La fatica di rinnovare l’Iniziazione Cristiana

Settimana News 6 dicembre 2022 

di: Rinaldo Paganelli

iniziazione

Prendiamo spunto da un’indagine dell’Ufficio Catechistico della diocesi di Bergamo, presentato all’ultimo convegno diocesano dei catechisti (22 settembre).[1] I numeri sono importanti. All’indagine hanno risposto 209 parrocchie su 389, 25.000 gli iscritti ai percorsi di Iniziazione Cristiana, 2.818 i catechisti.

Negli ultimi vent’anni la Chiesa italiana si è impegnata sul fronte del rinnovamento della catechesi, distinguendosi nell’ambito europeo per aver promosso un lungo cammino di ricerca e di sperimentazione, che ha interessato diocesi e parrocchie, coinvolgendo le conferenze episcopali regionali. Il lavoro è confluito in “Incontriamo Gesù”, approvato dall’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana nel maggio del 2014.[2]

La spinta di Incontriamo Gesù

Incontriamo Gesù” ha offerto un quadro di sintesi utile, lasciando però aperte alcune questioni, con la volontà di promuovere un ulteriore approfondimento. Questo ha preso il via mediante un confronto promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale il 12 ottobre 2022 con i direttori degli Uffici catechistici diocesani e le loro équipes. Oltre 200 i partecipanti on line. Nei prossimi mesi si raccoglieranno gli sviluppi che la proposta ha favorito.

Possiamo però dire che, dai lavori intrapresi dalle diverse diocesi, emergono con chiarezza dei punti di forza: catechesi esperienziale, catechesi come itinerario, “processo globale”, linguaggio comune. Vengono segnalati anche qualche positivo impegno per il coinvolgimento dei genitori. Risultano nodi problematici come la partecipazione alla messa domenicale, la partecipazione con riserva agli incontri di catechesi, la catechesi scolastica.

Il dato della partecipazione tuttavia continua ad essere molto alto e può portare, per un verso, a soprassedere al compito del rinnovamento. Diverse situazioni pastorali risultano onerose per i preti, con l’effetto di un’eccessiva delega della progettazione della catechesi in mano a catechisti non sempre adeguatamente formati.

Per alcuni vi è poi l’idea che non sia più tempo per una proposta rivolta ai bambini e ai ragazzi e sia più opportuno orientare le poche energie a disposizione su altri soggetti e altre forme di evangelizzazione.

Sempre si parla di formazione ma…

L’indagine della diocesi di Bergamo riesce a dirci qualcosa in merito al tipo di formazione messa in campo per i catechisti dell’IC. Il 66,7% si affida alla formazione parrocchiale, ma una buona percentuale, 28,1%, dice che viene lasciata all’iniziativa di ciascuno. Lo stesso si verifica a livello di strumenti per la preparazione dove ognuno cerca da sé (56,9%).

Una rinnovata catechesi necessita di rinnovati catechisti. Ben inteso, si tratta di trovare e fare proprio un possibile punto di equilibrio tra la necessità di cambiamento e la realtà oggettiva delle comunità chiamate a servire e ad accompagnare le persone in questo tempo.

È il momento di promuovere una nuova generazione di catechisti, che non siano solo “maestri di dottrina”, ma capaci di far interagire le voci dei diversi soggetti interessati: ragazzi, famiglie, comunità.

La nostra indagine di riferimento non fa cenno alla formazione del clero, ma mi spingo a sostenere che rimane un punto dolente. Si intuisce, senza fatica, che la mancanza di questo tassello ha comportato diverse problematiche anche dentro le sperimentazioni in atto, trascurando adeguate programmazioni e una reale conversione pastorale legata alla comunità in chiave missionaria.

A differenza dei catechisti, i preti non sempre intravvedono i vantaggi di un rinnovamento generato anche dalla catechesi in atto, perché sempre meno risultano coinvolti nella catechesi dell’IC, al di là della programmazione legata soprattutto alle tappe sacramentali e agli incontri per genitori.

Frequenza, criteri di divisione e sacramenti

Circa la frequenza, si rimane per il 72% dei rispondenti all’ora settimanale, un 23% scivola sull’ora e mezza ogni due settimane. I tempi ristretti di incontro dicono che non si è completamente passati da una lezione frontale a un incontro che tiene maggiormente conto dei destinatari e delle loro capacità di accoglienza e di elaborazione di quanto proposto.

Si tratta non solo di apprendere degli insegnamenti, ma di fare esperienze. La proposta di fede deve diventare qualcosa di attraente, capace di stabilire un approdo nella terra del proprio interlocutore, senza presumere il suo interesse e la sua attenzione. Il messaggio per essere accolto deve suscitare una certa sorpresa, esercitare un fascino che incuriosisca l’interlocutore e susciti interesse. Il racconto biblico, il gioco, l’immagine, un oggetto aprono alla risposta e alla sorpresa.

Di fronte ad una informazione che oggi è basata su micro messaggi, questo passaggio metodologico risulta importante per educare al gusto della ricerca, premiando e valorizzando lo sforzo dell’apprendimento.

I gruppi sono strutturati secondo l’età anagrafica per l’85,5% e stessa percentuale si riscontra per la celebrazione dei sacramenti, che avviene durante una classe scolastica: ad esempio, 4ª elementare per la comunione e 2ª media per la cresima.

La scansione della catechesi dice della fatica di immaginare il tempo della gente non più ritmato a partire da una dinamica religiosa univoca. Nella maggior parte dei casi è un errore partire dal presupposto che i ragazzi maturino tutti nello stesso tempo e abbiano gli stessi ritmi di crescita e di comprensione.

L’IC deve tener conto della graduale maturazione del ragazzo più che del calendario e dell’età. L’età anagrafica dice la tipicità di un’impostazione di cristianità condivisa che non è più così, se è vero che anche in diocesi di Bergamo un bambino su tre non viene battezzato. Anche questo dato deve spingere verso un’impostazione missionaria dell’evangelizzazione.

L’apporto della comunità

Questo valore della missionarietà è bene evidenziato dalla domanda sulle motivazioni che spingono a chiedere il battesimo tra i 6 e i 14 anni. Rispetto al 27,6% che dice di recuperare per motivi contingenti, è interessante notare come il 12,4% lo faccia per un incontro piacevole con la comunità o grazie alla riscoperta della fede da parte della famiglia (7,8%), oppure l’incontro con un testimone di fede (5,9%).

Di fatto, sempre da un adeguato coinvolgimento della comunità dipendono anche le scelte più audaci che riguardano, per esempio, la collocazione dei sacramenti, i quali rimangono nell’ordine più tradizionale. Sull’ordine dei sacramenti rimangono valide le riflessioni teologiche e le opportunità pastorali, per questo non è il caso di parteggiare per nessuna delle soluzioni.

Sta di fatto che, in alcuni casi, si sono avvicinate tra loro le scadenze sacramentali nella volontà di rispettare meglio l’unità. È però rimasta viva l’incoerenza tra la teoria – che indica l’eucaristia e l’inserimento nella comunità come punto di arrivo dell’IC – e la pratica che invece continua a proporre la cresima come ultimo dei sacramenti dell’IC, facendolo sembrare il punto di arrivo del cammino.

L’accompagnamento del clero richiederebbe un differente investimento, per evitare cortocircuiti che limitano le potenzialità della proposta e soprattutto per favorire il riconoscimento del valore generativo dell’IC per la comunità stessa, e quindi anche per il ministero del presbitero.

Al tempo del catecumenato sociologico, la parrocchia non aveva per sé il compito di generare alla fede, ma solo di nutrirla, curarla, renderla coerente. Quello che mancava era solo la dottrina per poter ricevere con coerenza i sacramenti, e l’ora settimanale di catechismo rispondeva a questo impianto.

Oggi si suppone, in una certa misura, che ogni parrocchia sia una comunità viva, capace di attenzione e di integrazione nei confronti dei ragazzi e delle famiglie. Ma forse non sono poche le realtà nelle quali si accusa una stanchezza pastorale, il ripiegamento nella sterile ripetizione di programmi e nell’offerta di servizi, con conseguente perdita della propria capacità generativa.

La stanca ripetitività

Qui ci viene a sostegno la nostra inchiesta, quando leggiamo che le attività principali che si fanno immediatamente prima o dopo gli incontri sono la preghiera in chiesa tutti insieme (44,4%) e la celebrazione della messa (43,1%). Si dà il caso che, in alcune situazioni, si celebrino due messe in contemporanea perché tutti possano partecipare.

Fa nascere qualche interrogativo il fatto che la partecipazione all’eucaristia, da punto di arrivo della maturazione del cammino si trasformi in un ostinato punto di partenza. Si perpetua la tanto discussa situazione nella quale si fa compiere ai bambini quello che gli adulti non fanno più: la partecipazione all’eucaristia domenicale, le confessioni, i momenti di ritiro.

Si rinuncia ad azioni evangelizzatrici generative. Il risultato è una proposta di iniziazione che investe pressoché tutto nel momento catechistico, quindi in una sola parte di ciò che caratterizza un itinerario di iniziazione. Non si investe la stessa energia nell’introduzione alla vita liturgica, all’esperienza di fraternità e all’esercizio della carità.

In altre parole, il processo di rinnovamento, pur partendo dalla preziosa intuizione della comunità come soggetto dell’IC, non ha avuto la forza o la possibilità sufficienti per attrarre dentro il processo anche altri soggetti con una responsabilità diretta, allo scopo di generare una vera iniziazione.

Lo spazio della famiglia

Nei progetti e nelle sperimentazioni si è fatto affidamento al coinvolgimento delle famiglie, e anche la nostra indagine non si esime dal considerare quale impatto e attenzione abbia avuto questo ambito.

Occorre riconoscere che, nella diocesi di Bergamo, non si è dato il via in modo strutturato a un ripensamento dell’IC, per cui  verso la famiglia rimangono stabili le percentuali di iniziative che da sempre si mettono in atto. Troviamo allora: messa domenicale con attenzione alla famiglia 71,9%, riunione all’inizio del cammino 74,5%, riunioni negli anni dei sacramenti 61,4%. Percentuali più basse si riscontrano in catechesi alle famiglie (30,7%), con le famiglie (29,4%) nelle famiglie (13,7%).

Non esiste nulla a livello di percorsi di pastorale post-battesimale (58,9%), una celebrazione all’anno (32,7%); appoggio alle scuole dell’infanzia parrocchiale (20%).

Non vogliamo generalizzare, perché la nostra attenzione è concentrata su un territorio ristretto rispetto all’Italia. Questi dati – e le conoscenze che abbiamo di diverse realtà diocesane – dicono che il rapporto fra la comunità e le famiglie è debole e chiede di essere ulteriormente chiarito. Diversamente, un parroco o un catechista può essere tentato di ritirarsi dalla fatica del coinvolgimento delle famiglie e limitarsi a fare catechesi con i ragazzi.

Le percentuali riportate indicano, inoltre, il permanere della prassi diffusa delle conferenze tenute dal sacerdote a cui pochi genitori partecipano. È importante considerare il dato che il concetto di famiglia non è più univoco e chiede di tenere conto di un intreccio complesso di situazioni eterogenee.

Da quando il venire alla vita non coincide più con il venire alla fede, anche l’identificazione dei soggetti implicati nell’IC è meno scontata. Rimane indiscutibile il fatto che nessuno si dà la fede da sé stesso, ma che l’atto credente prende corpo solo dentro una rete feconda di relazioni. Si tratta di riconoscere se e in quale modo, oggi, sussista quel rapporto tra generazioni entro il quale normalmente si iscrive la trasmissione della fede.

L’epoca contemporanea presenta una progressiva disaffezione dalle istituzioni e da tutto ciò che viene presentato in forme istituzionalizzate. In tale contesto la fede pubblica conosce un processo di elaborazione personale che la rende tutt’altro che inutile o assente, ma così personale e intima da sembrare invisibile.

Rapporti non strutturati

Nelle principali esperienze rinnovate di IC, è costante l’attenzione alla partecipazione attiva dei genitori, per porre rimedio ad una riconosciuta mancanza di dialogo tra la famiglia e la comunità cristiana. Comunità e genitori rimangono sostanzialmente estranei nella prima fase della vita del bambino, dal battesimo all’iscrizione al catechismo.

Solo se la comunità accompagna l’evoluzione della famiglia, si realizza un incontro di interessi e di preoccupazioni, che a volte consente di riannodare i fili di un percorso interrotto dopo il matrimonio. Incontriamo Gesù sollecita a pensare i genitori cristiani come primi educatori alla fede «qualunque situazione essi vivano» (IG 28).

L’obiettivo del coinvolgimento delle famiglie non può essere quello di trasferire a loro l’incapacità delle comunità, quanto di avviare una collaborazione per ridare un ruolo attivo alla famiglia, attraverso modalità differenti e consone alle possibilità di ognuno.

Queste note dicono che c’è spazio per pensare la ministerialità del catechista e dare concretezza alle intuizioni che, in questi anni, sono maturate e poi messe da parte per mancanza di operatori preparati e per mancanza di costanza nel provare e riprovare a creare una tradizione con gradualità. La gradualità significa rispetto delle situazioni in atto, ma anche coraggio operativo, un passo chiama l’altro. Solo se si fa un passo, si può capire come e dove fare quello successivo.

Il percorso rimane aperto e le prospettive ricche di promesse.


[1] Ufficio Catechistico Diocesi di Bergamo, Uno sguardo di prospettiva. Rilettura dell’indagine sull’Iniziazione Cristiana. I dati si possono recuperare dal sito della diocesi. Una valutazione del cammino di rinnovamento dell’Iniziazione Cristiana nella diocesi di Treviso si può trovare nel testo: A. Zanetti, Iniziazione Cristiana e comunità. Criteri per una verifica sul campo, Marcianum Press, Venezia 2022.

[2] Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, EDB, Bologna 2014.

 

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Gli atti raccolgono le relazioni presentate al Convegno Nazionale dei Direttori UCD (30 giugno – 2 luglio 2022) e in appendice il Processo di verifica di “Incontriamo Gesù
14 Dicembre 2022

«La catechesi non può essere come un’ora di scuola, ma è un’esperienza viva della fede che ognuno di noi sente il desiderio di trasmettere alle nuove generazioni». Papa Francesco ha consegnato questo orizzonte ai partecipanti al Congresso internazionale dei catechisti il 10 settembre 2022.

Risaltano tre parole preziose: esperienza, desiderio e generazioni. Sono le parole che ritroviamo abbondantemente richiamate e approfondite anche in questo agile strumento, che con gioia consegniamo idealmente alle Chiese locali. La prima parte raccoglie gli interventi del Convegno dal titolo Catechista testimone credibile, che si è svolto a Roma dal 30 giugno al 2 luglio 2022 e che ha visto la partecipazione dei Direttori degli Uffici Catechistici diocesani e regionali; la seconda parte raccoglie invece una serie di contributi, che consentono di fare una verifica pastorale degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi Incontriamo Gesù a quasi dieci anni dalla sua pubblicazione avvenuta nel 2014.

Vai alla pagina dedicata al Processo di verifica di Incontriamo Gesù

I ministeri istituiti a servizio della comunità. Lettori, accoliti, catechisti

Pensando di fare cosa gradita vi inviamo il programma di questo corso.

I Ministeri istituiti a servizio della comunità

 

Può essere utile per preti, diaconi, laici e laiche per una visione introduttiva del tema in tempo di discernimento pastorale. Così pure può essere importante per la formazione di quei laici e laiche che sono stati indicati dalle parrocchie/diocesi per questi ministeri.

 

 

I ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista

Pubblicata il documento della Cei per inserire il tema dei ‘ministeri istituiti’ all’interno del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia

Recependo gli interventi di papa Francesco con i due motu proprio “Spiritus Domini” e “Antiquum Ministerium”, entrambi emanati nel 2021, la Conferenza Episcopale Italiana ha elaborato una Nota per orientare la prassi concreta delle Chiese di rito latino che sono in Italia sui ministeri istituiti del lettore, dell’accolito, del catechista.

Il documento, pubblicato oggi, è introdotto da una breve presentazione firmata dai due vescovi presidenti delle Commissioni episcopali direttamente competenti sul tema: Franco Giulio Brambilla di Novara (dottrina della fede, annuncio, catechesi) e Gianmarco Busca di Mantova (liturgia).

Con questa Nota spiegano i due presuli, la Cei “intende inserire il tema dei ‘ministeri istituiti’ all’interno del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, in modo che possa diventare anche un’opportunità per rinnovare la forma Ecclesiae in chiave più comunionale”. Il Cammino sinodale costituirà così “un luogo ideale di verifica anche sulla effettiva ricaduta dei nuovi ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista nella prassi ecclesiale”.

Concretamente la Nota – che è ad experimentum per il prossimo triennio – precisa che il lettore: proclama la Parola di Dio nell’assemblea liturgica, in primis nella celebrazione eucaristica; potrà avere un ruolo anche nelle diverse forme liturgiche di celebrazione della Parola, della liturgia delle Ore e nelle iniziative di (primo) annuncio. Prepara l’assemblea ad ascoltare e i lettori a proclamare i brani biblici, anima “momenti di preghiera e di meditazione (lectio divina) sui testi biblici”, accompagna “i fedeli e quanti sono in ricerca all’incontro vivo con la Parola”.

L’accolito invece è colui che serve all’altare, coordina il servizio della distribuzione della Comunione nella e fuori della celebrazione dell’Eucaristia, in particolare alle persone impedite a partecipare fisicamente alla celebrazione. Anima inoltre l’adorazione e le diverse forme del culto eucaristico.

Il catechista infine cura l’iniziazione cristiana di bambini e adulti, e accompagna quanti hanno già ricevuto i sacramenti nella crescita di fede. Può “coordinare, animare e formare altre figure ministeriali laicali all’interno della parrocchia, in particolare quelle impegnate nella catechesi e nelle altre forme di evangelizzazione e cura pastorale”.

La Cei, spiega poi la Nota, ha scelto di conferire il “ministero istituito” del/la catechista a una o più figure di coordinamento dei catechisti dell’iniziazione cristiana dei ragazzi e a coloro che in modo più specifico svolgono il servizio dell’annuncio nel catecumenato degli adulti. Non solo. Secondo “la decisione prudente del vescovo e le scelte pastorali della diocesi”, il/la catechista “può anche essere, sotto la moderazione del parroco, un referente di piccole comunità (senza la presenza stabile del presbitero) e può guidare, in mancanza di diaconi e in collaborazione con lettori e accoliti istituiti, le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero e in attesa dell’Eucaristia”.

La Nota stabilisce che i candidati ai “ministeri istituiti” possono essere uomini e donne: devono avere almeno 25 anni ed essere persone “di profonda fede, formati alla Parola di Dio, umanamente maturi, partecipi alla vita della comunità cristiana, capaci di instaurare relazioni fraterne e di comunicare la fede sia con l’esempio che con la parola”.

Saranno istituiti dal vescovo dopo un tempo di formazione di almeno un anno da parte di una equipe di esperti. I percorsi formativi saranno stabiliti dai vescovi. Al termine della fase di discernimento vocazionale e di formazione, i candidati saranno istituiti con il rito liturgico previsto dal Pontificale Romano. Il mandato verrà conferito per un primo periodo di cinque anni, rinnovabile previa verifica del vescovo.

I ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista

di Conferenza Episcopale Italiana

Presentazione

La presente Nota ha lo scopo di recepire gli interventi di Papa Francesco (il motu proprio Spiritus Domini e il motu proprio Antiquum ministerium) per orientare la prassi concreta delle Chiese di rito latino che sono in Italia sui ministeri istituiti, sia del Lettore e dell’Accolito (per i quali si attende la revisione dei riti di istituzione da parte della Congregazione per il Culto Divino), sia del Catechista.

Con questa Nota, inoltre, la Conferenza Episcopale Italiana intende inserire il tema dei «ministeri istituiti» all’interno del cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, in modo che possa diventare anche un’opportunità per rinnovare la forma Ecclesiae in chiave più comunionale.

Il Cammino sinodale costituirà così un luogo ideale di verifica anche sulla effettiva ricaduta dei nuovi ministeri istituiti del Lettore, dell’Accolito e del Catechista nella prassi ecclesiale.

Per questo la presente Nota, approvata dalla 76ª Assemblea Generale e integrata dal Consiglio Episcopale Permanente con le indicazioni emerse in sede assembleare, è ad experimentum per il prossimo triennio.

Il Consiglio Permanente determinerà le modalità di verifica e di approfondimento del tema.

Roma, 5 giugno 2022, Solennità di Pentecoste

Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara,
Presidente della Commissione Episcopale
per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi

Gianmarco Busca, Vescovo di Mantova,
Presidente della Commissione Episcopale per la liturgia


Nota per orientare la prassi concreta delle Chiese di rito latino che sono in Italia sui ministeri istituiti del Lettore, dell’Accolito, del Catechista

«Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune» (1Cor 12,4-7).

L’apostolo Paolo, dinanzi alla vitalità della comunità di Corinto, articola in modo trinitario carismi, ministeri e attività riferendoli rispettivamente allo Spirito, a Cristo Signore e al Padre, senza dare una definizione e un ordine preciso nel successivo elenco dei carismi. Tuttavia, egli indica due coordinate per il discernimento ecclesiale: da una parte, pone il primato dell’azione dell’unico Spirito, che distribuisce i suoi doni come vuole; dall’altra, pone il valore dell’edificazione dell’intera comunità.

1. I due motu proprio di Papa Francesco

Entro questo orizzonte, che è insieme storico-salvifico ed ecclesiale, vocazionale e ministeriale, vanno collocati i documenti relativi ai ministeri del Lettore, dell’Accolito e del Catechista recentemente promulgati da Papa Francesco.

Nella scia del Concilio Vaticano II, già Paolo VI aveva voluto rivedere la prassi della Chiesa latina relativa agli ordini sacri come era stata formulata dal concilio di Trento. Il Concilio Vaticano II aveva disposto che «il ministero divinamente istituito venisse esercitato in ordini diversi da coloro che già in antico venivano chiamati vescovi, presbiteri e diaconi» (Lumen gentium, n. 28). In linea con quella decisione, il motu proprio Ministeria quaedam (15 agosto 1972) abolì gli «ordini minori» dell’Ostiario, dell’Esorcista, del Lettore e dell’Accolito, e l’ordine maggiore del Suddiacono, che erano conferiti in vista dell’ordinazione sacerdotale, configurando quelli del Lettore e dell’Accolito come «ministeri istituiti», non più considerati come riservati ai candidati al sacramento dell’Ordine.

A distanza di cinquant’anni, Papa Francesco ha promulgato il motu proprio Spiritus Domini (10 gennaio 2021), con il quale ha superato il vincolo di Ministeria quaedam che «riservava il Lettorato e l’Accolitato ai soli uomini» e ha disposto l’inclusione delle donne nei ministeri laicali/battesimali con la modifica del can. 230 § 2 del Codice di Diritto Canonico, accompagnando la decisione con la Lettera al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede circa l’accesso delle donne ai ministeri del Lettorato e dell’Accolitato.

Papa Francesco ha inoltre promulgato il motu proprio Antiquum ministerium (10 maggio 2021), sull’istituzione del ministero del Catechista per la Chiesa universale. La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha fatto seguire poi una Lettera ai Presidenti delle Conferenze dei vescovi sul Rito di istituzione dei Catechisti (13 dicembre 2021), con in allegato il rito corrispondente.

I due motu proprio consentono di far maturare una visione più articolata della ministerialità e del servizio ecclesiale, rendendo sempre più evidente quell’indispensabile apporto della donna, di cui Papa Francesco aveva già scritto, invitando di conseguenza ad «allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa» (Evangelii gaudium, n. 103). Il fatto che i tre ministeri istituiti siano ora esercitati anche da donne rende ancor più evidente che la cura della Chiesa nei confronti dei suoi figli, soprattutto di quanti si trovano in condizioni di difficoltà, è compito condiviso da tutti i fedeli, uomini e donne.

2. I ministeri istituiti nella Chiesa

«I ministeri istituiti hanno il loro fondamento teologico nella realtà della Chiesa come comunione di fede e di amore, espressa nei grandi documenti del Vaticano II. […] Ogni ministero è per l’edificazione del corpo del Signore e perciò ha riferimento essenziale alla Parola e all’Eucaristia fulcro di tutta la vita ecclesiale ed espressione suprema della carità di Cristo, che si prolunga nel “sacramento dei fratelli”, specialmente nei piccoli, nei poveri e negli infermi, nei quali Cristo è accolto e servito» (Premesse CEI al Rito di istituzione, 1 e 3).

Come ogni ministero nella Chiesa, anche i ministeri istituiti sono contraddistinti da soprannaturalità di origine, ecclesialità di fine e di contenuto, stabilità di prestazione, pubblicità di riconoscimento (cf. Evangelizzazione e ministeri, n. 68).

Il «ministero ordinato», conferito con il sacramento dell’Ordine ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, è costitutivo per la vita della Chiesa (cf. Lumen gentium 28). Fin dall’inizio, accanto ai ministri ordinati sorsero figure ministeriali che svolgevano servizi diversi a favore della comunità cristiana. Progressivamente questi ministeri furono confinati nel solo ambito liturgico e inquadrati in un sistema clericale quali ordini minori che, all’interno di un percorso ascendente, conducevano al sacerdozio ministeriale. Si tratta oggi di riscoprire il loro fondamento battesimale, radice dei «ministeri istituiti» e dei tanti ministeri di fatto che la Chiesa è chiamata a discernere per un servizio adeguato al popolo di Dio. Infatti, nel corso della storia, con il continuo mutare delle situazioni ecclesiali, sociali, culturali, l’esercizio di tali servizi nella Chiesa assume forme differenti.

due documenti Ministeria quaedam e Spiritus Domini hanno configurato i «ministeri istituiti» del Lettorato e dell’Accolitato, Antiquum ministerium il ministero del Catechista, come possibili forme della ministerialità ecclesiale. Esse riguardano coloro che, avendo ricevuto il Battesimo e la Confermazione ed essendo dotati di un particolare carisma per il bene comune della Chiesa, dopo un adeguato cammino di discernimento e preparazione, vengono istituiti dal Vescovo Lettori, Accoliti o Catechisti, con un apposito rito liturgico. La conformazione a Cristo e la comune radice battesimale e crismale pongono i ministeri nella Chiesa, ciascuno a suo modo, a servizio della configurazione del suo corpo ecclesiale e della trasmissione del Vangelo, in vista dell’unica missione ecclesiale. «Ciascun ministero istituito ha un suo inserimento specifico nella Chiesa locale, come manifestazione autentica della molteplice iniziativa dello Spirito che riempie e vivifica il corpo di Cristo» (Premesse CEI al Rito di istituzione, n. 1).

I ministeri istituiti trovano la loro radice nei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Lettori e Accoliti sono battezzati la cui identità è qualificata nel Rito di istituzione per un servizio ecclesiale nella liturgia, in particolare alla mensa sia della Parola che del Pane (cf. Dei Verbum, n. 21) da cui scaturisce l’impegno stesso della vita cristiana. I Catechisti sono battezzati la cui identità è qualificata nel Rito di istituzione per vivere più intensamente lo spirito apostolico e servire l’annuncio e la maturazione della fede della comunità cristiana. «Ne consegue che l’opera del ministro non si rinchiude entro l’ambito puramente rituale, ma si pone dinamicamente al servizio di una comunità che evangelizza e si curva come il buon samaritano su tutte le ferite e le sofferenze umane» (Premesse CEI al Rito di istituzione, n. 3)

Il Lettore, l’Accolito e il Catechista vengono istituiti in modo permanente e stabile e assumono, da laici e laiche, un ufficio qualificato all’interno della Chiesa (cf. I ministeri nella Chiesa, n. 5); dopo il rito, il Vescovo conferisce a ciascun ministro istituito un mandato per l’esercizio concreto del ministero.

Di seguito vengono richiamate le indicazioni essenziali circa l’identità e i compiti di questi ministeri.

3. Identità e compiti dei tre ministeri

(a) Il Lettorato

Identità. Il Lettore è istituito per l’ufficio, a lui proprio, di proclamare la parola di Dio nell’assemblea liturgica (cf. Ministeria quaedam, n. 5). In particolare, a partire da un assiduo ascolto delle Scritture, richiama la Chiesa intera alla presenza di Gesù, Parola fatta carne, giacché come afferma la costituzione liturgica «è Cristo che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura» (cf. Sacrosanctum Concilium, n. 7).

Compiti. Il compito del Lettore si esplica in prima istanza nella celebrazione liturgica, in particolare quella eucaristica, perché sia evidente che la proclamazione della Parola è il luogo sorgivo e normativo dell’annuncio. Al Lettore è affidato il compito di preparare l’assemblea ad ascoltare e i lettori a proclamare con competenza e sobria dignità i passi scelti per la liturgia della Parola. Il Lettore/Lettrice potrà avere un ruolo anche nelle diverse forme liturgiche di celebrazione della Parola, della liturgia delle Ore e nelle iniziative di (primo) annuncio verso i lontani. A questo si aggiunge il compito più ampio di animare momenti di preghiera e di meditazione (lectio divina) sui testi biblici, con una particolare attenzione anche alla dimensione ecumenica. In generale, egli/ella è chiamato/a ad accompagnare i fedeli e quanti sono in ricerca all’incontro vivo con la Parola, fornendo chiavi e metodi di lettura per la sua retta interpretazione e la sua fecondità spirituale e pastorale.

(b) L’Accolitato

Identità. L’Accolito è istituito per il servizio al corpo di Cristo nella celebrazione eucaristica, memoriale della Cena del Signore, e al corpo di Cristo, che è il popolo di Dio, soprattutto i poveri e gli infermi (cf. Rito di Istituzione degli Accoliti, n. 29). In particolare richiama la presenza di Cristo nell’Eucaristia della Chiesa, per la vita del mondo.

Compiti. Compito dell’Accolito è servire all’altare, segno della presenza viva di Cristo in mezzo all’assemblea, là dove il pane e il vino diventano i doni eucaristici per la potenza dello Spirito Santo e dove i fedeli nutrendosi dell’unico pane e bevendo all’unico calice, diventano in Cristo un solo Corpo. A lui/lei è affidato anche il compito di coordinare il servizio della distribuzione della Comunione nella e fuori della celebrazione dell’Eucaristia, di animare l’adorazione e le diverse forme del culto eucaristico, che irradiano nel tempo il ringraziamento della Chiesa per il dono che Gesù ha fatto del suo corpo dato e del suo sangue versato. A questo si aggiunge il compito più ampio di coordinare il servizio di portare la comunione eucaristica a ogni persona che sia impedita a partecipare fisicamente alla celebrazione per l’età, per la malattia o per circostanze singolari della vita che ne limitano i liberi movimenti. In questo senso, l’Accolito è ministro straordinario della Comunione e a servizio della comunione che fa da ponte tra l’unico altare e le tante case.

(c) Il Catechista

Identità. Il Catechista, in armonica collaborazione con i ministri ordinati e con gli altri ministri, istituiti e di fatto, si dedica al servizio dell’intera comunità, alla trasmissione della fede e alla formazione della mentalità cristiana, testimoniando anche con la propria vita il mistero santo di Dio che ci parla e si dona a noi in Gesù. Il ministero del Catechista richiama la presenza nella Chiesa e nel mondo del Signore Gesù, che per l’opera dello Spirito Santo chiama ogni uomo alla salvezza, rendendolo nuova creatura in Cristo (cf. 2Cor 5,17), servo del Regno di Dio nella Chiesa.

Compiti. Compito del Catechista è formare alla vita cristiana, attingendo alla Sacra Scrittura e alla Tradizione della Chiesa. In primo luogo, questo compito si esplica nella cura della catechesi per l’iniziazione cristiana, sia dei bambini che degli adulti. A questo si aggiunge anche l’ufficio più ampio di accompagnare quanti hanno già ricevuto i sacramenti dell’iniziazione nella crescita di fede nelle varie stagioni della loro vita. È il ministro che accoglie e accompagna a muovere i primi passi nell’esperienza dell’incontro con la persona di Cristo e nel discepolato quanti esprimono il desiderio di una esperienza di fede, facendosi così missionario verso le periferie esistenziali. Infine, a lui/lei può essere chiesto di coordinare, animare e formare altre figure ministeriali laicali all’interno della parrocchia, in particolare quelle impegnate nella catechesi e nelle altre forme di evangelizzazione e nella cura pastorale. Tra le possibilità indicate dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, la Conferenza episcopale italiana sceglie di conferire il «ministero istituito» del/la Catechista a una o più figure di coordinamento dei catechisti dell’iniziazione cristiana dei ragazzi (cf. n. 9) e a coloro che «in modo più specifico svolgono il servizio dell’annuncio» nel catecumenato degli adulti (cf. n. 10). Il Catechista, secondo la decisione prudente del Vescovo e le scelte pastorali della Diocesi, può anche essere, sotto la moderazione del parroco, un referente di piccole comunità (senza la presenza stabile del presbitero) e può guidare, in mancanza di diaconi e in collaborazione con Lettori e Accoliti istituiti, le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero e in attesa dell’Eucaristia.

In questo modo, tra l’altro, potrà essere sempre più evidente la corresponsabilità in ambito pastorale tra ministri ordinati e ministri istituiti, perché si realizzi quanto affermato da Lumen gentium: «Che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, all’opera comune» (n.30).

4. La formazione ai ministeri istituiti

Ogni ministero istituito possiede una connotazione vocazionale: «È il Signore che suscita i ministeri nella comunità e per la comunità» (Premesse CEI al Rito di istituzione, n. 2). Il servizio nella Chiesa non si configura come una professione, né come una carica onorifica: si tratta piuttosto di assimilare i tratti del Maestro, che è non è venuto per essere servito ma per servire (cf. Mc 10,45).

Il Signore chiama chiunque è istituito in uno di questi ministeri a mettere a disposizione tutto se stesso, «stabiliter» (can. 230 § 1 del Codice di Diritto Canonico), per l’edificazione dei fratelli. Le comunità con i loro presbiteri presentano i candidati, i quali saranno istituiti dal Vescovo dopo un tempo di adeguato accompagnamento e formazione da parte di una équipe di esperti. Il Vescovo infatti in primo luogo riconosce tale vocazione e ne valuta l’utilità per un servizio determinato all’interno della realtà ecclesiale locale; in un secondo tempo li istituisce con il rito liturgico proprio; infine, con un atto giuridico, conferisce il mandato per quel ministero specifico.

Ai ministeri istituiti di Lettore, Accolito e Catechista possono accedere uomini e donne che manifestano la loro disponibilità, secondo i seguenti criteri di discernimento: siano persone di profonda fede, formati alla Parola di Dio, umanamente maturi, attivamente partecipi alla vita della comunità cristiana, capaci di instaurare relazioni fraterne, in grado di comunicare la fede sia con l’esempio che con la parola, e riconosciuti tali dalla comunità, nelle forme e nei modi che il Vescovo riterrà opportuni.

I Vescovi stabiliscano percorsi formativi idonei per conseguire tre finalità essenziali: aiutare nel discernimento sulla idoneità intellettuale, spirituale e relazionale dei candidati; perfezionare la formazione in vista del servizio specifico, con la pratica di attività pastorali adeguate; consentire un aggiornamento biblico, teologico e pastorale continuo di quanti hanno già ricevuto il mandato per un ministero. Tali percorsi formativi possono essere svolti con l’ausilio di istituzioni accademiche esistenti nel territorio come gli Istituti di Teologia e di Scienze Religiose. Il supporto di tali istituzioni renderà più agevole il compito di strutturare piani di formazione, che prevedano non solo lezioni frontali, ma anche seminari e stage in situ. Infine, per quanto concerne il tempo di formazione, si preveda almeno un anno con la guida di un’equipe diocesana, che potrà continuare la formazione nei primi tempi dell’esercizio del ministero.

Ai Pastori è chiesto di sensibilizzare la comunità cristiana a lasciar emergere quei doni dello Spirito, che possono diventare effettivi ministeri laicali. La cura dei nuovi ministeri apre la possibilità concreta di ridisegnare il volto delle comunità cristiane. Il Cammino sinodale in corso nelle Chiese che sono in Italia è un’occasione propizia, perché la ricezione dei ministeri nelle singole Chiese locali avvenga in forma sinodale. In tal modo si potrà creare lo spazio per nuove figure capaci di mettere in moto una percezione più dinamica dell’annuncio del Vangelo, con la ricchezza di nuovi volti ed esperienze differenziate.

5. Il Rito di istituzione e il mandato

Al termine della fase di discernimento vocazionale e di formazione di base, il/la candidato/a viene istituito/a con il rito liturgico previsto dal Pontificale Romano. Come afferma la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nel caso dei Catechisti istituiti, «definire tale ministero come stabile, oltre ad esprimere il fatto che nella Chiesa esso è “stabilmente” presente, significa anche affermare che i laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere istituiti in modo stabile (come i Lettori e gli Accoliti) al ministero di Catechista: ciò avviene mediante il Rito di istituzione che, pertanto, non può essere ripetuto» (Lettera ai presidenti delle Conferenze dei Vescovi sul Rito di istituzione dei Catechisti, n. 3). Il rito liturgico mostra così non solo che il Pastore riconosce nel candidato una vocazione ad un servizio ecclesiale, ma che l’intera comunità è lieta di accogliere e sostenere il nuovo ministro nella sua missione. I ministri istituiti si inseriscono così a pieno titolo nel grembo della Chiesa locale, da cui sono generati a servizio del popolo di Dio.

Per quanto riguarda l’età dell’ammissione, si conferma quanto scritto già nel documento della Conferenza Episcopale Italiana, I ministeri nella Chiesa, pubblicato nel 1973, che al n. 9 stabiliva il limite di 21 anni, poi innalzato a 25 anni nella delibera n. 21 del 18 aprile 1985.

Come affermato nella Lettera della Congregazione per il Culto Divino sopra citata, «l’esercizio del ministero può e deve essere regolato nella durata, nel contenuto e nelle modalità dalle singole Conferenze episcopali secondo le esigenze pastorali» (n. 3). Il mandato per l’esercizio concreto del ministero viene conferito per un primo periodo di cinque anni, seguito da una verifica compiuta dal Vescovo insieme con un’equipe preposta a questo. Alla luce di tale verifica si potrà rinnovare il mandato per l’esercizio del ministero, tenendo conto del cambiamento delle condizioni di vita del ministro istituito e delle esigenze ecclesiali in continuo mutamento.

I ministri istituiti «non saranno semplici esecutori delle indicazioni dei presbiteri e dei diaconi, ma veri animatori di assemblee presiedute dal pastore d’anime, promotori della corresponsabilità nella Chiesa e dell’accoglienza di quanti cercano di compiere un itinerario di fede, evangelizzatori nelle varie situazioni ed emergenze di vita, interpreti della condizione umana nei suoi molteplici aspetti (cf. Apostolicam actuositatem, n. 24). Essi renderanno presente alla comunità le attese e le aspirazioni degli uomini del nostro tempo e insieme saranno un segno autentico della presenza della Chiesa nelle famiglie, nei luoghi di studio e di lavoro e sulle strade del mondo (cf. Apostolicam actuositatem, n13)» (Premesse CEI al Rito di istituzione, n. 5).

14 luglio 2022 – Settimana News

STORIA DELLA CATECHESI

PRESENTAZIONE – EDITRICE LAS

Presso l’Aula Don J. E. Vecchi, il 12 maggio, alle ore 15.00, l’Istituto di Catechetica della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, ha organizzato la presentazione della “Storia della catechesi”, in quattro volumi, della Collana “Catechetica, Educazione e Religione”, edita dalla LAS.

Murawski Roman, Storia della Catechesi. 1, Età Antica

La Rosa Luigi, Storia della Catechesi. 2. Dire Dio nel Medioevo

Btaido Pietro, Storia della Catechesi. 3. Dal “tempo delle Riforme” all’età degli imperialismi

Biancardi Giuseppe – Gianetto Ubaldo, Storia della Catechesi. 4. Il movimento catechistico

antica (2021).

L’incontro, seguito di presenza e online, ha visto la partecipazione di allievi ed exallievi dell’Istituto e cultori di storia della Chiesa, della Congregazione Salesiana e della catechesi.

 

Dopo il saluto del Decano FSE Prof. Antonio Dallagiulia, sono intervenuti il prof. Angelo Giuseppe Dibisceglia, docente di Storia della Chiesa, il prof. José María Pérez Navarro, fsc, catecheta e direttore della Rivista “Sinite”, i due autori viventi il prof. Giuseppe Biancardi sdb, coautore con Ubaldo Gianetto, del volume sulla catechesi contemporanea (2015) e il prof. Luigi La Rosa, autore del volume sulla catechesi medioevale (2022).

Ha moderato l’incontro il prof. Giuseppe Ruta.

Sono stati ricordati anche i salesiani autori deceduti: oltre a Ubaldo Gianetto, Pietro Braido, autore del volume sulla catechesi moderna (2014), e Roman Murawski, autore del volume sulla catechesi antica (2021).

A conclusione i vari relatori hanno potuto rispondere ad alcuni interrogativi suscitati dalla presentazione e il Direttore, Ubaldo Montisci ha, infine, ringraziato relatori e intervenuti, richiamando quanto detto: si tratta di un unicum nel panorama degli studi storici e catechetici, un’opera rilevante di 2256 pagine (è questo il totale dei quattro volumi) che documentano il profilo genetico della catechesi dalle origini alla contemporaneità.

L’incontro, durato due ore, è stato il modo di recuperare la memoria di questo “antiquum ministerium”, come l’ha definito Papa Francesco nel motu proprio del 10 maggio 2021 scorso, un’opportunità preziosa di riflessione per un rilancio della catechesi per l’oggi e il futuro.

A partire e non a prescindere dalle radici della storia.

 

I volumi presentati:

 

 

Alcuni scatti dell’evento:

 

 

http://rivistadipedagogiareligiosa.unisal.it/?p=24371

Vademecum del direttorio per la catechesi

di Catherine ChevalierHenri Derroitte

 

Editore: Elledici

Collana: Strumenti per la catechesi

Data di Pubblicazione: dicembre 2021

EAN:9788801067675

ISBN:8801067674

Pagine:96

 

Descrizione del libro

Il Direttorio per la catechesi pubblicato nel 2020 è un testo molto autorevole che guiderà la catechesi nei prossimi anni e che ha bisogno di essere studiato e approfondito. Questo testo è un aiuto alla riflessione per i parroci, i responsabili della catechesi e i singoli catechisti. Dopo una breve introduzione sul cammino storico che ha portato alla elaborazione dei primi direttori per la catechesi, e sulle ragioni che hanno portato alla terza redazione del Direttorio, gli autori propongono 12 capitoli per altrettante tematiche fondamentali, quali la rivelazione e la sua trasmissione, l’identità della catechesi, la figura del catechista, la sua formazione, la pedagogia della fede, la metodologia anche di fronte agli scenari culturali contemporanei… Ogni capitolo presenta una breve introduzione, le idee principali del Direttorio, alcune riflessioni e approfondimenti e le applicazioni pratiche. Infine alcune domande per riflettere personalmente o nel gruppo dei catechisti. Presentazione Valter Rossi.

 

Papa Francesco conferisce il ministero a lettori e catechisti

La novità di questa terza volta è che stata che il Pontefice ha conferito il ministero ai Lettori e ai Catechisti, anche alle donne, oltre che agli uomini, provenienti da diverse parti del mondo.

«Si tratta forse dell’atto più significativo di questa terza edizione – è il commento del domenicano e biblista Paolo Garuti – perché come recita il motu proprio Antiquum Ministerium verrà conferito il ministero del catechista ai fedeli laici, uomini e donne. La celebrazione odierna ci aiuterà a capire il ruolo centrale del catechista nella vita della Chiesa. E i gesti che compirà questa mattina papa Francesco ci permetteranno di comprendere che la Bibbia non è un appannaggio del clero o dei religiosi: la Scrittura è il tesoro comune della comunità cristiana».

Francesco ha regalato ai fedeli presenti un commento dei Padri della Chiesa sui capitoli 4 e 5 del Vangelo di Luca (Edizioni San Paolo).

​«La Sacra Scrittura non è un appannaggio del clero e dei religiosi»

Hanno partecipato alla celebrazione presieduta dal Vescovo di Roma anche due persone provenienti dall’Amazzonia a ricevere il ministero di catechista .

A questo proposito lo studioso, classe 1955, che è docente di esegesi del Nuovo Testamento alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino meglio conosciuta come “Angelicum” di Roma e all’École Biblique di Gerusalemme, si sofferma su un aspetto particolare di cui è stato indiretto testimone durante la celebrazione del Sinodo sull’Amazzonia nell’ottobre 2019 in Vaticano.

«Proprio in quei giorni – è il ricordo – ebbi l’occasione di confrontarmi con una signora proveniente dall’Amazzonia che aveva portato la sua voce al Sinodo. Ella presta il suo ministero in una parrocchia fondata da noi domenicani a cui era succeduto un prete che aveva lasciato come suo ultimo segno di continuità per questa comunità la Bibbia al padre di questa donna. In un’autentica trasmissione della fede quella Sacra Scrittura fu consegnata, prima di morire, dal padre alla figlia. Oggi questa signora è la catechista che spiega la Bibbia ai “suoi” parrocchiani».

Un appuntamento quello di oggi che può rappresentare l’occasione per tutta la comunità dei credenti per scoprire l’importanza del Nuovo come dell’Antico Testamento. «Celebrando questa terza giornata interamente dedicata alla Parola – è l’argomentazione dello studioso – mi auguro che tutte le diocesi italiane si sentiranno più stimolate a preparare e a formare meglio i catechisti che non sono semplicemente dei “tappabuchi” perché manca il prete. Proprio come oggi si preparano i diaconi con una formazione ad hoc anche per queste persone bisognerà costruire dei percorsi formativi: essi sono destinati a divenire dei protagonisti nella vita della Chiesa in particolare nell’istruzione della Sacra Scrittura».

Una domenica quella di oggi grazie anche alla Lettera apostolica Aperuit Illis (che fu pubblicata a settembre del 2019 a 1600 anni della morte di un grande esegeta come san Girolamo) che a giudizio di padre Garuti fa parte di un lungo percorso in cui la Parola di Dio ha sempre preso più spazio e cittadinanza nella vita liturgica corrente delle nostre parrocchie.

Grazie anche al recente magistero dei Papi da Pio XII a Francesco ma anche al Vaticano II con la Costituzione dogmatica Dei Verbum. «Esiste a mio giudizio un filo rosso di continuità di questa Lettera di papa Bergoglio con l’enciclica di Pio XII la Divino Afflante Spiritu (1943) che rappresentò una rivoluzione per noi biblisti per l’apertura ai generi letterari o la bellissima esortazione apostolica di Benedetto XVI la Verbum Domini (2010). Dentro a questo percorso incominciato decenni fa nel solco del Vaticano II si è rimessa – come era successo con la Riforma protestante e che fu una della cause della rottura con la Chiesa di Roma – in un certo senso la Bibbia nelle mani dei fedeli. Basti pensare che una volta l’unico accesso diretto per i ragazzi alla Scrittura erano le sezioni bibliche del Catechismo di san Pio X. La Parola di Dio soprattutto quella del Nuovo Testamento che è fondamentale per tutte le Confessioni cristiane è tornata così al centro della predicazione e della catechesi».

Un suo augurio finale? «Approfittiamo di eventi come questi per imparare a entrare correttamente nella predicazione della Parola di Dio e anche a porre un argine all’uso distorto che spesso se ne fa da parte dei social e dei new media dove spesso imperversano interpretazioni fondamentaliste e spiritualmente vuote della Bibbia».

Filippo Rizzi sabato 22 gennaio 2022

 

alcune foto dell’evento:

I catechisti – Il Video del Papa 12 – Dicembre 2021

Ti ricordi di quando andavi a catechismo?

Forse all’epoca non te ne rendevi conto, ma – come ci dice il Papa nel suo video di dicembre – “i catechisti hanno una missione insostituibile nella trasmissione della fede”. Per dirla con Francesco, “essere catechisti significa che una persona ‘è catechista’, non che ‘lavora come catechista’. È tutto un modo di essere, e servono buoni catechisti che siano allo stesso tempo accompagnatori e pedagoghi”. In molti luoghi del mondo, “l’evangelizzazione è fondamentalmente nelle mani di un catechista”. Pensa, allora, quanto è importante la loro missione. Questo video è per te e per i catechisti che conosci. “I catechisti hanno una missione insostituibile nella trasmissione e nell’approfondimento della fede. Il ministero laicale del catechista è una vocazione, è una missione. Essere catechisti significa che una persona “è catechista”, non che “lavora come catechista”. È tutto un modo di essere, e servono buoni catechisti che siano allo stesso tempo accompagnatori e pedagoghi. C’è bisogno di persone creative che annuncino il Vangelo, ma che lo annuncino non dico in sordina, ma nemmeno strombazzandolo: lo annuncino piuttosto con la loro vita, con mitezza, con un linguaggio nuovo e aprendo strade nuove. In tante diocesi, in tanti continenti, l’evangelizzazione è fondamentalmente nelle mani di un catechista. Rendiamo grazie ai catechisti, alle catechiste, per l’entusiasmo interiore con cui vivono questa missione al servizio della Chiesa. Preghiamo insieme per i catechisti, chiamati ad annunciare la Parola di Dio, affinché ne siano testimoni con coraggio e creatività, con la forza dello Spirito Santo, con gioia e con molta pace”.

Se vuoi vedere altri video sulle intenzioni di preghiera del Papa, li trovi sul sito https://thepopevideo.org/?lang=it

Rete Mondiale di Preghiera del Papa (Apostolato della Preghiera) https://www.popesprayer.va/it/

 

Con la collaborazione di Vatican Media https://www.vaticannews.va/it.html

“Artigiani di comunità”. Linee guida per la catechesi in Italia

E’ possibile scaricare il testo che sarà presentato ufficialmente venerdì 24 settembre nel corso di un evento online organizzato dall’UCN
8 Settembre 2021

È online “Artigiani di comunità”, il Documento elaborato dall’Ufficio Catechistico Nazionale (UCN) che offre le linee guida per la catechesi in Italia per l’anno pastorale 2021-2022. In una fase ancora segnata dalla pandemia, non si tratta “solo di definire nuovi strumenti di cui pur avvertiamo l’urgenza e il bisogno”, ma soprattutto di “ritornare a ciò che è essenziale: lasciarsi incontrare dal Dio della vita, che non smette di cercare la sua creatura amata”, spiega nell’introduzione il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI. “Ora – sottolinea – è tempo di non procedere più da soli. Servono coralità, fraternità, decisioni condivise perché la proposta di annuncio e di catechesi non resti schiava di un modello sbiadito, abitudinario e opaco”.

Il Documento vuole essere dunque “il segno di una comunità che coraggiosamente cerca di riflettere su se stessa per condividere con credibilità ciò che la fa essere un ‘noi ecclesiale’”, rileva Mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’UCN e Sottosegretario della CEI, che auspica nei territori “un discernimento sulla realtà pastorale e sociale per rigenerare percorsi catechistici utili alla costruzione di quella ekklesia che è il segno concreto e permanente della presenza di Dio in mezzo a noi”.

Alla luce del discorso rivolto da Papa Francesco il 30 gennaio scorso, in occasione del 60° anniversario dell’UCN, il testo offre approfondimenti sulla catechesi e sulla figura del catechista. Tra questi figurano i contributi del Cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, di Mons. Erio Castellucci, Arcivescovo Abate di Modena – Nonantola, Vescovo di Carpi e Vice Presidente della CEI, e di Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara e Presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Non manca una sintesi di come è stato vissuto, a livello diocesano e regionale, il secondo anno di pandemia, arricchita da alcune riflessioni sullo stile e sulle modalità per un rilancio efficace e creativo.

Il testo sarà presentato venerdì 24 settembre nel corso di un evento online che sarà trasmesso in streaming sul canale Youtube e sulla pagina Facebook della CEI.

Il Papa: non è più il tempo del catechista “fai-da-te”, ora diventa un servizio ufficiale

Annunciato per l’11 maggio un Motu proprio di Francesco che istituisce il ministero dei cristiani annunciatori del Vangelo, guide del percorso di fede e della preparazione dei sacramenti in parrocchia.

CITTÀ DEL VATICANO. Il Pontefice istituisce il «ministero» dei cristiani che annunciano il Vangelo e guidano in un percorso i fede coloro che gli sono affidati dalla Chiesa. I catechisti, dunque, non saranno più improvvisati. Così come gli altri servizi ecclesiali, dal presbiterato al diaconato, dall’accolitato al lettorato (che riguardano la lettura durante le liturgie e il servizio all’altare), anche chi è chiamato alla preparazione dei sacramenti in parrocchia, svolgerà un compito ufficiale. La lettera apostolica in forma di Motu proprio di Papa Bergoglio «Antiquum ministerium» con la quale si sancisce il ministero di catechista sarà presentata l’11 maggio.

Mai più catechisti «fai da te», quindi. Il Vescovo di Roma mette ordine al ministero dei catechisti con il documento che sarà illustrato da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, e da monsignor Franz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la catechesi dello stesso dicastero vaticano. Già nel 2018 il Papa aveva parlato della necessità di conferire a questo servizio una dimensione istituzionale nella Chiesa, ricorda Vatican News, il sito della Santa Sede: «Lo aveva in cuore da qualche anno, da quando in un videomessaggio ai partecipanti a un convegno internazionale sull’argomento Francesco aveva affermato a chiare note che il “catechista è una vocazione”: “Essere catechista, questa è la vocazione, non lavorare da catechista”». E poi aggiungeva «che tale “forma di servizio che viene svolto nella comunità cristiana” richiedeva di essere riconosciuta “come un vero e genuino ministero della Chiesa”».

Il Motu proprio darà il via formalmente al ministero di catechista, «sviluppando quella dimensione evangelizzatrice dei laici auspicata dal Vaticano II». Un ruolo «cui, aveva detto Francesco, spetta la responsabilità di “un primo annuncio”». In un contesto «di “indifferenza religiosa – aveva indicato il Papa – la vostra parola sempre sarà un primo annuncio, che arriva a toccare il cuore e la mente di tante persone che sono di attesa di incontrare Cristo”».

Un servizio «da vivere con intensità di fede e in una dimensione comunitaria», come evidenziato dal Papa anche lo scorso 31 gennaio nell’udienza ai partecipanti all’incontro promosso dall’ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana (Cei): «Questo è il tempo – ha affermato Francesco – per essere artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno. È il tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è ai margini».