Bertone: “Per il mondo che soffre per la mancanza di pensiero”

Il cardinale Bertone spiega perché è importante che le università cattoliche siano coinvolte nella nuova evangelizzazione.

 

Da: (ZENIT.org)

Riprendiamo la Lectio magistralis tenuta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al Collegium Maius della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia, in Polonia, dove gli è stato conferito un dottorato honoris causa. Il testo integrale della Lectio è stato pubblicato sul sito de L’Osservatore Romano.

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di Tarcisio Bertone

Permettetemi di rivolgere un cordiale saluto a tutti i presenti; ai Signori Cardinali e Vescovi, in particolare Sua Eccellenza Monsignor Józef Kowalczyk, Primate della Polonia, e Sua Eccellenza Monsignor Celestino Migliore, Nunzio Apostolico. 
Saluto con deferenza le illustri Autorità civili e militari e i membri del Corpo Diplomatico. 
La mia gratitudine va in special modo al Gran Cancelliere, Sua Eminenza Cardinale Stanislaw Dziwisz, al Rettore Magnifico Monsignore Professore Wladyslaw Zuziak e all’intero Senato Accademico di questa Pontificia Università Giovanni Paolo II. 
Sono lieto della presenza dei Rettori degli Atenei e Istituti di Studi Superiori della Polonia, e specialmente di Cracovia, dei Decani delle Facoltà Teologiche della Polonia. 
Vi ringrazio in anticipo per l’ascolto di questa mia esposizione che ha come titolo “Il ruolo delle Università Cattoliche nell’opera della Nuova Evangelizzazione”.

L’articolo continua …

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SABATO 9 GIUGNO 2012. Le Università Cattoliche e la Nuova Evangelizzazione

Giovani e famiglia secondo un’indagine

Il 60% dei giovani italiani, anche nell’attuale situazione di crisi, “punta sulla famiglia”, pensa che essa “tiene, non rinuncia a pensare di poter formare una propria famiglia”, e la vede costituita mediamente da due figli o più. Solo il 9,2% dei ragazzi e il 6,2% delle ragazze pensa di non avere figli. Questa, in sintesi, la fotografia che emerge dai primi risultati della ricerca “Giovani e famiglia”, avviata dall’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori e da un team di docenti dell’Università Cattolica avvalendosi di Ipsos per la raccolta dei dati. L’indagine, resa nota oggi mentre è in corso il VII Incontro mondiale delle famiglie, ha riguardato un universo di 9 mila giovani tra i 18 e i 29 anni. 

Forte “desiderio” di famiglia. I risultati diffusi in data odierna si riferiscono al primo “sottocampione” di 2.400 interviste. Con riferimento ai dati sul “desiderio di famiglia e di figli”, i ricercatori osservano: “Se questi giovani fossero semplicemente aiutati a realizzare i propri progetti di vita, la denatalità italiana diventerebbe un problema superato”. Lo conferma la percentuale di coloro che sostengono che “in assenza di impedimenti e costrizioni” vorrebbero avere “tre o più figli” (più del 40%). Per oltre il 60% degli intervistati “la famiglia è la cellula fondamentale della nostra società e si fonda sul matrimonio”; solo l’11.6% è in disaccordo con questa tesi, si legge nell’indagine. Le relazioni tra genitori e figli “sono sempre molto forti nel nostro Paese”, e “non solo per motivazioni di natura economica”. La famiglia, oltre al sostegno materiale, “fornisce anche supporto emotivo” e costituisce “un punto di riferimento stabile e affidabile”. Di fronte a un futuro incerto la famiglia d’origine rappresenta una “fondamentale certezza”.

Il più a lungo possibile. Ampiamente riconosciuto il ruolo della famiglia nel raggiungimento di importanti traguardi esistenziali. Oltre l’80% degli intervistati afferma che la propria esperienza familiare gli è stata di aiuto “nel coltivare le sue passioni e nell’affermarsi nella vita”; oltre l’85% rivela che la famiglia rappresenta un sostegno nel perseguire i propri obiettivi. In Italia inoltre, a differenza che nella maggior parte dei Paesi europei, il 61,95% dei giovani considera “un fatto normale” continuare a vivere con i propri genitori anche dopo i 25 anni; il 27,38% lo definisce “un piacere”. Solo il 6% lo mette in relazione a “problemi economici”. La maggioranza degli intervistati pensa di poter contare su un aiuto concreto anche dopo avere lasciato la casa d’origine. Oltre il 90% ritiene che verrà aiutato nell’accudimento di eventuali figli; oltre l’80% per l’acquisto della casa. Il 54,51% pensa di poter contare anche su una “integrazione regolare del reddito”. Per i ricercatori, “questa disponibilità all’aiuto da un lato è senz’altro positiva, dall’altro può produrre effetti ambivalenti sul giovane e sulla sua responsabilizzazione nelle scelte di vita”.

Processi di compensazione più che di trasformazione. La famiglia d’origine viene intesa dai giovani come “luogo in cui ciascuno può esprimere se stesso” (d’accordo con questa affermazione il 39,7%; abbastanza d’accordo il 47,3%). Due intervistati su tre la ritengono un “luogo di apprendimento primario” sia delle modalità di relazione con il contesto sociale, sia dal punto di vista normativo, cioè delle “regole da rispettare”. Per oltre la metà la famiglia si configura come “rifugio dal mondo”. “Questi dati – commenta Alessandro Rosina (Università Cattolica) – sono di estremo interesse e ci mostrano come le generazioni adulte si muovano con modalità molto diverse all’interno della famiglia e della società: nella famiglia danno vita a un luogo dove ciascuno può dire come la pensa e aprirsi agli altri, nella società danno vita a luoghi di sfiducia per fuggire dai quali i giovani vanno a ‘rifugiarsi’ in famiglia”. Per Rosina, quindi, “la dinamica di scambio tra famiglia e società” si conferma basata su “processi di scissione e compensazione anziché su processi di trasformazione”. “Prolungando gli aspetti protettivi”, conclude, i genitori “compensano l’ingiustizia del sociale che inconsapevolmente contribuiscono a produrre”.

da: SIR 31/05/12

Il card. Angelo Scola su crisi economica e dottrina sociale della Chiesa

Di fronte alla grave crisi dell’occupazione e alla necessità di rilanciare lo sviluppo, è ancora adeguato quel caposaldo della dottrina sociale della Chiesa che parla della centralità del soggetto del lavoro come fondamento del primato del lavoro sul capitale?

con questa domanda, ieri (17 maggio), ha aperto il suo intervento il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nell’ultima serata del ciclo “Dalla crisi economica alla speranza affidabile”, organizzato da Fondazione “Milano Famiglie 2012” e “Gruppo 24 Ore” in preparazione al VII Incontro mondiale delle famiglie (www.family2012.com).

Tema della serata: “Nuove politiche sociali e di lavoro per la sostenibilità della famiglia”. All’incontro hanno partecipato anche Donatella Treu, amministratore delegato del “Gruppo 24 Ore”, e Tiziano Treu, vicepresidente XI Commissione Lavoro del Senato.

È seguita la tavola rotonda “Nuovi modelli di lavoro nella famiglia oggi”, con Michele Tito Boeri del Dipartimento economia dell’Università Bocconi di Milano, Alberto Quadrio Curzio, docente emerito di economia politica all’Università Cattolica di Milano, Giovanni Maria Vian, direttore de “L’Osservatore Romano”, e Marco Vitale, economista.

Scarica gli interventi:

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Giornata Nazionale dei beni culturali ecclesiastici

Alle 10 di questa mattina, la relazione di S.E. Mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, sul tema “La conoscenza del patrimonio ecclesiastico”, apre la XIX Giornata Nazionale dei beni culturali ecclesiastici, in programma a Roma presso il Centro Congressi di via Aurelia 796.

“Il restauro di un luogo di culto può essere come una porta che si schiude su un mondo affascinante e tutto da scoprire. Per i sacerdoti, perché scoprono cose nuove, alle quali forse non erano stati sufficientemente preparati negli anni della loro formazione. Per gli architetti, perché ogni restauro è un’esperienza nuova, una lezione nel corso della quale c’è sempre da imparare, sia sul piano tecnico che sul piano umano, ad esempio nel cogliere le aspettative della comunità committente. Per i funzionari delle Soprintendenze, perché possono cogliere meglio la ricchezza della teologia. Per i fedeli, perché vengono aiutati dai lavori di restauro a rintracciare, nelle consuete mura entro cui pregano da anni, le vestigia di quanti li hanno preceduti nella proclamazione della lode a Dio e nell’esercizio della carità cristiana.

Non va poi dimenticato che la presenza di una chiesa fa riferimento a una quantità di persone che interagiscono profondamente fra di loro e che si riconoscono nell’appartenenza all’unico Dio in Cristo. Queste persone si identificano come comunità cristiana. Un edificio di culto, quindi, non è mai un fatto privato o la conseguenza di un’azione individuale, bensì è generato da presupposti di carattere ecclesiale e va ad arricchire le dinamiche relazionali sociali nel territorio in cui si situa”.

Scarica il : testo dell’intervento


”I giovani domandano senso. L’Insegnamento della Religione cattolica risponde”

Promosso in collaborazione con il Servizio nazionale per la Pastorale Giovanile, si svolge oggi e domani a Roma il Seminario di studio: «I giovani domandano senso. L’Insegnamento della Religione cattolica risponde».

L’Insegnamento della Religione Cattolica, oltre che essere una risorsa culturale, è uno spazio privilegiato per riflettere sulle questioni fondamentali che interpellano l’uomo, e in questo senso, in particolare per i giovani tra i 15 e i 18 anni, una singolare  opportunità educativa per mettere a fuoco domande di senso e cercare possibili risposte. Chi, nel mondo della pastorale, si dedica ai giovani e lavora per la loro autentica maturazione umana e cristiana, non può non cogliere la portata determinante dell’Irc.

«L’insegnamento della religione cattolica (Irc) – spiega Mons. Vincenzo Annicchiarico, responsabile del Servizio Nazionale per l’Irc , oltre che essere una risorsa culturale, è uno spazio privilegiato per riflettere sulle questioni fondamentali che interpellano l’uomo, e in questo senso, in particolare per i giovani tra i 15 e i 18 anni, una singolare  opportunità educativa per mettere a fuoco domande di senso e cercare possibili risposte. Chi, nel mondo della pastorale, si dedica ai giovani e lavora per la loro autentica maturazione umana e cristiana, non può non cogliere la portata determinante dell’Irc».

I lavori, iniziati alle 10.00 di questa mattina, terminano con il pranzo di giovedì 17, viene aperto e chiuso dagli interventi di Mons. Annicchiarico e Mons. Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile.

Questa mattina sono ci sono stati gli interventi del Dott. Alessandro Castegnaro, Presidente dell’Osservatorio Socio-Religioso del Triveneto (“Fenomenologia dell’esperienza religiosa nei giovani”) e del Prof. Riccardo Tonelli, docente emerito di Teologia pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana (“Il rapporto giovani e fede: estraneità, rifiuto o familiarità?”).

Questo pomeriggio è prevista la presentazione di alcune esperienze e un’ampia condivisione, in dibattito con i relatori. Giovedì mattina, infine, il contributo della Dott.ssa Maria Grazia Pau, docente di Metodologia e didattica dell’Irc presso l’ISSR di Cagliari (“Criteri e modalità di risposta dell’Irc alla domanda di senso dei giovani”).

Scarica intervento: Annicchiarico – Introduzione 16-05-12

Informazioni ulteriori sono disponibili nel sito www.chiesacattolica.it/irc.

E’ possibile scaricare il programma e la circolare di esonero del MIUR.



Per una scuola che “offre” e “coltiva”

Si è riunito venerdì 4 maggio a Roma, presso la sede CEI di via Aurelia 468, il Comitato tecnico scientifico del Centro Studi Scuola Cattolica.

Tra i temi all’ordine del giorno la valutazione del convegno nazionale di febbraio, la programmazione della Quinta Giornata Pedagogica (20 ottobre 2012), l’avvio della ricerca sui gestori di scuola cattolica (XV Rapporto 2013), la valutazione del monitoraggio della qualità, il rinnovo della convenzione con il Ministero per l’acquisizione dei dati sulle scuole cattoliche, ed infine la nota pastorale della Commissione episcopale sulla scuola cattolica nelle Chiese locali.

Don Maurizio Viviani, direttore dell’Ufficio Nazionale per la l’educazione, la scuola e l’università, ha invitato a riflettere a partire dalla recente Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella quale tra l’altro si dice: “L’Anno della fede potrà essere un’occasione per prestare un’attenzione maggiore alle Scuole cattoliche, luoghi adeguati per offrire agli alunni una testimonianza viva del Signore e per coltivare la loro fede”.

Inoltre la nota parla di:

“coltivare la fede” nella Scuola cattolica che, proprio perché  “scuola” e “cattolica”, «ha il compito di sviluppare una proposta pedagogica e culturale di qualità, radicata nei valori educativi ispirati al Vangelo»[1]. Tale nobile compito passa innanzitutto attraverso una proposta culturale, pedagogica di alto profilo, insieme ad una proposta esplicita di coltivazione della fede.

Il “coltivare la fede” si declina in forme diverse: si va dalle più esplicite e visibili, a quelle più nascoste e talvolta non immediatamente riconoscibili. E passa soprattutto attraverso la professionalità, l’abilità pedagogica e didattica, la testimonianza, la sapiente guida di Dirigenti, insegnanti e personale A.T.A. (in riferimento al Progetto educativo di ciascuna scuola in cui vengono documentate sia le finalità educative, sia l’ispirazione cristiana e cattolica). Le modalità non sono poche, e l’arcipelago delle esperienze presenti nelle scuole cattoliche in Italia ne lascia trasparire la ricchezza, l’ampiezza e, in diversi casi, la profondità e l’efficacia. Una modalità assai preziosa – forse la modalità principe – riguarda la competenza professionale.

L’esperienza, infatti, insegna che è l’insegnante ad avere uno spazio di azione privilegiato per coltivare sia la cultura / il sapere, sia la fede. Non si intende caricare di troppe responsabilità il suo ruolo, che già soffre per i motivi che tutti conosciamo, ma soltanto ribadire il compito  di “educazione nella fede” dell’insegnante. Esso si declina nella forma testimoniale della propria professione, che non si esaurisce al suono della campana che decreta la fine delle lezioni. L’insegnante educa nella fede tramite la propria personalità e la propria professionalità. È un servizio che egli rende alle giovani generazioni attraverso lo studio, l’aggiornamento, il rigore scientifico, la  riflessione, la curiositas, la spiegazione pertinente e competente, il dialogo con gli alunni e la considerazione delle loro problematiche esistenziali e, infine, l’attenzione ai loro genitori.

scarica:

Don Viviani, Porta Fidei e Scuola Cattolica


[1]Conferenza Episcopale Italiana, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 48.

Il Cardinale Bagnasco agli Studenti Universitari

Proponiamo l’omelia del cardinale Bagnasco rivolta agli studenti universitari in occasione del convegno degli Studenti Universitari dell’Europa tenutosi a Roma il primo Maggio.


Cari Amici

È motivo di gioia trovarci attorno all’altare per celebrare la divina Eucaristia, cuore pulsante della Chiesa e sorgente inesauribile della vita cristiana. Vi porto il saluto cordiale del Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, S.Em. il Cardinale Peter Erdo, e di tutto il Consiglio: l’aver risposto voi al nostro invito è un segno che ci rallegra. Mostra la vostra fede e il senso di appartenenza alla Chiesa. Ringrazio gli organizzatori di questo significativo Incontro che mira a rinsaldare i vincoli di conoscenza, di fede e di missionarietà tra voi che rappresentate gli studenti universitari cattolici degli Atenei del Continente. L’essere qui a Roma, Diocesi del Papa, è felice occasione per rinnovare la fede cattolica nel luogo dove l’apostolo Pietro ha dato la suprema testimonianza del martirio. Al Santo Padre Benedetto XVI, alla sua amabile persona e al suo alto Magistero, vogliamo esprimere la nostra fedeltà affettuosa e grata di figli.

1.         Il Vangelo appena ascoltato presenta Gesù interrogato dai Giudei circa la sua identità di Messia: “Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Forse in queste parole troviamo l’eco di tanti vostri giovani colleghi che cercano la verità di se stessi e dell’ esistenza, il senso profondo del loro studio, che va oltre lo scopo di prepararsi alla professione. Che cosa risponde Gesù? “Ve l’ho detto e non credete (…) voi non credete perché non siete mie pecore”. E’ una risposta singolare: sembra che per conoscere il Signore sia necessario appartenere a Lui, e quindi conoscerlo già. In realtà, per conoscere Gesù bisogna cercarlo davvero, bisogna desiderarlo con tutto il cuore, senza pregiudizi, disposti anche a faticare. Il cuore dei Giudei non era sgombro da aspettative e pretese, da sospetti e interessi. E quando l’intelligenza non è libera, la verità non si dona, tanto meno la verità religiosa e morale. A volte ci chiediamo perché il mondo non si arrenda all’evidenza di Dio che ha posto le tracce della sua bellezza nella natura, nell’intelligenza dell’uomo, nella razionalità dell’universo. Perché tante resistenze di fronte allo splendore della verità di Cristo e del suo Vangelo, alla testimonianza dei Santi e dei Martiri. Perché? Il Signore dice che bisogna far parte del suo gregge!  E – in  senso ampio – fanno parte del suo gregge tutti coloro che cercano la verità con cuore sincero, che sono docili alla verità così com’è, anche quando questa chiede di cambiare la vita. Allora Egli si rivela e si concede; come Pastore buono, dona la sua vita e conduce nel seno del Padre.

2.         I Vescovi europei contano molto su di voi, giovani Amici. Contano su di voi perché siate come degli avamposti di quel rinnovamento della fede e della vita cristiana che il Santo Padre indica come la più efficace risposta alle sfide di un  laicismo aggressivo, che vorrebbe bandire Dio dalla vita pubblica per confinarlo nel privato dei singoli. Il Papa chiama i credenti alla conversione, cioè ad una fede più consapevole e responsabile, più coraggiosa e piena di gioia. Non fatevi intimorire dagli slogans, da apparati che proclamano grandi principi di libertà ma nascondono spesso il germe dell’ intolleranza. Soprattutto, non fatevi ingannare dalla dittatura della “non-cultura, come se rinunciare ad una propria identità culturale fosse la condizione per una convivenza plurale, aperta e tollerante. Al contrario, l’ assenza valoriale e identitaria è la premessa per qualunque imposizione di maggioranze pilotate.

Inoltre, i Vescovi contano sulla vostra giovinezza che, di natura sua, è libera da interessi personali, da posizioni da mantenere, e non è incrostata da esperienze e ideologie di epoche passate, che hanno creato tensioni e sofferenze nella comunità cristiana. E quando avete eco di tali diatribe che vagano qua e là per il vecchio Continente, voi le guardate con occhi sorpresi e indifferenti, perché avvertite che sono irrilevanti per la vostra vita. E andate avanti, avendo intuito che, nella Chiesa di Cristo, il primo ministero di Pietro è quello di confermare l’autenticità della fede. Quando insorgono domande e dubbi sulla fede cattolica, non temete: guardate a Roma con intelligente semplicità, la cattedra del Successore di Pietro illumina e indica la via della verità e della vita.

3.         Un’ultima parola permettete che la dica sulla vostra avventura universitaria. Sono certo che l’incontro di tante Università europee, delle diverse facoltà che frequentate e delle molteplici discipline che sono oggetto dei vostri studi, alimenti tra voi uno scambio straordinario che vi consente di  respirare l’ universalità che vi fa vivere meglio le vostre specifiche specializzazioni. Desidero qui ricordare il criterio originario dell’istituzione universitaria: è proprio della ragione umana voler penetrare il più possibile nelle singole cose senza però perdere di vista l’insieme della realtà che esse compongono. Il criterio della sintesi, della reductio ad unum, non è semplificazione omologante, ma sintesi di saperi. Se i saperi preparano alle professioni, la sintesi organica dei saperi costituisce il “sapere” per la vita. Ma, per ordinare il molteplice, ci vuole un criterio ordinatore, e questo è la persona. Ecco perché dovrebbe accompagnarvi sempre una domanda: quanto sto studiando costruisce l’uomo? E’ per la persona o le va contro? Avrete così un criterio di giudizio per arricchire quella sintesi intellettuale e morale senza la quale non c’è sapienza ma solo competenza. Voi sapete che il volto dell’uomo risplende sul volto di Gesù  e del suo Vangelo, letto sulle ginocchia della Chiesa.

Cari Amici, la Vergine Maria, trono della Sapienza, vi accompagni nelle vie affascinanti della verità totale che è il Verbo di Dio. Egli  irradia i suoi bagliori nel nostro splendido universo: voi, queste luci, avete l’opportunità di conoscerle, di approfondirle e di amarle.


Angelo Card. Bagnasco

Arcivescovo di Genova

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Vice Presidente del CCEE

Sulle orme di don Tonino Bello

Upsini in giro per l’Italia: sui passi di don Tonino Bello

Il dipartimento di Pastorale Giovanile e Catechetica della nostra Università ha organizzato per il week-end del 1° Maggio un viaggio-studio nei luoghi del Salento.

Mossi sui passi e sulle parole di don Tonino Bello, Vescovo della Chiesa e Servo di Dio, ha percorso in lungo ed in largo il territorio pugliese salentino, arrivando fino alle coste di Santa Maria di Leuca dove il Mar Ionio si tuffa in quello Adriatico.

Un viaggio dalle tonalità rilassanti per tutti i partecipanti al viaggio che nel clima fraterno e umano, instauratosi fra le mura accademiche, sono riusciti a vivere questi tre giorni intensamente. Non solo Lodi e Vespri recitati sull’autobus ma canti di gioia e chiacchierate fra le più vivaci negli spostamenti da una città ad un’altra.

Un viaggio studio che non sarà ricordato solamente per i sorrisi e le lacrime sprigionate dai partecipanti al saluto delle famiglie ospitanti ma anche per la massima disponibilità degli organizzatori che con maestrìa e competenza territoriale hanno predisposto (in maniera impeccabile) un fitto programma d’escursione.

Fra i presenti anche alcuni studenti dei corsi di laurea di Psicologia, Pedagogia e anche di Comunicazione Sociale che relazionandosi hanno avuto modo di conoscere la figura di don Tonino Bello, le sue attività pastorali, la sua attenzione ai poveri e agli emarginati e la grande volontà di ricerca della pace per un’educazione non violenta basata sulla creatività e libertà dell’uomo.

Toccante il momento della visita al cimitero dove è sepolto il vescovo pugliese; uno fra quelli più silenziosi. Arrivati nella Capitale in serata: stanchi del viaggio ma allo stesso tempo arricchiti

Articolo di Tonino Garufi


 

 

 

 

 

 

Proponiamo un celebre messaggio di Don Tonino sull’educazione alla povertà


 

 

 

 

 

 

 

 

 

“L’educazione alla povertà è un mestiere difficile. Forse per questo il Maestro ha voluto riservare ai poveri la prima beatitudine. 
Non è vero che si nasce poveri. Poveri si diventa, dopo lunghe fatiche ed estenuanti esercizi. 
Questa della povertà è una carriera, e tra le più complesse. Richiede un tirocinio tanto difficile, che il Signore Gesù si è voluto riservare direttamente l’insegnamento di questa disciplina. 
Perché alla povertà ci si educa e ci si allena.

Povertà è annuncio.
La ricchezza della terra non è maledetta, è buona. Però, c’è una cosa ancora più buona: la ricchezza del Regno. Ecco il punto. Farsi povero non deve significare disprezzo della ricchezza, ma dichiarazione solenne che il Signore è la ricchezza suprema.

Povertà è rinuncia.
Il cristiano rinuncia ai beni per essere più libero di servire. Spogliarsi per lavare i piedi, come fece Gesù. Chi vuol servire deve rinunciare al guardaroba. Chi desidera stare con gli ultimi, deve alleggerirsi dei “tir” delle sue stupide suppellettili. E’ la gioia, che connota la rinuncia cristiana.

Povertà è denuncia.
Di fronte alle ingiustizie del mondo, il cristiano non può tacere. 
Non può tacere dinanzi allo spreco, al consumismo, alla dilapidazione delle risorse ambientali. 
Quale voce di protesta il cristiano può levare? Quella della povertà! 
La povertà è condivisione della propria ricchezza. 
“Se hai due tuniche nell’armadio, una appartiene ai poveri”. Non possiamo permetterci i paradigmi dell’opulenza, mentre i teleschermi esibiscono i misteri dolorosi di tanti fratelli crocifissi. 
L’educazione alla povertà è un mestiere difficile. 
Forse è proprio per questo che il Maestro ha voluto riservare ai poveri, ai veri poveri, la prima beatitudine.”

 

+ Tonino Bello

 

 

 


Comunicare al tempo dei media digitali: spazio, tempo e relazione

All’avvicinarsi della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali  del 20 Maggio 2012, desideriamo condividere con voi un articolo sui processi della comunicazione digitale di Pier Cesare Rivoltella

Intervento di Pier Cesare Rivoltella dell’Università Cattolica (MI), tenuto al Seminario dei vescovi del Medio Oriente – patrocinato dal PCCS -, svoltosi in Libano dal 17 al 20, sul tema: “Comunicazione in Medio Oriente come strumento di evangelizzazione, di dialogo e di pace”. I temi affrontati dal Prof. Rivoltella sono:

1. I media digitali: un quadro socio-tecnico

2. Media, spazio pubblico e fuga dal privato

3. Una nuova etica del rapporto con il tempo

Riposo

Lentezza

Ripetizione

4. Dalla “vita sullo schermo” all’integrazione di comunicazione reale e virtuale

Scarica l’articolo integrale di Rivoltella

L’abbandono e la dispersione scolastica… riflessioni da un convegno

L’abbandono e la dispersione scolastica sono stati al centro del convegno nazionale del Msac (Movimento studenti di Azione Cattolica), “Se mi lasci non vale”, che si è tenuto a Napoli dal 20 al 22 aprile.

L’obiettivo del “Mo.Ca” (il Movimento in cantiere) è stato “indagare le cause ma, soprattutto, elaborare idee per una scuola che sia vera palestra di vita, che insegni ad amare la cultura e dia senso e sapore allo studio dei più giovani”.

Tempi tristi. Con Franco Venturella, provveditore di Vicenza, è stato analizzato il tema della “Scuola che perde”. Ma quali sono i punti deboli del nostro sistema di istruzione? Per Venturella, “la scuola perde quando non la sentiamo inserita nel nostro progetto di vita, quando non educa al rispetto degli altri e delle istituzioni, quando si chiude nel nozionismo, ritenendo la cultura qualcosa di effimero”. Quando la scuola non riesce ad appassionare i giovani, i risultati si vedono. Così a Speranzina Ferraro, della Direzione generale per lo studente del Miur (ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), è toccato offrire qualche dato sull’abbandono e sulla dispersione scolastica. Innanzitutto, ha precisato Ferraro, “in Italia il concetto di dispersione scolastica racchiude diversi fenomeni”, mentre “l’abbandono scolastico fa riferimento a tutte le forme di abbandono dell’istruzione e della formazione prima del completamento dell’istruzione secondaria superiore o dei circuiti di formazione professionale”. Ferraro ha ricordato che “nel giugno 2002 il Consiglio Ue ha adottato la strategia ‘Europa 2020’. Uno dei 5 grandi obiettivi è la riduzione, entro il 2020, del tasso di abbandono scolastico nell’Ue a meno del 10%”. In questo tempo “ci sono stati progressi, mentre in Europa il tasso medio è del 14%, in Italia è del 19,2%. Il numero in termini assoluti di giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni che abbandonano la scuola è di circa 190–200 mila”. La maglia nera per il numero di studenti che nell’anno scolastico 2006/2007 hanno abbandonato gli studi va alla Campania: “Sono più di 7.000 studenti. Subito dopo segue la Sicilia con 6.000 abbandoni, poi la Puglia, seguita da Lombardia e Sardegna”. Un momento centrale della seconda giornata è stato il confronto dei partecipanti con Marco Rossi Doria, sottosegretario al ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

I risultati dei laboratori.  Nell’ultima giornata dei lavori è stata presentata la sintesi dei lavori dei laboratori, centrati su tre temi: cultura della valutazione, orientamento e scuole aperte. Per quanto riguarda il primo, spiega al Sir Elena Poser, segretaria nazionale del Msac, “talvolta un brutto voto o una valutazione data con leggerezza possono cambiare la vita degli studenti, tanto da compiere persino atti sconsiderati”. In realtà, “la valutazione dovrebbe analizzare le conoscenze, le competenze ma anche prendere in considerazione il punto di partenza e il punto di arrivo di ogni studente”. Inoltre, occorrerebbe “dare maggior peso ai crediti formativi e imporre una scala di valutazione da 1 a 10 per poter far sì che scattino realmente gli scaglioni per l’acquisizione dei crediti”. Ci dovrebbe essere, poi, “un’esplicitazione dei criteri sulla base dei quali si è valutati”. Rispetto al tema dell’orientamento, sono stati sottolineati alcuni aspetti: in entrata, la necessità di “un percorso di diversi incontri suddivisi in fasi”, “l’aiutare i ragazzi a far discernimento, “l’accompagnamento in itinere, nei primi anni di superiori”; in uscita, “incontri-testimonianze con studenti e lavoratori”, “esperienze concrete”, “informazione a 360°” per una scelta consapevole. Infine, il laboratorio sulle scuole aperte, ha messo in evidenza che questo tipo di progetto “per i genitori deve servire a sensibilizzare per incoraggiare sempre i propri figli” e “per gli studenti farli sentire cittadini responsabili e coltivare i propri sogni”. Tra le proposte concrete emerse, ci sono “attività per educazione alla cittadinanza, educazione alla conoscenza del territorio, valorizzazione delle strutture e degli strumenti delle scuole”, “punti d’incontro tra genitori e docenti per creare confronto e formare una vera comunità scolastica”.

Esperienze sul territorio. Sempre domenica 22 aprile c’è stata la presentazione dei maestri di strada e del consorzio “Agrorinasce”. “Con loro – racconta Poser – abbiamo fatto conoscenza con realtà che ogni giorno si occupano di lotta alla dispersione scolastica e alla legalità nelle scuole. Ai nostri ospiti abbiamo provato a chiedere gli ingredienti di una ricetta per la realizzazione di progetti che possano davvero permettere al territorio e alle scuole di crescere”. Fra le altre cose, continua la segretaria nazionale del Msac, “ci hanno detto che sicuramente è essenziale fare un’analisi oggettiva del territorio dove si abita e dove si vuole operare, dopo di che è utile mettere in rete diversi soggetti (associazioni, enti locali…) che possano lavorare insieme. Hanno, però, anche evidenziato come un limite rilevante per lo sviluppo di tali progetti sia, soprattutto oggi, il reperimento di fondi e risorse perché questi progetti possano essere realmente realizzati oltre alla visibilità che a questi viene attribuita”.

Articolo del 23 Aprile 2012