“L’arte della politica”, le ACLI di Roma si raccontano

La prima edizione della scuola di politica, organizzata dalle Acli di Roma presso il Monastero benedettino di Santa Scolastica di Civitella S. Paolo

Un percorso di una settimana tra testimonianze, dibattiti ed attività formative, per fornire strumenti nuovi per approcciarsi alla politica ispirandosi all’insegnamento di Tommaso d’Aquino. 

 E’ stata questa la scuola di politica organizzata dalle Acli della Capitale – “L’arte della politica” – che, alla sua prima edizione, si è svolta dal 17 al 22 luglio presso il Monastero benedettino di Santa Scolastica di Civitella S. Paolo, in provincia di Roma.  

 Un percorso dedicato agli oltre trenta giovani, fra i 18 e i 30 anni, che hanno deciso di partecipare al campo desiderosi di toccare con mano «il senso della buona e della cattiva politica, per scoprire insieme che cosa vuol dire oggi essere cittadini››.

Durante le giornate si sono affrontati i temi del conoscere, ascoltare, prendere parte, mediare e decidere, per trasformare l’idea di bene comune in un qualcosa da costruire insieme, con metodo.

 Gli incontri sono stati introdotti dalla meditazione spirituale pensata con lo scopo di introdurre l’argomento del giorno e fornirne una prima analisi di tipo spirituale, mentre nel corso della prima parte della mattinata si sono svolti gli incontri con gli ospiti seguiti dalla fase di dibattito con la platea.

 Nel pomeriggio si sono svolte attività pratiche e ludiche per mettere in opera quanto precedentemente affrontato in aula: dalla pinacoteca della politica durante la quale i ragazzi hanno potuto dipingere la propria idea di politica, al tribunale nel quale l’imputato “Politica” è stato accusato e difeso dai partecipanti divisi in due gruppi fino ad arrivare alla messa in scena di un caso politico.   

Per l’attività di cineforum è stato proiettato il film “Buongiorno, Notte”, ambientato nel 1978 narra del rapimento e della detenzione, da parte delle Brigate Rosse, di Aldo Moro.
Alle giornate hanno partecipato, il presidente delle Acli di Roma, Cristian Carrara, i deputati Enrico Letta e Luigi Bobba, il presidente delle Acli nazionali, Andrea Olivero, il giurista Alberto Gambino, il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini, il direttore della Società, Claudio Gentili, Don Andrea Palamides (sacerdote della Comunità della Riconciliazione – Santa Teresa di Gesù Bambino), il direttore delle relazioni esterne, affari istituzionali e marketing di Autostrade per l’Italia Francesco Delzio, il poeta Davide Rondoni, la iena Filippo Roma, il direttore generale di Peter Pan Onlus, Gian Paolo Montini, la giornalista Stefania Divertito e l’assessore alla Famiglia, all’Educazione ed ai Giovani di Roma Capitale, Gianluigi De Palo.

 Primo passo di un percorso che tende a replicarsi in futuro, questa scuola mira anche ad essere un punto di partenza per promuovere un’opera di sensibilizzazione sui temi della politica per portare i giovani ad essere di nuovo protagonisti attivi e consapevoli della società.

 Cogliendo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato e che hanno dedicato con cura il proprio tempo mirando alla buona riuscita della scuola, vi invitiamo a vedere le foto nella sezione fotografica del sito.

ROMA, venerdì, 3 agosto 2012 (ZENIT.org) –

“Youth with a mission” il messaggio di Cristo alle Olimpiadi

Nel cortile della chiesa cattolica di san Francesco d’Assisi, appena fuori il villaggio olimpico, alcuni volontari provenienti dalla Finlandia, appartenenti all’organizzazione protestante “Youth with a mission”, chiedono ai frati della loro vocazione cattolica.

Lo spirito delle Olimpiadi è anche questo, un nuovo dialogo tra le diverse fedi cristiane e la volontà di raggiungere insieme chi si è allontanato da Cristo. In questa parrocchia, frequentata da circa mille persone ogni domenica, il gruppo di giovani arrivati dalla Finlandia collabora con frati provenienti da Portogallo, Argentina, Singapore, Isole Mauritius, Francia, Colombia e anche dalla comunità di Palestrina, vicino a Roma.

Escono insieme, sulle strade attorno al villaggio olimpico, i giovani vestiti con la maglietta con la scritta “More than gold”, la charity ecumenica che ha organizzato le attività di evangelizzazione in tutto il Regno Unito, e i frati con il saio marrone. “Non facciamo proselitismo imponendo il cristianesimo”, spiega Alice Lamula, volontaria finlandese, che è qui insieme al marito, “cerchiamo di far sentire ai passanti che li amiamo e che il nostro affetto proviene da Gesù. Poi li invitiamo a messa o a bere qualcosa nella tenda dell’ospitalità che la parrocchia ha organizzato per accogliere i visitatori che vengono a Stratford per le gare”.

“Sulla metropolitana la gente è incuriosita dal nostro vestito e ci fa domande. Anche questo è un modo di testimoniare Cristo”, spiega padre Anthony Cho, parroco. “In occasione della cerimonia di apertura dei giochi – prosegue -abbiamo organizzato una festa: le persone delle diverse comunità hanno portato cibo e abbiamo fatto il tifo gli uni per le squadre degli altri, guardando le Olimpiadi su un maxi schermo”. Per padre Cho, i Giochi olimpici sono un’ottima opportunità per migliorare i rapporti all’interno di questa comunità multiculturale nella quale i parrocchiani provengono un po’ da tutto il mondo: Europa dell’est, Malesia, Singapore e Caraibi.

“Fino al 10 agosto esporremo il Santissimo Sacramento dalle 9 del mattino alle 18 di sera e avremo quattro serate dedicate alle preghiere di Taizè. L’ultimo giorno delle Olimpiadi, domenica 12 agosto – conclude -, il vescovo di Brentwood, mons. Thomas McMahon, celebrerà una messa di ringraziamento”.

da Sir del 31/07/12

La visione cristiana del lavoro

Una “nuova cultura del lavoro” secondo la “visione cristiana”, quindi non solo in “chiave economicistica”.

É quella auspicata da mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali, in occasione del confronto con il ministro del lavoro Elsa Fornero sul tema “La profezia del lavoro. Occupazione e sviluppo nel pensiero di Benedetto XVI” che si è tenuto ieri sera all’Auditorium Augustinianum di Roma.

Un “umanesimo aperto all’assoluto”. “Benedetto XVI é un Papa teologo, ma il suo magistero teologico offre e produce risvolti sociali profondi”, ha detto mons. Miglio, “soprattutto se pensiamo alla teologia della carità. Non c’é carità senza verità – ha proseguito – per questo l’enciclica Caritas in Veritate é una voce forte, che indica la via della speranza e invita a non avere paura di crescere, superando la prospettiva etico-culturale di impostazione individualistica”. Quello che serve é “un umanesimo aperto all’assoluto”, che dia la “possibilità di non rassegnarsi mai” e di “trovare nuove energie per ricercare la giustizia, senza ricorrere a slogan”. Il monito della Caritas in Veritate a proposito delle “condizioni di grande povertà oggi risuona più severo”, e “ancora più attuale – ha sottolineato -, “è il richiamo a superare una visione riduttiva della carità”. Che non può essere “estromessa dal tessuto etico” ma deve venire valorizzata nella sua componente di verità, senza la quale “scivola nel sentimentalismo” e “diventa preda delle opinioni contingenti dei soggetti”, fino a rischiare di mutarsi in “parola distorta”. La verità, come “un’ossatura”, libera la carità “dall’immobilismo che la priva di contenuti”, ha evidenziato mons. Miglio, che nel corso del suo intervento ha spesso attinto alle parole affidate dal Papa alle encicliche, veicoli di messaggi che, ha sottolineato, “non scavalcano la ragione, ma la aiutano a trovare soluzioni”.

Fiducia, solidarietà, gratuità. Quanto alla “nuova cultura del lavoro”, potrà instaurarsi “se riconosciamo l’importanza, per il mercato, di parole tradizionalmente non appartenenti al lessico economico: fiducia, solidarietà, principio di gratuità” e se “coltiviamo la relazione tra lavoro e festa”. Il lavoro, ha detto, “non é solo salario, ma realizzazione. La festa non é solo riposo ma gioia. E aiuta a comprendere la dimensione antropologica del lavoro”. Un’esigenza, quella del lavoro, che “deve diventare intreccio virtuoso con la famiglia” nella conciliazione dei tempi, seguendo “esempi che in Europa non mancano”. Il percorso culturale da intraprendere é “non semplice e mai compiuto”, pertanto si rende necessario “abbattere il lavoro sommerso, elaborare politiche per il sostegno famigliare, ridistribuire la pressione fiscale e sostenere la crescita delle imprese”: impegni che saranno al centro della prossima Settimana sociale, nel 2013 a Torino. Mons. Miglio si é infine soffermato sulla relazione tra lavoro e preghiera, sottolineando “la consapevolezza cristiana” secondo la quale “lo sviluppo non viene prodotto ma donato”.

Al centro la persona, non “il posto”. “Dalla Rerum novarum alla Populorum progressio, – ha detto il ministro Elsa Fornero – la dottrina sociale della Chiesa propone l’adattamento e l’accoglimento del principio di sussidiarietà” in maniera “molto più flessibile” di quanto facciano le “dottrine laiche” dell’economia di mercato, ossia la visione liberale e quella socialista. L’enciclica Caritas in Veritate é “profetica” per “la concezione del lavoro espressa da Benedetto XVI, come attività umana prima che professionale”: visione che, secondo il ministro, “é coerente con la nuova cultura del lavoro”, che richiede “rapporti personali” e “capacità di non fossilizzarsi”. L’impegno sul mercato del lavoro si muove, ha proseguito, verso la direzione “dell’inclusione e della dinamicità” affinché giovani e donne non rimangano tagliati fuori e si possano “ridurre i tempi della transizione dalla scuola al lavoro”. Al centro di questo mercato non c’é “il posto”, ma “la persona, col suo sapere e il suo capitale umano”: per questo, ha spiegato, “le dinamiche adottate per salvaguardare la crescita” sono “coerenti con le parole e il pensiero di Benedetto XVI”. I temi delle encicliche “hanno lasciato la loro impronta nella riforma approvata in Parlamento” e, ha concluso la Fornero, “se instradiamo questo Paese verso gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, avremo svolto bene il nostro lavoro”.

da: SIR di mercoledì 25 luglio 2012

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ANCHE NEL LAVORO VA RISPETTATA LA CENTRALITÀ DELLA PERSONA

Monsignor Arrigo Miglio interviene ad un dibattito all’Augustinianum sulla Caritas in Veritate

ROMA, mercoledì, 25 luglio 2012 (ZENIT.org) –

La profezia del lavoro: occupazione e sviluppo nel pensiero di Benedetto XVI

questo il titolo dell’incontro organizzato ieri presso l’Auditorium dell’Augustinianum di Roma, da Eventi Elea, con l’intervento del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, e dell’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani.

A Zenit il vescovo di Cagliari ha indicato due punti importanti riguardo all’incontro: “Primo, che si sia trovato il tempo da parte del ministro, ma anche dei partecipanti di fermarsi a riflettere sul tema del lavoro, in un discorso generale di fondo, un segnale culturale e sociale. Secondo, ci siamo trovati insieme anche con delle convergenze che conoscevamo prima e che esprimono di più la volontà di cercare insieme, lavorare insieme e parlarci schiettamente. E la volontà di collaborare da parte della Chiesa italiana sempre c’è stata”.

Sulle difficoltà di coniugare i principi dell’enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate con una politica economica concreta, il presule ha aggiunto: “I principi vanno declinati nelle situazioni concrete, che a volte sono provvisorie, poiché si evolvono”. L’arcivescovo ha considerato positivo il principio sottolineato dalla Fornero, ovvero che “va difesa la centralità della persona umana”.

Nella sua presentazione mons. Miglio ha rivolto un pensiero ai giovani: “A chi è in difficoltà va data la risposta della solidarietà, la società civile deve stringersi intorno ai giovani”. E ha esortato: “Tutta la comunità si faccia carico di questi problemi, ognuno con le sue competenze”.

Il ministro del Lavoro ha centrato il suo discorso sul fatto che nel mondo globalizzato attuale le situazioni lavorative non sono quasi mai immobili come nel passato, così come non esiste più le possibilità di fare carriera all’interno di una stessa azienda.

Questo conduce, ha aggiunto la Fornero, a una nuova cultura del lavoro “che metta al centro la persona, la sua professionalità, e non un posto fisso specifico e unico che, purtroppo, di questi tempi, è diventata merce assai rara”.

La concezione del lavoro di Benedetto XVI, ha osservato il ministro “vede l’attività umana prima che professionale”, quindi “bisogna mettere al centro del mercato del lavoro non il posto, ma la persona, il suo capitale umano e il suo sapere”.

“È l’occupabilità che va valorizzata – ha detto – e non l’attaccamento, a volte esasperato, tra quel lavoratore e il suo posto di lavoro”. Perché esiste un mercato del lavoro che è vero, e deve essere ‘”dinamico e inclusivo, che non lasci ai margini donne e giovani”.

Il ministro ha spiegato come la dinamicità del lavoro è la possibilità di iniziare a lavorare non appena si finiscono gli studi, e non dopo mesi o anni come succede adesso. Ma anche la necessità di riabilitare mestieri che i giovani di oggi considerano svilenti.

Bertone agli atleti azzurri: “Lo sport quale lezione di vita”

“Mostrate a quali traguardi può condurre la vitalità della giovinezza, quando non si rifiuta la fatica di duri allenamenti e si accettano volentieri non pochi sacrifici e privazioni”.

Ha ripreso le parole del Papa il Card. Bagnasco nel messaggio inviato domenica 22 luglio alla Squadra Olimpica azzurra, riunita a Londra nella storica St.Peter’s Church per la S. Messa, celebrata alle ore 19.

“Una lezione di vita più che mai necessaria oggi – ha osservato il Presidente della CEI – in un tempo di crisi che chiama tutti a rigore e sacrificio”.Soffermandosi in particolare sulle Olimpiadi, “dove si confrontano popoli e nazioni che rappresentano culture e tradizioni differenti”, il Cardinale Presidente ha evidenziato che esse possono “diventare tramite di una forza ideale capace di aprire vie nuove, e a volte insperate, nel superamento di tensioni, conflitti, violazione dei diritti umani”.

IL MESSAGGIO

da: CEI del 22/07/2012

IRC: i testi dell’intesa tra CEI e MIUR

Ecco in allegato i testi della duplice Intesa – firmata giovedì 28 giugno a Roma dal Card. Angelo Bagnasco, per la Conferenza Episcopale Italiana, e dal Ministro Francesco Profumo, per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – con cui viene ridefinito il profilo professionale dei futuri insegnanti di religione cattolica e vengono aggiornate le indicazioni per l’insegnamento nel II ciclo, adeguandole al nuovo ordinamento scolastico.

Ridefinire il profilo professionale dei futuri insegnanti di religione cattolica e aggiornare le indicazioni per l’insegnamento nel II ciclo, adeguandole al nuovo ordinamento scolastico: questo l’oggetto della duplice Intesa che è stata firmata giovedì 28 giugno alle ore 12.30 a Roma, presso la sede CEI di Circonvallazione Aurelia 50.

L’intesa, che aggiorna un precedente accordo del 1985, corona un lungo percorso di dialogo e collaborazione.

Intesa MIUR-CEI religione scuole pubbliche.pdf


Intesa MIUR-CEI Indicazioni secondo ciclo.pdf

 

da: www.chiesacattolica.it del 20/7/12

 

Le Indicazioni per l’Irc nel Sistema Educativo di Istruzione e Formazione

Anche quest’anno si è svolto il laboratorio riservato ai Direttori/Responsabili diocesani dell’Irc, nominati nell’arco dell’ultimo quinquennio. Mercoledì 13 giugno 2012, a Roma presso il “Centro Congressi” della CEI sito in via Aurelia 796, dalle ore 10,00 alle ore 17.00, sul tema “Le Indicazioni per l’Irc nel Sistema Educativo di Istruzione e Formazione”.

Oltre alla gestione quotidiana del lavoro d’ufficio, legata spesso a questioni di tipo istituzionale, ci si trova impegnati anche nella progettazione della proposta formativa al fine di offrire un’Irc sempre di qualità. Naturalmente, per far questo, bisogna puntare su insegnanti di religione cattolica davvero preparati, che possano essere una risorsa culturale non solo per la scuola, ma anche per la stessa diocesi. Questi insegnanti, per i contenuti che affrontano e per la modalità d’approccio alle domande di tipo religioso, sono oggi, nella scuola, espressione di quell’attenzione culturale della Chiesa che si vorrebbe maggiormente evidente.

Curare la formazione in servizio degli Idr significa, da una parte, cogliere le esigenze formative dei docenti e, dall’altra, progettare consci del nuovo assetto scolastico e delle indicazioni dell’Irc.Lo stile laboratoriale adottato negli ultimi incontri si è rivelato molto vantaggioso, di fatto ha consentito ai partecipanti non solo di confrontarsi su temi all’ordine del giorno in un ufficio/servizio diocesano, ma anche di esercitarsi a costruirne l’impegno secondo alcune coordinate di riferimento.

E’ possibile scaricare il programmal’esonero del MIUR.


Le Relazioni

Introduzione ai lavori , Mons. Vincenzo Annicchiarico 

1. Lo statuto epistemologico dell’Irc, Prof. Sergio Cicatelli                       

2. Lettura in verticale delle Indicazioni per l’Irc: progressivo approfondimento dei contenuti fondanti, Don Cesare Bissoli

3. Introduzione all’attività laboratoriale: “Progettare per competenze a partire dalle Indicazioni per l’Irc e dalle esigenze formative degli Idr”, Prof.ssa Rita Minello

Matrimoni italiani in crisi… secondo l’Istat durano 15 anni!

Alcuni dati inquietanti dall’ISTAT sui matrimoni italiani sono segnalati dall’indagine ISTAT…

Nel 2010 le separazioni sono state 88.191 e i divorzi 54.160. Rispetto all’anno precedente le separazioni hanno registrato un incremento del 2,6% mentre i divorzi un decremento pari allo 0,5%.

L’età media alla separazione è di circa 45 anni per i mariti e di 42 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge, rispettivamente, 47 e 44 anni. Questi valori sono in aumento – dice l’Istat – per effetto della posticipazione delle nozze verso età più mature e per l’aumento delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne.

La tipologia di procedimento maggiormente scelta dai coniugi è quella consensuale: nel 2010 si sono concluse in questo modo l’85,5% delle separazioni e il 72,4% dei divorzi.

La quota di separazioni giudiziali (14,5%) è più alta nel Mezzogiorno (21,5%) e nel caso in cui entrambi i coniugi abbiano un basso livello di istruzione (20,7%). Il 68,7% delle separazioni e il 58,5% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio.

L’89,8% delle separazioni di coppie con figli ha previsto l’affido condiviso, modalità ampiamente prevalente dopo l’introduzione della Legge 54/2006.


Se l’amore dura tre anni, parafrasando il romanzo di Beigbeder, dal quale è stato tratto un film, i matrimoni durano in media 15 anni. Le famiglie italiane sono quindi sempre più in crisi, i tassi di separazione e di divorzio totale mostrano per entrambi i fenomeni una continua crescita: se nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni erano 158 le separazioni e 80 i divorzi, nel 2010 si arriva a 307 separazioni e 182 divorzi. Lo rileva il report Istat “Separazioni e divorzi in Italia”. Ma anche se la coppia scoppia, secondo i dati emerge che la scelta, nell’85 dei casi è consensuale.

Nel 20,6% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge (nel 98% dei casi corrisposto dal marito). Tale quota è più alta nelle Isole (24,9%) e nel Sud (24,1%), mentre nel Nord si assesta sul 17%. Gli importi medi, invece, sono più elevati al Nord (520,4 euro) che nel resto del Paese (447,4 euro). Nel 56,2% delle separazioni la casa è stata assegnata alla moglie, mentre appaiono quasi paritarie le quote di assegnazioni al marito (21,5%) e quelle che prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da
quella coniugale (19,8%).

Una “Cristoteca” al servizio dei giovani

Musica tecno, house, hip hop, dance, passata dai migliori dj di estrazione cattolica, per “evangelizzare la notte”.

È una iniziativa della pastorale di evangelizzazione notturna voluta dall’arcidiocesi di Rio de Janeiro, per aiutare i giovani a vivere il divertimento e la festa in modo sano e per prepararsi alla Gmg internazionale che si svolgerà nella città brasiliana dal 23 al 28 luglio 2013.

L’idea di creare questo servizio diocesano nasce nel 2011 sulla spinta di un sacerdote-dj della diocesi di san Paolo, padre Joseph Anthony, meglio conosciuto come Padredj Zeton.

Più che una discoteca, una “Cristoteca”, dove i giovani possono incontrarsi, ascoltare buona musica e ballare, in un luogo, Lounge Fox in Campo Grande, che è diventato un punto di riferimento per tantissimi. A Lounge Fox è possibile anche incontrare dei missionari con i quali parlare delle proprie speranze e aspettative di fede.

La “Cristoteca” si svolge la prima e seconda domenica di ogni mese e il prossimo incontro è fissato il 5 agosto, dalle ore 16 a mezzanotte.

Gli organizzatori hanno attivato anche una pagina Facebook: www.facebook.com/baladajovemafesta.

da SIR del 10/07/12

Minori e social network: il messaggio dell’ultimo rapporto

L’ultimo rapporto del progetto EU Kids on line ha puntato la lente d’ingrandimento su Facebook & C. I filtri funzionano male, accade così che indirizzi e numeri di telefono vengano diffusi con troppa leggerezza.

Nonostante le restrizioni e i divieti i giovanissimi utilizzano liberamente i social network, con tutti i rischi che questo può comportare. E’ questo in sostanza, il messaggio dell’ultimo rapporto stilato da EU Kids Online, il progetto di ricerca europeo, partito nel 2006, che mira a ricostruire e analizzare i dati relativi all’accesso e all’uso di internet fra i minori di 21 Paesi nonché alle opportunità e ai rischi online che essi sperimentano.

Il nodo italiano dell’iniziativa è rappresentato dal centro di ricerca OssCom dell’Università Cattolica di Milano, referente ufficiale Giovanna Mascheroni.

A destare una certa preoccupazione sono alcuni dati emersi dalla ricerca. Secondo l’ultimo report Social network, age e privacy infatti un numero sempre maggiore di ragazzini ha un profilo su Facebook nonostante il sito fissi l’età minima di accesso a 13 anni. La realtà dei fatti presenta invece una realtà ben diversa: tra i ragazzini tra i 9 e i 12 anni circa il 38% è iscritta ad almeno un social network e un quinto di questi utilizza Facebook. Senza prestare troppa attenzione a privacy e sicurezza. Un quarto dei 25mila ragazzi europei intervistati per la ricerca ha un profilo “pubblico” ovvero visibile da tutti e, tra questi, un quinto ha ammesso di aver inserito nella sua pagina il proprio indirizzo e/o numero di telefono. Non molto incoraggiante, dal punto di vista della sicurezza anche il dato riguardante il numero dei contatti: un sesto dei ragazzi tra i 9 e i 12 anni e un terzo di quelli dai 13 ai 16 anni hanno più di cento contatti online e un quinto dei ragazzi della fascia 9-12 sono in contatto con persone conosciute online.

Questo perché a mancare è la sensibilità alla tutela della propria privacy. In gran parte dei casi i ragazzi (soprattutto i più piccoli) non sono in grado di comprendere e dunque di utilizzare le possibilità che un sito come Facebook offre per tutelare le informazioni sensibili. Il ruolo dei genitori è dunque molto importante e la ricerca sottolinea che, quando l’esperienza sul social network è monitorata da un adulto, l’utilizzo è decisamente più responsabile.

Secondo Sonia Livingstone, docente della London School of Economics and Political Science e coordinatrice del progetto, «i ragazzi si stanno evidentemente spostando su Facebook, che è il sito più popolare in 17 dei 25 paesi in cui è stata condotta la ricerca. Molti provider cercano di limitare l’accesso ai servizi a ragazzi dai 13 anni in su, ma queste misure non sono efficaci».

Una soluzione per garantire la sicurezza dei ragazzini che navigano sui social network potrebbe essere, paradossalmente, quella di rimuovere i limiti di età: «Dal momento che i ragazzi sono abituati a mentire sulla propria età per accedere a siti ‘proibiti’ – spiegaElisabeth Staksrud, dell’Università di Oslo – sarebbe più utile identificare gli utenti più giovani per indirizzare loro misure protettivead hoc. Tuttavia, siamo consapevoli del fatto che abolire i limiti di età porterebbe a una crescita esponenziale dei giovani che usano questo tipo di siti».

Short Report – “Social Network, Eta e Privacy” [Pdf – ITA]

da: Cattolica.news

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Il ruolo dei luoghi educativi

“L’argomento religione è stato piuttosto trascurato o minimalizzato nelle ricerche e nella letteratura sull’immigrazione”, invece “l’aspetto religioso acquista oggi dimensioni ed interesse crescenti”. Infatti, “attraverso nuove immigrazioni, la costituzione di nuovi nuclei familiari, le conversioni (collegate soprattutto alla celebrazione di matrimoni interreligiosi) aumenta il numero dei centri religiosi non cattolici (moschee, chiese, pagode…) e cambiano riti e sensibilità fra i cattolici”.

Lo ha detto ieri mons. Giancarlo Perego, direttore generale Migrantes, durante la presentazione, a Roma, del volume “Asia-Italia. Scenari migratori” promosso e finanziato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes. Il volume focalizza l’attenzione sulle migrazioni che dall’Asia si dirigono verso l’Italia.

Nuovi scenari. “Guardare alle appartenenze religiose dei migranti – ha precisato mons. Perego – significa porre l’attenzione alla complessità delle storie personali e collettive, arricchire le facce del prisma che ci restituisce l’immagine del migrante non solo come lavoratore o lavoratrice, non solo come clandestino o irregolare, non solo come alunno o studente, non solo come utente dei servizi, ma come persona”. In realtà, “il fenomeno della mobilità crescente mentre favorisce nuove possibilità di scambio tra i popoli, crea identità meticcie, alimenta anche pesanti conflittualità”. Di fronte a questa situazione, in cui “è forte la tentazione della chiusura”, “sono fondamentali atteggiamenti ispirati all’ascolto, all’accoglienza e alla ospitalità nei confronti dello ‘straniero’, superando tanto il modello dell’assimilazione che nega la differenza, quanto quello della tolleranza che mantiene la distanza, e promuovendo una forma di integrazione, che si sforzi di trasformare la multiculturalità e la multireligiosità in interculturalità e in interreligiosità”.

Alcuni dati. In questi nuovi scenari l’Italia, ha sottolineato il direttore generale di Migrantes, “sta diventando differente anche sul piano della cattolicità” e al tempo stesso “sta diventando diversamente religiosa”. Facendo riferimento in particolare al Continente asiatico, mons. Perego ha snocciolato alcuni numeri: “Dei 766.000 immigrati, 205.000 sono mussulmani, 158.000 cristiani, 114.000 induisti, 88.000 buddisti, 60.000 appartenenti ad altre religioni orientali. I cattolici sono originari soprattutto dalle Filippine (109.000); sempre dalle Filippine sono 7.000 cristiani riformati. I musulmani sono soprattutto originari del Pakistan (73.000), Bangladesh (71.000). Gli induisti e gli appartenenti alle religioni orientali provengono soprattutto dall’India e dalla Cina”. Secondo il direttore di Migrantes, “è un mondo cristiano e religioso straordinario, un laboratorio di esperienze religiose che chiede un dialogo ecumenico e religioso rinnovato nella quotidianità, costruito su esperienze di studio, di ricerca, di incontro e di dialogo con i nostri ‘fratelli’, come ha invitato a fare il Concilio Vaticano II”. 

Guardare al futuro. In questa nuova realtà “la Chiesa italiana è invitata dalle migrazioni” a “ripensare i luoghi educativi (gli oratori e le scuole e le università cattoliche in particolare), la liturgia, che è stata arricchita da tradizioni diverse (bizantina, siro-malabarese…), gli itinerari di fede e di iniziazione cristiana, il presbiterio diocesano (ricco di 2300 sacerdoti immigrati), il mondo delle religiose (oltre 3000 provenienti da altri Paesi del mondo), lo stile e gli strumenti di accoglienza, i mezzi di comunicazione sociale”. L’esperienza di una Chiesa Cattolica italiana differente invita, pertanto, “a un percorso educativo, non unilaterale, che dalle relazioni personali e sociali passa alle relazioni ecclesiali”. Non solo: “La presenza in Italia di quasi 2 milioni e 500 mila immigrati provenienti da tradizioni e comunità religiose cristiane, in particolare dal mondo ortodosso, chiede un ritorno a un dialogo ecumenico che da una parte è costruita sulla conoscenza, ma dall’altra costruita sulle relazioni, di cui la preghiera costituisce l’elemento centrale”. Nelle diocesi italiane “si moltiplicano le iniziative nel segno del dialogo ecumenico: celebrazioni comuni, libri per la preghiera comune, la concessione di edifici sacri a comunità ortodosse, centri di ascolto e servizi di carità in comune con il mondo protestante…”. Per mons. Perego, “sono segni che s’inseriscono dentro un cammino ecumenico e, in particolare, di dialogo con la Chiesa orientale ortodossa”. Quanto al futuro, “la stabilità di questo quadro delle appartenenze religiose dipende dall’incidenza dei flussi. Se nel futuro – come è probabile – prevarranno i flussi dall’Africa, in particolare da quella Subsahariana, e dall’Asia (Cina e India da sole raggiungeranno a breve i 3 miliardi di abitanti), si determinerà una maggiore presenza islamica e atea, anche se da questi Paesi arrivano – come la ricerca evidenzia – pure numerosi cattolici e oltre che induisti e buddisti”. “Il domani – ha concluso il direttore generale di Migrantes – si prepara nel dialogo che oggi si costruisce”.

Da SIR del 5/7/12