Lectio della XVII Domenica del tempo ordinario

XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

Lectio – Anno A

Prima lettura: 1 Re 3,5.7-12

 

In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».  Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».  Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».

v Nella scena rievocata in questo brano (1 Re 3,3-15) ci troviamo agli inizi del regno di Salomone, quando ancora non si ha nessun indizio della perversione che secondo il racconto biblico successivo caratterizzerà il resto della sua vita (1 Re 11). Qui il giovane re ci viene presentato come un modello di uomo saggio, che chiede come supremo dono da Dio il giusto discernimento per poter governare bene il suo popolo. La saggezza di Salomone, caratterizzata altrove anche per una vasta conoscenza di carattere enciclopedico (cf 1 Re 5,9-14), viene qui qualificata come capacità di comprendere i propri limiti, e nello stesso tempo di sentire la necessità dell’aiuto del Signore per «distinguere il bene dal male» (v. 9).

Ciò è possibile col dono del «cuore docile» (lett. in ebraico «cuore che ascolta»), definito poi come «un cuore saggio e intelligente» (v. 12). Così, non si tratta tanto di una saggezza quantitativa, ma qualitativa. È interessante notare come la sapienza preferita in questa preghiera da Salomone sia contrapposta agli altri beni di carattere più mondano che pure sono considerati importanti nell’Antico Testamento: vita lunga, ricchezza e, specialmente per un re, morte dei nemici.

Proprio diverse, rispetto a questo ultimo punto, erano state le raccomandazioni di Davide al figlio prima della morte (1 Re 2,5-9). Inoltre, Salomone ha riconosciuto prima la fedeltà del Signore alla promessa fatta a Davide, per cui ringrazia il suo Dio per aver ereditato il trono di suo padre (v. 6).

Seconda lettura: Romani 8,28-30

Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

 

v In questi tre brevi versetti anche Paolo ci offre un suo abbozzo del tema del regno di Dio, più caratteristico dei vangeli sinottici. Egli ci vede coinvolti in esso, in quanto corrisponde al «disegno» di Dio per noi. Giunto alla conclusione della sua esposizione della storia della salvezza che costituisce l’argomento della Lettera ai Romani, Paolo contempla in anticipo il suo compimento nella glorificazione finale insieme a Cristo, dopo che si sono percorse le tappe intermedie della elezione, della chiamata e della giustificazione. Tenendo presente tutto questo, egli può dire prima che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono chiamati secondo il suo disegno».

Nel v. 28 abbiamo in Paolo uno dei pochi casi in cui il verbo amare ha Dio come oggetto e l’uomo come soggetto (gli altri casi si hanno in 1 Cor 2,9; 8,3; Ef 6,24). Ma anche in questo caso non si deve dimenticare che ci troviamo inseriti in un processo nel quale l’iniziativa è esclusivamente di Dio che chiama. Del resto prima Paolo ha parlato chiaramente dell’amore con cui Dio ci ha preceduto facendoci dono del suo Spirito: «La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (5,5). Questo concetto è ancora ribadito in 1 Giov 4,10: «Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati».

Vangelo: Matteo 13,44-52

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi  va, pieno di gioia, vende tutti i suoi  averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.

Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Esegesi

Possiamo distinguere in questo brano evangelico tre brevi sezioni:

1) Il tesoro nascosto e la perla preziosa (vv. 44-46)

La forza evocatrice di queste due brevi parabole balza immediatamente agli occhi attraverso le due qualifiche abbastanza simili che le riassumono emblematicamente: tesoro, (perle) preziose. Queste due condizioni mettono in moto l’interesse di chi è capace di apprezzarle. Ma il contesto umano presupposto alle due immagini è diverso. Il tesoro na-scosto è scoperto per caso da chi lavora un campo non proprio per conto di estranei, mentre le perle preziose riguardano un mercante che lavora professionalmente per cercarle. Nell’un caso come nell’altro, ciò che conta è il capire che si è di fronte ad un’occasione da non perdere.

Le due parabole, nella loro brevità, sono formulate in una maniera parallela, giacché in entrambi i casi si ripetono i quattro verbi fondamentali: trova/trovata, va, vende tutti i suoi averi, compra. Solo nel primo caso, trattandosi di una scoperta non prevista, si accentua il senso della sorpresa aggiungendo «pieno di gioia». In realtà, le situazioni evocate dalle due parabole sono un po’ diverse e servono bene a sottolineare due atteggiamenti spirituali differenti nei confronti del regno di Dio. Nel caso del contadino che lavora come salariato, c’è la sorpresa per una scoperta non prevista, ma ciò nonostante egli sa essere abbastanza tempestivo nel prendere le decisioni giuste per non perdere l’occasione di un insperato vantaggio. Nel mercante di perle preziose questa disposizione è più esplicita e in qualche modo più scontata.

Anche di fronte al regno di Dio il nostro segreto desiderio di scoprirlo può presentare prima dell’incontro diversi gradi di consapevolezza, i quali conducono comunque ad un certo punto al passo decisivo dell’impegno personale e di una svolta di vita.

2) La rete gettata nel mare (vv. 47-50)

A proposito di questa parabola si deve ripetere quanto abbiamo osservato per quella che parlava del grano e della zizzania. Anche qui si parla di un elemento negativo, i pesci cattivi o scadenti da gettare via, i quali però non costituiscono l’oggetto principale di tutta l’operazione, ma solo una condizione necessaria per la realizzazione della finalità specifica della pesca, la raccolta dei pesci buoni. Usando lo stesso simbolo, suggerito allora dal suo mestiere. Gesù aveva detto a Pietro: «Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5,10).

La conclusione della parabola (vv. 49-50) è simile a quella precedente relativa alla spiegazione aggiunta alla parabola del grano e della zizzania (vv. 41-42): angeli, fornace ardente, pianto e stridore di denti.

3) Il vero scriba (vv. 51-52)

Gli scribi, esperti della Scrittura ebraica e della tradizione, rappresentano in Matteo una categoria di persone che, accanto ai sommi sacerdoti e ai farisei, sono menzionati molte volte in modo negativo e polemico, in quanto sono incapaci di comprendere la novità del messaggio di Gesù. Solo qui e in Mt 23,34 («Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città») sembra che vengano visti in senso positivo. Ma nel nostro passo si dice chiaramente che si tratta di uno scriba convertito, che è divenuto «discepolo del regno dei cieli». Così il riscatto della sua figura avviene attraverso il suo superamento, per ribadire che il vero scriba è ormai quello che si fa discepolo, in analogia con quanto si è detto in Mt 11,11 : «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è il più grande di lui». Ma nello stesso tempo si sottolinea un elemento di continuità tra l’antica e la nuova economia in armonia con quanto è stato detto ancor prima: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per compimento» (Mt 5,17).

Se lo scriba offre qui un modello positivo che si può adattare al discepolo, è in forza di una qualità che gli era riconosciuta come caratteristica: la riflessione sui sacri testi della tradizione che può essere integrata con le osservazioni tratte dalla vita di ogni giorno; di tale atteggiamento si ha un esempio molto significativo proprio nelle parabole.

In realtà, questo detto sullo scriba-discepolo suggella per Mt tutto il suo capitolo delle parabole, quasi a voler suggerire l’analogia che c’è tra il procedimento del discorso parabolico e l’attività esegetica dello scriba, che diventa feconda quando non si cristallizza sulle conoscenze del passato, ma si sa aprire agli orizzonti dischiusi dalla nuova rivelazione di Dio anche attraverso gli eventi della vita quotidiana.

Meditazione

La sapienza fa l’unità tra prima lettura e vangelo. Sapienza di Salomone che si esprime nel suo pregare, nel suo chiedere a Dio un cuore capace di ascolto, ovvero il discernimento per giudicare e governare, sapienza di Gesù che si esprime nel suo parlare in parabole ma anche sapienza dei protagonisti delle parabole del tesoro e della perla (Mt 13,44-45) che emerge nel loro discernimento e nella loro pronta decisione, e infine sapienza dello scriba divenuto discepolo del Regno che trae fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,52). La sapienza non è manichea, non elimina l’antico a esclusivo favore del nuovo e non resta ostinatamente attaccata all’antico per timore del nuovo, ma fa del nuovo la reinterpretazione dell’antico e dell’antico il fondamento del nuovo.

La sapienza è l’arte di orientarsi nella vita, l’arte di governare il timone della nave: «l’uomo sapiente terrà saldamente il timone» (Pr 1,5 LXX). È l’arte del traghettatore, di chi governa, di chi istruisce. Ma è anzitutto l’arte di chi governa se stesso. Arte che si ottiene mediante la faticosa conoscenza di sé: «Il vero inizio per crescere in virtù è conoscere se stesso. Colui che si conosce è il solo padrone di sé e, senza avere un regno, è veramente un re» (Ronsard). È l’arte di cui oggi, nello smarrimento e nel disorientamento in cui viviamo, abbiamo grande bisogno. «Tu il tesoro, Tu la perla preziosa; o Signore, Tu hai incontrato me, non io ho trovato Te; Tu hai conquistato e afferrato me, non io ho acquistato Te; o mio Tu, io sono tuo». Questa antica invocazione suggerisce che il vero soggetto delle parabole di Mt 13,44-46 non è il mercante che ha acquistato la perla e nemmeno il bracciante che ha acquistato il campo che prima ha lavorato, ma proprio il tesoro, la perla preziosa: essi sono la luce che da nuovo senso e orientamento alla vita e in nome e in vista di cui si può vendere tutto, abbandonare tutto.

E si può lasciare tutto nella gioia. La radicalità cristiana è autentica se sigillata dalla gioia. Anzi, la gioia è costitutiva di tale radicalità, perché questa va vissuta come grazia e nel rinnovarsi di una quotidiana gratitudine. Noi siamo grati di essere nella gioia.

L’esperienza di chi trova il tesoro e vende tutto per esso è in realtà l’esperienza di chi sente la parola di Dio che gli dice: «Tu sei prezioso ai miei occhi e io ti amo; io do uomini e popolazioni in cambio di te» (Is 43,4). È questo amore il segreto della gioia della radicalità di una vita cristiana, è questo amore il bene prezioso da custodire e salvaguardare, è questo amore del Signore e per il Signore che può rinnovare vite tentate da vecchiezza, stanchezza, insensibilità, cinismo, indifferenza. A noi che nella preghiera diciamo al Signore: «Sei tu il mio Signore, nessun bene per me al di fuori di te» e «Sei tu il mio unico bene» (Sal 16,2) e ancora «In te, o Dio, gioisce il mio cuore, esulta il mio intimo» (Sal 16,9), è chiesto di metterci alla prova se Cristo abita in noi (cfr. 2Cor 13,5). E questo perché noi abitiamo là dov’è il nostro tesoro: è il tesoro che ci colloca, che ci situa. Se Cristo abita in noi, noi dimoriamo in Cristo e allora possiamo gioire di gioia indicibile nel cammino verso il Regno. C’è solo da riscoprire ogni giorno la preziosità del dono ricevuto combattendo la tentazione del banale, dello scontato, del «tutto è dovuto».

Sia l’uomo che ha trovato la perla nel campo sia il mercante che ha trovato la perla di gran valore sono accomunati, nel loro agire coraggioso, forse anche folle e poco prudente («vendere tutto per acquistare una sola cosa»), dell’osare la propria gioia. La preziosità di una cosa e di una persona è relativa alla gioia che suscita in noi. La scelta dei due protagonisti delle parabole, così assimilabile alla radicalità cristiana (cfr. Mt 19,21: «Vendi i tuoi beni e dalli ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, poi vieni e seguimi»), avviene nella gioia procurata dalla scoperta, prosegue nella gioia di procurarsi il bene prezioso, e custodisce nella gioia anche il momento della vendita di tutto, della privazione di ciò che si possedeva. Ma soprattutto, è promessa di gioia anche per il futuro. A differenza di ciò che avviene al giovane ricco che resta nella tristezza (Mt 19,22).

 

Il Vangelo commentato in immagini

XVII DOM TEMP ORDINARIO (A)

 

Preghiere e racconti


La perla

La perla di gran prezzo

giace nascosta giù nel profondo.

Come un pescatore di perle,

anima mia, tuffati,

tuffati profondo,

tuffati ancora più profondo e cerca!

Può darsi che non trovi nulla

la prima volta,

Come un pescatore di perle, anima mia,

senza stancarti, persisti e persisti ancora,

tuffati profondo, sempre più profondo,

e cerca!

Quelli che non conoscono il segreto

si prenderanno gioco di te

e tu ne sarai rattristata.

Ma non perderti di coraggio,

pescatore di perle, anima mia!

La perla di gran prezzo

è proprio nascosta là

nascosta proprio in fondo.

E’ la tua fede

che ti aiuterà a trovare il tesoro,

è essa che permetterà

che ciò che era nascosto

sia finalmente rivelato.

Tuffati profondo,

tuffati ancora più profondo,

come un pescatore di perle, anima mia,

e cerca, cerca senza stancarti.

(Swami Parmánanda).

 

Trovare-andare-vendere-comprare

«Un uomo» e «un mercante» nei loro confronti compiono le stesse azioni: trovare-andare-vendere-comprare. Diverse invece  sono le strade attraverso le quali incontrare il tesoro, raggiungendo la propria piena autorealizzazione: per il primo si tratta di «fortunata scoperta», per il secondo di un faticoso cammino di ricerca. A tutti e due viene comunque chiesto totalità e radicalità. Non basta aver trovato, occorre andare-vendere-comprare. E questo è quanto si chiede a tutti. Ciò che si deve vendere è tutto quello che si possiede, poco o molto che sia. Il Vangelo richiede un distacco totale, non per spirito di sacrificio, ma per la preziosità del bene trovato. E si vende tutto senza rimpianti. In fondo, essere santi è un vero affare perché si trova la piena realizzazione di sé… in modo inaspettato o a lungo cercato. In ogni caso, si tratta di una occasione unica. È folle allora non chi va-vende-compra ma esattamente chi agisce in modo diverso.

La realizzazione di sé, quale pienezza di vita, è frutto dell’aver trovato, dell’esperienza di un incontro che allarga il cuore. Per questo il vero cristiano non dice: «Ho lasciato», ma: «Ho trovato». Non dice: «Ho venduto il campo», ma: «Ho trovato un tesoro». L’uomo che si autorealizza nel fascino della santità parla molto non di ciò che ha lasciato, ma di ciò che ha trovato. Dinanzi al tesoro o alla perla preziosa tutto il resto perde valore: «Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo» (Fil 3,8).

(CISM, Protesi verso il futuro…per essere santi, Roma, Il Calamo, 2003).

 

Dal perdere al trovare

Il discepolo è provocato ad assumere un duplice atteggiamento: da una parte, svincolarsi pian piano da tutto ciò che lo tiene legato e gli impedisce di seguire in piena libertà il Signore e, dall’altra, sperimentare che, tutto ciò che deve abbandonare, è pur sempre poca cosa nei confronti di ciò che gli viene donato.

«In certi momenti il Vangelo è duro, impopolare, perché duri sono i cuori degli uomini – i nostri, a volte, più di quelli degli altri -, bisognosi di essere ricondotti sulla via della vita per aprirsi al dono di una vita nuova e più piena umanità».

(CEI, Comunicare il vangelo in un mondo che cambia, 35).

 

Per ora, nascondi il tuo tesoro

Hai trovato un tesoro: il tesoro dell’amore di Dio. Sai ora dov’è, ma non sei ancora pronto a  possederlo pienamente. Tanti affetti continuano ad agitarti. Per possedere pienamente il tuo tesoro, dovresti nasconderlo nel campo dove l’hai trovato, andare lietamente a vendere ogni cosa  che possiedi e poi tornare a comprare il campo.

Puoi essere davvero felice di aver trovato il tesoro: ma non devi essere così ingenuo da pensare di possederlo già. Soltanto quando avrai rinunciato a ogni altra cosa, il tesoro potrà essere completamente tuo. Aver trovato il tesoro ti pone in una nuova ricerca del tesoro stesso. La vita spirituale è una ricerca lunga e spesso ardua di quello che hai già trovato. Puoi cercare Dio soltanto quando lo hai già trovato. Il desiderio dell’illimitato amore di Dio è il frutto dell’essere stati toccati da quell’amore.

Dato che trovare il tesoro è soltanto l’inizio della ricerca, devi stare attento. Se esponi il tesoro ad altri senza possederlo pienamente, potrai far del male a te stesso e persino perdere il tesoro. Un amore appena trovato ha bisogno di essere nutrito in uno spazio tranquillo e intimo. La sovraesposizione lo uccide. Per questo devi nascondere il tesoro e spendere le tue forze nel vendere la tua proprietà, affinché  tu possa comprare il campo dove lo hai nascosto.

Questa è spesso un’impresa dolorosa, perché il senso di chi sei è così intimamente legato a tutte le cose che possiedi: successo, amici, prestigio, denaro, titoli, e così via. Ma tu sai che nulla se non il tesoro stesso può veramente soddisfarti.

Trovare il tesoro senza essere ancora pronto a possederlo pienamente ti renderà inquieto. È l’inquietudine della ricerca di Dio. È la via verso la santità. È la strada per il regno. È il cammino verso il luogo in cui potrai riposare.

(H. J.M. NOUWEN, La voce dell’amore, Brescia, Queriniana, 2005, 148-149).

 

I frutti nuovi insieme agli antichi

II tesoro «nel quale si trovano nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2,3) è la Parola di Dio che sembra nascosta nella carne di Cristo, oppure le sante Scritture nelle quali riposa la conoscenza del Salvatore […]. Le belle perle sono la Legge e i Profeti e la conoscenza dell’Antico Testamento, ma esiste una perla unica, la più preziosa, la conoscenza del Salvatore, il mistero della sua passione, il segreto della sua risurrezione. E quando il mercante l’ha scoperta come l’apostolo Paolo disprezza come immondizia e spazzatura tutti i misteri della Legge e dei Profeti e tutte le antiche osservanze, nelle quali era vissuto in maniera irreprensibile, per guadagnare Cristo.

Non che la scoperta della nuova perla sia la condanna di quelle antiche, ma perché, paragonata a questa, ogni altra gemma ha minor valore […]. «Avete capito tutte queste cose?. Gli risposero: Sì?». Questo discorso si indirizza specialmente agli apostoli ed è a loro che viene detto: «Avete capito tutte queste cose?» (Mt 13,51). Vuole che non si accontentino di ascoltare come il popolo, ma che capiscano perché saranno loro i maestri. «Per questo ogni scriba ammaestrato in ciò che riguarda il regno dei cieli è simile a un padre di famiglia che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52). Gli apostoli, gli scribi e i segretari del Salvatore, che scrivevano sulle tavole dei loro cuori di carne le sue parole e i suoi precetti, conoscevano i misteri del regno dei cieli. Le ricchezze del padrone di casa li rendevano potenti, perché attingevano nel tesoro della loro conoscenza cose nuove e cose antiche. E così tutto quello che predicavano nel vangelo, lo confermavano con la testimonianza della Legge e dei Profeti. Da qui le parole della sposa nel Cantico dei cantici: «Mio amato, ho custodito i frutti nuovi insieme agli antichi» (Ct 7,13 Vg).

(GIROLAMO, Commento a Matteo 2,13,44-46.51-52, SC 242, pp. 288-292).

 

Le prove di Dio nella nostra vita

Ho spesso pensato che la causa più comune del tumulto intimo negli esseri umani sia il conflitto di desideri, in quanto le nostre aspettative più alte e i nostri desideri più profondi sono sempre in lotta con la realtà. Il fatto è che concepiamo i nostri desideri, facciamo i nostri progetti, e poi speriamo che ci sia una bella strada spianata che conduce dritti alla realizzazione; purtroppo, però, spesso questo successo non rientra nel copione. Incespichiamo e non riusciamo nell’intento, perdiamo la lotta che con tutte le nostre forze desideriamo vincere, e dobbiamo rinunciare alle cose che vorremmo così tanto tenere. Davanti a tale considerazione, mi sono chiesto di frequente come sarebbe se io desiderassi solo la volontà di Dio, se prendessi Gesù sul serio, se avessi realmente la benedizione di essere povero di spirito, se le mie mani fossero aperte e protese in segno di disponibilità all’abbandono, se … “è davvero meglio la Perla di Grande Valore oppure darla via?”.

(J. POWELL, Perché ho paura di essere pienamente me stesso, Milano, Gribaudi, 2002, 97-98)

 

Racconto

«Una volta, un monaco mentre era in viaggio trovò una pietra preziosa e la prese con sé.  Un giorno incontra un viaggiatore e, quando aprì la borsa per condividere con lui le sue provviste, il viaggiatore vide la pietra e gliela chiese. Il monaco gliela diede immediatamente. Il viaggiatore partì, pieno di gioia per l’inaspettato dono della pietra preziosa che sarebbe stata sufficiente a garantirgli il benessere e la sicurezza per il resto della vita.

Ma pochi giorni dopo tornò indietro alla ricerca del monaco e, trovatolo, gli restituì la pietra dicendogli: “ora dammi qualcosa di più prezioso di questa pietra, qualcosa di pari valore. Dammi ciò che ti ha reso capace di donarmela”»

(Anthony de Mello)

 

* Per l’elaborazione della «lectio» di questa domenica, oltre al nostro materiale di archivio, ci siamo serviti di:

Lezionario domenicale e festivo. Anno A, a cura della Conferenza Episcopale Italiana, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2007.

Temi di predicazione. Omelie. Ciclo A, Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 2004.

Messalino festivo dell’Assemblea, Bologna, EDB, 2007.

– COMUNITÀ MONASTICA SS. TRINITÀ DI DUMENZA, La voce, il volto, la casa e le strade, «Allegato redazionale alla Rivista del Clero Italiano» 92 (2011) 5,  42 pp.

– COMUNITÀ DI BOSE, Eucaristia e Parola. Testi per le celebrazioni eucaristiche. Anno A, Milano, Vita e Pensiero, 2010.

– Fernando ARMELLI, Ascoltarti è una festa. Le letture domenicali spiegate alla comunità, Anno A, Padova, Messaggero, 2001.

 

 

Gli scritti liturgici di Giovanni Battista Montin

 

Giovanni Battista Montini, Scritti liturgici. Riflessioni, appunti, saggi (1930-1939), a cura di Inos Biffi (Collana Quaderni dell’Istituto Paolo VI), Studium, Roma 2010, pp. 304 – € 35,00.

 

Presentazione

Sono raccolti in questo volume testi editi e inediti di Giovanni Battista Montini dalla fine degli anni ’20 alla fine degli anni ’30. E precisamente: il commento alle feste dell’anno liturgico apparso sulla rivista della FUCI, «Azione Fucina», dal Novembre 1930 al Novembre 1931; due quaderni (inediti) di appunti stesi per la spiegazione della liturgia in generale, dei riti della Messa e delle Messe domenicali e festive relativi agli anni 1926-1933 e 1936-1937; il commento (inedito) ai «Vangeli domenicali su Gesù Cristo» degli anni 1938-1939; un gruppo di saggi di argomento liturgico-artistico risalenti a quegli anni. Alcuni dei documenti hanno più la forma di appunti che non di completa stesura. Tuttavia nelle note, dettagliate e meticolose, il Curatore ha cercato di svolgerli, completando riferimenti e allusioni e mettendone in luce il vario contenuto in apposite introduzioni. Anche grazie a tale più compiuta lettura questi scritti rivelano singolare importanza: indicano cioè quanto fosse versatile e approfondita, sotto diversi aspetti precorritrice, la cultura liturgica del giovane Montini ed ampia e multiforme la sua informazione bibliografica. In particolare, egli aveva un’autentica e precisa teologia della liturgia, intesa sempre come reale ed efficace presenza del mistero di Cristo e come versione orante della fede e del dogma. Montini concepiva la liturgia come principio e risorsa primaria dell’esperienza e della spiritualità cristiana. Non mancava di sottolineare con vigore la funzione educativa della pietà, ponendone in evidenza la dimensione ecclesiale. Coglieva inoltre l’importanza della storia della liturgia, che dava prova di ben conoscere nelle sue linee principali, mostrandosi specialmente sensibile alla proprietà estetica dei riti, alla loro arte e poesia. Una visione che in quegli anni ben pochi possedevano e che troveranno pratica attuazione anche negli anni dell’episcopato milanese, trovando poi compiuta sistemazione nella costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium.

 

Quella trama dove passa il filo di Dio

 

Nel volume Scritti Liturgici. Riflessioni, appunti, saggi (1930-1939) – Brescia- Roma, Istituto Paolo VI – Studium, 2010, pagine 296 euro 35 – sono raccolti i più antichi testi dedicati da Giovanni Battista Montini alla liturgia e precisamente: il commento all’anno liturgico apparso in “Azione Fucina” (dal novembre 1930 al novembre 1931); due Quaderni di appunti stesi negli anni 1926-1933 e 1936-1937 per la spiegazione della liturgia in generale, dei riti della messa, e delle messe domenicali e festive; il commento ai “Vangeli domenicali su Gesù Cristo”, che è ancora un’analisi dell’anno liturgico (anni 1938-1939) e infine un gruppo di brevi saggi di argomento liturgico, risalenti a quegli anni. Pubblichiamo ampi stralci della Presentazione scritta dal curatore.

 

Egli già possedeva un’autentica e precisa teologia della liturgia, intesa come reale ed efficace presenza del mistero di Cristo e come versione orante della fede e del dogma. La celebrazione era da lui concepita come principio e risorsa primaria dell’esperienza e della spiritualità cristiana, e come componente essenziale per l’educazione alla pietà, mentre ne poneva in chiara evidenza la dimensione ecclesiale.

“Montini, assistente della Fuci – scrive Marcocchi – concepì la liturgia non come realtà estetizzante o archeologica o rubricistica, ma come il luogo privilegiato per entrare in comunione con Cristo e ancorare la vita spirituale ai fatti della vita del Signore attualizzati nell’anno liturgico”.
Montini coglieva inoltre l’importanza della storia liturgica, che dava prova di conoscere nelle sue linee principali, mostrandosi specialmente sensibile alla proprietà estetica dei riti, alla loro “arte” e poesia. Come si vede una visione della liturgia, multiforme, poliedrica e dagli svariati intrecci, che ben pochi in quegli anni possedevano, soprattutto con la perspicacia e il vigore del giovane Montini, che aveva saputo assimilare tanto intimamente le fonti, da saperle riesprimere con un tono e un linguaggio tipicamente suo, e non senza suscitare tenaci e autorevoli opposizioni da parte di chi giudicava la mentalità e l’educazione liturgica una specie di pericolosa gnosi.

A dire, inoltre, quanto la liturgia occupasse il sapere e il gusto di Montini, sono eloquenti le sue iniziative pratiche, ossia la sua predicazione e le sue lezioni, in cui trasmetteva nell’ambiente intorno a sé la sua conoscenza e il suo gusto per la liturgia. Chi seguirà il successivo pensiero liturgico di Montini come arcivescovo di Milano e come Papa, che approverà la costituzione liturgica Sacrosanctum concilium, lo troverà esattamente coerente con le riflessioni e considerazioni disseminate in questi scritti giovanili. In quegli anni si distingueva nello scrivere di liturgia con acutezza e fascino specialmente Romano Guardini, che nel 1918 con Lo spirito della liturgia aveva inaugurato la collana “Ecclesia orans”, promossa e diretta dall’abate di Maria Laach, Ildephons Herwegen. Per interessamento anche di Montini e con la prefazione di padre Giulio Bevilacqua il suggestivo volumetto apparirà tradotto nel 1930 presso la Morcelliana, che si mostrava vivamente interessata delle opere liturgiche di Guardini, e in generale del tema liturgico. D’altra parte, questa attenzione alle opere di Guardini si inseriva in una sensibilità cristocentrico-liturgica che aveva profondamente e variamente segnato l’educazione di Montini, grazie soprattutto all’opera dello stesso padre Bevilacqua, che fu il suo grande maestro.

Tra i testi qui pubblicati abbiamo un commento all’anno liturgico 1930-1931, apparso in “Azione Fucina”, il quindicinale della Fuci. Vi possiamo rilevare come tratti emergenti anzitutto una lucida teologia della ricorrenza degli eventi salvifici secondo il calendario della Chiesa: l’anno sacro è “stagione completa dello spirito”, rinnovamento e ripetizione della vita di Cristo e dei suoi misteri, così che la sua storia diventi storia dell’anima, è riflessione sulla sua dottrina, rigenerazione dell’incarnazione; giro di evoluzione totale dell’anima.Sono gli splendidi accenti e qui, direi, di sapore quasi caseliano, con cui Montini apre il suo commento: “Questo ciclo liturgico sarà ciclo dell’anima. Questa storia di Cristo deve ripetersi come storia della mia anima. Ogni anno la Chiesa rinnova il suo racconto su la vita di Gesù, ne ripensa la stessa dottrina, ne ripresenta i misteri, affinché tale vicenda sia la stagione completa dello spirito, avido di santità, avido di rigenerare in sé l’incarnazione del Signore. Vivere questa vicenda è compiere un giro di evoluzione totale dello spirito cristiano”.

Nella stessa linea, la vicenda della liturgia è sentita come riflesso e disegno della vicenda della vita, dal suo inizio alla sua fine: “Nella vicenda liturgica si riflette (…) la vita”.
Questa concezione dell’anno liturgico più analiticamente risalta in questo ampio sguardo che Montini volge sul corso del tempo coinvolto nella trama di un anno sacro: “L’anno liturgico è come l’immagine completa della vita: l’infanzia a Natale, l’adolescenza all’Epifania, la virilità, la fatica, il dolore, l’amore alla Pasqua, la pienezza e la fecondità alla Pentecoste, la saggezza e l’esperienza della cosidetta “vita vissuta” nel periodo successivo. Poi l’insistente meditazione dell’al di là, suscitata dalle solennità dei Santi e dei Morti aveva riempito lo spirito di gravi ed alti pensieri; s’era giunti al punto di desiderare l’eternità: ma come si poteva qualificare simile desiderio quale indice di vecchiaia e foriero della fine? che l’ultima avventura dell’uomo sia la sorpresa, e perciò lo spavento, di finire? L’ultima scena dovrebbe allora esser tragica e tremenda anche nel dramma liturgico. E lo è, difatti. L’ultima domenica dell’anno spirituale è infatti improntata a carattere di apocalittica tragicità”. “Dopo averci prospettato Gesù Fanciullo, Gesù Redentore, Gesù Pastore e Maestro, la liturgia ci svela, su uno sfondo di conflagrazione cosmica, Gesù Giudice”.
L’anno liturgico, dal suo inizio con la Prima domenica di Avvento, è sentito, in particolare, come un itinerario di ricerca del Signore, che parte dalla coscienza del proprio peccato: “Eravamo partiti – scrive Montini – in cerca del Salvatore per aver sperimentata la miseria dell’uomo”; ed ecco, di domenica in domenica, di festa in festa, il suo trascorrere scandire, non senza tratti drammatici segnati dalla stessa liturgia, le vicissitudini dell’anima.
D’altronde, secondo Montini, abbiamo “venuta di Dio nel cuore del tempo”. Lo stesso passare del tempo è, infatti, tutto avvertito non come un trascorrere cronologico insensato, ma come un tragitto temporale attraversato dalla grazia.

Con sensibilità e linguaggio, che ci verrebbe da dire “esistenziale”, discorre de “l’istante, in cui il fuggevole flutto del fiume, ch’è la nostra vita, sarà toccato dall’istante eterno. Il contatto del tempo con l’eternità riempie di trepidazione e di stupore”; la vita si trova interpretata come “trama dove il filo di Dio sta per passare a tessere l’unica tela della vostra vita!”.
È la ragione per cui – continua Montini – “ancor prima che l’aureo filo di Dio, scorra nei poveri cànapi umani, già questi mi son divenuti cari e preziosi. E mentre prima non capivo dove tendevano e come si sarebbero sbrogliati dall’intricata matassa delle vicende senza senso e senza connessione, ora già vedo come si distendono in sapiente disegno, e come la trama sfilacciata della vita umana si può intrecciare, serrare, unificare e fluire, come serico manto che rimonta su le spalle di Cristo”.

Questo – com’è chiamato – “aureo filo di Dio” è esattamente la grazia del tempo liturgico, in cui, tramite la memoria della Chiesa, si dispongono gli avvenimenti della salvezza: tale grazia riscatta e conferisce valore a tale “intricata matassa delle vicende” e ne permette una lettura soprannaturale, di là dal “ditirambo risonante” di altre “mille voci”, devianti e vane.
Mentre, proprio nel messaggio e nel dono delle molteplici festività dell’anno della Chiesa, e quindi in Cristo, da esse rivelato e offerto, l’uomo trova, in maniera multiforme, a seconda delle ricorrenze liturgiche, il compimento dei suoi più intimi desideri e quindi del suo amore.

Con spirito agostiniano Montini ritorna su questo tema dei desideri raccolti in “fascio”, che presentono Cristo e sono avviati e allineati a Lui, l’Uomo Dio nel quale si incarnano.
La concezione dell’anno liturgico si fonda, a sua volta, sulla convinzione che “i fatti storici della vita del Signore devono tradursi in fatti spirituali delle nostre anime”.
Scrive Montini in una magnifica pagina: “L’economia seguita da Dio nel disporre vicende della storia del Salvatore, corrisponde all’economia segreta e intima da realizzare nella direzione degli spiriti fedeli. Ciò che fu del Fratello Primo deve rinnovarsi in tutti i fratelli uomini. Ciò che fu nelle circostanze della sua vita fatto esteriore oltre che interno mistero, deve riprodursi nell’educazione delle nostre coscienze. La vita seguita da Dio per venire a noi segna la nostra via per andare da lui. Se così è: l’infanzia di Cristo ha da essere l’infanzia nostra. Come la nascita sua all’ordine nostro naturale deve significare nascita nostra all’ordine suo, soprannaturale, così ogni passo della sua vita darà ora un impulso al cammino spirituale dell’anima. Perciò il problema mio sarà questo: interpretare il significato spirituale della vita di Gesù per farlo precetto della mia. E qui la liturgia mi è chiave d’interpretazione. Letterale, simbolica, analogica, o quale? La liturgia dirà. E mostrerà quale ricchezza concettuale, quale meditazione teologica arricchisca la preghiera cristiana”.

È il motivo che si va ripetendo: il ciclo dell’anno liturgico, con le sue feste principali, tratteggia e raffigura “le leggi di sviluppo della spiritualità cristiana” descrivendo appunto così “l’itinerario dell’anima”, sul quale la “storia di Cristo” si ripete nostra storia, “come storia della mia anima”. Questi semplici accenti lasciano indovinare l’inesauribile ricchezza delle pagine liturgiche del giovane Montini: anche dopo i cambiamenti della riforma conciliare, esse conservano intatto il loro valore e la loro suggestione. Del resto, è quello che si deve riconoscere a tutto l’acuto e intenso magistero di Paolo VI, ingiustamente rimosso e trascurato.

Alcuni dei documenti pubblicati in questo volume hanno la forma di rapidi appunti, che le note provvedono a svolgere, completandone i riferimenti e le allusioni. Anche grazie a tale più compiuta lettura, rivelano la loro singolare importanza: indicano cioè quanto fosse approfondita e versatile la cultura liturgica del giovane Montini, e ampia la sua informazione bibliografica.

 

(©L’Osservatore Romano 23 luglio 2011)

XXV Congresso Eucaristico Nazionale

Sabato 3 – Domenica 11 settembre

La S. Messa nell’area portuale, la novità di un incontro con genitori e sacerdoti in Cattedrale e, quindi, con i fidanzati in Piazza del Plebiscito: Benedetto XVI concluderà così domenica 11 settembre il XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Ad aprirlo, sabato 3, il Legato Pontificio, Cardinale Giovanni Battista Re, il Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco, l’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, le Autorità civili.
Ancona – e le città della Metropolia: Osimo, Jesi, Loreto, Fabriano e Senigallia – si preparano all’evento ecclesiale: 8 giorni di celebrazioni, incontri, approfondimenti, nel segno di una cultura nella quale l’Eucaristia ha a che fare con la vita quotidiana, quindi con gli affetti, il lavoro e la festa, la fragilità, la tradizione e la cittadinanza.

Tra le manifestazioni, la mostra “Alla Mensa del Signore. Capolavori dell’arte europea da Raffaello a Tiepolo”; il concerto del Maestro Giovanni Allevi e dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana; la Via Crucis animata dall’Associazione Europassione per l’Italia e la Processione Eucaristica.

“Il Congresso Eucaristico è un convenire di popolo – spiega l’Arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli – quindi un appuntamento a cui tutti sono invitati, non semplicemente a guardare, ma a partecipare”.

Presentando il programma definitivo dell’appuntamento (3-11 settembre 2011), Menichelli aggiunge: “Attorno all’Eucaristia noi elaboriamo un progetto caratterizzato da 3 C: le Celebrazioni, che si terranno sul territorio della Metropolia; la Carità, che nasce dall’Eucaristia e che ci impegna a vivere la fraternità, si tradurrà in due opere-segno; la Cultura, a partire dalla mostra che inaugureremo sabato 3 settembre presso la Mole Vanvitelliana di Ancona, con circa ottanta produzioni artistiche sul tema dell’Eucaristia, provenienti anche dai Musei Vaticani; e domenica 4, a sera, sarà invece la volta del concerto del «nostro» Maestro Allevi…”.
Sul sito ufficiale www.congressoeucaristico.it è scaricabile il programma definitivo.


Per la famiglia

La giornata di lunedì 5 settembre, dedicata all’ambito della vita affettiva, che sarà, nella mattinata, soprattutto un momento di formazione per operatori pastorali del settore, e, nel pomeriggio , attraverso le “fontane di luce” un’occasione di dialogo e condivisione.

La giornata di sabato 10 settembre, con il Pellegrinaggio delle Famiglie al mattino (con il servizio di coordinamento del Rinnovamento nello Spirito) ed i vari singoli momenti per associazioni e movimenti.

Confluiremo poi tutti, dal primo pomeriggio,  nel grande momento di testimonianze e festa per le famiglie, “Frammenti di vita buona”, con una lunga diretta trasmessa su RAI 1.

La giornata di domenica 11 settembre, con la S. Messa presieduta dal Santo Padre al mattino, e l’incontro con sacerdoti e sposi nel pomeriggio, in Cattedrale. Come già ricordato, questo sarà un momento riservato ad una coppia ed un sacerdote per diocesi. La coppia sarà costituita dagli incaricati diocesani di pastorale familiare (o quella da loro stessi delegata) ed il sacerdote sarà il delegato diocesano per il Congresso Eucaristico, o, in sua assenza, il Direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare. A breve vi perverranno le indicazioni per ritirare il biglietto di ingresso. Per coloro che lo volessero, in una zona di Ancona, sarà allestito un maxi-schermo per poter dall’esterno partecipare all’evento. in un’altra zona di Ancona i figli, sopra i sei anni, degli sposi invitati saranno intrattenuti da un’equipe di animazione.

Nel pomeriggio a partire dalle ore 16.00 ci sarà un momento per i fidanzati che culminerà alle ore 18.00 nell’incontro con il Santo Padre.


Vedi allegati


Salesiani in Europa: vacanze… nell’Europa Nord

 

La seconda finestra che l’Agenzia iNfo Salesiana (ANS) apre sul lavoro dei Salesiani d’Europa nei mesi estivi è dedicata alle 15 Ispettorie che compongono la Regione Europa Nord.

 

Don Bosco il 31 agosto 1876 agli studenti della scuola di Valsalice (Torino), in procinto di partire per le vacanze, offriva una serie di consigli che sintetizzò nel motto “Diverte a malo et fac bonum” – Allontanati dal male e fa’ il bene (Salmo 37, 27a). La sua preoccupazione era che le vacanze, intese e vissute come dolce far nulla, generassero cattive abitudini e non fossero occasioni di crescita.

Nella tradizione e nello stile educativo salesiano le vacanze sono sempre state considerate come una opportunità ulteriore di sviluppo, approfondimento e crescita umana e cristiana. Colonie, campeggi, campi scuola, estate ragazzi e altre iniziative hanno riempito i calendari estivi delle opere salesiane offrendo ai ragazzi e ai giovani occasioni di un sano divertimento, incontro, apprendimento e formazione anche attraverso attività non formali.

I Salesiani della Regione Europa Nord, anche quest’anno, non sono venuti meno a questo appuntamento.

Austria
700 ragazzi e giovani sono coinvolti nelle attività dei salesiani. La maggior parte di questi, quasi 400, frequentano i campi estivi a Vienna, Linz, Graz, Klagenfurt e Unterwaltersdorf. Non mancano però anche altre iniziative: circa 100 bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 i 18 anni sono impegnati con i campi di formazione, mentre altri 70 partecipano al campo esplorativo di Klagenfurt.

Ungheria
Oltre ai tradizionali campi estivi, che quest’anno accolgono oltre 450 bambini e adolescenti, l’Ispettoria “Santo Stefano Re” ha programmato anche 2 campi per animatori e aiuto-animatori, un campo specifico per 70 ministranti, il Festival di musica cattolico “Ladik” e il campo di vita nomade “Tanyatábor”, dove i ragazzi imparano a vivere immersi nella natura senza le comodità abituali.

Gran Bretagna
A Bollington è in corso un campo di formazione per volontari, mentre una decina di giovani inglesi sono partiti nello scorso fine settimana da Bolton per 5 settimane di volontariato in Tanzania

Germania
Durante i mesi di giugno e luglio circa 50 giovani tra i 18 e i 25 anni hanno frequentato i corsi di preparazione al volontariato internazionale tenuti presso la Procura missionaria di Bonn e l’“Aktionszentrum” di Benediktbeuern. In questo secondo centro, inoltre, dal 6 al 13 agosto, cioè nei giorni immediatamente precedenti la GMG, avrà luogo la XX Settimana europea della Gioventù “EUReka”, un appuntamento che coinvolgerà circa 50 ragazzi provenienti da 9 paesi europei. Grazie alla collaborazione con il network salesiano “Don Bosco Youth Net”, infine, una ventina di giovani tedeschi sono stati coinvolti nell’animazione delle Estate ragazzi in Belgio (Heverlee) ed Olanda (Rijswijk), mentre altri 100 circa hanno aderito agli inviti al corso per animatori “Playground Europe” a Maribor, Slovenia, e l’incontro giovani “Meet Me” di Malta.

Slovenia
Circa 1.500 i ragazzi dai 5 ai 14 anni che partecipano alla attività estive proposte negli oratori estivi e nelle parrocchie salesiane. La Pastorale giovanile salesiana, in collaborazione con le Figlie di Maria Ausiliatrice, è però responsabile del sussidio per i campi estivi utilizzato anche in molte parrocchie diocesane; il progetto arriva perciò a coinvolgere 22.000 bambini e ragazzi in ben 350 parrocchie di tutto il paese. Altri duecento giovani, dai 16 ai 25 anni, sono infine impegnati nei campi di formazione.

Croazia
Oltre ai tradizionali campi estivi che tra Zagabria, Spalato, Rijeka, Zadar e Žepče accolgono in media 650 bambini e ragazzi, la proposta estiva prevede anche: campi formativi – da quelli vocazionali a quelli sportivi – cui aderiscono circa 200 ragazzi; attività estive con i socialmente emarginati che impegnano 70 giovani animatori; un pellegrinaggio a Međugorje; escursioni in montagna, per nave e sull’isola di Brač.

A queste attività si aggiunge, per ogni Ispettoria, la preparazione dei gruppi, più o meno numerosi, per la Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid.

Pubblicato il 21/07/2011

Annale 2011

 

Presentazione

 

L’Annale, grazie all’impegno dell’équipe dell’Istituto di Catechetica e al valido contributo di numerosi collaboratori, è ancora una volta fedele al suo appuntamento annuale.

La Rassegna si propone di documentare la riflessione a livello mondiale dell’anno 2010 nel campo della catechetica e della pedagogia religiosa. Sono state prese in considerazione 60 Riviste per un totale di 265 articoli (5997-6262). Riviste di 10 lingue diverse: 7 di lingua inglese, 6 di lingua tedesca-neerlandese, 20 di lingua italiana, 16 di lingua spagnola e portoghese, 3 di lingua francese e 8 di lingue dei paesi dell’Est Europeo. Si può vedere che è aumentata l’attenzione ai paesi dell’Europa dell’Est come Polonia, Croazia, Cechia. Di queste riviste: 16 sono di catechetica, 13 di pedagogia religiosa, le altre 31 di diversi ambiti della teologia, la pastorale e le scienze dell’educazione.

Per quanto riguarda gli articoli scelti: 71 sono di lingua inglese (5997-6068), 25 di lingua tedesca-neerlandese (6069-6094), 60 di lingua italiana (6095-6155), 24 di lingua francese (6156- 6180), 61 di lingua spagnola e portoghese (6181-6242), 19 delle lingue croata, ceca e polacca (6243-6262).

Le riviste da cui proviene il maggior numero di recensioni sono: Revista de Catequese (27), Lumen Vitae (23), Religious Education (16), Catechesi (15), British Journal of Religious Education (11), The Sower (11), Katechetische Blätter (11), Journal of Religious Education (9), Kristu Jyoti (9), Orientamenti Pedagogici (8), Mission Today (8), Note di Pastorale Giovanile (7), Third Millennium (7), Sinite (6), Catequética (6), Misión joven (5), Katecheta (5), Via Verità e Vita (4), Rivista Lasalle (4), Religionspädagogische Beiträge (4), Zeitschrift für Pädagogik und Theologie (4), Insegnare religione (3), Evangelizzare (3), Medellín (3), Perspectiva teológica (3), Cesty Katecheze (3), ecc.

La Rassegna è completata da 25 presentazioni di libri e documenti (L 347- L 372). Il numero totale di recensioni risulta così di 290.

Per orientare la lettura e la ricerca indichiamo i principali nuclei tematici.

1. L’area principale è quella dell’evangelizzazione, in particolare della catechesi (36). Molti articoli trattano dell’evangelizzazione (11) e della catechesi in generale (36), altri aspetti più specifici: catechesi e comunità, catechesi e liturgia (4), catechesi parrocchiale (4), catechesi kerigmatica (3), catechesi mistagogica, nuovo paradigma di catechesi, catechesi ecumenica. Altri articoli si interessano della educazione e trasmissione della fede (6), la prima evangelizzazione, il primo annuncio del vangelo (13). Molti contributi approfondiscono il tema dell’iniziazione cristiana (14), valorizzano il catecumenato (5), la catechesi di ispirazione catecumenale (6) e la catechesi degli adulti (8). Si deve notare che, sulla scia di Aparecida, in America latina, in modo speciale in Brasile, che ha celebrato nel 2009 l’anno catechetico conclusosi con  la 3a Settimana di catechesi, si sta crescendo l’interesse per l’iniziazione alla vita cristiana (6) e il discepolato missionario (4). Vengono anche proposti itinerari formativi, di educazione alla fede (6), di iniziazione cristiana o catecumenali (4). Diversi articoli si interessano poi dei catechisti (9) e della loro formazione (9). Non mancano degli studi sulla storia della catechesi (8), sono invece pochi quelli sulla storia dei catechismi. CCC 5

2. La seconda grande area riguarda l’educazione religiosa (24), l’insegnamento della religione (25), e  l’insegnamento della religione cattolica (12). Molti articoli trattano dell’educazione religiosa in generale (24), altri dell’insegnamento della religione (25) altri ancora dell’Insegnamento di religione cattolica nella scuola (26). Si presta pure attenzione al tema della Didattica della religione (8). Non mancano gli studi sul tema del pluralismo religioso (4),  l’educazione interreligiosa (6), il dialogo interreligioso e interculturale (7). Sono numerose le ricerche empiriche nel campo della pedagogia religiosa, soprattutto nel mondo anglosassone (12).

3. Il tema della Bibbia è sempre più presente. Sono numerosi gli articoli che studiano, alla luce del Sinodo sulla Parola di Dio, il tema della Bibbia nella chiesa (9), la Parola di Dio (3), la Bibbia e la catechesi (5), la pastorale biblica  e l’animazione biblica della pastorale (4).

4. Un altro ambito che abbiamo preso in considerazione è quello che riguarda la pastorale con gli adolescenti (4), i giovani (12), in modo particolare la pastorale giovanile (24). Diversi articoli trattano della realtà giovanile, altri della pastorale dei giovani: religiosità dei ragazzi e i giovani, giovani e eucaristia, giovani e media.

5. Vengono presentati poi alcuni Documenti significati pubblicati nel 2010, in primo luogo l’Esortazione Apostolica postsinodale Verbum Domini di Benedetto XVI, poi alcuni documenti di diverse Conferenze Episcopali: Conferência Nacional dos Bispos do Brasil, Iniciação à vida cristã; la Nota della Conferenza Episcopale Italiana: Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, e il documento dei Vescovi del Belgio: Re-naître  Les sacrements. Grandir dans la foi.

L’Annale si chiude con delle informazioni su alcune riviste di catechesi e pedagogia religiosa, e in Memoriam vengono ricordate due persone che hanno lasciato una profonda impronta nel campo della catechesi e della pedagogica religiosa. Per facilitare la ricerca si trova alla fine l’indice dei nomi, delle voci di riferimento e delle riviste.

La presentazione di tanti articoli di Riviste specializzate permette di farsi un’idea, anche se approssimativa, di ciò che si muove nel campo della catechesi e della pedagogia religiosa in ambito cattolico e presso altre confessioni cristiane, in diverse parti del mondo.

L’Istituto di Catechetica è certo di prestare in questo modo un servizio ai colleghi catecheti e di offrire agli studenti uno strumento molto utile al momento di realizzare un lavoro di ricerca.

Speriamo in un prossimo futuro di poter offrire questo servizio anche on-line: attraverso la Rivista elettronica dell’Istituto di Catechetica: http://www.rivistadipedagogiareligiosa.unisal.it/

Corrado Pastore

Direttore Istituto di Catechetica

 

“MANIFESTO per la Buona politica e per il Bene comune”

“Manifesto per la buona politica”dalle associazioni cristiane del lavoro

 

Il Forum delle persone e delle associazioni d’ispirazione cattolica nel mondo del lavoro ha presentato oggi il “Manifesto per la buona politica e per il bene comune”. Si tratta di un’iniziativa che intende risponde agli appelli del Papa Benedetto XVI affinché “i cattolici impegnati nelle istituzioni e nel sociale si facciano classe dirigente attiva, propositiva, visibile nell’affrontare la grave crisi economica che investe il Paese”.

 

Il portavoce del Forum, Natale Forlani, ha sottolineato che il progetto vuole “contribuire al cambiamento della politica”. Il Manifesto, ha proseguito, “rappresenta la capacità del mondo cattolico di proporre e fare qualcosa insieme per affrontare i problemi dell’Italia e contribuire a costruire un’alleanza tra politica e società in grado di affrontare i problemi”. Riguardo all’ipotesi di un partito dei cattolici, ha aggiunto: “Non siamo autosufficienti nel farlo, cerchiamo interlocutori nella politica disponibili”. L’idea, quindi, non sta tanto nella realizzazione “dell’ennesimo partito”, quanto, ha continuato il portavoce del Forum, “nella costruzione delle condizioni per coalizione politiche più omogenee”.

Per Forlani, quindi, “c’è uno spazio per il protagonismo dei cattolici nella politica” e il Forum, promosso da Cisl, Mcl (Movimento cristiano lavoratori), Acli, Confcooperative, Confartigianato, Cdo (Compagnia delle opere), Coldiretti, si propone come “punto di riferimento e unità del movimento cattolico”. Alla domanda se il Forum fosse pronto a fare fronte a un’eventuale vuoto politico, Forlani ha detto “sì”. E ha spiegato: “Costatiamo che le forze politiche in campo non hanno un’autosufficienza, a livello sia di maggioranza che di opposizione, nell’affrontare problemi di oggi, come la riduzione del debito e la necessità di sostenere le famiglie”.

Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: “La politica si rinnova mettendo al centro la persona”, ha evidenziato, precisando che serve “una nuova logica” e “non un nuovo partito”. Inoltre, il leader della Cisl, ha spiegato che la presentazione del Manifesto “non c’entra con la recente iniziativa di monsignor Mario Toso”. Il segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che, qualche giorno fa (il 14 luglio), aveva parlato di un nuovo partito dei cattolici, in occasione del convegno “Cattolici in Italia e in Europa: diaspora, unità e profezia”.

Avvenire 20 07 2011

 

 

Il testo

 

Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro


“MANIFESTO per la Buona politica e per il Bene comune”


I Promotori del Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro aderiscono con convinzione, e determinazione all’appello del Papa, ribadito dai Vescovi italiani, per un impegno fecondo dei cattolici rivolto al rinnovamento morale e civile della politica
nazionale.
Per spirito di servizio, non per rivendicare primazie, ma con la finalità di contribuire alla costruzione del bene comune.
Siamo orgogliosi di essere italiani, portatori di valori, di cultura, tradizioni, apprezzati nel mondo e consapevoli di avere un destino comune nel confrontarci con nuovi protagonisti della competizione internazionale, per avviare una nuova stagione di sviluppo e per dare risposte positive alle giovani generazioni, ai territori meno sviluppati, alle persone bisognose.
La strada è quella di una grande, generosa, generale mobilitazione delle energie civili, sociali, imprenditoriali degli italiani che metta in moto le forze positive che si esprimono nella società al servizio del bene comune.
Per fare questo c’è bisogno di una buona politica e di classi dirigenti preparate, motivate, che sappiano suscitare emulazioni positive nelle nostre  comunità, sappia renderle accoglienti verso le persone che vengono da altri Paesi, aperte alla prospettiva di portare a compimento la costruzione degli Stati Uniti d’Europa.
Vogliamo fare un appello alla politica, al mondo intellettuale, ai protagonisti del mondo del lavoro e dell’associazionismo sociale, a partire da coloro che si richiamano e si riconoscono nei valori cristiani per condividere insieme analisi e proposte per impostare un’agenda politica che affronti, con forza, costanza e visione di lungo periodo le questioni decisive.
Sollecitiamo coloro che sono impegnati nell’attività politica a condividere ed a sostenere nel tempo le priorità decisive per il futuro dell’Italia, e che esprimono un’azione prolungata e coerente che caratterizzi il secondo decennio del secolo.


RIPARTIAMO DAI VALORI PER FARE COMUNITA’


Una comunità solidale, e proiettata al futuro, è fondata sulla condivisione di una visione positiva della persona e dell’esigenza di salvaguardarne la libertà e la dignità in ogni ambito: nella nascita, nella salute e malattia, nel benessere e nel bisogno, nell’attività economica, nell’ambiente.
Nessuna sfida è possibile senza coesione sociale, responsabilità, senso del dovere, farsi carico dei bisogni collettivi, rispettare le regole democraticamente stabilite.
Ripensiamo lo Stato per renderlo più snello ed autorevole, valorizzando le autonomie e la sussidiarietà nell’ambito di un Federalismo solidale.
Possiamo affrontare cambiamenti epocali nell’utilizzo delle risorse disponibili, negli stili di vita, e per rendere ambientalmente sostenibile lo sviluppo economico, solo ricostruendo la fiducia nel futuro e nel nostro prossimo.
E’ questo lo spirito che deve animare una nuova stagione di riforme istituzionali ed economico-sociali.


PER UNO SVILUPPO SENZA DEBITO: DIFFONDIAMO PRODUTTIVITÀ, COMPETITIVITA’ ED EFFICIENZA


Ridurre il debito pubblico è fondamentale non solo per evitare al nostro Paese rischi imponderabili per la sua sostenibilità, ma anche perché sono i ceti meno abbienti e le giovani generazioni le vittime predestinate di uno stato indebitato.
Ma il debito è sostenibile se c’è sviluppo.
Fare sviluppo senza debito significa, anzitutto, massimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili e diffondere la produttività.
Dobbiamo ridurre i costi della politica, contrastare le rendite di posizione, l’evasione e l’elusione fiscale e le forme parassitarie e assistenziali che ancora caratterizzano molti ambiti delle amministrazioni pubbliche delle politiche economiche e sociali, risparmiare energia, utilizzare al meglio le risorse disponibili.
Per questi motivi la riduzione del debito deve essere accompagnata dalle riforme. Esistono ampli margini per razionalizzare la spesa pubblica, ridurre l’evasione fiscale, far funzionare la giustizia civile, semplificare la burocrazia, premiare il merito, dando respiro e sostegno alle forze produttive ed alle famiglie che con i loro comportamenti generano sviluppo, occupazione, investimenti sociali.


SOSTENIAMO LE FAMIGLIE


Una società proiettata verso il futuro deve valorizzare il ruolo riproduttivo, educativo e di cura delle persone, svolto dalle famiglie.
La supplenza svolta dalle famiglie verso le carenze dell’intervento pubblico, sta progressivamente diventando insostenibile per gli effetti della crisi  conomica, che indebolisce i redditi e dell’invecchiamento demografico che riduce l’entità e la solidarietà interna ai nuclei familiari.
Dobbiamo favorire la crescita di un mercato di servizi sociali di qualità, con politiche che mettano al centro il ruolo delle famiglie nella crescita dei figli, nell’accesso ai servizi di cura e di conciliazione con il lavoro, per la scelta di percorsi educativi e promuova la crescita di un’offerta di servizi, e di beni relazionali, fatta di imprese, profit e no profit, e di volontariato.


MIGLIORIAMO IL SISTEMA EDUCATIVO


Investiamo in educazione, formazione e ricerca. E’ la condizione per dare un futuro ai nostri giovani e renderli protagonisti delle rivoluzioni tecnologiche e organizzative in atto nell’economia globale.
Miglioriamo il sistema di istruzione valorizzando la pluralità delle offerte formative.
Rimuoviamo gli ostacoli che separano la formazione dal lavoro, valorizziamo le iniziative promosse dalle parti sociali per offrire alle persone, alle famiglie ed alle imprese informazioni corrette ed una maggiore qualità formativa.

 

COSTRUIAMO UN AMBIENTE FAVOREVOLE PER LE IMPRESE


Il nostro sviluppo dipenderà dalla capacità di generare nuove imprese, sviluppare quelle esistenti, attrarre nuovi investimenti, soprattutto in territori meno sviluppati del Mezzogiorno Diamo un valore positivo a chi fa impresa e intraprende, con regole poche e certe, che non ne deprimano lo sviluppo, e una fiscalità sostenibile.
Consideriamo la crescita ed il coinvolgimento delle risorse umane un fattore competitivo per il successo delle imprese sul mercato e una potente leva per  la diffusione della produttività e della qualità del lavoro. Anche per questo, dobbiamo sviluppare relazioni sociali e sindacali che facciano leva sulla cooperazione, tra chi assume il rischio di impresa e chi in impresa vi lavora, e che creino un ambiente favorevole alla crescita delle imprese ed alla  partecipazione dei lavoratori ai risultati.


RIMETTIAMO IL LAVORO AL CENTRO


Riportiamo il lavoro al centro, come fondamento per lo sviluppo della persona, della famiglia, dell’economia e della coesione sociale.
Liberiamo il lavoro dai molti pregiudizi che portano a costruire assurde gerarchie tra il lavoro degli uomini e quello delle donne, degli italiani rispetto agli immigrati, tra lavori manuali e intellettuali, tra dipendenti e autonomi. Tutti i lavori hanno la medesima dignità, e da sempre la mobilità sociale è basata su percorsi che valorizzano un complesso di esperienze umane e professionali.
Attori pubblici e sociali, imprese, educatori e famiglie devono fare ogni sforzo per integrare educazione e lavoro, famiglie e produzione, flessibilità e sicurezza per favorire la crescita di un mercato del lavoro inclusivo soprattutto per i giovani , le donne e gli immigrati.
Riconosciamo i fabbisogni di flessibilità assicurando tutele e remunerazioni adeguate.


PER UN WELFARE MODERNO DIAMO SPAZIO ALLA SUSSIDIARIETÀ


Un Welfare moderno non può prescindere dall’uso efficiente delle risorse e dal concorso responsabile delle persone, delle famiglie e delle organizzazioni sociali, delle associazioni no profit e del volontariato. Diamo spazio, e fiducia, alla sussidiarietà per offrire nuove frontiere per la previdenza, la sanità, l’assistenza, la formazione e le tutele attive nel mercato del lavoro.

 

RINNOVIAMO LE CLASSI DIRIGENTI


Farsi classe dirigente significa, anzitutto, essere portatori di visione, di competenze, valori, capacità organizzative e comportamenti in grado di aggregare motivazioni e interessi generando ricadute positive verso le comunità e le persone.
Innalzare la qualità della classe dirigente del nostro Paese e promuoverne il rinnovamento qualitativo, generazionale e di genere è un obiettivo che  riguarda tutti noi e impegna il nostro modo di fare impresa, associazione, partito, istituzione.
Ci rendiamo disponibili a favorire processi di formazione e selezione di giovani per l’impegno sociale e politico.
Dobbiamo, in particolare, fuoriuscire dalla riproduzione oligarchica delle classi dirigenti alimentata da leggi che impediscono agli elettori di esprimere le proprie preferenze, valutando la credibilità e le competenze dei candidati.
Questo obiettivo può essere colto con l’adozione di una legge elettorale su base proporzionale, garantendo la rappresentanza parlamentare ai partiti politici che abbiano ricevuto un adeguato consenso e vincoli di coalizione che favoriscano la stabilità dei Governi.

L’Italia ce la può fare
Siamo un Paese dotato di grandi risorse: famiglie e comunità generose, uno straordinario tessuto di imprese, una rete di rappresentanze sociali del mondo del lavoro senza uguali, di associazioni e volontari impegnati nei nostri territori come nei paesi in via di sviluppo.
In questo ambito, il contributo dei cattolici, soprattutto delle associazioni che si ispirano ai principi della Dottrina sociale della Chiesa è stato trainante.
Le Encicliche papali hanno accompagnato il protagonismo dei cattolici in campo politico e sociale, e l’impegno ad affrontare le grandi questioni sociali del proprio tempo in modo coerente con i valori cristiani e l’aspirazione a realizzare un umanesimo universale.
Lo vogliamo fare insieme, credenti e non credenti, convinti che i valori, ed i contenuti che ispirano questo manifesto possano costituire un punto di riferimento per l’intera comunità nazionale.

 

L’INTERVISTA


 

Natale Forlani è portavoce del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro,  promosso da Cisl, Mcl, Acli, Confcooperative, Confartigianato, Cdo, Coldiretti, che stamattina ha convocato una conferenza stampa presso The St. Regis Grand Hotel di Roma. L’obiettivo? Proporre la propria idea di società e presentare un ‘Manifesto per la buona politica e per il bene comune’.


Forlani, quando è nato il Forum?
Siamo nati due anni fa, rispondendo all’appello del Papa e dei vescovi di impegnarsi di più per il bene della nostra nazione. Ci ispiriamo ai valori della dottrina sociale della Chiesa.

Perché la scelta di un ‘manifesto’ attraverso il quale richiamare al valore del bene comune?
Oggi presentiamo il ‘Manifesto per la buona politica e per il bene comune’ perché siamo convinti che abbiamo davanti anni difficili, di trasformazioni radicali che ci porteranno a ripensare non solo stili di vita e di sviluppo: dobbiamo rimuovere gli ostacoli strutturali che impediscono uno sviluppo generazionale. E bisogna ricostruire partendo dal basso, contribuendo alla riforma della classe politica e dirigente. Ripartire dai valori è uno dei punti cardine del Manifesto: è il tempo del fare e del partecipare, più che del protestare e del manifestare

Affrontate anche il tema dello sviluppo e del debito: cosa proponete?
Sì. In questo senso occorre limitare i costi della politica, se pensiamo a uno Stato meno invadente e che orienti le capacità vitali del paese. Occorre liberare risorse per sostenere giovani e famiglia: questa è la bussola che ci guida, perché siamo in una nazione vecchia. Chiediamo anche di riconoscere il ruolo sociale delle imprese, del lavoro.
Più che uno slogan è una necessità. Non stiamo costruendo un partito, ma siamo un’alleanza sociale decisa a fare la sua parte e a ristrutturare la politica, profondamente scollata dalla società civile. Constatiamo che le attuali maggioranze di governo e opposizione non rappresentino le esigenze della gente (a proposito, il Forum è favorevole a una legge elettorale su base proporzionale), e riteniamo che le rappresentanze del mondo cattolico possano mettersi in campo.

Quali sono le vostre prossime azioni?
Il percorso avviato oggi con il Manifesto proseguirà in autunno con un seminario per studiare insieme programmi da veicolare sulla politica; seguirà un confronto con i politici disposti a sostenere le nostre proposte.

19 luglio 2011
Un commento da Avvenire


Geografia dell’Italia cattolica


 

R. CARTOCCI, Geografia dell’Italia cattolica, Il Mulino Bologna 2011, 978-88-15-15060-8, pp. 184, Euro 15

 

 

Presentazione

Secondo un’opinione diffusa il cattolicesimo è un tratto unificante degli italiani, con una tradizionale frattura tra Lombardo-Veneto “bianco” e regioni “rosse”. Ma quanto c’è ancora di vero in questa geografia? Quanti sono i cattolici praticanti e in quali aree del paese sono più numerosi? Da alcuni interessanti indicatori (frequenza alla messa, otto per mille, insegnamento della religione, matrimoni civili, nascite fuori dal matrimonio) risulta che i praticanti sono una minoranza del 30-40% concentrata nelle regioni del Sud, la vera zona “bianca”. Per un verso, dunque, il cattolicesimo si accompagna a una sindrome meridionale fatta di minore ricchezza, inefficienza delle istituzioni e carenza di capitale sociale; per un altro, nella generale crisi della partecipazione sociale e politica, i movimenti ecclesiali costituiscono una risorsa tale da fornire alla Chiesa-istituzione un forte potere di veto.

 

 

Roberto Cartocci

è professore ordinario di Scienza politica nell’Università di Bologna. Fra le sue ultime pubblicazioni con il Mulino: “Mappe del tesoro. Atlante del capitale sociale in Italia” (2007).

Arriva il Campo Quattro

 

Dall’8 all’11 settembre al Colle don Bosco


Come ogni anno, a chiudere il percorso formativo SDB e FMA dell’estate, troviamo il Campo Quattro al Colle don Bosco. L’appuntamento è dall’8 all’11 settembre e il tema di quest’anno è il Sistema Preventivo. La colonna del sistema educativo pensato da don Bosco ed un accompagnamento spirituale della singola persona sono il sunto del Campo Quattro e la base della Famiglia Salesiana. La chiusura dei campi coincide con l’inizio dell’anno pastorale, ovvero il Weekend MGS del 17 e 18 settembre.

Scarica il volantino – 18/07/2011


iGMG

il diario di viaggio per la Giornata Mondiale della gioventù

 

 

GMG è un’applicazione creata in occasione della Giornata Mondiale delle Gioventù 2011 di Madrid. Ricca di contenuti audio e video sarà la tua compagna di viaggio in questo evento popolato da giovani di tutto il mondo.

 

All’interno di questa applicazione troverai un diario giornaliero che ti permetterà di appuntare, giorno per giorno, i luoghi visitati, le esperienze vissute, una piccola riflessione; inoltre potrai aggiungere gli amici conosciuti, scattare foto o registrare dei video e tenerli “inseriti” nella giornata in modo che questi momenti diventino ricordi indelebili della tua vita. Sarà possibile anche condividere tutto ciò sulla tua bacheca di Facebook.

Potrai conoscere la storia della Giornata Mondiale della Gioventù, rivivere emozioni ascoltando gli inni che hanno fatto la storia di questo straordinario evento, cantare seguendo i testi, leggere il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI, quello del Cardinale Tettamanzi e visionare una galleria composta da foto e video.

Elenco completo features presenti nella versione 1.0:

  • Che cos’è la GMG? il tema, gli obiettivi, il logo
  • Collegamento al sito ufficiale italiano della GMG
  • Feed RSS
  • Galleria video
  • Galleria foto
  • Audio di tutti gli Inni
  • Messaggi del Santo Padre e del Cardinale Tettamanzi
  • Testo biblico di riferimento, preghiera e altro
  • Testi di tutti gli Inni
  • WebTV (canale spagnolo)
  • Area Download PDF (spartiti, testi)
  • Diario del giorno (inserimento testo, foto, video condivisibili su Facebook)
  • Possibilità all’interno del diario di aggiungere in rubrica gli amici conosciuti
  • Link ad App gratuite da scaricare
  • Notifiche Push

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