XXXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO Lectio-Anno B

Prima lettura: Daniele 12,1-3

In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.

Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.

La struttura dei 14 capitoli del libro di Daniele, a cui appartiene il brano della prima lettura, è molto semplice. Si tratta infatti di un libro nel quale prevale l’elemento narrativo, composto dal racconto delle vicende di Daniele alla corte del re Nabucodonosor (cap. 1-6), dalla descrizione delle sue visioni (capp. 7-12) e da tre episodi molto noti (il caso di Susanna, la confutazione dei sacerdoti del Dio Bel e l’uccisione del Drago-idolo: capp. 13-14). Più complesso è invece il modo con cui questo libro biblico trasmette il suo messaggio. Gli esegeti infatti collocano il libro di Daniele al culmine di quella produzione letteraria che nel Giudaismo è conosciuta come letteratura apocalittica. Questo genere letterario è stato molto utilizzato dagli autori dei testi apocrifici (quelli non accettati nel canone biblico): le loro immagini, le loro speculazioni sui numeri, le descrizioni di grandi bestie e di angeli, i segni

premonitori della fine del mondo sono stati utilizzati (ma molto più sobriamente) anche dagli autori di alcuni libri biblici o di parti di essi (Daniele, parti di Is, Ez, Zc, Apocalisse).

Il contenuto dell’apocalittica è racchiuso nel significato stesso di questo termine, che in greco significa «rivelazione». Al popolo biblico (e nel NT alla comunità cristiana) che si sente sfiduciato e che sta per cedere alla tentazione di sentirsi definitivamente abbandonato dal suo Dio, l’autore sacro assicura la «rivelazione» di Dio attraverso visioni, sogni, immagini e simboli che il destinatario sa comprendere e interpretare (a differenza della difficoltà che incontriamo noi oggi). L’angoscia dei tempi di persecuzione (sia per il popolo biblico che per i cristiani) favoriva l’utilizzazione del genere letterario dell’apocalittica; esso solo permetteva di proiettare l’attuale situazione di sofferenza nella vittoria definitiva che Dio avrebbe saputo riportare sul male e sui persecutori del suo popolo. Il momento dell’angoscia e della persecuzione veniva così considerato come via alla definitiva vittoria di Dio e dei buoni.

In questo contesto va letto anche il brano della prima lettura. «Il tempo di angoscia» va compreso alla luce della riflessione che l’apocalittica fa sul momento presente della persecuzione: esso è preludio alla vittoria di Dio e del bene, non alla sconfitta e all’annullamento del suo popolo. «Si troverà scritto nel libro» è l’immagine biblica che rasserena l’uomo: egli fa parte del progetto di Dio («il libro»), un progetto buono e destinato a realizzarsi nel bene; perciò l’uomo non deve temere né il fallimento né l’abbandono. «Michele» è uno degli angeli che l’apocalittica colloca a protezione delle nazioni. Secondo l’angelologia giudaica ogni nazione ha un angelo protettore, descritto spesso come «capo» o «principe» o «comandante» di eserciti celesti (cf. Dan 10,13).

«Vita eterna e l’infamia eterna» esplicitano la condizione dell’uomo davanti a Dio, dopo la risurrezione, a seconda del ruolo che ciascuno ha rivestito nella vita presente. Il momento della persecuzione sembra dar ragione ai più forti e alle potenze del male e sembra porre fine a tutto ciò in cui il popolo biblico ha sempre creduto. La «rivoluzione» che Dio fa al suo popolo è che la vera sorte e il vero destino dell’uomo sono definiti da Lui nell’aldilà e non nell’alternarsi continuo delle vicende di questo mondo.


Seconda lettura: Ebrei 10,11-14.18

Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.

La lettera agli Ebrei propone il tema del sacerdozio di Cristo, un tema che non viene trattato esplicitamente nei Vangeli. Nell’esporre la sua riflessione, l’autore di questa lunga «omelia» (come viene definita la Lettera agli Ebrei) si sofferma ora sul confronto tra il sacerdozio dell’AT e quello di Gesù, evidenziandone le differenze. Il primo era ereditario nell’ebraismo, infatti, la carica di sommo sacerdote (almeno fino ai tempi di Erode il Grande) era a vita e veniva trasmessa ai discendenti. Inoltre ad esso poteva accedere solo chi apparteneva alla tribù sacerdotale di Levi. Nel NT, invece, il sacerdozio costituisce uno speciale rapporto tra il credente e Gesù, una particolare chiamata, una risposta radicale alla sua sequela, cioè una vocazione.

I sacerdoti dell’AT ripetevano ogni giorno e ogni anno gli stessi sacrifici e le stesse feste, senza tuttavia ottenere la salvezza e il perdono definitivo («Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati»). Il sacrificio di Gesù, invece, è definitivo ed esaustivo: con l’offerta di se stesso al Padre sulla croce ha ottenuto «una volta per sempre» la salvezza per tutta l’umanità.

L’espressione «si è assiso per sempre alla destra di Dio» (che ricalca il Salmo 110 messianico-sacerdotale) sottolinea l’unicità («una volta per sempre») e la definitività del sacerdozio di Cristo; l’intronizzazione di Cristo alla destra di Dio dice eloquentemente che la sua opera «sacerdotale» è stata perfetta e non ha bisogno di essere ulteriormente completata con ripetizioni di riti e sacrifici, come invece avveniva nel sacerdozio levitico.

Fondamentalmente il sacerdozio di Cristo consiste nell’aver egli sempre compiuto la volontà del Padre e nell’essersi offerto a lui nella totale disponibilità del suo essere (come le vittime sacrificate), fino ad accogliere docilmente la croce per la salvezza definitiva dell’umanità.

Vangelo: Marco 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.  In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Esegesi

Il brano evangelico contiene la conclusione del «discorso escatologico» di Gesù. In questo discorso sugli «ultimi avvenimenti» (come significa in greco il termine éscathon) si intrecciano e si sovrappongono vari elementi: la descrizione della distruzione del tempio di Gerusalemme la descrizione della fine del mondo, l’esortazione alla vigilanza e il ricorso ad alcuni temi cari al genere letterario dell’apocalittica. Gli studiosi hanno cercato di collocare in un certo ordine tutto questo complesso materiale e di interpretarlo per una migliore comprensione del messaggio che l’evangelista vuole comunicare al lettore (cf. J. Dupont, La distruzione del tempio e la fine del mondo. Studi sul discorso di Mc 13, Ed. Paoline, Roma 1979, pp. 44-54).

Questo messaggio è profondamente radicato nella Bibbia e nella persona di Gesù. La Bibbia annuncia in ogni sua pagina l’avvento del Regno di Dio e Gesù realizza nella sua persona e nella sua vita questa promessa. Il nostro brano utilizza le immagini del genere letterario dell’apocalittica («in quel giorno», «quella tribolazione», «il Figlio dell’uomo venire sulle nubi», «il sole si oscurerà»), ma il contenuto e totalmente aperto alla salvezza portata da Gesù e alla sua presenza nel mondo, da Lui amato e salvato (a differenza delle immagini apocalittiche che lo vedono destinato alla catastrofe).

Questa salvezza è stata possibile grazie all’incarnazione di Gesù e alla sua obbedienza al Padre, accettata fino alle estreme conseguenze, compresa l’esclusione dalla sua rivelazione di quanto in essa non rientrava (la conoscenza e la divulgazione del momento preciso della fine del mondo). Anche il cristiano deve rinunciare a calcoli cronologici, ma deve spendere ogni giorno della sua vita aderendo alle parole e al vangelo di Gesù, che realizzano la promessa biblica del Regno di Dio, «vicino» ad ogni generazione che si succede.

Meditazione

Ci stiamo ormai avviando verso la conclusione dell’anno liturgico. Il brano del Vangelo che viene annunciato in questa domenica fa parte del «discorso escatologico» («delle realtà ultime»), che in Marco com­prende tutto il capitolo 13 (è il discorso più lungo riportato dal secon­do evangelista). Gesù è appena uscito dal tempio, dove ha fatto l’elogio di una povera vedova che ha gettato nel tesoro tutto quanto aveva per vivere, e si sta dirigendo verso il monte degli ulivi da dove si può ammi­rare lo splendore del tempio. I discepoli, guardando questa incredibile costruzione, ne restano colpiti, e uno di loro dice a Gesù: «Maestro, guarda che pietre e che costruzione!». Ed in effetti si trattava di un complesso architettonico che suscitava le meraviglie di chiunque lo avesse veduto. Nello stesso Talmud si legge: «Chi non ha visto ultimato il santuario in tutta la sua magnificenza, non sa cosa sia la sontuosità di un edificio» (Sukka 51b). Gesù, quasi interrompendo le affermazioni di meraviglia del discepolo, dice a tutti che di quella costruzione non sarebbe rimasta pietra su pietra. I discepoli, al sentire queste parole, restano ovviamente stupiti e increduli. I tre più intimi, cui si aggiunge Andrea, subito chiedono quando tale disastro dovrebbe accadere. E Gesù risponde con un lungo discorso nel quale descrive gli avvenimen­ti degli «ultimi giorni». Il brano evangelico che è stato annunciato in questa domenica (Mc 13, 24-32) riporta il punto culminante del discor­so. Gesù, dopo aver parlato della «grande tribolazione» di Gerusalemme, annuncia che seguiranno sconvolgimenti cosmici: «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le poten­ze che sono nei cieli saranno sconvolte». E aggiunge: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria».

Il testo evangelico suggerisce che il «Figlio dell’uomo» non viene nella stanchezza delle nostre abitudini, e neppure si inserisce nel natu­rale sviluppo delle cose. Quando egli verrà porterà un cambiamento radicale sia nella vita degli uomini che nella stessa creazione. Per espri­mere questa trasformazione profonda — una sorta di violenta interruzione della storia — Gesù riprende il linguaggio tipico della tradizione apocalittica allora molto diffusa, e parla di crollo cosmico, di scardinamento del sistema planetario. Già il profeta Daniele aveva preannuncia­to: «Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popo­lo, chiunque si troverà scritto nel libro». I testi della Scrittura non aval­lano, però, una sorta di «teoria della catastrofe», secondo la quale deve esserci prima l’inabissarsi del mondo in un completo fallimento per poter quindi attendere finalmente Dio che volgerà al bene ogni cosa. No, Dio non arriva alla fine, quando tutto è perduto; Egli non rinnega la sua creazione, che è stata creata tutta buona (cfr. Gn 1); nel libro dell’Apocalisse, infatti, leggiamo: «Tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà esistevano e furono create» (4,11). La Scrittura, in tutte le sue pagine, esorta piuttosto ad operare (e ad invocare) per l’instaura­zione di una creazione nuova secondo l’immagine della città futura descrittaci nelle pagine finali dell’Apocalisse: «Vidi un cielo nuovo e una terra nuova; il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (21,1-2). Lo sconvolgimento del creato, che ci sarà, è finalizzato appunto all’instaurazione di questa «Gerusalemme» ove tutti i popoli della terra saranno radunati come in un’unica grande famiglia. Se del tempio che vedevano gli apostoli non sarebbe rimasta pietra su pietra è perché nella futura Gerusalemme non ci sarà più un tempio, appun­to come sta scritto: «In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’On­nipotente e l’Agnello sono il suo tempio» (Ap 21, 22).

Gesù parla di «ultimi giorni», ma dice anche che tali rivolgimenti avverranno in «questa generazione», ossia nel tempo che coinvolgeva i suoi ascoltatori. Del resto era la stessa presenza di Gesù a realizzare lo sconvolgimento del corso normale della vita del mondo; basti pensare a quanto accadeva con la sua predicazione e a quanto accadde con la sua resurrezione. L’irruzione del «Figlio dell’uomo» era ormai avvenu­ta e sarebbe continuata per tutte le generazioni che si sarebbero succe­dute lungo la storia. Il «giorno del Signore», prefigurato da Daniele e dagli altri profeti, irrompe in ogni generazione, anzi in ogni giorno della storia (è questo il vero senso della scansione degli anni in prima e dopo Cristo). E suggestiva l’espressione usata da Gesù sulla prossimi­tà degli «ultimi giorni». Egli dice: «sappiate che egli è vicino, è alle porte». Questa immagine è usata anche altre volte dalle Scritture per esortare i credenti ad essere pronti per accogliere il Signore che passa. «Ecco, il giudice è alle porte», scrive Giacomo nella sua lettera (5,9). E l’Apocalisse: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3,20). Alle porte di ogni giornata della nostra vita c’è il Signore che bussa, c’è il «giorno ultimo» che attende di essere accolto, c’è il giudizio di Dio che intende trasformare il tempo che già ora viviamo.

La «fine del mondo» deve avvenire ogni giorno; ogni giorno dobbia­mo far finire un piccolo o un grande pezzo del mondo cattivo e malva­gio che, non Dio, ma gli uomini costruiscono. Del resto i giorni che passano finiscono inesorabilmente; di essi non resta più nulla se non il loro bagaglio di bene o, purtroppo, di male che noi realizziamo. La Scrittura ci invita ad avere davanti agli occhi questo futuro verso cui siamo diretti: la fine del mondo non è la catastrofe, ma l’instaurazione della città santa che scende dal cielo. Si tratta di una città, ossia di una realtà concreta non astratta che raccoglie tutti i popoli attorno al loro Signore. Questo è il fine (e, in certo modo, anche la fine) della storia. Ma questa città santa deve essere seminata già da ora nei nostri giorni, perché possa crescere e trasformare la vita degli uomini a sua immagi­ne. Non si tratta di un innesto automatico e facile. Gesù parla anche di opposizioni e persino di tradimenti, insomma di un cammino che richiede vigilanza, attenzione e anche lotta. E tuttavia non manca di assicurare i suoi della sua protezione. Dice loro: «nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime». Del resto ogni generazione cristiana deve percorrere la via trac­ciata dal Maestro. C’è quindi una fatica quotidiana che ogni credente deve compiere per costruire il mondo nuovo che Gesù è venuto ad iniziare. Ma la perseveranza nell’ascolto del Signore e nella sua sequela sono la garanzia della salvezza. Ricordando quanto Gesù ha detto: «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

Preghiere e racconti

Cambiare la storia

Chi spera cammina,

non fugge!

Si incarna nella storia!

Costruisce il futuro,

non lo attende soltanto!

Ha la grinta del lottatore,

non la rassegnazione di chi disarma!

Ha la passione del veggente,

non l’aria avvilita di chi si lascia andare.

Cambia la storia, non la subisce!

(don Tonino Bello)

Dopo l’11 settembre

Il paradosso del nostro tempo nella storia è che

abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse,

autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.

Spendiamo di più, ma abbiamo meno,

comperiamo di più, ma godiamo meno.

Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole,

più comodità, ma meno tempo.

Più conoscenza, ma meno giudizio,

più esperti, e ancor più problemi,

più medicine, ma meno benessere.

Beviamo troppo, fumiamo troppo,

spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco,

guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo,

facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi,

vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.

Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà,

ma ridotto i nostri valori.

Parliamo troppo, amiamo troppo poco

e odiamo troppo spesso.

Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere,

ma non come vivere.

Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.

Siamo andati e tornati dalla Luna,

ma non riusciamo ad attraversare la strada

per incontrare un nuovo vicino di casa.

Abbiamo conquistato lo spazio esterno,

ma non lo spazio interno.

Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.

Abbiamo pulito l’aria, ma inquinato l’anima.

Abbiamo dominato l’atomo, ma non i pregiudizi.

Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.

Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.

Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni,

per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.

Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta,

grandi uomini e piccoli caratteri,

ricchi profitti e povere relazioni.

Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi,

case più belle ma famiglie distrutte.

Questi sono i tempi dei viaggi veloci,

dei pannolini usa e getta,

della moralità a perdere,

delle relazioni di una notte,

dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto,

dal rallegrarti al calmarti, all’ucciderti.

E’ un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina

e niente in magazzino.

Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera,

e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri,

o di cancellarle.

Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora,

perché non saranno con te per sempre.

Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno

che ti guarda dal basso in soggezione,

perché quella piccola persona presto crescerà

e lascerà il tuo fianco.

Ricordati di dare un caloroso abbraccio

alla persona che ti sta a fianco,

perché è l’unico tesoro che puoi dare con il cuore

e non costa nulla.

Ricordati di dire “vi amo” ai tuoi cari,

ma soprattutto pensalo.

Un bacio e un abbraccio possono curare ferite

che vengono dal profondo dell’anima.

Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti,

perché un giorno quella persona non sarà più lì.

Dedica tempo all’amore,

dedica tempo alla conversazione,

e dedica tempo per condividerei pensieri preziosi della tua mente

E ricorda sempre:

la vita non si misura da quanti respiri facciamo,

ma dai momenti che ci tolgono il respiro.

(George Carlin).

Le due venute

Noi annunciamo non solo una, ma due venute di Cristo, la seconda molto più risplendente della prima. La prima si compì sotto il segno della pazienza, la seconda porta la corona del regno regale. Per lo più, infatti, il Signore nostro Gesù Cristo si manifesta in duplice modo: in due nascite, una da Dio prima dei secoli e una dalla Vergine al compimento dei secoli; in due discese, una nel nascondimento come pioggia sul vello (cfr. Sal 71 [72] ,6) e una che alla fine sarà manifesta; in due venute: nella prima, avvolto in fasce dentro la stalla e, nella seconda, avvolto da un manto di luce (cfr. Lc 2,7; Sal 103 [104] ,2); nella prima, sottoposto all’umiliazione della croce che non giudicò vergognosa e, nella seconda, scortato da schiere angeliche nella gloria. Crediamo fermamente, dunque, non solo alla prima venuta, ma attendiamo anche la seconda. Se nella prima abbiamo detto: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Mt 21,9), nella seconda ripeteremo di nuovo le stesse parole e così correndo incontro al Signore insieme agli angeli, prostrandoci diremo: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Mt 23,39). Il Salvatore verrà di nuovo non per essere giudicato, ma per giudicare quelli che l’hanno giudicato. […] Viene il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli, viene nella gloria nell’ultimo giorno; vi sarà infatti la fine di questo mondo e sarà creato un mondo nuovo. Sarà rinnovata la terra sommersa da corru-zioni, furti, adulteri e ogni genere di peccati, il mondo bagnato di sangue misto a sangue (cfr. Os 4,1), perché questa meravigliosa dimora dell’uomo non resti colma di iniquità. Questo mondo possa perché ne appaia uno migliore. […] Passeranno le cose che ora vediamo e verranno quelle migliori che attendiamo, ma nessuno pretenda di sapere quando. Sta scritto: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta» (At 1,7). Non devi temerariamente pretendere di sapere che cosa accadrà dopo, né supinamente adagiarti nel sonno. Sta scritto: «Vegliate perché nell’ora in cui non l’aspettate verrà il Figlio dell’uomo» (Mt 24,42.44).

(CIRILLO DI GERUSALEMME, Le catechesi 15,1.3-4, PG 33.869A-B; 872C-873; 876A).

La biblioteca di Dio

Credo che in qualche punto dell’universo debba esserci un archivio in cui sono conservate tutte le sofferenze e gli atti di sacrificio dell’uomo. Non esisterebbe giustizia divina se la storia di un misero non ornasse in eterno l’infinita biblioteca di Dio.

(Isaac Bashevis Singer).

Trova il tempo

Trova il tempo di pensare;

trova il tempo di pregare;

trova il tempo di ridere.

È la fonte del potere;

è il più grande potere sulla terra;

è la musica dell’anima.

Trova il tempo per giocare;

trova il tempo per amare ed essere amato;

trova il tempo di dare.

È il segreto dell’eterna giovinezza;

è il privilegio dato da Dio;

la giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere;

trova il tempo di essere amico;

trova il tempo di lavorare.

È la fonte della saggezza;

è la strada della felicità;

è il prezzo del successo.

Trova il tempo di fare la carità;

è la chiave del Paradiso.

(poesia scritta sul muro della Casa dei bambini di Calcutta).

Insegnami ad usare bene il tempo

Dio mio,

insegnami ad usare bene il tempo che tu mi dai

e ad impiegarlo bene,

senza sciuparne.

Insegnami a prevedere senza tormentarmi,

insegnami a trarre profitto dagli errori passati,

senza lasciarmi prendere dagli scrupoli.

Insegnami ad immaginare l’avvenire senza disperarmi

che non possa essere quale io l’immagino.

Insegnami a piangere sulle mie colpe senza cadere nell’inquietudine.

Insegnami ad agire senza fretta,

e ad affrettarmi senza precipitazione.

Insegnami ad unire la fretta alla lentezza,

la serenita’ al fervore, lo zelo alla pace.

Aiutami quando comincio,

perche’ e’ proprio allora che io sono debole.

Veglia sulla mia attenzione quando lavoro,

e soprattutto riempi Tu i vuoti delle mie opere.

Fa’ che io ami il tempo che tanto assomiglia alla Tua grazia

perche’ esso porta tutte le opere alla loro fine e alla loro perfezione

senza che noi abbiamo l’impressione di parteciparvi in qualche modo.

(Jean Guitton)

 

* Per l’elaborazione della «lectio» di questa domenica, oltre al nostro materiale di archivio, ci siamo serviti di:

– Temi di predicazione, Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 2002-2003; 2005-2006- .

La Bibbia per la famiglia, a cura di G. Ravasi, Milano, San Paolo, 1998.

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COMUNITÀ DI S. EGIDIO, La Parola e la storia. Tempo ordinario. Seconda parte, Milano, Vita e Pensiero, 2012.

COMUNITÀ MONASTICA SS. TRINITÀ DI DUMENZA, La voce, il volto, la casa e le strade, Milano, Vita e Pensiero, 2008-2009.

– J. RATZINGER/BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, Milano, Rizzoli, 2007.

– J. RATZINGER/BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret. II: Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2011.

PER APPROFONDIRE:

XXXIII DOM TEMP ORD ANNO B

1° incontro-studio su: “Eucarestia e carità”

La diocesi di Orvieto-Todi, in collaborazione con la Pontificia università lateranense,

promuove il 16 e 17 novembre, nel Palazzo dei Congressi di Orvieto, il primo incontro di studio su “Eucaristia e carità” in preparazione all’apertura del Giubileo eucaristico concesso da Benedetto XVI per il 750° anniversario del miracolo di Bolsena e della Bolla Transiturus, con la quale papa Urbano IV nel 1264 istituì la festa del Corpus Domini.

Ad aprire l’incontro mons. Benedetto Tuzia, vescovo di Orvieto-Todi.

Tanti i relatori previsti; tra gli altri, mons. Mauro Cozzoli, docente di teologia morale alla Pontificia università lateranense (Pul), don Roberto Nardin, docente di teologia sacramentaria alla Pul, padre Corrado Maggioni, docente alla Pontificia facoltà teologica Marianum, Claudio Strinati, storico e critico d’arte, don Antonio Mastantuono, docente di teologia pastorale e catechetica alla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale-sez. San Luigi di Napoli, padre Vittorio Viola, docente dell’Istituto teologico di Assisi, padre Alvaro Cacciotti, docente della Pontificia università Antonianum di Roma.

Nel corso del Giubileo eucaristico 2013-2014 seguiranno altri due incontri di studio sull’Eucaristia e le virtù teologali, in vista di un grande convegno internazionale di studi eucaristici che si svolgerà nel 2014.

 

Dove sono oggi i Cristiani in Europa?

Colloquio all”’Académie Catholique de France” su crisi e avvenire del continente.

Una crisi cristiana dell’Europa? L’urgenza europea”. È il tema del Colloquio annuale promosso a Parigi, dal 16 al 17 novembre, dall’“Académie Catholique de France”.

Diversi gli interventi in programma. Tra i relatori: Philippe Capelle-Dumont, presidente dell’“Académie”; Jean-Arnold de Clermont, presidente emerito della Kek (Conferenza delle Chiese europee); card. Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura; Andrea Riccardi, ministro italiano per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, presidente del “College des Bernardins” per il biennio 2012-2014.

Alla vigilia dei lavori, Sarah Numico, per Sir Europa, ha posto alcune domande a Jean-Dominique Durand, docente di storia contemporanea all’Università di Lione.

Perché si parlerà di crisi?
“Il nostro intento è avviare una riflessione sull’avvenire dell’Europa, partendo dalla situazione di oggi, che è di crisi economica, finanziaria, istituzionale, ma anche cristiana. I cristiani non sono più presenti e militanti: sono stati dei motori nella storia dell’Europa, basta pensare ai padri fondatori. Poi l’entusiasmo si è perso e i cristiani non sono più impegnati come in passato e non sono più molto visibili. Certo, personalità come il presidente Van Rompuy appartengono alla tradizione cristiana, ma qual è il suo ruolo? Chi è il rappresentante dell’Europa? Nelle mani di chi precisamente verrà consegnato il premio Nobel recentemente assegnato? Dove sono oggi la tradizione e l’impegno cristiani? La crisi cristiana dell’Europa è anche crisi della mobilitazione e della fede. Quindi riflettere e capire i perché di questa situazione sarà oggetto del Colloquio”. 

Che cosa s’intende con l’espressione “dare un’anima all’Europa”?
“Questa famosa frase fu coniata da Jacques Delors. Il card. Martini la riprese parlando di ‘Europa dello spirito’. Vale a dire che l’Europa non è solo economia, moneta, diritto, ma anche nuovo slancio ideale. L’appello del 9 maggio 1950 di Robert Schuman proponeva una scelta economica, ma in realtà si trattava di un passo politico e ancora più spirituale: un passo nel segno del perdono e della solidarietà tra le nazioni. Ora questo slancio spirituale si è perso, manca la motivazione per andare oltre i problemi e creare uno spirito nuovo per l’Europa. Manca una cultura dell’essere europeo”.

Per “dare un’anima” non sono sufficienti le istituzioni, forse. Occorrono persone…
“Non si può dire nello specifico a chi spetti il compito. Ritengo però che le Chiese e i cristiani abbiano una responsabilità particolare nel dover riprendere questa idea. Mi sembra ci sia anche la necessità di unire i cristiani attorno al tema delle radici: se l’Europa rinuncia a riconoscere le proprie origini, nasce un vero problema per il suo avvenire”.

Dialogo ecumenico e dialogo interreligioso: quale ruolo hanno nella vostra riflessione queste due importanti presenze in Europa?
“Questi temi saranno oggetto di un momento specifico di riflessione al Colloquio. Una prima questione è certamente quella dell’unità dei cristiani. Occorre far maturare ulteriormente e far emergere la visione comune sui valori che fondano l’Europa e che sono cristiani. La seconda questione è legata alla presenza dell’islam, tema che fa paura agli europei perché vedono una religione nuova in Europa e questa presenza rappresenta un problema innanzitutto psicologico. I populisti e i nazionalisti usano questa paura anche per fomentare timori verso l’Europa. Il dialogo interreligioso è, perciò, una necessità assoluta per conoscerci meglio ed è una sfida importante per l’avvenire dell’Europa, perché la faremo insieme”.

Avete identificato la famiglia, la bioetica, le migrazioni e le politiche sociali e di mercato come le sfide centrali per i cristiani…
“Famiglia e bioetica sono due ambiti in cui sta avvenendo una rivoluzione antropologica. Le legislazioni sulle unioni omosessuali già adottate o in discussione in alcuni Paesi europei, come in Francia in queste settimane, c’indicano che le basi della società sono in questione e ciò rappresenta un vero e grosso problema su cui è necessaria una riflessione. Parlare di economia oggi significa cercare le strade per tornare su principi di saggezza e di responsabilità in un’Europa che è diventata una zona ‘pazza’ dal punto di vista dell’economia e soprattutto della finanza. L’immigrazione oggi implica l’islam in Europa e, quindi, accoglienza, vale a dire una grande sfida innanzitutto per i cristiani chiamati a vivere il Vangelo”.

da SIR del 13/11/12

Minori on line: il vero problema non è il tempo

Internet è diventato parte integrante delle vite dei bambini e dei giovani. In Italia, il 60% dei ragazzi usa la rete quotidianamente, trascorrendo online in media 88 minuti al giorno. I ragazzi trascorrono sempre più tempo online e questo inizia a sollevare alcuni interrogativi sulla loro capacità di autogestire intensità e frequenza di utilizzo.

EU Kids Online ha dunque chiesto ai bambini di età compresa tra gli 11 e i 16 anni quanto spesso sperimentano i sintomi di un uso eccessivo, per esempio non dormono, saltano i pasti, non fanno i compiti o non socializzano a causa del tempo speso online oppure non sono riusciti a ridurre l’intensità di utilizzo del web.

L’1% dei bambini europei rischia di fare un uso eccessivo della rete

I dati EU Kids Online indicano che solo l’1% dei ragazzi europei fa esperienza di tutti e 5 i fattori connessi a un uso eccessivo della rete, e sono dunque esposti al rischio di un uso patologico. I ragazzi che si riconoscono fra i soggetti a rischio, perché hanno sperimentato più sintomi di un abuso del web, dichiarano di essersi trovati ad affrontare una serie di problemi psicologici ed emotivi che hanno avuto un impatto sul loro comportamento sia online che offline.

La percentuale dei ragazzi che ha fatto esperienza di almeno uno dei sintomi connessi a uso eccessivo di internet varia dal 17% in Italia al 49% in Estonia. L’83% dei ragazzi italiani, infatti, non riferisce nessuna esperienza connessa a un uso eccessivo della rete. Fra i sintomi più diffusi c’è l’esperienza di trovarsi a navigare senza un reale interesse – esperienza riferita dal 42% del campione europeo e dal 23% dei coetanei italiani. Dimenticarsi di mangiare o sottrarre tempo al sonno sono invece esperienze meno diffuse – che riguardano solo il 17% dei ragazzi europei e il 7 % dei coetanei italiani.

Giovanna Mascheroni, responsabile della ricerca per l’Italia, spiega: “i dati mostrano come l’uso eccessivo di internet sia associato a altri rischi online (in particolare ai rischi di contatto e di comportamento, come il bullismo, il sexting e gli incontri offline con persone conosciute online) e a comportamenti rischiosi offline, come l’abuso di sostanze e in generale difficoltà psicologiche e emotive. Il rischio di dipendenza da internet va, quindi, contestualizzato nella condizione psicologica e sociale del ragazzo”.

Uso eccessivo di internet e “internet addiction”: cosa dovrebbero fare i genitori?

Per prevenire l’uso eccessivo di internet da parte dei ragazzi, EU Kids Online raccomanda ai genitori di partecipare attivamente alle attività online dei loro figli attraverso il dialogo e il supporto, specialmente, ma non solo, quando un ragazzo ha avuto un’esperienza negativa online. Giovanna Mascheroni commenta: “fra le diverse strategie con cui i genitori regolano le pratiche online dei loro figli, la mediazione attiva è sicuramente la più efficace, perché promuove usi responsabili e sicuri della rete, senza limitare l’opportunità online e l’acquisizione di competenze digitali”.

Quando i genitori affrontano direttamente e apertamente questi temi, è più probabile che il tempo trascorso online e l’alfabetizzazione digitale aiutino i ragazzi a impadronirsi di usi responsabili di internet quando saranno più adulti.

Altri risultati

I risultati di EU Kids Online suggeriscono che le strategie protettive iniziano offline e in un’età precoce, appena ci si rende conto di difficoltà emotive e comportamenti di sensation-seeking (la ricerca di continue stimolazioni sensoriali attraverso comportamenti rischiosi).§ Limitare il tempo che i ragazzi trascorrono su internet non è una risposta efficace al rischio di usi patologici della rete, perché ignora le cause della predisposizione a questo rischio.§

A Cipro, i ragazzi hanno più probabilità di sperimentare tutti e cinque i sintomi misurati (il 5% dei bambini afferma di aver sperimentato tutti e cinque gli indicatori di un uso eccessivo).§

Se il ragazzo mostra un uso eccessivo della rete, comportamento segnalato dalla presenza di tutti i sintomi indagati, raccomandiamo ai genitori di affidarsi al consiglio di professionisti, come psicologi clinici o dello sviluppo, o counsellor scolastici, che possono aiutare il ragazzo a risolvere i problemi offline di solito associati all’internet addiction.

Per ulteriori informazioni:

Il report “Excessive Internet Use among European Children” indaga il rischio di uso eccessivo di internet fra i ragazzi europei in una prospettiva comparativa cross-nazionale. Lo studio è un’analisi in profondità di 19.834 ragazzi tra gli 11 e i 16 anni di 25 paesi europei che hanno uno o più indicatori di un uso eccessivo.Per il rapporto completo, Excessive Internet Use among European Children di David Smahel, Ellen Helsper, Lelia Green, Veronika Kalmus, Lukas Blinka and Kjartan Ólafsson,

si rinvia ahttp://www2.lse.ac.uk/media@lse/research/EUKidsOnline/EU Kids III/Reports/ExcessiveUse.pdf

Per maggiori informazioni contattare Giovanna Mascheroni: giovanna.mascheroni@unicatt.it

Informazioni sul progetto e sulla ricerca

Il progetto EU Kids Online è stato finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea (SI-2010-TN-4201001) con l’obiettivo di fornire una solida base di dati empirici sulle esperienze d’uso di internet alle istituzioni che promuovono la sicurezza online.

EU Kids Online ha somministrato un questionario “faccia a faccia” a oltre 25.000 ragazzi utenti internet tra i 9 e i 16 anni e ai loro genitori in 25 Paesi, utilizzando un questionarioauto-compilato per le domande sensibili.I Paesi coinvolti nella ricerca sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia e Ungheria. Inoltre il progetto include team nazionali di ricercatori provenienti da Croazia, Islanda, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Russia, Slovacchia e Svizzera.Per ulteriori informazioni, si veda Livingstone, S., Haddon, L., Görzig, A. e Olafsson, K. (2011). Risks and safety on the internet: the perspective of European children. Full findings. LSE, London: EU Kids Online.Per un approfondimento sui dati italiani si veda Mascheroni, G. (a cura di) (2012), I ragazzi e la rete. La ricerca EU Kids Online e il caso Italia, La Scuola, Brescia.

Altri report e dettagli tecnici sulla ricerca sono disponibili sul sito www.eukidsonline.net

 

Fonte:Comunicato stampa dell’8.11.2012 di EU Kids Online III e OssCom, Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano

Convegno internazionale: la tutela dei minori. Buone pratiche relazionali”

Raccontare le “buone idee” e le “esperienze che funzionano”, per dare stimolo e strumenti a “quegli operatori che raccolgono la scommessa di voler continuare a lavorare sul campo, e a lavorare bene”.

Questo l’intento del 4° Convegno internazionale sulla qualità del welfare, “La tutela dei minori. Buone pratiche relazionali”, organizzato dal Centro studi Erickson e che si terrà a Riva del Garda (Trento) dall’8 al 10 novembre.

L’appuntamento si rivolge ad assistenti sociali, educatori, magistrati, psicologi, neuropsichiatri infantili, insomma a tutti gli operatori che hanno a che fare con situazioni di gravi difficoltà nelle quali sono coinvolti i minori e le loro famiglie.

Incontro e confronto. “Vogliamo offrire una possibilità d’incontro e di confronto agli operatori del settore – spiega al Sir Maria Luisa Raineri, coordinatore scientifico del Convegno, assistente sociale e docente – raccogliendo buone prassi e proponendo riflessioni”.

La chiave di lettura degli aspetti positivi è già stata sperimentata in un analogo convegno tenuto nel 2010: lì, riporta la presentazione dell’iniziativa, “abbiamo iniziato a esplorare l’idea che i percorsi di tutela minorile, per risultare davvero efficaci, vadano costruiti partendo dal punto di vista e dai punti di forza dei minori e delle famiglie interessate”.

Il convincimento è che “le famiglie, anche e soprattutto quelle in difficoltà”, vadano “ascoltate per poter costruire progetti di aiuto che siano davvero praticabili per loro, dal loro punto di vista”. “Lavorare insieme” per “valorizzare il positivo” che si trova anche nelle famiglie in difficoltà è un imperativo per Raineri, che riprende i dati sugli affidi del Centro nazionale per l’infanzia e l’adolescenza: nel 2009 sono stati 32.400 i minori dati in affidamento familiare o accolti nei servizi residenziali; tra le motivazioni, ai primi posti figura una difficoltà educativa da parte della famiglia d’origine, gravi problemi di un genitore o la conflittualità tra i due genitori, che pure recenti casi di cronaca hanno portato alla ribalta.

Esempi di buone pratiche. In effetti, sono molte le buone pratiche che si sperimentano, in Italia o altrove, in questo settore.

Al Convegno del 2010, ad esempio, furono presentati contributi significativi sulle “family group conference”, “incontri – precisa la coordinatrice – organizzati con tutte le figure di riferimento di un bambino o ragazzo che ha un provvedimento di tutela”, al fine di ottimizzare le risorse di cui il minore può disporre, da qualsiasi parte provengano.

Una modalità, racconta Raineri, “diffusa in tutto il mondo, e di cui sono partite sperimentazioni in Italia proprio dopo la presentazione”. Altro esempio, l’operatore-portavoce, ovvero “una figura che ascolta il bambino, o il ragazzo, affinché questi possa dare il suo parere sui problemi che lo riguardano”: pure questa è una pratica che “appartiene – sottolinea – alla tradizione del servizio sociale internazionale, ma della quale non vi è traccia nel nostro Paese”. Terzo, “i gruppi di auto-mutuo aiuto per i genitori i cui figli sono destinatari di un provvedimento di tutela, o che sono stati adottati da altri”, alla stregua dei gruppi di famiglie affidatarie e adottive.

Spesso, infatti, “non si pensa a quale stigmatizzazione ci sia nel dire che il proprio figlio è in affidamento: i servizi sociali non devono solo tutelare il minore, ma pure aiutare i suoi genitori a ‘rimettersi in sesto’ per poi riaccogliere il figlio”.

Un “sostegno sostenibile”. Le buone pratiche, quindi, non mancano, e sono tanto più necessarie quanto più scarseggiano le risorse economiche. “Veniamo da una tradizione – osserva Raineri – d’interventi costosi e pesanti. Ma, se non si trovano modalità alternative, il rischio è che i fondi ci siano solo per i casi più gravi, lasciando perdere tante altre situazioni che però, così facendo, rischiano di deteriorarsi sempre più”.

La coordinatrice del Convegno parla di “sostegno sostenibile” per definire tutte quelle forme di supporto che tendono a valorizzare le risorse presenti – pure quelle, seppure scarse, delle famiglie d’origine – e che alla lunga producono “interventi più efficaci e tendenzialmente meno costosi”. “È perdente pensare di allontanare il minore e poi, in un secondo tempo, aiutare la famiglia”; viceversa, “è sempre più importante che l’operatore abbia lo sguardo rivolto a tutta la famiglia e l’accompagni passo dopo passo, se possibile assieme al loro figlio”.

INFORMAZIONI SUL CONVEGNO:

http://www.fabiofolgheraiter.it/convegni

Strategie per prevenire e combattere il disagio scolastico

Si è concluso con un ampio consenso il XXI incontro formativo intitolato ‘Territorio, patto educativo e strategie per una didattica del successo nella scuola primaria’ svoltosi mercoledì 10 e giovedì 11 ottobre all’Auditorium del Comune di San Benedetto del Tronto e diretto dalla sociologa Giuditta Castelli con il supporto tecnico del giornalista Emiliano Corradetti.

Due giorni dove i relatori, dall’alto delle loro esperienze, hanno offerto consigli e guidato docenti e genitori nel loro difficile compito di educatori.

L’obiettivo del progetto è, infatti, quello di potenziare le abilità comunicative e relazionali dei genitori, dare indicazioni normative, pedagogiche e metodologiche ai docenti al fine di prevenire il disagio scolastico e i comportamenti ad esso collegati.

L’evento autorizzato dall’Ufficio Scolastico Regionale quale progetto formativo per i docenti, è nato dalla collaborazione  fra gli  assessorati all’ambiente e alla cultura del Comune di San Benedetto del Tronto, la Helios onlus, il CSV Marche, il Coordinatore dell’Ambito Territoriale Sociale 21 di San Benedetto del Tronto ed è patrocinato dall’Università degli Studi di Camerino (partner dal 1989).

Uno dei cardini di una didattica del successo è quello di insegnare al bambino a riconoscere e a gestire le proprie emozioni. A tal proposito la giornata del 10 ottobre è stata  particolarmente  emozionante, poiché si è parlato anche di sentimenti tramite i versi  della poetessa urbinate Maria Lenti ed il racconto  ‘Cristalli di sale’ della giornalista Rosita Spinozzi, attraverso la magnifica interpretazione dell’attrice Gilda Luzzi.

La Lenti ha approfondito il tema dell’importanza dell’alfabetizzazione alla poesia già dalla scuola primaria, mentre ‘Cristalli di sale’, incentrato sulla parola chiave ‘distacco’ e  pubblicato sulla rivista bimestrale d’arte e fatti culturali UT,   ha dato il via a una serie d’interventi relativi la dolorosa esperienza del bambino nei confronti del  ‘distacco’ vissuto in tutte le sue manifestazioni.

Un racconto dalla indiscussa  valenza educativa che, come ha sostenuto  la docente Liliana Marzetti della scuola secondaria  ‘Sacconi’ di San Benedetto del Tronto, merita di essere inserito nel piano didattico come materia di lettura e riflessione per i giovani studenti. Dalla platea sono sopraggiunte espressioni di gratitudine e richieste di ulteriori incontri e nel contempo dagli addetti ai lavori è arrivata la  proposta  alla Spinozzi di attivare progetti letterari finalizzati al settore giovanile, di supporto al lavoro dei docenti.

Tantissimi gli intervenuti nelle due giornate tra cui gli assessori Margherita Sorge e Paolo Canducci (i quali non si sono limitati al saluto convenzionale ma hanno seguito sia la preparazione ai lavori che la loro attuazione), il pedagogista Emilio Vita, le psicoterapeute Daniela D’Altorio e Paola Bastarelli, l’avvocato Gabriella Ceneri, tutore e curatore dei minori; l’Ombudsman Italo Tanoni, autorità garante del rispetto dei diritti degli adulti e dei bambini nelle Marche, la psicologa infantile Stefania D’Angelo, la docente Silvana Guardiani per la rete Ecoo-School, la sessuologa Renata Bastiani. Sono intervenuti per il saluto conclusivo il presidente Pietro Colonnella del CORECOM, il past president Giuseppe Capretti e il presidente Luigi Vitali del Club Lions zona C – Ascoli e Valdaso che affiancano il progetto. Un ringraziamento degli organizzatori va all’associazione Jonas di San Benedetto del Tronto e ai docenti delle ISC Nord, e Centro di San Benedetto, di Ripatransone, Petritoli e Monteprandone, dell’ISS “A. Capriotti” di San Benedetto del Tronto.

Il secondo appuntamento è per lunedì 22 Aprile 2013 “Giornata mondiale della Terra”, sotto la presidenza dell’ ispettrice Maria Teresa Mircoli Castagna  e la direzione di Giuditta Castelli. Nel corso della giornata saranno premiati anche i partecipanti della XXI rassegna nazionale “Helios Festival – Settimana dell’amicizia fra i popoli”, progetto al quale ha già aderito anche la rete Eco-School.  Info: www.heliosnews.it