Essere cristiani oggi

Se tramonta la trascendenza

Titolo essenziale quello scelto da Giovanni Ferretti per una sua organica raccolta di saggi: Essere cristiani oggi (LDC,  pp. 184, € 11,50) affronta infatti con profondità e immediatezza «il “nostro” cristianesimo nel moderno mondo  secolare», come recita il sottotitolo. Sono considerazioni che l’autore già docente di filosofia teoretica all’Università di  Macerata, di cui è stato anche rettore – ha avuto modo di elaborare in questi ultimi anni facendo tesoro di un dialogo  fecondo tra filosofia e fede cristiana, in cui il suo essere presbitero della diocesi di Torino non ha costituito un ostacolo  ma anzi un prezioso arricchimento. Cogliendo «la crisi ormai irreversibile della cristianità» come uno dei più  significativi «segni dei tempi» che i cristiani dovrebbero sapientemente discernere e affrontare anziché negare,  Ferretti ne analizza le radici e le manifestazioni, trasformandolo da rassegnata constatazione a stimolo virtuoso per un  modo nuovo eppur antico di porsi dei cristiani nella società. Già l’interrogativo che pone in apertura – «tramonto o  trasfigurazione del cristianesimo?» – è eloquente sull’approccio offerto dal volume. Se infatti il «tramonto della trascendenza» è una tendenza culturale e sociologica ben più vasta della minor rilevanza di alcune tradizioni cristiane  nella società contemporanea, questo può aprire nuove prospettive alla comprensione e all’annuncio di Gesù Cristo e  del suo Vangelo: l’uomo Gesù che ha saputo narrare il volto del Padre non costituisce «alcuna opposizione alla piena  fioritura dell’uomo, bensì la massima vicinanza e il massimo impegno alla sua più compiuta umanizzazione», come  paradossalmente ricorda il teologo protestante Paolo Ricca: «Dio si è fatto uomo perché noi non eravamo ancora uomini».

Proprio per questo il discorso offerto da Ferretti non riguarda solo i cristiani ma anche – e direi forse soprattutto – chi  cristiano non è o tale non si ritiene più: «ripensare la risurrezione» in modo anche critico rispetto a un certo  immaginario cristiano non è mero esercizio teorico, ma la possibilità di coglierla come «permanenza in Dio, anche  dopo la morte, della nostra “identità personale”», come meta finale di ogni essere umano e riscatto di ogni faticosa  ricerca di comunione e di gioia condivisa.
Ma la convincente riflessione di Ferretti non si ferma agli aspetti più «rivelativi» della fede cristiana e del suo  coniugarsi con l’oggi della storia: passando attraverso un «ripensamento della carità nella società secolarizzata»,  affronta con lucidità il difficile dialogo con il mondo «laico» sui valori, sulla loro relatività o assolutezza, sulla loro  genesi e condivisione, sulle minacce che li sovrastano e le potenzialità anche e soprattutto civili che essi contengono.  Decisiva in questo ambito delicato è la dialettica tra «l’assoluto della verità» e «il carattere inviolabile della libertà  umana». Per l’autore è quindi evidente che «valori non negoziabili o irrinunciabili non significa e non deve significare “non argomentabili” e tanto meno imponibili all’altro con la forza e la violenza». Un’evidenza che purtroppo non  sempre è riconosciuta da tutti, ma che appare indispensabile per una sana crescita di una società civile libera e  democratica.

Enzo Bianchi

in “La Stampa” del 26 novembre 2011

 

Il Museo diocesano di Torino

 

Nuovo allestimento e il primo catalogo generale


Tra sacrestie e ripostigli  con il fiuto di Indiana

di ARABELLA CIFANI e FRANCO MONETTI

Il Museo diocesano di Torino fu inaugurato l’11 dicembre 2008 dall’arcivescovo cardinale Severino Poletto. Quel felice evento rappresentò il punto di arrivo di un iter lungo e complesso, scandito da tappe precise: dalla formazione del primo gruppo di studio, sorto nel lontano febbraio 1971, all’indagine di fattibilità del progetto, iniziata nel 1997, sotto la guida dell’allora arcivescovo cardinale Giovanni Saldarini, con il sostegno e l’incoraggiamento di monsignor Francesco Marchisano, all’epoca presidente della Pontificia commissione per i Beni culturali della Chiesa. Fino alle tappe fondamentali del progetto preliminare del 24 ottobre 2001, redatto dall’architetto Maurizio Momo, e della sua seguente realizzazione.
L’acquisizione di nuove opere, donate o concesse in prestito da parrocchie, confraternite, enti religiosi e privati, avrebbero poi indotto ad ampliare la collezione museale con il nuovo percorso di visita, inaugurato il 29 marzo 2010 in occasione della quindicesima ostensione solenne della Santa Sindone.
Il Museo diocesano è stato pensato e realizzato – da sempre, si può dire – come luogo di testimonianza della storia culturale e religiosa della comunità torinese. Non si tratta infatti soltanto di un deposito di opere d’arte, ma – come rileva monsignor Cesare Nosiglia, attuale arcivescovo di Torino – del “luogo della memoria, che racconta la vita della comunità attraverso il linguaggio dell’arte”. Il Museo diocesano aiuta a ripercorrere la storia della Chiesa di Torino “dalle origini ai giorni nostri, come i recenti restauri hanno evidenziato: dalle testimonianze della prima basilica cristiana con l’annesso battistero – edificati nella seconda meta del IV secolo dal protovescovo di Torino, san Massimo – all’avvento dell’architettura rinascimentale con il nuovo duomo, edificato dal cardinale Domenico della Rovere nel 1498, fino alle successive trasformazioni per la realizzazione della Cappella della Sindone”, a opera del grande architetto teatino Guarino Guarini e la sua destinazione a luogo di sepoltura dei Savoia e dei vescovi della città di Torino.
È sorto con un progetto architettonico unitario e definito, con il ricupero dei grandi spazi liberi nella parte inferiore del duomo, sotto il quale si sono ritrovati anche, in seguito a diverse campagne di scavo nel corso del tempo, notevoli e importanti resti e cimeli delle tre antichissime basiliche della Torino dei primordi del cristianesimo dedicate al Santissimo Salvatore, a san Giovanni Battista, patrono principale della città, e alla Vergine Maria: in sostanza del cuore cristiano della città di Torino, che alla chiesa cattolica ha dato molto – come è ben noto – anche attraverso i suoi grandi santi sociali nell’Ottocento e Novecento.
Negli spazi ricuperati sono stati raccolti capolavori di pittura, scultura, oreficeria e tessili provenienti da numerose chiese della diocesi, dove si trovavano in disuso o in pericolo di rovina, dispersione o furto. Si può ben dire che il museo sia nato per la fattiva collaborazione di tante comunità diocesane che ne hanno compreso il profondo significato non solo a livello storico e artistico, ma soprattutto sul piano religioso e catechetico. Le raccolte si articolano in diverse sezioni. La sezione battesimale è incentrata attorno al rinascimentale Fonte e alla serie dei dipinti cinquecenteschi. La sezione mariana invece ha al centro una splendida Annunciazione del grande pittore di corte Vittorio Amedeo Rapous (1729-1800): capolavoro della pittura settecentesca italiana. La sezione della “Parola” significativamente rappresentata da oggetti di uso liturgico quali il meraviglioso Leggio da altare di scuola del celeberrimo ebanista Pietro Piffetti (1701-1777). Al centro del museo è stato allestito un altare di forme tridentine arredato con oggetti e paramenti di squisita fattura tra i quali si annoverano alcuni tessili e broccati di provenienza lionese di grandissima bellezza, rarità e importanza. La quadreria del museo presenta tavole quattrocentesche e tele dal Cinquecento al Settecento: sono opere spesso inedite che testimoniano della qualità della pittura piemontese attraverso i secoli ed insieme della religiosità di tutta la diocesi torinese. A corona, seguono numerose vetrine, che contengono argenterie importanti per la storia dell’oreficeria piemontese ed italiana. Primeggia un magnifico Calice seicentesco proveniente dalla parrocchia di Osasio (Torino), ritrovato fortunosamente in una intercapedine dove era stato nascosto da un padre cappuccino al tempo della rivoluzione e dell’invasione francese in Piemonte. Di particolare significato per la storia di Torino e dalla sua religiosità, il Dossale d’argento di Paolo Antonio Paroletto, argentiere attivo Torino dal 1736: in esso è raffigurato il momento culminante del celebre miracolo eucaristico di Torino, con il vescovo supplice che accoglie nel calice l’ostia raggiante sospesa su una folla in preghiera. Completano la sezione dell’argenteria una serie di ostensori e di calici realizzati fra Seicento e Ottocento, di fattura spesso raffinatissima.
Gli oggetti esposti sono stati selezionati dalla solerzia e dall’intelligenza di don Natale Maffioli, salesiano, una sorta di Indiana Jones in abiti religiosi che ha, a suo tempo esplorato sacrestie, ripostigli di chiese e confraternite della diocesi, proteso alla ricerca e al ricupero delle testimonianze artistiche più autorevoli e significative. Sotto la direzione assidua e puntuale di don Luigi Cervellin, incaricato dei beni culturali della Diocesi. Gli oggetti scelti sono stati esposti secondo l’allestimento curato dagli architetti Maurizio e Chiara Momo.
Mancava finora, a corredo del museo, un esauriente catalogo, che ne spiegasse e ne portasse al pubblico le positive valenze. E finalmente lunedì 28 novembre 2011 uscirà anche il primo magnifico catalogo del Museo. L’opera si avvale, nella prima parte, di studi specifici curati da Giancarlo Santi, sul museo diocesano come strumento privilegiato per attuare il progetto culturale ed educativo della diocesi; da don Luigi Cervellin, sulla storia del museo stesso dal suo iniziale progetto all’allestimento; da Maurizio e Chiara Momo, sulla fabbrica inferiore del duomo di Torino e sull’allestimento museale; da Marco Aimone, sull’insula episcopalis del Salvatore; da Paolo Fiore, sulla collezione lapidaria; e infine da Luisa Clotilde Gentile, sulle testimonianze araldiche rinascimentali.
Seguono le schede scientifiche, che illustrano le opere presentate nel museo, alla redazione delle quali hanno concorso importanti studiosi con saggi e ricerche mirate: Arabella Cifani e Franco Monetti, Natale Maffioli e Luca Mana; e ancora: Lidia Martinelli ed Enzo Omegna, Lorenza Santa e Carlotta Venegoni. Per l’occasione verrà esposta anche la bella tela, splendidamente restaurata, della Presentazione di Gesù al Tempio di Vittorio Amedeo Rapous, proveniente dalla chiesa della Confraternita del Gesù di Villafranca Piemonte.
“Nella nostra società caratterizzata dal linguaggio dell’immagine – ha opportunamente sottolineato monsignor Nosiglia – il Museo diocesano svolge un ruolo importante per lo studio e la conoscenza del nostro territorio, profondamente connotato dalle radici cristiane, come pure una insostituibile funzione culturale e didattica nel processo di trasmissione degli irrinunciabili valori umani e cristiani: la bellezza, l’amore, la trascendenza. L’arte, infatti, è un prezioso antidoto alla violenza, alla sciatteria e alla volgarità, che deturpa ambienti e rapporti umani, nello stesso tempo educa al Mistero. Ammirando i capolavori di numerosi pittori, artisti e scultori si impara a vedere la realtà con occhi nuovi, che alimenta “il gusto per la bellezza e lo stupore per il mistero di Dio” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 41)”. Non sono queste solo constatazioni seriali, ma si tratta di un vero impegno di miglioramento personale con la sicurezza di avere in mano un efficace strumento educativo che affonda le proprie radici nella storia delle grandi comunità cristiane del passato di Torino da cui trarre linfa sempre nuova.

(©L’Osservatore Romano 27 novembre 2011)

La fede e l’istituzione ecclesiale in Occidente. Perché la Chiesa?

Il cristianesimo al quale la maggioranza dei nostri contemporanei rimane legata, almeno nell’Occidente secolarizzato, è ormai un cristianesimo senza Dio e senza Chiesa. Davanti a tale considerazione, per quanti si sentono coinvolti in un’esperienza credente espressa anche in forma ecclesiale diventa urgente la domanda sulla finalità e la ragion d’essere della Chiesa oggi. «Se il cristianesimo è stato un fattore storico di civilizzazione, la sua pertinenza è caduca quando questa civilizzazione si trasforma, come sta avvenendo nel mondo contemporaneo?», si chiede Raymond Lemieux. Si tratta di verificare se l’esperienza cristiana sia fatta per garantire processi di civilizzazione o per partecipare all’umanizzazione del mondo. Una tappa previa importante sarà costituita dal ripensare il trittico «Chiesa-Regno-mondo». È sul versante di questa impresa che Denis Müller – procedendo da una prospettiva protestante, ma distanziandosi sia dal giuridicismo cattolico sia dall’evenemenzialismo protestante – ripercorre il formarsi dell’ecclesiologia contemporanea, restituendo un’articolazione teologica ecumenica della secondarietà e della necessità della Chiesa in rapporto al regno di Dio con un decentramento cristologico ed escatologico.

 

Regno-att. n.18, 2011, p.628

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I bambini e la violenza

Bambini meno brillanti a scuola e nello sport, se esposti a violenze: i risultati di una ricerca.

 

Hanno meno competenze scolastiche, faticano a farsi accettare dai coetanei, sono meno abili nelle attività sportive e hanno comportamenti valutati in modo non positivo da adulti e insegnanti. Sono i bambini che sono stati esposti, in maniera diretta o indiretta, a violenza familiare rispetto ai loro coetanei che non hanno mai vissuto esperienze simili.

Il profilo dei bambini esposti a violenze e figli di donne vittime di violenza è stato tracciato da un team di ricercatori provenienti dalle università di quattro diversi paesi europei: Italia, Cipro, Slovacchia e Romania. Inserita nel più ampio progetto “Daphne III programme”, finanziato dalla commissione europea, l’indagine per l’Italia è stata condotta presso l’università degli studi Roma tre presso la quale è stata presentata questa mattina dalla professoressa Sandra Chistolini, ordinario di pedagogia generale e sociale e responsabile scientifico del progetto, insieme al gruppo di ricerca.

Riguardo alle valutazioni fatte dagli insegnanti a proposito delle dimensioni di autopercezione dei bambini (competenze scolastiche, accettazione sociale, abilità sportiva, aspetto fisico, comportamento/condotta e percezione globale di benessere ce il bambino ha di sè), dall’analisi dei dati raccolti emerge che i punteggi più basi sono stati assegnati ai maschi i quali, tuttavia, hanno una più alta considerazione di sè rispetto alle femmine ma tutti, maschi e femmine, sviluppano strategie attive di difesa davanti alla violenza, sono più inclini a sentirsi esclusi dal gruppo anche se non lo desiderano e, rispetto ai bambini non esposti a violenza, tendono a considerare meno la madre come un modello ideale e sentono forte il bisogno di proteggerla.

Per l’indagine sono stati intervistati due gruppi di minori, 40 scelti a caso e 40 esposti a violenza. Il 48% rientra nella fascia d’età 0-11 anni e il 30% ha tra i 12 e i 18 anni. Il resto del campione è composto da donne adulte.




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La “Carta dei doveri dei bambini e degli adolescenti”,

Bambini e adolescenti soggetti di diritti, ma anche di doveri

 

È stata presentata presso la Regione Calabria la “Carta dei doveri dei bambini e degli adolescenti”, nata da un protocollo di intesa fra Regione, Ufficio scolastico regionale e Osservatorio sui Diritti dei Minori.

L’iniziativa, che pone la Calabria all’avanguardia in tema di tutela dei minori, evidenzia la necessità di riequilibrare diritti e doveri dei cittadini, a prescindere dall’età e senza venir meno al dovere della tutela del minore. Tuttavia, è necessario che i più giovani divengano consapevoli che non si possono rivendicare i diritti senza rispettare i doveri.

L’Assessore Regionale alla Cultura Mario Caligiuri nel presentare la Carta ha precisato che “si tratta di un’iniziativa rivoluzio­na­ria sul piano culturale, che pone l’accento sul terreno della responsabilità, non solo verso i minori, che hanno anch’essi delle responsabilità sociali, ma anche verso i genitori e gli educatori, dando priorità alla sfera dei doveri. Responsabilizzare bambini e adolescenti sui doveri verso la società significa stimolare la capacità di rivendicazione consapevole dei propri diritti e, dunque, del rispetto della legalità”.

La Carta vuole mettere in evidenza come anche per i più giovani si debba e si possa parlare di doveri come quello di studiare, e non solo rivendicare il diritto allo studio, o di corrispondere ai propri doveri nei confronti della famiglia.

La Carta dei doveri, nata in Calabria, rappresenta tuttavia un’idea che vuole porsi come un ausilio educativo fondamentale per genitori e docenti.

Fra le iniziative idonee a farla conoscere si vuole –  ha dichiarato Francesco Mercurio, direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Calabria – avviare un’attività di formazione del personale docente individuando le azioni concrete da mettere in atto per il raggiungimento degli obiettivi dell’iniziativa che abbiamo concordato con la Regione e l’Osservatorio sui diritti dei minori anche per introdurre un nuovo modo per educare i bambini alla legalità”.

 




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1/Sperimentazione per la scuola primaria: Dio è creatore e padre

 

SCUOLA PRIMARIA – CLASSE SECONDA

UNITÀ DI APPRENDIMENTO N° 1 :

NELLA BIBBIA DIO È CREATORE E PADRE

 

 

FASE IDEATIVA



DEFINIRE LA DOMANDA:


1. Individuazione dell’Area di Esperienza e della domanda educativa

Si sceglie l’area della relazione intesa come dimensione fondamentale per la crescita del bambino. Inoltre, in questa fase il bambino s’interroga su come sia nato il mondo e su chi abbia dato la vita a tutte le creature e su chi le sostenga nel corso del tempo. Basta poco per stimolare la sua curiosità e far emergere domande riguardo all’esistenza e al mondo, alla vita e all’uomo.

 

2.  Indicazione del motivo educativo conduttore


Il processo di apprendimento si svilupperà privilegiando in particolar modo il senso di fiducia. Nelle relazioni quotidiane del bambino sono presenti il padre e/o la madre che si curano di lui, delle sue necessità ogni giorno, lo seguono da vicino e da lontano, gli infondono costantemente fiducia, sono pronti ad incoraggiarlo, a stimolarne un’autonomia sempre maggiore e a mostrargli una nuova possibilità dopo un conflitto o un evento sfavorevole.

3. Definizione delle fasi e dei passaggi del processo di apprendimento

Sono state individuate le seguenti fasi di svolgimento del processo di apprendimento per il raggiungimento della dimensione religiosa a partire dall’esperienza della relazione di fiducia nell’ambito familiare:

–          in famiglia il bambino sperimenta la dedizione del papà o della mamma, il tempo che loro dedicano per curare i diversi aspetti della vita della famiglia, l’attenzione verso le necessità non solo materiali dei diversi componenti, l’interesse nei confronti del suo desiderio di crescere, di imparare e di essere guidato all’autonomia (il progetto di una vacanza, di un viaggio o di una giornata insieme), il senso di sicurezza  di protezione e di fiducia, la certezza di un consiglio sicuro e di un’altra opportunità, in caso di conflitto o evento negativo;

–          Si allargano gli orizzonti, il bambino osserva il mondo, niente è casuale, qualcuno lo ha creato e lo sostiene nel tempo, avverte la presenza di un architetto invisibile, di qualcuno che ha a cuore anche la sua vita, che da sempre lo ha pensato, creato e che gli è e sarà sempre vicino, anche nelle difficoltà o quando si sentirà solo, a cui può affidarsi con fiducia piena;

–          individuazione nei racconti della creazione la presenza del trascendente che crea, guida, pianifica ha a cuore la vita delle creature;

–          individuazione in alcuni racconti e brani della Bibbia la presenza di un Dio che è Creatore del mondo e della vita, ma soprattutto è Padre e che quindi risponde alle attese di fiducia piena che appartengono al profondo di ogni persona.

 

4. Confronto orientativo con i documenti normativi della progettazione.

 


Dalle Indicazioni per il Curricolo

La promozione e lo sviluppo di ogni persona.

Elaborare il senso dell’esperienza.

Sviluppo delle capacità necessarie per imparare a leggere le proprie emozioni e a gestirle.

Coesistere, condividere ed essere disponibili a cooperare.

Riflettere sulla dimensione religiosa dell’esistenza umana.

 

Dal P.O.F.:

Da ricavare dai documenti della scuola di appartenenza.

 

Dalle Indicazioni per il curricolo di Religione Cattolica

“L’insegnamento della religione cattolica fa sì che gli alunni riflettano e si interrogano sul senso della loro esperienza per elaborare ed esprimere un progetto di vita, che si integri nel mondo reale in modo dinamico, armonico ed evolutivo … ”;

“… il confronto esplicito con la dimensione religiosa dell’esperienza umana svolge un ruolo insostituibile per la piena formazione della persona …”.


Dai Traguardi per lo sviluppo delle competenze di Religione Cattolica

–          L’alunno riflette su Dio Creatore e Padre.

–          L’alunno riconosce che la Bibbia è il libro sacro per cristiani ed ebrei e documento fondamentale della nostra cultura, sapendola distinguere da altre tipologie di testi, tra cui quelli di altre religioni; identifica le caratteristiche essenziali di un brano biblico, sa farsi accompagnare nell’analisi delle pagine a lui più accessibili, per collegarle alla propria esperienza.

 

Ambito tematico

Dio e l’uomo, con i principali riferimenti storici e dottrinali del cristianesimo.

La Bibbia e le fonti, per offrire una base documentale alla conoscenza.

 

Dagli Obiettivi di apprendimento  al termine della classe terza di Religione Cattolica

Dio e l’uomo

· Scoprire che per la religione cristiana Dio è Creatore e Padre e che fin dalle origini ha voluto stabilire un’alleanza con l’uomo.

La Bibbia e le altre fonti

· Ascoltare, leggere e saper riferire circa alcune pagine bibliche fondamentali, tra cui i racconti della

della creazione,

 

Sono possibili connessioni con le altre discipline della’Area Linguistico – Artistico – Espressiva

  1. 1. Italiano.

–          Leggere testi cogliendo l’argomento centrale, le informazioni essenziali, le intenzioni comunicative.

–          Interagire nello scambio comunicativo in modo adeguato alla situazione, rispettando le regole stabilite.

  1. 2. Arte e Immagine

–          Esprimere sensazioni, emozioni, pensieri in produzioni di vario tipo, utilizzando materiali e tecniche adeguate e integrando diversi linguaggi.

  1. 3. Musica

–          Usare la voce, gli strumenti, gli oggetti sonori per produrre, riprodurre, creare e improvvisare fatti sonori ed eventi musicali di vario genere.

 

5. Definizione dell’obiettivo formativo


Muovendo da una riflessione sull’esperienza personale del senso di fiducia in famiglia, il bambino:

scopre l’importanza della fiducia per la propria crescita e apertura al mondo che lo circonda;

si interroga sulla presenza di qualcuno che ha a cuore il mondo e la vita di ogni persona, anche la sua in modo autentico;

intuisce in alcuni racconti mitici l’idea di un dio creatore del mondo e dell’uomo;

si accosta ai racconti biblici della creazione per scoprire che Dio è Creatore e Padre.

 

 

 

FASE DI APPLICAZIONE


COSTRUIRE LA RISPOSTA


1.      INDIVIDUARE IL COMPITO autentico di apprendimento


Con il contributo di ciascuno, si allestisce una mostra di classe con sei poster che dimostrino il percorso compiuto a livello personale e di gruppo. Possono contenere riflessioni, disegni, fotografie, immagini, idee …:

–          IDEE SU DIO …(le idee all’inizio dell’unità)

–          NELLA MIA VITA HO SCOPERTO CHE …

–          OCCHI APERTI SUL MONDO …

–          RACCONTI ANTICHI PER DIRE CHE …

–          NELLA BIBBIA: DIO è CREATORE E PADRE!

–          ORA PER NOI DIO … (come sono cambiate le nostre idee dopo il percorso)


  1. 2. STABILIRE LE MODALITà DI ESECUZIONE DEL COMPITO AUTENTICO UNITARIO

I poster vanno realizzati nei diversi momenti dell’unità, in modo da poter prevedere un momento finale di confronto sul percorso e verificare se la fruizione delle fonti, il confronto di gruppo e le diverse esperienze hanno modificato le idee di partenza.

 

  1. 3. INDICARE LE ATTIVITÁ PREVISTE

 

Suggeriamo le seguenti esperienze ed attività per sviluppare le diverse fasi del processo di apprendimento.

¨      In famiglia il bambino sperimenta la fiducia, infatti ci sono persone  che hanno tempo per lui, predispongono gli aspetti più importanti della sua vita, per ascoltarlo, per parlare …

Suggeriamo alcuni testi, tra i quali scegliere, che :

–          possono essere spunti per la riflessione di gruppo, per far emergere vissuti ed esperienze;

–          si prestano ad essere illustrati;

–          lasciano spazio a attività di rielaborazione personale e collettiva (ne suggeriamo alcune di volta in volta).

 

Felicità

Felicità è farsi le coccole

e star bene insieme anche con niente.

È un posto dove starcene in pace

a dirci quello che ci piace.

È sederci vicini in un posto caldo e colorato

a goderci tranquilli

un racconto incantato.

Felicità è che ci vogliamo bene,

è tutte le cose che facciamo insieme.

G. Andreae, V. Cabban, Felicità è …, La Margherita

 

–          cartellone di gruppo: PER ME FELICITà è…

–          acrostici con la parola FELICITà

 

Mamma

Mamma,

i miei capelli

che si sciolgono sulle tue ginocchia

sono mille e mille fili di seta

che tu mi hai donato.

Pic Sing

 

Io e la mamma

Io con la mamma sto moltissimo bene: mi fa sentire un gattino felicissimo.

Le do un dolore quando la faccio arrabbiare, ma poi facciamo la pace perché è lei che mi perdona sempre. Lei mi dà gioia e felicità. La mamma mi chiama “topolino” e io la chiamo “regina”.

Matteo Mussi

 

I papà sono bravi a …

I papà possono insegnarti ad andare in bicicletta, possono fare un pupazzo di neve con te, e preparare una torta per il tuo compleanno.

I papà possono aiutarti a lavorare in giardino, possono portarti in spalla quando sei stanco e curarti quando sei malato.

I papà possono guardare il tramonto con te, cucire il bottone del tuo orsacchiotto e consolarti quando sei triste. I papà posso mascherarsi ad Halloween, aiutarti a fare il bagno al cane e giocare con te al parco. I papà possono leggerti una storia della buonanotte, rimboccarti le coperte e darti il bacio prima della nanna.

Ma, più di tutto i papà possono darti tanto, tantissimo amore. E le mamme? Le mamme possono fare le stesse cose.

L. Numeroff, I papà sono bravi a …, Fabbri

 

–          Racconto e/o disegno un momento o un’esperienza della mia vita di ogni giorno con papà e/o mamma che ritengo molto importante.

 

Tu cosa faresti?

C’era una volta un piccolo tucano curioso.

Un giorno chiese alla mamma.

– E se fossi una nuvola, tu cosa faresti?

– Sarei il vento – rispose la mamma – per poterti spettinare.

– E se fossi un serpente?

– Sarei il ramo con cui puoi giocare.

– E se fossi una cascata?

– Sarei la pietra che ti fa cantare.

– E se fossi un albero, tu cosa saresti?

– Sarei la pioggia che grande ti fa diventare.

– E se fossi un frutto?

– Sarei il sole che ti fa maturare.

– E se fossi la pantera nera?

– Sarei la notte per poterti abbracciare.

– E se fossi la mamma tucano?

– Sarei il tuo piccolo che ha tanto sonno e vuol farsi coccolare.

S. Colloredo, P. La Porta, Solo per amore, CARTHUSIA

 

–          Intervista alla mamma e/o al papà con: SE IO FOSSI…TU COSA SARESTI/FARESTI?

Concludiamo questa prima fase con una sintesi:

è bello, perché nella mia vita ci sono persone che pensano a me, ho fiducia in loro,

perché mi ascoltano, mi capiscono e mi aiutano a crescere.

 

¨      Si allarga lo sguardo sul mondo, il bambino scopre che niente è casuale (l’alternanza delle stagioni, dei momenti della giornata, la bellezza e i frutti della natura …), c’è qualcuno che come un architetto invisibile ha messo ordine e sostiene ogni creatura, ogni persona, come un padre o una madre.

Suggeriamo di esplorare direttamente le bellezze della natura, in qualsiasi stagione dell’anno, con un’osservazione del giardino della scuola o con una passeggiata, magari scattando delle fotografie da commentare in classe per rivivere l’esperienza.

Presentiamo alcuni brani, tra i quali scegliere i più idonei al periodo di svolgimento dell’unità e/o agli interessi dei bambini, che possono essere illustrati, rielaborati, drammatizzati o semplicemente spunto per una riflessione insieme, utilizzando le domande che li accompagnano.

 

Finestre sul mondo

Apro i miei occhi, finestre sul mondo:

lo guardo bene. Non sembra tondo …

Fiumi, pianure, monti in salita,

la giravolta è presto finita.

Apro le orecchie, lo sento parlare:

soffio di vento, canto di mare.

Provo a toccarlo: che meraviglia!

Ruvido tronco, liscia conchiglia.

Voglio scoprirlo da cima a fondo.

È così bello questo mio mondo!

Tratto da I favolosi quattro, Giunti Scuola, classe seconda, pag. 45

 

– Anche per voi è bello il mondo? Perché? Che cosa vi piace osservare, ascoltare o toccare? Che cosa vorreste scoprire o vedere?

– Cerchiamo immagini belle del mondo e realizziamo un collage dal titolo: è COSì BELLO QUESTO NOSTRO MONDO!

 

Le magie del sole

Di notte tutto è nero:

il cielo, i giardini i prati,

il mare che urla e piange

i boschi profumati.

Ma appena il gallo canta

Il sole torna fuori

A dipingere il mondo

con i suoi mille colori.

G. Rodari

 

–          Com’è il cielo di notte? E durante il giorno?

–          Quali sono i colori della notte e del giorno?

–          Cosa accade quando spunta il sole?

–          Ti piace la notte/ il giorno? Perché? Ti fa paura la notte? Quando?

 

L’ombra del cielo

Il cielo tramonta

il cielo tiene un po’

della sua luce

e si fa l’abito di tanti colori.

La terra diventa scura

e il mare prende l’ombra del cielo

e la sprofonda pian piano.

Io mi sento sola

ma penso al sole

che domani verrà.

M. Lodi

 

–          Che cosa succede quando il sole tramonta?

–          Quali sono i colori dell’abito che il cielo indossa al tramonto?

–          Ti ricordi di aver visto un tramonto molto bello? Quando? Cosa hai provato?

 

Un albero per amico


Il tronco è il tuo corpo;

i rami braccia sempre aperte

che a cullare i nidi sono esperte.

Le radici son piedi …

ma tu non cammini,

gli amici li hai sempre vicini:

i passeri, le nuvole, il vento

e me che ti guardo contento.

M. Mortillaro

–          A cosa assomiglia un albero? Cosa fanno le sue “braccia”?

–          Hai mai visto un nido nascosto fra i rami?

–          Chi sono gli amici dell’albero? Tu pensi di essere amico degli alberi?

 

Sotto le stelle

Era una notte buia, senza luna e tutto era nero intorno a me. Ad un tratto mi parve di sentire un brusio sul fienile e alzai lo sguardo. Vidi un cielo così fitto di stelle come non l’avevo mai visto. Uno spettacolo: c’erano stelline tanto piccoline che parevano granellini di sabbia, altre invece grandi e luminose. E in mezzo al cielo si vedeva una nuvola chiara e sfumata, che non era una nuvola, ma polvere di stelle. Erano tantissime! Provai a contarle: una, due, tre, quattro, dieci … Ma ben presto diventò impossibile; i miei occhi si smarrivano.

M. Lodi

 

–          Anche a voi è capitata un’esperienza simile? Quando? Che cosa avete provato?

–          È possibile contare le stelle? Secondo voi qualcuno c’è riuscito?

 

Il concerto del prato

Vi è capitato di prestare attenzione ai suoni della natura? Quando in un pomeriggio di primavera o d’estate ascoltate il canto degli insetti in un prato, lo sapete che state ascoltando una vera musica? I grilli, le cicale suonano bellissime melodie che solo loro sanno capire. I grilli sembrano violinisti che muovono l’archetto sulle corde del violino. Le cicale, invece, sono tamburine: il loro pancino risuona come un tamburo mentre fanno il loro verso. E questi versi si mescolano agli altri mille suoni che formano il concerto del prato.

Da Panda G, Mondadori

–          Con materiale naturale o riciclato e la voce, proviamo a fare un concerto del prato.

 

Il cielo

Il cielo mi piace così tanto, con la luna, le stelle e tutto il resto. Però mi piacerebbe di più se potessi cambiarlo ogni tanto a modo mio. Una sera, per esempio, vorrei tre lune, non una sola: una luna rotonda, una luna quadrata, una luna triangolare.

Un’altra sera mi piacerebbe disporre le stelle secondo disegni che preparerei io stesso. Disegnerei con tante stelle il mio nome, poi il nome del mio bambino, poi il nome della sua mamma. Metterei una stella ferma in mezzo al cielo, ordinerei a tutte le altre di farle attorno il girotondo. Tutti guarderebbero in su, sarebbe uno spettacolo molto più bello dei fuochi artificiali. Mi piacerebbe anche vedere un corteo di stelle: centomila stelle in fila, e davanti a tutte la luna, come una bandiera bianca.

G. Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, E. Riuniti

Spostiamo l’attenzione sulla dimensione religiosa con alcune domande: che senso ha il nostro mondo con tutte le sue meraviglie? Perché esistono il mare, il cielo, gli animali, le piante e tutto quanto il mondo contiene? Chi ha iniziato tutto questo e chi lo sostiene ogni giorno, pensando ad ogni creatura, anche la più piccola e a ciascuno di noi?


¨      Individuazione nei racconti della creazione la presenza del trascendente che crea guida, pianifica a cuore la vita delle creature.

Ci sono moltissimi racconti a riguardo, naturalmente i bambini non dispongono ancora degli strumenti per una comprensione completa e adeguata dei miti, soffermiamoci quindi sugli aspetti che mettono in luce la presenza e l’azione del trascendente che crea e ha a cuore le sue creature.

Qui ne riportiamo un paio.

 

Un racconto antichissimo

«In un tempo lontanissimo, il mondo era immerso completamente nel silenzio. Non c’erano monti, prati o qualsiasi essere vivente, solo un cielo infinito e buio e un mare immenso e silenzioso. Esistevano solo Gucumatz e Hurakan. Gucumatz era il dio costruttore, avvolto nel manto di piume azzurre e Hurakan.

Gucumatz e Hurakan decisero di incontrarsi e di dare inizio alla vita e alla luce.

– Terra! – dissero gli dei e subito si formarono le colline, le pianure e i monti rivestiti di boschi, spuntarono i fiori a dipingere di colori i prati e fu stabilito il tempo del giorno e della notte.

Dopo aver pensato un po’, gli dei dissero: – Rompiamo il silenzio che riempie la Terra e diamo vita a creature viventi, che ci lodino e ci ringrazino per tutto ciò che abbiamo creato! -.

Così apparvero animali d’ogni specie, bestie grandi e piccole, che popolarono il mare, la terra e il cielo. Gli dei comandarono loro: – Fate sentire le vostri voci e date lode a chi vi ha dato la vita e tutto ciò che vi circonda!-.Ogni animale, quindi, iniziò ad esprimersi e a lodare gli dei, secondo le sue capacità, chi ruggendo o ululando, chi fischiettando o gracidando e la Terra si riempì d’ogni genere di suono. Gli dei erano davvero felici di ciò che avevano fatto, la Terra era piena di vita, di luce e di voci, ma nessun animale era capace di ringraziarli dal profondo del cuore.

Gucumatz e Hurakan, quindi, decisero di donare la vita ad un essere capace di obbedire, di lodare, e di aver cura delle meraviglie della natura e crearono l’uomo. In principio presero della creta, ma erano uomini troppo fragili e non pensavano, perciò gli dei afferrarono i pupazzi di fango, li gettarono in mare e questi si sciolsero subito.

Allora presero del legno, lo intagliarono e fecero degli uomini, ma non avevano cuore e intelligenza e ben presto si dimenticarono degli dei che li avevano creati. Quindi gli dei fecero scatenare delle piogge così forti che gli uomini di legno furono sommersi.

Gucumatz e Hurakan, però, non volevano rinunciare alla loro idea, così presero un po’ di mais e lo mescolarono con una pozione magica, creando quattro uomini maschi, belli, intelligenti e che sapevano parlare. I loro occhi erano straordinari, come quelli degli dei sapevano vedere e capire ogni cosa. Gli dei erano un po’ preoccupati, perché avevano paura che gli uomini diventassero come loro, allora soffiarono tante nuvole, che circondarono la Terra e resero più confusa la vista degli uomini, ma non li lasciarono soli e crearono quattro bellissime donne.

Da quel momento gli uomini iniziarono a popolare la Terra».


Così raccontano gli indiani Yakima

Agli inizi del mondo c’era solo acqua. Il Grande Capo Lassù viveva nel cielo tutto solo. Quando decise di creare il mondo, scese in luoghi dove l’acqua era poco profonda e cominciò a raccogliere grandi manciate di fango che divennero terra. Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo, divenne duro, dando origine alle montagne.

Quando cadde la pioggia, questa si trasformò in ghiaccio e neve. Il Grande Capo Lassù fece crescere sulla terra alberi, radici e bacche. Con una palla di fango creò un uomo e gli disse di prendere i pesci nell’acqua, i daini e gli animali nelle foreste.

Quando l’uomo divenne malinconico, Grande Capo Lassù creò una donna, affinché fosse la sua compagna, e le insegnò a preparare le pelli, a lavorare cortecce e radici e a fare cesti.

Miti  e leggende degli Indiani del Nord America, Demetra

 

¨      Individuazione nei brani della Bibbia la presenza di un Dio che è Creatore del mondo e della vita, ma soprattutto è Padre e che quindi risponde alle attese di fiducia che sperimenta nel suo vissuto quotidiano.

Leggiamo insieme ai nostri alunni alcuni brani tratti dai primi due capitoli della Genesi: i racconti della Creazione, aiutandoci con immagini, fotografie o una presentazione in Power Point.

Guidiamo i bambini a scoprire alcuni punti importanti, che mettono in luce gli aspetti specifici delle narrazioni bibliche e quindi della prospettiva cristiana: Dio è Creatore e Padre.

  • Dio crea, con la sua parola e con le sue azioni, ogni cosa da nulla, mettendo ordine dove prima c’era il caos; crea il tempo e lo spazio e tutti gli esseri viventi;
  • Dio crea l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, dandogli la facoltà di agire sul mondo in modo responsabile e libero;
  • Dio è felice per tutto ciò che ha creato, specialmente per l’uomo;
  • sin dalla Creazione, Dio desidera stringere un patto d’amicizia con Adamo, si impegna a condurre l’uomo a una vita di comunione con lui, chiedendo in cambio obbedienza e fedeltà, ma lo lascia libero di scegliere;
  • l’uomo non rispetta da subito questo patto, ma Dio non si stanca mai di perdonarlo e ricominciare ogni volta.

 

 

Possiamo arricchire la nostra proposta con altri brani biblici e non, che esprimono lode e ringraziamento per i doni quotidiani e le meraviglie della natura, la fiducia in Dio e il riconoscimento della Sua grandezza e della sua presenza nella vita, come un genitore per il proprio figlio.

Ne indichiamo alcuni tra i quali l’insegnante può operare delle scelte.

 

Salmi adattati per i bambini


Salmo 131

Padre buono,

il mio cuore non diventa orgoglioso,

non cerco di fare cose più grandi di me.

Fa’ che io sia felice con te.

Come un bambino in braccio alla sua mamma,

fa’ che io sia sereno e innocente come lui.


Salmo 139

Signore, tu mi guardi sempre,

mi segui in tutto ciò che faccio

e vedi persino i miei pensieri.

Signore, tu sai dove sto andando

e che cosa dirò ancora prima

che io inizia parlare.

Talvolta è come se sentissi una mano,

la tua mano appoggiata alla testa:

così mi guidi come fa un papà.


Dal Salmo 131

Tu solo sei grande.

Tu solo fai meraviglie.

Tu solo sei Dio.

 

Dal Salmo 66

Venite, guardate le meraviglie di Dio,

opere stupende che meravigliano l’uomo.

Salmi per piccoli cuori, Elledici

 

Il più bel nome di Dio

Questa storia accadde nei tempi antichi. Allora gli uomini conoscevano una sola parola per indicare Dio: DIO,appunto.

«E non c’è un altro nome?» domandarono alcuni. Allora gli uomini cominciarono a riflettere. Stabilirono di ritrovarsi dopo una settimana. Ciascuno doveva dire il nome che aveva trovato Avrebbero, poi, scelto il più bello e lo avrebbero dato a Dio.

Ed eccoli riuniti dopo una settimana. Il primo portò un recipiente di terracotta dentro il quale ardeva un fuoco. Disse:«SOLE, questo è il nome di Dio. Egli ci dona la luce e il calore, vince il buio e il freddo della notte».

Avanzò il secondo, anche lui portava un vaso di terracotta con dentro dell’acqua. «ACQUA: questo deve essere il vero nome di Dio. Dall’acqua, infatti, viene la vita».

Il terzo si chinò verso il suolo, raccolse con la mano una manciata di terra e la sciò scorrere tra le dita. Disse:«Così dobbiamo chiamare Dio,TERRA. Essa ci nutre e ci sostiene, è la nostra casa».

Il quarto portò un velo soffice e leggero. Lo gettò per aria e subito il vento lo gonfiò e lo portò in alto. Egli disse:«Questo per me è il vero nome di Dio, ARIA. L’aria spinge le vele delle navi e noi viviamo d’aria, essa ci permette di respirare».

Tra questi c’era anche un quinto uomo. Era zitto, non diceva una sola parola, teneva in braccio un bambino e lo cullava teneramente. «E tu?» chiesero allora, «quale nome hai trovato per Dio?».

L’uomo rimaneva in silenzio, cullava il suo bambino. Tutti erano in silenzio e lo guardavano attenti. All’improvviso uno di loro esclamò:«Adesso ho capito! Il nome più bello che possiamo dare a Dio è PADRE!».

«è davvero così» dissero tutti insieme,«Dio è nostro Padre. Egli è il Padre di tutti.»

Tratto da Raccontami una storia, Ella Di Ci, 1989

 

  1. 4. precisare: tempi, modalità, metodi, mezzi, strumenti scelti per le attività

 

Stabilire i tempi

Primo o secondo quadrimestre, almeno 10 ore.

 

Modalità, metodi, mezzi, strumenti

IN SINTESI

–          Esperienze di riflessione e di confronto.

–          Rievocazione di vissuti.

–          Lettura di immagini.

–          Lettura e lavoro di ricerca, di analisi di racconti, filastrocche, preghiere.

–          Attività di sintesi e di condivisione di gruppo.

–          Rielaborazione personale e di gruppo con cartelloni, disegni, attività di attualizzazione.

 

Metodologia

–          Lavoro di analisi e ricerca di gruppo e personale, confronto e discussione di gruppo e altri indicati nel percorso, rielaborazione.

 

 

 

 

FASE DI VALUTAZIONE

 


VERIFICA, VALUTAZIONE E

CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZA ACQUISITA


  1. 1. Stabilire il “compito autentico di verifica”
  1. 1. Per verificare se gli alunni hanno scoperto nella propria esperienza di vita la presenza di persone che pensano a lui ogni giorno e a cui può rivolgersi con fiducia.

Nell’album sottostante disegna le persone nelle quali hai fiducia e una situazione in cui hai scoperto in famiglia la presenza di persone hanno pensato a te in modo speciale. Racconta con le tue parole.

 

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  1. 2. Per verificare se l’alunno ha compreso che, da sempre, Dio è presente nella vita dell’uomo come Creatore e Padre.

Leggi con attenzione il racconto.

Ogni mattino un arabo, che attraversava il deserto con un esploratore francese, si fermava per pregare Dio. Un giorno il francese gli disse:: «PERCHÉ OGNI GIORNO FAI QUESTO? DIO NON ESISTE, TU NON L’HAI MAI VISTO E MAI TOCCATO». L’arabo non rispose.

Poco dopo il francese vide delle belle orme di cammello ed esclamò: «GUARDA, DI QUI É PASSATO UN CAMMELLO!».

E l’arabo: «COME FAI A DIRLO? IL CAMMELLO NON L’HAI VISTO, NÉ TOCCATO».

Il francese rispose: «SI VEDONO LE ORME!».

Allora l’arabo, puntando il dito verso il sole: «ECCO LE ORME DEL CREATORE: DIO C’È».

Adattato da P. Pellegrino, Sorsate. 365 gocce di luce per ogni mattina dell’anno, Elledici

E se tu osservi il mondo e le persone che ti circondano, dove vedi i segni della presenza di Dio? Traccia quattro impronte delle tue mani, disegna all’interno e poi racconta con una breve frase.


  1. 3. precisare le modalità di verifica

Verifica individuale.

 

  1. 4. definire i criteri e la scala di valutazione

 

Aspetto della prova da valutare

Descrittori di livello

A                                                   B                                                       C

INIZIALE                                    MEDIO                                        ELEVATO

Le presenza di persone  e situazioni nell’esperienza personale dell’alunno

Non sono state disegnate persone importanti e/o una situazione significativa.

È stata disegnata una situazione significativa, ma la spiegazione non è coerente.

Sono state disegnate persone importanti e una situazione significativa. La spiegazione è coerente.

I segni della presenza nel mondo di Dio Creatore e Padre

È stato disegnato e spiegato un solo un segno significativo della presenza di Dio Creatore e Padre.

Sono stati disegnati e spiegati due o tre segni significativi della presenza di Dio Creatore e Padre.

Sono stati disegnati e spiegati quattro segni significativi della presenza di Dio Creatore e Padre.

 

  1. 5. individuare modalità di certificazione della competenza acquisita.

Si può ipotizzare il seguente modello di certificazione:

 

LIVELLO    COMPETENZA   RAGGIUNTO

SI CERTIFICA CHE L’ALUNNO

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PIENO

MEDIO

INIZIALE

 

Ha scoperto la presenza nei suoi vissuti quotidiani di persone che hanno a cuore la sua vita, si occupano di lui e in cui ha fiducia.

Ha sperimentato che nel mondo e nella natura che lo circonda niente è casuale, che c’è un ordine che rimanda alla presenza di un creatore che ha a cuore le sue creature.

Ha intuito nei racconti antichi della creazione appartenenti a varie tradizioni culturali la presenza del trascendente come creatore del mondo e della vita.

Ha colto, nei racconti biblici della Creazione, che Dio non è solo Creatore, ma anche Padre di ogni persona.

 

  1. 6. confronto con i documenti normativi

In questa fase, l’insegnante verifica la conformità del percorso con gli obiettivi indicati nella FASE 1 per quanto riguarda:

–          i riferimenti al P.O.F. d’Istituto di appartenenza;

–          gli obiettivi di apprendimento di Religione Cattolica contenuti nelle Indicazioni per il Curricolo;

–          gli obiettivi delle altre aree disciplinari coinvolte.

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima lezione di teologia

 

Giuseppe Ruggieri, Prima lezione di teologia, Laterza, Bario 2011, pp.169 Euro 12,00

 

Descrizione:

La teologia applica la metodologia scientifica al discorso su Dio e vuole quindi accordare il pensiero di questo mondo con il messaggio cristiano. Ma il discorso su Dio nel cristianesimo del Nuovo Testamento non è in ultima analisi una negazione del sapere di questo mondo? E, allora, la teologia è compatibile con il cristianesimo? Ed è possibile una teologia che resti fedele al messaggio di Gesù di Nazaret?

“La teologia, come viene qui intesa, è semplicemente il ‘discorso su Dio’ che gli uomini non riescono a evitare, la cui presenza si riscontra quindi in tutte le culture umane. Tutti gli uomini sono ‘teologi’, parlano cioè di Dio sia affermandolo e pregandolo, ma anche negandolo o dubitando di lui. Ma questo discorso su Dio nella storia degli uomini tutti ha suscitato anche dei discorsi che hanno la caratteristica di essere funzionali, secondari. Nella storia dell’Occidente (ma non solo in essa) al discorso su Dio che si ritrova nel linguaggio comune si è infatti aggiunto un discorso sul discorso che ha avuto sempre una duplice motivazione: la prima, piuttosto critica e negativa, che rende attenti a non trasferire in Dio i sentimenti dell’uomo che spesso sono discutibili e pericolosi; la seconda (che è poi il risvolto della prima), piuttosto positiva, che tende a dare rigore al discorso a partire da ciò che è specifico di Dio in qualunque modo lo si concepisca. E anche questo discorso sul discorso su Dio si chiama teologia”: Giuseppe Ruggieri introduce alla disciplina che studia Dio, prendendo in esame l’esperienza religiosa cristiana nella sua dimensione dottrinale e di riflessione intellettuale.

 

 

Ora di religione: tutelare la libertà di scelta

L’Osservatore Romano dedica oggi un lungo articolo al tema dell’ora di religione nelle scuole e approfondisce, in particolare, la questione del diritto dei genitori a decidere in materia. “Sono i genitori, e non lo Stato”, scrive il giornale del Vaticano, “ad avere il diritto di educare i propri figli conformemente alle loro convinzioni e lo Stato deve cercare di aiutarli in questo, nella più assoluta neutralità. Lo Stato è costituzionalmente obbligato a garantire ai genitori che i docenti di religione dei loro figli minorenni vengano designati dalla gerarchia della Chiesa della quale essi fanno parte. Designazione che deve essere completamente libera per le Chiese e necessariamente rispettata dallo Stato”.

La presa di posizione del quotidiano della Santa Sede è dovuta al fatto che domani “si tiene a Strasburgo, dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, un’importante udienza nella quale sono in gioco, in parte, la libertà religiosa e l’autonomia delle Chiese, delle confessioni e delle comunità religiose riguardo all’insegnamento del proprio credo”. La questione in discussione è “se ai cittadini europei viene garantito che l’insegnamento religioso ricevuto dai loro figli minorenni nelle scuole corrisponda alle loro convinzioni”.




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tuttoscuola.com

Bachelet. Testimoniare da cristiani nella vita e nella politica

Bachelet. Testimoniare da cristiani nella vita e nella politica,  La Scuola, Brescia 2011, 156 pagine, 9 euro

 

La scelta di Vittorio Bachelet


Un discorso del cardinale Martini del 1995 contestava il ruolo di un moderatismo cattolico come stampella di regime e  si rifaceva alla «vocazione ad una società avanzata» della dottrina sociale della Chiesa; una «socialità di tipo  relazionale, che punta sui diritti delle persone, delle comunità, a cominciare dalla famiglia, e dei gruppi sociali e infine  dello Stato di tutti…».
Non riguarda direttamente il protagonista della monografia dedicata da Angelo Bertani a Vittorio Bachelet, ma si  iscrive in un contesto nel quale attorno al personaggio si snoda una riflessione più generale. A partire dal titolo:  Bachelet. Testimoniare da cristiani nella vita e nella politica (La Scuola, Brescia 2011, 156 pagine, 9 euro). Il curatore –  he già in altre occasioni si è interessato di Bachelet – aggiunge oggi alcune valutazioni su un momento storico, come  l’attuale.
«Oggi – scrive Bertani – i cattolici si chiedono come fare ad essere più presenti nella società. L’interrogativo è  complesso e persino ambiguo, ma una risposta c’è: fare come Bachelet. Educare, aiutare a crescere tanti cittadini   redenti, laici cristiani come Vittorio Bachelet. Non è facile, ma forse non ci proviamo neppure perché troppo alta e  disinteressata appare la loro testimonianza, troppo pericolosa la loro libertà, poco redditizia la loro militanza».
Ma nelle cinquanta pagine dell’introduzione, un terzo del volumetto, su alcuni testi illuminanti del «messaggio  educativo» di Bachelet (esemplare nella sua «antropologia della mitezza») c’è la chiave di lettura di qualcuno che «ci  ha aiutato a uscire dal cristianesimo di cristianità: quello che si affidava al conformismo e all’intimidazione,  all’abitudine, alle strutture, alle leggi. E a camminare verso un cristianesimo della coscienza e dell’amore, di  comunione e di carità, dell’evangelo e del Concilio».
Troviamo ancora, nell’introduzione, una ricchezza di riferimenti: ecco che spuntano Giuseppe Dossetti, Aldo Moro,  padre Adolfo Bachelet, il gesuita fratello maggiore di Vittorio: non per il gusto della citazione appropriata ma con il  criterio della perennità che quelle parole attribuiscono ai valori.
E se è un raffinato riferimento quello al testo di una lettera inviata dal cardinale Ercole Consalvi nell’anno di grazia  1800 all’allora ambasciatore del Vaticano (non si chiamavano ancora nunzi) a Parigi, monsignor Annibale della Genga  – il futuro Leone XII –, e nella quale era avveniristicamente contenuta l’esortazione a rendersi conto che la rivoluzione  rancese c’era stata, è meritorio, come fa Bertani, ricordare, civicamente parlando, la trama di  riconciliazione tessuta da Adolfo Bachelet con alcuni protagonisti delle sanguinose vicende degli anni settanta.
Il «nucleo incandescente del linguaggio evangelico » viene evocato nel rapporto Dossetti-Bachelet, anche se con esiti  diversi. Bertani torna inoltre più volte sulla esemplare testimonianza espressa dalla famiglia di Vittorio Bachelet; e  riporta alcuni passi di una intervista nella quale, a vent’anni dalla morte, il figlio Giovanni rifletteva sul significato di  quel sacrificio che, ricorda, è stata «l’occasione, pur tristissima, di mettere alla prova quello che diceva papa Giovanni:  nche se qualcuno dice di essere nostro nemico, e si comporta come tale, noi non ci sentiamo nemici di nessuno».
Si rammenteranno le parole di Giovanni che, il giorno delle esequie del padre, inducevano al perdono e nello stesso  tempo alla giustizia in difesa della democrazia: «Vogliamo pregare per quelli che hanno colpito il mio papà perché,  senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, nelle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta,  sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri».
Con questo spirito si potranno leggere gli otto interventi contenuti nella seconda parte del libro, che disegnano un  percorso culturale e spirituale. Del quale è stato un tornante la «scelta religiosa» impressa all’Azione cattolica in anni  di grande tensione: «Scelta religiosa – affermava Bachelet che ne era stato il gestore – è anche, allora capacità di  aiutare i cristiani a vivere la loro vita di fede in una concreta situazione storica, ad essere “anima del mondo”, cioè  fermento, seme positivo per la salvezza ultima, ma anche servizio di carità non solo nei rapporti personali, ma nella  costruzione di una città comune in cui si siano meno poveri, meno oppressi, meno gente che ha fame».

Angelo Paoluzi