancora che la loro voce sarebbe risuonata dalle casse di un computer a Casa Santa Marta. C’è quindi tutta la genuinità di persone che si sfogano, si raccontano, si confidano. Davanti a quel computer è seduto il Successore di Pietro che ogni tanto fa una smorfia di dolore quando sente parole come suicidio, condanna, emarginazione. Sorride davanti alla diversità degli accenti. La preoccupazione è di dare a tutti una parola. E quella parola è sempre “Dio”, orizzonte della vita. L’altra è “avanti”.

«CATECHETICA ED EDUCAZIONE» da oggi puoi scaricare il nuovo numero della rivista!!!

La corresponsabilità delle persone con disabilità in una Chiesa sinodale

Sezione Commemorativa: il 70° dell’ICA

Aprile 2023

 

ACCEDI ALLA RIVISTA ONLINE nella sezione “CATECHETICA ED EDUCAZIONE”

 

 

Editoriale

La rivista Catechetica ed Educazione ha avviato una riflessione sul mondo delle persone con disabilità (PcD) che ha portato dapprima a considerare il concetto di “inclusione” (1/2021) e poi quello di “appartenenza” (1/2022). Il secondo argomento ha avuto, tra gli esiti, quello di considerare riduttiva la mentalità diffusa che vede le PcD semplicemente portatrici di diritti – che pure devono essere salvaguardati dal punto di vista giuridico – ma non riconosce loro dei doveri, cioè quell’assunzione di responsabilità che le rende autenticamente protagoniste nella trasformazione qualitativa della loro esistenza e dell’intera società.

Il cammino di avvicinamento alla celebrazione del Sinodo dei Vescovi, con il richiamo forte alla corresponsabilità di tutti gli uomini e donne di buona volontà, si offre come un’occasione da non perdere per una riflessione sull’apporto che le PcD possono dare alla Chiesa e alla società. È su queste basi che viene pensato il presente fascicolo dal titolo: La corresponsabilità delle persone con disabilità in una Chiesa sinodale.

È una tematica complessa che contempla diversi aspetti dal punto di vista ecclesiale, educativo e catechetico-pastorale, che sono gli ambiti di cui si occupa la rivista, con riferimento alle PcD.
Introduce il fascicolo il contributo di Gilles Routhier, Dix ans d’appels à la coresponsabilité du pape François. L’ecclesiologo canadese rintraccia alcuni principi teologici che fondano il pensiero sulla corresponsabilità dell’attuale Pontefice, il quale fin dal giorno dell’elezione, con la richiesta «Pregate il Signore perché mi benedica», ha voluto coinvolgere l’intero popolo di Dio nel suo ministero e ha indicato uno stile di essere Chiesa che ne rispetti l’autentica natura e possa diventare modello per la prassi delle comunità cristiane di oggi.

Nell’articolo successivo, Camminare insieme. Il cammino sinodale con le PcD per promuovere consapevolezza, responsabilità e partecipazione, il pedagogista sociale Andrea Zampetti, avendo come sfondo gli attuali lavori sinodali, riflette sui passi da compiere per rendere le comunità e le PcD progressivamente consapevoli dell’essere ognuno-dono-per-tutti e, di conseguenza, secondo le possibilità di ciascuno, responsabile e protagonista attivo nel quotidiano.

Seguono due contributi di taglio antropologico a partire da due punti di vista differenti: il primo, in prospettiva filosofica, Dall’essere responsabili all’essere chi-amanti. Nell’universale umano, la particolare questione della disabilità intellettiva, della filosofa Annalisa Caputo, avendo come orizzonte il pensiero di P. Ricoeur, riflette sull’ambiguità del concetto di “responsabilità” e propone l’idea di “responsabilità fragile” (e di “fragilità responsabile”); la responsabilità viene vista come “risposta a una chiamata”, una risposta che, a sua volta – in modo circolare – diviene appello, rendendo ogni persona (chi)amante e non solo (chi)amata. Tali riflessioni sono quindi applicate alle PcD intellettiva grave, per le quali si può parlare di “responsabilità dissimetrica”.

La statunitense Anne Masters, nel suo intervento dal punto di vista teolo-gico, Promoting Responsibility of Persons with Disabilities within a Renewed Theologi-cal Anthropology, afferma che la responsabilità umana è parte integrante del rispetto della dignità di ogni persona, ciascuna creata a immagine di Dio. Le PcD, però, spesso non sono considerate soggetti responsabili nella vita della comunità. Su di loro sono ancora diffuse narrazioni riduttive che riflettono stereotipi obso-leti e/o sentimentali che le ritraggono come oggetti di cura, preoccupazione o addirittura disprezzo, piuttosto che protagonisti responsabili. L’articolo attesta la capacità delle PcD di assumere oneri, pur nella consapevolezza della natura evolutiva della responsabilità.

Luca Badetti, con un background interdisciplinare in disability studies, psicologia clinica e teologia, nel suo contributo, Living out participation. Growing in confidence and belonging, offre una riflessione approfondita su cosa significhi realmente il termine “partecipazione”. Egli propone alcune modalità attraverso le quali la partecipazione delle PcD può essere incoraggiata e sostenuta nella vita individuale e sociale e nella vita della Chiesa. I risultati possono essere raggiunti tramite lo sviluppo delle capacità di autodeterminazione, facendo parte di un gruppo di auto-difesa, rivendicando un’identità positiva di disabilità, crescendo in competenza relazionale e vivendo l’appartenenza.

Andrea Farina affronta la tematica della responsabilità dal punto di vista giuridico. Nel suo intervento, Le persone con disabilità e il concetto di responsabilità. Prospettive giuridiche, alla luce degli sviluppi che storicamente hanno portato all’affermarsi del modello bio-psico-sociale che considera la disabilità quale condizione di salute in un ambiente sfavorevole, il tema delle PcD viene inquadrato all’interno del rapporto diritti-dignità umana, elemento che costituisce la premessa indispensabile per la successiva riflessione sul concetto di responsabilità delle PcD inteso come autodeterminazione, come esercizio dei propri diritti e doveri in tutti gli ambiti di vita.

Seguono due articoli su dei luoghi emblematici per l’accoglienza e la partecipazione: la parrocchia e le Residenze Sanitarie per Disabili (RSD). Ubaldo Montisci, La parrocchia, comunità che accoglie: attese, responsabilità e opportunità, dopo aver richiamato il significato della parrocchia per la vita dei credenti, esamina alcune delle principali difficoltà che essa deve affrontare al momento presente e indica le condizioni che rendono possibile e visibile il suo impegno per l’accoglienza, l’inclusione e la partecipazione di chi a lei si rivolge.

Il tema della funzione sociale delle RSD è al centro del dibattito politico in Italia ed è una questione spinosa. Federica Floris, con il contributo Le Residenze sanitarie per Disabili come spazio di corresponsabilità per le persone con disabilità grave, pone in stretta relazione il rapporto tra le persone e l’ambiente in cui vivono e riflette sull’influsso che può avere tale correlazione sulla Qualità di Vita (QdV) delle PcD. La convinzione di fondo è che, per ottenere un livello soddisfacente di QdV, sia necessario affiancare la PcD con un Progetto di Vita adeguato. Nella seconda parte del contributo, poi, viene riportata un’esperienza concreta di Pro-getto di Vita in una RSD italiana.

Chiude la rassegna l’articolo di Veronica Amata Donatello, «La Chiesa è la nostra casa». La voce delle persone con disabilità al Sinodo. La responsabile del Servizio nazionale per la pastorale delle PcD della Conferenza Episcopale Italiana presenta e commenta il documento, elaborato da PcD dei cinque continenti riunite in assemblea straordinaria, presentato al Papa come contributo specifico del mondo della disabilità ai lavori sinodali. Vengono poi passate in rassegna le più significative iniziative che coinvolgono le PcD nei lavori sinodali messe in atto nelle Diocesi italiane.

Il Sinodo si offre come opportunità significativa per coinvolgere in forma corresponsabile le PcD. È un’occasione da non sprecare. Come osserva papa Francesco, nel Messaggio del 3 dicembre 2022, in occasione della Giornata mondiale delle PcD, «laddove il Sinodo è stato davvero inclusivo, esso ha permesso di sfatare pregiudizi radicati. Sono infatti l’incontro e la fraternità ad abbattere i muri di incomprensione e a vincere la discriminazione; per questo auspico che ogni comunità cristiana si apra alla presenza di sorelle e fratelli con disabilità assicurando sempre a essi l’accoglienza e la piena inclusione».

Sezione Commemorativa: 70° dell’Istituto di Catechetica

Il presente fascicolo tiene conto anche della circostanza bella e significativa dei 70 anni di vita dell’Istituto di Catechetica (ICa) che ha cominciato la sua attività nell’anno accademico 1953-1954. Nei tre numeri del corrente anno, Catechetica ed Educazione presenterà, di volta in volta, alcuni aspetti che hanno caratterizzato la vita di un Istituto che ha offerto molto alla Chiesa, non solo italiana, e alla Congregazione salesiana.

In questo primo numero, Giuseppe Biancardi offre una panoramica storica internazionale sulle istituzioni accademiche di catechetica sorte tra il secondo dopoguerra e il Concilio Vaticano II. Tra loro si staglia l’ICa, a partire dagli anni ’50, con la sua identità e con le molteplici attività accademiche e promozionali nel campo della catechesi e della pedagogia religiosa.
Si fa poi memoria dell’iter redazionale di quattro libri di testo di Religione, redatti da docenti e collaboratori dell’ICa, che hanno segnato la storia della didattica scolastica e dell’educazione religiosa in Italia. La memoria storica è stata affidata ad alcuni autorevoli testimoni e riconosciuti studiosi a livello nazionale e internazionale: così, si susseguono le riflessioni di Maria Luisa Mazzarello, W la vita; Giuseppe Morante, Progetto uomo; Flavio Pajer, Religione e Vangelo oggi in Italia; Maurizio Lucillo, Cultura e religione.

 

I MEMBRI DELL’ISTITUTO DI CATECHETICA
catechetica@unisal.it

 

ALLEGATO:

Anno VIII. Numero 1 – Aprile 2023

Francesco alle università pontificie: lavorate insieme con slancio e lungimiranza

Il Papa riceve rettori, docenti, studenti e personale delle istituzioni accademiche vaticane e chiede di aprirsi a sviluppi coraggiosi e inediti per favorire la missione universale della Chiesa: l’università non è la scuola dell’uniformità, ma l’accordo tra voci

Paolo Ondarza – Vatican News

Quella delle istituzioni accademiche pontificie romane è “un eredità ricchissima, che può promuovere vita nuova, ma che può anche inibirla se diventa troppo autoreferenziale” o “un pezzo di museo”. Ricevendo in Aula Paolo VI circa 3.000 persone, tra rettori, docenti, studenti e personale delle Università e Istituzioni pontificie romane, Francesco esorta a “fare coro” per affrontare le sfide inedite del presente (Ascolta il Podcast con la voce del Papa):

Specie dopo la pandemia del Covid 19, urge avviare un processo che porti a una sinergia effettiva, stabile e organica tra le istituzioni accademiche, per meglio onorare gli scopi specifici di ciascuna e per favorire la missione universale della Chiesa. E non andare litigando fra noi per prendere un alunno, un’ora in più. .Vi invito, pertanto, a non accontentarvi di soluzioni dal fiato corto, e a non pensare a questo processo di crescita semplicemente come a un’azione “di difesa”, volta a fronteggiare il calo delle risorse economiche e umane. Va visto, piuttosto, come uno slancio verso il futuro, come un invito ad accogliere le sfide di un’epoca nuova della storia.

No a soluzioni dal fiato corto

“Fare coro” tra le diverse componenti delle comunità e fra le varie istituzioni accademiche sorte a Roma nei secoli grazie alla “generosità e lungimiranza di molti ordini religiosi”, dice il Papa, si impone come necessario. “A fronte del minor numero di allievi e di insegnanti, questa molteplicità di poli di studio rischia di disperdere energie preziose. Così, anziché favorire la trasmissione della gioia evangelica dello studio, dell’insegnamento e della ricerca, minaccia a volte di rallentarla e affaticarla. Dobbiamo prenderne atto”.

La realtà è più importante dell’idea

L’eredità secolare di facoltà e università pontificie va sviluppata, avviando “al più presto un fiducioso processo” in una “direzione corale”, “con intelligenza, prudenza e audacia, tenendo sempre presente che – precisa il Vescovo di Roma – la realtà è più importante dell’idea”.

Se volete che abbia un futuro fecondo, la sua custodia non può limitarsi al mantenimento di quanto ricevuto: deve invece aprirsi a sviluppi coraggiosi e, se necessario, anche inediti.

A questo proposito il Papa indica nel Dicastero per la Cultura e l’Educazione il referente per accompagnare le istituzioni accademiche in questo cammino.

Cristo dirige il coro

“Corale” è la realtà della speranza, constata il Pontefice che, contemplando il Cristo Risorto, opera di Pericle Fazzini, dominante il palco dell’Aula Paolo VI, riflette su come le mani di questa scultura assomiglino a quelle di un maestro di coro: la destra aperta sembra dirigere l’insieme dei coristi; la sinistra con l’indice puntato invece suggerisce l’idea che stia convocando un solista, dicendo: “Tocca a te”.

Le mani del Cristo coinvolgono al tempo stesso il coro e il solista, perché nel concerto il ruolo dell’uno si accordi con quello dell’altro, in una costruttiva complementarità. Per favore: mai solisti senza coro. “Tocca a tutti voi!” e al tempo stesso: “Tocca a te!”. Questo dicono le mani del Risorto. Mentre ne contempliamo i gesti, rinnoviamo allora il nostro impegno a “fare coro”, nella sintonia e nell’accordo delle voci, docili all’azione viva dello Spirito.

Scuola di accordo e consonanza di voci

L’università d’altronde è la scuola dell’accordo e della consonanza tra voci e strumenti differenti: “il luogo”, dice Francesco citando san John Henry Newman, “dove diversi saperi e prospettive si esprimono in sintonia, si completano, si correggono e si bilanciano l’un l’altro”. Un’armonia che va coltivata innanzitutto a partire da sé stessi, accordando le tre intelligenze che vibrano nell’anima: mente, cuore e mani. Queste ultime, paragonate da Aristotele e Kant rispettivamente all’anima e al cervello esterno dell’uomo, esorta il Pontefice, siano “eucaristiche come quelle di Cristo”: capaci di rendere grazie, di misericordia, di generosità e di “stringere altre mani”.

La prima volta che sono uscito in Piazza, da Papa, mi sono avvicinato ad un gruppo di ragazzi ciechi. E uno mi disse: “Posso vederla? Posso guardarla?” Io non capii. “Sì”, gli ho detto. E con le mani cercava…e mi… “Ah grazie”: mi ha visto con le mani. Questo mi ha toccato tanto.

L’intelligenza di mani sensibili

Se “il verbo prendere indica un’azione tipicamente manuale”, prosegue il Vescovo di Roma, esso “è anche radice di parole come comprendere, apprendere e sorprendere: mentre le mani prendono, la mente comprende, apprende e non si lascia sorprendere”:

Perché questo avvenga, ci vogliono mani sensibili. La mente non potrà comprendere nulla se le mani sono chiuse dall’avarizia, o se sono “mani bucate”, che sprecano tempo, salute e talenti, o ancora se si rifiutano di dare la pace, di salutare e di stringere altre mani. Non potrà apprendere nulla se le mani hanno dita puntate senza misericordia contro i fratelli e le sorelle che sbagliano. E non potrà sorprendersi di nulla, se le stesse mani non sanno congiungersi e levarsi al Cielo in preghiera.

Le scuole cattoliche per la tutela dei minori

Il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica ha pubblicato delle Linee guida con indicazioni per la vita scolastica e la formazione degli educatori

“La tutela dei minori nelle scuole cattoliche – Linee Guida” è il testo che il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica (CNSC) rivolge a tutte le istituzioni educative cattoliche e di ispirazione cristiana, quale contributo alla cultura e all’azione promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana per la prevenzione e il contrasto degli abusi sui minori.

Nella ferma convinzione che “la cura e la tutela dei minori sono una parte essenziale del compito educativo”, il CNSC intende offrire la visione “positiva e fiduciosa di chi intende rafforzare e migliorare la prassi educativa, servendosi di tutti gli strumenti a vantaggio della persona che cresce”. Si tratta di una scommessa sull’educazione. L’educazione integrale della persona, nella prospettiva dell’antropologia cristiana, infatti, “contiene in sé i semi della prevenzione e del contrasto di ogni forma di abuso”. In questo quadro si collocano gli interventi specifici, con il coinvolgimento dell’intera comunità educante e un particolare investimento nella formazione degli educatori.

Come ricorda S.E. mons. Claudio Giuliodori, presidente del CNSC, la finalità del testo è quella di “offrire a quanti lavorano nelle istituzioni educative cattoliche e di ispirazione cristiana alcuni criteri e indirizzi operativi. Si tratta di un’azione che ben si inserisce nelle prospettive pedagogiche a cui le scuole cattoliche si ispirano, volte a promuovere il vero bene della persona e dunque a prevenire e contrastare ogni ostacolo alla sua crescita armoniosa e integrale”.

Il documento è articolato in tre capitoli. Il primo (Presupposti di fondo) inserisce l’azione di prevenzione e contrasto degli abusi nel quadro del progetto educativo della scuola, “comunità di persone chiamata a prendersi cura di ciascun bambino e ragazzo per far fiorire la sua unicità”. Per questo, si evidenziano principi pedagogici quali la centralità dell’alunno e la corresponsabilità educativa con la famiglia, richiamando il ruolo di tutte le figure della comunità educante: insegnanti, coordinatori pedagogico-didattici; personale didattico; famiglie.

Il secondo capitolo (Maltrattamento, abuso e scuola) descrive i fenomeni da contrastare, soffermandosi sui diversi traumi e le loro conseguenze. Individua infine una strategia di prevenzione e protezione articolata in quattro azioni: osservare, ascoltare, accogliere, tessere reti per rilanciare.

Segue un’ampia sezione (Strumenti), di taglio prevalentemente giuridico, con una presentazione essenziale delle norme vigenti e indicazioni circa la trattazione delle segnalazioni. In appendice viene richiamata la struttura e l’azione della Chiesa italiana per la tutela dei minori e una serie di buone pratiche (Ispettoria Salesiana Lombardo Emiliana; Fondazione Gesuiti Educazione; FIDAE). In particolare, è riportata una scheda su un corso di formazione rivolto agli insegnanti.

In allegato il testo delle Linee guida e una scheda sintetica.

 

Potenzialità e limiti nel “dire Dio” oggi in Italia e oltre… L’apporto delle scienze e le provocazioni per il sapere teologico

Cecilia Costa*

SOMMARIO
L’articolo presenta una riflessione articolata e documentata sulle provocazioni e sulle sollecitazioni che le scienze sociali possono offrire alle altre scienze, in particolare alle scienze teologiche e alla catechetica. L’osservazione attenta dei fenomeni sociali, senza estromettere quelli che riguardano la dimensione religiosa dell’uomo e “Dio” nella percezione che l’individuo e la società di fatto elaborano, risulta imprescindibile per cogliere il senso della realtà e della storia che viviamo. A sua volta, in un contesto pluralistico e complesso che spinge alla transdisciplinarità, le scienze sociali possono ricevere degli apporti dalle altre scienze, accogliendo l’invito a interessarsi di temi di confine come la lettura del “religioso” e il “dire Dio oggi”, senza preclusioni ideologiche, senza venir meno al doveroso tenore di onestà intellettuale.

 

SCARICA NUMERO:

C&E 7(2) – 02. Costa

 

► PAROLE CHIAVE
Dio; Interdisciplinarità; Religiosità; Scienze sociali; Teologia.

 

 

Cecilia Costa è Ordinario di Sociologia dei processi culturali presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Roma Tre

 

 

 

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“Dire Dio” ai margini della vita e in un tempo di incertezze”

Vaticano – Pubblicato il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2023

(ANS – Città del Vaticano) – Nella giornata di oggi, giovedì 29 settembre, è stato reso noto il tema che il Santo Padre Francesco ha scelto per la 57.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà nel 2023: “Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)”. Sempre oggi, sempre in tema, il Papa ha anche nominato alcuni nuovi Consultori del Dicastero per la Comunicazione, tra cui due salesiani: don Fabio Pasqualetti, Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma; e don George Plathottam, Segretario Esecutivo dell’Ufficio di Comunicazione Sociale della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia, con sede a Manila.

Papa Francesco: “Parlare col cuore” è il tema del messaggio per la Giornata per le comunicazioni sociali

 

“Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)”. È il tema del Messaggio del Papa per la 27ª Giornata mondiale per le comunicazioni sociali. Ne dà notizia la Sala Stampa della Santa Sede, precisando che che il tema di quest’anno si collega idealmente a quello del 2022, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, e vuole inserirsi in particolare nel cammino che condurrà tutta la Chiesa alla celebrazione del Sinodo di ottobre 2023. “Parlare con il cuore – si legge nel comunicato – significa ‘rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr 1Pt 3,14-17) e farlo con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro. In un tempo contraddistinto – anche nella vita ecclesiale – da polarizzazioni e dibattiti esasperati che esacerbano gli animi, siamo invitati ad andare controcorrente”. “Non dobbiamo temere di affermare la verità, a volte scomoda, che trova il suo fondamento nel Vangelo ma non dobbiamo disgiungere questo annuncio da uno stile di misericordia, di sincera partecipazione alle gioie e alle sofferenze dell’uomo del nostro tempo, come ci insegna in modo sublime la pagina evangelica che narra il dialogo tra il misterioso Viandante e i discepoli di Emmaus”, si legge ancora nella nota. “Oggi, nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo, è quanto mai necessario l’affermarsi di una comunicazione non ostile”, l’appello: “Una comunicazione aperta al dialogo con l’altro, che favorisca un ‘disarmo integrale’, che si adoperi a smontare ‘la psicosi bellica’ che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII, 60 anni fa nella Pacem in Terris. È uno sforzo che è richiesto a tutti, ma in particolare agli operatori della comunicazione chiamati a svolgere la propria professione come una missione per costruire un futuro più giusto, più fraterno, più umano”.

SIR

Economy of Francesco: i giovani, l’economia e la pace

 I popoli possono guidare le nazioni per superare i conflitti. Lo sottolinea Martina Pignatti, direttrice dei programmi di cooperazione di “Un Ponte Per”, ripercorrendo alcune riflessioni emerse durate i lavori di Economy of Francesco
Vatican News – pubblicato il 24/09/22

Amedeo Lomonaco – Assisi

 

Un processo, un cantiere di speranza e un laboratorio di pace. Così si può declinare Economy of Francesco, l’evento voluto dal Papa che in questa terza edizione, la prima in presenza, ha portato ad Assisi circa 1000 giovani economisti e imprenditori provenienti da 120 Paesi. Il tema della pace, in particolare, è stato al centro di vari incontri e dibattiti. Martina Pignatti, direttrice dei programmi di cooperazione della Ong “Un Ponte Per” sottolinea che “l’economia capitalista sta finanziando moltissimo l’industria militare e coloro che traggono profitto dalla guerra”.

 

Ad Assisi uno dei temi cruciali al centro di tavole rotonde e incontri è quello della pace. Come si può coniugare il tema della pace con una nuova visione dell’economia?

Ne parlavo con dei giovani economisti sudamericani e convenivamo sul fatto che la guerra è il risultato di un fallimento nel coordinamento anche degli attori: si pensa che gli attori economici dovrebbero pensare a quello che risulta conveniente per loro. Spesso cooperare, fidandosi gli uni degli altri, è il modo migliore per fare il proprio interesse personale. Quando non c’è l’intuizione che la nostra interdipendenza e la nostra fiducia reciproca possono promuovere il nostro interesse, allora scoppiano i conflitti. E purtroppo l’economia capitalista, in questo momento, sta finanziando moltissimo l’industria militare e coloro che traggono profitto proprio dalla guerra. E che quindi sottraggono risorse alle spese sociali e a tutto quello che potrebbe aiutarci a salvare noi stessi e il pianeta.

 

Tante volte Papa Francesco ha denunciato le sproporzioni della spesa militare…

Noi abbiamo proposto degli esempi molto pratici in questo caso: a luglio ero a Kiev, in Ucraina, a parlare con insegnanti, istituti per la pace e centri giovanili che lavorano sulla coesione sociale nel Paese. Un impegno per il dialogo e la comprensione tra chi parla russo e chi parla ucraino per far in modo che il tessuto sociale ucraino non venga smembrato dalla guerra. E che si mantenga uno spazio per gli obiettori di coscienza, uno spazio per la diversità, per la coesione sociale tra comunità ospitanti e sfollati interni. Questo non lo finanzia nessuno. Oltre ai miliardi spesi in armamenti e i milioni, troppo pochi, investiti in aiuti umanitari non ci sono fondi per chi è impegnato in un lavoro di pace. D’altra parte, neanche i pacifisti russi che stanno manifestando nelle strade e che vengono incarcerati, ricevono particolare sostegno dalla comunità internazionale. Per loro si deve costruire una economia di pace che costruisca relazioni diverse tra i popoli. E che aiutino i popoli a calcolare i sogni di pace, i ritorni anche economici dal lavoro di pace. Credo che per questo sia molto importante oggi riflettere sulle relazioni tra guerre e peace building.

 

A proposito di sogni di pace, c’è una storia di speranza in particolare che riecheggia anche qui ad Assisi?

Abbiamo parlato, nelle sessioni iniziali, molto di Iraq. Una ragazza irachena, Fatima, ci ha raccontato la sua esperienza. Quello che abbiamo visto in un Paese come questo – dove si sente parlare solo di conflitto armato e di milizie – è che quando diamo a persone che sono state vittime di una ideologia profondamente violenta, nel momento in cui vedono una alternativa e vengono invitate ad una iniziativa di pace, riescono a condividere ad esempio un pasto con persone di etnie diverse, in pochissimo tempo possono cambiare la loro visione del mondo. Abbiamo visto che programmi di peace building, nelle zone appena liberate dalla presenza del cosiddetto stato islamico, cambiano la prospettiva e la visione di queste persone. Ovviamente, succede molto più facilmente con i giovani. Bisogna avere fiducia sul fatto che promuovere processi di pace dal basso, in queste comunità, può portare anche una trasformazione politica di alto livello. Ricordiamoci che questo movimento per la pace è riuscito a convincere l’assemblea generale dell’Onu ad approvare un Trattato per l’abolizione delle armi nucleari. Quindi i popoli possono guidare le nazioni nella costruzione della pace. Dobbiamo continuare a crederci.

 

Il Papa: la famiglia sotto attacco, ideologie di vario tipo saccheggiano i valori umani

Francesco riceve i padri di Schönstatt in occasione del Capitolo generale e li esorta a dare risposte alle preoccupazioni degli uomini e donne del nostro tempo: “Molti matrimoni in crisi, giovani tentati, anziani dimenticati, bambini sofferenti… farsi portatori di speranza e aprire nuove strade”. Il saluto al nuovo superiore Awi Mello

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Nelle “situazioni buie” di oggi, tra “matrimoni in crisi, giovani tentati, anziani dimenticati, bambini sofferenti”, mentre la famiglia è sotto attacco e “colonizzazioni ideologiche” tentano di “saccheggiare selvaggiamente” gli stessi valori umani, bisogna farsi portatori di speranza. Papa Francesco riceve i padri della comunità di Schönstatt, movimento mariano cattolico nato in Germania nel 1914, in occasione del Capitolo generale, e chiede loro di dare una risposta alle fatiche e inquietudini della gente.

Il saluto al nuovo superiore generale

Prima del discorso, interamente in spagnolo, il Papa saluta il nuovo superiore generale, padre Alexandre Awi Mello, eletto il 21 agosto scorso. Per cinque anni il religioso brasiliano è stato segretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Un servizio per il quale Francesco esprime la propria gratitudine: “È stato il mio segretario ad Aparecida, poi la mia guida a Rio de Janeiro, quindi il mio segretario qui. Grazie, per la sua collaborazione in questi anni in comunione con il Successore di Pietro, a beneficio di tutta la Chiesa. Le auguro un ministero fruttuoso in questa nuova responsabilità che le è stata affidata”.

Portatori di speranza

Un grazie, Papa Francesco, lo rivolge anche all’intera comunità:

Voi, cari fratelli e sorelle, svolgete un bel servizio alla Chiesa e al mondo, soprattutto accompagnando le famiglie nelle varie vicende e vicissitudini che stanno attraversando, annunciando a tutti i suoi membri la bellezza dell’“Alleanza d’Amore” che il Signore ha stabilito con il suo popolo. Oggi ci sono molti matrimoni in crisi, giovani tentati, anziani dimenticati, bambini sofferenti. Siete portatori di un messaggio di speranza in queste situazioni buie che ogni fase della vita attraversa.

“Questo – aggiunge il Papa, distaccandosi dal testo scritto – procede un po’ di pari passo con questo saccheggio dei valori umani, un saccheggio che stanno facendo selvaggiamente le colonizzazioni ideologiche di ogni tipo”.

Distanze e ideologie

Sì, dice Francesco, “il mondo ci chiede sempre più spesso di dare risposte agli interrogativi e alle inquietudini degli uomini e delle donne del nostro tempo”. E una delle preoccupazioni più gravi riguarda la famiglia e la sua natura:

Vediamo spesso che la natura della famiglia è attaccata da diverse ideologie, che fanno vacillare le fondamenta che sostengono la personalità dell’essere umano e, in generale, tutta la società. Inoltre, in seno alle famiglie, in molte occasioni si constata una distanza di comprensione tra gli anziani e i giovani

Alleanza tra le generazioni

Il Pontefice ricorda il suo ciclo di catechesi nell’udienza generale del mercoledì per ribadire “l’alleanza tra le generazioni, cioè tra i più anziani e i più giovani, è ciò che può salvare l’umanità, perché in questo modo si conserva l’identità personale e familiare”. In famiglia “non si eredita solo un patrimonio genetico o un cognome, ma anche e soprattutto si eredita la saggezza di ciò che significa essere umano, secondo il progetto di Dio”.

Il mistero della nostra redenzione è quindi intimamente legato anche all’esperienza dell’amore nelle famiglie. E non dimentichiamo che in ultima analisi la fede si trasmette sempre in ‘dialetto’ attraverso le famiglie, gli anziani, i nonni.  

L’esempio della Madonna

Il modello è la Sacra Famiglia, e soprattutto la Vergine Maria, “che si prende cura con amore tenero e impegnato di tutti i suoi figli e figlie, soprattutto dei più poveri, nel corpo e nello spirito”. I membri di Schönstatt  venerano con “grande amore” la Vergine con il titolo di “Madre Tre Volte Ammirabile”. “È un modello fondamentale per tutti, che spinge a creare ponti fondati sulla carità fraterna e sulla comunione dei beni con i più bisognosi”, sottolinea Francesco.

A braccio, racconta che sul suo comodino “è intronizzata la statuetta della Vergine, l’ha messa lì Alexandre (Mello, ndr), e dopo quindici giorni ha portato anche una corona per incoronarla. Ossia che ho tutta la cerimonia fatta della vostra ‘setta’”, dice, tra le risate dei presenti. “Così ogni volta che entro nella mia camera da letto è la prima cosa che vedo e devo ricordarmi di voi”.

Aprire nuove strade

Il Papa conclude infine con l’incoraggiamento ai membri di Schönstatt “ad andare avanti nei vostri apostolati, rinnovandovi sempre con la grazia dello Spirito Santo e mostrando coraggio per aprire cammini nuovi al servizio delle famiglie, per far risplendere la bellezza dell’Alleanza stabilita tra Dio e gli uomini, con la spiritualità e l’esperienza vissuta dei valori cristiani”.

 

articolo originale su Vatican News 01 settembre 2022