Chiesa e internet
VINCENZO GRIENTI, Chiesa e internet, Academia Universa Press, pp.
130, euro 16,50.
In quanto comunione, la Chiesa cattolica è comunicazione.
Non potrebbe essere altrimenti.
Il Dio dei cristiani è egli stesso comunicazione.
Nel suo lavoro di creazione comunica senza sosta e anche la redenzione, che avviene attraverso l’invio del Figlio incarnato, è in sé un atto comunicativo.
Il mistero trinitario di un unico Dio in tre persone è anch’esso intessuto di comunicazione, e l’intera storia della salvezza, imperniata sull’alleanza fra Dio e il suo popolo, è un continuo atto di comunicazione.
Occuparsi della comunicazione, per la Chiesa, vuol dire occuparsi di se stessa.
Di qui l’attenzione da sempre riservata agli strumenti del comunicare e la disponibilità ad utilizzarli, come dimostra oggi il fiorire di siti internet cattolici.
Proprio a Chiesa e internet (Academia Universa Press, pag.
130, euro 16,50) è dedicato il nuovo saggio di Vincenzo Grienti, già autore di numerosi studi su Chiesa e mass media e ora impegnato sul fronte dell’attuale rivoluzione comunicativa, frutto di tecnologie che si evolvono rapidamente e che, offrendo possibilità inedite di utilizzo, non solo influenzano il nostro modo di vivere ma danno origine a un nuovo modo di essere, tutto da esplorare.
Un aspetto centrale è la fine della tradizionale separazione tra produttori e recettori.
Oggi le funzioni si mescolano e la recezione passiva, pur continuando a esistere per ampie fasce della popolazione, si presenta sempre più come un residuo destinato a essere superato.
È la fine della mediazione (che mette in crisi, fra l’altro, il ruolo del giornalista) e l’inizio di una fase in cui per comunicare non è necessario ricavarsi spazi ed essere legittimati dal possesso, vero o presunto, di particolari competenze, ma basta accedere al campo libero della rete, dove ognuno può essere subito in linea e assumere tutti i ruoli.
La Chiesa è tra le realtà che si stanno dimostrando più reattive sia nel cogliere le nuove opportunità sia in quell’opera di vigilanza e di esercizio del senso critico che non può mai venir meno in chi, alla fine, ha a cuore non tanto la comunicazione in sé ma il destino del comunicatore.
Nel libro, Grienti ripercorre gli ultimi dieci anni del rapporto tra Chiesa e internet e aiuta, anche illustrando alcune iniziative, a far capire il senso dei numerosi documenti elaborati sia dal magistero pontificio sia dalle varie agenzie ecclesiali che operano nel settore.
Sullo sfondo, un senso di fiducia.
Perché, come ha scritto Benedetto XVI, lo sviluppo delle nuove tecnologie rappresenta «una grande risorsa per l’umanità» e «una grande opportunità per i credenti».
di Aldo Maria Valli in “Europa” del 7 luglio 2010
Ecce Homo
Leggendo il Vangelo di Giovanni 19,5 troviamo la famosa frase di Ponzio Pilato, allora governatore romano della Giudea, che rivolse alla folla assatanata nel momento in cui mostrò loro Gesù flagellato, coperto di piaghe e ferite sanguinanti , come per dire: vi basta? No, non bastò, tanto da indurre i sommi sacerdoti, paurosi di perdere il loro potere, da brigare in modo da farlo crocifiggere (Cfr.
commentario al versetto giovanneo in: laparola.net.
). A Torino, poi, dal 10 aprile al 23 maggio 2010 c’è l’Ostensione della Sindone, il sacro lino che- secondo la leggenda- avvolse il corpo di Gesù e che molti credenti e non credenti aspirano a vedere, tale è il fascino di quel Cristo ancora tanto amato e cercato.
Anche dagli esquimesi, arrivati apposta dal gelido Nord in un consistente gruppo.
La Mostra Alberto Barbera, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, assieme ai suoi collaboratori, ha avuto la geniale idea di allestire “Non una rassegna cinematografica, ma il tentativo di offrire la possibilità di un confronto iconografico sulla rappresentazione di Cristo nella storia del cinema”, una Mostra che è stata inaugurata il 26 marzo alla Mole Antonelliana, e che rimarrà aperta al pubblico fino al 6 giugno, in modo che i pellegrini che stanno arrivando numerosi dalle varie parti del mondo possano connettere il passato con il presente, aiutati dalle numerose rappresentazioni in cui Cristo è stato “letto” da registi, scrittori, pittori… Spiega sempre Barbera : “La più grande storia mai raccontata e’ anche in assoluto la storia più volte raccontata dal cinema, così tante che nessuno ha neanche mai tentato di redigere una filmografia completa .Il nostro lavoro si e’ soffermato su una settantina di titoli, da ‘La Vie du Christ’ di Alice Guy e Victorin-Hyppolyte Jasset (1906) a ‘7 Km da Gerusalemme’ di Claudio Malaponti (2006), con l’intento dichiarato di fornire – attraverso la selezione di fotografie, manifesti, riviste, libri, partiture e dischi, provenienti dalle collezioni del Museo e dagli archivi della Fondation Je’ro’me Seydoux-Pathe’ e della Cine’mathe’que Française (materiale poi raccolto anche nel catalogo realizzato in occasione della mostra) – una riflessione approfondita sulle differenti modalità espressive con cui, in determinati periodi storici, il cinema si e’ confrontato con la rappresentazione della figura di Cristo, come ad esempio le influenze della pittura ottocentesca per il periodo del muto o le derive dell’iconografia pop in un film come ‘Jesus Christ Superstar'”.
L’esposizione offre l’opportunità di una riflessione approfondita sulla rappresentazione di Cristo nella storia del cinema, dalle origini fino ai giorni nostri, attraverso un’accurata selezione di fotografie di scena e di lavorazione, manifesti, locandine, foto – soggetti, riviste, libri, partiture e dischi.
I circa trecento pezzi sono esposti lungo due percorsi di allestimento tra loro profondamente correlati, entrambi ospitati alla Mole Antonelliana.
La cancellata esterna della Mole presenta, attraverso trenta fotografie di grande formato, una selezione cronologica dei film cristologici più significativi, dalle prime Passioni del cinema muto, ancora legate alla tradizione teatrale, al recente e dibattuto La passione di Cristo di Mel Gibson.
Si passa così dalla grande stagione del kolossal americano (per esempio, con Il Re dei Re, nelle versione muta di Cecil B.
DeMille, 1927, e in quella sonora di Nicholas Ray, 1961) alle originali riletture degli anni Settanta e Ottanta (Jesus Christ Superstar, di Norman Jewison, 1973, L’ultima tentazione di Cristo, di Martin Scorsese, 1988), senza naturalmente trascurare il contributo dei grandi registi italiani (Pier Paolo Pasolini, Roberto Rossellini, Franco Zeffirelli).
Poi , all’interno della Mole Antonelliana, vengono messe a confronto le differenti rappresentazioni dei principali eventi della vita di Gesù, dalla Natività alla Resurrezione, documentando le differenti messe in scena di episodi fondamentali della tradizione evangelica come la Chiamata degli Apostoli, i Miracoli, l’Incontro con la Maddalena, l’Ingresso a Gerusalemme, il Bacio di Giuda, il Calvario, la Resurrezione.
Il percorso propone una suggestiva tessitura di comparazioni iconografiche.
In esso si confrontano gli splendidi manifesti dipinti del cinema muto italiano e francese e le fotografie di scena scattate da Angelo Frontoni sul set di Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli (1977); le imponenti immagini, di una raffinatezza quasi pittorica, di Christus (1916), di Giulio Antamoro e Enrico Guazzoni, e le inquadrature sobrie di Rossellini; l’Ingresso a Gerusalemme in bianco e nero di Dalla mangiatoia alla croce, di Sidney Olcott (1912) a quella in Technicolor de La più grande storia mai raccontata, di George Stevens (1965); l’Ultima Cena di Quo Vadis, di Mervyn LeRoy (1951), quasi un qualcosa di vivo del Cenacolo leonardesco, e quella risolutamente più amichevole e conviviale di Jesus Christ Superstar. A conclusione , vi é una serie d’immagini tratte da film non direttamente legati alla vita di Gesù, ma che evidenziano invece la presenza dell’immagine della Croce e del volto di Cristo nel cinema come elemento non semplicemente decorativo, ma fortemente emotivo o simbolico del rapporto fra l’umano e il divino.
Tra i tanti, rammentiamo Il Cristo proibito di Curzio Malaparte del 1951, Luci d’inverno di Ingmar Bergman del 1963, Andrej Rublëv di Andrej Tarkovskij del 1966 e Francesco di Liliana Cavani del 1989.
Un’ulteriore proposta della mostra, infine, è costituita da una vetrina, dove sono esposti numerosi prodotti a stampa (brochure, pressbook, calendari, album di figurine, libri e riviste) variamente legati ai film documentati nel percorso o, più ampiamente, al cinema d’ispirazione evangelica.
C’è anche un catalogo edito nella collana editoriale del Museo Nazionale del Cinema, contenente la riproduzione di tutte le immagini della mostra, alcuni saggi critici a firma di Dario Viganò, Jean-Michel Frodon, Nicoletta Pacini e Silvio Alovisio, e una filmografia delle opere esposte a cura di Tamara Sillo.
Inoltre, alla Bibliomediateca del Museo Nazionale del Cinema è prevista la proiezione di un ciclo di film inerenti la vita di Gesù, mentre per l’8 maggio è in programma alla Venaria Reale una tavola rotonda sul tema, con la partecipazione di Mons.
Timothy Verdon, Mons.
Dario Viganò, del prof.
Tomaso Subini e di Don Giuseppe Ghiberti.
Sempre l’8 maggio, al Cinema Massimo è prevista una giornata dedicata ai film che hanno visto Gesù protagonista, con la proiezione di Jesus Christ Superstar di N.
Jewison, de Il Vangelo secondo Matteo di P.P.
Pasolini e Christus di G.
Antamoro e E.
Guazzoni, un film muto del 1916 accompagnato al pianoforte dal vivo dal Maestro Stefano Maccagno.
Informazioni tecniche L’orario di apertura di Ecce homo è martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e domenica dalle 9 alle 20, il sabato dalle 9 alle 23, lunedì chiuso, ma in occasione dell’Ostensione della Sindone ci saranno aperture straordinarie lunedì 5 aprile dalle 9 alle 20, e nella settimana dal 17 al 23 maggio tutti giorni dalle 9 alle 23.
Inoltre il 15 maggio il Museo del cinema aderirà alla Notte dei Musei con ingresso gratuito al Museo dalle 21 alle 24.
Una curiosità Ogni cinque anni centinaia di persone di Pove del Grappa si mettono in moto per preparare le Feste del Cristo, come vengono comunemente chiamate le Feste Quinquennali in Onore del Divin Crocifisso.
Le vie del paese si illuminano e si vestono a festa con archi e decorazioni, negli angoli caratteristici si rivivono scene raccontate nella Bibbia, le serate si riempiono di spettacoli, mostre ed incontri.
Ma soprattutto le domeniche rendono Pove teatro della Processione, grazie alla quale si ripercorre la storia dell’Antico e del Nuovo Testamento, nonché della rappresentazione della Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Per chi desidera, basta andare su: Programma 2010